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Autore: Bluereddino    30/08/2017    2 recensioni
Un cuore marcio non può essere recuperato, è destinato solo a sbriciolarsi e a divenire cenere. E il cuore di Silver era ormai marcio da tempo.
Sonic x Silver
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una volta terminato lo spettacolo, i due ricci si erano diretti all'automobile del minore. La strada da percorrere non era molto lunga; dopo aver salutato Rouge, ancora intenta a servire i clienti, e Knuckles, che invece aveva cambiato postazione e stava aiutando proprio la ragazza in questione, si erano incamminati verso la strada che brulicava di persone, le quali probabilmente stavano lasciando il luogo proprio come loro. Dalla piazza si udiva ancora della musica: la serata continuava con il canonico dopofestival. Nonostante al porcospino blu non sarebbe dispiaciuto restare ancora un po', soprattutto perché durante il dopofestival era offerto -come specificato dal presentatore- un boccone gratis, sapeva che Silver non sarebbe riuscito a reggersi in piedi ancora per molto. Aveva avuto la conferma dell'assenza di qualsiasi allenamento da parte del maggiore, quindi dell'evidente poco fiato, e allo stesso tempo di quanta buona volontà avesse impiegato per ballare sette canzoni seguendo il suo ritmo esageratamente veloce, prima di giungere all'imminente collasso.

Essendo arrivato alla località del festival facendo una lunga passeggiata da più di trenta minuti, Silver si era ritrovato costretto ad accettare il passaggio in macchina offertogli dall'amico, che oltre all'insistenza per quanto riguardava il riaccompagnarlo, si era anche lamentato del fatto che non gli avesse specificato che perfino all'andata non aveva altro mezzo di trasporto se non i suoi piedi. Era davvero troppo stanco per tornare alla sua adorata casa da solo.

"Credevo ti accompagnasse Blaze!" Sonic si era rivolto a Silver, basito.

"La avrà sicuramente portata qualche amico..." aveva risposto abbassando le orecchie, sentendosi attaccato nonostante fosse un'accusa premurosa. "non l'ho nemmeno incontrata."

"Tanto sapevi che dovevo venire per forza in macchina, potevi anche dirmelo che non avevi passaggio." La casa affittata da Sonic era parecchio lontana dalla piazza rispetto a quella di Silver, principalmente perché ne aveva cercata una più vicina possibile all'università che frequentava, l'unica situata in una zona non troppo distante dal suo paesino di nascita. "Scommetto che saresti anche tornato a piedi, con questo buio pesto e i peggio ubriachi che costeggiano le vie!"

Oramai erano molto vicini alla macchina blu del ragazzo. Proprio quando il proprietario della modesta vettura stava per prendere la chiave, l'amico aveva ribattuto mugolando lievemente:

"Non volevo disturbare."

"Ehi." Il ragazzo aveva afferrato le spalle altrui, girandolo nella sua direzione e fissandolo con i suoi occhioni verdi. "Smettila. Non sei un disturbo, intesi? Mi avrebbe fatto piacere accompagnarti, come mi ha fatto piacere passare la sera con te. Non mi chiamo Shadow, io non mi arrabbio per un minuto di ritardo."

"Si, ma..."

"Niente ma. La prossima volta mi lascerai un messaggio e io ti accompagnerò, capito?"

"Oh, ma sentilo, Silver." Nella mente del ragazzo dal pelo argenteo era comparsa l'immagine di un sé stesso con un sorrisetto ironico, che mentre iniziava la creazione dei dubbi esistenziali, stava giochicchiando con il pelo candido del torace. Non sempre gli capitava di dare un volto alla coscienza e in quel caso aveva solo aiutato a rendere ogni sua boriosa affermazione più tagliente. "Chi ti ricorda?"

'Hai già rovinato abbastanza le cose oggi, ne riparliamo a casa.' Aveva pensato, spostando lo sguardo verso terra, troncando il contatto visivo con il ragazzo che gli stava di fronte, digrignando i denti e emettendo un brontolio minaccioso che aveva immediatamente allertato l'amico, il quale non aveva comunque lasciato andare la presa dalle spalle.

"Vuoi un aiutino?"

'Smettila...'

"Inizia con la V." aveva canticchiato ancora.

"Ho detto basta!" aveva urlato, tacendo i suoi pensieri per un po'.

