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Autore: Restart    29/08/2017    1 recensioni
Zayn ha appena trentasei anni quando perde tutto: la fidanzata, il successo, i soldi. 
E la sua cosa più preziosa: la voce. 
Sarà compito di Emily rimetterlo in sesto e farlo sentire nuovamente amato. 
Perché loro si sono amati, si amano e continueranno a farlo per sempre.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Emily,
Ti scrivo questa lettera principalmente per ringraziarti per tutto l’amore che mi hai dato e che io non sono mai stato in grado di accettare.
Sentirti dire quelle cose quella notte, la notte in cui la nostra meravigliosa figlia è nata, mi ha fatto male, ma mi ha anche fatto realizzare quanto ne ho arrecato a te e quanto te ne avrei potuto arrecare ancora.
La decisione che ho preso è la migliore per entrambi e per Emma.
Io non posso più starti vicino perché ti farei soffrire ancora e vederti star male farebbe stare male anche me.
Io ti amo ancora Emily, per quanto possa valere ormai. Ma non ti merito.
Tu meriti una persona che possa starti sempre accanto, anche nei momenti più bui, una persona che ti prometta di aiutarti ogni giorno. E quella persona non sono chiaramente io.
Non so quando crescerò, quando avrò la maturità tale per poter crescere un figlio, ma sono sicuro che non lo sono ancora. Emma ha bisogno di un padre che sia presente. E sappiamo entrambi che quella persona non sono io.
Ho visto come guardi Mark. Anche quando stavamo sempre insieme, voi due avevate quel legame che andava contro ogni logica spiegazione. Mi sentivo infuocare dal fastidioso fuoco della gelosia quando eravate accanto. Lui ti ama, Emily. E spero che tu te ne renda conto prima che sia troppo tardi.
Non so per quanto starò via, per quanto sarò nomade nel nostro grande mondo. Ho bisogno di viaggiare come non ho mai fatto. Ho bisogno di essere libero.
E tu hai bisogno di stare lontana da me.
Hai presente quel detto che ripetono sempre nei film americani? «Se ami qualcuno lascialo andare: se ti ama veramente tornerà da te». Non può essere più veritiero.
Se dev’essere destino, ci rincontreremo e allora capiremo che non possiamo rimanere separati. Ma quel momento non è ancora giunto.
Pensami qualche volta, se vuoi.
Arrivederci amore mio, e porgi un arrivederci a Emma, l’altro amore della mia vita.
Zayn
 
Ripiego la lettera dopo averla letta per la terza volta. Ho il viso bagnato dalle lacrime che non riescono a smettere di venir giù. C’è Anne qui insieme a me, giusto un po’ di supporto morale.
«Beh, ora mi sta un po’ meno antipatico» mormora mentre scruta attentamente le parole scritte dall’uomo che ho amato, che amo e probabilmente amerò con tutta me stessa. Per quanto abbia cercato di rinchiuderlo in una scatola piccola, per quanto abbia tentato di spingerlo a stare in un angolo del mio cuore, lui è sempre ritornato, con il suo sorriso e con i suoi occhi neri.
«Cavoli Em, sono proprio delle belle parole» commenta Annie rendendomi il foglio insieme ad un paio di fazzoletti di carta.
«Tu lo ami sempre vero?»
«È stato l’amore della mia vita. E quasi sicuramente lo è sempre» rispondo, prima di soffiarmi il naso. Siamo rinchiuse in camera mia per paura che Mark al piano di sotto ci senta. Ho trovato la lettera di Zayn solo la mattina dopo la sua partenza. Non credevo nemmeno che fosse in Inghilterra. Quando l’ho letta per la prima volta, per poco non mi sentivo male. Ho chiamato subito Anne che si è presentata velocemente con una scusa deficiente. Ha liquidato Mark con un “è roba da femmine”. E ora è già mezz’ora che siamo chiuse qui.
«Ma mi ha fatto troppo male. Mi ha ferito in una maniera in cui nemmeno Jesse aveva fatto. Forse perché il mio amore per lui era più grande che di quello per Jesse»
«Quindi che farai?» chiede guardandomi dritta negli occhi. Che farai? Giusto Emily, che farai? Ce la farai a cancellarlo dalla tua vita? Probabilmente no.
Un’immagine della prima volta che ho visto Mark mi balza improvvisamente in mente. Coi suoi abiti eleganti, i suoi occhi limpidi, puri, come lui. Sono sicura al 100% che mi sono innamorata di lui nel momento in cui mi ha sorriso per la prima volta. E poi penso a tutte le volte che mi ha fatto stare bene, che mi ha consolato, le notti in cui mi è stato accanto, che mi ha stretto la mano. Ripenso al bacio che ci siamo dati ieri sera, al vuoto allo stomaco che ho provato quando le nostre labbra si sono toccate.
