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Autore: Signorina Granger    23/08/2017    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
E’ passato così tanto tempo dalle Guerre che ormai Lord Voldemort e Tom Riddle sono nomi che si trovano solo negli archivi del Ministero, della Gazzetta del Profeta o nei libri della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Le distinzioni tra Purosangue e non sono finalmente cessate, ormai quelle famiglie che si davano tanta importanza per la purezza della loro stirpe non esistono quasi più nell’universo magico inglese.
I maghi hanno forse finalmente iniziato a guardare i Babbani con maggiore interesse, qualcuno ha persino pensato di unire scienza e magia, dando così vita alla Dollhouse, un’associazione segreta nascosta dietro ad una facciata di esperimenti, che seleziona giovani maghi e combinando le due forze ne resetta le menti: dimenticano chi sono, il loro nome, il loro passato. La loro personalità viene cancellata e reimpostata perché siano al completo servizio dell’associazione: sono solo bambole in mano a dei burattinai, addestrati e pronti ad eseguire qualsiasi ordine.
A qualunque prezzo.
- La storia prende ispirazione dalla serie “Dollhouse”
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Dollhouse



Epilogo


 
Chiuse lo sportello del taxi che l’aveva accompagnata da Londra a casa sua con le mani quasi tremanti, osservando l’edificio che le stava davanti quasi stentando a credere di essere arrivata.
Non vedeva quel posto dalle vacanze di natale dell’ultimo anno di scuola… erano passati più di due anni.
 
Keller deglutì, muovendo qualche passo avanti per raggiungere il vialetto di ghiaia che l’avrebbe portata dritta alla porta d’ingresso, chiedendosi come sarebbe stato rivedere e riabbracciare la sua famiglia, i suoi genitori e i suoi fratelli.
La risposta non tardò ad arrivare, visto che non era nemmeno arrivata alla cassetta della posta quando la porta d’ingresso si spalancò e una donna decisamente familiare comparve nella sua visuale, sorridendole:
 
“Keller!”
“Mamma…”    La ragazza sorrise, avvicinandosi alla madre che la raggiunse praticamente di corsa per poi stringerla in un abbraccio, mettendole una mano tra i capelli mentre piangeva silenziosamente.
“Mi sei mancata mamma…”
“Tesoro, anche tu. Anche se per due anni non ho ricordato nemmeno di aver avuto una sesta, meravigliosa figlia.”
 
Madison Reynolds sorrise alla figlia, gli occhi ancora lucidi mentre anche suo padre le raggiungeva, sorridendo alla figlia minore prima di abbracciarla:
“Cucciola… stai bene?”
“Benissimo. Adesso posso finalmente dirlo. Dove sono i ragazzi?”
 
Poco dopo venne raggiunta e abbracciata da tutti i suoi fratelli: Zane, di ormai 28 anni, Lucas, Amy e persino sua sorella Clare con cui aveva avuto un rapporto leggermente conflittuale.
 
West?”
Keller si rivolse alla madre con tono quasi speranzoso, morendo dalla voglia di abbracciare il suo fratello preferito, nonché ex compagno di giochi, di guai e praticamente migliore amico.
 
La donna sorrise, accennando con il capo alla porta dove, in effetti, Keller non si era accorta si era fermato suo fratello, osservando la scena con sguardo quasi vacuo.
“Beh? Non mi vieni a salutare?”
“Keller…”
Un sorriso si fece largo sul volto del ragazzo, che dopo aver esitato raggiunse genitori e fratelli per abbracciare la sorella minore.
“Non mi ricordavo di te, ma mi sei mancata lo stesso.”
“Anche tu fratellino, anche tu.”
 
*

 
“Cecil!”
Cecil Krueger non ebbe nemmeno il tempo di dire, fare o pensare niente: si era Materializzato nel grande giardino della tenuta della sua famiglia, a pochi metri dall’ingresso del maniero, e sua madre gli era corsa incontro per soffocarlo con un abbraccio.
 
