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Autore: queenjane    28/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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E mi sono sposata IO nel mese di giugno 1913 a Peter Hof, con Luois, mie damigelle le granduchesse, invitati gli zar e la zarina madre e molti altri.
Usammo la cappella reale, sotto le volte immense, tra le lesene dorate e fiori a profusione.
Alix sorrideva, era tranquilla e a suo agio, quel giorno non lamentava alcun malanno,  mi sposavo e andavo via, regalo migliore non potevo farle.
Mio fratello Alexander portò il cuscinetto delle fedi senza inciampare, serio e compito, mia madre pianse per buona parte della cerimonia, in modo composto, era commossa.
Infine, era stata migliore di me, mi aveva lasciato andare, aveva voluto che mi sposassi per amore.
Era amore, allora come oggi, con il senno del dopo, so che lo avrei sposato comunque.


Ho ricordi vaghi, frammenti di immagini, le firme sul registro, le candele e il bagliore del sole,  prima del rito ortodosso era stata celebrata la cerimonia civile, a Parigi ci saremmo sposati secondo i riti del cattolicesimo, tanto per stare sicuri.
Due anelli, quello di fidanzamento, uno squisito zaffiro circondato da perle, un monile di famiglia di mio marito, e la vera nuziale, una semplice fascia d’oro con incisa la data e il suo nome.

Che ho fatto?
Il vestito bianco, satin e tulle, i capelli raccolti in alto, forcine d’argento e diamanti, ringraziando Tatiana che si era profusa nel disegnare l’abito, una prova di affetto e fantasia.
Sei bellissima.
La più bella del mondo.
Ogni sposa è così, il giorno delle sue nozze..
Dark brightness, l’oscura lucentezza.
Mio zio chiosò che il matrimonio era in genere per tutta la vita, almeno fino al divorzio, anche lui era commosso, orgoglioso, felice.
 
Dai quaderni di Olga Romanov”..era caldo, in quegli ultimi  giorni della primavera. Arrivasti solo con dieci minuti di ritardo, era la tradizione, scommetto che ogni minuto era un anno di tormento, eri impaziente e lui scrutava il portone, vestito dell’uniforme dell’esercito francese, come se temesse qualche scherzo, un cambio di idea. Poi, eccoti, la testa alta, sotto il velo sorridevi e lui ti sorrideva. A prescindere da tutto, era innamorato di te, ricambiato. 18 anni tu, 25 lui, parevate destinati a rimanere insieme per tutta la vita. Perdonami, ma allora non riuscivo  essere del tutto felice per te


Estate 1913, la mia luna di miele.
Lui profumava di vaniglia e fumo, leggeri ed effervescenti, novelli sposi .. Del mio segreto nulla sa, appartiene a me sola e così sia.
Passammo la cosiddetta honeymoon, la luna di miele,  nel cottage dei principi Raulov a Livadia, in Crimea.
Il desiderio, rotto, nelle ossa. Le sue labbra dove il collo si congiungeva al petto, mi scoprivo sensitiva, i pori dilatati.. Le falangi percorrevano, con delicata impazienza, la mappa che correva dall'ombelico, scorrendo sul ventre piatto, teso come le steppe della Siberia...Si spostavano, sulle creste iliache, aguzze contro il palmo.
Quando la prima notte, mi aveva chiesto delle cicatrici avevo inventato che erano colpa di un precettore troppo zelante, durante i preparativi per le prove del vestito nuziale e la vestizione avevo sempre badato a tenerle coperte, come sempre in quegli anni.
Era estasi.
Precisione.
Ancora.
Ti prego.
Pareva appena ieri che prendevo il sole con Olga e le sua sorelle, i tuffi dagli scogli, le sigarette prese di nascosto, io e lei, caute ombre sotto le pergole di edera e glicine, due principianti che giocavano alle donne perdute..ora ero sposata, una nuova realtà e andavo scoprendo, LUI, e viceversa, i suoi gusti, le piccole abitudini..
Ti amo,  ieri come oggi .. e domani ...
Luois, una persona nuova, che era deliziata dai miei tentativi di cucinare (uova e pane tostato, a dire il vero), dall’arte di saper cucire un bottone.
“.. una principessa che sa fare questo?” E molto altro, lo avvisavo e mi scioglievo al tocco di una mano, un solo gesto che mi mandava in estasi, lui pareva ubriaco di me, della mia voce e della mia pelle, trasfigurato quando era dentro di me.
Saremmo vissuti a  Parigi, il suo incarico era finito, se volevo potevamo restare in Russia, ma io lo amavo. Spavalda dei miei 18 anni, dichiaravo che la mia casa era lui, e tanto bastava E lo riempivo di orgoglio e sicurezza, trovava conferme dei miei sentimenti, che lo amavo, il mondo pareva appartenerci, vivevamo una specie di favola incantata, una parentesi, era l’età dell’oro degli antichi miti.
Mia principessa, mi appella come Olga, e ho un nodo di nostalgia, nella mia guerra con la principessa Ella ho lasciato più di una vittima, ferendo chi non vi entrava nulla e scaccio il senso di colpa, sono diventata una maestra eccellente.
“Ma ora sono Madame la Contessa De Saint-Evit..”scrutando i suoi fantastici occhi grigi, così vicini da poter osservare il movimento ritmico delle sue pupille.
“E puoi chiedermi quello che vuoi..”
“Anche di insegnarmi a guidare..”
“Va bene, moglie, mettiti le scarpe e andiamo.”
“Ora subito ..”basita.
“Perché no .. sennò stiamo tutto il giorno a letto.”Ridendo contro la base del mio collo, era seta, era olio, era il piacere. (.. e ora sei solo polvere e fumo e suono, vivi solo nei miei ricordi, amore mio..)
Dopo la Crimea, abbiamo fatto una crociera sul Mar Baltico, poi giunse il momento del commiato definitivo.





Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine. “.. quando sei venuta a salutarci, dopo la crociera, ero nella camera che dividevo da sempre con Tatiana. Già, noi siamo “The Big Pair”, come Marie e Anastasia sono “The Little Pair”, una mania di nostra madre, come di vestirci in modo abbinato e farci dividere penne e quaderni per fare economia. Non divaghiamo, ero perplessa e queste cose le sai  benissimo .. Ci sono rimasta, dal gennaio 1913 all’aprile 1913 avevi rispettato in modo veloce le previsioni di mia sorella che presto ti saresti sposata … Va bene, mia madre enuncia che sposarsi e avere figli è il più bel destino per una ragazza, ma sei stata veloce e repentina.. Anche troppo, non ti capivo e mi faceva rabbia, a te è sempre riuscito anche troppo bene, di leggermi dentro ..Diciamo che non me lo aspettavo, mi sono sentita gelosa, malevola, stupida che non mi avevi raccontato nulla tranne un fatto compiuto, che ti sposavi a giugno.. Addirittura ho chiesto a tua madre di non mandarti via, a mia eterna vergogna, e lei è stata gentile, ha solo affermato che era una questione tra di voi, era tutto a posto e … Fine. Non avevo nessun diritto di rivolgermi a lei in quel modo, ma non me l’ha fatta pesare.. Ho sperato che non vi sposaste o rimandaste, mi sono illusa due volte.. La Vyribova, la cara e intima amica di mia madre, disse una volta per battuta che dovevi farlo per forza, e lei ribatté che non pensava che fossi così stupida.. Già una gravidanza fuori dal matrimonio può capitare, eri appassionata ma non avventata, almeno allora. Andai alla finestra, sistemandomi la gonna e i capelli, i signori sposi che ci volevano salutare a Peter Hof prima della loro partenza erano giunti .. era il giorno prima del nono compleanno di Alessio, l’11 agosto 1913.. Allora era un piovoso martedì, quando lo battezzarono ed incantevole, roseo e paffuto ..ed eri tra le madrine, fin da piccolissimo ti amava, quando lo prendevi si calmava subito, era prova del suo affetto. Ricambiato, in fondo, come ho poi appreso eravate affini, lui combatteva la malattia, te l’oscurità. Già, che quando qualcuno che dovrebbe amarti sostieni che non sei nulla, o soccombi o ti armi di arroganza e fiducia in te stesso, tutto che scivola addosso, come l’acqua sopra un sasso”

