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Autore: lunatique    24/08/2017    0 recensioni
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«Ora possiamo andare?» Carola che con la mente stava già gustando il suo succo di ananas sotto i raggi del sole.
Eva annuì e si girò, iniziando ad incamminarsi verso il loro ombrellone.
«Non sei così tanto mezza sega, però!»
Una voce maschile urlò, costringendola a rigirarsi.
«Dubiti troppo delle mie doti!»
In risposta ricevette una risata cristallina, «Io sono Diego comunque, Diego Carisi!»
«Eva De Cesari!» E proseguì per la sua strada, scomparendo tra la gente.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Macchesseimatta? 

02 Luglio 2017, ore 9:20, da qualche parte in Abruzzo
 
 
«Che differenza c’è tra latte scremato e latte intero?» Carola guardò dubbiosa le due bottiglie che teneva in mano mente una piccola rughetta le se andava a formare tra le sopracciglia inarcate.
«Scremato? Perché solitamente ha la crema?» Eva si avvicinò incuriosita all’amica, portandosi dietro il carrello della spesa ancora tutto da riempire.
«Li prendiamo entrambi» alzò le spalle la prima, buttandole in maniera poco raffinata nel carrello.
Avevano deciso che andare a fare spesa fosse una priorità quando, quella mattina, al momento di fare colazione alla rossa quasi non venne una crisi isterica.
 
«Carola!» Urlò Eva, come se un serial killer le stesse puntando una pistola contro. L’amica, spaventata ed ancora con lo spazzolino in bocca, scese giù dalle scale e raggiunse la cucina a grandi falcate.
«Che succede?!»
«Non abbiamo i cereali.»
Carola era sicura che se solo avesse avuto una mazza a portata di mano in quel momento ci avrebbe fatto le polpette con la sua amica; ma purtroppo i sogni non sempre si avverano.
«Bevi il latte senza, allora.»
Non l’avesse mai detto.
«Macchesseimatta?!» La rossa strabuzzò gli occhi, tirando fuori un accento degno dei peggior coatti del Quarticciolo. «Non se ne parla proprio, oggi io e te usciamo a fare spesa.»
 
