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Autore: ChrisAndreini    27/08/2017    4 recensioni
Hiccup, Merida, Rapunzel e Jack sono maghi, e frequentano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Ma nemici tramano nell'ombra grandi maghi oscuri cercheranno di dividerli, controllarli e usarli per i propri piani malefici, e impedire che la profezia die quattro possa essere portata a compimento.
Riusciranno i quattro ragazzi a contrastare il male, e le loro bacchette e la loro amicizia saranno più potenti della terribile setta?
Sta a voi scoprirlo, leggete se volete.
Dal cap.1
Madre Gothel ricorda ogni bacchetta che ha venduto, ha vissuto così tanti anni da assistere anche alla creazione delle quattro bacchette più potenti di tutto il mondo magico.
Sono state create in diverse epoche, con diversi materiali, uno più raro e prezioso dell’altro.
Li conserva come gioielli, nella sua enorme collezione, sperando in cuor suo che mai nessuno glieli porterà mai via.
P.s. Saranno presenti tantissimi riferimenti ad altri film d'animazione, dai minions ai personaggi di Frozen.
Alcune cose dei film sono cambiate per esigenze di trama.
Buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia delle quattro bacchette'
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Capitolo 24: Speranze in pezzi

ovvero

Come un misterioso alone di buonismo non evita ai cattivi di vincere un’altra battaglia

 

Eugene si sveglia di scatto, e subito una fitta al collo lo mette al corrente della situazione scomoda in cui si è addormentato.

La tenue luce che filtra dalle piccole finestre della guferia, inoltre, gli comunica anche che è appena l’alba, e che è lì dal pomeriggio del giorno prima e nessuno si è reso conto della sua scomparsa né lo è andato a cercare.

Non che si sorprenda, ha perso nel giro di circa un mese tutto quello che aveva, da Rapunzel, alla squadra di Quidditch, alle certezze che aveva della vita fino anche a quelle pochissime piccole cose che ancora lo reggevano in piedi dopo ogni batosta.

Potrebbe morire, lì e ora, e non se ne accorgerebbe nessuno almeno per un paio di settimane.

Se succedesse in estate non se ne accorgerebbero per mesi interi, anzi potrebbero pure non accorgersene affatto.

E di certo nessuno lo piangerebbe, né Rapunzel, né i ragazzi dell’orfanotrofio o i pochi amici che credeva di avere a Hogwarts.

E se lo merita, se lo merita completamente, perché è stato troppo debole per provare ad essere davvero se stesso, troppo insignificante, stupido e spaventato da quello che era per esprimerlo appieno. Si è nascosto dietro la maschera di Flynn Rider, un audace briccone ricco, casanova e sicuro di sé. Tutto quello che sarebbe voluto essere, e che credeva di poter essere nella sua nuova vita.

Ma che non era, e non sarebbe mai stato.

“Se vuoi vendere la tua anima all’oscurità, sappi che abbiamo porte sempre aperte a nuove reclute” la voce della strana bambina nell’orfanotrofio, quella Lilli, gli ritorna in testa.

Chissà… dopotutto lui sente di avere solo oscurità dentro di sé.

“L’oscurità non attraversa passaggi di luce” le parole apparse nel passaggio segreto dietro ai tre manici di scopa si stampano davanti ai suoi occhi come indotte da qualcosa, e scuote la testa, cercando di non pensarci, mentre amare lacrime minacciano di uscire fuori dai suoi occhi.

Si prende la testa tra le mani.

Chissà, forse in qualche modo l’oscurità potrebbe aiutarlo, forse è l’unica strada che uno come lui potrà mai intraprendere.

Inizia a sentirsi il petto pesante, e avverte uno strano freddo venire dalla sua sinistra.

-Cosa…?- inizia a chiedere senza sapere bene come continuare, porgendo una mano in quella direzione come attratto da una misteriosa forza.

Una voce, proveniente dalle scale, fa scomparire tutto.

-Eugene, sei lì?- chiede, con una nota di preoccupazione che fa sobbalzare il suo cuore.

-Elsa?- si asciuga gli occhi come meglio può e si alza in piedi cercando di stare in equilibrio nonostante dolori in tutto il corpo.

La posizione in cui si è addormentato era davvero scomoda!

-Eccoti finalmente, è da ieri pomeriggio che mi chiedo dove sei. Sei stato qui tutto il tempo? Eppure durante il mio turno di guardia sono venuta a controllare- riflette la ragazza pensierosa, arrivando a portata di vista.

-Mi cercavi?- chiede Eugene senza crederci, guardandola sofferente.

-Certo. Avevo paura che Jack ti avesse fatto qualcosa. Mi sembra normale che ti cercassi, sono la caposcuola della tua casa dopotutto. Sei una mia responsabilità- abbassa lo sguardo, ed Eugene, abbastanza deluso, fa lo stesso.

Tra loro si crea un’atmosfera di ghiaccio, e solo in parte è colpa della presenza di Elsa.

-Beh, sono vivo e vegeto, quindi non preoccuparti. Ah, tolgo dieci punti a serpeverde perché sono rimasto fuori dopo il coprifuoco. Ora è il caso che vada nel dormitorio- fa per avviarsi sempre senza guardare la ragazza quando la stessa lo ferma, con grande stupore di entrambi.

-Attribuisco dieci punti ritirando del tutto la seguente affermazione. Tutto bene, Eugene?- gli chiede sinceramente preoccupata, e non sa nemmeno lei il motivo.

Forse perché conosce perfettamente la solitudine assoluta e non la farebbe passare nemmeno al suo peggior nemico, forse perché Eugene le appare completamente diverso rispetto al suo alter ego Flynn, forse perché gli fa pena o forse c’entra anche quella stranissima luce che ha avvolto la scuola la sera prima trasmettendo compassione, pietà e tolleranza nel cuore di tutti, ma in ogni caso non vuole che stia da solo, e vuole essere lei a stargli accanto.

-Non dovresti fare favoritismi. Sto bene, Elsa. Me lo merito, e tu lo sai bene, visto quello che ti ho fatto- scuote la testa il ragazzo, il lucciconi che ritornano.

-Non è vero, nessuno merita di passare qualcosa di questo genere, neanche tu- prova ad obiettare lei, senza lasciargli il braccio, nonostante la faccenda inizi a farsi quasi imbarazzante.

-E neanche tu- è lui a scansarsi, e a girarsi per starle davanti.

Elsa prova a ribattere ma lui la anticipa, con veemenza.

-Non meritavi di venire presa in giro, trattata male, isolata solo perché io ero decisamente geloso di te, di Anna, del fatto che tu avevi Anna- inizia a confessare, cercando di liberarsi dall’opprimente senso di colpa.

Elsa sobbalza a sentire quelle parole, e per la prima volta, mettendo insieme i pezzi del puzzle della vita di Eugene, non solo inizia a capire tutti i motivi psicologici che l’hanno spinto a fare quello che ha fatto, ma prova per lui una sorta di grande empatia.

-Eugene…- prova a fermarlo, con una mano sulla spalla, ma lui la scansa nuovamente, dandole le spalle e iniziando ad allontanarsi, vicino a una delle finestre più grandi della guferia, sempre senza parlare.