"Silver, che ti succede?" aveva chiesto il compagno allibito. Ecco, stava nuovamente impazzendo, per la seconda volta durante la serata. Silver aveva portato una mano al volto e borbottando aveva sussurrato:

"Stavo pensando a quel cretino di Venice. E l'ho detto a voce alta." Che vergogna, fare continue brutte figure davanti al ragazzo che gli piaceva!

"E cosa centra adesso tuo fratello?" aveva chiesto Sonic atteggiandosi da psicanalista "Perché lo hai pensato proprio ora?"

"Non lo so, va bene?" aveva gridato esasperato. Non voleva dirlo, perché paragonare quell'essere ricolmo di odio con il suo amico affettuoso era forse il più grande insulto che potesse formulare, ma quegli occhi color erba agognavano risposte. No, non erano come il ghiaccio polare nello sguardo di suo fratello, ma la paura che potessero mutare in quel freddo soffocante lo attanagliava. "Ti assomiglia tanto, ecco tutto! Me lo ricordi talmente tanto che mi sta vendendo il panico che anche tu mi voglia usare e comandare come ha fatto lui!"

"Non devi pensare più, ok?!" il ragazzo lo aveva scosso impetuosamente. "Non so cosa ti abbia fatto di tanto grave, ma di una cosa sono certo: devi dimenticarlo, lui e qualsiasi altra cosa che ti fa male, o finirai con l'impazzire del tutto.". lo aveva lasciato andare, senza distogliere nemmeno per un attimo la vista dal volto alterato del ragazzo, corrotto in un'espressione di angoscia e risentimento. Sonic aveva preso le chiavi dell'auto dalla tasca sinistra dei pantaloni e cliccando un bottone aveva aperto la serratura.

"Sali." Aveva ordinato al ragazzo, il quale era appena entrato in una sottospecie di shock, dovuto a quelle parole tanto amare quanto giuste. Entrambi si erano accomodati in silenzio sui rispettivi sedili beige e Sonic aveva messo in moto. La radio si era immediatamente accesa, sintonizzandosi su un notiziario notturno. Per qualche secondo nessuno dei due aveva aperto bocca, Silver per realizzare cosa gli aveva appena detto l'amico, Sonic per attendere che il maggiore si riprendesse un momento. Sarebbe stato un vero peccato concludere quella divertentissima serata in quella maniera; una volta fatte le prime manovre e entrati in una strada sconosciuta a molti, ma più veloce rispetto alla statale perennemente trafficata, il riccio blu aveva abbassato al minimo il volume dello stereo integrato nella macchina:

"Va meglio?". Il tachimetro segnava 30 km/h, e il giovane non aveva la più minima intenzione di andare più speditamente. Amava le alte velocità, ma non era il momento giusto per correre, soprattutto con un passeggero prossimo a un pianto isterico.

'Certo, ovviamente dopo una serata meravigliosa, un piagnisteo era necessario per rallegrare l'ambiente.' Aveva pensato il riccio blu stringendo con forza il volante. Non poteva accettare di vedere il suo amico soffrire così a causa di chissà quale malattia mentale e non poterlo aiutare. Per un momento gli sarebbe piaciuto poter dichiarare plausibile la possibilità che fosse tutto una condizione volontaria creata da Silver per ricevere attenzioni, ma nessuna persona in cerca di considerazione che aveva incontrato era mai arrivata ad accasciarsi su un pavimento lurido, spasimando angosciosamente.
Eppure non poteva essere una malattia, la pazzia non si manifesta così occasionalmente, è una condizione più che duratura, e gli atteggiamenti del ragazzo non rasentavano l'assurdo, per quello che ne sapeva.

"Senti Sonic, mi dispia-"

"Non devi dire a me che ti dispiace." Il ragazzo dagli aculei azzurri aveva appoggiato una mano sulla sua coscia e aveva preso a compiere un moto circolare, nel tentativo di rassicuralo nel caso fosse stato troppo duro con lui senza essersene accorto. Sapeva quanto poteva essere sensibile alcune volte. "Dovresti dirlo a te stesso."

"M-ma oggi ho rovinato tutto... due volte..." le parole venivano ogni tanto interrotte da degli appena udibili singhiozzi. Non potendo continuare a sentire quello strazio crescente che s'identificava nel suo petto, Sonic aveva parcheggiato la sua auto. Non gli importava dell'orario di ritorno a casa, non poteva sopportare quella visione. Tirato il freno a mano si era voltato in direzione dell'altro, che fissava con occhi saturi di lacrime le sue mani, tremolante.