Ed ora eccole lì, in un supermercato a qualche minuto da casa loro a discutere su quale latte comprare e quale detersivo per piatti fosse più buono – alla fine optarono saggiamente per il più economico, tanto di detersivi non ne capivano nulla –.
Mentre proseguivano il loro giro tra gli scaffali e raccoglievano le ultime cose, Eva urtò per sbaglio con il carrello quello di un’altra persona davanti ai surgelati, finendo inevitabilmente per colpirla ad un fianco.
«Oh, mi dispiace.» Si affrettò a dire a quella che sembrava essere una ragazza più o meno della sua età solo che molto più alta, non che fosse tanto difficile superare il suo quasi metro e sessanta.
«E sta più attenta a dove cammini!» La attaccò questa come si si trattasse di una catastrofe, rivolgendole uno sguardo infastidito con i suoi occhi dal taglio felino.
Eva decise di proseguire per la sua strada e non controbattere davanti ai modi maleducati della ragazza, per evitare una patetica sceneggiata all’italiana. Carola, che nel frattempo aveva assistito alla scena tenendo una busta di piselli surgelati in mano, si affiancò all’amica e buttò quest’ultimi insieme all’altra roba presa.
«Che ignorante.» Se ne uscì quando furono abbastanza lontane da non farsi sentire. La rossa rispose con un gesto della mano che voleva lasciar intendere un “eh, che ci vuoi fare?” e si diresse verso le casse.
Pagarono la loro spesa, portando le buste piene fino a casa dove organizzarono il tutto tra credenze, frigorifero e scaffali vari.
Ormai era quasi ora di pranzo e le due amiche non vedevano l’ora di potersi fare il primo bagno dell’estate, quindi decisero di dirigersi verso la spiaggia e mangiare in un chioschetto lì. Il loro stabilimento, che era quello solitamente scelto dalla famiglia Romano, si chiamava La Piraña. Offriva un campo da beach volley, bar, piccolo ristorante ed uno spazio per bagni, spogliatoi e cabine, per non parlare dei caratteristici ombrelloni a righe gialle e bianche.
Eva e Carola si presero due lettini ed un ombrellone, posando tutte le loro cose sotto di esso.
«Certo che il sole a quest’ora incoccia proprio.» Si lamentò la mora togliendosi la sua tutina e rimanendo solo con un costume verde acqua addosso, cominciando a spostare i lettini in posizioni strategiche per far si che l’ombra riuscisse a coprire entrambe.
Finalmente poterono godersi il loro meritato riposo, dopo la mattinata burrascosa che avevano avuto. Eva stava stesa a pancia in su con il suo costumino a due pezzi, nero sotto e fuxia di sopra, i capelli raccolti in una cipolla disordinata e gli occhi chiusi, sperando di schiacciare un bel pisolino.
Si stava lasciando cullare dal rumore del mare mosso dal vento, dalle risate dei bambini che si schizzavano a riva e dalle chiacchiere delle madri che li controllavano dai loro lettini, quando…
«Attenzione!» Sentì una voce maschile urlare alla sua destra, ma non fece in tempo ad aprire gli occhi e capire cosa stesse succedendo che sentì un dolore lancinante al naso.
Si mise seduta, notando l’oggetto che l’aveva appena colpita cascare ai suoi piedi: una palla bianca di quelle usate nella pallavolo.
«Ti sei fatta male?»
Eva alzò lo sguardo puntandolo sul ragazzo che le veniva incontro preoccupato: capelli marroni tirati lievemente all’insù, occhi grandi dello stesso colore e naso alla francese. Carino come se ne vedevano tanti per le strade di Roma, ma certo non da togliere il fiato.
«No grazie, sto bene» rispose tenendosi il naso con una mano, e asciugandosi gli occhi che si erano automaticamente inumiditi.
«Fa vedere» rispose lui, perplesso, prendendosi la libertà di scostarle la mano dal viso e alzarle il mento per poter controllare meglio se ci fossero tracce di sangue o meno.
«Tutto a posto.» Constatò, riprendendosi la palla.
«Quello che avevo già detto io.» Fece notare Eva, leggermente infastidita dalla confidenza che quel ragazzo si era preso.
Lui abbozzò un sorrisino sghembo e «scusa, starò più attento», dopodiché si rigirò verso i suoi amici che lo aspettavano. La rossa sperò in un augurio di buon proseguimento della giornata e poi chi s’è visto s’è visto, ma il ragazzo non demordeva e lasciarla in pace non era tra i suoi piani, a quanto pare.
«Senti… che ne dici di venire a giocare con noi?» Buttò lì, giocherellando con la palla che teneva in mano, «e può unirsi anche la tua amica, ovviamente.» E nel dirlo accennò verso Carola.
«Cerchi di farti perdonare?»
«Una mezza specie.»
La rossa ci pensò un attimo, poi annuì «d’accordo.»
Sì alzò dalla sdraio, trascinandosi dietro la sua amica che si lamentava e puntava i piedi per terra come i bambini capriciosi, desiderando di rimanere ancora un po’ sulla sdraio e potersi rilassare.
Una volta arrivati vicino alla rete, Eva poté finalmente vedere le facce degli altri giocatori: erano in quattro, oltre che al tipo della pallonata, due maschi e due femmine. Tra i primi, uno in particolare era estremamente bello e sembrava avere qualche anno in più di loro, forse anche per la sua altezza.
“Mi ci vorrebbe una scaletta solo per sistemargli quel ciuffo ribelle” pensò Eva, mentre lo scrutava. L’altro anche non era niente male. Con quei capelli biondi ed i riccioli morbidi portati un po’ lunghi come i surfisti nei film americani, certo non passava inosservato.
Le si gelò il sangue quando riconobbe la figura alta che aspettava a braccia conserte e con uno sguardo annoiato, dall’altra parte della rete: era la ragazza che aveva scontrato qualche ora prima al supermercato.
Sembrò notarla anche Carola perché si avvicinò al suo orecchio sussurrando «hai visto chi c’è?»
«La giraffona.»
La mora cercò di trattenere una risata a quelle parole, nascondendo il viso tra i capelli.
«Noi stiamo con loro.» Disse Eva per smorzare il silenzio che si era venuto a creare tra i presenti, ammiccando verso lo stangone che sfoderò un sorriso gentile.
Il monco invece, come l’aveva ribattezzato la rossa nella sua testa – non sapendo il suo vero nome –, si andò a mettere nel campo occupato dalle altre due ragazze.
La partita cominciò e, nemmeno dieci secondi che i loro avversari fecero punto. La giraffona era brava, da quello che aveva potuto vedere. Sicuramente aveva praticato pallavolo negli anni precedenti, e a giudicare da come fosse allenata forse non aveva ancora smesso.
Eva invece diceva d’esser negata con le palle – cosa che suscitava sempre una risatina tra i suoi amici – e preferiva di gran lunga sport più fisici, come le arti marziali.
Aveva praticato Judo da piccola, poi crescendo passò al Kung Fu che adorava più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma purtroppo per vari motivi che non starò qui ad elencarvi dovette abbandonare. Da poco aveva cominciato a frequentare invece una palestra di pugilato, non artistico e preciso come il Kung Fu ma di sicuro le permetteva di sfogarsi a fine giornata.
Nonostante questo sapeva essere molto competitiva quando qualcuno la istigava e, con gli elementi presenti nell’altra squadra, non aveva nessunissima intenzione di perdere.
Per tutto il tempo il monco non fece altro che stuzzicarla, sottolineando i suoi errori con commenti poco carini – “ammazza che mezzasega che sei” – e mirando le schiacciate verso la sua direzione giusto per vederla affannarsi nel riuscire a deviarle senza rompersi il naso. Passarono quelle che ad Eva sembrarono secondi e a Carola, che sognava ancora il suo lettino, anni. Finalmente erano arrivati al verdetto finale: 20 a 20, e chi fa punto porta a casa la vittoria.
Toccava al monco battere, cosa che fece con un’estrema precisione. Ci fu uno scambio per qualche secondo, quando finalmente lo stangone riuscì ad alzare la palla ed Eva ne approfittò per librarsi in aria e schiacciare, facendo punto.
Ci fu un momento di silenzio tombale, seguito poi da urla di esultazione provenienti dalla squadra vincitrice.
«Ora possiamo andare?» Carola che con la mente stava già gustando il suo succo di ananas sotto i raggi del sole.
Eva annuì e si girò, iniziando ad incamminarsi verso il loro ombrellone.
«Non sei così tanto mezza sega, però!»
Una voce maschile urlò, costringendola a rigirarsi.
«Dubiti troppo delle mie doti!»
In risposta ricevette una risata cristallina, «Io sono Diego comunque, Diego Carisi!»
«Eva De Cesari!» E proseguì per la sua strada, scomparendo tra la gente.

 


 
↠ Spazio Autrice
Eccoci qua con questo secondo capitolo in cui vediamo finalmente Eva e Carola interagire con nuovi personaggi, che sia urtando il loro carrello o sfidandoli a pallavolo.
Cosa pensate di questo Diego Carisi e della sua gang del bosco? Fatemi sapere i vostri pareri in una piccola recensione, se vi va.
A prestissimo, tanti bacini xxx

 
   
 
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