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Autore: paige95    27/08/2017    1 recensioni
Al piccolo Goten sorge un dubbio: perché nessuno gli ha mai raccontato che fine hanno fatto i suoi nonni paterni? Questa semplice domanda porterà Goku ad una conoscenza molto speciale ed emozionante.
Spero possa piacervi! Buona lettura :)
Dedicata a Marlena_Libby, grazie alla quale questa storia è stata scritta
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Chichi, Gine, Goku, Goten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La scelta…una prova o la soluzione?
 
Era una mattina come tante altre. Il sole splendeva in cielo, ma per Goku sembrava esserci ancora buio, aveva le tenebre nel cuore e una grande preoccupazione nella testa.
 
Aveva deciso di distrarsi un po’ da quei pensieri e l’unico modo che aveva per deconcentrare la mente erano gli allenamenti; si sarebbe sfinito pur di non pensare, almeno quelli erano i suoi piani.
 
Era da solo nel bosco a tirare calci e pugni contro un avversario immaginario. Voleva che la sua famiglia vivesse quei momenti in spensieratezza e non avrebbe voluto rattristarli con quegli avvertimenti di re Kaioh.
 
Non si riconosceva nemmeno lui: da quando non aveva una soluzione? Da quando si spaventava davanti ad un nemico? Forse tutto questo accadeva perché una reale minaccia non c’era e quell’incertezza lo faceva impazzire. E poi in gioco c’era molto di più, un suo fallimento avrebbe ferito le persone che più amava al mondo.
 
Con ogni pugno che sferrava, tentava di allontanare un nuovo pensiero. In poco tempo si sentì esausto, più mentalmente che fisicamente.
 
Una vispa voce lo riportò alla realtà.
 
“Papà!”
 
“Goten. Cosa ci fai qui? Non dovresti essere con i nonni?”
 
Anche perché non era certo che il tempo a loro disposizione non si stesse esaurendo.
 
Il bambino gli prese la mano ed iniziò a tirarlo.
 
“Vieni anche tu”
 
Suo figlio si fidava di lui, ma a breve lo avrebbe deluso e Goku non se la sentiva di vedere la sua espressione amareggiata quando questo sarebbe avvenuto.
 
“Figliolo, comincia ad andare, io ti raggiungo”
 
Gli sorrise dolcemente e sciolse la presa.
 
Il bambino però non era molto convinto dell’atteggiamento del padre.
 
“Papà, ma che hai? Non sei felice che i nonni siano con noi?”
 
Beata innocenza! Goten non aveva nemmeno la più pallida idea della gravità della situazione e suo padre avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché non soffrisse di nuovo per causa sua. Forse aveva persino sbagliato ad iniziare quella avventura, re Kaioh aveva ragione, avrebbe dovuto prima accertarsi della fattibilità e della riuscita. Ma lui era sempre stato impulsivo e anche stavolta non si era smentito.
 
“Goten, ti va di allenarti un po’ con me prima di rientrare?”
 
Gli sorrise per schivare le domande che gli erano state rivolte. Sapeva quanto il figlio amasse allenarsi con lui e, forse un po’ vigliaccamente, aveva colto l’occasione per distrarlo.
 
Stavolta però il bambino sembrava più intenzionato a comprendere lo strano comportamento del padre: si era allontanato all’improvviso senza avvisare nessuno e mentre attraversava il bosco per cercarlo e si avvicinava a lui, percepiva un’aura sofferente. Temeva gli fosse successo qualcosa e invece lo trovò ad allenarsi con una violenza che fuori dal combattimento non gli era propria.
 
“È colpa mia, vero papà?”
 
“Ma che cosa stai dicendo??”
 
Anche Goten iniziava ad intristirsi.
 
“Volevo conoscere i nonni e tu mi hai accontentato, ma ora non sai come riportarli in vita, vero?”
 
Era un bambino davvero troppo perspicace per essere suo figlio, probabilmente aveva ereditato tutta quella intelligenza dalla madre.
 
