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Autore: Vanessa1995    23/08/2017    0 recensioni
Subito dopo essere scappato con Lyanna, Rhaegar scopre che Elia aspetta un bambino, e decide di tornare dalla moglie. Lyanna allora sposa Robert come previsto. Vent'anni , Rhaegar, nel tentativo di riconciliarsi con Robert, decide di organizzare un fidanzamento tra Jon, il primogenito di Lyanna e Robert, e sua figlia la principessa Visenya.
Quello che nessuno può immaginare è che due grossi segreti sono stati celati.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un torneo era stato organizzato per festeggiare i quindici anni di regno di Re Rhaegar Targaryen primo del suo nome e, proprio in quell’occasione, il drago intendeva annunciare il fidanzamento tra la sua secondogenita femmina, la principessa Visenya, e il primogenito maschio di lord Robert Baratheon, Jon Baratheon. L’intenzione del sovrano era di farlo al banchetto che si sarebbe tenuto nella sala del trono al termine del primo giorno di competizioni, ovvero quello dedicato alle Giostre. 

La mattina del torneo il re si sedette sopra ad una grande sedia, sul palco reale, e accanto a lui, su una un po’ più piccola, c’era la sua consorte. Il principe Aemon sedeva vicino al padre, mentre sua sorella aveva preso posto accanto a Elia. 
Numerose persone erano venute ad assistere al torneo e si trovavano su delle sedie sotto il palco reale. Visenya aveva notato subito che il suo promesso sposo non era tra il pubblico, ma sua madre aveva supposto che avrebbe partecipato alle Giostre come l’erede al trono.
Per quella occasione la ghirlanda di fiori, destinata alla donna incoronata Regina dell’Amore e della Bellezza, era composta da delle rose bianche. 

