Capitolo
3
4
Ottobre 2009, 11:31 PM
Scarlet
Krauger scosse la testa, mentre si allontanava da Zack Fair.
“E’
inutile... sai già quanto me cosa succederà
adesso!” esclamò l’uomo, da dietro
le sue spalle.
La
donna abbassò la testa, sconvolta. Lacrime solcarono il suo
pallido viso. Si
affrettò ad asciugarle, austera, e mosse un altro passo,
faticando. Davanti a
lei tutto appariva sfocato e confuso; superò un cameriere
che la guardò con
curiosità ed un misto di timore ed odio, si
aggrappò ad una colonna della
grande sala, e guardò l’alto soffitto sopra di
lei.
Tutto
le appariva così… strano. Si concentrò
sulla sala, cercando di mantenere vivo
nella sua mente tutto ciò che le sfuggiva da sotto gli
occhi. Cercava di
fermare il flusso entropico che le allagava la mente, ,ma tutto le
sfuggiva
davanti e scorreva in un oceano di oblio che non ammetteva repliche, e
si sentì
già mancare, lì, in mezzo alla sala.
Si
dette coraggio e riaprì gli occhi, anche se non ricordava di
averli mai chiusi.
Adesso riusciva a vedere quello che le accadeva davanti.
Riuscì a vedere, fuori
dalla sala, Cloud Strife e la moglie di Zack Fair che chiacchieravano
tranquilli al chiaro di luna, mentre un leggero vento li solleticava;
riuscì a
vedere Elena Green che aveva appena agguantato un ragazzo e che lo
trascinava
verso un angolo buio della sala; riuscì a vedere tutto
ciò che un attimo prima
le era sembrato di perdere.
Ma
le faceva male la testa...
Doveva
andarsene da quella sala, non poteva più restare
lì, con tutto quel frastuono,con
tutte quelle luci, con lui che la
squadrava... non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla soffrire
in quel
modo. Camminò ancora, un po’ incerta, poggiando
una mano alla parete; costeggiò
la sala, urtando di tanto in tanto qualche soprammobile e mandandolo in
frantumi.
Si
fermò ancora un momento per cercare di snebbiarsi le idee, e
per capire cosa
stesse facendo. Respirò profondamente, chiudendo gli occhi,
ma poi li riaprì di
scatto e vide ancora lui, Zack, che la guardava, con un sorriso
soddisfatto
dipinto sul volto. E lei non voleva dargli la soddisfazione di vederla
così,
non nel pietoso stato in cui ormai si trovava.
Cercò
di ricomporsi, passandosi una mano per i capelli, ma ormai era inutile
negare
l’evidenza. Era evidente che aveva perso, era stata sconfitta
da colui che
aveva creduto di poter aggirare con facilità…
Mentre
si teneva la testa tra le mani, chiuse ancora una volta le palpebre, e,
come in
una dimensione onirica irreale, rivide tutta la scena davanti agli
occhi.
Rivide
quella conversazione che l’aveva segnata, e che di certo
aveva decretato il suo
destino. Era incredibile sapere come un suo errore, un suo solo stupido
errore
era bastato a rovinare tutto quello per cui aveva lavorato in una vita.
Bah…
Quanto era stata stupida. Quella scena l’avrebbe perseguitata
in eterno. Era la
punizione inflittale dal cielo per la sua superbia.
E
nessuno le avrebbe mai detto che non se la meritava.
***Flashback***
Aerith
se ne era appena andata, e loro
due erano rimasti soli.
“Che
simpatica” aveva detto Scarlet,
non appena la ragazza se n’era andata via.
“Vero?”
aveva risposto Zack,
sorridendo “E’ quello che credo anche io.
E’ grande!”
Poi
era calato un silenzio
imbarazzante tra loro due, ma che comunque, dopo un po’, era
stato interrotto
dalle dure parole dell’uomo.