“Ciao mamma…”
Il ragazzo sorrise, ricambiando l’abbraccio mentre la donna gli accarezzava il viso, quasi a volersi assicurare che fosse realmente davanti a lei mentre lo guardava con gli occhi lucidi:
“Sei diventato più alto di me… sei cresciuto tantissimo.”
“Non ci vediamo da tre anni, da prima del mio ultimo anno. Vi sono mancato?”
 
“Se penso che ti hanno tolto due interi anni di vita… se penso che ti hanno tolto dalla mia testa. Li farei a fette, se potessi!”
“Non è il caso, lascia perdere… mi sei mancata. Sundance come sta?”
“Bene, ci siamo presi cura di lui in tua assenza, forse non ti riconoscerà neanche.”
 
La donna gli sorrise, guardandolo con affetto senza riuscire a trattenere le lacrime mentre una terza figura si avvicinava al duo quasi di corsa, stringendo figlio e moglie contemporaneamente in un abbraccio.
“Ah, ciao papà…”
 
Con la coda dell’occhio Cecil scorse anche la familiare, anche se leggermente cambiata dopo i tre anni di separazione, figura di suo fratello maggiore Dominic.
 
“Ciao Dom. Non mi vieni a salutare?”
 
Cecil inarcò un sopracciglio nel rivolgersi al fratello, che stava seguendo la scena quasi imbambolato, come se non riuscisse a credere di avere quello spettacolo davanti agli occhi. Ma alle parole del fratello si riscosse, avvicinandoglisi e abbracciandolo con slancio, dandogli una pacca sulla schiena e stringendolo in un modo che Cecil nemmeno ricordava di aver mai provato.
 
“E’ bello vederti.”
“Anche per me… ma non mi fermo a lungo, temo.”     Cecil sorrise, sciogliendo l’abbraccio con il fratello mentre sia Dominic che i genitori lo guardavano con gli occhi fuori dalle orbite:
 
“No?”
“No mamma… muoio dalla voglia di fare una passeggiata a cavallo, di vedere la mia camera e fare una dormita nel mio letto… e anche di sentire che cosa mi sono perso in questi due anni, ma a breve parto. Ho una visita a New York da fare.”

 
*

 
Sentendo suonare il campanello Erin era andata ad aprire certa che fosse una visita per i suoi genitori o magari l’ennesimo giornalista che la supplicava di concedere un’intervista dopo che la storia della Dollhouse era trapelata con il processo di Cecily DeWitt, la sua condanna e la sua pena di 10 anni.
Invece aprendo la porta la bionda rimase letteralmente di stucco, trovandosi davanti una persona che conosceva piuttosto bene – o almeno in parte – ma che probabilmente non avrebbe nemmeno pensato di rivedere dopo la conclusione del processo a cui entrambi avevano testimoniato.
 
“Ciao, Erin.”
Echo – Julian, si corresse subito mentalmente – le rivolse un sorriso cordiale che mai gli aveva visto sul volto in ben due anni, mentre l’ex Guardiana continuava a guardarlo con sommo stupore:
“Ciao… che ci fai qui?”
“Sono riuscito a trovare il tuo indirizzo e ti volevo salutare… posso entrare?”
“… certo, scusa.”
 
La ragazza si spostò dalla soglia per farlo passare e pochi minuti dopo erano seduti uno di fronte all’altra sulla terrazza, due bicchieri di thè ghiacciato davanti mentre il Sole batteva sulle loro teste.
 
“Allora… come stai? Hai rivisto la tua famiglia, immagino.”
“Sì, è stato strano, ma non vedevo l’ora di rivedere i miei genitori e la mia sorellina.”
“Hai una sorellina?”
“Sì, ormai ha 15 anni.”
 
Erin annuì, faticando ad immaginare Echo in versione fratello maggiore… era strano, aveva davanti una persona che le era molto familiare, ma non era neanche più la stessa.
 
“Come mai sei qui, Ec- Julian.”
“Non c’è problema, non fa niente, è comprensibile confondersi con il nome… Comunque credo di volermi quasi “scusare” con te, so di non essere stato molto simpatico quando ero il tuo Attivo. Ma credimi, sono una persona molto diversa.”
“Sì, così mi hanno detto. Non preoccuparti, nemmeno io sono un tipo facile… e poi infondo discutere con te era diventato divertente, anche se eri un gran rompipalle.”
 
