Nome forum/efp: SellyLuna
Lista Het o Slash: Het
Fandom: Zootropolis
Coppia: Nick/Judy
Pacchetto scelto da
indicare per intero: Pacchetto Enea e Didone – Supponiamo
un mattino tu ti alzi e ami me.(Rino Gaetano)
You shook me all
night long – ACDC.
Contesto(se avete
scelto un telefilm, indicate l’ep e la stagione):
Note: Questa storia
partecipa al contest “The Het & Slash Dream Contest” indetto da S.Elric
e Setsy sul forum di efp.
Sono molto felice di essere riuscita a arrivare in fondo a
questo contest. o/
Mi sarebbe dispiaciuto molto ritirarmi.
Ho dovuto tagliare alcune scene nel racconto, ma mi auguro che
si capisca lo stesso il contesto.
Non studio medicina, quindi non sono sicura che quello che ho
scritto possa essere verosimile. Spero possiate perdonarmi…
quello che so è che la mente ha un potere non indifferente su di noi.
Non ho null’altro da dire, vi lascio alla lettura. ;)
“Supponiamo un mattino tu ti alzi e
ami me.”
Rino Gaetano
Home is where heart is
{with you}
Lentamente si svegliò e divenne
cosciente dello spazio attorno a sé. Occhi chiusi, volle prendersi del tempo
per ascoltare il silenzio della stanza, prima di alzarsi e cominciare un nuovo
giorno.
Sdraiato supino, drizzò le orecchie.
Lo accolse la tranquillità della casa addormentata, appurò che non vi era nulla
fuori dal normale.
Tuttavia sentì che c’era qualcosa di diverso; era solo una
sensazione che non riusciva a scacciare via, non era in grado nemmeno di
definire cosa lo turbasse. Semplicemente
era lì, presente, aveva attivato il suo sesto senso.
Aprì gli occhi e scoprì il soffitto
in penombra della camera.
Voltò il muso a destra verso il
comodino e lesse l’ora: erano le sei e mezza di mattina. Si sorprese che la
sveglia non aveva suonato.
Che strano.
Di solito la sera la attivava sempre,
perché non si fidava troppo di se stesso, non era sicuro di potersi svegliare
presto di sua spontanea volontà. Non era come Judy, lui amava dormire, nonostante
fosse un animale notturno, e restare a letto a crogiolarsi. Non era esattamente
scattante la mattina appena sveglio, aveva bisogno del suo tempo per rimettersi
al pieno delle forze.
Si chiese come mai si fosse
dimenticato di programmare la sveglia.
Che cosa è successo ieri?
Non se lo ricordava. Aveva dormito
così bene, come quando era un cucciolo che appena toccava il cuscino scivolava
in un sonno senza sogni, che aveva cancellato dalla memoria gli ultimi ricordi.
Si mise sul fianco e lasciò vagare lo
sguardo nella stanza, seguendo le tracce di luce che provenivano dagli spiragli
della tapparella. I suoi occhi incontrarono una figura addormentata che
occupava l’altra metà del letto. Osservandola meglio riconobbe due lunghe
orecchie grigie distese sopra il lenzuolo e un nasino rosa appartenenti
all’agente Judy Hopps.
Che cosa ci fa lei qui?
Ora diventava di vitale importanza
sapere cosa aveva fatto la sera prima, perché doveva dare una qualche
spiegazione alla collega che si avvicinasse quanto più possibile alla verità;
Judy non tollerava le menzogne.
Nick sentì crescere il panico – Che reazione avrà, quando si sveglierà?
–, ma si impose la calma, così da augurarsi di ritardare il più possibile il
confronto diretto, mentre si arrovellava il cervello alla ricerca di una via di
fuga.
Il suo sguardo restò ancora su di
lei.
Non era da tutti i giorni la
possibilità di avere l’irrefrenabile Judy Hopps così
vicino in uno stato di quiete. Così tranquilla e serena, sembrava un altro
coniglio – non che comunque Nick vantasse molte conoscenze tra i leporidi per poter fare un paragone.
Era strano vederla così rilassata e
Nick si chiese cosa mai stesse sognando. Sicuramente un avvincente inseguimento
che finiva con lei che acciuffava il malvivente.
Non è così, Carotina?
Chissà se c’è posto anche per me nei tuoi sogni…
Era troppo tenera – era una parola
proibita, ma non nei suoi pensieri – e bellissima.
Il pelo bianco della sua gota lo invitava a allungare la zampa per
sentirne la morbidezza tra i suoi cuscinetti digitali. Era davvero tentato –
non si accorse di avere già la zampa destra a pochi centimetri dal suo musetto
e la ritirò in tutta fretta.