-E poi avevi gli stessi poteri di ghiaccio di Jack, e il ghiaccio, è sempre il ghiaccio, tutto quello che odio, che mi ha portato via tutto. Ed eri così… buona, gentile, bella- inizia a sussurrare.

Elsa sente il cuore che inizia a battere all’impazzata nel suo petto.

-E mi sembrava ingiusto… che tu avessi tutto ciò che io avevo perso, e i motivi per cui lo avevo perso. Ma non ti meritavi il mio odio. Non meritavi le mie prese in giro, l’isolamento, l’essere spaventata da te stessa. Non meriti di essere allontanata dalla persona che meriti solo per aiutare qualcuno che non si merita assolutamente nulla- si seppellisce il volto tra le mani, e si appoggia alla finestra, di spalle ad Elsa, che gli si avvicina lentamente, senza sapere bene cosa rispondere. In effetti da quando Elsa protegge Eugene lei e Jack si sono molto allontanati, ma lei da la colpa a quello che il ragazzo è diventato per vendetta, non all’obiettivo dell’albino.

-Eugene… il passato è passato. Non giustifica quello che hai fatto, e non lo cancella, ma puoi cambiare le cose. Io… non so cosa è successo ieri. Sapevo che Rapunzel aveva un piano e spero sia riuscito o anche se non è riuscito, non devi concentrarti su quello che hai perso, perché hai tempo, e hai delle persone che ti aiutano, e ti vogliono bene nonostante tutto, perché si rendono conto che tu sei un essere umano, e hai sbagliato, e puoi rimediare. Sapessi tutti gli errori mortali che ho fatto io- Elsa si appoggia accanto a lui, che si volta verso di lei.

-Quello che conta è rimediare o almeno provare a rimediare agli errori, e tutto si risolverà. Per quello che vale, io ci sono, e perdono Eugene Fitzherbert, perché se devo essere sincera, lo preferisco di gran lunga a quel montato di Flynn Rider- si volta verso di lui accennando un timido sorriso incoraggiante, ma rimane di sasso quando nota che i loro volti sono a pochi centimetri di distanza, e lui la guarda con uno sguardo incredibilmente profondo. 

Il silenzio avvolge la sala, nessuno dei due sembra respirare mentre si guardano negli occhi.

La distanza inizia a farsi sempre più piccola, Elsa inizia a rendersi conto che la sua saliva sembra evaporata, e il suo cuore batte fin troppo forte, non è sicuramente normale.

Inizia a chiudere gli occhi, ed Eugene fa lo stesso, ma proprio quando ormai le loro labbra stanno per toccarsi, un tonante ruggito li fa sobbalzare entrambi, che si affacciano alla finestra per controllare.

E lo vedono: un enorme drago nero come la notte, gli occhi come pozzi bui, che esce dalla foresta cercando di volare, e che sembra guardarli come a volerli attaccare.

In un gesto di completo impulso, Eugene mette una mano davanti ad Elsa per proteggerla, e cerca la bacchetta che però gli è caduta mentre dormiva.

Elsa indietreggia velocemente, e trascina Eugene con sé prendendolo per mano, diretta verso l’uscita della guferia.

-Dobbiamo trovare un professore!- esclama con voce tremante.

-Si… ma… sbaglio o è uguale a… a…- Eugene non ha parole, ma Elsa sembra capire, e ancora tenendo per mano il ragazzo, annuisce.

-… al drago della prima prova del torneo trescuole- 

 

Il paradiso, non esistono altre parole per descrivere l’ebrezza che Merida prova in questo momento.

Sdraiata sotto il suo albero preferito vicino al lago, l’erba fresca sotto il suo corpo, il vento estivo che le scompiglia i capelli e con la testa appoggiata sul petto di Hiccup, che legge un libro sdraiato con lei.

Potrebbe stare in questa posizione per ore, giorni, anni… anche tutta la vita.

“Papà, te l’ho detto! Non lo so!” una voce femminile lamentosa la fa alzare di scatto, come se si svegliasse da un sogno ma restasse in dormiveglia.

Hiccup solleva gli occhi dal libro.

-Tutto bene?- le chiede, con un gran sorriso.

Lei annuisce poco convinta, guardandosi intorno indagatrice, porgendo l’orecchio per ascoltare altro.

-Hai sentito qualcosa?- sussurra al ragazzo, che scuote la testa.

-Dai, riposati, non devi preoccuparti di nulla- la incoraggia, posandole delicatamente la testa di nuovo sul proprio petto.

Lei si rilassa, o almeno ci prova, ma è inquieta, sente che c’è qualcosa che non va.

“Potevi anche fermare Elsa, lo sai? Invece di sferruzzare maglioni!” la voce maschile che le arriva alle orecchie, bassa ma comunque ancora più chiara di quella di prima, la fa alzare con un balzo, ormai quasi del tutto svegliata da quella specie di trance in cui era crollata.

-Merida, non farlo, dai- prova a convincerla Hiccup mettendosi seduto e guardandola sornione.

Lei si avvicina al lago, da dove sembrano provenire le voci, senza ascoltarlo.

-Merida!- la richiama Hiccup, la voce inizia ad incrinarsi.

“Sempre tutto io, vero? Sono tua figlia, non una tua corrotta!" ribatte la voce femminile, gelida.

Merida si sporge nel lago, e tocca con un dito la sua superficie.

“A volte mi chiedo se in questo modo tu non sia meno affidabile di loro” risponde quasi tra sé quella maschile, facendo sobbalzare ferita la femminile.

-Merida, allontanati immediatamente da lì!- le ordina Hiccup, alzandosi in piedi con i pugni chiusi, gli occhi gialli dalle pupille ellittiche e avvicinandosi velocemente a lei, che sobbalza e guarda dentro il lago, ormai cosciente del tutto, ma stranamente ancora non sveglia.

“Allora forse dovresti rivolgerti a loro per queste questioni, e lasciarmi sferruzzare in pace”

-Merida!- il falso Hiccup sta per prenderla, ma lei con grandi riflessi si getta nel lago, e viene risucchiata da un vortice nero che le fa venire una grande nausea, prima di ritrovarsi in una strana versione di Hogwarts in bianco e nero, piena zeppa di porte che contengono paure, ricordi, sogni… è nella sua mente, nei meandri più profondi della sua mente.

E nella sua sala comune, seduta sulla sua poltrona preferita, sta una ragazzina di circa la sua età con corti capelli castani leggermente mossi e occhi ambrati, che indossa un maglione che nonostante il bianco e nero sembra avere una particolare fantasia colorata.

Ha le braccia incrociate e sembra particolarmente stizzita.

Parla con Bill, che le da le spalle.

Le lancia una veloce occhiata ma non avverte il padre, e Merida si nasconde in tempo, sperando che non lo faccia.

E chissà perché decide di non farlo.

-Ancora non riesco a capire perché hai questa stupidissima mania di sferruzzare sempre maglioni su maglioni- commenta seccato Bill, la ragazzina stringe i denti.

Un momento, se quello è Bill, e lei è sua figlia, deve essere Lilli… ew che schifo! Merida non ce la vuole nella sua mente. Un demone pazzo basta e avanza. E poi quello che è successo a Hiccup è tutta colpa sua.

Hiccup!

Oh mamma! Chissà come sta.

Sente il suo corpo che si prepara a svegliarsi, ma si impone di rimanere nel sogno. 