Erin gli sorrise amabilmente e Julian annuì, non riuscendo a ricambiare:
“Sì, lo so… Ma fidati, con la mia vera personalità sono a dir poco adorabile. Secondo me mi adoreresti e potremmo diventare grandi amici, Erin LaFont.”
“Dici? Io non penso proprio.”
Secondo me invece sì.”
 
*
 
 
“Stai pensando a lui? Anzi, mi chiedo a chi dei due, a questo punto.”
 
Nicholas Bennet, appoggiato allo stipite della porta della camera di sua sorella, sorrise mentre teneva gli occhi chiari fissi su Kate, seduta sulla finestra per leggere con lo sguardo puntato sull’oceano e le gambe stese, sollevate con i piedi nudi appoggiati alla parete.
 
“Non hai idea della confusione che ho passato, Nick.”
“Davvero? Che “hai passato”? Quindi ora l’hai risolta? Kate… so che eri arrabbiata con Seth, ma è passato quasi un mese. Sono sicuro che si sta crogiolando nella sofferenza, di certo si è davvero pentito. Quanto a Carter… vi siete chiariti quando sei tornata in te, certo, ma anche lui prova qualcosa per te.”
 
“Non lo so Nick… forse amava Juliet, ma Kate? Potrebbe amare Kate? Non siamo la stessa persona Nick, tu lo sai bene.”
“Lo so. Ma so anche che ormai non potrai mai essere esattamente la stessa Kate di prima, ci sarà sempre qualcosa di te che richiamerà Juliet. E forse è un bene… devi decidere tu sorellina, io voglio solo che tu sia felice, finalmente. Nessuno dei due merita di essere lasciato con il fiato sospeso, credo.”
 
“Quando ero nella Casa… provavo davvero qualcosa per Carter. Ma non so se è così anche ora, anche se quando l’ho visto durante il Processo qualcosa ho sentito, senza dubbio. E a scuola provavo qualcosa per Seth, ma oltre a quello che ha fatto sono passati due anni, siamo entrambi cambiati, potremmo stare ancora bene insieme? Oddio, è strano parlarne con te, forse dovrei chiamare Keller o Erin.”
Perché, non vado bene come consulente sentimentale?”
“Sei mio fratello maggiore, non posso parlare di ragazzi con te, anche perché li conosci tutti e due!”
 
“Come vuoi, io ti dico solo questo: so che infondo hai scelto, Kate. Sai chi e cosa vuoi, ne sono sicuro. Perciò fai come hai sempre fatto, vai a prendertelo.”

 
*

 
“Rosieee!”
“Che c’è?”
Vieni di sotto, c’è un ragazzo molto alto che chiede di te!”
 
Al sentire le parole della madre Rose quasi scattò in piedi, correndo fuori dalla sua camera per gettarsi sulle scale, sperando che Hooland non si fosse ancora imbattuto nei suoi fratelli.
 
“Quindi… alla fine state insieme.”
“Già.”     Hooland si sforzò di sorridere mentre era seduto sul divano, con tre ragazzi di fronte. Aveva conosciuto di sfuggita i tre fratelli maschi di Rose a scuola, ma non li vedeva da parecchio… e al tempo ovviamente loro non stavano insieme.
 
I gemelli, che si erano appena Diplomati, lo scrutarono con aria torva insieme al fratello Renan di 16:
“Il suo ultimo ragazzo non ci piaceva granché.”
“Oh, nemmeno a me, abbiamo qualcosa in comune.”
 
Hooland sorrise e i volti di Robert e Rickon si rilassarono leggermente, proprio mentre una Rose sorridente spuntava nel salotto:
“Hool! VOI TRE, lo state spaventando? Fuori.”
“Rose, solo perché sei la maggiore…”
“Uno, due e tre. Fuori dai piedi!”
 
