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Autore: SellyLuna    21/08/2017    5 recensioni
Il fruscio delle lenzuola lo avvertì dello spostamento di Judy e se la ritrovò sopra di sé, a un palmo dal muso.
«Cosa fai?» la volpe sgranò gli occhi, sorpresa.
Non se lo aspettava; non aveva ponderato molto sulle possibili azioni della coniglietta, ma quella certamente non rientrava nelle sue congetture.
«Voglio dare il bacio del buongiorno alla
mia volpe ottusa» e, senza aspettare una sua replica, lo baciò.
Nick/Judy
Questa storia partecipa al contest The Het & Slash Dream Contest indetto da S.Elric e Setsy sul forum di efp.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome forum/efp: SellyLuna

Lista Het o Slash: Het

Fandom: Zootropolis

Coppia: Nick/Judy

Pacchetto scelto da indicare per intero: Pacchetto Enea e Didone – Supponiamo un mattino tu ti alzi e ami me.(Rino Gaetano)

You shook me all night long – ACDC.

Contesto(se avete scelto un telefilm, indicate l’ep e la stagione):

Note: Questa storia partecipa al contest “The Het & Slash Dream Contest” indetto da S.Elric e Setsy sul forum di efp. 

Sono molto felice di essere riuscita a arrivare in fondo a questo contest. o/

Mi sarebbe dispiaciuto molto ritirarmi. 

Ho dovuto tagliare alcune scene nel racconto, ma mi auguro che si capisca lo stesso il contesto.

Non studio medicina, quindi non sono sicura che quello che ho scritto possa essere verosimile. Spero possiate perdonarmi… quello che so è che la mente ha un potere non indifferente su di noi.

Non ho null’altro da dire, vi lascio alla lettura. ;)

 

 

 

 

“Supponiamo un mattino tu ti alzi e ami me.”

Rino Gaetano

 

Home is where heart is

{with you}

 

 

 

 

 

Lentamente si svegliò e divenne cosciente dello spazio attorno a sé. Occhi chiusi, volle prendersi del tempo per ascoltare il silenzio della stanza, prima di alzarsi e cominciare un nuovo giorno.

Sdraiato supino, drizzò le orecchie. Lo accolse la tranquillità della casa addormentata, appurò che non vi era nulla fuori dal normale.

Tuttavia sentì che c’era qualcosa di diverso; era solo una sensazione che non riusciva a scacciare via, non era in grado nemmeno di definire cosa lo turbasse. Semplicemente era lì, presente, aveva attivato il suo sesto senso.

Aprì gli occhi e scoprì il soffitto in penombra della camera.

Voltò il muso a destra verso il comodino e lesse l’ora: erano le sei e mezza di mattina. Si sorprese che la sveglia non aveva suonato.

Che strano.

Di solito la sera la attivava sempre, perché non si fidava troppo di se stesso, non era sicuro di potersi svegliare presto di sua spontanea volontà. Non era come Judy, lui amava dormire, nonostante fosse un animale notturno, e restare a letto a crogiolarsi. Non era esattamente scattante la mattina appena sveglio, aveva bisogno del suo tempo per rimettersi al pieno delle forze.

Si chiese come mai si fosse dimenticato di programmare la sveglia.

Che cosa è successo ieri?

Non se lo ricordava. Aveva dormito così bene, come quando era un cucciolo che appena toccava il cuscino scivolava in un sonno senza sogni, che aveva cancellato dalla memoria gli ultimi ricordi.

Si mise sul fianco e lasciò vagare lo sguardo nella stanza, seguendo le tracce di luce che provenivano dagli spiragli della tapparella. I suoi occhi incontrarono una figura addormentata che occupava l’altra metà del letto. Osservandola meglio riconobbe due lunghe orecchie grigie distese sopra il lenzuolo e un nasino rosa appartenenti all’agente Judy Hopps.

Che cosa ci fa lei qui?

Ora diventava di vitale importanza sapere cosa aveva fatto la sera prima, perché doveva dare una qualche spiegazione alla collega che si avvicinasse quanto più possibile alla verità; Judy non tollerava le menzogne.

Nick sentì crescere il panico – Che reazione avrà, quando si sveglierà? –, ma si impose la calma, così da augurarsi di ritardare il più possibile il confronto diretto, mentre si arrovellava il cervello alla ricerca di una via di fuga.

Il suo sguardo restò ancora su di lei.

Non era da tutti i giorni la possibilità di avere l’irrefrenabile Judy Hopps così vicino in uno stato di quiete. Così tranquilla e serena, sembrava un altro coniglio – non che comunque Nick vantasse molte conoscenze tra i leporidi per poter fare un paragone.

