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Autore: Frulli_    29/08/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Prima di iniziare: ciao a tutt*! Eccomi tornata con un secondo capitolo, non vedevate l'ora eh? Spero vi piaccia, sto cercando di inserire gradualmente i personaggi della storia senza buttarli nella mischia e non riconoscerli poi tra loro. Sto anche cercando di mantenere più possibile uno stile “austeniano” e di attenermi il più possibile alle regole sociali del periodo regency, quindi se c'è qualche svista fatemi pure sapere. Buona lettura!
P.S. Vi consiglio di ascoltare “Heart of Oak”, la marcia della marina britannica nel periodo regency...è d'ispirazione :D (eccovi il link → https://www.youtube.com/watch?v=4NXFCDgyanA)

 

2. London's Parade

29 Novembre 1805
 

Caro Edward,
siamo arrivati a Londra per la parata della Marina. Non credo che i miei sentimenti a riguardo possano cambiare. Nonostante la vita in campagna, in autunno, non sia esattamente eccitante, avrei preferito mille volte sedere in biblioteca e leggere piuttosto che assister a questa dimostrazione ostentata di finta virilità e forza fisica, come se la fortuna di un uomo dipendesse solamente da questo. E quel che è peggio, è che dopo la parata saremo ospiti dei Barrington. L'idea di ballare con uno o l'altro fratello Barrington mi mette in ansia. Nonostante ami ballare, preferirei farlo da sola piuttosto che con uno dei due...

«Cathy, andiamo!» la voce acuta di Fanny, la maggiore delle sorelle Colborne, si affacciò dal fondo delle scale.
Cathleen uscì dalla propria camera, che lì a Londra doveva condividere con Emma e Charlotte. Le case londinesi erano sì belle e lussuose, ma non brillavano certo per grandezza. Lei preferiva cento volte le ville di campagna.
«Al solito ritardo, mia cara»
«Scusate, padre»
«Non fa nulla, Sir Barrington ci ha prenotato dei posti a bordo parata, al riparo da eventuale pioggia. Ma per sicurezza, copritevi bene...non vorrete certo ammalarvi alla vigilia di una fantastica serata?» Mr Colborne era fatto apposta per fomentare le fantasie romantiche di Emma. Cathleen sbuffò mentre uscivano di casa, il cielo ingombro di nuvole nere. Un clima simile a quello che c'era nel suo cuore.
«Non capisco tanto astio, davvero Cathy» ammise Fanny mentre la carrozza coperta li conduceva in centro.
«Astio? Affatto. Semplicemente non mi piace osservare una parata militare: fa sembrare gli uomini una mandria di tori muscolosi, e noi giovani delle cacciatrici forsennate»
«Quanta esagerazione, cara. Quegli uomini hanno combattuto aspre battaglie, hanno vinto contro i francesi. Applaudirli è il minimo che possiamo fare» precisò Fanny, mentre sorrideva gelida verso Cathleen. Fanny somigliava in tutto e per tutto a Mrs Colborne: al contrario delle sue sorelle, snelle e aggraziate, lei aveva un corpo che la moda del momento a malapena riusciva a nascondere, capelli color dell'oro e la stessa aria saccente della loro cara madre. Essendo l'unica sposata e con un figlio, negli ultimi anni aveva fatto sua la presunzione di avere ragione riguardo pressoché ogni argomento.
Cathleen lasciò cadere il discorso: non voleva litigare con la sorella, dato che accadeva spesso e volentieri. Si ripetè in testa che Fanny era fatta così, come spesso le spiegava suo padre, e si limitò a sorridere appena e guardare fuori dal finestrino. Mano a mano che si avvicinavano al centro, la gente era sempre più numerosa. Una volta giunti, impiegarono ere prima di arrivare ai loro posti. Dovettero chiedere spazio per passare almeno cento volte, e rischiarono di cadere altrettante volte. Una volta giunti, Mrs Colborne si sistemò con nervosismo il cappello.
«Razza di gentaglia. Non si deve abitare in città se non si sa camminare come si conviene, no?»
