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Autore: Kim WinterNight    31/08/2017    5 recensioni
Scappare non è sempre simbolo di codardia. Ognuno di noi ha un motivo valido per cui vorrebbe scappare da qualcuno o qualcosa: chi per dimenticare, chi per liberare la mente, chi per accompagnare qualcun altro nella fuga, chi per uscire di casa, chi per volere di un'entità superiore...
Ma tutti, forse, lo facciamo per cercare un po' di libertà e per rendere noi stessi più forti e capaci di ricominciare a lottare.
DAL TESTO:
Una vacanza, ecco cosa mi serviva. Non riuscivo più a stare rinchiuso in casa, forse stavolta avevo esagerato. [...]
Notai una figura rannicchiata in fondo, in posizione fetale e con le braccia strette al corpo. Tremava vistosamente e teneva gli occhi serrati.
«Non vuole uscire di lì... non so più cosa fare» sospirò lei, portandosi una mano sulla fronte. [...]
«Non ti incazzare, amico. Ci tenevo solo a invitarti personalmente al mio matrimonio.»
Digrignai i denti e osservai, senza neanche vederli, gli automobilisti a bordo dei loro veicoli che mi superavano e mi evitavano per miracolo, per poi imprecare contro di me e schiacciare sul clacson con fare contrariato. [...]
«Avresti potuto chiedermelo, magari?» commentai, incrociando le braccia sul petto.
«Avresti rifiutato» si giustificò.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ReggaeFamily

Cheeseburger

[Daron]




«Adesso mi lascerai in pace?»

Lakyta tossicchiò e si accostò alla riva, immergendo la faccia nell'acqua salata. «Uhm...» bofonchiò.

«Rispondi» le ordinai in tono piatto.

«Sì» mormorò, dopo essersi sciacquata la bocca. Si voltò verso di me, rimanendo però accovacciata in riva. «Anche se io avrei voluto dell'altro, Daron.»

Sbuffai. «Non mi va.»

«L'unico a godere sei stato tu.»

Le sorrisi indolente. «Non sei contenta di esserti resa utile per una volta?»

Lakyta mi fulminò con un'occhiata e replicò: «Stronzo».

Mi chinai accanto ai suoi vestiti, dal momento che lei era ancora nuda, e frugai nelle tasche dei suoi jeans.

«Cosa fai?!» strillò all'improvviso la ragazza, mettendosi di scatto in piedi.

«Eccolo» sussurrai tra me e me. «Adesso vediamo un po'...»

«Daron, molla il mio cellulare!» si infuriò ancora la ragazza, raggiungendomi a grandi falcate.

Imprecai, notando che lo smartphone aveva un codice di blocco. Alzai gli occhi sulla ragazza di fronte a me e non mi soffermai minimamente sulle sue forme, sulla sua nudità e sul fatto che fosse indubbiamente attraente. Afferrai i suoi abiti e allungai il cellulare nella sua direzione. «Adesso sblocca quest'affare, altrimenti questi li prendo io» dissi in tono deciso, per poi mettermi in piedi e sventolare i suoi vestiti.

«Come ti permetti?»

«Tu hai qualcosa che mi appartiene e te lo sei preso senza permesso. Fa' come ti dico» ripresi senza scompormi.

Lakyta sospirò e afferrò il dispositivo per sbloccarlo.

Glielo strappai immediatamente di mano e cominciai a frugare tre le immagini e i video presenti in galleria. Trovai ciò che cercavo, senza badare alle altre foto che erano state salvate. Per evitare di dimenticare qualcosa, selezionai tutti gli elementi e li eliminai in blocco, finché la galleria non fu completamente vuota. Controllai anche nell'archivio per accertarmi che non fosse rimasta traccia delle foto e dei video che ritraevano le due groupies che avevo incontrato qualche giorno prima, dopodiché riconsegnai il cellulare alla sua proprietaria e sorrisi soddisfatto.

«Adesso si ragiona» affermai.

Lakyta controllò il suo smmartphone e lanciò un grido. «Ma sei impazzito?! Hai cancellato tutto! Qui dentro c'erano tutte le foto con Alwan! Sei veramente un pezzo di...»