Il tono fermo della ragazza quasi lasciò di stucco Hooland, che si ritrovò a guardare i tre, tutti il doppio della sorella praticamente, uscire in fila indiana dalla stanza a capo chino.
La ragazza si rivolse poi a lui, sorridendogli con dolcezza mentre si avvicinava per sedersi accanto a lui:
 
“Ciao… Perché non mi hai detto che passavi, ti avrei messo in guardia dai miei fratelli!”
“Dopo Craig è normale che siano un po’ protettivi Rosie. Ma non preoccuparti, ho già conquistato tua madre.”
“Oh, non avevo dubbi a riguardo…”
 
“Roose! Mi aiuti a fare i compiti? Oh, ciao!”
 
Una ragazzina bionda e dagli occhi azzurri fece capolino nella stanza, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga al loro ospite:
“Dopo Roxy, ora sono impegnata… Hool, ti ricordi di mia sorella Roxanne? Era al primo anno quando noi eravamo all’ultimo, ora ha finito il terzo.”
“Ma certo, ciao Roxanne! Sei cresciuta parecchio. In che Casa sei?”
“Grifondoro. Beh, è stato bello vederti, ma vi lascio soli… ci vediamo dopo!”
 
Roxanne sfoggiò un sorrisetto prima di defilarsi ridacchiando, e Rose si affrettò a proporre al ragazzo di andare a fare una passeggiata a cavallo, giusto per evitare di incontrare i suoi numerosi fratelli.
I due erano però appena usciti di casa quando una bambina, con addosso dei minuscoli stivaletti e una piccola salopette, li raggiunse con un gran sorriso stampato sul volto, rivolgendosi subito ad Hooland con aria allegra:
“Ciao, io sono Ruby!”
“Ciao Ruby, tua sorella mi ha parlato tanto di te, tu devi essere quella bella… Io sono Hool.”
Hooland sorrise, stringendo delicatamente la mano che la bambina di nove anni gli porgeva, osservandolo con i vivaci occhi azzurri luccicanti:
 
“Sei il fidanzato di Rose?”
“Ruby, vai dentro da Roxy, io vado a fare una passeggiata… ma perché sono tutti così interessati alla tua vita privata?”
Tesoro non è questo, è che io ispiro simpatia e vogliono tutti conoscermi…”
 
*
 
 
“Rose, ti dico di no. No, non esco. No, sto qui a guardare Scandal con mia sorella e poi mangio dei cookies. Sì, ho indosso le pantofole fluffy a forma di coniglio, avevi ragione, sono comodissime… Sì, ti richiamo. No, non ho più parlato con Foxtrot. No, non lo vado a cercare. Sì, ti voglio bene. Salutami Hool!”
 
Nel momento stesso in cui pose fine alla chiamata Isla sospirò, lasciandosi cadere sul suo letto da una piazza e mezza e abbandonando il telefono sul copriletto, felice di poter almeno sentire Rose molto spesso grazie ai telefoni.
Essere entrambe Mezzosangue era una fortuna, a conti fatti.
 
L’americana puntò gli occhi castani sul vetro della finestra, osservando distrattamente l’Empire State Building. Si stava chiedendo a quale puntata di Scandal fosse arrivata – chiedendosi anche perché la sua esistenza fosse diventata tanto triste da non avere voglia di fare assolutamente niente – quando sua sorella aprì la porta della sua camera, facendo capolino nella stanza:
 
“Isla, vieni di sotto, hai una visita… E ti consiglio di renderti presentabile, perché non è niente male.”
“Non mi interessa.”
Isla sbuffò, rotolando su se stessa e affondando il viso nel suo cuscino mentre Olivia sbuffava, borbottando quanto fosse senza speranza:
 
“Che ti è successo in Inghilterra, non ti riconosco più! Si direbbe che tu stai soffrendo pene d’amore…”
“Non ne voglio parlare.”
“Come ti pare, ma scendi comunque… io ora esco, ci vediamo dopo, dobbiamo vedere la terza di Scandal.”
 
