Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    25/08/2017    4 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si era appena disteso sul divano che qualcosa risvegliò la sua attenzione.
Normalmente sarebbe scattato in piedi perché sua sorella gli sbraitava contro qualcosa, ma quella sera non correva il minimo pericolo.
Le 2 iene erano state invitate a cena dai genitori di Lucas.
Ad essere onesti anche lui era stato invitato, ma aveva bellamente rifiutato l’invito inscenando un malanno stagionale.
Tanto quei vecchi si sarebbero bevuti ogni cosa e non avrebbero mai messo in discussione la parola di sua madre.
Solo un tema poteva fargli riaprire gli occhi.
Ricordava ancora il titolo noioso che avrebbe incrociato la sua strada.
“Descrizione di un sentimento.”
Era un qualcosa d’immenso.
Ancora più grande del lavoro che aveva descritto giorni prima, ma nonostante ciò non riusciva a scegliere quale sentimento mettere su carta.
Voleva parlare dell’odio, ma già vedeva il volto sbigottito del prof.
Nemmeno l’apatia e la noia potevano essere delle armi da sfruttare.
Giusto per movimentare il tutto avrebbe parlato di un’illusione.
Un qualcosa che potesse convincere Chris di un suo cambiamento, ma che in verità era l’ennesima menzogna.
Lo stesso professore aveva chiesto di aggiungere anche un collegamento a qualche persona, giusto per rendere il tema più lungo e interessante.
Scott, comunque, non avrebbe mai faticato con nomi e cognomi e avrebbe parlato solo in generale.
“Non ho mai odiato me stesso.
I miei elevati standard, il mio aspetto nella media, la mia visione realista della vita: non odio nulla di tutto ciò.
Tuttavia, per la prima volta, inizio a odiarmi.
Ai miei occhi le persone gentili sono sempre apparse splendide, sincere, incapaci di mentire e in grado di cavarsela da sole.
Credo di ammirare queste persone per diversi motivi e spesso ripongo in loro le mie aspettative.
Tendo anche a vedere in loro i miei ideali.
Spesso m’illudo di capirle e, di conseguenza, resto deluso da ciò.
Molte volte mi metto in guardia, ma alla fine cedo comunque.
Perfino le persone gentili mentono.
Non riuscendo ad accettare un fatto tanto evidente, io…odio me stesso.
Questo però non è l’unico odio che mi pervade.
Io sento di odiare anche le ragazze gentili.
Basta solo salutarle e non te le togli più dalla testa.
Si inizia con un semplice messaggiare e il cuore batterà sempre più forte.
Se poi ti chiamano, il gioco è fatto.
Comincerai a guardare lo schermo del telefono come un ossessionato con un sorriso ebete.
Per questo è meglio non farsi fregare.
Questa è quella che voi chiamate gentilezza.
Se qualcuno è carino con me, lo è anche con gli altri.
E di questo finisco quasi sempre per dimenticarmene.
La verità è crudele, quindi sono sicuro che le menzogne siano gentili.
Penso, quindi, che la gentilezza in sé sia solo una menzogna.
Qualcuno ha sempre sperato.
Qualcuno ha sempre interpretato male.
Ma ad un certo punto, quel qualcuno ha smesso di sperare.
Un solitario esperto non può cadere nella stessa trappola per 2 volte di fila.
Come un veterano in questo campo di battaglia della vita, ci si abitua a perdere.
È per questo che…odierò sempre le ragazze gentili.”
 