“Ciao Olga.”
“Sarei venuta a salutarti ma ..”
“Io pensavo che volessi parlarmi in privato, questa fontana è uno dei nostri posti preferiti.”
“ Insieme a altri quattro o cinque..” ironica. Era il minimo, decisi, per come mi ero comportata “Stai molto bene.. sei snella e abbronzata. Come è .. questa esperienza?” cercando di essere gentile.
“Divertente, sto imparando a guidare e lui a cucire un bottone friggersi un uovo” Ripetuto in russo e inglese per convincerla, altro che una poesia sulle gioie del matrimonio, di un tiepido focolare, mani strette e casti versi sulla luna.
“Sei .. impagabile” rise di cuore. Ora o mai più, decisi, cerchiamo di riparare il danno, di non lasciarci malamente.
“Avanti, Olga, tira fuori quello che mi vuoi chiedere senza nessuno in giro.”
“Sei incinta?”
“No. E non lo sono mai stata, non mi sono sposata per dovere.”
“Mi sei mancata. Ma non sapevo cosa pensare.”
“Una questione tra me e mia madre che ha accelerato il tutto, Olga.” Una minima parte di verità “Ed era fondamentale”
“E non mi dirai di più, è giusto in questo modo, ma .. Non odiarla, Catherine.”
“Fermiamoci qui, non voglio dire cose di cui potrei pentirmi” prevenni.
“Ti posso abbracciare?”
“Viens ici “Sussurrai, prendendoti il viso tra le mani “Sei dimagrita”
“Possibile. Fatti stringere per un momento, che odio le cose formali, strappalacrime“(.. resta ancora un poco .. Cat.. )
Un abbraccio intimo e breve, le parole non dette, spero che tu mi abbia poi perdonato, Olga mia. Ed era un arrivederci, non ancora un addio. Il peggio di me dovevi ancora imparare ad apprenderlo e mi avresti perdonato, lo stesso, non subito, ma lo avresti fatto. Ti ho tradito e rinnegato, tu mai.
 