Non sarebbe stata una buona idea, si
sarebbe svegliata di sicuro e lui sarebbe stato catapultato fuori dal letto
dalle sue potenti zampe posteriori: non
era certamente così che voleva iniziare quel nuovo giorno.
Preferì accarezzarla con lo sguardo,
meno indolore fintantoché lei non apriva gli occhi e lo trovava a fissarla così
intensamente. Ma valeva la pena correre il rischio per avere quel momento
magico, tutto per sé.
Assorto com’era, non si avvide del
tremolare di una delle orecchie della coniglietta – segno evidente del suo
imminente risveglio.
Quando se ne rese conto, era ormai
troppo tardi: due grandi occhi viola si spalancarono sul mondo.
«Buongiorno» la voce ancora
assonnata, ma dolce, della coniglietta raggiunse la volpe.
E adesso?
Si era perso a contemplare i suoi
lineamenti delicati invece di raccapezzarsi sulle ragioni per cui si trovavano
lì, insieme, nel suo letto.
Quando capitava che Judy rimanesse
nel suo appartamento a dormire, solitamente occupava la camera degli ospiti, quindi
era rimasto sorpreso nel trovarla affianco a sé. Forse si era intrufolata nel
grande letto durante la notte e lui non se ne era accorto. Poteva essere, ma
non era chiaro cosa l’avesse spinta a
compiere un tale gesto. Non osava prendere in considerazione l’ipotesi che si
fossero lasciati andare a qualche drink di troppo, che aveva offuscato loro il
lume della ragione, ritrovandosi preda dei loro istinti più nascosti. E il
mattino si ritrovavano a fare i conti con le conseguenze.
Ma negli occhi di Judy non trovò
nessuna sorpresa o terrore, era calma.
Nick, però, non riusciva a mettersi
l’anima in pace, perché sapeva che prima o poi sarebbe giunta la sua punizione.
«G-giorno»
trovò, tuttavia, la voce per risponderle, ancora scioccato.
Vide passare momentanea confusione
sul volto della compagna, ma si riprese subito.
«Dormito bene?»
«Come un ghiro. Tu?» preferì
concentrarsi su quel dialogo e procrastinare il momento della verità.
In realtà non sapeva come vertere
sull’argomento, perché si sentiva uno sciocco chiederle qualcosa che doveva
essere ovvio, come il fatto che il sole sorgeva a est e tramontava a ovest.
«Ho dormito molto bene anch’io.»
Gli faceva piacere sentirlo. Gli dava
una piacevole sensazione sapere che aveva riposato vicino a una volpe senza
temere nulla.
Sapeva che Carotina
si fidava di lui – e lei stessa glielo ripeteva spesso – ma non era sicuro
valesse anche in una situazione del genere.
Ma sembrava che Judy fosse a suo
agio, come se fosse normale per loro svegliarsi così.
Per un istante si chiese quale fosse
il loro legame, perché due amici non dormivano assieme.
Cosa mi sono perso?
Probabilmente c’era un spiegazione
logica e semplice, che a lui sfuggiva.
Il fruscio delle lenzuola lo avvertì
dello spostamento di Judy e se la ritrovò sopra di sé, a un palmo dal muso.
«Cosa fai?» la volpe sgranò gli
occhi, sorpresa.
Non se lo aspettava; non aveva
ponderato molto sulle possibili azioni della coniglietta, ma quella certamente
non rientrava nelle sue congetture.
«Voglio dare il bacio del buongiorno
alla mia volpe ottusa» e, senza
aspettare una sua replica, lo baciò.
Nick non credeva ai suoi occhi, non
stava accadendo, era impossibile.
Le sue labbra erano esperte, avvezze,
sapevano come muoversi, come se avessero compiuto quel gesto un milione di
volte e conoscessero le sue reazioni e i suoi punti deboli e semplicemente lo
stordirono.
La sua Carotina,
che amava con tutto se stesso di un amore da lacerarlo, lo stava baciando con
trasporto.
Se questo è un sogno, non svegliatemi più.
Non era certo di darle quello che
voleva perché, a bacio concluso, lo guardò stranita; non aveva risposto con lo
stesso entusiasmo, preso com’era a elaborare quello che gli stava succedendo.
Non ebbe il tempo per sentirsi
dispiaciuto che il suo corpo si irrigidì, realizzando che erano pelo contro
pelo.
«Ma sei nuda!» esclamò, sconvolto.
«Non era un problema ieri sera, anzi…»gli rispose lei con lieve malizia.
