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Autore: ROW99    29/08/2017    2 recensioni
Dal testo:
-Tsu, penso che questa notte moriremo.
-Non dirlo neanche per scherzo!- Il moro strinse la mano dell’amico che tremava come una foglia. Stava per avere un attacco di panico? Nel rifugio erano in trenta, forse c’era un medico da qualche parte… gli era sembrato di vedere il dottor Kone da qualche parte…
-Non si può sopravvivere a una cosa così. Il sole non può sorgere ancora dopo tutto questo. Dio ci ha abbandonato?
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Periferia est di Tokyo, notte tra il 9 e il 10 marzo 1945
Un rumore assordante scuote il silenzio notturno di Tokyo. Le sirene dell’antiaerea ululano. Sopra tutto il rombo di centinaia di motori.
La gente dorme. Le case di carta illuminate dalle lanterne rischiarano i cortili di una luce soffusa. Nella penombra svetta la figura imponente del palazzo imperiale,  che emerge dalle ombre come un mostro marino.
I cannoni iniziano a vomitare metallo. Un aereo colpito precipita in una spirale di fiamme, poco dopo un secondo. La gente si sveglia, pianti, urla. Donne corrono con i bambini in braccio, uomini che gridano, alcuni anziani si tengono per mano, inginocchiati sulla soglia di casa.
-Ai rifugi! Ai rifugi presto!
Il cielo si riempie di scintille. Tante piccole striscioline luminose piovono sulla città danzando come ballerine di carta. Per qualche istante si sente un irreale silenzio. La notte è già in lutto.
Poi è un istante. Il napalm deflagra. Alte colonne di fuoco divampano e divorano il legno, la carta, la carne. Cadono anche le prime bombe a frammentazione fischiando come uccelli notturni. I cannoni tacciono? Perché i cannoni non sparano più? Gli artiglieri sono polvere nella polvere, le canne spezzate.
Questa notte la città di Tokyo cesserà di esistere. Questa notte la vendetta americana spezzerà le reni dell’impero.  Più di trecento fortezze volanti vomitano migliaia di tonnellate di bombe sui quartieri poveri della città. Tokyo è un grande falò. È la Feuersturm, la tempesta di fuoco.

Mentre migliaia di vite si spezzano, in un rifugio ad est della città, nella zona più colpita, due ragazzi si tengono per mano.
Un castano e un Moro si guardano negli occhi. Matsukaze Tenma e Tsurugi Kyousuke sono amici da quando avevano tre anni. Avevano frequentato tutte le scuole insieme, prima che Tenma decidesse di iscriversi ad un ginnasio e Tsurugi all’accademia aeronautica.
Il castano era terrorizzato dalle bombe. I suoi genitori erano morti quando lui aveva solo tre anni, in un attentato bombarolo in Cina.  Il padre era funzionario nelle regioni occupate dell’impero giapponese. Tenma fu affidato ai genitori di Tsurugi, la cui madre era la migliore amica della madre del castano.
Tenma ricordava poco della morte dei genitori. Solo un fragore,  una luce… qualcuno che lo estrae da una macchina ribaltata… e il terrore, il terrore per le bombe, gli scoppi, le fiamme….
-Tsu, penso che questa notte moriremo.
-Non dirlo neanche per scherzo!- Il moro strinse la mano dell’amico che tremava come una foglia. Stava per avere un attacco di panico? Nel rifugio erano in trenta, forse c’era un medico da qualche parte… gli era sembrato di vedere il dottor Kone da qualche parte…
-Non si può sopravvivere a una cosa così. Il sole non può sorgere ancora dopo tutto questo. Dio ci ha abbandonato? L’imperatore ci ha abbandonato… -Il castano ora respirava in maniera più regolare. Teneva gli occhi fissi a terra e parlava con voce innaturalmente calma.
-Tenma, la guerra sta per finire… vedrai che l’imperatore riuscirà a firmare una pace onesta, che metta fine a tutto questo senza sacrificare la libertà del nostro paese. -Nemmeno Tsurugi sapeva se crederci o meno. La furia degli americani, la loro rabbia giusta per metà e per metà sbagliata si era scatenata. La fine era davvero vicina, ma forse sarebbe stata una fine diversa da quella che aveva appena trovato spazio nel cuore del castano dopo le sue parole.