“…”
“SEI ANDATA AVANTI SENZA DI ME?”
“Scusa, mi annoiavo…”
Isla rotolò nuovamente su se stessa per rivolgerle un sorriso carico di scuse, mentre Olivia sbuffava e borbottava un mezzo insulto prima di sparire, uscendo dalla sua camera.
A quel punto alla Wampus non restò che alzarsi, fregandosene del proprio aspetto e preoccupandosi solo di sfilarsi le pantofole fluffy prima di uscire dalla stanza, chiedendosi chi avesse disturbato la sua quiete.
L’attico era deserto, sua madre e suo padre erano al lavoro, suo fratello in vacanza e sua sorella a quanto pare stava per uscire… quando Isla scese al piano terra si guardò intorno in cerca di un qualche ospite, e quando i suoi occhi castani si posarono sul tavolo di vetro dove mangiavano perse più di un battito:
 
Merda
 
C’era Foxtrot. O Cecil, il concetto era quello. La ragazza si immobilizzò, stentando a crederci e chiedendosi se non potesse correre a nascondersi sotto al letto o dentro l’armadio mentre il ragazzo ancora non si era accorto di lei, impegnato a tamburellare le dita sul tavolo con impazienza mentre osservava il panorama dalla grande finestra che aveva di fronte.
 
Forse però si sentì osservato, perché si voltò verso di lei prima di darle il tempo di darsi alla fuga, come aveva fatto qualche settimana prima.
Le labbra del ragazzo si stesero subito in un sorriso e, disgraziatamente, Isla seppe di non poter più scappare visto che le sue gambe erano appena diventate di gommapiuma, dinanzi a quel gesto:
“Isla… è bello vederti, finalmente.”
“Ciao. Che ci fai qui?”
 
“Beh… visto che sei scappata prima che mi svegliassi, ho pensato di passare per salutarti e chiarire come stanno le cose.”
Isla scese lentamente gli ultimi gradini che le restavano, avvicinandoglisi con leggera titubanza per poi sedersi accanto a lui. Si chiese come avesse avuto il suo indirizzo e poi maledisse mentalmente Rose:
 
Maledetta, ecco perché mi ha chiesto l’indirizzo per scrivermi! Non ci si può fidare nemmeno delle persone dolci come lei ormai!
 
“Insomma… sei andata via subito, non mi hai nemmeno dato il tempo di dirti come stanno le cose ora che sono tornato in me, Cecil.”
 
Bene, ora mi dirà che con la sua personalità originaria mi trova una rompipalle cronica, magari anche cessa…
Isla rimase impassibile e in silenzio mentre invece Cecil aveva abbassato lo sguardo, quasi come se fosse a disagio.
 
Isla aveva appoggiato entrambe le mani sul ripiano di vetro del tavolo e Cecil ci fece cadere sopra gli occhi castani, trattenendosi dall’allungare le sue per prenderle, come aveva cercato di fare giorni prima al San Mungo, quando era ancora Foxtrot.
“Insomma… vorrei capire perché sei andata via. Pensi che ora che non sono più Foxtrot non possa piacerti più?”
“Come?”
“Mi ci sto arrovellando da settimane, Isla… non capisco perché te ne sai andata di corsa.”
 
Cecil sollevò lo sguardo per guardarla negli occhi e una specie di voragine inghiottì stomaco, fegato e quant’altro della ragazza quando si rese conto di quanto l’avesse fatto stare male, in quel momento le sembrava quasi un cucciolo ferito.
 
“Io… Veramente pensavo… Avevo paura che ti saresti svegliato come Cecil, che ti saresti ricordato della tua vita, magari di avere anche una ragazza per quel che ne sapevo io… Insomma, avevo paura che ti saresti svegliato e non ti sarei più piaciuta, ecco.”
“Davvero?”
 
Cecil la guardò con una punta di perplessità prima di rilassare il volto in un sorriso, mettendo finalmente una mano sulla sua. E questa volta, con suo gran sollievo, lei non si ritrasse.
“Isla… per essere molto intelligente sei stata davvero stupida. Ok, sono sincero, non so se mi sarei preso una colossale cotta per te se ci fossimo conosciuti tre anni fa… ma anche se sono tornato ad essere Cecil, mia piccola yankee, ci sarà sempre un po’ di Fox in me. Sono ancora, in parte, il ragazzo che hai conosciuto nella Dollhouse e che ti piaceva. E ti assicuro che provo qualcosa per te anche oggi, se non mi credi fruga nella mia mente.”
 