E Nick dovette ammettere che la sua Carotina
con le orecchie basse lungo la schiena, con le labbra tumide dal loro bacio,
con quegli occhioni che lo osservavano furbi, sopra
di lui, come se fosse lei il predatore, consapevole di tenere le redini del
gioco era dannatamente sexy.
Il sangue fluì verso le regioni
basse, risvegliando in lui desideri assopiti. Si vergognò: la Natura lo aveva
tradito. Ora sì che non l’avrebbe fatta franca; l’istinto gli suggerì di
distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma era come impietrito, naufragando in
quella distesa di lavanda.
Per l’ennesima volta quella mattina,
Nick si stupì di non scorgere nei suoi occhi le emozioni che si sarebbe
aspettato: Judy non era arrabbiata, non
provava vergogna – e Nick rammentò le sue parole, la rivelazione che erano
stati molto intimi la sera prima, ma lui credeva che fosse la prima volta che
capitava – la trovò sorridente,
compiaciuta nel sapere di essere la causa di quella sua reazione.
«Non abbiamo tempo per quello» e a Nick parve che, per un
istante, lei ci avesse soppesato, ma i suoi tratti tornarono decisi «Dobbiamo
fare una doccia, ma non insieme come vuoi proporre tu.»
Davvero direi una cosa simile?
«Perché invece di guadagnare tempo,
ce ne metteremo il doppio. E oggi siamo in ritardo. La colazione, la faremo per
strada.»
Così dicendo, si alzò liberandolo dal
suo peso, scese dal letto e andò a prendere l’occorrente.
Nick non riuscì a impedirsi di
seguirla con lo sguardo, incantato da quella piccola coniglietta, all’apparenza
così fragile, ma forte come un leone.
Cosa ho fatto per meritarla?
Probabilmente conscia di essere
fissata, Judy si premurò di ancheggiare mentre usciva dalla camera, ruotando
anche il batuffolo della coda. Come sospettava, Nick fu catturato da quel
movimento.
Deve conoscere il mio debole per la sua codina.
E lui aveva bisogno assolutamente di
una bella doccia fredda.
◊
Volse lo sguardo verso il posto del
guidatore. La sua partner fissava con estrema attenzione la strada, orecchie
dritte, reattive al suono metallico dei parchimetri.
Un’orecchia era rivolta verso la volpe, come se si
aspettasse che dicesse o facesse qualcosa.
La coniglietta era concentrata –
perché doveva dare il meglio di sé sempre – ma Nick percepì che stava
dibattendo con se stessa, perché il suo nasino ogni tanto fremeva, indeciso.
Infine Judy giunse a una conclusione nella sua lotta interiore.
«È strano che tu sia così
silenzioso.»
Come poteva darle torto.
Probabilmente iniziava a preoccupasi,
perché non l’aveva sommersa con qualche commento sarcastico, facendole roteare
gli occhi, infastidita.
«Pensavo» le rispose, serio.
«A cosa?» per un istante la
coniglietta voltò il muso nella sua direzione e Nick poté scorgere nei suoi
occhi preoccupazione latente, prima che tornasse a concentrarsi sulla guida.
«A stamattina» le confessò «Voglio
dire, è normale?» nella sua voce trasparì incredulità.
L’orecchio teso verso di lui tremolò
un paio di volte e Nick riuscì a leggerne il messaggio: l’agente Judy Hopps era a disagio.
Non era sicuro di afferrarne a pieno
il motivo, ma il suo sesto senso gli suggerì la risposta: lui doveva essere la
causa del suo improvviso malessere, sentì il cuore sprofondare nelle viscere.
Lui, quella volpe che aveva ritrovato
un senso alla sua vita grazie a lei e che aveva promesso che mai e poi mai l’avrebbe
ferita in nessun modo, era
contravvenuto ai suoi principi.
La sentì sospirare.
«Nick, non so a che gioco stai
giocando. Se pensi che questa messinscena sia divertente, ti sbagli.»
Le orecchie di Nick si abbassarono,
colpevoli, al sentire il tono duro della coniglietta.
Come poteva dirle che non era uno
scherzo?
«Vorrei ricordarti che oggi
pomeriggio vengono a trovarci i miei genitori e, per allora, voglio il solito
Nick. Il mio Nick» gli ordinò,
perentoria, addolcendo l’ultima parte.
Si sentì un miserabile, con il suo
comportamento l’aveva delusa; avrebbe fatto di tutto per riguadagnare la sua
fiducia e il suo perdono, anche fingersi quel suo Nick, fidanzato amorevole.
Quanto difficile può mai essere?
