Himawari
questa volta l’aveva combinata grossa. Si era cacciata in un guaio che
difficilmente avrebbe risolto da sola, eppure non era stata colpa sua ma di
quel bambino che non faceva altro che importunarla. Le aveva teso un agguato e,
non si sa come, era riuscito a poggiare le sue labbra sulle sue.
Fu
solo una frazione di secondo, per poi attivare il Byakugan e cominciare a
picchiarlo. Inutile dire che quel bambino fu vivo solo grazie all’intervento di
Hinata che passava nei paraggi per tornare a casa. Era stata attirata da urla e
rumori di qualcosa che si rompeva e si era precipitata a vedere che cosa stesse
succedendo. Quando vide sua figlia pronta a scagliare il pugno gentile su quel
bambino, si era lanciata a fermarla, riuscendoci. Se avesse agito una frazione
di secondo dopo quel bambino adesso si ritroverebbe al campo santo.
“Himawari,
ma cosa ti salta in mente?”
“Lasciami
stare mamma!”
Hinata
non aveva mai visto sua figlia perdere la pazienza né agire con così tanta
freddezza e in modo spietato.
“Cosa
è successo?”
“Mi
ha baciato, mamma! Mi ha baciato contro la mia volontà!”
Himawari
cercava di trattenere le lacrime che volevano uscire prepotentemente. Aveva
detto a quel bambino tante volte che non lo voleva come fidanzato e che non
voleva che si avvicinasse a lei per baciarla. Hinata spostò lo sguardo da sua
figlia al bambino, vedendo come sua figlia lo avesse picchiato. Sangue che
usciva dal naso, guance gonfie, un occhio nero e un dente scheggiato. Pensò
proprio che se lo fosse meritato, ma non poteva dirlo davanti ai due bambini,
così fece l’unica cosa che poté fare in quel momento: andare a casa del bambino
e spiegare in modo calmo e deciso tutta la situazione all’altra madre. Prese
per mano i due bambini, e fattosi dire dove abitasse il bambino, si diressero
verso quella direzione. Inutile dire che la madre del bambino prima inveì
contro di lei non appena vide lo stato di suo figlio, e poi si mortificò non
appena Hinata le spiegò la situazione, chiedendo poi conferma a Himawari. Non
appena la bambina annuì, le due madri guardarono il bambino, che sbiancò dalla
paura. Cinque minuti dopo Hinata e Himawari erano a casa, con la prima che
cercava di preparare la cena di fretta e furia, visto che avrebbero avuto
ospiti, e la seconda che non fece altro che starsene seduta sul divano, col
Byakugan azionato.
“Himawari,
vuoi venire a darmi una mano a preparare?”
La
bambina non rispose, ma si alzò dal divano, aiutando la madre.
“Mamma,
perché mi hai fermata?”
“Perché
potevi uccidere quel bambino col pugno gentile.”
Hinata
cercava sempre di essere più diplomatica e comprensiva coi figli, come in quel
momento. Capiva la rabbia della figlia, ma questa non era una motivazione per
uccidere quel bambino.
“Ma
io gliel’ho detto per più di cinque mesi che non voglio mettermi con lui, che è
solo un conoscente per me. Mamma mi seguiva ovunque, non faceva altro che
pedinarmi, chiedermi di mettermi con lui, di uscire con lui e cercava sempre di
baciarmi. Mi sono stancata di essere gentile con chi non capisce!”
La
Hyuuga rimase sorpresa. Non si aspettava quel discorso da sua figlia, come non
si aspettava di venire a conoscenza di questo particolare, ma non ebbe il tempo
di risponderle, che suonarono alla porta. Sentì le chiavi nella serratura e la
porta aprirsi.
“Hinata-chan,
siamo a casa.”
È tardissimo! Non è
ancora pronto!
Dalla
porta del soggiorno comparvero Boruto, Naruto, la famiglia Nara, Kankuro e il
Kazekage. Quel giorno erano stati tutti invitati a casa Uzumaki per una cena
fra amici e non in veste ufficiale. Hinata lo sapeva, ma non credeva di aver
perso così tanto tempo con quel piccolo problema con Himawari.
“Cosa
c’è di buono?”
“Dovrete
pazientare un po’ purtroppo. Io e Himawari abbiamo avuto qualche problema.”
“Qualcosa
di grave?”
Naruto
guardò sua moglie, preoccupato. Tutto quello che riguardava le donne della sua
vita lo metteva in allarme, perché nessuno doveva azzardarsi a toccarle, e
nemmeno avvicinarle.
“Ha
litigato con un…”
“Non
ho litigato con quel bambino. L’ho picchiato e se l’è anche meritato!”
Tutte
le persone in quella stanza si voltarono a guardare la bambina, sorpresi che
Himawari potesse perdere la pazienza, lei che era sempre così gentile e
tranquilla. Che cosa era successo per farle perdere la pazienza?
“E
perché l’hai picchiato?”
“Perché
mi ha baciato contro la mia volontà.”
“CHE
COSA?”
Padre
e figlio urlarono sconvolti, mentre la gelosia prendeva possesso dei loro corpi.
Come si era permesso quel bambino di fare una cosa del genere alla più piccola
di casa Uzumaki?