Credeva che fosse lampante: lui non ce l’aveva con nessuno.
Invece il vecchio Chris aveva frainteso alla grande.
Gli aveva chiesto se parlasse per esperienza personale e più tentava di negare, più affondava nelle sabbie mobili.
Lui non odiava nessuno al punto di scriverci un tema.
Erano tutti nella stessa posizione ed erano ben poche le persone che potevano vantarsi di essere meno disprezzate rispetto ad altre.
Impiegò quasi 20 minuti per sbarazzarsi del prof e altri 5 minuti per giungere davanti alla porta del suo club.
Non bussò nemmeno e chiuse gli occhi, pronto a sentire i rimproveri di Dawn per quel ritardo ingiustificato.
“Scusa per il ritardo.” Borbottò, mentre 4 ragazze si voltavano a fissarlo.
Una la conosceva bene, mentre le altre erano delle perfette sconosciute.
“E lui chi sarebbe?” Chiese quella che doveva essere la leader del gruppetto.
“Lui è l’ultimo membro del club.”
“Non credevo che foste solo in 2.” Ghignò quella che, a detta di Scott, sembrava una sporca sanguisuga.
“Ci potresti ripetere perché sei qui?” Domandò Dawn, facendola annuire.
Giusto il tempo di sedersi che Scott capì il motivo di tanto interesse per il loro club.
La leader, Heather Wilson, era anche la Presidentessa della scuola e aveva bisogno di alcuni consigli con la festa di fine anno.
Una festa che era sempre più bella rispetto alla precedente e che tutti consideravano inferiore solo al Natale.
“Sono al mio primo anno come Presidentessa d’Istituto e non ho molta esperienza con feste come quella di fine anno.”
“Saresti venuta solo per chiedere il nostro aiuto?” Chiese Scott, fissando sconcertato le 3 gallinelle che gli stavano rovinando il pomeriggio.
Le 2 che accompagnavano la leader non si erano manco presentate e il rosso era convinto che non andassero nemmeno in bagno senza che Heather lo ordinasse.
“Questo non ti aiuterà a crescere come persona.” Borbottò Dawn, stringendosi nelle spalle, mentre la mora continuava a lanciare occhiatacce in giro.
“Non voglio rovinare tutto e poi anche lavorare insieme per un obiettivo può aiutare a far crescere le persone.”
“In cosa dovrebbe consistere il nostro lavoro? Sguatteri, portaborse o che altro?” Domandò Scott con acidità, fronteggiando lo sguardo di Heather.
“Voi dovete darmi una mano.”
“Noi non accettiamo ordini da nessuno.” Sbottò Scott, rialzandosi in piedi.
“Certo, certo.” Ribatté lei, sminuendo le parole del rosso.
“Si può cominciare con della buona pubblicità e si potrebbero invitare anche delle persone estranee alla scuola. Dopotutto la festa acquisterebbe importanza e con un po’ di fortuna il giornale locale potrebbe decantare le lodi dell’organizzazione.”
“Hai visto? Lei è decisamente più buona di te.” Lo canzonò la bionda procace che aveva aperto bocca per la prima volta.
A Scott ricordava una svampita senza speranze.
“Fate come vi ho consigliato e se avete qualche dubbio possiamo riaggiornarci domani.” Riprese Dawn, facendo annuire le 3 ragazze.
Tempo di raccogliere qualche poster e le cartelle ed erano tornate ai loro impegni.
Scott, tornata la pace, avrebbe tanto voluto urlare contro Dawn.
Avrebbe voluto chiederle se era impazzita per caso.
Non doveva aver ben chiaro quanto lavoro sarebbero stati costretti a fare, se Heather e le altre 2 oche non avessero risolto una mazza.
E di questo non ne dubitava.
Tuttavia non se la sentiva di rimproverarla.
Dawn era troppo buona per negare un favore a qualcuno e il rosso sapeva che era ormai tardi per tirarsi indietro.
L’avrebbe appoggiata qualsiasi cosa decidesse.
“Ho fatto male, Scott?”
“Se tu pensi che sia stata la scelta migliore, non hai nulla di cui pentirti.”
“Tu cosa avresti fatto?”
“Probabilmente avrei rifiutato.” Rispose sinceramente il ragazzo, mentre Dawn scriveva qualcosa su un quaderno.
“Potevi farlo.”
“Non mi piace abbandonare qualcuno, anche se devi ricordare che il nostro compito è solo d’aiuto e che non devi sforzarti troppo.” Sbuffò, facendola annuire.
Il rosso poteva solo chiedersi se quelle parole fossero riuscite a farla riflettere almeno un po’, anche se aveva qualche dubbio a riguardo.
 