Lui l’amava con tutto se stesso da
diverso tempo ormai, senza che lei ne fosse consapevole.
Se ne accorgerà mai?
◊
«Carotina,
pensi che i tuoi genitori ci perdoneranno per averli lasciati così? Non vorrei
perdere la loro benedizione per sposarti!»
Nick si allentò la cravatta, mentre
entrava in camera da letto.
Quel pomeriggio avevano accolto i
coniugi Hopps alla stazione.
Judy aveva cercato in tutti i modi di
non mostrare la propria inquietudine, fallendo miseramente: sia Nick sia i suoi
genitori l’avevano fiutata. Allora Stu aveva progettato
il peggio, la possibilità di organizzare il matrimonio della sua piccola Judy non deludi andare in fumo.
Nick si era sentito in dovere di
intervenire e rassicurare gli animi: lui e Carotina
non si stavano lasciando, lo disse mentre l’abbracciava a sé.
«Certo. Sanno che abbiamo fatto il nostro
lavoro» lo rassicurò lei.
«Piuttosto non mi preoccuperei tanto
per la loro benedizione. Non dovresti chiederlo alla sposa?» lo stuzzicò.
«Non ce n’è bisogno. Conosco già la
sua risposta» replicò con lo stesso tono, ammiccando.
Judy sorrise e Nick se ne meravigliò;
di solito non abbandonava così presto il campo di battaglia, voleva avere
l’ultima parola – era una degna rivale, tuttavia non abbastanza da spodestare
il maestro.
Sarà per questa giornata…
Perché lo sapeva, non era stata come
tutte le altre. Per colpa sua.
Era arrivato il momento di dare delle
spiegazioni.
«Judy?»
Gli dava le spalle, chinata sul
letto, mentre prendeva il pigiama da sotto il cuscino, le sue orecchie si
eressero in tutta la loro lunghezza.
Nick immaginò il suo nasino fremere
un paio di volte al richiamo.
Aveva imparato che la volpe
utilizzava il suo nome in occasioni significative e dedusse che il suo
fidanzato avesse da rivelarle qualcosa di importante.
Lentamente si voltò e incontrò il suo
sguardo.
«Oggi non stavo scherzando – e
comunque me l’appunto come cosa da non fare, perché non voglio attirarmi le tue
ire» cercò di alleggerire l’atmosfera.
La coniglietta era ferma, in ascolto.
«Stamattina mi sono svegliato e ti ho
trovata accanto a me. Mi è sembrato strano, perché noi non avevamo quel tipo di
rapporto. Non capivo» continuò a spiegare la volpe, gesticolando nervosa.
«É come se avessi dimenticato la
nostra relazione, ma i miei sentimenti per te sono rimasti gli stessi. Non
riuscivo a credere che tu potessi ricambiarli» nel suo tono era ancora
percepibile lieve incredulità.
Judy non dava segno di intromettersi,
perché sapeva che lui non aveva ancora finito.
«Alla fine ho capito come mai di
questa mia momentanea amnesia.»
Judy spalancò gli occhi, mentre il
suo nasino tremò, le sue orecchie ebbero un fremito come se volessero
innalzarsi ulteriormente.
Non era facile, per lui, parlare di
quello che provava, non era sicuro di come avrebbe reagito lei alle sue
prossime parole.
In quel silenzio d’attesa, notò che
Judy stava cercando di immaginare la causa del suo recente comportamento e,
seguendo le sue riflessioni, Nick constatò che per un istante aveva abbassato
le orecchie, ma poi erano tornate alte nel cielo.
Trasse un lungo sospiro.
«La mia mente l’ha elaborato come
sistema di difesa.»
«Sistema di difesa?»
Sul muso della coniglietta era
scritta la sua perplessità, quel «Per cosa?» che, seppure non pronunciato,
sembrava essere urlato, impregnava la stanza, rimbalzando sulle pareti per
ritornare verso di lui, investendolo.
Nick sospirò di nuovo per racimolare
il coraggio; prima avrebbe fatto parte anche lei dei suoi pensieri, prima si
sarebbe tolto quel peso.
«Per paura di perderti, di vedere un
giorno scomparire tutto questo, ho
preferito cancellarne il ricordo» orecchie piatte, abbassò lo sguardo, coda fra
le zampe.
«Oh Nick…»
il dolce suono del suo nome gli fece alzare leggermente un orecchio, curioso.
La sentì muoversi, leggera, per fermarglisi davanti.
Nick non si sentiva pronto a incontrare i suoi occhi, ma Judy era di tutt’altra
idea; lei aveva bisogno di sapere quello che nascondevano per convincerlo che
andava tutto bene.