Era strano vederla così rilassata e Nick si chiese cosa mai stesse sognando. Sicuramente un avvincente inseguimento che finiva con lei che acciuffava il malvivente.

Non è così, Carotina? 

Chissà se c’è posto anche per me nei tuoi sogni…

Era troppo tenera – era una parola proibita, ma non nei suoi pensieri – e bellissima.

Il pelo bianco della sua  gota lo invitava a allungare la zampa per sentirne la morbidezza tra i suoi cuscinetti digitali. Era davvero tentato – non si accorse di avere già la zampa destra a pochi centimetri dal suo musetto e la ritirò in tutta fretta.

Non sarebbe stata una buona idea, si sarebbe svegliata di sicuro e lui sarebbe stato catapultato fuori dal letto dalle sue potenti  zampe posteriori: non era certamente così che voleva iniziare quel nuovo giorno.

Preferì accarezzarla con lo sguardo, meno indolore fintantoché lei non apriva gli occhi e lo trovava a fissarla così intensamente. Ma valeva la pena correre il rischio per avere quel momento magico, tutto per sé.

Assorto com’era, non si avvide del tremolare di una delle orecchie della coniglietta – segno evidente del suo imminente risveglio.

Quando se ne rese conto, era ormai troppo tardi: due grandi occhi viola si spalancarono sul mondo. 

«Buongiorno» la voce ancora assonnata, ma dolce, della coniglietta raggiunse la volpe.

E adesso?

Si era perso a contemplare i suoi lineamenti delicati invece di raccapezzarsi sulle ragioni per cui si trovavano lì, insieme, nel suo letto.

Quando capitava che Judy rimanesse nel suo appartamento a dormire, solitamente occupava la camera degli ospiti, quindi era rimasto sorpreso nel trovarla affianco a sé. Forse si era intrufolata nel grande letto durante la notte e lui non se ne era accorto. Poteva essere, ma non era chiaro cosa l’avesse spinta  a compiere un tale gesto. Non osava prendere in considerazione l’ipotesi che si fossero lasciati andare a qualche drink di troppo, che aveva offuscato loro il lume della ragione, ritrovandosi preda dei loro istinti più nascosti. E il mattino si ritrovavano a fare i conti con le conseguenze.

Ma negli occhi di Judy non trovò nessuna sorpresa o terrore, era calma.

Nick, però, non riusciva a mettersi l’anima in pace, perché sapeva che prima o poi sarebbe giunta la sua punizione.

«G-giorno» trovò, tuttavia, la voce per risponderle, ancora scioccato.

Vide passare momentanea confusione sul volto della compagna, ma si riprese subito.

«Dormito bene?»

«Come un ghiro. Tu?» preferì concentrarsi su quel dialogo e procrastinare il momento della verità.

In realtà non sapeva come vertere sull’argomento, perché si sentiva uno sciocco chiederle qualcosa che doveva essere ovvio, come il fatto che il sole sorgeva a est e tramontava a ovest.

«Ho dormito molto bene anch’io.»

Gli faceva piacere sentirlo. Gli dava una piacevole sensazione sapere che aveva riposato vicino a una volpe senza temere nulla.

Sapeva che Carotina si fidava di lui – e lei stessa glielo ripeteva spesso – ma non era sicuro valesse anche in una situazione del genere.

Ma sembrava che Judy fosse a suo agio, come se fosse normale per loro svegliarsi così.  

Per un istante si chiese quale fosse il loro legame, perché due amici non dormivano assieme.

Cosa mi sono perso? 

Probabilmente c’era un spiegazione logica e semplice, che a lui sfuggiva.

Il fruscio delle lenzuola lo avvertì dello spostamento di Judy e se la ritrovò sopra di sé, a un palmo dal muso.

«Cosa fai?» la volpe sgranò gli occhi, sorpresa.

Non se lo aspettava; non aveva ponderato molto sulle possibili azioni della coniglietta, ma quella certamente non rientrava nelle sue congetture.

«Voglio dare il bacio del buongiorno alla mia volpe ottusa» e, senza aspettare una sua replica, lo baciò.

Nick non credeva ai suoi occhi, non stava accadendo, era impossibile.

Le sue labbra erano esperte, avvezze, sapevano come muoversi, come se avessero compiuto quel gesto un milione di volte e conoscessero le sue reazioni e i suoi punti deboli e semplicemente lo stordirono.

La sua Carotina, che amava con tutto se stesso di un amore da lacerarlo, lo stava baciando con trasporto.

Se questo è un sogno, non svegliatemi più.  