Temari
sorrise divertita vedendo la piccola Uzumaki comportarsi in quel modo, annuendo
nella sua mente per come si fosse comportata con quel bambino. Anche lei lo
avrebbe picchiato. Forse di lui non sarebbe rimasta alcuna traccia. Kankuro la
guardò leggermente sconvolto, come anche Shikamaru. Fra tutte le persone,
reputavano Himawari quella che non avrebbe mai perso la pazienza e che non
avrebbe mai alzato le mani su qualcuno. Gaara era divertito tanto quanto sua
sorella, mentre di tutt’altro avviso era Shikadai, che sentiva montargli la
rabbia in corpo. Sapeva benissimo chi fosse quel bambino. Era lo stesso che
aveva rincorso Himawari quella volta, in cui era finito a baciare Himawari per
la prima volta.
“Quindi
si è preso il tuo primo bacio?”
“No,
papà. Si è preso il terzo in realtà. Ma non è questo il punto. Non si baciano
le persone contro la propria volontà o se non si prova affetto reciproco!”
Himawari
lo disse con una tale pacatezza, che lasciò tutti senza parole, perché nessuno
si sarebbe mai aspettato che quello fosse il suo terzo bacio, nessuno tranne un
bambino dagli occhi verdi particolarmente arrabbiato.
Se quello è il suo
terzo bacio, chi le ha dato un bacio oltre me?
Shikadai
cercò di trattenere la rabbia, la voglia di andare da Himawari e portarla in
un’altra stanza, di dirle che lui le voleva davvero bene, che odiava chi le
ronzava attorno ma non poteva farlo davanti a tutti.
“Shikamaru,
dobbiamo subito indire una regola che vieti i baci!”
“Naruto,
stai farneticando.”
L’Hokage
aveva perso la pazienza e si stava comportando proprio come un padre geloso. Fu
solo grazie a Shikamaru, Kankuro e Gaara, che lo trascinarono a tavola a
mangiare, se non andò dritto dritto da quel bambino a intimargli di stare
lontano dalla sua bambina. Lui credeva che Himawari fosse ancora una bambina –
e lo era nei suoi dieci anni – ma quei bambini stavano crescendo troppo in
fretta per i suoi gusti.
Boruto
trascinò Shikadai in disparte, chiedendogli se sapesse chi fosse quel bambino,
volendo sapere ogni minima cosa. Gli chiese addirittura se avesse idea di chi
fossero anche le altre due persone che avevano baciato sua sorella.
“Non
li perdonerò mai per aver baciato mia sorella!”
Shikadai
non poteva dirgli che uno di quei tre era proprio lui. Boruto non gliel’avrebbe
mai perdonato, e lo avrebbe gonfiato di botte.
Temari,
invece, andò ad aiutare Hinata, portando qualche minuto dopo la cena a tavola.
Ci fu uno strano silenzio, rotto dalle bacchette che si posavano sui piatti,
fino a quando non fu proprio Himawari a rompere il silenzio.
“Mamma,
ma tu come hai fatto a capire che ti piaceva papà?”
La
povera Hinata avvampò di botto, posando immediatamente la ciotola sul tavolo
per paura che le potesse cadere dalle mani.
“Perché
mi batteva forte il cuore quando ero vicina a lui.”
A
Himawari non bastò quella risposta. Per lei era diverso, perché quando Shikadai
la baciò le batté il cuore all’impazzata, ma questo non voleva dire che lei
fosse innamorata di lui. O sì?
Forse è per questo che
mi sono limitata a dargli solo uno schiaffo? Perché non ha detto la frase che
avrei voluto sentire? Perché non mi ha detto che mi voleva bene?
“Ok.”
Scrollò
semplicemente le spalle, non rendendosi conto della miccia che aveva appena
azionato. Himawari non faceva mai domande a caso, non chiedeva mai qualcosa che
non avesse importanza per lei. Lo sapeva Hinata, lo sapeva Naruto, lo sapevano
tutti a quella tavolata.
“Naruto,
Hinata.”
Gli
sguardi si spostarono da Himawari a Temari.
“Permettetemi
di insegnare a Himawari come difendersi dagli uomini. Chi meglio di me sa come comportarsi
con quest’ultimi, visto che ho vissuto circondata da essi?”
Trattennero
tutti il respiro, specie Shikamaru. Se sua moglie chiedeva una cosa del genere,
voleva dire che aveva preso a cuore quella bambina, e che le avrebbe insegnato
ogni cosa.
“Va
bene, Temari-san.”
“Ma
Naruto…”
“No,
Hinata. Himawari deve imparare a difendersi dagli uomini e Temari-san è la
persona più indicata.”
Himawari
spostò lo sguardo dai suoi genitori a Temari-san, sorridendo.
“Mamma,
posso? Farò la brava e non utilizzerò il Byakugan, promesso.”
Hinata
ci pensò su, ma si era sempre fidata di Naruto e sapeva che aveva ragione. Così
annuì, acconsentendo a quell’allenamento extra.
“Comportati
bene e non dare fastidio, intesi?”
“Certo
mamma!”
L’atmosfera
della serata si distese, mentre tutti chiacchieravano fra loro, fino a quando
non fu il momento di salutarsi per tornare a casa.
Naruto
accompagnò, insieme a Boruto, Gaara e Kankuro negli alloggi assegnati loro, mentre
i Nara tornavano a casa. Hinata guardò sua figlia e non poté fare a meno di
sorridere.
“Himawari,
ti piace qualcuno?”
La
Uzumaki si voltò verso la madre, sorridendole nello stesso modo sfrontato di
Naruto.
“Non
lo so mamma, ma temo proprio di sì.”
La
vide andare in camera sua, e sentì la porta chiudersi.
Himawari
si stese sul letto, guardando il soffitto. Erano successe troppe cose durante
la giornata, troppe rivelazioni e troppe domande si formarono nella sua mente.
Perché mi ha baciata?