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Autore: MarlboroRosse_    26/08/2017    1 recensioni
Alla sua età Nora pensa troppe cose. Ad esempio, cosa porta le persone a compiere un determinato gesto? Capire il linguaggio del corpo e indagare sull’omicidio che due anni fa avvenne in casa sua, sono un’ossessione.
Due ragazzi uguali, ma opposti nel loro modo di essere.
Tutti e due sono tormentati da qualcosa.
Roy ha due passioni: l’astronomia, e poi Grace. Entrambe troppo lontane per lui.
Davis, affascinante barman, non sa più chi è. Per quanto si sforzi, non riesce a cogliere il significato di quei flashback.
Cosa succederebbe se qualcuno cercasse nel vuoto della sua mente?
Quale collegamento c’è tra i quattro?
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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Nora
Andarmene dal luogo in cui sono nata è sempre stato uno dei miei principali scopi, fin da quando ero bambina.
L'Oregon non mi é mai piaciuto. L'inverno sembra non avere mai fine e io detesto il freddo che in certi giorni ti trapassa la carne, le labbra screpolate e le continue piogge che colpiscono quando meno te lo aspetti. Sono più da estati calde e giornate afose, ho avuto una gran sfortuna.
La California è tutt'altro. Le spiagge e le palme che costeggiano le strade, il surf, i ragazzi abbronzati, Malibu, Hollywood. Lo so perchè ci andavo sempre in vacanza: questo prima che i miei genitori trovassero un lavoro che occupasse tutto il loro  tempo, possibile e immaginabile. Le poche ore che passano a casa le impiegano facendo gli straordinari; mia madre a trovare slogan per campagne pubblicitarie, mentre mio padre facendo il disegnatore di fumetti è sempre rinchiuso in quello che lui ha ribattezzato come "studio privato". (In verità è solo un ripostiglio pieno di scatoloni e cianfrusaglie varie.)
So che non è bello fare delle preferenze, ma ammiro più lui. Ho sempre amato la sua personalità stravagante ed espansiva, il modo in cui ti coinvolge. A vederlo da fuori non si direbbe; ha più l'aria di un uomo d'affari, con le sue giacche eleganti e le sue camicie ben stirate. I mocassini che usa nel weekend e la faccia da ragazzino hanno sempre stonato con la sua doppia personalità.
Proprio adesso, guardandolo dal sedile posteriore mi rendo conto che molti cercano di sembrare ciò che non sono. Probabilmente lo fa per fare piacere al suo capo, per dimostrargli che anche lui può essere una persona senza senso dell’umorismo, che si reca semplicemente a lavoro tutto incravattato, con un caffè in una mano e la cartella nell’altra. Questo perchè non molti conoscono i Clowns Smile, il gruppo di animatori di cui un tempo faceva parte insieme ai suoi amici del liceo. Difficile da ammettere, di questo un po’ me ne vergogno.
Mia madre è il contrario: l'aspetto è formale, a volte troppo elegante. Non ha molta fantasia ed è poco creativa, io non ho mai capito perché non si licenzia invece di lambiccarsi ogni giorno. Non la pagano nemmeno molto, nonostante impieghi settimane prima di farsi venire un'idea degna di aspettativa, ciò mi é sempre sembrato eccessivo. Forse anche lei lo fa per dimostrare qualcosa ai suoi genitori, che può far carriera come sua sorella che dirige un'importante agenzia di moda: La New Faces. O magari non vuole diventare come mia zia Anne, invece.
Io nei miei diciotto anni di vita non ho mai sentito la necessità di sorprendere qualcuno e comunque non ho un bel rapporto con nessuno dei tanti. Con mia zia non parlo mai e lo si può dedurre anche dal mio abbigliamento, per i miei genitori si può dire lo stesso. A volte sembro invisibile, sono così impegnati con le loro faccende che passerei facilmente per un fantasma.