Con Zayn non è mai stato così. Ci siamo sempre divertiti un sacco insieme, ma lui non mi ha mai protetto. Non mi ha mai consolato, o almeno non l’ha mai fatto come ha fatto Mark. Lui, voleva solo divertirsi insieme. E quando io non ho potuto farlo più mi ha lasciato in un angolo buio.
La risposta adesso mi sembra più limpida.
«Annie»
«Dimmi»
«Ho capito che cosa fare».
*
30 Dicembre
«Em?»
«Mh?»
«Em sveglia» Anne mi dà una forte pacca sulla schiena che mi fa rizzare di colpo dal comodo – cioè non proprio comodissimo, però dopo essere stata in piedi tredici ore, avrei dormito anche sulle pietre – materasso della stanza del medico di guardia. «Ma sei cretina?» le urlo contro, massaggiandomi la spalla. Lei mi risponde con una scrollata di spalle.
«Era troppo importante, non potevo lasciarti ronfare dell’altro» si accuccia per arrivare alla mia altezza e mostra un sorriso da orecchio a orecchio. «Ho scoperto una cosa»
Okay, mi devo preoccupare.
«Mark ti chiederà di sposarlo» per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva.
«CHE?» strillo, ma lei mi fa cenno di fare silenzio per non svegliare Harry collassato nel letto sopra il mio.
«Siii, l’ho scoperto stamattina. Gli dev’essere cascata la scatolina dalla borsa. Lo sai che sono curiosa e quindi ho dato una sbirciatina e cavoli, è proprio bello. Quando lo avrai davanti non potrai dire di no».
Non rispondo niente, ancora scioccata per la scoperta. Questa non ci voleva. Cioè io sono sempre troppo scombussolata per la storia con Zayn e non credo di potermi impegnare in una cosa come questa. Guardo terrorizzata Annie, che al contrario mio sembra all’ottavo cielo. Ha sempre amato alla follia i matrimoni.
«Sai già che risponderai?»
«Non ancora» mi pongo la domanda che mi sono già posta molte volte in questi mesi: riuscirò mai amarlo appieno o ci sarà sempre Zayn a infestare i miei pensieri?
«Beh, vedremo. Io spero di sì. Un bacio, ciao cara» si alza di scatto e esce dalla stanza di corsa. Io mi ributto giù, ma ormai il sonno è passato. Ora riesco solo a pensare alla proposta che mi farà.
*
31 dicembre, sera. St. Thomas
Sono tutti a cena da me questa sera. Jesse e Anne, Harry e la cugina di Jesse, la sua nuova fiamma, Roxanne. Sono contenta per lui: è riuscito finalmente a voltare pagina dopo Ellen. Niall arriverà a mezzanotte passata perché deve sempre lavorare.
Infilo le mie cose velocemente nella borsa e cerco di sbrigarmi per arrivare in tempo a casa. Devo sempre fare un sacco di cose, per fortuna c’è Mark ad aiutarmi. Ebbene sì, io e Mark stiamo insieme. Conviviamo da un paio di mesi. Siamo noi due, Emma e i suoi figli. Sylvia viene quasi ogni fine settimana a prendere i suoi figli e portarli a giro, mentre Chyler è da me una settimana sì e una no. È una casa affollata, non c’è che dire. Ma stiamo bene, sto finalmente bene. Ho tutto quello che volevo.
Certo Mark non è Zayn, ma lui ha preferito lasciarmi sola, ha preferito andarsene con Sam e io non posso fare altro che accettare a malincuore la sua decisione. Non ha voluto Emma che in questi mesi ho potuto constatare che è la migliore bambina sulla faccia della Terra. Quando mi guarda con i suoi occhioni scuri e mi sorride, sento il cuore stringersi. È così simile a lui da far quasi impressione. Mi sembra di averlo sempre vicino quando sono con lei. E forse è per questo che in tutti questi mesi sono riuscita ad andare avanti.
Esco dalle porte di vetro dell’ospedale e mi avvio a passo svelto verso l’entrata della metro.
«Emily» sono sicura di aver perso un battito appena sentita quella voce. Il mio corpo non risponde più, sono un blocco di marmo e non solo per il freddo. Alzo macchinosamente il viso per scontrarmi col suo.