Questa è la sua occasione per spiare un po’ Nacho senza che lui se ne accorga, non può lasciarsela sfuggire.

Per la prima volta si sente un passo avanti a lui.

-È tutto ciò che mi rimane di mamma!- commenta Lilli mordendosi un labbro.

-Ah, già, la tua adorabile madre, che ti ha ripudiata come se fossi un mostro. Così come ha fatto tuo zio, e tutti i tuoi parenti. Io sono l’unico che ti apprezza per quello che sei davvero- Lilli abbassa la testa a sentire quelle parole.

-Non è vero, se non approvi il mio voler sferruzzare maglioni e fare ogni tanto qualche piccolo album dei ricordi- obietta a bassa voce, Bill sbuffa.

-Comunque, a che punto sta Malefica? Ha ripreso il controllo di quella bestia?- chiede il triangolo cambiando argomento.

Lilli sorride leggermente, e lancia una velocissima occhiata nella direzione dove Merida è nascosta.

-Oh, si. Del tutto. Elsa sta per chiamare il preside per farlo uccidere. Non è adorabile però, quell’Hiccup? Così insicuro di sé, così convinto di averlo controllato, e non liberato dal controllo di Malefica. Quasi mi dispiace per lui- commenta un po’ tra sé. 

Merida ha un attimo di sbigottimento. Sbaglia, o Lilli le ha appena rivelato un’informazione che non avrebbe dovuto sapere?

Non è un genio, e non sa esattamente cosa ha sconvolto Hiccup così tanto da fargli spezzare la bacchetta, ma sicuramente ha a che fare con il drago, e sicuramente con il controllo su esso esercitato.

Deve ricordare quell’informazione. E dirla a Hiccup il prima possibile.

E soprattutto, deve svegliarsi ed impedire che a Sdentato venga fatto del male, a ogni costo.

Sente di stare svegliandosi, ma sente ultimi piccoli stracci di discorso prima che ciò accada del tutto.

-Volevo chiederti, comunque… eri tu, quella notte?- chiede Lilli.

Merida non capisce a cosa si stia riferendo.

Bill ridacchia.

-Tesoro, dovresti saperlo ormai. Sono sempre stato io. Per tutti e sei- 

Merida si sveglia di scatto.

Sente il collo dolorante e si rende conto di essere su una sedia in infermeria, accanto al letto dove Hiccup è immobile pallido e smorto esattamente come l'ha lasciato.

-Hic- lo osserva con tristezza, massaggiandosi il collo dolorante e strofinandosi gli occhi rossi per i pianti che si è fatta la notte prima e con cui si è addormentata.

Forti rumori provenienti da fuori l’edificio le fanno ricordare il suo scopo, e lei corre fuori dall’infermeria, prendendo in mano la bacchetta, che manda scintille rosse.

“Già sveglia, freccia rossa?” le chiede Bill, senza dare segni di sapere della sua presenza durante la sua conversazione con la figlia.

Merida non gli risponde nemmeno, e corre fuori, dove i professori si sono riuniti e fanno fronte compatto per evitare che una folla di studenti accorsa preoccupata e spaventata possa farsi male.

Merida riesce a vedere le ali nere ergersi e sente i ruggiti con chiarezza.

-Che sta succedendo?- chiede ad Astrid, che ancora in pigiama è nella folla di gente curiosa.

-C’è un drago!- esclama lei.

-Si, lo so. Ma che stanno facendo i professori?- indaga Merida, che si sente completamente impotente.

-Lo stanno trattenendo in attesa di Stoik l’immenso- la informa Astrid, emozionata per l’arrivo del cacciatore di draghi.

-No no no no no no no no… NO!- Merida si fa coraggio, e vinta dall’impulso corre con tutte le sue forze in direzione del muro di professori.

-Fermi!- urla a pieni polmoni. Sua madre si gira verso di lei preoccupata.

-Merida, che stai facendo?! Torna immediatamente nel castello!- le ordina, trattenendo a stento un incanto di protezione che sta bloccando il drago da ogni fronte.

-Non potete fargli male!- Merida prova a fermarla, e si mette davanti all’aggressivo drago, che ha un attimo di esitazione, e la guarda come se si ricordasse di lei.

-Sdentato! Sono io, calmati, ti prego!- prova ad imitare Hiccup per quel poco che l’ha potuto osservare atteggiarsi con Sdentato, ma sebbene in un primo momento sembra sortire l’effetto desiderato, tra lo sgomento generale di tutti i professori ad eccezione di Pitch, un ringhio sofferente fa piegare il drago dal dolore, e un attimo dopo una potente fiammata si abbatte contro Merida, che si scansa appena in tempo.

Ma Merida non demorde.

È una delle sue principali caratteristiche: se qualcuno acquista la sua fiducia, lei non la perderà mai, perché le ci vuole davvero tanto per aprirsi e credere davvero nel prossimo, e con Sdentato è così, da quando li ha salvati durante la terza prova, e in tutte le volte che accompagnava Hiccup a visitarlo e si punzecchiavano a vicenda.

Si fida di Hiccup, e lui tiene a Sdentato, e vuole proteggere Sdentato a tutti i costi, e così farà lei.

E anche in questo caso il cerchio di luce causato da Hiccup la notte prima aumenta la sua determinazione e la sua convinzione.

Ma non ha fatto i conti con il fatto che lui non sembra affatto voler essere protetto.

Un’altra fiammata la sfiora, provocandole una fitta di dolore al fianco.

-Però anche tu, prova a collaborare- chiede al drago, che al contrario non ne ha la minima intenzione e continua a sputare fiamme e a ringhiare in direzione di Merida e di tutti i professori che vorrebbero colpirlo ma temono di ferire la studentessa.

-Merida, va immediatamente via dal drago!- le ordina la madre, presa dal panico e terrorizzata per la figlia.

-Prima voi abbassate le bacchette!- detta le sue condizioni Merida, scansandosi da nuove fiammate e artigliate.

-Perché tu proteggere drago?- chiede il preside, confuso.

-Merida, non l’avrai mica portato tu qui? In territorio scolastico!- suppone Elinor incredula.

Merida si blocca, senza sapere che dire.

-Ecco… io…-

Detta così la questione diventa più grave di quella che lei pensava.

Dopotutto un drago in territorio scolastico è davvero qualcosa di grosso, molto più di qualsiasi bravata da lei fatta. Rischia Azkaban o peggio.

Certo, al posto di Hiccup si prenderebbe anche un bacio dai dissennatori ma deve comunque cercare di trovare una buona scusa per evitare di finire in prigione.

Purtroppo questa esitazione la distrae da una fiammata che si sta abbattendo su di lei, e che non fa in tempo a bloccare o schivare.

Proprio quando sente di essere spacciata, e sua madre si precipita per cercare di salvarla in qualche modo, la fiammata viene intrappolata in un muro di ghiaccio, e Jack si para davanti a lei, atterrando dopo essere arrivato lì volando senza scopa.

La situazione è così assurda che nessuno ci bada più di tanto.

Elinor prende di peso la figlia e la scansa senza che lei riesca a capire cosa sia successo, mettendosi davanti a lei.

-Jack!- Merida non è mai stata così felice di vederlo.