Mancavano ancora 2 settimane alla festa e ovunque si vedevano ragazzi che correvano avanti e indietro per dare una mano.
Scott era rimasto solo nel club di Volontariato, in quanto Dawn era sempre con Heather per gli ultimi preparativi.
Avevano perfino trovato i fondi per un concerto, per la vendita di prodotti, per recite di varia importanza e per un discorso finale degno di questo nome.
E con l’arrivo dei fondi, le responsabilità erano aumentate.
Il rosso aveva cercato di far desistere Dawn, ma inutilmente.
Quando lei si metteva in testa qualcosa non c’era verso di farle cambiare idea.
Non finivano nemmeno le lezioni che lei scappava di corsa con altri alunni, mentre Heather e le 2 oche giulive restavano in classe a scherzare e si presentavano con alcune ore di ritardo.
Lui lo sapeva perché si era messo ad osservarle.
Lo spirito d’osservazione, cosa di cui andava estremamente fiero, non lo aveva mai tradito e aveva notato quell’abuso che gli faceva salire il sangue alla testa.
Essendo la Wilson a capo della scuola, era lecito aspettarsi che fosse sempre in prima linea e non a delegare qualcuno per dei compiti umili e pesanti.
Lei invece non lo faceva e avrebbe raccolto il frutto del lavoro altrui.
Non lo meritava.
Non lei che mai si era sbattuta in quel periodo.
Se avesse contato qualcosa in quel stramaledetto Istituto, avrebbe alzato la voce e avrebbe fatto in modo che le venisse tolto l’incarico.
Tuttavia lui era un nessuno.
E come un nessuno la sua opinione non valeva nulla.
Era il penultimo martedì prima della festa, prima che la porta del club si aprisse e prima che Heather Wilson entrasse trafelata.
Scott le rivolse subito un’occhiata carica di disprezzo, ma con scarsi risultati.
“Dov’è Dawn?” Chiese subito lei, facendolo negare con il capo.
“Ti ha chiesto dov’è.” Ripeté la bionda svampita che rispondeva al nome di Lindsay.
“Si è data malata.”
“Con tutto il lavoro che c’è da fare? La povera Heather non può fare tutto.” S’inserì Beth, facendo innervosire il giovane.
Se quella dittatrice fosse stata veramente impegnata, non avrebbe sprecato nemmeno un secondo del suo tempo per sapere di Dawn.
Sarebbe corsa dappertutto pur di dare una mano e non lo avrebbero mai risvegliato dai suoi pensieri.
Si sarebbero ridotte ad un semplice messaggio e invece erano lì con la loro aria dispotica a dare ordini a tutti.
“Io l’avevo avvertita di non accettare il vostro lavoro.”
“È un qualcosa che riguarda la scuola e quindi anche tu ci sei dentro.”
“Non puoi obbligarmi.” Continuò Scott.
“Però tu sei il gregario di Dawn e so che un fallimento non sarebbe accettato. Se questa festa dovesse finire male, scaricherò la colpa sulla tua amica e farò in modo che venga sospesa per qualche giorno. Come ti suona così?” Domandò Heather, mettendo con le spalle al muro quello che poteva essere considerato il Vicepresidente del club.
Scott non voleva che lei soffrisse per colpa di una sensazione positiva che voleva portare avanti a tutti i costi.
Non era arrabbiato con Dawn.
Era incazzato nero con la Wilson.
Se lei fosse stato un uomo, in barba alla sua scarsa forza di volontà, l’avrebbe riempita di pugni e l’avrebbe mandata in ospedale.
Tuttavia, per una serie di motivi, era costretto a trattenersi e a piegare la testa.
“Ti prometto che la pagherai cara.” Borbottò Scott, mentre le 3 uscivano dall’aula ridacchiando tra loro.
Il rosso ora era in ballo e non poteva più tirarsi indietro o permettere che lei ottenesse ciò che voleva.
Le avrebbe rovinato i suoi bei programmi.
A distanza di molti giorni, anche l’ultimo ragazzo nella scuola era pronto ad entrare in campo e ad aiutare per la festa.
 