“Sono convinto che
noi due dovremmo fare
un’amabile chiacchierata, Scarlet” aveva detto,
porgendole un cocktail che lei
aveva accettato senza indugi.
Scarlet
aveva alzato gli occhi, ed
aveva visto che il sorriso sereno sul viso di Zack era sparito,
sostituito da un
ghigno di soddisfazione che non gli aveva mai visto prima sul volto.
“Sai,
ho atteso questo momento da
tanto tempo. Oserei dire anche da troppo!” aveva detto
l’uomo, guardandola
intensamente. Lei aveva sorseggiato il suo drink, non sapendo dove Zack
volesse
arrivare con le sue parole.
Finché
lui aveva parlato ancora.
“Sapevo
già del tuo piano” aveva
continuato lui, guardandola con un sorriso intriso di superbia ed
osservando il
puro terrore che le stava, lentamente, invadendo gli occhi chiari.
“Sapevo che non
avresti mai organizzato un Party del genere senza un motivo vero e
proprio. O
almeno, senza una motivazione che potesse essere utile ai tuoi scopi. E
così mi
sono… preparato”.
“Timeo
Danaos et dona ferentes*” [Spiegazione
dell’espressione a fine capitolo]
aveva
sussurrato Scarlet, cominciando a comprendere ciò che
l’uomo le stava dicendo.
Zack
aveva sorriso. “Esattamente.
Credevi che avremmo abboccato ad una trappola così poco
congegnata, in balia
del nemico che avevamo cacciato dalla nostra società? Mi
stupisco di te. Non
eri così stupida quando lavoravi per noi. O forse si, ed
è per questo che ti
abbiamo allontanata”.
“Io…”
“Non
parlare, ti prego” l’aveva
interrotta Zack “Sei patetica. Hai creato una fitta trama di
burattini che era
in realtà controllata da noi senza accorgerti di nulla. Non
ti sei accorta
nemmeno del gesto che ha decretato la tua fine, in questo
istante!”
“Che
intendi dire?”
“Pensa
un momento, e lo scoprirai”.
Scarlet
si era costretta a chiudere
gli occhi e a riflettere sulle parole dell’uomo.
Entropia,
gelida entropia nella sua
testa… non era riuscita a concentrarsi, ogni volta che aveva
cercato di isolare
la mente per pensare indisturbata, l’eco del brusio della
gente le era giunto
in testa, invadendo
i suoi pensieri distruggendoli
istantaneamente. Era un dolore terribile.
Poi
le si era accesa una scintilla,
all’improvviso.
Aveva
rivisto la scena di poco prima,
quando aveva salutato Zack. E stavolta era riuscita a notare la polvere
che si
intravedeva nel fondo del bicchiere che l’uomo le aveva
porto, e aveva rivisto
il sorriso soddisfatto con cui lui l’aveva accolta, e subito
aveva capito il
piano diabolico di Zack Fair, il piano che l’aveva messa nel
sacco.
“Tu!”
aveva esclamato, con tutto il
fiato che aveva in gola e con tutto l’odio che aveva in
corpo.
“E’
inutile agitarsi in questo modo”
aveva sussurrato Zack, divertito “Accelererai soltanto il
processo di
avvelenamento. Ma comunque, entro un paio di minuti sarai morta, e la
ShinRa
avrà vinto”.
“No!”
aveva esclamato. “Stai
mentendo!”. Non aveva voluto crederci. Non aveva potuto
crederci! Tutto ciò che
aveva fatto, tutto ciò che per cui era valsa la
vita… era tutto finito? No… non
poteva…
“Ma
se ti sei accorta anche tu del mio
gesto!” aveva esclamato Zack. “Ammettilo, hai
perso!”
“No…”
aveva sussurrato. Si era
voltata, aveva scosso la testa e si era allontanata.
“E’
inutile... sai già quanto me cosa
succederà adesso!” aveva esclamato
l’uomo alle sue spalle. Ma lei non si era
fermata.