«Ah, lascia stare. Potrai rifarle quelle dannate foto» borbottai, dandole le spalle.

«Mi sono pentita di averti fatto quel...»

«Ormai è troppo tardi, troietta. Spiegalo al tuo Alwan ora, io me ne vado a dormire.» Voltai leggermente la testa di lato per lanciarle un'ultima occhiata piena di compassione. «Ti saluto, dolcezza. Grazie per la piacevole serata.» Detto questo, mi avviai verso la passerella di legno che conduceva alla palazzina dipinta in bordeaux.


Dopo aver raccontato ciò che era capitato la sera prima, mi sentii subito più leggero. John, Shavo e Leah mi fissavano con occhi e bocca spalancati, palesemente increduli.

«Sono contento che Bryah sia al lavoro» borbottò infine il batterista, scuotendo appena il capo.

Eravamo usciti da poco dal museo di Bob Marley, ma io non avevo prestato granché attenzione a ciò che avevamo visitato; per la testa avevo tutt'altro, e sinceramente avevo voglia di stare all'aria aperta, di fumare e di mangiare un triplo cheeseburger.

Quando infine ci eravamo ritrovati di fronte al cancello, dopo la visita guidata attraverso la vita del re della reggae music, Leah aveva cominciato a insistere per saperne di più sul mio incontro ravvicinato con Lakyta, così avevo finito per vuotare il sacco.

«Quella è davvero una schifosa!» esclamò Leah. «Corre dietro ad Al da un sacco di tempo, e ora che ha fatto? Oddio che squallore! Ha fiutato l'odore della sua amata Hollywood, te lo dico io!» esclamò la ragazza in tono ironico.

«Ah sì?» feci leggermente perplesso.

«Già, lo sai, no? Vuole diventare un'attrice hollywoodiana per fare dei film con Seagal, ti rendi conto? È per questo che ti ha adescato!»

Shavo aggrottò la fronte. «Dici che l'ha riconosciuto come il chitarrista dei System?» domandò.

«Può essere. O magari l'ha scoperto in qualche modo» rifletté Leah.

«Arriverebbe a tanto?» si intromise John con fare incredulo.

«Lei? Oh sì, infatti io non la sopporto! Da quando la conosco, desidera di sbattersi Alwan, ma lui non sembra molto interessato a lei. Per questo va in cerca di qualcuno che lo faccia ingelosire, o in alternativa aspetta un talent scout che la porti con sé a Hollywood» raccontò la nostra amica indignata.

Scoppiai a ridere. «Incredibile!»

Shavo, intanto, sembrava assorto in chissà quali pensieri, e notai che aveva avvolto le spalle di Leah con un braccio; quel gesto mi fece capire più di quanto lui volesse in realtà comunicare: teneva a quella ragazza da poco conosciuta e sperava che lei non fosse assolutamente come la sgualdrina di cui stavamo parlando. Sorrisi tra me e me, comprendendo che il mio amico si era preso proprio una bella sbandata. Da un lato ero felice per lui, ma dall'altro temevo che potesse soffrire per l'imminente partenza della sua nuova fiamma.

Feci scattare l'accendino e mi accesi la canna che avevo appena finito di preparare, poi feci per dire qualcosa, ma proprio in quel momento un enorme gruppo di ragazzi e ragazze, in compagnia di un paio di adulti, uscì dal museo starnazzando; doveva trattarsi di una scolaresca in gita nella capitale, poiché solo gli studenti potevano essere in grado di combinare tutto quel casino.

Alcune ragazzine si bloccarono all'improvviso a pochi metri da noi e presero a parlottare tra loro, rivolgendoci occhiate interrogative e perplesse; qualcuna prese a ridacchiare e una cominciò a squittire come un topolino in fuga.

«Oh no» sentii mormorare John.

Quando compresi cosa stava per succedere, era ormai troppo tardi: alcune studentesse trascinarono un paio di loro compagni di classe verso me e i miei amici, continuando a borbottare cose incomprensibili.

«Be'?» esordii, osservandoli con diffidenza. «Se volete un tiro di erba, avete sbagliato persona» aggiunsi.