«Avete perfettamente ragione, Mrs Colborne» Mr Jeremy Appleby fu l'ultimo a raggiungerli, si accomodò vicino a sua moglie e sorrise alla suocera.
«Oh caro Jeremy, mi chiedo come facciate voi e la mia dolce Fanny a vivere in questa città» ammise Mrs Colborne.
Mr Appleby si limitò a scrollare le spalle. Abitudine, disse. Solo una questione di abitudine.
Non passò molto tempo prima che due gentiluomini si avvicinarono a loro, salutandoli. Cathleen riconobbe subito Sir Barrington e suo figlio, Adam, colui cioè che aveva salvato Charlotte dal rompersi una gamba.
«Come sta Miss Charlotte, Robert?» chiese sir Barrington, passati i convenevoli.
«Grazie a vostro figlio bene, Edward. E' ovviamente rimasta a casa con la servitù. Sarebbe voluta venire, ma il medico glielo ha categoricamente vietato»
«Non stento a crederlo. Adam ha giurato che la caviglia di quella povera bambina era molto gonfia. Il riposo le farà bene»
«Vostro figlio è stato un vero eroe, sapere Sir Barrington?» precisò Mrs Colborne, sorridendo gioviale. Sir Barrington si limitò a sorridere. Era certamente più garbato e meno goffo del suo erede, ma non poteva essere definito un uomo di compagnia.
Uno squillo di trombe e tamburi rullanti annunciarono e anticiparono l'arrivo della parata. La musica della banda della Royal Navy si levò nell'aria di Londra, anticipata da applausi e grida del popolino. La città esplose in un aria di festa e di gioia, mentre le bandiere inglesi sventolavano fiere ovunque. A Cathleen il cuore le si riempì di orgoglio a vedere sventolare tutto quel patriottismo e amore per la propria patria, e nonostante quanto detto poco tempo prima con la sorella, doveva ammettere che quell'aria di festa e di gioia per un esercito di marinai non le faceva proprio male. Anzi, sembrava che tutti lì intorno avessero dimenticato i loro problemi per dedicarsi alla lode indefessa di quei giovani e vecchi marinai, che certo avevano patito ben più di una caviglia gonfia o un po' di pioggia nella campagna inglese.
La marina cominciò a sfilare, appena dopo la banda, con passo marziale e cadenzato, a tempo con la musica di tamburi, flauti e tamburi.
«Ecco, è lui! Mio figlio Charles!» la voce orgogliosa di Sir Barrington superò la musica e le grida di festa. Si alzarono istintivamente tutti in piedi, per affacciarsi a vedere l'uomo indicato dal nobile.
«Dove, Edward?» chiese Mr Colborne. D'altronde come biasimarlo? C'erano almeno mille marinai davanti a lui, a sfilare con quasi le medesime uniformi.
«Lì, vi dico, in prima fila! E' un Capitano di Vascello, sapete, è importante. Oh accidenti, è già passato...non fa nulla, ve lo presenterò stasera»
«Emma, per amore di Dio...se sporgi un altro po' il mento ti si staccherà la testa dal resto del corpo» brontolò Cathleen con sarcasmo, facendo ridere suo padre accanto a lei. Ma in cuor suo dava ragione ad Emma: era ormai curiosa di conoscere questo Mr Barrington quasi quanto lei. Cercò di guardare avanti, verso le cariche più alte della Marina, ma erano ormai lontani. Solo i cappelli a tricorno erano visibili, e le spade lucenti poggiate sulle spalle dei marinai. E mentre Emma sventolava il suo fazzoletto bianco a qualunque viso maschile si girasse verso di loro, Emma trascorse il resto della parata ad immaginare questo dannato Mr Barrington, ad applaudire e null'altro.
«Non tormentatevi troppo, Miss Cathleen» la voce di Adam Barrington la colse talmente di sorpresa che si girò di scatto verso di lui.
«Riguardo cosa di preciso, Mr Barrington?» chiese, confusa.