«Presto inizieranno le Giostre» esclamò Rhaegar che appariva emozionato come un bambino che stava per ricevere il suo regalo di compleanno. 
«Pensate che Aegon c’è la farà a vincere?» chiese Aemon curioso.
Il principe
Targaryen non era particolarmente bravo in quella competizione, eppure voleva sempre partecipare e, a volte, capitava che riuscisse pure a vincere. 
«Non lo so, ma ho sentito dire che ci sono molti validi cavalieri, come ad esempio Jon Baratheon» rispose incerto Rhaegar. 
Proprio in quel momento incominciò la prima Giostra e la competizione ebbe ufficialmente inizio. Questa proseguì tranquillamente senza particolari eventi, sebbene un cavaliere fece una brutta caduta e
perse i sensi quando venne colpito troppo duramente da Loras Tyrell.
All’inizio del torneo, prima di giostrare per la prima volta, il Cavaliere dei Fiori così veniva chiamato il Tyrell per via della sua particolare abitudine di ornare il suo cavallo con dei fiori aveva scelto una delle rose che si intrecciavano alla chioma del suo destriero e la regalò a Cassana Baratheon, seduta in seconda fila tra la madre e il fratello minore Steffon. Visenya dubitava fortemente che quel gesto o la dimostrazione di forza sul cavaliere disarcionato potessero essere interpretati come tentativi di ammaliare la giovane Baratheon, visto che il Tyrell sembrava assai più interessato alla compagnia dello zio della fanciulla.
Oltre a quell’unico svenimento, non
ci furono altri incidenti particolari e Jon si dimostrò un ottimo cavaliere, spiccando tra gli altri partecipanti per la sua abilità
Quando il sole tramontò, mancavano altre quattro giostre e Rhaegar si drizzò in piedi decretando che si sarebbero tenute la mattina seguente, prima della gara di tiro con l’arco. I presenti quindi si spostarono nella sala del trono per partecipare al banchetto e, quando arrivarono, trovarono decine di tavoli apparecchiati e imbanditi ad aspettarli. Dinanzi al Trono di Spade si trovava una tavola più piccola dove si sistemò la famiglia reale insieme ai Baratheon. La principessa si sedette vicino alla madre e alla sua destra si accomodò il suo promesso sposo, in questo modo ebbero l’occasione di conoscersi meglio e scoprirono che entrambi adoravano il vino di Dorne, nonostante la maggior parte della gente lo trovasse troppo forte. I due risero e scherzarono insieme la maggior parte del tempo, sotto lo sguardo torvo di Elia, che pareva non approvare, e quello preoccupato di Lyanna.
Al termine del banchetto, un menestrello si mise a suonare e a cantare per loro e sia la sua musica che la sua e voce piacquero molto ai presenti. Seguirono altri intrattenimenti che divertirono sempre il sovrano e i suoi ospiti. I festeggiamenti finirono che ormai era notte inoltrata e, prima di lasciare la stanza, Visenya si rivolse a Jon con un dolce sorriso dipinto sul viso. 
«Vi prego di accettare questo mio fazzoletto come mio favore per le due giostre a cui parteciperete domani» disse tirando fuori da una tasca del vestito un fazzoletto bianco con sopra ricamate con filo rosso le sue iniziali. L’altro arrossì leggermente e prese il suo dono. 
«Sarà un onore per me, principessa Visenya» esclamò timidamente.
Il sorriso della ragazza si fece più luminoso,
felicissima che avesse accettato.
«S
pero che vinciate voi, Jon» augurò, seppure sospettasse che non fosse proprio giusto da parte sua dirlo, poiché anche suo fratello avrebbe partecipato alle ultime gare. 
«Lo spero anch’io, principessa. Se vinco sarete voi la mia Regina dell’Amore e della Bellezza» dichiarò il giovane facendola arrossire. 
«Visenya, devi andare a dormire» la voce di sua madre la fece girare e annuì leggermente. 
«Va bene, madre» disse con tono triste.
Si voltò
verso il suo promesso sposo che prese la sua mano e la sfiorò con le labbra, facendole il bacia mano. A quel punto furono costretti a separarsi e si allontanò diretta alla sua camera da letto. 
Quando entrò si diresse verso il suo letto e tirò i lacci del suo vestito stava per rimuovere la preziosa seta colorata e lasciare così nudo il suo corpo esile, quando sentì bussare. Sorpresa, puntò il suo sguardo verso la porta.
“Chi potrà mai essere? Avevo detto a Margaret che poteva riposarsi stasera e che mi sarei arrangiata” ragionò confusa, mentre raggiungeva la porta. Quando l’aprì rimase stupefatta e i suoi occhi si spalancarono nel vedere Lyanna Stark in piedi davanti a lei. 
«Buonasera, principessa Visenya, vorrei parlarv disse seria.
La ragazza
lasciò passare la lady, che varcò la soglia della sua camera e si guardò attorno per qualche secondo.
«Sentiamo, cosa posso fare per voi si rivolse alla sua ospita inaspettata, dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
La
donna si voltò e incrociò le braccia all’altezza del petto. 
«Mi dispiace, principessa, ma temo che non potrete sposarvi, o almeno non con mio figlio» affermò con tono un deciso che non ammetteva contestazioni. Visenya scosse la testa, sorpresa e confusa
«Cosa?! Perché dite così? Vostro marito ha cambiato idea? Credevo che avesse accettato la proposta» osservò agitata.
Lyanna tirò un sospiro e abbassò le braccia
, poi le posò una mano su una spalla stringendogliela leggermente. 
«No, lui non ha cambiato idea. Tuttavia questo matrimonio non potrà essere celebrato» spiegò all’altra che continuava a fissarla con la bocca spalancata e incapace di proferire parola.«Sarà vostro padre a spiegarvi le ragioni, forse. Non penso sia compito mio farlo.»Dopo quelle enigmatiche parole, Lyanna la strinse forte a sé, lasciandola ancora più disorientata. L’abbraccio non durò molto: dopo solo pochi secondi la lady si staccò bruscamente da lei.«Buonanotte» le augurò poi uscendo fuori dalla stanza.
La
mente della Targaryen era invasa da mille domande. Si sentiva confusa e pure un po’ ferita. 