***Fine
Flashback***
Cercò
di schiarirsi le idee, ma nella sua testa risuonava continuamente
l’eco delle
parole che poco prima l’avevano distrutta; e mentre cercava
di pensare, sentiva
che lentamente le forze la stavano abbandonando. Ma perché
vedeva tutto così
annebbiato? Non riusciva a cogliere con lucidità le cose!
Ancora
una volta si guardò intorno, ma nessuno sembrava notare il
suo malore. Tutti
erano troppo impegnati nelle proprie faccende, chi nello scambiare
contatti di
lavoro, chi nello stringere nuove amicizie, chi assorto nei propri
pensieri ed
estraniato dal mondo. Solo lei, in quella grandissima sala, era
impegnata a far
tutto e niente contemporaneamente. A lottare e a lasciarsi andare. A
vivere e a
morire.
Possibile
che non ci fosse una cura? No, il veleno agiva troppo in fretta. Aveva
già sintomi
troppo gravi per potersi salvare in qualche modo. Ma allora, che fare?
Se solo
fosse riuscita a pensare un momento in tranquillità...
I
documenti! Sicuramente erano uno dei motivi che avevano spinto Zack a
compiere
il suo inaccettabile misfatto! Erano ben nascosti, ma chi poteva
garantirle che
non potessero tranquillamente essere scoperti dopo la sua morte?
Doveva
distruggerli, e subito. Solo così avrebbe potuto vincere,
almeno in parte.
Stava
già lasciare quella nefasta sala, quando una voce
risuonò per quest’ultima, una
voce forte, sicura, soddisfatta.
Una
voce che aveva imparato ad odiare.
“Permettetemi
di dire un paio di parole, vi prego!” disse Zack Fair,
cogliendo l’attenzione della
sala. Tutti gli invitati si voltarono verso di lui, curiosi di sentire
cosa
avesse da dire. Scarlet incontrò lo sguardo
dell’uomo, che le rivolse un cenno
divertito con la testa, godendo della sua disperazione.
“Credo
di parlare a nome di tutti quando faccio i complimenti alla Signora
Krauger per
questa magnifica serata” continuò Zack
“Tutto è stato organizzato
magnificamente, con il gusto e l’eleganza che la
contraddistingue da sempre.
Davvero i miei complimenti, Scarlet”.
Partì
un applauso solitario, da qualche parte nella sala.
Quel
suono sordo le faceva male alla testa. Ogni volta che le mani
battevano, una
spaventosa fitta le attraversava il cervello. Sentiva la morsa della
Morte più
vicina, adesso.
Un
altro paio di mani si unì all’applauso, e un
altro, e un altro ancora.
Zack
Fair sapeva cosa stava provando, e godeva di ogni fitta che le
attraversava il
cervello, di ogni secondo che l’avvicinava di più
alla morte. Attuava un muto
ma violento terrorismo psicologico che era alimentato da quel suo
piccolo ed
insignificante discorso, dettato da una motivazione visibile solo
nell’ombra.
L’aveva
sempre detto anche lei, la psicologia era la peggiore tra le armi.
E
mentre l’applauso si esauriva e Zack continuava il suo
discorso in onore a
Scarlet, lei cominciò a non distinguere più le
voci della gente accanto a lei,
e sentì che la sua ora stava per giungere. Niente
più tempo per nascondere i
documenti, niente più tempo per salutare ciò che
di più aveva amato nella sua
vita.
Non
c’era nemmeno il tempo per vedere per l’ultima
volta sua figlia Eliza. Che
razza di madre era stata? Sempre troppo occupata, senza avere mai un
momento
libero da dedicarle. In effetti, non aveva tempo da dedicarle nemmeno
adesso,
era troppo impegnata a morire! Ogni attimo che passava era un passo
verso la
morte, e probabilmente non sarebbe riuscita nemmeno a svegliarla in
tempo prima
che la vita l’abbandonasse.
Era
arrivata l’ora di abbandonare la scena.
Stanca,
poggiò una mano contro l’alta parete della sala.