“Cat, che bello vederti!!” feci un passo indietro, complimentandomi per come era cresciuto, Alessio mi abbracciò, contento. Abbronzato, snello e scattante pareva lontano dal bambino che era quasi morto a Spala, unico tratto in comune i grandi occhi azzurri, gioiosi, quindi mi toccò il gomito “Sono contenta di vederti pure io”
“Rimani vero..? Da giugno è stata lunghissima.. cioè,  la crociera, le vacanze estive, cioè facevamo tante cose.. però..” un chiacchiericcio affastellato, su giochi in spiaggia, escursioni, letture e risate “Rimango il pomeriggio” mi incuneai in una pausa, ogni tanto doveva recuperare il fiato. Tirò un sassolino dentro una delle meravigliose fontane di Peter Hof, una squisita trina di pietra con alti e allegri zampilli. “E domani torno.. è il tuo compleanno”
“Sì, ma poi andiamo a Livadia e … “
“Come sempre, ci andate tutti gli anni..” calcando sul verbo. Mi venne un dubbio atroce, lui magari pensava che sarei rimasta, che sarebbe tornato come prima, cioè, ogni tanto, avevo fatto dei viaggi all’estero ed ero sempre ritornata, la cerimonia di giugno l’occasione di una bella messa con un ottimo banchetto. Tranne che ora, stabilendoci a Parigi, sarei ritornata in Russia ben poco. Olga mi tolse dai carboni ardenti, per lui, non per me, chiedendogli di farmi vedere la sua nuova carabina giocattolo e mostrare come fosse diventato bravo a marciare.
“Non lo sa..”
“ Per quanto sappia, no.. Ascolta, domani ha il compleanno, diglielo il giorno dopo, per non angosciarlo inutilmente ”una pausa, un sospiro “Per alcune cose è davvero un bambino, ci sei sempre stata e ti vuole molto bene, dà per scontato, tra virgolette, che ci sarai sempre e non dire che ti spiace o altro, non essere ipocrita” dura come l’acciaio di Toledo, il migliore con cui si fabbricavano le spade, il suo sussurro era esatto e spietato “E la questione doveva essere grave, che … gli vuoi bene pure tu”
“Hai ragione” Su tutta la linea
“E’ l’ora del tè, venite” Olga mi prese il braccio, con naturalezza, scrollando la testa, non era molto educato che strepitasse a gran voce, ma era lo zarevic e faceva tutto a modo suo.
Ci riunimmo sotto una pagoda, il pomeriggio era incantevole, rilevai, Alessandra mi rivolse uno dei suoi sorrisi squisiti, annotai la presenza del granduca Dimitri
“Madame, è un piacere rivedervi” un inchino, un baciamano, forse un lieve rimpianto, ora era un giovane uomo di 21 anni dagli occhi scuri, gentile e sorridente che si divideva in modo equo tra l’esercito e le donne, non era più il giovane sbruffone di poche estati prima “Vostro marito è un uomo fortunato.. a proposito dov’è?”
“A Piter” così i russi chiamavano la capitale, un piccolo e grazioso abbreviativo.
“Già , ormai manca poco e ..”
“Avrete il vostro daffare a organizzare la casa e quanto altro..”Mi giostrai alla peggio, come una funambola, lieta per una volta che lo zarevic saltellasse senza prestare troppo ascolto, che il granduca lo sapeva, eccome, di Parigi.
“Cat .. vieni a giocare, dai”
“Zarevic” mi sedetti sulla panchina, la gola palpitante, avevo perso l’allenamento a giocare ad acchiapparello, gli tesi le mani e mi venne sulle gambe, un braccio dietro al mio collo, lo raccolsi contro di me, mi fece il solletico “ Duemila ottocento e coda” sancì.
“ Che numero è, Zarevic?” Ossa di fumo, capelli di seta, mi sarebbe mancato e tanto inutile che me ne dolessi, ipocrita sì, ma non su tutto.
“Sono chilometri, sai, la distanza tra Piter e Parigi”
“Vero .. un lungo viaggio”
“Quando andate di preciso?” con tristezza, repentina. “A Parigi, dico, e quanto state”
“Il 14 agosto .. fino a metà estate, la prossima” gli dissi la verità, in automatico “Mia mamma e Sasha dovrebbero venire per Natale” il principe Raulov era solo forma, avevo chiuso da un pezzo.
“E’ tanto..tantissimo”cacciò un sospiro, mi si allacciò ancora più stretto, il viso contro il mio collo, al diavolo le ruches e le trine. “Ma proprio un francese ti dovevi prendere per marito?”
“Alessio, bada a come parli” severa e dura, non si doveva permettere, zarevic o meno. “Se offendi mio marito, manchi di rispetto a me”
“E’ che..se ti sposavi con un russo, rimanevi in Russia. Mica sono scemo, che pensi, la moglie segue il marito. Mamma è nata in Germania e  quando ha sposato Papa è venuta stare in Russia, mia nonna Marie in Danimarca e ora sta in Russia, tornano dove sono nate per le vacanze o in visita” con perfetta logica, ineccepibile, era intelligente, ricordai, con una fitta, anche troppo per la sua età. “E lui è francese, quindi ..”
“Ho 18 anni, prima o poi mi sarei sposata, lo sai, e non ho mai pensato che tu sia stupido, Zarevic, mai”
“Ma non potevi sposare Dimitri, invece ..” gli posai un dito sulle labbra, per favore. “.. che lui si voleva proporre, quest’estate e Saint-Evit lo ha battuto sul tempo” percepii che mi stringeva ancora di più “.. ne parlava con Papa, qualche mese fa, rimproverandosi di non essersi proposto.. e tanto, non se lo aspettava, così di botto” sospirò e cambiò posizione, fissandomi in viso, gli misi le mani sulle scapole, era un angelo forse, o  anche no “ E no, non avrei dovuto sentire e tanto ho fatto.. E’ da quando hai 14 anni che ti chiedono in moglie, accidenti.. Non eri una vecchia zitella, che dopo la terza stagione mondana deve scappare in India per non rimanere nubile”
“Dalla Spagna.. ma ero troppo giovane, Alessio, e non mi ero innamorata.. Poteva essere a 16 come a 22“senza fare battute, che non era aria.
Increspò le labbra, mi si spezzò il cuore “Posso dire che mi mancherai? Almeno questo”  sospirò e si ricompose, lo rimisi per terra, mi prese per mano, poi cambiò parere e mi strinse per la vita, io gli cinsi le spalle, mi teneva così forte che, fosse dipeso da lui, non me ne sarei andata.  “Comunque l’anno prossimo sono dieci, di anni, promettimi che ci sarai”
“Ci sarò”
“E potete anche venire prima..”
“Non credo, Alessio…”
“Mai una balla .. nemmeno per farmi contento”desolato.
“Aspetta.. “ Mi misi davanti a lui, gli sollevai il mento “ Guardami, Alessio.. Sul momento saresti contento, forse, ma se ti prendessi in giro farei peggio, ti tratterei da stupido, e sei un ragazzo intelligente, non meriti” come Olga non meritava di essere trattata come avevo fatto e tanto era.
 
   
 
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