Cecil sollevò la mano della ragazza, baciandone il dorso mentre Isla lo guardava con gli occhi scuri carichi di stupore e un’ombra di sorriso sul volto nel rendersi conto che aveva ragione, non le stava mentendo.
 
“Perciò… se vuoi ancora stare con me io sono qui, Isla. Sono venuto fin qui per prendermi ciò che voglio e non accetterò facilmente un no, voglio che tu sappia che se adesso mi dovessi rifiutare potresti trovarmi appostato fuori dal palazzo nei prossimi giorni.”
Senza riuscire a trattenersi Isla rise appena, guardandolo sorriderle quasi con aria speranzosa:
 
“Io… Adoravo Foxtrot. E credo di morire dalla voglia di conoscere anche Cecil.”
“Sono ancora il tuo Fox Isla, lo sarò sempre. Quindi… posso baciarti adesso? Perché dopo tutto questo tempo per me è davvero difficile starti vicino senza toccarti, Isla.”
 
Di fronte al tono quasi grave del ragazzo Isla annuì, sorridendo mentre Cecil la imitava con sollievo prima di alzarsi, chinandosi su di lei per baciarla con passione, staccandosi di tanto in tanto per dirle parole sconnesse mentre le accarezzava i capelli:
“Grazie al cielo… sai che avevo quasi paura che fossi tornata col tuo ex?”
“Credo che lui un pensierino ce l’abbia fatto, l’ho visto poco tempo fa…”
“Pensierino un cavolo, che si metta in fila. Anzi, nessuna fila, sei mia e basta.”
 
Isla si lasciò sfuggire una piccola risata ma Cecil non la imitò, restando perfettamente serio:
“Guarda che non sto scherzando… Mi sei mancata, passerotto.”   Il ragazzo si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di sollievo mentre chiudeva gli occhi, appoggiando la fronte contro quella di lei e parlando a bassa voce, ad un soffio dalle sue labbra.
“Anche tu Fox. Posso chiamarti così?”
“Certo. E comunque, piccola yankeevorrei farti notare che hai ancora il pigiama con le volpi.”
 
*
 
 
Steso sul letto, teneva un quaderno bianco che aveva iniziato ad usare come blocco da disegno in mano mentre ci tracciava pigramente delle linee sopra, sovrappensiero.
Quando, ancora una volta, si rese conto di CHI stesse ritraendo sbuffò sonoramente, lanciando con un gesto secco il quaderno oltre il letto, dall’altra parte della stanza.
Seth Redclaw abbandonò il capo sul cuscino, fissando lo sguardo sul soffitto bianco della stanza.
 
Da quando aveva lasciato il Sa Mungo, tre settimane prima, era tornato dallo zio paterno e aveva accettato di vivere con lui in attesa di sistemarsi da solo. In effetti il processo aveva garantito a lui e a tutti gli Attivi una somma di denaro non indifferente come “risarcimento”, ma Seth non l’aveva nemmeno toccata, anzi per il momento non aveva nemmeno voglia di mettersi a cercare una casa, non era del tutto sicuro che vivere da solo gli sarebbe piaciuto.
Non sapeva che cosa avrebbe fatto della sua vita… Alla fine del suo ultimo anno ci aveva pensato solo di sfuggita, troppo impegnato a prendere in considerazione la proposta della DeWitt. Ovviamente, come suo solito, aveva ottenuto voti altissimi ai M.A.G.O. e con la sua storia ormai di dominio pubblico trovare un lavoro al Ministero non sarebbe stato molto difficile… ma per il momento non aveva affatto le idee chiare su niente.
 
