Capitolo n° 13 “ Illusioni“
Una luce tenue ed avvolgente percorre le mie membra,
avvolgendole in un dolce tepore; un calore intimo, simile al tocco
sfuggevole della seta sulla pelle che
travolgente , ti investe irruente rispettando comunque
la tua identità, preservando la tua stessa dignità. Non appena apro gli occhi,
ritrovo il viso di Ginevra dormiente vicino al mio; e solo
ora mi accorgo delle nostre mani congiunte, imbrattate della rossa
tinta del nostro sangue rappreso. Per
tutta la notte io e la ragazza ci siamo tenuti per
mano, aggrappandoci al calore delle nostre dita intrecciate e rifugiandoci in
quel tocco così nuovo e gradito.
Percepisco
l’inebriante odore della sua pelle, raggiungere supino le mie narici,
risvegliando i sensi intorpiditi.
Tento di alzarmi dal materasso, ma un forte capogiro
impedisce ogni mio movimento.
“ Sei debole, non alzarti “ esclama Gabriele ai piedi
del letto agitato, avvicinandosi correndo al mio corpo fradicio e tremante.
Osservo la chioma abbagliante dell’angelo librarsi nel vuoto, riflettendo il
chiaro abbagliante dei raggi del sole.
Stanco ed ancora assonnato, mi lascio ricadere sulle
lenzuola bianche impreziosite di antichi ricami.
“ Dov’è Sophira?” Domando rassegnato
alla debolezza del mio corpo.
“ È rimasta sveglia per tutta la notte; ora riposa
nella camera accanto” risponde pazientemente il mi fido compagno, con tono
affettuoso “ Ti vuole molto bene..” conclude
infine. Io non replico ne pronuncio parola, preferendo
i benefici del silenzio.
Poso lo sguardo attorno a noi, studiando
minuziosamente le pareti della camera abbelliti da quadri ed affreschi
religiosi, ritrovando il mio riflesso nei due specchi a forma ovale
posti ai lati opposti della stanza. Non c’è che dire, una stanza decisamente bella e signorile. Eppure, in queste quatto mura
così magnificamente allestite, mi sento morire come se privato di aria, di vita. La stanza luogo mi angustia, forse è solo
paranoia o forse sono i fantasmi del tempo che ogni tanto bussano alle porte
del mio animo intonando antiche melodie. Già, credo proprio che sia questo il
motivo del mio turbamento.
“ Sai, te e Ginevra vi siete tenuti vicini per tutta
la notte “ riprende Gabriele, sorridendo di gusto alla cista della mia mano
ancora allacciata a quella della ragazza.
Sciolgo immediatamente la presa della mano alla sua ,ma ormai visto il giusto necessario l’angelo con sguardo
malizioso, mi rinfacciandomi ripetutamente il fatto che per tutta la notte entrambi siamo
rimasti mano nella mano.
“ Eravate così carini.. “
insiste ancora lui, con impresso sul volto un sorriso che col tempo tende ad
allargarsi sempre più. Ma sentitelo voi quanto sa
essere fastidioso! Una mia occhiataccia truce pone fino al
scambio di battute. Non passa molto tempo che Michele mi raggiunge, seguito a
ruota da Feria con in mano una bacinella d’acqua. Quest’ultima, senza dir nulla mi si avvicina portando un
asciugamano bianco inumidito e presa la mia mano, la ripulisce pelle dal sangue coagulato. Anche Michele mi si avvicina con sguardo superione e corrucciato,
puntando il suo sguardo di falco al mio
come per scavare nel profondo del mio animo e trovare risposta alle sue
numerose domande.
“ Cosa è successo? “ domanda
infine lui, mantenendo sempre quall’aria da duro .
“ L’ho incontrato.. e mia ha
rivelato una cosa anche se non ho ben capito a cosa serva..” rispondo
ignorando il tono arrogante della sua voce. Posso leggere stupore negli occhi
di tutti, forse sconvolti nel sapere che Lui possa
aver parlato con un essere come me. Come se la mia persona fosse talmente
impura da infettare ogni cosa da me toccata. Non mi piace quello sguardo
superiore da chi giudica le cose. Detesto quello sguardo pregno di insegnamenti; forse proprio perché io stesso non ne
voglio sentire. In fin dei conti, ho fatto quel che ho fatto per delle precise
ragioni e quindi accetto il mio destino.