«Per non aver visto mio fratello...non vi perdete nulla di eccellente a dirla tutta» abbassò la voce nel dirlo, come temendo di essere udito da qualcun altro che non fosse stata lei stessa.
«Oh ma assolutamente, io non...» Cathleen non riuscì a cercare le giuste parole per spiegarsi. D'altronde Adam aveva ragione: perchè preoccuparsi di un uomo tutto ego e null'altro?
«Lo so, voi gentili signorine ammirate gli ufficiali, di qualunque campo o rango essi siano, ma vi assicuro che mio fratello è un uomo talmente noioso e arido da non meritare le vostre attenzioni, né ora, né stasera, né mai»
Cathleen si limitò a sorridere, un po' nervosa. Aveva la sensazione che quell'uomo volesse davvero convincerla di ciò. «Vi credo a riguardo, Mr Barrington. E voi credetemi quando vi assicuro che non ho nessuna intenzione di crucciarmi troppo circa vostro fratello»
«Eccellente! Sono più sollevato ora. Ed a proposito di questa sera, spero mi onorerete di un ballo»
«Certamente, Mr Barrington» dannata etichetta. Se fosse stata una sua scelta, avrebbe riso in faccia alla goffaggine di Adam Barrington. Ma chi era lei per potere decidere con chi ballare? Il giorno dopo avrebbe dovuto curarsi le ferite ai piedi, causate dai pestoni altrui.
«Eccellente, davvero! Vi ringrazio» Adam Barrington inchinò talmente tanto la schiena in avanti che, nel rialzarsi, cozzò con una o due persone dietro di lui. Chiese scusa, imbarazzato, e tornò al fianco di suo padre per il resto della lunga, chiassosa e patriottica parata.

Il tempo londinese aveva graziato i suoi ospiti. Non piovve né per la parata né per il resto del giorno, che le sorelle Colborne trascorsero tra gli ultimi acquisti e i preparativi della serata imminente.
«Cathleen, mi presteresti il tuo nastro bianco?» chiese Emma, mentre Augustine le sistemava i capelli.
«Si, ma bada a non rovinarlo, è il mio preferito» precisò Cathleen. Lei, dal canto suo, preferiva sistemarsi in un modo tutto suo e che le sue sorelle definivano “fuori moda”. Un modo di fare, tuttavia, che quelle prontamente non notavano ogni volta che la vedevano acconciarsi i capelli da sola: era un vero talento tra le giovani signorine di buona famiglia. Un'abilità unica ed una dote da non poco.
«Meglio le piume o i fiori?» chiese Fanny, entrando nella loro stanza.
«Piume. I fiori li userò io» precisò divertita Cathleen, osservando il riflesso della sorella dallo specchio.
«Come mai non usi i tuoi soliti nastri?»
«Perchè, appunto, sono soliti. Voglio sperimentare qualcosa di nuovo»
«Proprio quando dobbiamo conoscere il figlio di Sir Barrington, guarda caso» precisò sarcastica Fanny. Emma spalancò appena la bocca.
«Davvero ti interessa conoscerlo...?» chiese sconvolta quando Fanny uscì dalla stanza.
«Certo che no! Ancora ascolti nostra sorella, Emma? Non ho nessuna intenzione di intrattenermi con un uomo odioso e noioso, ma non ci sarà solo lui al ballo, no? Magari i fiori sono più graziosi delle piume. D'altronde Fanny non ha più bisogno di essere selettiva in pubblico» precisò Cathleen, abbassando la voce, e facendo ridere Emma.
Il tempo volò e quando cominciò a farsi buio le ragazze erano ancora in alto mare. Ma, una alla volta, scesero dalle scale verso l'ingresso principale.
«Lasciate che ve lo dica, Mr Colborne. Le vostre figlie sono una più graziosa dell'altra» ammise Mr Appleby, sorridendo poi a sua moglie.