Non era certo di darle quello che voleva perché, a bacio concluso, lo guardò stranita; non aveva risposto con lo stesso entusiasmo, preso com’era a elaborare quello che gli stava succedendo.

Non ebbe il tempo per sentirsi dispiaciuto che il suo corpo si irrigidì, realizzando che erano pelo contro pelo.

«Ma sei nuda!» esclamò, sconvolto.

«Non era un problema ieri sera, anzi…»gli rispose lei con lieve malizia.

E Nick dovette ammettere che la sua Carotina con le orecchie basse lungo la schiena, con le labbra tumide dal loro bacio, con quegli occhioni che lo osservavano furbi, sopra di lui, come se fosse lei il predatore, consapevole di tenere le redini del gioco era dannatamente sexy.

Il sangue fluì verso le regioni basse, risvegliando in lui desideri assopiti. Si vergognò: la Natura lo aveva tradito. Ora sì che non l’avrebbe fatta franca; l’istinto gli suggerì di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma era come impietrito, naufragando in quella distesa di lavanda.

Per l’ennesima volta quella mattina, Nick si stupì di non scorgere nei suoi occhi le emozioni che si sarebbe aspettato:  Judy non era arrabbiata, non provava vergogna – e Nick rammentò le sue parole, la rivelazione che erano stati molto intimi la sera prima, ma lui credeva che fosse la prima volta che capitava –  la trovò sorridente, compiaciuta nel sapere di essere la causa di quella sua reazione.

«Non abbiamo tempo per quello» e a Nick parve che, per un istante, lei ci avesse soppesato, ma i suoi tratti tornarono decisi «Dobbiamo fare una doccia, ma non insieme come vuoi proporre tu.»

Davvero direi una cosa simile?

«Perché invece di guadagnare tempo, ce ne metteremo il doppio. E oggi siamo in ritardo. La colazione, la faremo per strada.»

Così dicendo, si alzò liberandolo dal suo peso, scese dal letto e andò a prendere l’occorrente.

Nick non riuscì a impedirsi di seguirla con lo sguardo, incantato da quella piccola coniglietta, all’apparenza così fragile, ma forte come un leone.

Cosa ho fatto per meritarla?

Probabilmente conscia di essere fissata, Judy si premurò di ancheggiare mentre usciva dalla camera, ruotando anche il batuffolo della coda. Come sospettava, Nick fu catturato da quel movimento.

Deve conoscere il mio debole per la sua codina.

E lui aveva bisogno assolutamente di una bella doccia fredda.

 

 

 

 

Volse lo sguardo verso il posto del guidatore. La sua partner fissava con estrema attenzione la strada, orecchie dritte, reattive al suono metallico dei parchimetri. 

Un’orecchia  era rivolta verso la volpe, come se si aspettasse che dicesse o facesse qualcosa.

La coniglietta era concentrata – perché doveva dare il meglio di sé sempre – ma Nick percepì che stava dibattendo con se stessa, perché il suo nasino ogni tanto fremeva, indeciso. Infine Judy giunse a una conclusione nella sua lotta interiore.

«È strano che tu sia così silenzioso.»

Come poteva darle torto.

Probabilmente iniziava a preoccupasi, perché non l’aveva sommersa con qualche commento sarcastico, facendole roteare gli occhi, infastidita.

«Pensavo» le rispose, serio.

«A cosa?» per un istante la coniglietta voltò il muso nella sua direzione e Nick poté scorgere nei suoi occhi preoccupazione latente, prima che tornasse a concentrarsi sulla guida.  

«A stamattina» le confessò «Voglio dire, è normale?» nella sua voce trasparì incredulità.

L’orecchio teso verso di lui tremolò un paio di volte e Nick riuscì a leggerne il messaggio: l’agente Judy Hopps era a disagio.

Non era sicuro di afferrarne a pieno il motivo, ma il suo sesto senso gli suggerì la risposta: lui doveva essere la causa del suo improvviso malessere, sentì il cuore sprofondare nelle viscere.

Lui, quella volpe che aveva ritrovato un senso alla sua vita grazie a lei e che aveva promesso che mai e poi mai l’avrebbe ferita in nessun modo, era contravvenuto ai suoi principi.

La sentì sospirare.

«Nick, non so a che gioco stai giocando. Se pensi che questa messinscena sia divertente, ti sbagli.»

Le orecchie di Nick si abbassarono, colpevoli, al sentire il tono duro della coniglietta.

Come poteva dirle che non era uno scherzo?

«Vorrei ricordarti che oggi pomeriggio vengono a trovarci i miei genitori e, per allora, voglio il solito Nick. Il mio Nick» gli ordinò, perentoria, addolcendo l’ultima parte. 