Nonostante avesse ben poca voglia di sforzarsi, chiuse la porta dell’aula e si avviò verso l’abitazione di Dawn.
Sperava di poterla aiutare, anche solo con qualche sciocco documento su computer.
Anche solo un foglio compilato lo avrebbe fatto sentire utile alla causa.
Dopo neanche mezzora già suonava al suo campanello.
“Chi è?” Chiese sua madre.
“Signora, sono un compagno di Dawn e ho bisogno di parlare con sua figlia.”
Era sicuro di essere stato convincente.
Infatti tempo di salutare e ringraziare la donna che lui si ritrovò nella stanza scarsamente illuminata dell’amica.
Lei era fissa al pc e non aveva sentito quell’intromissione in stanza.
Non si era nemmeno accorta che qualcuno aveva suonato il campanello e che sua madre aveva aperto la porta.
“Al buio ti fanno male gli occhi.” La rimproverò, mentre lei si girava per verificare che non fosse un allucinazione dovuta alle tante ore spese sul pc.
“Scott io…”
“Ricordi cosa mi avevi detto? Mi avevi promesso che non ti saresti stancata troppo con la festa e invece hai fatto il contrario.” Borbottò, incrociando le braccia, mentre i suoi occhi saettavano per quella stanza.
“Però…”
“Ti sei presa una giornata di riposo perché non ce la fai più. Ammettilo per una volta e non trattarmi come un’idiota, anche se ti è più semplice crederlo.”
“Io…”
“Non dovevi prenderti carico di tutto. Un team si riconosce quando il lavoro viene diviso e questo non è il gioco di squadra di cui si ha bisogno.”
“Ma io…”
“Devi fidarti delle persone che ti stanno vicino e di quelle che Heather ti fa affidato.”
“Credevo la odiassi.” Borbottò la ragazza, facendolo annuire.
“Odio il suo comportamento, non quello che vuole ottenere.”
“Capisco.”
“Tanto so che non ti affiderai a nessuno.” Sospirò il giovane, accomodandosi sull’ultima sedia rimasta libera.
“Pensavo volessi lasciarmi da sola.”
“La Wilson, in caso di fallimento, vuole scaricare su di te la colpa. Se tutto finisce bene, si prenderà i meriti senza spartirli con nessuno, altrimenti ti darà in pasto alla scuola. Non ti sto chiedendo di sabotare il suo lavoro, ma nemmeno di stare al suo gioco. Se tutti collaborano, ma falliscono, lei non può scaricarvi la colpa.”
“E cosa vorresti fare?”
“Mia madre mi ha sempre raccontato una storia. Ti va di sentirla?”
“Che non sia lunga, che ho del lavoro da svolgere.” Rispose la giovane, staccandosi dalla scrivania e prestando la sua completa attenzione all’amico.
“Tutti dicono che se si cambia sé stessi, poi si può cambiare il mondo, ma questa è una completa bugia. Stanno solo alimentando le nostre bugie e se credi che facendocela da sola, puoi cambiare il mondo, mi spiace per te, ma non ci riuscirai.”
“Cosa significa?” Chiese la giovane, osservando l’amico.
Quest’ultimo non rispose e appoggiò il suo zaino sulla scrivania.
Da esso tirò fuori il suo pc portatile e dopo averlo accesso, volse la sua attenzione a Dawn.
Era chiaro cosa volesse fare: voleva impedirle di fallire.
“Sei tonta nel capire le cose.”
“Tu…”
“Ti aiuterò a ultimare questi fascicoli, così domani potrai tornare a scuola.” Sospirò il giovane, ben sapendo quanto lavoro sarebbe stato costretto a fare.
Se pensava a quando aveva detto che il lavoro era una rottura e che solo un folle poteva accettare qualcosa di simile, ecco che sentiva una voce dargli del bugiardo.