«Lo sai, vero? Io ci sarò sempre per
te.»
La volpe percepì un tocco leggero, la
sua Carotina gli aveva preso dolcemente ma con
fermezza il viso tra le zampe, spingendolo a incontrare il suo sguardo e Nick
si perse nella dolcezza dei suoi occhi.
«Non perderemo quello che abbiamo. Io
lo so.»
Quella sua fragilità esteriore lo
spiazzava sempre, perché Judy Hopps era capace di
mettere al tappeto un rinoceronte e allo stesso tempo lottare, con le unghie e
con i denti, in quello che credeva. In
loro.
Davvero, non poteva immaginare cosa
ne sarebbe stato di lui, senza di lei.
La convinzione con cui aveva
pronunciato quella frase fecero in modo di allontanare, come fumo al vento, i
leggeri dubbi che si era posto; Carotina aveva ragione:
loro non lo avrebbero permesso.
Ritornò a concentrarsi sul presente:
Judy si era alzata sulle punte delle zampe, mentre trascinava verso di sé il
suo muso, ancora fra le sue zampe. A mezza via s’incontrarono in un bacio, che
gli ricordò ancora una volta che erano insieme,
non aveva nulla da temere.
Realizzò solo in quel momento quanto
gli era mancata la sua Carotina, mentre sprofondava
nel loro bacio, mettendoci tutta la passione che aveva, voleva farle capire che
sì, era dispiaciuto, ma che ci avrebbe messo tutta la buona volontà per farsi
perdonare, che non era niente senza di lei, lei era il suo tutto, l’amava
troppo per lasciarsela scappare.
Le sue zampe la strinsero in un
abbraccio, dettato dall’urgenza di sentirla contro di sé, di sapere che era reale, non era un sogno, era lì, per
lui, che lo amava e lo rendeva un individuo migliore ogni giorno.
Quando si separarono, avevano
entrambi il fiato corto.
Nick si specchiò negli occhi
amorevoli della compagna e vi lesse un «Visto?» a cui non poté non rispondere
con un timido sorriso, ricambiato dalla coniglietta.
Perso nel suo sguardo sicuro, mentre
le sue narici venivano accolte dal dolce e familiare profumo del suo pelo che
gli rammentava sempre distese di campi, si sentì a casa.
Si lasciò guidare dalla coniglietta,
senza avere nulla da ridire, i suoi occhi rapiti dalla purezza di quelli
ametista che lo osservavano di rimando e registrò appena di trovarsi con il
dorso sul letto, sovrastato dalla compagna, in un’intima stretta.
Si stupiva ogni volta a scoprire in
simili circostanze quanto i suoi occhi mantenessero quell’ ingenuità, che le
aveva scorto al loro primo incontro.
In quei suoi grandi occhi si
materializzavano tutte le sue sensazioni e per Nick era facile decifrarle.
Ora erano pieni d’amore e desiderio;
gli scaldava il cuore scoprire che lei provava questi sentimenti per lui.
Non ebbe molto altro tempo per
riflettere, perché lei si muoveva sopra di lui, richiedendo la sua completa
attenzione.
Sapeva come farlo impazzire,
riuscivano a stuzzicarsi scherzosamente anche quando i loro corpi erano uniti a
formarne uno solo; vedere la sua preda
prendere il controllo della situazione lo eccitava.
Presto avrebbe visto le pareti
traballare, percependo la terra scuotere fino a che i suoi sensi sarebbero
stati consapevoli solo di lei, sopra di lui, che lo accoglieva fino in fondo,
nell’aria il loro odore e urla di piacere.
Con un occhio socchiuso avrebbe
scorto la sua Carotina persa nell’estasi, così
vulnerabile, che gli dava libero accesso al suo corpo, a quella carne fresca
che per i suoi antenati rappresentava nutrimento e lui vi poteva affondare i
denti per soddisfarla, sentendo fluire il sangue, ma attento a non ferire la
sua compagna, il suo tartufo sarebbe stato riempito solo dal profumo del
desiderio.
E lei l’avrebbe fatto tremare per
tutta la notte, non solo dal piacere, ma anche dalla consapevolezza che con lei
poteva far crollare una volta per tutte quelle barriere che aveva eretto in
tutti quegli anni, poteva permettersi di mostrarle il vero Nick, quello più
nascosto e profondo, di cui a volte si vergognava, poteva farlo perché sapeva
che Judy non l’avrebbe deriso, l’avrebbe accettato e amato per quello che era.
Dopo tanto errare, infine Nick aveva
trovato la strada di casa.