"Silv, calmati." Nonostante la scomodità causata dal cambio e il poco spazio, si era allungato in direzione del porcospino e lo aveva stretto tra le sue forti braccia, avvicinando il viso rigato dal pianto al suo petto caldo. "Non è successo nulla." Aveva sussurrato accarezzandogli la testa delicatamente. "Stai tranquillo."

"R-rovino sempre tutto!" il porcospino bianco aveva stretto la camicia celeste dell'amico fra le mani, con una forza tale da volerla quasi strappare, e aveva ripetuto ancora la stessa identica frase, serrando con forza i denti per contenere i singhiozzi e le urla.

"Shhh." Gli aveva continuato a mormorare l'amico, che stringeva quel batuffolo sussultante che Silver era diventato nel giro di pochi minuti. "Stai calmo. Non hai rovinato nulla."

Il riccio bianco aveva alzato la testa e con occhi arrossati aveva balbettato un debole 'Ora non mi vorrai mai più parlare.'

"Ma che diamine stai blaterando?" aveva ribattuto Sonic mentre continuava ad allisciare il pelo altrui, tentando di mantenere una tonalità vocale rilassata.

"Non hai paura di me? Hai visto cosa mi succede..."

"Si, ti incanti per qualche secondo, poi capisci che non sei solo e ti risvegli. E quindi?" aveva sospirato lentamente "Ne stai facendo un problema più grande di quello che è davvero.". In realtà era rimasto abbastanza turbato dall'evento accaduto in bagno, più che altro dal bisbigliare incomprensibile emesso dal ragazzino, ma bisognava essere razionali e evitare di allarmarlo a oltranza.

"Sei il primo a cui non da fastidio." La bocca di Silver si era mutata dal digrignare dei denti a un sorrisetto appena accennato "E che non mi vuole evitare. Persino Blaze, quando a visto fino a che punto posso arrivare, ha deciso di schivarmi per quanto le è possibile."

"Ehi." Aveva risposto l'altro sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi "Possiamo risolvere la cosa insieme. Non scherzavo quando prima ti ho detto che ci possiamo aiutare a vicenda. Facciamo così: incontriamoci almeno tre volte a settimana, quando preferisci tu."

"Ma tra una settimana tu riinizierai la scuola..." aveva ricordato tristemente il porcospino argenteo.

"Non importa. Posso saltare qualche lezione e comunque non penso che studierò tutto il giorno. Tanto tu sei libero mattina e sera, giusto?". Ricevuta la conferma, era tornato composto sul suo sedile e aveva tirato il freno a mano, pronto a ripartire. Pareva che il momento sentimentale fosse finito, almeno per quella sera. Una volta messo in moto, aveva poi tentato di cambiare discorso:

"Come mai non hai cercato un lavoro? Knuckles mi ha detto che gli hai raccontato che a scuola eri un genietto e hai anche finito le superiori, quindi dovresti avere almeno un titolo."

"Oh, si." Aveva affermato aggiustando nervosamente la maglia che indossava. "Ho tentato di trovare un lavoro, però... non so, quando Blaze mi ha chiesto di poter venire a vivere con me, ho pensato che fosse una buona idea approfittare della situazione e in cambio del tetto sulla testa, farle pagare le bollette e le cose da mangiare. Nel corso del tempo ha cambiato lavoro diverse volte, ma è sempre bastato per mantenere entrambi."

"La furbizia non ti manca." Aveva ammesso il riccio blu, aumentando un po' la velocità.

"È una caratteristica di famiglia." Aveva risposto sbadigliando "Suona male dirlo così, ma siamo sempre stati abbastanza approfittatori."

"Tu non sembri tanto approfittatore."

"Non sono stronzo come gli altri." Aveva puntualizzato "forse è proprio questo il problema. A volte in realtà la mia testa mi dice di cogliere l'occasione e fare un po' il ruffiano, però in più della metà delle situazioni faccio la figura del fesso e mi lascio manipolare."

"Male." Aveva dichiarato Sonic convinto. "Mai farsi manipolare. Fare il finto tonto si, ma i piedi in testa non devi mai farteli mettere.". Era proprio come nell'elenco di Shadow: Sonic era un riccio libero e lo stava dimostrando. Certo che era davvero coraggioso a seguire il suo modo di vedere le cose, aveva pensato Silver, che in passato ben poche volte era riuscito a far valere il suo punto di vista, se non accompagnato dai genitori.