«Oddio!» strillò una ragazza dalla carnagione scura con i capelli tinti di biondo platino. «Voi siete tre dei System Of A Down?!»

«Sì, e allora? Voi chi sareste, di grazia?» domandai spazientito. Avevo una fame assurda e zero voglia di parlare con fan invasati.

«Io mi chiamo Lyla, lei è Janine e lei invece è Etana!» strillò la bionda, che a quanto pare era la più audace della comitiva. «Invece, lui è il mio ragazzo, Sam, e quello lì si chiama Adrian. È un vero piacere conoscervi! Possiamo fare una foto tutti insieme? Ce la può scattare lei?» proseguì la ragazza, indicando poi Leah.

Quest'ultima si fece avanti e sorrise ironica. «Ah, ma certo! Tanto io non sono famosa, eh?» commentò in tono pungente.

La bionda si zittì per un attimo, così il suo ragazzo si fece avanti: era carino, aveva i capelli lunghi e ricci ed era vestito di nero, con una maglia dei Red Hot Chili Peppers a completare l'opera. «Scusateci, sul serio. Lyla a volte è un po' invadente.»

Evitai di commentare, e fu Shavo a salvare la situazione. «Nessun problema ragazzi! Il piacere è tutto nostro. Io sono Shavo! Come state? Siete qui in gita scolastica?»

Io e Leah ci scambiammo un'occhiata divertita e prendemmo a sghignazzare.

«Piantatela» ci rimproverò John in un sussurro.

«Quanto sei gentile!» commentò un'altra ragazza, stringendo la mano al bassista. Sembrava essere rimasta folgorata dal fascino e dalla gentilezza del mio amico, così mi accostai maggiormente a Leah e cominciai a prenderla in giro.

«Attenta, la ragazzina potrebbe rubartelo» bisbigliai, dandole di gomito.

«Ma figurati, hai visto che faccia da schiaffi?» scherzò lei, rivolgendomi un sorriso divertito.

«Ma è affascinante, non trovi?»

Leah fece spallucce. «Come un calcio nelle parti basse, sì.» Poi si accostò a Shavo e gli posò una mano sul braccio. «Shavarsh, facciamo questa foto o no?»

I cinque fan rimasero basiti.

«Shav... cosa?!» sbottò Lyla confusa.

«Su, bambolina, non fare così, è soltanto un nome. Chi mi dà un cellulare? Scattiamo questa fotografia, altrimenti si fa notte e io comincio ad avere fame» blaterò Leah, aggirandosi tra i ragazzi con il braccio proteso ad afferrare il primo smartphone utile.

«Certo, certo» borbottò il fidanzato della bionda, consegnando il suo Iphone a Leah.

«Grazie! Su, mettetevi in posa!» ci esortò la ragazza, utilizzando un tono divertito e profondamente ironico.

Sbuffai rumorosamente e guardai John. «Dobbiamo proprio? Non ci pagano neanche!» brontolai.

«Daron!»

Sobbalzai nell'udire una voce acuta e squillante penetrarmi il timpano destro, così mi voltai accigliato e mi ritrovai faccia a faccia con la terza ragazza che Lyla ci aveva presentato. Mi sorrideva con fare ammiccante e sbatteva ripetutamente le ciglia impiastricciate di mascara.

«Io sono Etana, vorrei chiederti un favore» farfugliò in preda all'imbarazzo.

Le rivolsi un mezzo sorriso. «Se posso...»

«Possiamo fare una foto solo io e te?» mi chiese in tono incerto. Improvvisamente aveva abbassato la voce, come se si vergognasse di ciò che stava dicendo e non volesse farsi sentire dai suoi amici.

Sollevai gli occhi al cielo. «Ah, capisco.»

Etana indietreggiò leggermente. «Se ti scoccia, io... scusa, non volevo...» si scusò mortificata, portandosi una mano alla bocca e scuotendo appena il capo. I suoi sottili e corti dreadlocks ondeggiarono. Scorsi l'ombra di un tatuaggio sul suo polso destro e decisi che, in fondo, quella povera ragazzina mi piaceva. Non sembrava poi tanto oca come Lyla, anche se sinceramente non mi andava di fare tutte quelle foto.