La mattina dopo

Come da programma, la mattina del giorno seguente si sarebbero tenute le ultime giostre e la gente faceva scommesse su chi avrebbe vinto. Scommettevano per lo più sulla vittoria del principe Aegon o su quella di Jon Baratheon, evidentemente venivano considerati i cavalieri migliori. 
Nella prima giostra si scontrarono Aegon e Loras Tyrell. Visenya sapeva che il Cavaliere dei Fiori era un avversario molto in gamba e difficile da disarcionare. Infatti suo fratello fece un bel capitombolo... Tuttavia non fu nulla di grave, siccome si drizzò subito in piedi. La bruna immaginò che la sua autostima dovesse essere rimasta ferita seriamente dopo quello scontro, ma lo vide sorridere e stringere la mano a Loras senza alcun rancore. Questo la rese decisamente felice. 
La seconda giostra avrebbe visto come protagonisti Jon Baratheon e ser Jaime Lannister.
Il bruno riuscì a disarcionare l’avversario senza fargli troppo male. Però, a causa della caduta, l’elmo a forma di testa di leone che il Lannister indossava rimase deformato e l’uomo non riusciva più a toglierlo. Jaime venne quindi accompagnato da un fabbro che l’avrebbe aiutato a levarselo. Dall’espressione sul viso di Jon, quando si tolse il suo di elmo, Visenya capì che era dispiaciuto per quanto accaduto. 
Ora, terminate le prima due giostre, non resta che quella finale dove avrebbero partecipato quindi Loras e Jon.
I due si sistemarono sui loro cavalli e indossarono gli elmi prima di
lanciarsi al galoppo l’uno verso l’altro. La punta dell’arma del Baratheon colpì l’altro ad un braccio, però il Tyrell rimase saldamente in sella e gli restituì il colpo, prendendolo allo stomaco. Per poc Jon non perse l’equilibrio, ma all’ultimò riuscì a restare in sella, così e furono costretti a ripetere la giostra dall’inizio. Questa volta si concluse con una rovinosa caduta da parte di Loras, tuttavia pure lui si drizzò subito in piedi e, come se nulla fosse, sorrise stringendo la mano a Jon e tirandogli perfino una pacca sulla schiena, forse, in segno di affetto. 
Un servo raggiunse di corsa il cervo con in mano un cuscino blu su cui sopra svettava la magnifica ghirlanda di fiori che il nobile avrebbe dovuto destinare ad una delle fanciulle presenti. La sua fidanzata si aggrappò con trepidazione alla sedia, vedendolo fermare il cavallo dinanzi al palco reale, e, quando il ragazzo allungò la mano con cui stringeva la ghirlanda verso di lei, ebbe come un sussulto e le sue dita strinsero ancora più forte i braccioli. 
«Incorono voi, principessa Visenya Targaryen, Regina dell’Amore e della Bellezza.»
Q
uando, ventidue anni circa prima, suo padre fece lo stesso con la Stark un silenzio glaciale era caduto su tutta la folla. Questa volta, invece, la maggior parte dei presenti sorrideva e attendeva con impazienza la reazione della bruna, che era rimasta come pietrificata, incerta su cosa fare. 
“Sua madre non deve avergli detto nulla e magari non ha ancora parlato con mio padre.”
I
suoi occhi viola allora fissarono Lyanna, che la stava guardando attentamente, e, dopo un istante, la vide scuotere leggermente la testa, in modo, quasi, impercettibile. Quindi la fanciulla si drizzò in piedi e si avvicinò a Jon con un sorriso forzato, sebbene sembrasse alquanto sincero, poi prese la ghirlanda che le porgeva e la indossò.
«G
razie, Jon Baratheon.»disse dolcemente.
Un
applauso si sollevò dalla folla e qualcuno urlò addirittura. Alla fine la dragonessa aveva deciso di lasciarsi guidare dal proprio cuore, sperando di fare la scelta giusta. Jon prese il suo viso tra le mani e la baciò sotto lo sguardo contrariato delle loro rispettive madri.
Il peggio doveva ancora arrivare per la bruna. Quella sera, infatti, venne fatta chiamare da suo padre e, immaginando già cosa volesse dirle, camminò verso la sua stanza come un’anima in pena e il capo chino.
Arrivata davanti alla porta, fece per bussare, ma una voce maschile la fermò e la ragazza avvertì la stretta di una mano attorno al suo braccio. Si girò per vedere suo zio Viserys che la fissava con i suoi occhi freddi e un ghigno dipinto sul viso che la fecero rabbrividire.
«Guarda chi c’è: la mia nipotina preferita.»
Il
suo modo di fare le piaceva quanto il suo sorriso, così lo fulminò con lo sguardo.
«Lasciami andare, zio!» protestò, liberandosi subito della sua presa. Fortunatamente, proprio in quel momento, si aprì la porta della camera del re, che uscì fuori e guardò male pure lui il fratello minore.
«Viserys, sparisci immediatamente!» strillò con un tono che non ammetteva repliche.
L’altro annuì, seppure si
vedesse chiaramente che non fosse per nulla felice di obbedire agli ordini, e si allontanò lungo il corridoio per poi girare l’angolo pochi metri dopo.
«Mi dispiace Visenya, ma lo sai com’è
fatto» osservò con tono mortificato e le fece poi segno di entrare.
L
a giovane varcò la soglia della porta. 
«Cosa volevate dirmi padre?» chiese, nonostante temesse di saperlo.
L
ui chiuse la porta e poi le indicò il letto a baldacchino presente nella camera dalle coperte e le tende rosso rubino. Si sedettero sopra di esso e la figlia non poté fare a meno di notare che fosse piuttosto nervoso.

