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Autore: Lunastorta98    23/08/2017    3 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La sera precedente non era stato affatto facile prendere sonno. Draugluin era stato incaricato di ospitare il nuovo possibile membro del branco in casa sua e questo, per Remus fu un sollievo, da un lato, ma per il giovane licantropo sembrava essere stata una scocciatura. Quando entrò nell’abitazione, il mago cominciò a guardarsi intorno, a contare quanti letti vi fossero per farsi un’idea di quanti dormissero lì. A lui venne dato un letto che sembrava non essere toccato da diverso tempo. Il mago si tolse la giacca e la appoggiò allo schienale di una sedia, riponendo poi anche il mantello da viaggio che aveva portato con sé. Tolse le scarpe e si sdraiò lentamente sul letto, incrociando le braccia dietro la testa e guardando in alto, verso il soffitto.

 

«Sai, Ettelen, essere chiamato “damerino” non è proprio una gran cosa qui, nel branco» disse il giovane lupo dopo essersi lanciato sul proprio letto, vicino a quello di Remus

«Per spostarsi comodamente da un posto all’altro è sempre meglio apparire come un umano… non pensi? Ho imparato a comportarmi in un certo modo ed è difficile evitare di farlo, una volta presa l’abitudine.»

 

Seguirono diversi istanti di silenzio, durante i quali Draugluin lo osservò attentamente, come a non volersi perdere un solo dettaglio della sua espressione. Evidentemente il buio non lo disturbava più di tanto, la sua vista doveva essere molto buona. Del resto anche Remus aveva sempre avuto una vista eccellente e, se lui fosse stato costretto a vivere in un branco, sicuramente l’avrebbe migliorata ulteriormente.

 

«Sembra che tu ti diverta. Nel senso… ti piace essere umano» disse non trattenendo un lieve cenno di… disgusto, pensò Remus

«È solo che è troppo tempo che vivo a contatto con loro. Per fortuna ho sentito di questo branco e di Fenrir» si costrinse a rispondere con sollievo

 

Il giovane lupo si mise seduto sul letto a gambe incrociate chiedendosi dove diamine fossero finiti gli altri. Era terribilmente noioso dover essere sempre lui a accogliere i nuovi arrivati e almeno desiderava avere un po’ di compagnia. Si alzò dal letto e andò alla finestra sbirciando fuori.

 

«Tu non dormi qui da solo, vero?» chiese Remus a un tratto «Aspettiamo qualcuno?»

«Si, in effetti. Ma ogni volta che c’è un nuovo arrivato mi lasciano solo» rispose appena più serio di quanto non si fosse mostrato fino ad allora 

«Non devi stare per forza qui, se non vuoi»

«Oh ci sono delle regole nel branco. Devo rispettarle»

 

Remus non capì esattamente a quali regole lui alludesse. Che ci fossero regole sul tipo di accoglienza da riservare ai lupi che giungono nel branco? Probabilmente era così, ma non ne vedeva alcuna possibile che costringesse un giovane licantropo a fare da guardia, solo.

 

«Come farò a sapere se sarò accettato nel branco o meno?»

«Domattina al tuo risveglio lo saprai»

«Si, ma… cosa dovrò fare?»

«Assolutamente nulla. Stiamo già decidendo»

 

L’espressione seria che Remus riuscì solo a percepire fu abbastanza per fargli cominciare a capire diverse cose: probabilmente lo stavano osservando e Draugluin serviva solo a tenerlo buono in casa così che tutti sapessero dove trovarlo. 

Si alzò lentamente dal letto e si chinò verso la giacca che aveva sulla sedia, scavò nella tasca e interna come per assicurarsi di avere con sé le  boccette dategli da Severus. Le prese dopo aver controllato che il ragazzo non guardasse e graffiò l’etichetta, così che non si potesse leggere che pozione fosse contenuta.

 

«Che fai?»

 

Alla domanda del ragazzo, Remus sobbalzò leggermente e ripose le boccette. Si mise dritto e sospirò leggermente. Tutte scuse per pensare a una risposta da dargli.

 

«Controllavo se avessi con me qualcosa da mangiare… purtroppo no» scosse le spalle e tornò a sdraiarsi.

 

Si stiracchiò stancamente e socchiuse gli occhi sentendo i movimenti del giovane lupo accanto a sé. Draugluin si sedette sulla sedia e lo guardò. 

 

«Niente cibo a quest’ora, dovrai aspettare la colazione»

«Se proprio devo…» si costrinse a dire in modo scocciato e osservò il giovane «In quanti siete qui dentro?»

«Dipende… almeno tre, sempre. Poi qualche volta viene qualcun altro»

 

Remus annuì, poi sbadigliò. Si girò su un fianco dando le spalle a Draugluin e, prima che se ne accorgesse, ai addormentò. La stanchezza gli era caduta addosso tutt’a un tratto e lui si era lasciato avvolgere dalle braccia di Morfeo senza troppe esitazioni. Magari si aspettava che il mattino dopo giungesse più velocemente.

Il licantropo si avvicinò e lo osservò. Vide che dormiva e, forse, avendo sentito un barlume di libertà, corse fuori dalla casa, facendo più silenzio possibile.

Fu una notte lunga e difficile per Remus: nonostante si fosse addormentato con facilità, il sonno non fu riposante. Sognò diverse cose, avvenimenti del passato e possibili immagini del futuro: non seppe scegliere quali furono i peggiori.

La mattina arrivò abbastanza in fretta e Remus si svegliò sentendosi come osservato. Aperti gli occhi, si mise a sedere quasi di scatto nel notare almeno una ventina di lupi intorno a lui. Fenrir era lì in prima linea che si avvicinava e poggiò una mano sul suo cuore. Così fecero anche altri lupi, poggiando la mano ovunque arrivassero: spalle, braccia, collo, testa, gambe e così via. Remus rimase immobile osservando a uno a uno i movimenti dei licantropi: il mago non poteva negare di provare un po’ di ansia e forse anche paura, ma rimase immobile e fermo lì sul letto. Si aspettava che qualcuno dicesse qualcosa, invece regnava il silenzio. Remus fece un respiro profondo e chiuse un momento gli occhi, rilassandosi (o provandoci). Se lo avessero voluto morto, non si sarebbero presi il disturbo di stare in silenzio a guardarlo. Anzi, realizzò solo allora che se lo avessero davvero voluto morto… non si sarebbe neppure risvegliato, quella mattina.

 

«Benvenuto nel branco» disse a un tratto Fenrir

  
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