«Avete ragione, Mr Appleby. E crescono così velocemente» ammise il padre delle ragazze, sorridendo alle due figlie nubili. Non erano di una bellezza estasiante, questo lo sapeva, ma ognuna di loro aveva un fascino particolare che, sì, agli uomini piaceva. Sperava solo che prima o poi qualcuno le sistemasse e non facesse più soffrire sua moglie di ansia nell'avere solo una figlia sposata su quattro che il buon Dio le aveva dato.
Durante il breve tragitto in carrozza che dalla dimora degli Appleby portava a quella dei Barrington, Cathleen si chiese se i complimenti di suo cognato e di suo padre fossero reali. Grazie alle luci delle strade, fuori, cercò di specchiarsi sul finestrino della carrozza.
Non poteva certo ritenersi bella. Aveva un viso ovale, allungato, un naso non propriamente piccolo e l'incarnato chiaro, non roseo. I capelli erano castano chiaro, ben lontani dal biondo oro di Fanny, e la bocca eccessivamente carnosa per lei. Gli occhi grandi e castani erano eredità paterna, e a suo parere era la parte del viso più bello. Per il resto del corpo, non poteva lamentarsi: raramente si ammalava e poteva sopportare lunghe passeggiate a piedi o a cavallo senza la minima spossatezza. Tutto sommato, si riteneva abbastanza nella media ma senza quella tipica bellezza che i romanzi tanto osannavano: bionda, angelicata, fugace. Era, tutt'altro, una presenza che si vedeva e si avvertiva. Aveva fascino, diceva suo padre. Con la sua parlantina, un'educazione sconfinata ed un'abilità camaleontica a nascondersi tra la gente, risultava alla fine quella più esposta a commenti e sguardi altrui.
Emma, d'altronde, era decisamente più bella di lei. Bassa e snella come Charlotte, aveva capelli biondi e morbidi, un viso gentile e un sorriso gentile e vispo così come gli occhi verdi. Gli stessi occhi ereditati da sua madre, una donna burrosa e bionda. Cathleen si distrasse facilmente da quelle sciocche constatazioni quando la carrozza si fermò, scendendo da essa dopo qualche secondo.
Barrington House era esattamente come ci si poteva aspettare una casa londinese che apparteneva a padroni ricchi e di buona famiglia. La facciata dava direttamente sulla strada cittadina, ma una volta entrati dentro sembrava di essere in un castello. Un enorme ingresso, con soffitti alti ed una scalinata a due braccia, occupava il grosso dello spazio, ad eccezione di un'area sottostante dove una folla di nobili e ricche famiglie attendeva l'inizio della festa. Abiti pregiati, stoffe e scialli esotici; piume, cappelli, gioielli, ed ancora profumi, odore di vino e del legno pregiato delle stanze e degli strumenti musicali. Tutto ciò riempiva la stanza e l'atmosfera, rendendola allegra ed elettrizzata. Cathleen, doveva ammetterlo, era proprio grata di quel che potevano permettersi, seppur non erano certo la famiglia reale. Ma tanto le bastava: la vita di campagna e, ogni tanto, qualche festa e qualche ballo ben organizzato.
«Cathy! Cathy, vieni! Non ci crederai» la voce di Emma la richiamò alla realtà. Si girò intorno, e si accorse solo in quel momento che era rimasta imbambolataall'ingresso, mentre il resto della sua famiglia stava già salendo le scale.
«Che c'è Emma...» mormorò Cathleen, già immaginando le mire della sorella: qualcuno troppo giovane o troppo vecchio per lei.
«Mr Barrington è assolutamente incapace di descrivere i propri cari, Cathy! Guarda dietro di me, in alto, vicino a Sir Barrington. L'uomo in divisa...» la voce di Emma era così eccitata che Cathleen istintivamente portò gli occhi in alto, incrociando prima il padrone di casa e poi l'uomo con cui discorreva serenamente.