-Sdentato, che diavolo ti prende?!- Jack è troppo occupato a fissare il drago cercando di calmarlo come già Merida aveva tentato di fare per concentrarsi su di lei. Come per la rossa prima di lui, anche i suoi tentativi sono fallimentari, e si vede costretto a bloccare un’altra fiammata alzando un enorme muro di ghiaccio intorno al drago, che si ritrova in difficoltà e inizia a raschiare le pareti e a lanciare fiammate ovunque.

Così almeno hanno guadagnato un po’ di tempo.

-Merida, cosa è successo, dov’è Hiccup?- chiede Jack, finalmente rivolgendosi alla rossa, che a terra apre la bocca per rispondergli, ma poi abbassa lo sguardo incapace di dire nulla, con gli occhi lucidi.

-Cosa c’entra…?- fa per chiedere Elinor, quando anche Rapunzel riesce ad aprirsi un varco tra i professori sconvolti per dare una mano.

-Ragazzi, perché Sdentato è qui? Cosa succede?- chiede sguainando la bacchetta e guardando i suoi amici.

-Esigo immediatamente spiegazioni!- prova ad ordinare il preside, ma anche lui viene bellamente ignorato.

-Rapunzel, prova a parlarci tu, non mi vuole ascoltare- la incoraggia Jack, sospingendola verso il muro di ghiaccio che pian piano si assottiglia sempre di più ma poi ripensandoci e spingendola dietro di lui.

-Anzi, meglio di no. Merida, davvero, dov’è Hiccup?- insiste.

Sa di essere indelicato ma hanno tutti urgente bisogno del suo talento con quella bestia, prima che qualcuno venga ucciso, o peggio, prima che arrivi…

-Elinor, Nord! Dov’è il drago? Lasciatelo a me!- Stoik, armato di bacchetta e con espressione furibonda, corre nella loro direzione con nell’altra mano anche un’ascia parecchio affilata.

-Per il reggiseno ingiallito di Morgana- impreca Jack, guadagnandosi un’occhiata obliqua da parte di Rapunzel.

Ma non c’è tempo per rimanere scandalizzati, la massima priorità è proteggere a tutti i costi il drago.

I tre ragazzi fanno fronte compatto davanti a lui, il ghiaccio ormai si è sciolto quasi del tutto.

-La bacchetta di Hiccup è stata spezzata. Lui è in infermeria, potrebbe non…- la voce di Merida si incrina, mentre cerca di non crollare.

Dopotutto la sua mente ha rifiutato le parole che l’infermiera le ha rivolto il giorno prima.

Semplicemente non andrà come lei dice, e questo è un dato di fatto.

“Eppure dovresti ascoltare quello che persone più grandi di te ti dicono” la prende in giro Bill nella testa.

-Non ora Nacho- sussurra a denti stretti.

“Specialmente se quello che dicono è che il proprio migliore amico potrebbe non svegliarsi mai più” continua Bill in tono gongolante.

-Non ora Nacho!- ripete urlando rivolta alla sua testa, e i membri dell’esercito della luce si guardano preoccupati.

Elinor perde un battito.

-Merida, di chi stai…?- non ha tempo di indagare, perché il drago si libera, e ci vogliono tutti gli sforzi dei tre ragazzi per impedire che attacchi qualcuno o che qualcuno lo attacchi.

Incantesimi di protezione, ghiaccio e ostacolo vengono sparati da tutte le parti, e il combattimento inizia a farsi così caotico, confusionario e assurdo che sembra non possa mai finire.

Gli alunni da lontano osservano tutto, chiedendosi cosa stia accadendo.

Anna vorrebbe intervenire, ma Elsa la tiene ferma per proteggerla, e osserva sconvolta la scena.

Eugene, poco lontano, è pietrificato sul posto.

Sono solo due le persone che potrebbero fermare quello che rischia di diventare uno spargimento di sangue.

Ma ad arrivare è la persona sbagliata.

Un incantesimo preciso e potente si fa strada tra tutti e colpisce il drago in pieno collo, mettendolo immediatamente KO.

-Sdentato!- urla Rapunzel preoccupata, precipitandosi dal drago e allertando anche gli altri due.

-Tranquilli, sta solo dormendo- la proprietaria dell’incantesimo si avvicina a passi eleganti nella loro direzione.

La pelle è chiarissima, il trucco ben curato e gli occhi ambrati trasmettono una pessima sensazione ai tre ragazzi, che si stringono maggiormente intorno al drago per proteggerlo.

-Marilis, che ci fai qui?!- le chiede Stoik, infastidito, tenendo sempre stretta la bacchetta.

-Mi è stato riferito che c’era un drago, e dato che è una specie non catalogata ho pensato sarebbe stato molto meglio catturarlo e portarlo nel mio centro di ricerca. Tu invece, Stoik, che ci fai qui?- chiede in tono affabile. Ma i tre ragazzi non si lasciano imbrogliare.

Riconoscono la voce, è una dei tipi mascherati della terza prova.

Jack non riesce a trattenersi dal prendere la mano a Rapunzel con fare protettivo, in quel momento più che mai ha desiderio di proteggerla, forse anche lui spinto da quel cerchio di luce di bontà pura. Le sue crisi degli ultimi tempi sembrano quasi un offuscato ricordo sebbene la rabbia ancora ribolla come lava dentro di lui.

-Sono qui per ucciderlo. Un’intera scolaresca ha rischiato di morire a causa sua. E’ una bestia incontrollata e va soppressa- Stoik fa per colpire a sorpresa la bestia, ma Merida si mette nella sua traiettoria sguainando la propria bacchetta.

-Voi provateci solo- li minaccia, e l’intensità del suo sguardo fa indietreggiare tutti i membri dell’esercito della luce.

Marilis e il signor Black si guardano con un sorrisetto vittorioso appena accennato.

-Ora, se non vi dispiace, mi assumo io la responsabilità di questa creatura- Marilis fa per avanzare con sicurezza, ma Merida fulmina anche lei con lo sguardo.

-Non si avvicini- le punta la bacchetta contro.

-Senta, signorina Dumbroch, ammiro la sua fedeltà, non credevo che il suo amico l’avesse contagiata a tal punto, ma ci sono solo due modi in cui questa storia può finire: il drago morto per mano di Stoik, o vivo e in una struttura di massima sicurezza sotto la mia custodia. A te la scelta, perché appena si sveglierà, sarà troppo tardi- la guarda negli occhi.

-Merida, troviamo un altro modo- prova a suggerirle Rapunzel, accarezzando il muso di Sdentato, con Jack vicino pronto a proteggerla qualsiasi cosa accada.

Se solo Hiccup fosse lì, è lui a dover scegliere, non può farlo lei.

E sebbene l’idea di lasciare Sdentato in mano alla setta oscura sia orribile, non può lasciarlo morire, non può, non solo per Hiccup, ma anche per lei. 

Abbassa lo sguardo e la bacchetta, permettendo alla donna di avanzare.

-Merida, no!- prova a farla desistere Rapunzel, Jack però è dalla parte della rossa, e la tiene ferma impedendole di mettersi davanti a Sdentato per proteggerlo ancora.

Marilis lo solleva in aria e si avvia fuori dai confini di Hogwarts per smaterializzarsi in pace, la folla di studenti, senza la minaccia del drago, inizia ad avvicinarsi.

I professori però circondano in tre ragazzi, per fare luce su quella faccenda, che loro sembrano conoscere fin troppo bene.