Odiavo tutto questo. La Western Oregon University, la gente, il ricordo della mia adolescenza e la mia reputazione. Ma poi  successe che mia madre ebbe una promozione, e la sede in cui lavorava si trasferì a Saint Louis. Non pensavo che questo cambiamento sarebbe risultato più fruttifero e soprattutto positivo per noi. Andare ad abitare così lontano sarebbe stata un'impresa ma prima o poi avremmo dovuto farlo, casa nostra era diventata troppo scomoda. Crescendo ho iniziato a manifestare l'esigenza di avere una stanza davvero mia, con una rete internet, degli scaffali, un muro dove poter attaccare poster e delle finestre vere. Non una soffitta, per intenderci. Penso che anche mio padre volesse lo stesso, e poi un bagno in più non sarebbe stato male.
Inutile dire che abbiamo fatto i bagagli appena l'opportunitá si é presentata, e io ho detto addio a tutto quello che avevo, pioggia e "amici" compresi. L'idea non mi dispiacque affatto.
E così, anche se la California era una delle mie migliori aspettative, ho dovuto accontentarmi della Pennsylvania e arrendermi al fatto che non avrei mai incontrato Leonardo DiCaprio o Johnny Depp.
Ragion per cui adesso mi trovo qui, davanti a un edificio dall'aspetto un po' malandato. La facciata in legno, le imposte scure, il portico con un terrazzo ampio che a guardarlo bene ha bisogno di essere ristrutturato. Lo abbiamo comprato perché era in vendita a un prezzo stracciato per via di un omicidio che è stato commesso qualche anno fa. Un po' inquietante, ma non potevamo permetterci altro. C'è un giardino immenso in cui alludo subito al progetto di una piscina, ma subito dopo penso che non sarà mai animata da musica e ragazzi come si vede sempre nei film. Sospiro e guardo i miei, almeno loro sembrano entusiasti del nuovo cambiamento.  E anch'io lo sarei se sapessi da dove iniziare.
Mio padre si avvicina all'uscio e inserisce la chiave nella serratura arruginita. La porta scricchiola quando la apre e una falena svolazza via infastidita dal chiarore del giorno. Ho la nausea, chissà quanti insetti ci saranno.
Dentro non é come l'avevo immaginata, cioè vecchia, raccapricciante e piena di ragnatele. Sembra abbastanza nuova e i pochi mobili rimasti sono tutti coperti da un telo. La luce che proviene dalle ampie finestre filtra l'aria e rende ben visibile la polvere che si è accumulata in tutto questo tempo. Alla mia sinistra c'è la cucina e più  a destra delle scale portano al secondo piano.
《Coraggio Nora, scegli una camera.》mi intima mia madre. Annuisco e mi avvio di sopra. Salendo sto attenta che nel frattempo qualche gradino non ceda e non mi catapulti in qualche scantinato macabro. Sono troppo paranoica, ma questa casa sembra più terrificante di quanto in realtà non sia se penso a ciò che accadde anni fa.
Mi accorgo che la scala si interrompe qui, ma da fuori mi sembrava ci fosse anche una soffitta. Davanti a me ci sono quattro porte. Apro quella in fondo e vi trovo un bagno. Ci sono tre camere e da questo deduco che gli ex inquilini avevano due figli: le reti dei letti sono ancora qui, complete di materasso. Non c'è molto a parte due scrivanie e un armadio a muro. Mi vengono i brividi se penso a come devono essersi sentiti. Riesco ad immaginare cosa hanno pensato in quel momento, l’istante in cui è finito tutto.
Decido di stabilizzarmi nella stanza vicino al bagno perchè si affaccia sul retro, che reputo più allettante della vista sulle altre case. Mi guardo intorno e sospiro. Finalmente per me è arrivata la possibilità di ricominciare da capo e sembrare una persona diversa. Migliore, forse. Non posso sprecare questa opportunità.
   
 
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