Cathleen si sbagliava spesso sulle persone, ed ancor di più su come se le aspettava. Ma mai si era sbagliata come quella volta. Avevano, tutti loro, immaginato il Capitano Barrington nel peggiore dei modi, ed era esattamente l'opposto. Mentre salivano la scalinata, facendosi garbatamente largo tra la gente, ne incrociò lo sguardo almeno tre volte, ed altrettante volte Cathleen chinò lo sguardo verso le scale, fingendo di guardare dove stata mettendo i piedi. Aveva uno sguardo profondo e calmo, severo ma non irritante. Sembrava, anche da così lontano, il riflesso di un mare calmo e impietoso al tempo stesso.
«Mr Colborne, Mrs Colborne, Signorine Colborne...ho finalmente l'onore ed il piacere di presentarvi il Capitano Charles Barrington. Ha sconfitto Napoleone al fianco dell'Ammiraglio Nelson, lo ha assistito fino al momento della sua morte ed ha giusto oggi ricevuto una medaglia al servizio reso dal Re in persona»
«Chiamatemi pure Charles» si limitò a dire il gentiluomo, facendo ridere appena Mr Colborne.
«Capitano, voi siete troppo modesto. Quel che è giusto è giusto! Mi piacerebbe molto sapere qualche aneddoto del nostro compianto Ammiraglio. Mio fratello me ne ha molto parlato, nelle sue lettere. A proposito, dov'è?»
«Zio Jack è qui?» chiese d'improvviso Cathleen, osservando il padre e portando su di sé gli occhi. Deglutì, facendo finta di nulla.
«Assolutamente si, Miss Cathleen. Vostro zio è stato l'artefice di tutto ciò» e subito Sir Barrington indicò il figlio minore, che sorrise appena ma con garbo.
«Con tutto il rispetto per il Commodoro Colborne e per voi tutti, ma io sono l'artefice di tutto ciò» precisò Charles, facendo sorridere le ragazze.
«Beh, non indugiamo oltre signori, prego» e le porte in cima alle scale furono aperte dai valletti. Un'immensa Sala fu aperta agli invitati, ampia abbastanza da potersi sedere sulle sedie poste lungo i lati, per sorseggiare drink e riposarsi, o per ballare al centro di essa. Ad un lato della Sala, un piccolo palco era occupato dai musicisti che subito presero a suonare, e i valletti a servire limonate, acqua e vini.
Uomini e donne ben presto si separarono per i loro compiti: i primi a parlare di politica, le seconde di ciò che indossavano le invitate alla festa.«Allora, che ve ne pare? Vostro padre aveva ragione: mai fidarsi del parere dei fratelli! Il Capitano Barrington non sembra poi così male, no?» la voce acuta della madre riusciva a malapena a raggiungere le sue figlie, per quanto chiasso c'era lì intorno. Cathleen scrollò appena le spalle.
«Non saprei davvero, madre» ammise, cercando di essere il più convincente possibile. La verità era che sua madre aveva perfettamente ragione.
Con la scusa di prendere un bicchiere di limonata dal vassoio di un valletto, incrociò la figura del Capitano, in quel momento braccato da più uomini che, immaginava Cathleen, volevano sapere delle sue avventure. Come aveva potuto immaginarselo così lontano dalla realtà? Lo studiò, fingendo di bere.
Era un uomo alto e dalla corporatura snella e l'aria quasi regale. L'uniforme blu e dorata da Capitano gli stava a pennello, ed aveva un portamento marziale ma un'andatura elastica e slanciata, tipica di chi è nell'esercito, immaginò lei. La carnagione era leggermente bruna, per via del sole preso durante i suoi numerosi viaggi. Aveva capelli castani e corti, ben curati in un taglio marziale, ed occhi chiari seppur non poteva precisarne il colore: troppo lontana per poterlo notare. Parlava con sobrietà, senza sputare, e non aveva toccato alcool da che lo aveva visto entrare. Ogni tanto lo aveva visto girarsi intorno e aveva prontamente portato gli occhi altrove, per non farsi notare nel guardarlo. Era, tutto sommato, un uomo di aspetto gentile e garbato. Perchè Mr Barrington aveva detto parole così malevole su un uomo che, almeno in apparenza, pareva l'esatto contrario?