È ancora più bello di quanto ricordassi: indossa gli occhiali che siamo andati a comprare insieme e ha il collo magro avvolto nella mia sciarpa. Ossia quella che io gli ho regalato per il compleanno. Sorride, col suo struggente sorriso. Sento ogni parola morirmi in bocca.
Sette mesi.
Mi ha lasciato per sette mesi, andandosene via con la sua nuova fidanzata. Mi ha lasciata sola con una figlia, nostra figlia.
Tutto quello che mi è rimasto di lui, oltre a qualche vestito, è quella lettera. Quella lettera che conservo gelosamente nel doppiofondo del cassetto del comodino. Quella lettera di cui Mark non è ancora a conoscenza.
Mi sono aggrappata solo a quella in questi mesi. In fondo al mio cuore ho sperato che tornasse e adesso eccolo qui. Ho provato a dimenticarlo, ricordandomi del tutto male che mi aveva fatto, di quanto mi avesse fatto soffrire, ma il mio amore per lui era sempre troppo grande da inghiottire le sofferenze.
«Ciao» è l’unica cosa che riesco a dire. La voce è tremante, un balbettio.
«Ciao»
«Sei tornato» sussurro e lui annuisce, diventando improvvisamente serio. «Vorrei parlarti»
«Sono in ritardo per la cena» protesto con poca convinzione. Lui mi prende entrambe le braccia con le sue forti mani e mi obbliga a guardarlo negli occhi. «Per favore. Cinque minuti». Per un po’ non rispondo, dubbiosa sul da farsi. Ma alla fine acconsento con un debole “va bene”.
Mi fa entrare da Starbucks e ordina un caffè. Io non prendo niente e mi limito a sedermi sulle poltroncine chiare. Si mette davanti a me e abbozza un sorrisetto di circostanza, ma non spiccica parola.
«Zayn sono veramente in ritardo, non farmi perdere tempo» sbuffo infastidita. Non farò mai in tempo a fare tutto. A partire dal ritirare l’abito di lavanderia prima che chiuda.
«Scusa. Volevo solamente riguardare il tuo bel viso per la prima volta dopo tanto tempo»
«Potevi farlo ogni giorno, se avessi voluto» commento acida e un po’ mi pento di quello che ho detto. Ma alla fine è la verità. Aveva l’opportunità di guardarmi ogni giorno, ogni anno della sua vita. Ha sprecato quella possibilità.
«Ho viaggiato tanto in questi mesi, Em. Ho visto il mondo come non l’avevo mai visto. Ho conosciuto tante persone, ho visto tanti volti. Ho imparato tante cose nuove. Ho vissuto, sono stato libero come non lo ero mai stato in vita mia. Ma in ogni angolo del mondo in cui mi trovassi, sentivo che mi mancava qualcosa. Ho provato a cercarlo negli occhi di Sam, ma non c’era. Io cercavo tu. E tu non c’eri. Sono tornato a Londra due settimane fa per farti questa chiacchierata, ma ogni volta le parole mi morivano in gola. Ti vedevo uscire dall’ospedale ogni giorno, a volte da sola, a volte con Annie. Solo un giorno ti ho visto uscire con Mark. Vi tenevate la mano, vi davate degli sguardi che io non mi sono neanche mai sognato. Lui ti ama così tanto, e tu probabilmente non te ne accorgi. Come non ti accorgi che lo guardi nel suo stesso modo. Sono contento per te. Hai finalmente trovato qualcuno che ti rende felice. Non nascondo che in parte sono geloso per non essere io quel qualcuno. Ma capisco perché Mark ti merita molto più di me.
Ma non era questo che volevo chiederti in realtà. Volevo chiederti il permesso di poter vedere Emma, vorrei che conoscesse suo padre, vorrei essere più presente per lei. Mi sento pronto per la paternità» mi sorride in una maniera che rende più focosa la mia voglia di prenderlo a schiaffi. Inspiro piano un paio di volte per non sfociare nella violenza fisica e lo fisso negli occhi.
«Sono contenta che tu ti sia riposato e che tu ti sia sentito libero in questi mesi. Io no. Io sono stata obbligata a svegliarmi tre, quattro volte per notte perché Emma piangeva. Io sono stata obbligata a portarla a tutte le visite, a fare tutti i vaccini, a controllare che respirasse quando le era venuta la tosse, ad angosciarmi quando le era venuta la febbre alta. Vuoi sapere quando Mark mi ha chiesto di andare a vivere insieme? Quando sono arrivata alle quattro la notte in ospedale con mia figlia in braccio che aveva la febbre a 40. Mi ha detto “non puoi più stare da sola, ti devo aiutare”. Viviamo insieme da due mesi. E io sono veramente serena. Sono tranquilla.
