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Autore: SPNlifestyle    22/08/2017    3 recensioni
Breve one-shot su cosa potrebbe sentire Dean, a distanza di anni, dalla morte del padre
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hello everybody!!

Questa one-shot è nata in un momento così, dopo aver rivisto la 2x04; ci sono alcuni riferimenti ad altri episodi, in aprticolare 2x01, 2x04, 2x20 . Spero possa piacervi. 

Buona lettura =) 

-Eli-

POV DEAN


Continuo a pensare a quel giorno...la lotta con Azazel, l’incidente in macchina, l’ospedale, lo stato di coma, la presunta caccia al mietitore , la guarigione miracolosa e infine quello: la morte di John Winchester.

Come faccio a non sentirmi in colpa? Dopotutto mio padre è morto per salvarmi; ci avevo messo un pò a capirlo, troppo preso a riprendermi dall’accaduto ma, quel caso della studentessa zombie mi aveva fatto scattar qualcosa e, nel tragitto di ritorno avevo raccontato tutto a Sam, preoccupato per il mio comportamento.

Gli avevo raccontato dei miei sospetti, dei miei sensi di colpa, chiedendogli poi consiglio su cosa fare perchè non riuscivo più ad andare avanti con quel peso sul petto; lui mi aveva ascoltato, con gli occhi lucidi, appoggiato a Baby, cercando di trovare qualche parola di conforto da dirmi ma, alla fine c’era solo silenzio perché non c’era frase che poteva consolarmi in quel momento.

Oggi, in particolare, a distanza di anni, quel sentimento ricresce ogni volta che penso a quel fatidico giorno...perchè oggi è l’anniversario della morte di John Winchester.

Sono nella mia camera da solo, al bunker… Sam è nell’altra stanza, seduto al tavolo a continuare le sue solite ricerche da nerd. Ormai ha capito che, in questo particolare giorno, preferisco star da solo; l’unica cosa che fa è portarmi da mangiare, in modo da assicurarsi che sto bene e soprattutto che metta qualcosa sotto i denti.

Sono così preso dai miei pensieri che non mi accorgo che nella stanza c’è un'altra persona.

“Ehi Dean”.

Mi volto di scatto verso la voce, afferrando velocemente la pistola appoggiata sul comodino accanto al letto; quando capisco da chi proviene, abbasso l’arma e cercando di rallentare la corsa furiosa del mio cuore, gli dico “ti ho detto di non farlo!”.

Cas mi guarda con il suo solito sguardo confuso e la testa leggermente inclinata “Scusa Dean..Ho sentito che mi chiamavi e sono venuto. Di cosa hai bisogno?”

Rimango un attimo spiazzato...Quando ho chiamato Cas? “Cas ti sbagli, non ti ho chiamato” cerco di fargli capire, ma con la sua tipica sincerità mi dice “Sì Dean, mi hai chiamato...inconsciamente”.

A sentire quell’affermazione il mio cuore perde un battito..perché? perchè ho chiamato Cas?

L’angelo, vedendomi senza parole, inizia a preoccuparsi “Dean, cosa è successo? Stai bene? Sam sta bene?”così, dopo un qualche secondo di silenzio, decido di dirgli tutto.

Durante l’intero racconto Cas sta immobile seduto sulla sedia ad ascoltare attentamente ogni mia singola parola: mi accorgo che parlare con lui è facile e tutto esce fuori come un fiume in piena.

Quando finalmente finisco, c’è un attimo di silenzio...poi finalmente, dopo quella che sembra un'eternità, è lui a parlare “Dean, mi spiace che ti senta in questo modo, ma non è stata colpa tua” e nella sua voce non c’è il minimo segno di incertezza. “Quel che ha fatto tuo padre è stata una sua decisione e penso che qualunque genitore , al suo posto, avrebbe fatto la stessa identica cosa”; mentre mi dice quell’ultima frase, il suo tono cambia leggermente, quasi triste, forse ripensando a suo Padre.

Rimango stupefatto: Castiel, angelo ed ex soldato del Signore, che non capiva niente di emozione umane, era riuscito a farmi stare bene solo con quella frase; aveva capito quali erano le parole giuste per alleviare quel senso di colpa che era ancora presente in me.

“Grazie Cas” e in quel grazie racchiudo tutto… non solo il sostegno che mi stava dando in questo momento ma anche per quello che aveva fatto fino ad ora, aiutandoci fin dall’inizio, ribellandosi anche ai suoi fratelli.

“Ci sarò sempre per voi” fissandomi intensamente negli occhi e, in quell’azzurro soprannaturale, vedo piena sincerità; dopo aver detto questo, se ne va come è arrivato.

Sentendomi decisamente meglio, esco dalla camera e raggiungo Sam, che subito mi guarda preoccupato “Dean, non mi aspettavo di vederti… va tutto bene ?” .

“Si Sammy. Prendi la giacca..andiamo in un posto” e senza aspettare una risposta mi dirigo verso il garage, dove è parcheggiata Baby.


Qualche ora più tardi…

Quando arriviamo a destinazione, parcheggio la macchina al primo posto che trovo e mi dirigo subito verso il laghetto che si vede in lontananza, seguito da poca distanza da Sam.

Una volta arrivati, osservo la lapide di fronte a me.

“JOHN E. WINCHESTER - 1954-2006

LOVING HUSBAND & FATHER

REMEMBERED FOREVER “

Sam rimane accanto a me, in silenzio, con le mani in tasca e la testa china; mi conosce ormai così bene che per tutto il tragitto non ha fatto domande e, per questo, gli sarò sempre grato. Dopo qualche minuto di silenzio, solo con uno sguardo, decidiamo che è tempo di tornare a casa; prima di andare però, mi volto un’ultima volta verso la tomba.

Grazie papà.


   
 
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