«Miss Cathleen?» qualcuno la chiamò, e il cuore se li strinse per la vergogna quando vide proprio Mr Barrington con la schiena completamente piegata in avanti, in un inchino esagerato, rivolto verso di lei.
«Si, Mr Barrington...?» chiese lei, in un filo di voce.
«Volete darmi la gioia e l'onore di ballare con me, come avete promesso stamane?» chiese l'uomo, la voce strozzata per via del suo troppo inchinarsi. Emma dietro di lei cercava a stento di trattenersi dal ridere e le punzecchiava la schiena.
Cathleen voleva sprofondarsi, e non sollevò gli occhi per paura di vedere tutta la sala ridere di lei.
«Certamente» si limitò a dire, veloce affinchè quella tortura finisse istantaneamente. Mr Barrington si rialzò, rosso in viso e sorridente, quindi le porse il braccio e la condusse al centro della sala. Le donne da un lato e gli uomini dall'altro, Cathleen mantenne gli occhi inchiodati sul pavimento di legno, tanta era la vergogna di dover ballare con l'uomo più goffo che l'Inghilterra avesse mai fatto nascere sul suo suolo. Sospirò, cercò di controllarsi, di fingere che andava tutto bene. Ci fu un ritardo della musica, e lei sperò quasi per un istante che la danza fosse stata annullata, ma poi i violini partirono ed il suo sogno si infranse. Le coppie partirono nella danza, volteggiando e incrociandosi fra di loro. Il contatto minimo faceva sospirare le dame verso i loro agognati cavalieri, tra sorrisi e ciglia sbattute al vento. In quanto a lei, si limitò ad avere il capo rivolto verso l'esterno della pista da ballo, sfiorando a malapena Mr Barrington, quello che bastava per non offenderlo.
«Vi state divertendo a casa mia, Miss Cathleen?» chiese lui, tra un volteggio e l'altro, dovendo ogni volta attendere di trovarsi al suo fianco per finire la frase.
«Molto» sillabò appena Cathleen, senza nemmeno guardarlo.
«Ne sono felice. Ne ero sicuro, a dirla tutta» precisò Mr Barrington, con tono incerto e piatto «se vorrete, al prossimo ballo...»
Mr Barrington non riuscì a terminare la sua frase dato che la danza, in quel momento, imponeva un intreccio e scambio delle coppie danzatrice. Cathleen tagliò diagonalmente verso il prossimo cavaliere, con una velocità ed una grazia che nascose la sua voglia di fuggire da Mr Barrington.
«Danzate divinamente, Miss Cathleen» si permise di dire il suo cavaliere.
Cathleen sollevò gli occhi da terra, finalmente, e quasi sussultò quando incrociò l'uniforme blu del suo cavaliere, ed infine il suo viso. Lo sguardo del Capitano Barrington si indurì di preoccupazione.
«Vi sentite poco bene, Miss?»
«Oh no, non...preoccupatevi. Deve essere il caldo»
«Si, temo che mio padre abbia esagerato con gli invitati»
«No, anzi! Beh forse, un po', ma...ma va bene così, a me piacciono i balli»
Avrebbe voluto mordersi la lingua e tagliarsela via. Come aveva potuto dire cose tanto stupide e banali? E poi perchè si era così spaventata e sconvolta della sua presenza? La festa era per lui, e diamine se aveva diritto di ballare in qualunque momento e con chiunque volesse.
«Siete davvero un Capitano della Marina Brittanica?» chiese, volendo subito e di nuovo tagliarsi la lingua. L'uomo non si fece beffe di lei, ma nemmeno sorrise. Aveva un'aria serena, equilibrata, ma né irritata né felice. Era alquanto difficile capirne i sentimenti, a dirla tutta.
