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Autore: Alison92    22/08/2017    1 recensioni
Fra le tante attrattive della scuola privata Thomas Dreier, i cinque giorni di vacanza offerti ai migliori quindici studenti della scuola sono certamente un richiamo per tutti i giovani allievi.
Lyvia Sommers fa parte di quei quindici eletti scelti per partire verso la splendida isola di Everdove, dalle acque limpide e dal cielo cristallino.
Un'antica leggenda però si nasconde fra quelle coste, insidiandosi nelle vite serene e felici dei giovani.
La storia oscura della famiglia Rosenburg, seminata di odio e terrore, conduce Lyvia e gli altri studenti verso differenti orizzonti, verso una casa maledetta che cela un passato grondante di sangue e vendetta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente l’euforia non aveva ancora lasciato il mio animo. Le mie labbra s’incurvarono in un sorriso quando incontrai Francis fuori dalla mia stanza.
-Buongiorno, dormito bene Lyv?
-Splendidamente.
Francis mi sorrise radioso prima di prendere la mia mano.
-Hai visto Lucy per caso?
Gli chiesi mentre scendevamo le scale.
-No, mi sono appena svegliato come te.
Non dovetti cercare a lungo la mia migliore amica, Lucy era infondo alle scale con il volto teso.
-Stavo salendo per cercarvi, mancavate voi, Dominic, Amy e Mary all’appello.
-Amy?                                 
Ripeté stupito Francis.
Il suo tono non era preoccupato, solo stupito dal fatto che Amy non fosse già sveglia. Nella sala da pranzo tutti parlottavano e sussurravano fra loro, forse non si accorsero neanche di me e Francis. Mi sedetti e versai il tè ancora bollente in una tazza. Amy giunse poco dopo insieme a Dominic. Aveva occhiaie scure sotto le iridi chiare e i riccioli biondi erano disordinati.
-Amy, tutto bene?
Le chiese il fratello Trevor vedendola.
-Non ho dormito bene stanotte.
Non era stata la sola, nessuno di noi sembrava completamente lucido.
-E la Taller? Ancora scomparsa nel nulla?
-Io e Trevor abbiamo ispezionato la casa e la costa, ma di lei non c’è traccia.
Mi spiegò Derek. Infondo, con o senza di lei, le cose non sarebbero cambiate.
-Voi credete che sia…
Cominciò Dary, ma non avevo intenzione di valutare nessuna delle infinite spiegazioni, delle possibilità.
-Se intendi che tutto questo c’entra con lei, ne sono certo.
Le rispose Tyler e tutti ci trovammo d’accordo con lui. Improvvisamente Lucy si guardò attorno allarmata, incrociai il suo sguardo e compresi il perché del suo sgomento.
-Dov’è Mary?
Chiesi al suo posto. Gli occhi verdi di Lucy mi trasferirono la sua inquietudine e la preoccupazione che nutriva. Nessuno rispose, tutti ci guardammo e lentamente un pensiero comune s’impossessò di tutti noi. Lucy si alzò di scatto, tanto da far tintinnare le tazze sul tavolo e corse verso il piano superiore, chiamando a gran voce Mary. Inutile anche dirlo: non la trovammo.
-Le croci, andiamo a vedere le croci.
Sussurrò Amy mentre fissava gli occhi ricolmi di lacrime di Lucy. Le nostre tombe erano lì, come il giorno precedente. Per quanto macabre e disturbanti, nulla di strano si era aggiunto al cimitero, neanche alla tomba di Mary. Quando mi voltai verso il retro della casa, però, quella normalità oscura mutò. Con le stesse lettere di sangue che imbrattavano le nostre stanze, era stata deturpata anche la casa.
“LA FINE È VICINA”
Lucy urlò disperata e corse verso la croce di Mary. Con le mani nude prese a scavare nella terra, come per cercare il corpicino della piccola Mary. La terra però non accoglieva ancora nessun cadavere, al suo posto c’era un orsacchiotto, uno dei tanti peluche presenti nella stanza di Mary. Lucy continuò a scavare convulsamente, finché io e Derek non la fermammo. Quello era l’ultimo segno, l’ultimo messaggio di sangue che ci giungeva. Mary era stata presa e molto presto la stessa sorte sarebbe toccata a noi. Non potevo aspettare oltre, non avrei lasciato Mary a quell’ingiusto destino.
Rientrai nella casa per l’ultima volta, sicura che mai più avrei osato tornare lì dentro. Sul mio letto trovai un lungo abito nero e un pugnale. Adagiata lì, quell’arma sembrava chiedermi di essere impugnata, di essere bagnata con il sangue scuro di chi aveva preso Mary. Non mi soffermai sul perché quell’abito era lì, erano già state abbastanza le cose fuori dall’ordinario. Indossai il mio vestito scuro e legai il coltello alla vita con una striscia di tessuto pallido che avevo strappato da uno dei miei bei vestiti. Sulla lama del coltello era inciso un nome, “Lyvia S.” e compresi che dovevo essere io a concludere la storia della famiglia Rosenburg.
Mi fiondai fuori dalla casa e gli occhi di tutti furono su di me.
-Vado a prendere Mary.
Dissi incamminandomi verso la foresta davanti al cimitero, l’unico luogo dove nessuno di noi aveva osato addentrarsi.
-Lyvia, aspetta.
Le dita fredde di Francis mi avvolsero il polso e dal suo sguardo compresi che, se solo glielo avessi chiesto, sarebbe venuto con me. No, era il mio nome inciso su quel pugnale, dovevo essere io a rischiare.
-Mi dispiace.
Gli dissi, ma lui comprese le altre parole che sottintesi. Gli strinsi la mano e quel contatto bastò affinché lui capisse cosa provavo, cosa avevo sempre provato. Ricambiò la mia stretta e dopo così tanto tempo lessi ciò che mi aveva celato, ciò che entrambi avevamo nascosto.
Volevo scusarmi anche con Lucy, perché nel nostro muto accordo io dovevo proteggere Mary. I suoi occhi erano supplichevoli e con un cenno della testa le promisi che le avrei riportato sua cugina. Fissai i volti di tutti e quattordici, sforzandomi d’imprimerli nella mia memoria per sempre. Poi mi voltai e corsi verso la foresta, abbandonando Lyvia Sommers e trasformandomi in Lyvia S. 
  
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