Il suo respiro era affannoso,
non riusciva più a formulare un pensiero concreto, tutto le sfuggiva davanti,
troppo lontano per
essere raggiunto.
Poi
una consapevolezza la attraversò: non era ancora troppo
tardi per la vendetta.
Le sue mani si chiusero su un oggetto che aveva nascosto nella borsa
che
portava con lei. Un oggetto lucido, freddo al tatto, che si era
riproposta di
non utilizzare almeno per quella sera. Questo prima di conoscere il
tremendo
colpo inflittagli da Zack Fair.
“…
Ed è per questo motivo” continuò
quest’ultimo “che voglio brindare a questa
grandissima donna, capace di mandare da sola avanti un grande impero
finanziario e, soprattutto, di riuscire, ancora una volta, a stupirci
con le
sue idee e le sue iniziative, dopo tanti anni. A Scarlet
Krauger!”
E
mentre tutti brindavano alla sua salute, Scarlet decise che quello era
il
momento giusto per attuare una volta per tutte il suo piano. Mise allo
scoperto
la pistola che fino a quel momento aveva tenuto ben nascosta e prese la
mira.
Non
vedeva bene, e le girava la testa… ma doveva farlo.
E
fu in quel momento, mentre le ultime forze la abbandonavano, che
Scarlet
premette per la prima volta il grilletto, e poi ancora, e ancora, e
ancora una
volta.
Il
primo colpo mancò di qualche metro Zack, colpendo il muro
alle sue spalle; il
secondo si infranse contro la finestra che dava sul giardino della
tenuta,
mandando in frantumi le alte vetrate della sala; il terzo
finì in mezzo alla
folla, scuotendola come la tempesta agita il mare.
Il
quarto fu il colpo maggiormente calibrato. Ci fu un momento in cui
tutti si
chiesero se Scarlet avrebbe avuto il coraggio di sparare ancora: il
tempo
pareva essere rallentato, la folla si era fermata ad occhi sbarrati,
per
osservare il folle gesto della donna, Zack Fair aveva urlato:
“No!” e l’aveva
guardata con un espressione di puro terrore dipinta sul volto.
Scarlet
sorrise. Poi sparò e, un attimo dopo, si accasciò
a terra, tra le oscure spire
della morte, ma non prima di aver visto Zack accasciarsi a terra,
colpito dal
suo proiettile.
“Ci
rivedremo all’inferno, Zack…”
Qualche
secondo prima, Cloud Strife ed Aerith Gainsborough stavano animatamente
conversando, cullati dalla leggera brezza che offriva quella notte. La
luna
rischiarava i loro volti e la facciata principale della tenuta. Dalla
sala
della festa proveniva un lieve brusio.
Cloud
Strife soffermò ancora una volta i suoi occhi sul viso della
donna che aveva
davanti a sé. Era… strano. Con lei era semplice
parlare, ascoltare, persino
stare in silenzio, come in quel momento. Era speciale. Ora capiva
ciò che Zack
gli aveva sempre detto a suo proposito.
Non
sapeva nemmeno cosa pensare, aveva come la mente ferma, in attesa di un
ordine
che non sarebbe arrivato molto presto.
Poi
lo sentì. Un suono secco, un rombo cupo che squarciava la
tranquillità di
quella calma serata. Qualche urla dall’interno della sala.
Poi un altro colpo,
che stavolta infranse una delle alte finestre.
“A
terra!” esclamò Cloud, trascinando Aerith con lui.
Il proiettile passò sopra le
loro teste, e si perse nel prato verde antistante la Magione.
“Ma
che sta succedendo?” domandò lei, mentre un altro
colpo esplodeva all’interno
della sala, seminando il panico. Molti degli invitati si riversarono
fuori,
fuggendo e urlando frasi incomprensibili.
“Non
lo so, non riesco a capire!” rispose l’uomo, mentre
cercava di intravedere
qualcosa di ciò che stava succedendo nella sala.
