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Autore: Alison92    25/08/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’indomani Susan si svegliò stanca e la voglia di tornare nel suo comodo letto quasi la vinse. L’unica cosa che poteva distrarla dalla stanchezza erano le lettere che attendeva. Fu ripagata quando trovò ciò che attendeva nella sua cassetta. Estrasse la lettera e la lesse velocemente.

27 Ottobre
Cara sconosciuta,
sono fiero e contento per te, hai finalmente trovato un lavoro e dovresti essere orgogliosa di te stessa! Per quanto riguarda me, la notte è diventata il mio momento preferito della giornata. Quando la sera scende sulla città tutto si placa, il caotico traffico si arresta, la gente tace e si rifugia nelle loro buie case. La vita scorre più lentamente, alla luce della luna e delle stelle tutto appare uguale, ogni cosa è malevola e mostra il suo doppio lato. Se il giorno sono solo, la notte mi sento parte delle parole sussurrate nel buio, dei crimini loschi che avvengono fra le ombre e della quiete cittadina. Sto esponendo ciò che sono, non è questo che dovrei fare scrivendo tali lettere?
Uno sconosciuto.

Susan rilesse la lettera una, due e tre volte. Non era proprio questo che doveva fare? Esprimere senza riserbo e timore se stessa? Un’altra lettera la trovò nella cassetta 26, ma aspettò di tornare a casa sua prima di leggere quella. Quasi in maniera abitudinaria, si sedette sul tavolo della cucina per leggere e scrivere.

Mia sorella era più piccola di me, di due anni. Era la quint’essenza della perfezione. Si prendeva cura di me, di tutti quelli che avevano bisogno anche del più semplice aiuto. Mia sorella si chiama Jane. Dovrei dire “si chiamava”? Suona così innaturale, proprio lei che era piena di vita, radiosa e operosa. Me l’ha portata via la malattia che tutti temiamo, il cui nome sembra essere ormai un tabù. Il tumore me l’ha strappata, l’ho vista prosciugarsi e morire fra le mie braccia. Non ho potuto fare nulla, solo restare a guardarla mentre con gli occhi umidi mi diceva che andava bene, che lei era contenta lo stesso. Come poteva esserlo? So che a lei stava bene sul serio, ha accettato quei pochi anni che le sono stati concessi senza lamentarsene.
Dov’era il mondo mentre mia sorella moriva con un tumore ai polmoni? Dov’erano tutti? Dov’era Dio?
Decido di uscire allo scoperto sconosciuta, mi chiamo Ashley.
Grazie per avermi ascoltata.  

Susan era immobile, le lacrime le scivolarono sul viso e ricaddero sulla carta. L’inchiostro si contorse e Susan si asciugò di scatto gli occhi.
 
28 Ottobre
Ashley,
la tua storia mi ha lasciata spiazzata e consapevole di non poter comprendere cosa si prova nel vedere una sorella morire. Vorrei usare parole per consolarti, ma a cosa servono belle frasi? Nulla, non diminuiranno il tuo dolore, forse possono solo donarti sollievo, coscienza che non sei sola a questo mondo.
Pregherò per te e per Jane,
Susan.

Tentennò quando tracciò la prima lettera serpentina del suo nome, non aveva considerato di dover rivelare a qualcuno anche solo in parte la sua identità. Chiuse la lettera e prese un foglio nuovo, era tempo di rispondere a qualcun’altro.   

28 Ottobre
Eccomi ancora qui.
Ebbene, posso solo dirti che sono sempre stata un’amante delle giornate nuvolose, la pioggia da piccola poteva solo rendermi felice. Tutt’ora i temporali mi rilassano, infondo tutti cambiamo, ma rimaniamo gli stessi. Il buio m’inquieta, mi ricorda che sono sola ed esposta, ma nell’ultimo periodo la serenità che emana la notte mi sta affascinando.
Come siamo finiti a parlare di pioggia e di buio?
Unknown

Susan posò le lettere e si diresse verso il bagno. Aveva intenzione di fare una doccia calda prima di precipitarsi nel piccolo ristorante per il suo turno. Notò l’accendino dorato, con il quale aveva bruciato quella sua prima lettera, che le aveva regalato Vera. La sua vecchia amica le aveva detto che prima o poi le sarebbe tornato utile, ma Susan credeva che Vera si era solo accorta troppo tardi di averle fatto un pessimo regalo d’addio. Lei adesso era lontana, aveva attraversato la possibilità di andare via ed era spuntata dall’altra parte del mondo, lontana da lei e dal luogo dov’era cresciuta. Non poteva certo biasimarla, lei avrebbe fatto la stessa cosa. Vera May era sempre stata intraprendente, con un carattere forte e pronta alla lite se venivano colpiti i suoi interessi. Com’era possibile che lei e Susan fossero diventate amiche? Tornò al primo giorno di scuola, quando aveva solo sei anni e nessun pensiero che vagava nella sua testolina riccioluta. Ripose l’accendino in uno dei cassetti del bagno, rimproverandosi per averlo lasciato lì. Fece scorrere l’acqua e i pensieri. Smise di prestare attenzione a Vera.
Rachel era insolitamente irascibile quella sera.
-I miei figli vogliono farmi diventare pazza!
-Con la sua pazienza e la sua bontà, lo reputo impossibile.
Le disse Susan di ritorno dal tavolo 14 con le generose ordinazioni che i clienti avevano fatto.
-Oh cara, la verità è che sto diventando vecchia.
Susan rise e afferrò il vassoio sul tavolo di legno accostato alla parete della cucina.
-La verità è che se non mi muovo saremo sommersi di lamentele!
Esclamò prima di sparire dietro la porta.
Felix arrivò prima di lei in stazione, era già comodamente seduto sulla panchina e leggeva un libro. Susan si avvicinò silenziosamente e, senza prendersi la briga di salutarlo, gli chiese che libro leggeva.
-Un thriller, quest’autrice non fa che sorprendermi.
Susan cercò di memorizzare il nome dell’autrice e si accomodò accanto a lui.
-Comunque buongiorno anche a te, Susan Winter.
-‘Sera Felix Harvey.
Lui le sorrise, tornando alla lettura del libro. Susan osservo le sue dita scorrere sulla carta, le sue palpebre abbassarsi e alzarsi con calma, la sciarpa stretta al collo svolazzare al vento di quella sera.
-Vuoi passare tutta la notte a fissarmi?
Disse alzando gli occhi dal libro.
-Non sei l’unico che osserva la gente.
Felix le indirizzò un gesto vago della mano e le sorrise radioso.
-Solo che io non ho nulla d’interessante.
-Lo credevo anche io, ma tutti abbiamo qualcosa di attraente in noi. Non lo pensi anche tu?
Felix chiuse il libro, incastrando l’indice fra le pagine.   
-Potrebbe darsi.
Le rivolse un sorriso privo di qualsiasi apparente emozione, poi le poggiò la mano destra sulla spalla.
-Cosa ci trovi in me?
-Non lo so ancora, ma se restiamo tutte le notti seduti accanto in una stazione ci sarà una ragione.
Felix alzò la testa al cielo, come per osservare distrattamente le stelle, poco visibili a causa dell’inquinamento luminoso.
-C’è sempre una ragione. 
  
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