-Li senti? -Tenma bisbigliava aggrappato alla manica di Tsurugi.
-Cosa? Senti cosa?
-Urlano… piangono… li sento nel crepitio delle fiamme… i morti… Urlano. ..
Tsurugi era spaventato. Tenma era palesemente sotto shock, ma adesso anche lui non riusciva a fare a meno di immaginare nella testa dolorante quei versi di dolore, quelle grida deliranti.

La notte passó, ma sarebbe stato meglio se fosse durata per sempre. I sopravvissuti emersero dai rifugi come ombre silenziose. Era questa la cosa più spaventosa; il silenzio.
Metà della città non esisteva più. Al suo posto una landa bruciata, costellata di corpi carbonizzati e di carcasse di automobili. Donne uccise con i bambini al petto, uomini che, nella morte, continuano a coprire col corpo le mogli.
Il palazzo imperiale era miracolosamente in piedi, come una stupida bandiera in un campo di cadaveri. Alcune donne pregavano per la salvezza dell’imperatore. In un angolo alcuni uomini piangevano, cantando l’inno nazionale.

-Kimigayo…. – il regno dell’imperatore….

La casa di Tsurugi era mezza distrutta, ma essendo una delle poche abitazioni in pietra del quartiere alcune stanze sul lato est erano ancora abitabili. I due ragazzi entrarono accompagnati dalla madre del Moro.  
Vivevano da soli da circa due anni e mezzo, ovvero da quando il padre del ragazzo era caduto in battaglia, affondando insieme alla portaerei Akagi nella battaglia delle Midway.
Allora nonostante il dolore erano andati avanti. Il padre era morto da eroe per la patria, massima aspirazione per un soldato. Tsurugi aveva Tenma su cui contare, e la guerra sembrava volgere ancora a favore del Sol levante.
Il Moro ricordava la cerimonia per i caduti a Kobe. Era rimasto allibito davanti alla grandezza dei cantieri navali. Migliaia di uomini si affannavano sui moli, le officine a pieno regime costruivano decine e decine di navi, fra cui alcune immense portaerei, la gloria dell’impero.
Poi tutto era cambiato. In due anni la guerra aveva portato il suo carico di devastazione sulle città delle isole giapponesi. La bilancia del fato aveva cambiato verso.
Tenma e Tsurugi erano sempre stati vicini. Il castano, con la sua determinazione e la sua allegria costante facevano da contraltare alla riservatezza del moro. L’uno avrebbe dato la vita per l’altro.

Fu una mattina, circa un mese dopo il bombardamento.
Tenma era andato al mercato. Serviva del riso. Avrebbe venduto il suo abito migliore per comprarlo, altro non gli rimaneva, ed era già tanto che essendo Tsurugi uno studente dell’accademia aeronautica il governo gli concedesse margarina e qualche patata!
Di ritorno con il sacco pieno notó subito uno strano silenzio.
-Ehi Tsu! Sono tornato! Che… che succede?
Tsurugi era seduto al tavolo della saletta degli ospiti, una delle stanze salvate dalle fiamme. Stringeva tra le mani un pezzo di carta.
-Niente… non succede niente Tenma. Lascia perdere. – E così dicendo si alzò, mise in tasca il foglietto e sorrise all’amico. -Vedo che hai portato la cena! Ti prometto sul mio onore che quando la guerra sarà finita ti comprerò un vestito più bello di quello che hai dovuto vendere… giuro.
-Tsu, non ho bisogno di bei vestiti quando posso avere te… cioè… la tua amicizia, lo sai. -Tenma arrossí di colpo, quindi fuggí in cucina Dove la madre del Moro aspettava il riso per cucinarlo.
Quella sera, dopo cena, Tsurugi portò Tenma sulla collina, fuori città. Si sedettero sull’erba. La luna illuminava a giorno l’ambiente circostante e le stelle si contavano a migliaia.
-Ehi Ten, tu credi che le stelle ci guardino da lassù?
-Sì… sono convinto che lassù ci sia più amore che quaggiù… sono convinto che in quel cielo sia scritto il nostro domani… in pace. -Tenma parlava con il cuore, era una delle cose che Tsurugi amava di lui.
-Sai Ten, una volta mio padre mi disse che le stelle sono le lacrime di chi ci ha lasciato. Che chi… chi… ci ha amato continuerà sempre a guardarci da lassù. -La voce del Moro tremava.
-Anche. .. Anche io lo credo, Tsu. Di sicuro i miei genitori e il tuo papà ci guardano in questo momento, e sono felicissimi per noi! -Tenma abbracció l’amico.
-Sempre insieme?
-Fino alla fine dei miei giorni.