Trepidanti,
attesero che un altro colpo fendesse l’aria. E quello venne,
dopo qualche
secondo, come se fosse stato maggiormente studiato rispetto ai
precedenti. E
stavolta, furono sicuri che qualcuno fosse stat colpito. Lo sentivano.
“E’…
è finita?” chiese Aerith dopo qualche secondo,
sporgendo un po’ la testa verso
l’alto.
“Aspetta!”
le rispose Cloud “restiamo un momento qui”.
Stettero
vicini, senza guardarsi negli occhi, con le orecchie tese alla ricerca
di un
minimo rumore che lasciasse presagire una nuova sparatoria. Ma quando
fu chiaro
che più nulla sarebbe accaduto, lasciarono il loro
nascondiglio per correre all’interno
della sala. Gli invitati erano fuggiti dalla sala, che era rimasta
deserta.
Molti tavoli ai margini della stanza erano stati capovolti,
probabilmente
durante la fuga degli invitati.
“Non
vedo niente di strano…” sussurrò Aerith
all’orecchio di Cloud.
“Neanche
io, ma facciamo attenzione” le disse l’uomo
tenendola dietro di sé.
C’era
qualcosa che non andava, se lo sentiva. L’ambiente traspirava
di una calma
gelida, frammentaria e stridente. Sembrava che il silenzio fosse stato
creato
da una dilaniante disperazione, la stessa disperazione che aveva spinto
qualcuno tra gli invitati a sparare quattro colpi di un’arma
da fuoco nel bel
mezzo della festa.
“Non
ti sembra come… innaturale? Questo silenzio,
intendo” chiese Aerith, cercando
di mantenere il tono della voce ferma.
“Non
mi pare” sussurrò Cloud, rispondendole senza
neanche sentirla. Era molto
preoccupato per Cissnei e per Zack. Dove erano finiti? Sperò
che fossero
fuggiti insieme agli altri.
“Dove
sono…?” chiese ad un tratto Aerith, guardandosi
intorno.
“Zack
e Cissnei?” rispose Cloud “Me lo stavo chiedendo
anch’io. Spero che stiano
bene, e che siano usciti via”.
“Non
dovremmo andare anche noi?” domandò Aerith
incerta, non riuscendo a nascondere
il timore dai suoi occhi cerulei.
“Tu
va’ pure, in effetti è troppo pericoloso per
te” rispose Cloud “io voglio
scoprire qualcosa, prima che arrivi la polizia!”
“Io
non me ne vado!” esclamò Aerith in tono cocciuto,
alzando la voce.
“va
bene allora” sussurrò Cloud, per farla stare in
silenzio. Sperò che nessuno li
avesse sentiti. Colui che aveva sparato poteva essere ancora
lì, ad ascoltarli,
ma non disse niente per non spaventare ulteriormente Aerith.
Continuarono
ad avanzare lentamente, con il rumore dei loro passi che attraversava
le loro menti.
Avanzarono fino a metà sala, con gli occhi che andavano da
una direzione
all’altra, cercando di intravedere tutti i luoghi che
sarebbero potuti fungere
da nascondiglio in caso di un attacco. Poi Aerith, parlò, e
stavolta non cercò
nemmeno di mascherare il proprio terrore.
“C-cos’è
quello?” chiese, con un tono disgustato che tradiva la sua
paura. Cloud si
voltò ad osservarla e notò che puntava il dito
contro una sagoma a pochi metri
da loro, distesa in modo innaturale sul pavimento.
Fuori
un lampo illuminò il cielo, seguito da un forte scroscio di
pioggia quasi
improvvisa. Un temporale stava abbattendo la sua furia contro Midgar.
Forse,
era stata la brezza che tanto li aveva accompagnati in quei giorni a
portarlo
da loro, lì, in quell’istante.
Gocce
di pioggia bagnarono i vetri della sala, colando lenti verso il basso.
Altri
lampi illuminarono il cielo, squarciandolo.