«Sono abbastanza sicuro di si, Miss Cathleen»
«Si certo, ho detto davvero un'ovvietà. Deve essere il caldo»
«Siete perdonata, ovviamente Miss Cathleen»
Cathleen si ritenne soddisfatta di quella prima breve conversazione, e terminò il ballo in silenzio e senza giungere altro. Continuò a volteggiare intorno e al fianco del Capitano, sfiorandone appena il braccio o la mano, a seconda di quel che la danza imponeva, e incrociandone lo sguardo più volte, magnetico quanto incomprensibile. Ora capiva perfettamente Emma e i suoi sospiri romantici.
Le coppie che formavano la danza si separarono quando la musica finì, tra gli applausi di chi aveva ballato e di chi aveva solo guardato. Il Capitano s'inchinò con garbo, sorrise appena e se ne andò. Cathleen, dirigendosi verso le sorelle, venne prontamente raggiunta da Mr Barrington. Cominciava a scocciarsi davvero.
«Mrs Colborne, vostra figlia è una danzatrice eccellente!» ammise con estremo gaio, tanto da far sorridere la donna.
«Avete ragione, Mr Barrington. Non credo che in tutta Londra ci sia una danzatrice più capace ed elegante della mia Cathleen. Ma certo non posso negare che anche Emma ha una dote nel danzare che le è pari solo a quella di suonare l'arpa»
Gli occhi di Mr Barrington si spalancarono in un'espressione di estasi pura. «Oh, Miss Colborne, non sapevo che suonaste l'arpa. E' uno strumento assolutamente magnifico, lo ammetto»
«Non credete a quel che dice mia madre, Mr Barrington. Mia sorella Cathleen è cento volte meglio con il suo pianoforte» precisò Emma, nascondendo sotto i baffi un'aria di sfida e di divertimento, rivolti alla sorella.
«Miss Cathleen, non mi avevate detto che suonavate il pianoforte!» esclamò Mr Barrington.
«Non ce n'è stata occasione, signore» ammise schietta Cathleen, altra sua famosa “dote”.
«Certo, sì...ma credo che sia il caso di porre rimedio a questa incresciosa mancanza. Che ne dite se, quando andremo via da Londra, dessimo una serata di musica a Barrington Hall? Potremmo duettare a turno, e intrattenere i nostri ospiti. Nulla di così maestoso, ovviamente, una cosa più intima, per amici e veri intenditori. Che ne dite?»
«Che idea magnifica!» esclamò Emma con sincerità. Cathleen sorrise appena, annuendo: se c'era qualcosa su cui lei ed Emma andavano d'accordo era proprio la musica, che amavano a dismisura in egual maniera.
«E ditemi, vostro fratello minore suona anche lui?» chiese Mrs Colborne, curiosa.
«Temo di dovervi deludere, Mrs Colborne» la voce del Capitano sbucò dal nulla. Evidentemente per il chiasso generale non si erano accorti che il Capitano era proprio lì dietro di loro e stava in quel momento aggirando il gruppo, per portarsi davanti a loro. «Sono partito per la Marina che ero solo un bambino, e non ho avuto molto modo per allenarmi nella musica, seppur la ami immensamente e ne sia un modesto intenditore. Mio fratello, dal canto suo, ha un talento naturale nel canto e nel violino»
Mr Barrington sorrise, gonfiandosi come un tacchino, e guardò il fratello con aria di sufficienza, seppur fosse più basso di lui e di molto.
«Dunque non vi offenderete se le mie figlie dovessero duettare con vostro fratello?» chiese Mrs Colborne, con il suo tono indagatorio e garbato.
Il Capitano sorrise con garbo verso la donna, guardando a malapena le due figlie nubili. «Sarebbe per me solo un onore...»
«Eccellente! Allora fateci sapere quando sarete pronto ad ospitare a casa vostra tutti questi talenti, Mr Barrington» annunciò entusiasta Mrs Colborne.
«Sono sicuro quando dico che avverrà molto presto, Mrs, non temete» commentò l'altro, sorridendo e inchinandosi con fare goffo, quindi si licenziò dal gruppo, seguito dal fratello minore.
«Non credo che possano esistere al mondo due fratelli così diversi...» ammise Mrs Colborne, sorseggiando la sua acqua.