L’unica cosa di cui era certo era che gli mancava la sua famiglia, che avrebbe voluto riabbracciarla come tutti gli altri, e che avrebbe voluto avere Kate Bennet accanto a sé in quel momento. In un modo o nell’altro, lei riusciva sempre a far diventare tutto più semplice.
Aveva rivisto Rose e Hooland da quando il processo era finito e gli aveva fatto un immenso piacere vederli piuttosto felici e sorridenti, lei gli aveva detto che si sarebbe finalmente iscritta a Medimagia… se non altro, qualcuno di loro le idee chiare le aveva.
 
Kate, Kate, Kate
 
Chissà cosa stava facendo in quel momento, chissà dov’era. A casa con la sua famiglia? Non sapeva nemmeno se fosse tornata insieme a Carter.
Si erano incrociati un paio di volte durante il processo quando erano stati chiamati a testimoniare, lui aveva provato a parlarle ma lei aveva sempre cercato di evitarlo, trattandolo in modo piuttosto freddo e distaccato.
Si era detto di non infastidirla, di non starle addosso… e non l’aveva più vista, né sentita. Si era limitato a scrivere a Nicholas, una settimana prima, per chiedergli come stessero: lui aveva intenzione di finire il percorso all’Accademia e, a sentire il Serpeverde, sua sorella stava bene, solo aveva “molto a cui pensare”.
Non si era dilungato in spiegazioni, ma Seth aveva la netta sensazione che anche lui rientrasse in quel “molto”.
 
Ma magari aveva scelto di stare con Carter… ovviamente non gli faceva piacere, per niente, ma probabilmente avrebbe dovuto semplicemente accettarlo.
Si stava arrovellando sulla questione, immaginandoli insieme e mandandosi di conseguenza il sangue al cervello, quando qualcuno bussò alla porta e subito dopo suo zio comparve sulla soglia, rivolgendogli un sorrisetto:
“Seth, smettila di fare il lupo solitario… qui c’è una graziosa signorina che vuole vederti.”
 
Seth fece per dirgli che non gli interessava a meno che non si trattasse di Ginevra, Rose o al massimo Kate… fece per chiedere a suo zio se avesse detto come si chiamava ma l’uomo se l’era già squagliata, lasciando il suo posto ad una ragazza effettivamente molto familiare.
Il Grifondoro si sollevò, mettendosi lentamente a sedere sul letto senza riuscire a staccare gli occhi da Kate, che gli rivolse un lieve sorriso:
 
“Ciao. Posso entrare?”
“Certo… Entra pure.”
 
Seth annuì, cercando di formulare pensieri o frasi sensati nonostante il suo cervello fosse andato in tilt non appena l’aveva vista.
Kate si chiuse la porta alle spalle, facendo vagare lo sguardo nella stanza e immediatamente il ragazzo si pentì di aver lasciato le sue cose alla rinfusa, in particolare un sacco di disegni che la ritraevano.
 
La Corvonero fece per avvicinarglisi, fermandosi per raccogliere il suo quaderno finito sul pavimento e sorridendo appena nel vedere un suo ritratto.
Nessuno dei due disse niente, ma entrambi finirono col ripensare al loro primo bacio.
 
“Questo è vecchio?”
“No. Sei ancora il mio soggetto preferito, Kate. Siediti.”
La ragazza si sistemò sulla sedia sistemata davanti alla scrivania, esitando per un attimo prima di parlare mentre Seth continuava ad osservarla, chiedendosi perché fosse andata da lui.
 
“Allora… Perché sei qui?”
“Io… ci ho pensato, Seth. A quello che ti ho detto quando mi sono “svegliata”, a quello che è successo nella Casa e anche a come eravamo ad Hogwarts. Forse sono stata un po’ brusca, ma dopo averci riflettuto a mente lucida credo di capire perché non me l’hai detto, anche se avresti dovuto.”
“Davvero?”
“Davvero. Infondo forse è stato un bene che le cose siano andate così, per me eri davvero molto importante e non so come avrei fatto, passare due anni senza nemmeno ricordarmi di te… A Juliet Quebec piaceva, come ben sai, forse ho sempre saputo, infondo, che c’era qualcosa tra di noi.”
 