Ah, e poi per informazione, la prima parola di Emma non è stata “mamma”. No. È stata “papà”. E indovina a chi l’ha detto? Esatto, a Mark. Emma un padre ce l’ha. Un padre che le vuole bene nonostante non condivida il sangue». Con queste parole sputo fuori tutta la rabbia accumulata in questi mesi. È vero quello che ho detto prima, che lo amo sempre. Ma quando se ne è andato ha creato un vuoto tra di noi che io ho riempito più con odio e rancore che con amore, nostalgia.
Lo vedo accusare il colpo, mentre i suoi occhi si bagnano di lacrime. Ha il labbro inferiore che gli trema e lui cerca di non darlo a vedere, coprendosi la bocca con la mano. Abbassa lo sguardo e per qualche secondo tra noi crolla il silenzio. Butto un’occhiata all’orologio appeso al muro e mi rendo conto di essere terribilmente in ritardo.
«Ora devo andare Zayn» esordisco prendendo la borsa e alzandomi, ma lui mi afferra un braccio.
«Posso vederla un giorno? Io mi stabilisco qui a Londra» mi chiede supplichevole, con le pupille chiare iniettate di sangue. Mi fa male vederlo così, lo ammetto, ma se l’è cercato alla fine. Si è cercato tutto questo.
«Ne riparliamo. Ora devo andarmene. Buon anno Zayn» mi libero dalla presa e mi allontano a grandi falcate. Quando esco fuori il vento freddo di dicembre mi colpisce il volto. Inspiro appieno, cercando di bearmi di un po’ d’aria fresca.
Okay, andiamo ad affrontare il cenone di Capodanno.
*
«Posso parlarti un secondo?» la voce mi distrae dalla mia routine quotidiana: seduta sulla poltroncina chiara davanti allo specchio a togliermi il trucco che mi sono passata la sera precedente. Lui arriva alle mie spalle, guardando il mio viso sul riflesso del vetro. Ha gli occhi di un azzurro brillante, luminoso.
È arrivato il momento che ho tanto temuto per tutta la sera.
Faccio ruotare il mio corpo sulla seduta e mi ritrovo faccia a faccia con lui. Si è accovacciato per vedermi meglio. Sento una stretta allo stomaco e la testa inizia a girarmi. Ma mi sento molto convinta della decisione che ho preso sulla metro prima di arrivare a casa.
«Em, io…»
«Sì, Mark, sì» lo interrompo con una strana euforia. Da dove viene fuori? Dov’è nascosto tutto il terrore per un matrimonio che ho provato ultimamente? Dove sono l’ansia, la paura, il sudore freddo? Tutto sembra rimpiazzato da una gioia smisurata.
Vedo la confusione nei suoi occhi bruciare ardentemente. «Ma…cosa…chi…»
«Anne non ha resistito» confesso e lo vedo appena un poco sollevato. «Mi ha rovinato la sorpresa» commenta aspramente, ma io rido perché si era rivelata una scena veramente buffa.
«Possiamo fare tutto come se niente fosse se vuoi. Ma ti avverto, non sono una brava attrice» gli dico tra le risate e lui fa cenno di lasciar perdere. Mette la mano in tasca, tira fuori la scatolina chiara e la apre. L’anello al suo interno è meraviglioso. È un Setting, il famoso anello di Tiffany. Boccheggio e non poco.
«O mio Dio»
«Era di mia madre. L’ho fatto restaurare solo per te» spiega con calma mentre me lo infila all’anulare. «Mamma non me lo aveva concesso quando sposai Sylvia. Disse che non mi aveva preso l’anima. Tu sì invece. Mi hai rubato anima e cuore, mi hai reso un uomo diverso, Emily. Te ne sarò eternamente grato» mi sorride e io sento che sto facendo la cosa giusta. Nel profondo sento che finalmente la mia vita sta prendendo la piega giusta.
Finalmente.
*
La mattina dopo decisi di scrivere a Zayn. Avevo capito che anche lui aveva bisogno di stare un po’ con Emma. Era giusto, era suo padre in fin dei conti.

Ci vediamo lunedì da me. Emily


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Siamo agli sgoccioli ormai. Questo è il penultimo capitolo prima dell'epilogo che ho finito di scrivere proprio oggi. Sono molto triste perché devo dire addio a dei personaggi che mi accompagnano dal 2014... 
Non ho molto da aggiungere su questo capitolo, fatemi sapere voi cosa ne pensate.
Un bacio, 
Restart.
   
 
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