-Merida, cosa significa questa storia? Cosa c’entra Hiccup, e lui dov’è? Cosa è successo?!- l’infermiera non è lì, quindi Elinor non può ottenere informazioni da lei, perciò prende la figlia per le spalle e la scuote per ottenere informazioni.

-Hiccup? Cosa ha a che fare mio figlio con questa storia?- chiede Stoik, guardandosi attorno come a cercarlo.

Merida osserva la figura della donna e del drago che si smaterializzano poco distante, e ormai privata dell’energia e dell’adrenalina, il peso del suo fallimento nel proteggere il migliore amico del suo migliore amico le crolla tutto addosso, insieme al dolore delle ferite che Sdentato le ha causato.

Crolla a terra scoppiando in lacrime, e viene subito circondata dai due amici che come lei sentono di aver fatto vincere ancora una volta la setta oscura.

 

Nel frattempo, dentro al castello, una figura osserva interessata uno svenuto Hiccup sul suo solito letto dell’infermeria che ormai, con tutte le volte che ci è stato, ha inciso il suo nome sopra.

Lilli lo guarda dormire immagazzinando ogni singolo tratto del suo viso.

Le ricorda così tanto una persona che odiava, eppure Hiccup non riesce a starle antipatico, nonostante tutto. Era ovvio che la bacchetta avrebbe scelto lui.

In questo momento dovrebbe prendere i pezzi della bacchetta che sono accuratamente posizionati sul comodino, ma preferisce indugiare a guardarlo, cercando qualcosa, non sa bene cosa, che lo renda disgustoso e odioso ai suoi occhi.

Eppure fin dal loro primo incontro, Hiccup le è piaciuto subito.

Beh, come ti può piacere un cagnolino quando lo vedi la prima volta, niente di che alla fin fine, ma lei vorrebbe davvero riuscire ad odiarlo.

Anche se in queste condizioni non può nuocere in nessun modo, e se lei riesce a fare come si deve il suo compito, non potrà mai più nuocere a nessuno.

Ma forse è proprio per questo che vorrebbe odiarlo: per fare come si deve il compito che suo padre le ha assegnato, ora che nessuno, ad eccezione dell’infermiera ancora addormentata, è nell’edificio, ora che nessuno può fermarla, e nessuno può salvarlo.

Gli mette un dito sulla fronte, per entrare nella sua mente, ma viene subito buttata fuori, e sbuffa infastidita.

Grazie al cielo Hiccup ha dato il suo consenso per farle tirare fuori il ricordo, altrimenti il piano sarebbe subito fallito.

Da quando suo padre ha fatto quel patto anche lei non riesce più ad ottenere nessuna informazione sugli amici di Merida, dato che i suoi poteri sono collegati a Bill.

E la faccenda la infastidisce davvero tantissimo.

Fuori il combattimento sta procedendo, e Lilli lo riesce a sentire in lontananza. 

Ma sa anche che Malefica arriverà a momenti, quindi deve sbrigarsi a prendere i pezzi di bacchetta.

Li prende in mano, e sente l’energia che trasmettono scorrere dentro di lei, come se parte della bacchetta le appartenesse.

Era vicina quando c’è stato il cerchio di luce, forse è per questo che non riesce a fare quello che il padre le ha ordinato.

Sospira, e osserva nuovamente Hiccup, ancora svenuto nel letto. E’ così pallido e smunto che più che addormentato sembra quasi morto.

Sa che non è possibile, e sa anche che prima o poi si riprenderà da quello stato. Ci sono poche certezze nella visione del futuro sua e di suo padre, ma certi eventi sono semplicemente certi, e non possono essere cambiati neanche conoscendoli. E ogni singola possibilità temporale porterà alla irrimediabile morte di Hiccup, e così alla quasi certa vittoria della setta oscura.

E’ scritto nel tempo, indelebile e impossibile da cambiare in nessun modo.

E Lilli stranamente non approva minimamente la cosa.

Scuote però la testa, sicuramente è solo l’alone di buonismo a parlare dentro il suo cuore, e fa per mettere i pezzi di bacchetta in tasca.

-Sdentato…- il sussurro sottile e quasi inaudibile di Hiccup dal letto accanto la fanno sobbalzare, e fanno cadere i pezzi a terra.

Quasi inconsciamente il suo aspetto assume quello di Merida, mentre si gira di scatto a guardarlo, come a prepararsi al suo eventuale risveglio, ma il ragazzo è ancora profondamente addormentato, e con espressione sofferente si muove leggermente, come se in parte stesse assistendo al combattimento che si svolge lì fuori.

Lilli lo osserva immobile, senza sapere bene cosa fare, mentre il ragazzo mugugna parole sconnesse tra loro, che lei non riesce a capire.

I pezzi della bacchetta iniziano a tremare, come scossi dal suo stato d’animo.

-Hiccup- gli sussurra, sperando che la voce di Merida possa tranquillizzarlo.

-Voi provateci solo!- sussurra a denti stretti lui, prendendo di scatto il polso della mutaforma, che sobbalza ulteriormente, sorpresa.

-Non si avvicini!- urla nuovamente dopo poco, con voce parecchio simile a quella di… Merida?

Lilli attinge alle sue informazioni da parte del padre. Sembra proprio che Malefica sia finalmente arrivata, ed è proprio Merida che tenta in tutti i modi di difendere il drago. Possibile che Hiccup la stia controllando in qualche modo? Se è così, è molto più potente di quanto lei e suo padre sospettassero.

Libera il polso con uno strattone, iniziando a spaventarsi, ma non ce n’è bisogno, perché lui torna inerte pochi secondi dopo, facendo semplicemente uscire qualche lacrima.

Lilli inizia ad indietreggiare. 

La bacchetta rimane a terra, la mutaforma è troppo preoccupata per raccoglierli.

E' troppo tardi, presto l'infermiera raggiungerà la stanza, e poi ci sarà un via vai di gente dall'infermeria.

Scuote la testa, e si avvia fuori. 

Suo padre sarà arrabbiato, ma a lei non interessa. In fondo, non è la sua marionetta, pronta a fare qualsiasi cosa chieda.

E poi il destino è già scritto, a prescindere da cosa lei faccia, e può anche lasciare al ragazzo un souvenir che gli ricordi il male che ha fatto e causato con la sua debolezza.

Anche se le ferite di Merida e dei suoi amici potrebbero anche bastare.

Decide quindi di non agire, e senza accorgersene, con il suo gesto di pietà, un’alone di luce la abbandona e si avvia da Hiccup. 

 

Nessuno è riuscito a cavare neanche una parola dalla bocca dei tre ragazzi, nonostante li abbiano tenuti nell’ufficio del preside per ben tre ore.

Stoik si era subito precipitato in infermeria per capire cosa era accaduto a suo figlio, ma non potendo fare poi molto si è presto smaterializzato per raggiungere Marilis ed iniziare a parlare del futuro del drago.

Dopo tre ore di nulla assoluto, dove Elinor ha dato completamente di matto e ha quasi fatto prendere ai minions del veritaserum per somministrarlo alla figlia e ai suoi amici, è stato il preside a convincerla a dare ai ragazzi una pausa e soprattutto a mandarli in infermeria.

Rapunzel e Jack stanno abbastanza bene, certo, ma Merida è ridotta davvero male.

Fisicamente e psicologicamente.