"Troppo tardi." Aveva ridacchiato divertito, ripensando a tutte le volte in cui per persone gli avevano messo i piedi in testa, metaforicamente e letteralmente. "Ma questa è un'altra storia. Magari te la racconterò più avanti."

"Sarò felice di sentirla" aveva risposto ridendo "Almeno ti sfogherai un po'."

"Spero ne valga la pena."

Il viaggio era proseguito per altri cinque minuti e i due avevano discusso del più e del meno, soprattutto del concerto appena concluso. Arrivati a casa di Silver, avevano programmato un uscita per martedì, due giorni dopo.

"Mi raccomando, dormi bene e fai finta che io non abbia visto nulla, ok?"

"Tranquillo, tanto sono troppo stanco perché mi faccia problemi". Aveva riso il maggiore, stringendo nell'ennesimo abbraccio della serata il riccio blu. Non avrebbe voluto lasciarlo così in fretta, ma sapeva che Sonic, come lui del resto, era troppo assonnato per resistere ancora tanto sveglio, soprattutto con un viaggio logorante e lungo da fare per tornare a casa. Aveva aperto la portiera dell'automobile ed era sceso direttamente davanti alla porta d'entrata della sua dimora, salutando calorosamente l'amico autista, intento a fare le giuste manovre per uscire dal vicolo stretto.

Aveva impugnato il suo mazzo di chiavi argentate, prese dalla tasca dei pantaloni, e dopo aver trovato quella corretta, la aveva inserita e girata nella toppa tentando di non fare troppo rumore. Non era sicuro della presenza della coinquilina in casa, ma nel caso fosse stata addormentata e lui la avesse svegliata dal suo sonno per la seconda volta durante la settimana, sapeva che non sarebbe stato facile farsi graziare.

Una volta all'interno del salotto, chiuso l'infisso alle sue spalle, la stanza aveva perduto ogni forma di illuminazione e risultava essere completamente immersa nel buio. Muovendo le mani a tentoni sulle assi che rivestivano il muro, aveva provato a cercare l'interruttore della luce, senza successo; purtroppo quello situato accanto all'ingresso era coperto dalla poltrona a fiori ('Per estetica si fa anche questo' aveva spiegato Blaze quando aveva spostato la mobilia proprio nell'unica zona in cui poteva essere d'intralcio) e l'altro era installato in chissà quale punto irraggiungibile, perlomeno senza una minima parvenza di illuminazione. Rassegnato all'idea di dover percorrere la strada per arrivare al suo letto senza una minima visione di dove avrebbe messo i piedi, silenziosamente si era spostato in prossimità dell'unica porta alternativa a quella che dava sulla strada. Il suo furtivo camminare era stato interrotto da un debole rumoreggiare sul fondo della stanza. Immobilizzato da un improvviso freddo che aveva annullato i movimenti previsti, aveva atteso il ripetersi del suono. Questo non aveva tardato a manifestarsi una seconda volta, leggermente più debole della prima. Poteva essere paragonato a un ronfare, ma non gli era assolutamente famigliare. Nel tentativo di razionalizzare il problema, si era immediatamente reso conto di chi potesse essere l'artefice del simpatico scherzo: la coscienza. Certo, era così ovvio! Voleva testare nuovamente le sue capacità cognitive, creando l'ennesima allucinazione.

'Complimentoni.' Aveva pensato chiamando la coscienza a rapporto 'Fallo un'altra volta e giuro che mi farò operare al cervello per farti rimuovere.'

"Che vuoi?" aveva chiesto sbadigliando.

'Come al solito non sai come fare per rovinarmi la giornata. Prima il litigio in bagno, poi il crollo emotivo davanti a Sonic e adesso anche le allucinazioni! Potresti smettere di distruggermi così, per cortesia?' si era stabilizzato proprio davanti alla porta che conduceva alla cucina, quindi alle scale. Non aveva la più minima intenzione di sorbire per tutta la notte i moniti rivoltanti della mente, quindi voleva chiudere la faccenda prima di giungere nella sua cameretta. Il suono sbuffato era proseguito indisturbato.

"Mi sono addormentato, non so di che parli." Aveva risposto ancora, la sincerità che per una volta trapelava dalle sue parole. "Le sdolcinatezze di Blu mi hanno anestetizzato."