Sembra decisamente agitato, magari anche per lui è difficile questa situazione” pensò un po’ dispiaciuta per l’uomo, che tirò un sospiro e si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio sinistro prima di parlare.
«Mi dispiace, ma temo che sarò costretto ad annullare le tue nozze con Jon Baratheon» disse infine.
La giovane
rimase in silenzio, non sapendo se dovesse mostrarsi stupita o riferirgli della sua conversazione con Lyanna. Scelse la prima ipotesi.
«Perché esclamò, cercando di fingersi il più sorpresa possibile.
L’altro la guardò con aria mortificata e le mise una mano sulla spalla
, stringendogliela leggermente.
«Mi dispiace, Visenya, però è meglio così. Non chiedermi perché, non te lo posso dire» rispose. «Ho parlato con tua madre ed è d’accordo. Tra circa una settimana partirai per il Nord» la informò drizzandosi in piedi.
A
quel punto, lei lo fissò sinceramente scioccata e si alzò a sua volta
«Al Nord chiese sgranando gli occhi.
«Sposerai Robb Stark, il primogenito di Lord Eddard Stark e sua moglie lady Catelyn
Visenya
aveva sentito parlare bene pure dell’erede di Eddard... Però non era lui che voleva sposare, così iniziò a scuotere la testa, pronta a ribattere.
«No, padre, vi prego» supplico disperata, ma lui non la stette a sentire.
«Mi dispiace, figlia mia» iniziò a dirle, afferrandola per le braccia e scuotendola piano «ma credimi, non c’è altra soluzione.»
A quelle parole, la ragazza
scoppiò in lacrime e si precipitò nella sua camera.
Una
volta lì, si buttò sul letto e passò il resto della sera e della notte piangendo finché, verso l’alba, non finì per addormentarsi.

   
 
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