Quando entra in infermeria Mama Odie è subito da lei, e la mette a letto.

Ha diverse contusioni, molti lividi e ferite e davvero troppe bruciature, ma non sembra neanche sentirle, e per tutto il tempo che l’infermiera passa a farle tutti i trattamenti, rimane immobile, senza far partire neanche una reazione, ad osservare il corpo inerte di Hiccup nel letto.

E continua ad osservarlo anche quando l’infermiera la lascia, obbligandola a letto per almeno due giorni senza muoversi, e quando Rapunzel e Jack provano a parlarle per chiederle come sta ed elaborare un piano, con Rapunzel completamente sconvolta dalla situazione di Hiccup e Jack che prova in qualche modo a svegliarlo o controllare qualche eventuale reazione.

Si sente un guscio vuoto, debole e spaventata.

Quasi non riesce nemmeno a sentire i commenti divertiti di Bill che la prende in giro alle sue spalle, o meglio, dentro la sua testa.

Immobile, in silenzio, fissa Hiccup, come se potesse svegliarlo solo con la forza del suo sguardo.

Ed è la pura certezza che prima o poi si sveglierà che ancora non l’ha fatta crollare del tutto. Hiccup è fin troppo importante per lei, più di quanto pensasse. È la sua roccia, lo è sempre stata, persino quando non si parlavano più era la sua ancora, perché si aggrappava al fatto che lo odiava per andare avanti, nonostante non avesse molto senso. Ma c’era, era lì, vicino a lei, una presenza costante della sua vita.

Una delle pochissime certezze che ha, e forse la più importante.

Quando anche Jack e Rapunzel decidono di lasciarla riposare per il momento e andare via, probabilmente anche per parlare tra di loro, Merida è ancora in questa posizione, sola con Hiccup nel letto accanto al suo.

Temendo che potesse lasciare il letto, l’infermiera l’ha incollata lì con un incantesimo, di cui Merida non si è minimamente curata, dato che di suo è rimasta completamente immobile per un sacco di tempo.

“Sembra già morto” commenta malevolmente Bill dentro la sua testa.

Benché il pensiero l’avesse già sfiorata più volte, lei decide comunque di ignorare il demone giallo.

Solleva invece la mano, come a raggiungere il ragazzo, che però è troppo lontano.

-Mi dispiace tanto- si ritrova a sussurrare tra sé, desiderando più di ogni altra cosa un suo abbraccio o anche una stretta di mano, o di dita. Qualsiasi contatto sarebbe un dono per lei, in quel momento.

“Non credo ti possa sentire dal mondo dei morti” la prende in giro Bill.

Lei teme quasi che lui abbia ragione, ma non demorde, e continua a tenere la mano sollevata.

-È tutta colpa mia- mormora, con le lacrime che minacciano nuovamente di uscire fuori, e che le annebbiano la vista.

Chiude gli occhi e si volta dall’altra parte, coprendosi il volto con la mano non tesa, senza rendersi conto che dal letto accanto, il ragazzo inizia a muovere le dita nella sua direzione, quasi impercettibilmente.

“Sai, freccia rossa, non cambierai proprio nulla con questa patetica dimostrazione d’affetto” la prende in giro Bill, senza neanche lui sapere di avere torto.

 

Nel frattempo Jack e Rapunzel sono nella stanza delle necessità, unico posto dove sono riusciti ad evitare le domande degli studenti che li accompagnano da quando sono usciti dall’infermeria.

-Sono preoccupata per Merida- osserva Rapunzel, girando avanti e indietro e grazie al cielo non mandando a fuoco nulla.

-E per Hiccup- aggiunge Jack, che al contrario è seduto su un pouf fatto apparire nella stanza, e con altri mille pensieri in testa oltre alla terribile situazione dei suoi due amici.

Dopotutto lui sta ancora combattendo contro i suoi problemi, e sebbene la rabbia bruciante si sia un po’ placata e sia stata messa da parte in favore dell’emergenza Hiccup, non è ancora scomparsa del tutto, e Jack sta mentalmente cercando un qualsiasi modo per vendicarsi di Uhhhhh di oscurità il prima possibile.

-Già, Hiccup…- al solo pensiero gli occhi di Rapunzel si riempiono di lacrime -…non riesco a credere che spezzare la bacchetta l’abbia portato a questo. È come quando io stavo male ma mille volte peggio-

Hanno chiesto all’infermiera cosa avesse, chiedendole di essere diretta per quanto possibile, e la diagnosi è quella che ha definito un “coma magico” da cui è difficile uscire, almeno in tempi brevi.

-Infatti… magari se capissimo esattamente cosa ha curato te potremmo aiutare anche lui- riflette Jack, senza in realtà badare più di tanto a quello che ha detto.

Rapunzel si blocca di scatto, mentre le sue guance si imporporano, ripensando a quella giornata, in mezzo alla neve.

Non hanno più parlato di quello che è successo, visto che Jack è impazzito poco dopo e tutti gli sforzi della ragazza si sono concentrati sul salvare Eugene dalla sua furia omicida. Decisamente non un buon momento per parlare di una cosa così complicata.

-Non credo che potremo aiutare Hiccup in questo modo- commenta tra sé, rigirandosi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita.

Jack si rende finalmente conto di cosa ha ricacciato, e sgrana gli occhi, puntandoli su Rapunzel, la mente ora interamente concentrata sulla ragazza davanti a lui, che ha abbassato la testa, imbarazzata.

-Oppure potremmo… ecco… magari questa è una cosa completamente diversa. Dovremmo fare qualche ricerca in biblioteca o altro- prova a cambiare bruscamente strada, e si alza pronto a scappare, quando Rapunzel lo interrompe.

-Jack, dovremmo parlare- sussurra titubante.

L’albino deglutisce, mentre il suo cuore inizia a battere furiosamente nel petto.

Si gira lentamente, e i loro sguardi si incrociano.

-Okay- annuisce, lentamente.

-Ecco… dovremmo discutere di quello… quello che è successo…- Rapunzel si blocca, arrossendo sempre più vistosamente. Distolgono entrambi lo sguardo, incapaci di proferire parole, al ché Rapunzel torna sui suoi passi -… quello che è successo ieri- rompendo le speranze che si erano iniziate a formare nel cuore di entrambi loro.

Non hanno tempo di pensare a problemi amorosi con tutto quello che sta succedendo.

-Sì, hai ragione, e ne parleremo, magari quando Hiccup si sveglierà, però. Insomma… sono stato un pessimo amico ultimamente, per tutti. È meglio che inizi a concentrarmi su cosa posso fare per rimediare invece di pensare ad un ragazzo che non meritava minimamente la mia attenzione. I miei problemi possono essere messi da parte. Non preoccuparti per me- si gira verso la porta sempre più deciso ad uscire, ma Rapunzel lo ferma nuovamente, questa volta prendendogli il polso.

-Aspetta, Jack. Non devi pensare così. Solo perché i tuoi problemi sono forse meno gravi di quelli di Hiccup e Merida non significa che non esistano. Se hai qualcosa da dirmi, se devi confidarti o hai bisogno di sfogarti, ti prego non tenere tutto dentro, e vieni da me- mentre parla la sua stretta passa dal polso di Jack alla sua mano, che lui stringe forte.