Per 4 lunghissime ore infilò fogli, cancellò, inserì numeri e corresse gli errori madornali che quelli scelti da Heather avevano commesso.
La stessa Dawn cliccava e digitava senza sosta e senza mostrare la benché minima stanchezza.
Sembrava quasi avesse appena iniziato e invece era da molte ore chiusa in camera.
Nel mezzo avevano anche trovato il tempo di fare delle minuscole pause, tutte dettate da Scott che conosceva l’importanza di quei momenti di riposo.
Tante ore davanti ad uno schermo potevano farla impazzire e lui stesso non ne era abituato.
“Ce l’abbiamo fatta.” Sospirò uno stanco Scott, non sentendosi nemmeno più le mani da quanto aveva scritto.
“Siamo stati bravi.”
“Sei stata brava.” La corresse con un ghigno.
“Tu non vuoi prenderti qualche merito?”
“Non ho fatto nulla d’eccezionale se non farti rifiatare ogni tanto e darti qualche consiglio.”
“Sapevo che non ti piace stare al centro dell’attenzione.”
“E questo mi rende più problematico?” Domandò Scott, facendola stringere nelle spalle.
“Affatto.”
“Quanto lavoro ti resta da svolgere?” Chiese il giovane, fissandola negli occhi.
“Poco.”
“Anche quando sono entrato era poco e invece siamo stati impegnati per molte ore. Se non vuoi farmi arrabbiare ti conviene rispondere.”
“Forse in 2 ore posso cavarmela.” Sbuffò Dawn, studiando l’ultima pila di documenti che gli era rimasta.
“E sono quasi le 21.” Notò Scott, osservando l’ora dal cellulare.
“Si è fatto tardi.”
“Se mia madre venisse a sapere che lascio qualcuno nei guai, potrebbe anche uccidermi.”
“Ma sarai stanco.”
“Mai quanto te.” Ribatté prontamente, raccogliendo il fascicolo e osservandolo con attenzione.
“Però…”
“Io ora tornerò a casa e sistemerò questi documenti, mentre tu andrai a dormire e non penserai alla festa.” Riprese con freddezza Scott, avviandosi verso l’uscita e salutando i genitori dell’amica che, ancora svegli, stavano guardando la televisione.
Il ragazzo non voleva risultare troppo aperto al cambiamento, ma non poteva negare che quel club gli stava dando un aiuto insperato.
Nonostante non avesse ancora affrontato il problema, si era leggermente affezionato a Dawn.
Aveva creduto che per lei fosse impossibile, eppure era riuscita a fargli credere che forse potevano provare ad essere amici.
Aveva capito tardi che era inutile farle la guerra: alla fine la sua semplicità avrebbe sempre vinto e l’avrebbe spinto ad avvicinarsi.
Era cresciuto con l’idea di una grande cazzata, ma ora si rendeva conto che qualcosa era cambiato.
La sua rinascita era lenta, ma inesorabile.
E come lui stava cambiando, allo stesso modo stava modificando le persone che gli erano vicine.
E di questo non sapeva se esserne sorpreso, affascinato o semplicemente preoccupato.
 



Angolo autore:

Buonasera lettori...sarò breve.

Ryuk: Heather è comparsa.

Non disturbare Ryuk.
Siccome non ho avuto troppo tempo per leggere, mi scuso per eventuali sviste.
Riconfermo l'aggiornamento per martedì che vedrà la prosecuzione, come è ben intuibile, del festival.
Il nostro caro festival ci accompagnerà per qualche capitolo e questo è l'unico spoiler che preferisco lasciarvi.

Ryuk: Prima che mi arrabbi.

Come se avessi paura di te.
Detto questo vi saluto e vi auguro un buon week-end.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68