'Fallo smettere.'

"Cosa?"

'Quel suono!' aveva risposto il ragazzino con il pensiero, esasperato.

"Non sono stato io."

Silver, realizzando la veridicità di quanto detto, aveva sgranato gli occhi, impaurito dalla cosa che sostava dall'altra parte della sala. Che fare?

"Vai e controlla, no? Aspetta che se ne vada, altrimenti. Basta che tu non faccia movimenti azzardati, se ti vede potresti aver bisogno di un'altra sessione in ospedale, e visto che il gesso lo hai tolto una settimana fa, non è proprio consigliabile, o sbaglio?"

'Aiutami invece di infierire!' aveva risposto il proprietario del corpo, che ormai sudava freddo. Il rumore era regolare e con un intervallo di una decina di secondi si ripeteva, stessa intensità ogni volta. Quello, sommato al ticchettio ridondate dell'orologio a pendolo, non faceva altro che aumentare il suo livello di ansia.

"Che vuoi che ti dica! Controlla, non penso che un assassino si addormenti sul tuo divano.".

Strabuzzando qualche volta gli occhi nel tentativo di prendere confidenza con l'oscurità, Silver aveva deciso di dare retta alla voce nella sua testa, che aveva avuto ragione fin troppe volte per venire ignorata in una situazione di tale criticità. In punta di piedi, aveva variato direzione, avvicinandosi con lentezza estrema al sofà parallelo a quello che aveva accanto. Nel suo apparentemente infinito cammino, aveva trovato un ostacolo a prima vista inconsistente: un indumento abbandonato per terra.

"Più che ostacolo, prendilo come indizio."

'Si, ma non appartiene né a me, né a Blaze.' Aveva riflettuto, tastandone il materiale con i polpastrelli. Probabilmente era pelle, ma non era stato in grado di capire di cosa si trattasse, senza un'illuminazione adeguata. Per un momento si era ricordato di avere il cellulare nella tasca, e lo avrebbe potuto utilizzare come fonte luminosa, però aveva abbandonato l'idea, reputando stupido venir aggrediti per aver disturbato quell'indesiderato 'ospite' con luce fioca dello smatphone. Forse quella pelle era il residuo delle sue precedenti vittime, aveva ipotizzato posandolo nuovamente nell'esatto punto in cui lo aveva trovato e proseguendo il suo esodo verso il divano. Una sagoma indistinta stava iniziando a proiettarsi davanti ai suoi occhi, ormai quasi completamente abituati alle tenebre, e la iniziale teoria del mostro pareva più che plausibile: il volume dell'essere che emanava quel respiro pesante era il doppio, se non di più, di quello di un qualsiasi mobiano.

'Non ce la faccio...' aveva piagnucolato, cercando conforto nell'unica cosa, per così dire, normale nella stanza.

"Ormai è troppo tardi per tornare indietro. Tu avvicinati, io ho già un piano in mente nel caso sia davvero un essere pericoloso.".

'Grazie...' aveva mugolato il riccio, raccogliendo quel poco coraggio che aveva in corpo e accostandosi quanto possibile alla creatura.

Gli ci era voluto un po' per determinare le spigolose forme dell'individuo dormiente, ma dopo non troppo era stato in grado di ricondurre le protuberanze sulla parte alta dell'ammasso a degli aculei leggermente ricurvi. Però non sembrava un riccio, doveva essere qualcos'altro molto più grande, un essere pericoloso e forse letale. Quelle spine dovevano essere le sue armi di distruzione di massa.
Osservando ancora più da vicino, si era reso conto della presenza di quattro braccia e quattro gambe, entrambe fini e lunghe non molto più dei suoi stessi arti. Quel mostro orripilante ogni tanto emetteva qualche lieve movimento, che costringeva l'improvvisato ispettore a indietreggiare un poco, poi a tornare avanti con il busto non appena il moto cessava. Quei suoi necessari scatti gli avevano fatto desiderare di possedere una vista più acuta per poter distinguere le forme e i colori senza doversi sporgere così tanto in prossimità dell'incubo rilassato tra i suoi cuscini preferiti.

'Che dici, provo a toccarlo?'

"Si, tentatela. Mi sembra troppo narcotizzato per allarmarsi."