Vorrebbe baciarla, sente ogni singola cellula del suo corpo che glielo ordina, quasi lo prega. Ma non può permetterselo.

Si limita a sorriderle, riconoscente.

-Sarai la prima da cui verrò. Grazie. Vuoi venire con me in biblioteca?- le chiede, anche perché è molto più esperta di lui, e ha paura di non trovare assolutamente nulla e di indugiare in pessimi pensieri se dovesse andare da solo.

La ragazza annuisce, sorridendo.

Sempre mano nella mano, senza quasi accorgersene, escono dalla stanza delle necessità.

Ma sebbene l’atmosfera tra loro si sia placata tornando quasi normale, entrambi continuano a riflettere sulle parole di Jack.

“Se capissimo cosa ha curato te potremmo aiutare anche lui”

Rapunzel era stata curata da un purissimo gesto d’amore, ed era in una situazione ben meno grave rispetto a quella di Hiccup. 

Loro sono decisi a fare del loro meglio, e solo con questo gesto di impegno e amicizia da entrambi una piccola scintilla di luce esce e inizia a vagare per i corridoi, ma non potranno fare quasi nulla di quello che vorrebbero.

Servirebbe qualcosa di ancora più puro, di benevolo e potente per curarlo.

Ed entrambi sanno che esiste una sola persona che può darglielo… ed è in infermeria con lui.

 

Merida inizia ad essere sopraffatta dal pensiero che Hiccup potrebbe davvero non svegliarsi più, ed il dolore che fino a quel momento ha cercato do combattere e contrastare con tutta la sua forza inizia a farsi sentire sempre più doloroso e potente nel suo petto.

Bill è sorpreso, mentre sente piano piano prendere maggiore controllo del corpo in suo possesso. Non si aspettava fosse così facile spezzare quella impertinente riccia. L’aveva evidentemente sopravvalutata, cosa che gli accade molto di rado. Tende sempre a sottovalutare gli avversari, ma questo ovviamente non gliel’ha fatto mai notare nessuno per non rischiare la sua ira.

Eppure in questo caso Merida inizia a diventare cera molle nelle sue mani, e piano piano inizia a sentire il controllo passare sempre di più a lui.

-Vorrei solo che Hiccup tornasse da me- sussurra la ragazza, serrando gli occhi come se stesse esprimendo un desiderio rivolto ad una stella cadente o una fata pronta a realizzarlo come in quei cartoni animati che Rapunzel gli ha raccontato.

Ma ad ascoltarlo c’è solo un demone che ha a cuore solo se stesso.

La mano è ancora tesa in direzione di Hiccup, ma lei si è quasi dimenticata di averla ancora sollevata.

“Sai, Freccia rossa. Io sono molto potente…” Bill prova ad approfittare della situazione disperata del suo burattino umano per provare a stringere un accordo che possa farlo tornare a conoscere i piani e le azioni dei grandi quattro, e Merida rimane in silenzio, ad ascoltarlo.

“Se facessimo un accordo potrei provare ad entrare nella sua testa e a svegliarlo. Per me sarebbe come riavviare un computer… per così dire” prova a convincerla, senza in realtà aspettarsi niente di che. A dirla tutta, non riesce ancora del tutto a credere di averla sottovalutata a tal punto.

Riesce a percepire gli ingranaggi nella mente di Merida che girano in modo lento e confusionario.

Rimane in silenzio, entrando senza rendersi conto nel mindscape, dove Bill le appare, enorme davanti a lei.

-Su, Freccia rossa, devi solo stringere la mano, e potresti riaverlo indietro- gliela porge, infiammandola.

Merida sa che è sicuramente una trappola, ma in questo momento non ha nessuna importanza per lei.

Il pensiero che potrebbe perdere Hiccup per sempre è molto peggiore della distruzione dell’universo, per quello che la riguarda. Ma potrebbe anche mentire. Magari ci proverà senza riuscirci, può davvero fidarsi di lui? Sa di non potere, però è anche l’unica opzione che ha. Non ha la più pallida idea in che altro modo aiutarlo altrimenti.

Nel mindscape solleva la mano in direzione di Bill, lentamente, incerta ma disperata.

E proprio mentre le loro dita stanno per toccarsi, un’altra voce la interrompe, una voce a lei conosciuta, che le fa venire un nodo allo stomaco che non sa spiegarsi.

-Merida, stai di nuovo prendendo una decisione così importante senza prima consultarmi?-

Merida si volta di scatto, abbastanza in fretta da non notare quando Bill si sia fatto irritato alla vista della sottile figura di Hiccup, che a braccia incrociate guarda la sua migliore amica con espressione di rimprovero.

Merida sente gli occhi farsi umidi, ritira immediatamente la mano da quella di Bill per porgerla in direzione di Hiccup, senza credere di averlo davanti.

-Drago Nero, la ragazza vuole solo aiutarti. Lasciaglielo fare- prova a riprendere terreno Bill, deciso a non perdersi d’animo. 

Merida si volta nuovamente verso di lui.

Alla fine è nella sua mente, quello non è il vero Hiccup… eppure è abbastanza certa che anche quello vero non la perdonerebbe mai per aver preso una decisione senza di lei.

Ma chi è lui per giudicare. È sempre pronto a sacrificare se stesso e non capisce quanto gli altri tengano a lui. Per certi versi è il più grande egoista della terra… o forse lo è solo lei, che è disposta a distruggere qualsiasi cosa anche contro la sua volontà pur di riaverlo indietro.

-Merida, non è lui che mi salverà, sei tu- prova a dirle quella strana versione di Hiccup, porgendole la mano.

Merida si trova tra due fuochi.

-Io non so come aiutarti, Hiccup. Non sono abbastanza forte- prova a dirgli, allungando la mano verso Bill.

-Tu lo sei, sei molto più forte di quanto tu stessa non credi. E se c’è qualcuno che non è forte, quello sono io, perché non mi sono subito confidato con te per tutto temendo la tua reazione. Sono io che non ti ho detto di Sdentato, dei miei dubbi, delle mie insicurezze perché non ero abbastanza forte per condividerli con qualcuno, temendo diventassero ancora più reali e spaventosi. Non mi sono fidato di te, ed è stato il mio più grande errore, perché anche tu ora non ti fidi di te stessa, e probabilmente neanche di me. Ti senti la più debole tra noi, perché Nacho ti dice così, ma non è vero! Sono io ad aver sbagliato sul tuo conto. Io avevo torto, perché sei la persona di cui mi posso più fidare al mondo. Sei la persona alla quale voglio più bene e ho la piena fiducia nel fatto che sarai tu a salvarmi, senza aiuti di alcun genere- le lancia un profondo sguardo, porgendole sempre di più la mano, e Merida porge la sua.

-Non è neanche il vero Drago Nero, Freccia Rossa. Davvero ti fiderai di semplici supposizioni della tua mente distrutta?- prova a persuaderla Bill, diventando rosso per la rabbia.

-La scelta e tua, e alla fine, qualsiasi cosa tu faccia, sarò dalla tua parte. Sei la mia roccia, Merida. Forse l’unico motivo per cui spesso non mi sono confidato con te è anche perché… temevo di non essere alla tua altezza- conclude Hiccup, abbassando lo sguardo.

Merida inizia quasi ad arrabbiarsi con il ragazzo per tutto quello che sta dicendo.