Si sentì un miserabile, con il suo comportamento l’aveva delusa; avrebbe fatto di tutto per riguadagnare la sua fiducia e il suo perdono, anche fingersi quel suo Nick, fidanzato amorevole.

Quanto difficile può mai essere?  

Lui l’amava con tutto se stesso da diverso tempo ormai, senza che lei ne fosse consapevole.

Se ne accorgerà mai?

 

 

 

 

«Carotina, pensi che i tuoi genitori ci perdoneranno per averli lasciati così? Non vorrei perdere la loro benedizione per sposarti!»

Nick si allentò la cravatta, mentre entrava in camera da letto.

Quel pomeriggio avevano accolto i coniugi Hopps alla stazione.

Judy aveva cercato in tutti i modi di non mostrare la propria inquietudine, fallendo miseramente: sia Nick sia i suoi genitori l’avevano fiutata. Allora Stu aveva progettato il peggio, la possibilità di organizzare il matrimonio della sua piccola Judy non deludi andare in fumo.

Nick si era sentito in dovere di intervenire e rassicurare gli animi: lui e Carotina non si stavano lasciando, lo disse mentre l’abbracciava a sé.

«Certo. Sanno che abbiamo fatto il nostro lavoro» lo rassicurò lei.

«Piuttosto non mi preoccuperei tanto per la loro benedizione. Non dovresti chiederlo alla sposa?» lo stuzzicò.

«Non ce n’è bisogno. Conosco già la sua risposta» replicò con lo stesso tono, ammiccando.

Judy sorrise e Nick se ne meravigliò; di solito non abbandonava così presto il campo di battaglia, voleva avere l’ultima parola – era una degna rivale, tuttavia non abbastanza da spodestare il maestro.

Sarà per questa giornata…

Perché lo sapeva, non era stata come tutte le altre. Per colpa sua.

Era arrivato il momento di dare delle spiegazioni.

«Judy?»

Gli dava le spalle, chinata sul letto, mentre prendeva il pigiama da sotto il cuscino, le sue orecchie si eressero in tutta la loro lunghezza.

Nick immaginò il suo nasino fremere un paio di volte al richiamo.

Aveva imparato che la volpe utilizzava il suo nome in occasioni significative e dedusse che il suo fidanzato avesse da rivelarle qualcosa di importante.

Lentamente si voltò e incontrò il suo sguardo.

«Oggi non stavo scherzando – e comunque me l’appunto come cosa da non fare, perché non voglio attirarmi le tue ire» cercò di alleggerire l’atmosfera.

La coniglietta era ferma, in ascolto.

«Stamattina mi sono svegliato e ti ho trovata accanto a me. Mi è sembrato strano, perché noi non avevamo quel tipo di rapporto. Non capivo» continuò a spiegare la volpe, gesticolando nervosa.

«É come se avessi dimenticato la nostra relazione, ma i miei sentimenti per te sono rimasti gli stessi. Non riuscivo a credere che tu potessi ricambiarli» nel suo tono era ancora percepibile lieve incredulità.

Judy non dava segno di intromettersi, perché sapeva che lui non aveva ancora finito.

«Alla fine ho capito come mai di questa mia momentanea amnesia.»

Judy spalancò gli occhi, mentre il suo nasino tremò, le sue orecchie ebbero un fremito come se volessero innalzarsi ulteriormente.

Non era facile, per lui, parlare di quello che provava, non era sicuro di come avrebbe reagito lei alle sue prossime parole.

In quel silenzio d’attesa, notò che Judy stava cercando di immaginare la causa del suo recente comportamento e, seguendo le sue riflessioni, Nick constatò che per un istante aveva abbassato le orecchie, ma poi erano tornate alte nel cielo.

Trasse un lungo sospiro.

«La mia mente l’ha elaborato come sistema di difesa.»

«Sistema di difesa?»

Sul muso della coniglietta era scritta la sua perplessità, quel «Per cosa?» che, seppure non pronunciato, sembrava essere urlato, impregnava la stanza, rimbalzando sulle pareti per ritornare verso di lui, investendolo.

Nick sospirò di nuovo per racimolare il coraggio; prima avrebbe fatto parte anche lei dei suoi pensieri, prima si sarebbe tolto quel peso.

«Per paura di perderti, di vedere un giorno scomparire tutto questo, ho preferito cancellarne il ricordo» orecchie piatte, abbassò lo sguardo, coda fra le zampe.