«Dai» le concessi. «Scherzavo. Si può fare» aggiunsi accondiscendente.

Etana mi guardò dubbiosa per un po', poi estrasse il suo cellulare e prese ad armeggiarci, ma venne interrotta da Leah che ci incitava a unirci al gruppo per la fotografia tutti insieme.

Ci accostammo agli altri ed Etana posò titubante una mano sulla mia spalla. Era divertente notare quanto fosse imbarazzata dalla mia presenza, così, preso da un improvvisa voglia di spassarmela un po', le circondai la vita con le braccia e la trassi più vicina a me, posando il mento sulla sua nuca.

La sentii sussultare e tremare leggermente. Rimase rigida tra le mie braccia durante la serie di scatti che Leah si adoperò a realizzare e io dovetti trattenermi per non ridere.

La fotografa si accorse di ciò che stavo facendo e sospirò appena, incenerendomi con lo sguardo.

«Gridate tutti cheeseburger!» strillai all'improvviso, facendo sobbalzare la ragazza e il resto del gruppo.

«Daron!» sbraitò John, posizionato proprio accanto a me. Mi mollò uno scappellotto e proseguì a imprecare per alcuni istanti.

Finalmente la sessione fotografica terminò e un professore richiamò i cinque ragazzi, incitandoli a raggiungere il resto del gruppo.

«Dai, la vuoi o no questa foto con me?» scherzai, passando le dita tra i capelli intrecciati di Etana.

Lei sgranò gli occhi pesantemente truccati e annuì appena, senza però ritrarsi dal mio tocco. Sicuramente stava sognando di essere l'oggetto dei miei desideri, ma del resto mi stavo comportando proprio da idiota in quel momento, la stavo trattando in maniera diversa rispetto al resto dei suoi amici.

La ragazza riprese ad armeggiare con il suo cellulare e impostò la fotocamera per un selfie. La attirai accanto a me e, proprio quando stava per premere sullo schermo per scattare la foto, mi chinai a baciarla sulla guancia, poi la lasciai immediatamente andare e infilai le mani in tasca.

«Grazie piccola, è stato un piacere» mormorai in tono accattivante, poi mi avviai verso i miei amici che intanto avevano appena salutato gli amici di Etana e mi guardavano allibiti.

«Che c'è?» domandai con un'alzata di spalle.

«Sei veramente terribile!» mi apostrofò Shavo.

Mi voltai a osservare Etana e la trovai ancora impalata a fissare lo schermo del suo smartphone con gli occhi leggermente lucidi. Poco dopo Lyla la raggiunse e la trascinò verso i loro compagni di classe.

Ridacchiai. «Io? Quella ragazzina voleva fare una foto solo con me, che ci posso fare?»

«Com'è che non l'hai mandata al diavolo?»

«Shavo ha ragione. E poi, com'è che hai detto prima? Nessuno ti paga per queste cose!» affermò John sghignazzando.

«Simpatici, siete i migliori amici di sempre» bofonchiai.

«Ma sta' zitto! L'hai fatta annegare nel suo stesso imbarazzo» mi rimbeccò Leah, spintonandomi all'improvviso.

«Ehi!» strillai, per poi afferrarla e cominciare a farle il solletico.

«Lasciami! Che stupido!» si ribellò ridendo sguaiatamente.

«Daron Malakian, lasciala subito andare!» tuonò Shavo, venendo in soccorso a Leah e trascinandola via dalle mie grinfie.

«Oddio Shavarsh!» esclamò Leah, poi tutti insieme scoppiammo a ridere senza riuscire a smettere.

«Lascia subito andare la mia donna!» scimmiottai il bassista, mentre ero piegato su me stesso dal troppo ridere.

«Non è... divertente...» farfugliò il mio amico.

«Epica, questa è stata epica!» esclamò John, che intanto si teneva la pancia per l'intensa ondata di risa.