-Sei proprio un idiota!- esclama con le lacrime agli occhi.

-Freccia Rossa!- il richiamo di Bill passa quasi inascoltato, mentre Merida con la massima sicurezza prende la mano di Hiccup. Sente il contatto come se fosse reale, e quando apre gli occhi di scatto, fuggendo dal mindscape, si accorge che è infatti reale.

Si volta in direzione di Hiccup senza riuscire a credere alle sue dita, ma è vero. La mano che tiene sollevata in direzione del suo migliore amico da talmente tanto tempo che ormai non se la sente più ha le dita incrociate a quella di Hiccup, che ancora incosciente ha sollevato la sua come se le due mani fossero calamitate.

-Hiccup!- lo chiama, cercando qualche segno che si stia svegliando.

Lui rimane immobile, e a occhi chiusi.

-Hiccup!- lo chiama ancora, stringendo con più forza la mano che a stento riesce a raggiungere e maldicendo l’infermiera per averla costretta a letto con un incantesimo.

Lui la tocca, ma non la stringe, e lei deve capire quale sia il senso.

-Devi svegliarti, capito?! Non puoi rimanere in questa situazione con Sdentato in mano alla setta oscura. Non puoi abbandonarmi di nuovo, mi hai sentito?!- tra le lacrime inizia ad incitarlo, mentre grazie alla speranza che è rifiorita in lei il dolore che ha provato in queste ultime ore viene in meno di un secondo sostituito dalla rabbia per tutto quello che Hiccup non le ha detto, come lui stesso ci ha tenuto a sottolineare.

Più parla, più una strana luce sembra uscire dalle sue mani ed entrare in lui. Inizia a ricambiare la stretta.

-Ti prego, abbiamo tutti bisogno di te. Non siamo gli stessi senza di te. Devi aiutarci con le tue abitudini cervellotiche e la tua paranoia, e non devi permetterti di abbandonarci come se niente fosse e far vincere Nacho, Uhhhhhh di oscurità e quella tremenda Lilli- continua, quasi urlandogli contro noncurante dell’infermiera che probabilmente arriverà tra qualche momento a riprenderla ben bene per disturbo al paziente.

A Merida non interessa minimamente nulla delle sgridate.

“Non parlare di mia figlia in questo…”

-Zitto Nacho!- non lo vuole proprio sentire.

In questo momento la rabbia, il sollievo e la speranza sono talmente forti in lei che sembra aver recuperato ogni singola energia e voglia di vivere. 

Hiccup starà bene, questo ormai è un dato di fatto. Lei lo salverà, e lui risolverà la situazione. 

-Devi tornare e risolvere il casino in cui ci hai cacciato, e soprattutto… devi tornare da me, okay? Devi tornare da me perché io non posso vivere senza di te, senza averti fatto la più grande sgridata della tua vita per non avermi detto nuovamente nulla. Senza abbracciarti più, senza stringerti a me e starti accanto in ogni momento per romperti le scatole e riprenderti, e fare la pessima amica, e rinfacciarti tutte le cose che non mi hai detto senza intenderlo per davvero ma solo per il gusto di vederti alzare gli occhi al cielo e fare un sorrisetto di scuse divertito, perché è così che funziona tra noi, e mi manca. Mi manchi. Io ti… io…- si blocca di scatto, senza sapere cosa dire.

L’ultima parola è lì, tra loro, solo in attesa di essere detta, ma Merida non ci riesce. Neanche sa quale sia, questa parola.

Ma echeggia tra di loro, e, non si sa come, Hiccup la riceve, tramite lo stretto contatto delle loro mani, che fungono da tramite per un’intensa luce bianca che parte dal cuore di Merida e scuote Hiccup come una scarica elettrica.

Merida trattiene il fiato mentre la stretta di Hiccup si fa sempre più forte, e il suo respiro meno regolare e più affannato.

Sotto lo sguardo sopraffatto di Merida e quello irritato infinitamente di Bill, Hiccup apre lentamente gli occhi, e piega la testa verso Merida come se gli richiedesse enorme fatica.

I loro sguardi si incrociano, e Merida sorride, stringendogli la mano talmente forte che sta quasi per rompergliela probabilmente, senza fiato per l’enorme incredibile sollievo e la gioia di riaverlo finalmente accanto a sé.

Lui la guarda per qualche secondo, accennando quasi un sorriso, poi il suo sguardo si sofferma sulle bruciature, i tagli e le ferite, si sposta lentamente sulla bacchetta spezzata e poi si abbassa, distogliendolo completamente ora pieno di un’emozione che Merida non sa definire, ma sicuramente negativa.

Il sorriso della rossa sparisce, mentre lui lentamente le lascia la mano e, senza proferire parola, se la ritira al petto e si volta dall’altra parte.

-Hiccup?- prova a richiamarlo lei, confusa. La mano ancora tesa verso di lui.

Per tutta risposta il ragazzo si ritira ulteriormente.

Merida porta al petto la mano, che ora le fa male, senza capire minimamente le azioni dell’amico.

Decide di lasciargli spazio, e gli da a sua volta le spalle, provando a riposare un po’.

È sveglio, questo è l’importante.

Cerca di ripeterselo finché non si addormenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Che capitolo orrendo.

Lo so, fa schifo, e non lo dico per far arrivare recensioni del tipo “Ma no, invece è bellissimo” perché è davvero orribile.

Ma purtroppo è necessario, e non riuscivo proprio a riscriverlo di nuovo per la terza volta.

Potrei incolpare solo la scuola per aggiornamenti con totale ritardo, ma durante l’estate mi si è anche rotto il computer, e non avevo salvato tutto in chiavetta.

Non aggiorno da praticamente un anno, sono una persona davvero orribile, ma non ho dimenticato la storia, lo giuro, anzi è una di quelle a cui tengo di più.

Questo capitolo è all’insegna di tristezza, depressione, malattie e altre cose tristi, e riflette fin troppo bene il mio umore in questo periodo. Il prossimo sarà migliore, lo prometto. E Hiccup tornerà a fare cose, così come Jack e Rapunzel che sono stati un po’ messi da parte in questo capitolo in favore di Merida.

Spero comunque che ci siano stati Mericcup feels a sufficienza e anche Jackunzel e un po’ di Elsa/Eugene. Ammetto che non li shippavo in realtà quando ho iniziato la storia, si sono shippati da soli.

Comunque non si sa cosa ci riserverà il futuro. Lilli sembra fin troppo interessata a Hiccup, Bill sembra essere coinvolto in più di quanto dice e potrebbe essere più cattivo di quanto già non sospettassimo. E che fine farà Sdentato? Hiccup riuscirà a riprendere il controllo o lo lascerà nelle mani di Malefica?

Appuntamento al prossimo capitolo, che arriverà sicuramente tardi.

Ma tanto ormai nessuno più legge questa storia, quindi la sto continuando soprattutto per me, come in effetti è giusto che sia.

Ma tralasciando la depressione, se qualcuno dovesse leggerla vi ringrazio davvero tanto per essere ancora qui nonostante sia passato un anno, vi consiglio di leggere il recap per ricordare quanto accaduto precedentemente nel caso (come un pochino anche io) ve lo foste scordato, un bacione, un grandissimo ringraziamento per aver letto nonostante il capitolo faccia schifo, e alla prossima :-*

   
 
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