«Ti ringrazio per avermi messo in mezzo, Emma, come tuo solito» precisò secca Cathleen.
«Ma come, pensavo ti piacesse Mr Barrington» ammise Emma, con tono teatrale. Cathleen la fulminò e l'altra rise divertita, prima di sgranare appena gli occhi guardando oltre la spalla della sorella, dietro di lei.
«Guardate, c'è lo zio!» esclamò entusiasta, incamminandosi verso l'ingresso della Sala. Cathleen la seguì, con più calma ed evitando che tutti gli occhi dei presenti si posassero su quella riunione familiare. Emma non aveva davvero idea di cosa fosse il decoro.
Le due sorelle s'inchinarono appena al Commodoro, che ricambiò e poi sorrise.
«Le mie nipoti più belle!»
«Siamo le uniche nipote che hai, zio» ammise Emma, ridacchiando.
«E perchè dovrei escludere Fanny e Charlotte, mia cara? Ma d'altronde Fanny è ormai grande e cresciuta: sono finiti i tempi in cui la facevo sedere sulle mie ginocchia, così come facevo con tutte voi. Ed ora guardatevi: siete delle fanciulle bellissime ed in età da marito. Beati gli uomini che vi sposeranno!»
Cathleen sorrise divertita. Zio Jack era la bella copia di suo padre, semmai suo padre avesse avuto bisogno di una bella copia: un uomo di una certa età ma ancora avvenente, tanto che si vociferava che da giovane avesse fatto perdere la testa e mezza Londra. Era reputato un eroe da chiunque, un ottimo ballerino e violinista, una persona di buon cuore e ogni altro lato positivo che il buon Dio poteva donare ad un uomo. E in tutto ciò, era uno zio perfetto: divertente, affettuoso ed il migliore nello scegliere i regali per le proprie nipoti.
«Che cosa ci hai riportato questa volta, zio?» chiese infatti Emma, prontamente.
Lo zio sorrise e sospirò, teatrale «Oh cielo, credo di aver dimenticato di portarvi dei regali!»
«Ma lo dici ogni volta zio, non ci crediamo più» protestò Emma sorridente.
«Ah si eh? Beh questa volta l'ho dimenticato davvero. Mi spiace ragazze...» ammise l'uomo, diventando serio. Fu esilarante per lui notare i visi sconvolti delle nipoti, e rise divertito.
«Zio, sei il solito!» precisò Emma.
«E' vero, lo so, ma mi piace torturarvi un po'. Vi darò i vostri regali domani, che ne dite? Avremo tutto il tempo del mondo e voglio studiare bene le vostre reazioni quando vedrete cosa vi ho riportarti dalle Indie»
«Le Indie??» esclamò Cathleen con un filo di voce.
Lo zio annuì, tutto serio. «Si, sono stato lì giusto prima della battaglia di Trafalgar. E' da lì che l'Ammiraglio Nelson, Dio lo abbia in gloria, ha richiamato me ed il Capitano Barrington. Ad onor del vero, è stato lui ad aiutarmi a scegliere i vostri doni. E' bastato descrivere i vostri adorabili caratteri e subito è riuscito a trovare i giusti regali»
«Non ci credo» ammise Emma, sconvolta «Mr Barrington ha una reputazione così bassa di suo fratello che sembra quasi incapace di provare gusto o sentimenti»
Lo sguardo dello zio si indurì appena, prima di sospirare «Mia cara, ingenua Emma...a volte gli uomini fanno e dicono cose orribile e sbagliate solo per il gusto di farle, credimi. E credimi quando ti dico che il Capitano è tutto fuorchè una persona cattiva. E' come un figlio per me, e nonostante sia stato promosso ad un gradino più di me lo reputo un fedele amico e confidente» precisò, quietando gli spiriti delle nipoti.
«Ed ora, sarà meglio tornare alla festa, non voglio togliervi dalle grinfie di pretendenti alla vostra mano» annunciò ancora l'uomo, sorridendo e scortando le nipoti verso le danze ed il resto della festa.

  
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