Dopo aver preso qualche respiro preparatorio, aveva accarezzato con leggiadria incredibile uno degli aculei della cosa, sottraendo la mano velocemente in caso di attacco. Nessuna risposta, solo l'ormai consueto russare.

"Prova a muoverlo."

'Non ci penso nemmeno.' Aveva ribattuto mentalmente, compiendo ancora la precedente azione. Anche questa volta, non vi era stata alcuna reazione. 'Strano.' Si era detto, tranquillizzandosi nel vedere che non rispondeva per niente agli stimoli. Aveva deciso, ormai più calmo e meno intimorito, di scuotere delicatamente quello che forse non era veramente un mostro.

Questa volta una reazione c'era stata. E Silver avrebbe decisamente preferito di no, nonostante la creatura non si fosse rivelata un essere anomalo. Era qualcosa di molto più spaventoso.

"È già ora di andare?". Il riccio bianco era rimasto pietrificato nel realizzare che l'entità aveva portato una mano alla testa, strofinando con forza in corrispondenza di dove si trovavano gli occhi. Quel grande agglomerato si era diviso in due parti ben diverse e questa volta ricorrere al cellulare era stato necessario per il ragazzino, che purtroppo aveva iniziato a comprendere di chi si potesse trattare. L'illuminazione del blocco schermo aveva mostrato uno spettacolo a dir poco indecoroso:

Sul divano era adagiato il corpo della ragazza dal pelo lilla, totalmente privo di vestiti; invece, nel tentativo di sedersi, c'era Shadow, assonnato e, cosa più terrificante, anch'egli completamente nudo.

Per parecchi secondi Silver lo averlo scrutato incredulo da capo a piedi, realizzando, suo rammarico, la motivazione di quella posizione oscena in cui li aveva trovati. Stiracchiandosi, il riccio nero aveva esposto maggiormente al minore la sua intimità e Silver non era riuscito a contenere un urlo isterico:

"Porco Chaos, chiudi quelle gambe!" e aveva voltato lo sguardo alla destra, arrossendo visibilmente, ancora incapace di reagire. Girandosi nuovamente verso i suoi due amici, aveva scoperto che Blaze si stava svegliando a sua volta e grazie al cielo l'altro aveva realizzato la presenza del porcospino bianco, nascondendosi con le mani. A questo punto i due ragazzi avevano avuto il primo contatto visivo, interrotto solo dall'imbarazzante confessione di Shadow:

"Non volevo che lo scoprissi così..." voltandosi verso la ragazza, che ancora non era pienamente cosciente di cosa stesse succedendo, si era morso il labbro inferiore "Io e Blaze stiamo insieme."

"Mi fa piacere..." aveva risposto sussurrando con voce spezzata, correndo nella direzione da lui inizialmente scelta, senza voltarsi più indietro.

Aveva superato la cucina, poi si era velocemente diretto verso la scalinata che conduceva a due porte: l'area notturna, con tutte le stanze da letto e una piccola sala antistante; il terrazzo. Ovviamente aveva scelto la seconda, perdendo completamente ogni volontà di riposarsi.

"Molto bello, devo ammettere."

"Aiutami! Perché diavolo succedono tutte a me?!"

"Dai, non è una cosa così grave..." lo aveva rassicurato la coscienza, improvvisamente comprensiva e rassicurante.

"La mia dannata coinquilina e amica d'infanzia si è fidanzata con il porcospino che mi odia di più sulla faccia di Mobius! Come faccio a stare tranquillo?! Mi starà con il fiato sul collo ventiquattro ore su ventiquattro!"

"Ma smettila, Shadow non è un tipo del genere, non penso ti odi davvero. È tutta scena."

"Ma ti rendi conto di come mi guarda? Mi vuole morto, cazzo! E adesso la mia più preziosa amica è sotto le sue grinfie!" aveva compresso la testa fra le mani, con gli occhi lucidi. Doveva ancora realizzare la veridicità della cosa e la paura stata iniziando ad avvolgerlo.

"Ragiona, Silver. Capisco, ti senti pugnalato alle spalle, e non è un errore, perché comunque chissà se te lo avrebbero detto se tu non li avessi trovati così..."

"Forse sarebbe stato meglio starne all'oscuro per sempre. Ho paura di lui, va bene?!"

"Non dovresti." Una voce bassa alle sue spalle lo aveva fatto immediatamente voltare, trovando proprio Shadow, questa volta con indosso dei vestiti, che lo scrutava con amarezza stampata in volto.