“Figliolo, ti prometto che farò tutto il possibile”
 
“So che lo farai, papà. Non mi deluderesti, nemmeno se lo volessi”
 
Dopo tanta ansia, sfuggì un sorriso dalle labbra di Goku.
 
“Che ne dici, Goten, torniamo indietro, prima che la mamma ci venga a cercare?”
 
“Sì”
 
Quella vocina flebile, ma squillante, aveva contribuito a rasserenare l’atmosfera.
 
 
 
Raggiunsero in poco tempo mediante il teletrasporto la loro abitazione, ma quando arrivarono, ad attenderli vi era una pessima notizia.
 
Goku notò preoccupazione e sgomento sul viso di tutti i presenti.
 
“Che cosa è successo?”
 
Nessuno gli rispose, ma tra le mani di sua moglie vi era un biglietto, che lei reggeva quasi con ribrezzo. Lui lo strappò dalle sue mani e lo lesse silenziosamente.
 
Queste sono le regole: una vita in cambio di una vita.

“Chichi, che significa?”
 
Gli sussurrò quella domanda, ma la risposta era scontata.
 
“Tesoro, porta Goten nella sua stanza”
 
Cercò di tranquillizzarla con la voce e di proteggere suo figlio da quella sconvolgente notizia. 
 
“No, Goku, me lo hai promesso. Non fare stupidaggini”
 
“Era questo che intendeva re Kaioh. Loro non mi permetteranno di dare la vita in cambio della loro e a quel punto dovremo salutarli. Ecco perché era difficile da superare”
 
Pronunciava quelle parole quasi con rassegnazione.
 
“Goku”
 
La voce di sua moglie era una supplica.
 
“Chichi, non preoccuparti. Se riesco a far superare loro questa prova, poi potrete resuscitarci con le sfere del drago”
 
Cercò di impiegare una certa enfasi per rendere ancora più convincente quell’idea.
 
“Ma sei impazzito?! Goku, non è un gioco. Non puoi morire e resuscitare tutte le volte che ti pare. Se a te diverte, a me no”
 
Lanciò un’occhiata furiosa al marito, prese per mano il figlio e si avviò su per le scale.
 
Il bambino tentò di divincolarsi dalla forte presa della madre.
 
“Papà, che succede?”
 
Non rispose a Goten e restò a guardarli allontanarsi, finché una voce alle spalle non lo distrasse.
 
“Tua moglie ha ragione, Karoth. Non ti consentiremo di fare una cosa simile”
 
“Ma, papà, è l’unica soluzione, torneremo in vita insieme, una volta che avrete superato tutte le prove. E poi mi avete salvato una volta da morte certa, permettetemi di ricambiare il favore”
 
Anche Gine era contraria a quell’idea.
 
“No, tesoro. Per te sacrificheremmo la vita altre mille volte. Non priveremo la tua famiglia della tua presenza nemmeno per un’ora. Ci hai permesso di rivederti, di conoscere i nostri nipoti, te ne siamo grati”
 
“Mamma, fidatevi di me. Non è la prima volta che muoio, eppure sono qui”
 
Non si sarebbe mai perdonato di aver perso un’occasione così preziosa. Era davvero convinto di non correre alcun rischio reale e anche se lo avesse dovuto correre non si sarebbe di certo tirato indietro.
 
“Parla con Chichi, figliolo. Rassicurala che non la lascerai. Avete vissuto serenamente senza noi e continuerete a farlo. Ora abbiamo ancora un po’ di tempo, quindi godiamocelo senza pensare a questa assurda e crudele prova”
 
Non voleva ascoltare le parole di suo padre. Non si sarebbe arreso tanto facilmente a quella triste realtà. In quel momento riscoprì una tenacia ed una temerarietà che gli erano proprie. E alla fine anche la testardaggine prese il sopravvento, era convinto che quella fosse la soluzione giusta.
 
“No, papà, mi dispiace, ma alla fine sono sicuro che riuscirete tutti a capire le mie ragioni”
 
Continua…
   
 
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