«Oh Nick…» il dolce suono del suo nome gli fece alzare leggermente un orecchio, curioso. La sentì muoversi, leggera, per fermarglisi davanti. Nick non si sentiva pronto a incontrare i suoi occhi, ma Judy era di tutt’altra idea; lei aveva bisogno di sapere quello che nascondevano per convincerlo che andava tutto bene.

«Lo sai, vero? Io ci sarò sempre per te.»

La volpe percepì un tocco leggero, la sua Carotina gli aveva preso dolcemente ma con fermezza il viso tra le zampe, spingendolo a incontrare il suo sguardo e Nick si perse nella dolcezza dei suoi occhi.  

«Non perderemo quello che abbiamo. Io lo so.»

Quella sua fragilità esteriore lo spiazzava sempre, perché Judy Hopps era capace di mettere al tappeto un rinoceronte e allo stesso tempo lottare, con le unghie e con i denti, in quello che credeva. In loro.

Davvero, non poteva immaginare cosa ne sarebbe stato di lui, senza di lei.

La convinzione con cui aveva pronunciato quella frase fecero in modo di allontanare, come fumo al vento, i leggeri dubbi che si era posto; Carotina aveva ragione: loro non lo avrebbero permesso.

Ritornò a concentrarsi sul presente: Judy si era alzata sulle punte delle zampe, mentre trascinava verso di sé il suo muso, ancora fra le sue zampe. A mezza via s’incontrarono in un bacio, che gli ricordò ancora una volta che erano insieme, non aveva  nulla da temere.

Realizzò solo in quel momento quanto gli era mancata la sua Carotina, mentre sprofondava nel loro bacio, mettendoci tutta la passione che aveva, voleva farle capire che sì, era dispiaciuto, ma che ci avrebbe messo tutta la buona volontà per farsi perdonare, che non era niente senza di lei, lei era il suo tutto, l’amava troppo per lasciarsela scappare.

Le sue zampe la strinsero in un abbraccio, dettato dall’urgenza di sentirla contro di sé, di sapere che era reale, non era un sogno, era lì, per lui, che lo amava e lo rendeva un individuo migliore ogni giorno.

Quando si separarono, avevano entrambi il fiato corto.

Nick si specchiò negli occhi amorevoli della compagna e vi lesse un «Visto?» a cui non poté non rispondere con un timido sorriso, ricambiato dalla coniglietta.

Perso nel suo sguardo sicuro, mentre le sue narici venivano accolte dal dolce e familiare profumo del suo pelo che gli rammentava sempre distese di campi, si sentì a casa.

Si lasciò guidare dalla coniglietta, senza avere nulla da ridire, i suoi occhi rapiti dalla purezza di quelli ametista che lo osservavano di rimando e registrò appena di trovarsi con il dorso sul letto, sovrastato dalla compagna, in un’intima stretta.

Si stupiva ogni volta a scoprire in simili circostanze quanto i suoi occhi mantenessero quell’ ingenuità, che le aveva scorto al loro primo incontro.

In quei suoi grandi occhi si materializzavano tutte le sue sensazioni e per Nick era facile decifrarle.

Ora erano pieni d’amore e desiderio; gli scaldava il cuore scoprire che lei provava questi sentimenti per lui. 

Non ebbe molto altro tempo per riflettere, perché lei si muoveva sopra di lui, richiedendo la sua completa attenzione.

Sapeva come farlo impazzire, riuscivano a stuzzicarsi scherzosamente anche quando i loro corpi erano uniti a formarne uno solo; vedere la sua preda prendere il controllo della situazione lo eccitava.

Presto avrebbe visto le pareti traballare, percependo la terra scuotere fino a che i suoi sensi sarebbero stati consapevoli solo di lei, sopra di lui, che lo accoglieva fino in fondo, nell’aria il loro odore e urla di piacere.

Con un occhio socchiuso avrebbe scorto la sua Carotina persa nell’estasi, così vulnerabile, che gli dava libero accesso al suo corpo, a quella carne fresca che per i suoi antenati rappresentava nutrimento e lui vi poteva affondare i denti per soddisfarla, sentendo fluire il sangue, ma attento a non ferire la sua compagna, il suo tartufo sarebbe stato riempito solo dal profumo del desiderio.

E lei l’avrebbe fatto tremare per tutta la notte, non solo dal piacere, ma anche dalla consapevolezza che con lei poteva far crollare una volta per tutte quelle barriere che aveva eretto in tutti quegli anni, poteva permettersi di mostrarle il vero Nick, quello più nascosto e profondo, di cui a volte si vergognava, poteva farlo perché sapeva che Judy non l’avrebbe deriso, l’avrebbe accettato e amato per quello che era.

Dopo tanto errare, infine Nick aveva trovato la strada di casa.

 

 

 

   
 
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