Mi maledico lo
ammetto; rimpiango il mio passato e mia stessa ignoranza. Ho compiuto gesti
infimi ed imperdonabili. I fantasmi del passato ogni notte sopraggiungono
tormentando il mio riposo, i rimorsi mi attanagliano l’anima già lacerata dal
dolore eppure, credo che se dovessi tornare indietro farei tutto questo da
capo. Perché dopo tutto il dolore che ho causato ed a cui sono stato partecipe,
posso pienamente comprendere la parola speranza; dopo quanto ho
visto, posso realmente comprendere il valore di ogni vita.
Nonostante io sia un essere immondo, una creatura
dannata e rifiutata da Dio stesso , credo di
comprendere io solamente la grandezza di tutto il creato; è come se in me fosse
rinchiusa la verità assoluta, una verità da sempre sita nel mio cuore in attesa
di essere scovata ed elaborata. Voi cosa ne potete sapere di quel che provo? Voi esseri celestiali che siete sempre vissuti nella pace,
circondati dalla bellezza del cielo e baciati dalla luce del sole. Voi
che non avete mai provato il peccato, che non avete
mai riconosciuto il rimorso. Siete sicuri di essere in grado di darmi
insegnamenti, voi che non avete vissuto una vita vera, che non avete affrontato il vero dolore? Odio quel vostro sguardo.
I miei occhi, divenuti freddi ed indifferenti,
studiano lentamente il volto di ogni presente; soffermandosi poi su Michele. La sua
espressione precedentemente arrogante, ora lascia
spazio allo stupore assoluto.
Di rimando, lui si dirige verso la porta, indugiando
avanti ad essa per poi bloccarsi improvvisamente. “ Da
oggi inizieremo ad allenarci assieme. Hai bisogno di recuperare il tuo potere
perso...” sentenzia, girandosi nuovamente presso me “ Non fraintendere, sto solamente rispettando
gli ordini superiori. Se fosse per me, affronterei io stesso Caino “ mormora
sommessamente lui con un tono di voce decisamente cupo
dalle sfumature un poco irate.
La mia gola emette involontariamente un ghigno
divertito. L’angelo provocato mi guarda con aria truce.
“ Che c’è di tanto
divertente?!” urla poi irritato “ Io
stesso in passato, ti ho sconfitto e privato del mondo celeste! “ conclude ironico.
Una rinnovata risata si disperde nella grande sala, stupendo ogni presente e facendo diventare Michele
rosso di rabbia.
“ Credi veramente di essere stato tu a infliggermi il colpo finale? Pensi veramente dunque, di
avermi sconfitto? Povero illuso! “
rispondo sadico scatenando nella stanza il totale caos.
“ Sappi, che io venni
sconfitto dal tuo colpo ma da una forza superiore a me ancora sconosciuta. Sono
tanti i misteri avvenuti in quel funesto giorno. Io con te non ho fatto che giocare mio caro
angelo. Ma ammetto ora, che il tempo ed il sonno hanno
danneggiato il mio potere…” ammetto
tuttavia con voce maliziosa e seducente. Gli occhi del mio
interlocutori sono spalancati dallo stupore e velati di una
impercettibile vergogna. Ma infondo non me ne importa
molto. Altri sono i pensieri che occupano la mia mente. Tanto per cominciare,
mi domando a cosa serva la strana sfera apparsa nel
sogno.. ma infondo quello non è stato un sogno. Lui mi ha detto che esso non
era altro che il mio animo, e la strana biglia la mia
forza.. ma cosa vuol dire veramente?E se anche così fosse, come potrei
sfruttare quel misterioso oggetto? Troppe sono le cose che non quadrano in
questa storia.. mi chiedo quali siano i fini di Lui.
Il ricordo dei suoi occhi infiniti ed irraggiungibili
è ancor vivo in me, come è presente ancora la profonda
pace suscitata in quell’incrociarsi di sguadri. Mi alzo dal letto non con poca fatica e
barcollando leggermente, esco dalla stanza raggiungendo la cucina . Raggiunto Michele, mi avvicino maggiormente con passi
sordi e cauti.
“ Prendi forza, tra poco intraprenderemo l’allenamento
“ sussurra l’angelo prima di uscire.
Sento Gabriele avvicinarsi alle mie spalle. Mi volto
lentamente, puntando il mio sguardo su di lui .
“ Gabriele, ho da chiederti un favore..”