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Autore: kosmos67    31/08/2017    1 recensioni
James era ossessionato dall'assenza di Lily. L'amore che credeva di provare per lei era lentamente scivolato in un morbo, in un disperato bisogno di rappresentare qualcosa - anche una fonte di tormento.
"Dimmi che io ti ho ridotta così". Nessuna risposta l'avrebbe soddisfatto, conscio che non aveva avuto il potere di inginocchiarla, di legarla a sé. Il suo potere non era mai penetrato nelle fibre di lei.
La lasciò andare: le sue tracce erano lì, sulla carne impallidita. Negli organi di Lily, invero, erano sparite da tempo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Lucius Malfoy/Lily Evans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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NdA
Salve a tutti!
Non immaginavo di poter scrivere questa storia in così breve tempo. Ne indico innanzitutto l'ispirazione principale: "basic instinct" di sunshower, di cui, anzi, vuole esserne un approfondimento sul personaggio di James.
Ho cercato di conservare la medesima atmosfera noir della sua storia, tentando di ricreare verosimilmente i pensieri di lui da "vittima" della totale mancanza di presa nei sentimenti di Lily: corroso dalla gelosia, dal rancore e dalla disperazione, il suo amore per lei muta in qualcosa di più ossessivo e morboso. 
Laddove in corviso, la parola "lui" si riferisce all'amante di Lily, così come immaginato da James.
Ringrazio, infine, la già citata sunshower, per aver accolto con pari entusiasmo questa mia idea, oltrechè per aver collaborato con la consueta bravura e dolcezza alla costruzione e alla revisione del testo.
Buona lettura!

 

 

 

wolf without teeth

 

 

e gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce

 

James aveva le dita spaccate, martoriate dal freddo degli ultimi giorni: solo con sforzo riusciva a reggere la cornice della sua foto preferita. C'erano tutti, lì: Remus, Sirius, Lily e, fra le sue braccia, Harry. Dov'erano, ora?

 

*

 

Calpestava con violenza gli steli d'erica del giardino. Non se n'era mai curato, di quel piccolo prato: eppure visualizzava Harry correrci attraverso, felice, un giorno. Felice come lui, James, non avrebbe potuto concedergli d'essere. Avrebbe chiesto della madre, prima o poi.

 

*

 

Lily era assente da ore. Il tempo era come sepolto, mentre lui era vittima della stasi. Avvertiva ogni paranoia scuotergli la spina dorsale, sbranandone le singole vertebre. Lily era assente – anche al suo fianco. Lo era da troppo.

La sua mente era una nube, troppo compatta per lasciar filtrare un raggio di luce. Osservava distratto i glicini che affollavano la strada, ricoperta dai suoi petali essiccati, distesi come un velo di morte violacea. Avrebbe voluto essere stato la tormenta che ne avesse causato l'eccidio. I suoi denti erano troppo puliti: qualcun altro stava consumando il suo pasto.

Cos'era rimasto, di quello che ricordava? Il gioco elegante della sua seduzione, la danza ammaliante di Lily, il suo riso lieve erano già prossimi all'oblio. La sua sposa del vento stava perendo. Le ali ricoperte di cera, incenerite da un amore di bragia. Lei già rinasceva fra le braccia di qualcun altro.


*

 

James la stava rincorrendo in sogno, nuda. Il lago in lontananza, l'eco sommerso della disperazione di lei. L'aveva agguantata, ridotta al suolo. Era pronto ad azzannarla: i suoi denti, però, erano scomparsi, ritratti nelle gengive infette. Vai, scappa verso chi ti sbrana in modo meno sicuro di me – in cambio lasciami il suo nome, il suo sangue.

Tutto si sgretolava innanzi ai suoi occhi, marciti dalle lacrime di rancore. Non avrebbe mai compreso le motivazioni della sua assenza, non avrebbe mai voluto approfondire il motivo della sua stessa insufficienza. Era solo viziata, capricciosa, così terribilmente viandante della vita che la vita stessa l'avrebbe scacciata come una qualsiasi nomade. Lui avrebbe potuto essere il suo focolare, il suo giaciglio.

Si sforzava di non invidiare chi rappresentasse la tempesta che l'assaliva, che ancora la faceva gemere.

Voleva essere il suo dolore, il suo morbo. Non era niente di tutto ciò: colpevole solo d'essere il gelo che ne spegneva crudelmente i bollori. Cominciò ad amare la sua infelicità – quella sì, provocata da lui.

Lily giaceva accanto a lui, sporca di lividi e amore bruciato sulle sue cosce. Il suo corpo palustre esalava miasmi: sfiorarlo equivaleva a sprofondare nelle sabbie mobili. Le sue labbra color fango si contraevano rapide nel sonno che l'aveva rapita: ricordava ora con disgusto quando esse avvolgevano il suo membro, inumidendolo.

 

*

 

Ora la stava invocando col medesimo, osceno sapore di raccapriccio appiccicato sulla lingua.

Nella sua mente ora fluttuava eterea, ora galleggiando come una tetra sirena: il suo canto lo sospingeva verso il buio, verso il tesoro che reclamava d'esser schiuso. Una contrazione, rapida, gli addominali in tensione. La pelle, sfregata dalla mano ruvida, zampillava scintille. Così, amore, continua.