Nella
penombra della sala, non riuscivano a vedere con esattezza la sagoma
che stava
loro davanti.
“Credi
che possa essere una vittima della sparatoria?” chiese Aerith.
“Probabile”
rispose Cloud avvicinandosi. “Sembra una donna”.
Adesso
era a pochi centimetri dal corpo. Con lentezza, mosse una mano verso
quest’ultimo, ma non ci fu bisogno di toccarlo. Un violento
lampo illuminò la
scena: adesso sembrava che dalle finestre colasse sangue,
anziché normale
acqua, talmente era macabra la scena.
“E’
Scarlet!” esclamò Cloud, dimenticatosi ormai di
mantenere basso il tono della
voce.
“Che
cosa?” esclamò Aerith, eppure non
c’erano dubbi: anche lei aveva riconosciuto
la fiera figura della donna, i suoi capelli dorati ed i suoi occhi, di
solito
così azzurri ma adesso vuoti ed inespressivi.
Cloud
le tastò il polso. Nessun battito. Ancora non convinto, mise
due dita sulla
giugulare, alla ricerca della benché minima traccia di vita
nel suo corpo. Poi
si convinse che non c’era più nulla da fare.
“E’
morta” sussurrò.
“Che
cosa?! Non è possibile!”
Cloud
non le rispose. Aveva notato qualcosa di molto importante stretto tra
le mani
della donna esanime. “Guarda lì, è
probabile che quella sia l’arma dalla quale
sono esplosi i colpi!”
“Dici
che si è trattato di suicidio?” chiese Aerith,
continuando a guardare il corpo.
“Non
vedo sangue… deve aver sparato contro qualcuno. Ricordi per
caso se l’hai vista
discutere con un invitato, oggi?” chiese Cloud, cercando di
ricostruire come
fosse andata la vicenda. C’era qualcosa che non
quadrava… com’era morta? E
soprattutto, perché aveva deciso di compiere quel folle
gesto ai danni di
qualche malcapitato? Non riusciva a spiegarselo.
Scarlet
era una strana donna, questo lo sapeva. Ambiziosa, severa, piena di
fascino e
capace di incantare tutti con le sue parole; molti le erano nemici. Era
stato
uno di questi nemici il responsabile della sua morte? E lei gli aveva
sparato
contro prima di
morire? Sembrava una
storia troppo strana per risultare reale.
“Beh,
da quel che ne so Scarlet non era propriamente amichevole con
tutti…” disse
Aerith, pensando “Poi oggi non l’ho proprio vista
litigare con nessuno, da quel
che so ha parlato solo con…” si fermò
di colpo “con Zack”.
“Che
cosa?” domandò Cloud, sconvolto. Scarlet aveva
parlato con Zack…
Zack
Fair, eminente membro della ShinRa, aveva discusso con lei riguardo
qualcosa.
Qualcosa che doveva averla sconvolta, a quanto pare.
“Dobbiamo
trovare Zack, subito. Dobbiamo assicurarci che stia bene!”
disse Cloud.
Accanto
a lui, Aerith assentì e cominciò la ricerca.
Tifa
Lockheart corse a perdifiato per i vasti prati antistanti alla tenuta
di
Scarlet. Era entrata dal cancello posteriore, di soppiatto, ed adesso
correva a
perdifiato verso la sala dove si teneva il party, per cercare di
avvertire
Scarlet del pericolo che stava per correre. Tuttavia, per quanto stesse
correndo veloce, sapeva già che non sarebbe servito a nulla,
e che tutto era
già perduto.
Aveva
visto le volanti della polizia al cancello principale della tenuta, da
cui
scendevano alcuni poliziotti preoccupati; aveva visto la gente che si
riversava
fuori dalla villa, spaventata da ciò che stava accadendo
all’interno di essa; e
subito aveva capito che non c’era più nulla da
fare, purtroppo.