Quando la mattina dopo Tenma si sveglió capí subito che qualcosa non andava. La madre del Moro piangeva nella stanza a fianco.
Tenma si vestí in fretta e corse da lei. La trovó inginocchiata a terra. Il panico lo invase.
-Dove… Dove è andato Tsu?
La donna promuove in un pianto disperato.
-Lo hanno convocato!


Tenma correva. Correva come non aveva mai corso in vita sua. Destinazione, l’aeroporto militare della prefettura.
Arrivó fradicio di sudore, con un taglio profondo alla guancia che aveva strisciato contro un ramo di un albero caduto per una bomba. Le guardie lo guardano stranite e sprezzanti.
Si lancia dentro sfuggendo alle mani che vogliono afferrarlo, corre lungo il corridoio che porta alle piste e non vede che travolge un generale, che spazza via le carte da un tavolo.
Finalmente delle braccia solide lo afferrano. Piange disperatamente.
-Ditemi che non sono già partiti!


I corpi Kamikaze.
Negli ultimi mesi della guerra, migliaia di giovani piloti vengono convocati per servire la patria con il sacrificio della vita. Su aerei carichi di bombe si lanciano addosso alle navi americane. L’estremo sacrificio di un popolo che non conosce resa, che spazza via l’umiliazione della sconfitta inevitabile con il sangue del fiore della sua gioventù.
Tra loro centinaia di allievi delle accademie aeronautiche, tra loro Tsurugi Kyousuke, 17 anni, pilota apprendista.

Sono passati sei mesi dall’armistizio. Il Giappone è in ginocchio sotto l’occupazione americana, ma l’imperatore è salvo. Passeranno anni ma alla fine la nazione risorgerà dalle sue ceneri.
Tenma passeggia tutti i giorni sulla collina della sua ultima sera con kyousuke. Il vuoto dentro di lui aveva divorato la sua allegria, ucciso per sempre la sua determinazione. Era piegato come un giunco aggredito dalla tramontana.
-Tsurugi, Tsu, mi hai lasciato così… vivo solo aspettando il giorno della fine ormai, sai? La mia unica gioia è vederti nei fiori di ciliegio, nelle onde del mare, e sapere che un giorno ci rivedremo in cielo.
L’unica consolazione di Tenma era che Tsurugi se ne era andato prima della bomba. Quello era stato troppo. Il mondo non sarebbe stato più lo stesso.

E così un paese piange i suoi morti,
e così un ragazzo piange tra i ciliegi.

-Se solo… se solo ti avessi detto la verità. Se solo ti avessi detto che ti amavo, Tsurugi Kyousuke! -Il grido si perde nel vento.
Tra le mani del giovane un pezzo di carta.
Lo aveva trovato ai piedi del letto, quando lo avevano trascinato a casa urlante, la mattina del volo.
“Quando sarai solo, guarda le stelle.
Io sarò lì per te.”
   
 
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