"Sh-shadow..." il ragazzo, più impaurito che mai, aveva preso a camminare a ritroso in direzione della ringhiera, bloccandosi solo dopo avervi infranto la schiena.

"Stai tranquillo, non sono venuto per minacciarti o cose del genere. Ti abbiamo sentito gridare e la tua amica mi ha detto che era il caso di venire a parlarti.". Si era avvicinato cautamente, tentando di non far compiere all'altro alcun movimento brusco. Considerando la possibilità vi vederlo cadere, doveva stare molto attento. "Avvicinati, ci sediamo e ne parliamo con calma, va bene?"

"Ti prego..." aveva mugolato Silver, con voce interrotta dal groppo in gola "Ti supplico, non arrabbiarti con me..."

"Vieni." Gli aveva teso la mano , continuando ad avanzare piano verso di lui. Il minore non aveva afferrato le dita, ma si era diretto nella sua direzione, sedendosi poi, non per fiducia, ma per paura delle capacità altrui.

"I-io non volevo vedere, te lo giuro!" aveva stramazzato.

"Tranquillizzati." Avara risposto Shadow prendendo un bel respiro e attendendo che anche l'altro facesse lo stesso. "Senti Silv, mi dispiace che tu ci abbia trovati così, va bene? Non era nostra intenzione, assolutamente. Te lo avremo detto a breve, che stiamo insieme, ma ancora non ci sentivamo pronti a dichiararlo a tutti. Lo sapevano solo Knuckles e Sonic."

"Ah, buono a sapersi. Vedo che hanno avuto la decenza di fartelo sapere." Ecco, la mente era nuovamente tornata sulla difensiva. Silver però non la aveva ascoltata:

"N-non sei arrabbiato?"

"Solo con me stesso." Aveva sorriso debolmente Shadow " Dopotutto questa è casa tua, sono io che non dovevo essere sul tuo divano. Senti, non pensare che io ce l'abbia sempre con te, va bene?"

"M-ma tu mi urli sempre contro, sembra che ti dia fastidio la mia presenza..." era la stata la legittima difesa del riccio bianco.

"Non sono arrabbiato con te in particolare. In pizzeria ho fatto... una cazzata." Nonostante lui si stesse riferendo alla scommessa con il porcospino blu, Silver non aveva posto alcun quesito, credendo che invece stesse parlando del farlo piangere. "Comunque, devo essere totalmente sincero con te? Ho tentato di ostacolarti quando mi hai detto che volevi conquistare Sonic. Solo dopo aver parlato con Knux, mi sono reso conto che forse dovrei lasciarvi fare. Però, continuo a non riuscire a realizzare la cosa, va bene? Non capisco come mai in poco più di un mese tu ti sia potuto innamorare perdutamente di Sonic."

"Amore a prima visto, credo." Aveva risposto l'amico, pensieroso. "Però, dai, che ti importa se io e Sonic stiamo insieme?"

"Non sentirti attaccato." Lo aveva avvertito prima di esporre le sue ragioni. "Senti, tu sei un ragazzo molto particolare. Fuori dalla norma. Piagnucoli sempre, ti senti vittima, parli a vanvera e ti perdi nel mondo dei sogni. E cosa peggiore, non sopporto il tuo sguardo penetrante." Silver aveva abbassato le orecchie. "Io tengo tantissimo a Sonic, anche se non sembra. Tengo a lui come tengo a Knux, Amy e persino a te. Ho paura che succeda nuovamente come per Tails, ma di essere io la diretta causa."

"Cosa c'entri tu, Shadz?" aveva chiesto il ragazzo argenteo più curioso che mai.

"Storia lunga e noiosa. Fatto sta che non devi pensare che io ti odi, ok? Devo solo tentare di realizzare il fatto che tu voglia conquistare Sonic." Il riccio nero aveva aiutato l'altro a mettersi su due piedi. "Io ora torno a casa, dormi bene Silver. E smetti di pensare, per l'amor di Chaos." Aveva aggiunto dirigendosi verso la porta da cui era entrato e scomparendo una volta oltrepassata.

"Che ne pensi?"

"Non saprei, mi sembrava sincero."

"Non fidarti mai troppo. Ha detto che gli da fastidio pensare che tu vuoi metterti con Sonic."

"Anche a te da fastidio."

"Che ci vuoi fare, io so come andrà a finire."

 
   
 
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