Respirava piano, ora. L’ombra di Lily, innocente e colpevole, di sbieco poteva scorgerla in camera, prigioniera in un mondo di sogni di cui lui mai sarebbe stato parte.

Harry, nell'altra stanza, piangeva, fendendo l'aria con quelle mani troppo piccole.

 

*

so give me just enough to
make me feel something, something

 

Gli occhi di James erano intrappolati dal pulviscolo bagnato dal sole. I muri riverberavano i suoi raggi, macchiandosi d'aloni. Sembravano lividi di pugni mai sferrati.

Lily era uno spettro. L'alito di lei gli drenava ogni ricordo; e ora lui, gramo, la spogliava d'ogni possibilità di esperire qualcos'altro, se non quella malinconia travestita di grigio tedio. L'incantesimo di protezione dalla Profezia non era eludibile: erano costretti in gabbia, i denti digrignanti, i molari in evidenza. Il viso di lei era già consunto, e genuflessa lui credeva evocasse la Morte. Essa non sarebbe più giunta a salvarla.

La luce orlava a strisce le lenzuola del letto, nelle pieghe risaltava il candore e l'arancio. Lily ne era il centro d'irradiazione; no, da lei promanavano solo ombre.

James cominciava a comprenderlo.

 

*

 

Lily cullava Harry, sospirando serena. Era tremendamente fragile, fra quelle schegge d'osso. James notava quanto fosse dimagrita, le gote scarnificate: come se un basilisco le stesse succhiando via l'afflato vitale, leccandone via l'anima. Il pallore della sua pelle, ne era certo, erano le chiazze delle mani di un altro, aduse nell'orientarsi al buio.

“Lily, dovresti mangiar qualcosa, davvero.” Le sue parole erano simboli al rovescio di una preoccupazione che lui avrebbe dovuto provare nei suoi confronti. Sperava che il suono della sua voce la facesse tremare, trafitta da dardi acustici. Avrebbe voluto solo gettarla in pasto al suo carnefice – e maledirsi per non essere più il suo carnivoro preferito. No, l'avrebbe scagliata verso di lui con violento disprezzo: già divorata, già disossata, però.

Infine sarebbe toccato a chi volteggiava sui suoi resti: avrebbe divorato anche lui, trionfante.

 

*

 

L'afferrò, il corpo esile che scivolava dalla sua presa. Lily era divenuta mercurio, argentea come quei capelli sulla veste nera, abbandonata sulla poltrona.

Le mani premute contro la tempia, per infuocarne il cranio.
“Dimmi chi t'ha ridotta cosi”. Aizzava la fiamma, sempre più forte.

Le mani premute contro il costato, per spalancarne le ali.
“Dimmi chi t'ha ridotta così.” Fuori diluviava, colava piombo.

Dimmi che io ti ho ridotta così.

Nessuna risposta l'avrebbe soddisfatto, conscio che non aveva avuto il potere di inginocchiarla, di legarla a sé. Il suo potere non era mai penetrato nelle fibre di lei.

La lasciò andare: le sue tracce erano lì, sulla carne impallidita. Negli organi di Lily, invero, erano sparite da tempo.

Sulle labbra increspate di sua moglie rifluiva acido sangue sconosciuto. Ma James non avrebbe mai saputo a chi l'avesse aspirato – non con certezza.
 

today, i looked for a sign
with flames in my hands
a line in the sand
between yours and mine
and it came like fire from below

*

 

Le scorie di quella frustrazione si tramutarono in nausea; stomaco contratto, capo reclinato verso il basso. Il sangue fluiva sottosopra. Nessuno scudo l'avrebbe preservato dalla maledizione che gli corrodeva le viscere.

Il frutto d'un amore immaturo, il fiore dell'alba appassito. La barba già ispida, il volto emaciato, i globi liquidi, smorti. Tutto gli ricordava il lungo precipizio in cui s'era involato. Incolpava Harry, le improvvise responsabilità imposte da una vita che reclamava altra vita – la loro – , la guerra, l'attesa sterile del ritorno a casa, la caduta dell'ideale stesso di casa. Lily gliel'aveva suggerito: in quella casa, era solo. Harry non era pronto ad amarlo; e l'amore di lei era già vapore, che risaliva verso l'alto. E giù nei polmoni, rigonfi.

 

*

 

Un boato, la porta scardinata. Il rumore che finalmente sostituiva il silenzio nelle coste. Poi, solo urla che occludevano le orecchie, sconquassavano le finestre. Frammenti di vetro come un vortice di petali trasparenti.

Si precipitò all'ingresso: gli parve di attraversare un'infinita bruma. Infine lo vide: vermiglio, demoniaco. Lo vedeva vivere ed era terrore avvolto da pieghe di nero, un corvo tuffatosi nel sangue, che sbatteva le ali per manipolare i venti.

“Avada - ”
Nessuna reazione riuscì a staccarsi dal corpo di James. Nessun perdono sarebbe calato su quella casa dannata: un sospiro per la sorte di Harry – nato già con un marchio infamante. Il rancore verso Lily attendeva una singola contrazione delle labbra. Prendi lei.

“Lily, prendi Harry e corri! Io lo trattengo...”
No, avrebbe abbracciato le tenebre, sperando di saziarle.

“- Kedavra!”. In quegli occhi di rubino gli parve di vedere il riflesso di Lily, una mano innanzi al viso.
E quel terrore di perderlo nato un istante troppo tardi.

   
 
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