Ma
aveva continuato a correre, aveva continuato la sua folle e inutile
corsa verso
la verità. Dio solo sapeva quanto in quel momento stava
odiando Zack Fair; non
le aveva detto nulla sulle sue reali intenzioni, le aveva fatto credere
di
essere solo alla ricerca di informazioni! Ma in quel
momento… se l’avesse avuto
davanti, avrebbe anche potuto ucciderlo.
La
pioggia fendeva il suo volto, i lampi illuminavano la sua via, il vento
la
spingeva verso il suo obiettivo.
Quando
arrivò alla tenuta, si nascose vicino ad una della alte
vetrate e guardò la
scena.
Aerith
Gainsborough, la moglie di Zack, ed il suo amico Cloud Strife, che
conosceva di
vista, stavano cercando qualcosa. Entrambi erano parecchio scossi,
scuri in
volto, immersi in una disperata ricerca.
Li
osservò per un po’, cercando di carpire una
qualunque informazione dai loro
gesti, qualunque cosa che la potesse aiutare a capire che fine avesse
fatto
Scarlet. Loro sapevano cos’era successo?
Se
restava così nascosta non l’avrebbe mai scoperto.
Ma
mentre valutava l’idea di mostrarsi, un urlo di dolore la
distolse dai suoi
pensieri.
Aerith
Gainsborough era scoppiata in lacrime. Nel lato all’estremo
ovest della sala,
lei e Cloud Strife erano accanto al corpo di Zack Fair, steso in una
pozza di
sangue scarlatto.
Tifa
osservò per bene la scena. Non sapeva dire se Fair fosse
morto o meno, ma al
momento ciò non gli interessava. L’importante
è che stesse pagando per ciò che
aveva fatto a Scarlet. Si meritava tutti i mali del mondo, per il
diabolico
piano che aveva architettato.
Represse
una lacrima, fuoriuscita al pensiero della dipartita
dell’amica, e si concentrò
sulle parole che una volta le aveva pronunciato Scarlet sui loro piani
futuri.
Anche
se il suo capo era morto, infatti, Tifa non aveva ancora terminato la
sua
missione. Sapeva di dover fermare in ogni modo possibile gli
esperimenti della
ShinRa, ed aveva intenzione di trovare nuovi validi alleati che
sostenessero la
sua causa.
*la
frase “Timeo Danaos et dona ferentes” significa
“Temo i Greci (Danai) anche
quando portano doni”, ed è una citazione del
2° libro dell’Eneide. Insegna a
non fidarsi dei nemici nemmeno quando essi mostrano buone intenzioni!
Et
voilà, ecco qui un altro capitolo, il continuo del
precedente! A mio parere
questo capitolo non è un granché, ma lascio
comunque il giudizio a voi! Povera
Scarlet, a quanto pare dovremo dirle addio per sempre da questo fan
fic,
purtroppo! E in quanto a Zack, invece? Sopravviverà? Per
capirlo vi invito a
rileggere il prologo, dove ci sono molti indizi sui futuri capitoli!
Chissà che
non riusciate a capire qualcosa di importante nell’economia
della trama… XD
Veniamo
adesso al ringraziamento per coloro che hanno recensito:
Bankotsu:
Ma
grazie davvero per tutti i complimenti! In effetti è vero,
lo scorso capitolo
era abbastanza carino, invece questo non mi convince per
niente… tu ne hai
avuto già un assaggio, quindi mi raccomando dimmi cosa ne
pensi!
Lirith:
Beh,
Zack non ha ucciso Scarlet con una pistola nei pantaloni, mi dispiace,
però ha
dimostrato ugualmente una gran dose di cattiveria! Secondo te muore
adesso?
Boh, comunque grazie ancora per i complimenti anche a te e spero che
questo
capitolo ti sia piaciuto!
Ringrazio
inoltre anche i lettori e spero che anche a loro il capitolo piaccia! ^^
PS: Non so quando
aggiornerò perché al momento
sto preparando una fan fiction per un contest… spero di fare
presto! ^^
Ciaooo!