«Stiamo dando spettacolo, ma è stato troppo forte! Ah Shavarsh, ecco perché ti adoro!» strepitò Leah, gettandosi sul mio amico e riempiendogli il viso di baci.

«Non vale! Sono geloso!» finsi di infuriarmi, poi mi affrettai a imitare i gesti della ragazza, spingendola via e gettandomi a mia volta su Shavo.

«Malakian, che schifo!» gridò lui, cercando di spingermi via.

John, intanto, si era appoggiato alla parete e non riusciva più a riprendermi, mentre i passanti ci lanciavano occhiate inorridite e scuotevano il capo indignati.

«Vi prego, basta, potrei morire!» ci implorò il batterista, mentre Leah mi tempestava di pugni per rivendicare Shavo.

Infine riuscimmo a calmarci e rimanemmo per un po' a riprendere fiato, ma ogni tanto qualcuno riprendeva a sghignazzare.

«Okay, ragazzi, basta davvero! Sto morendo di fame!» disse Leah, battendo le mani.

«A chi lo dici... ehi, laggiù c'è un Mc Donald's! Ci andiamo? Ho voglia di sbranare tre o quattro cheeseburger di fila!» strillai entusiasta.

«Siamo in Giamaica e tu vuoi mangiare cibo spazzatura?» mi chiese Leah contrariata.

«Stavolta sono d'accordo con Daron. Sono stanco di assaggiare pietanze nuove, per una volta voglio mangiare qualcosa che conosco, per quanto schifoso possa essere quello pseudo-cibo!» mi spalleggiò John annuendo vigorosamente.

«Già» commentò Shavo. «I ragazzi non hanno tutti i torti...»

«E poi John stasera deve affrontare una situazione difficile, ha bisogno di calorie e carboidrati!» rincarai, lanciando un'occhiata complice al batterista.

«Eh?» fece Shavo.

«Ricordate? Oggi Bryah ci presenterà il suo compagno» spiegai con semplicità.

«Daron, chiudi quella cazzo di bocca!» mi ordinò John con rabbia.

«Sei proprio insensibile, chitarrista.» Leah si accostò a John e lo prese sottobraccio. «Su, lascialo perdere. Sai che facciamo? Dopo pranzo ci rifugiamo in quel negozio di strumenti musicali che abbiamo scovato ieri, ci stai? Così non ci pensi troppo» lo rassicurò con dolcezza.

A volte ero proprio un cretino. Mi resi conto che Shavo era proprio fortunato ad aver trovato una persona come Leah, e anche John era fortunata ad averla come amica. Dal canto mio, non ero ancora riuscito a creare un rapporto decente con lei: non facevamo che battibeccare e urlarci contro, o in alternativa trascorrevamo dei momenti divertenti e folli insieme. Per il resto, non si era instaurato un rapporto confidenziale tra noi; la cosa non mi sorprendeva più di tanto, specialmente perché io ero come ero e faticavo ad avvicinarmi alle persone che non conoscevo abbastanza.

«Andiamo?» La ragazza mi riportò alla realtà, tirandomi una ciocca di capelli.

Annuii in silenzio e mi immersi nei miei pensieri, seguendo svogliatamente i miei amici. Improvvisamente non avevo più così tanta fame e mi tornò in mente il motivo principale per cui avevo deciso di partire per quella vacanza: volevo cercare di non pensare al matrimonio tra Jessica e Lars, ma soprattutto volevo liberare la mente e stare un po' tranquillo.

Peccato che, da quando mi trovavo in quel luogo, le cose non avevano fatto che peggiorare. Non ero riuscito a instaurare un buon rapporto con nessuno, mentre John e Shavo avevano fatto amicizia e il bassista aveva trovato addirittura una ragazza che gli piaceva e che sembrava ricambiare il suo interesse.

E io? Io avevo collezionato avventure spiacevoli, conosciuto donne spregevoli che non erano neanche degne di questo nome, combinato casini e creato un sacco di problemi ai miei compagni d'avventura.

Una volta giunti al fast food, smisi di pensare e mi strafogai di cibo di merda, senza però scambiare neanche una parola con il resto del gruppo.

Ero improvvisamente diventato di umore nero.

  
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