“Ero molto importante per te?”
“Sì. E lo sei anche ora…. Sono una persona un po’ diversa Seth, come credo anche tu, non penso sarò mai le stessa Kate che hai conosciuto ad Hogwarts. Ma i miei sentimenti per te non sono cambiati, ci ho riflettuto a lungo e ho capito che mi mancavi, sono venuta per scusarmi ma anche per dirti che, se mi vuoi ancora, io sono qui. Per te. Siamo entrambi diversi, ma possiamo… riprovarci.”
 
Di fronte a quella confessione Seth esitò, quasi stentando a crederci mentre Kate lo osservava di rimando con leggera titubanza, come se davvero temesse in un suo rifiuto. Ma un istante dopo, quando Seth si alzò dal letto per raggiungerla, inginocchiarsi di fronte a lei e baciarla con foga, dovette ricredersi.
 
Dopo qualche istante Seth si staccò, allontanando di qualche centimetro il viso dal suo per sorriderle, prendendole il volto tra le mani:
“E me lo chiedi anche? Certo che ti voglio, stupida… ti ho sempre voluta.”
Un sorriso si fece largo sul volto di Kate per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare prima di annullare nuovamente la distanza che li separava, appoggiando le labbra sulle sue.
Gli appoggiò una mano sul petto, all’altezza del cuore, prima di staccarsi di nuovo, guardandolo con un sopracciglio inarcato:
 
Batte così forte per me?”
Contrariamente alla prima volta in cui glie l’aveva chiesto Seth annuì, sorridendole prima di darle una risposta:
“Ci puoi scommettere, Katie.”
 
*


Camminava tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, sapendo perfettamente dove doveva andare mentre la sua mano stringeva delicatamente quella più piccola della figlia, che trotterellava accanto a lui senza dire una parola.
Diana parlò solo quando insieme al padre si fermò davanti alle due lapidi, alzando lo sguardo per posare gli occhi cerulei, così simili ai suoi, sul volto dell’uomo:
 
“Papy, è qui che c’è la mamma?”
“Sì… e anche la zia. Ti sarebbero piaciute tantissimo, Didi. E di sicuro ti avrebbero voluto molto bene.”
 
Joseph sorrise, accarezzando la nuca della figlia con affetto prima di voltarsi di nuovo verso le lapidi, sistemate una accanto all’altra: lì riposavano Melanie Richardson, morta a 19 anni, e Clare McClane in Richardson, morta a 29. Entrambe troppo presto.
 
Diana, senza dire niente, si avvicinò per sistemare i fiori prima sulla tomba della zia e poi su quella della madre, soffermandosi su quest’ultima per sfiorare la sua foto con le dita:
“Ciao mamma.”
 
Joseph inclinò le labbra in un sorriso, chinandosi per prendere la figlia in braccio senza dire niente, gli occhi fissi sulle due lapidi.
Per una volta era lì, finalmente sereno, e insieme a tutte le sue donne. 








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Angolo Autrice:

Ed eccoci anche alla conclusione di questa storia... mi auguro davvero che vi sia piaciuto, spero che ora Em smetterà di odiarmi e che chi sperava che Kate finisse con Carter non se la sia presa troppo.
Ovviamente un enorme grazie a chi ha partecipato alla storia, mandandomi questi fantastici OC: Shiori Lily Chiara, Phebe Junivers, Gin24,  victoria black, Fiamma Erin Gaunt, Ms Mary Santiago, blackwhite_swan, Sesilia Black e Kyem13_7_3. Grazie per aver partecipato e seguito la storia, è raro dover eliminare un solo personaggio quindi grazie per la presenza costante, spero davvero che vi sia piaciuta.
Inoltre, grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra Seguite, Preferite e Ricordate anche se non partecipavano.

Ora... come alcune di voi forse hanno già ipotizzato perchè mi seguono da tempo, ho deciso che per questa storia scriverò una Raccolta di OS, una per ogni coppia dove compariranno ovviamente anche gli altri OC.
La prima dovrebbe arrivare in fretta, quindi di certo ci sentiremo presto.

Un bacio,
Signorina Granger 

 
   
 
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