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Autore: Paradichlorobenzene_    01/09/2017    0 recensioni
[Eldarya]
[FF Interattiva] [Iscrizioni chiuse]
Era vestita di bianco e d’argento, e dal lungo velo si intravedevano i capelli castani e il volto ancora giovane.
Nessuno sapeva precisamente da dove venisse, quanti anni avesse, che tipo di faelienne fosse, ma tutti erano certi di una cosa: le sue previsioni non sbagliavano mai.
«Cosa ti porta qui, Ashkore?»
Gli chiese, mentre la sua voce riecheggiava tra le pareti del tempio.
Ma lei lo sapeva cosa ci faceva l’uomo mascherato in quel luogo sacro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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La Spia

 

«You are fated to wander in your own demise,

You go further to follow my light»

 

«Comunque questa missione nelle Terre di Giada è stata una diplomatica noia mortale!» Disse Erika, seduta sul bordo della fontana all’interno del giardino della musica del Quartier Generale. Era tornata giusto quel pomeriggio da una missione, e stava disegnando dei cerchi all’interno dell’acqua. Il sole stava tramontando, e la brezza autunnale iniziava a infreddolire sia lei, sia la sua interlocutrice. Nel suo mondo stava per finire settembre. Lilith si era leggermente irrigidita dalla fredda brezza dell'autunno, e ancora si chiedeva perché perdeva le sue ore dietro a quella stramba umana di nome Erika. La loro amicizia - se così la di poteva chiamare- era sbocciata per puro caso, come un’erba selvatica, e ogni tanto sentiva il bisogno di sradicarla: non si legava mai troppo alle persone, figuriamoci agli umani!

 

«Erika, devi farti le ossa prima di avere missioni importanti» disse l'elfa con aria solenne e accigliata, mentre  osservava la ragazza che giocherellava con l'acqua.                                                                                       
«Oh, fidati che con quell'individuo le ossa si fanno, e pure belle resistenti. Beh, almeno adesso so tutto il cerimoniale della Corte di Giada a memoria. Molto utile, devo dire!»                                                                            Lilith sorrise, trattenendosi dallo scompigliarle i capelli.                                                                                                         
«Bhe, intanto sei stata via un paio di giorni... E poi al tuo ritorno qualcuno ti ha preso in braccio...»                         
L'elfa accennò una risata derisoria, punzecchiare Erika era la parte migliore della sua giornata.                          
«Non so davvero a cosa ti riferisci, sono tornata qui camminando sulle mie gambe!» disse Erika, continuando a giocare con l'acqua, ma cercando di nascondere il rossore violento coprendo il viso con i lunghi capelli castani. Notando quella reazione per Lilith fu impossibile trattenersi dallo scoppiare a ridere, e lo fece in modo così sfrenato che dovette reggersi con le mani lo stomaco
«Sappi che si è lamentato per ore!»                                                                                                                                                                                           

«Beh, non ho deciso io di prendermi una storta camminando con le scomodissime scarpe di Huang Hua e, soprattutto, non gli ho chiesto io di prendermi in braccio!»     
A questo punto la ragazza incrociò le braccia e mise il broncio, proprio come i bambini, guardando l'elfa con aria nervosa e vagamente indispettita.                                                                                    
"Ma dovevano proprio essere tutti così - pensò lei - quelli della sua razza?"                                                     
«Sarà pure così, ma la scena è stata così esilarante che io e Nevra abbiamo importunato Ezarel per ore!»                
L'elfa sghignazzò ancora un po' prima di alzarsi dal muretto della fontana, le si erano addormentate le mani per il freddo, nemmeno il suo fidato giaccone celeste riusciva a scaldarla per bene. Ormai il sole si era quasi completamente nascosto e l'oscurità iniziava a farsi largo.   

«Tu e Nevra, certo. Scherzi tanto sulla mia cotta per Ezarel, ma sei davvero sicura che non ci sia nulla tra voi due? »chiese lei, scendendo definitivamente dal bordo della fontana, in modo che potessero cominciare ad avviarsi verso il refettorio.                                                                                                                                              
«Certo, tra me e Nevra non v'è nulla» Evase furbescamente la domanda, infilandosi le mani in tasca.                                                                                                                                                                                               
«Voi elfi … Siete tutti ugali.» Rise leggermente Erika, avviandosi con Lilith verso il refettorio, lasciandosi dietro lo scalpiccio delle foglie secche sotto i suoi piedi.

 

 

Caltha, dalla sua solita postazione nel refettorio, stavolta aveva notato un insolito movimento poco fuori dalla finestra, tra la boscaglia che costeggiava quella parte del Quartier Generale. Leiftan, davanti a lei, stava parlando degli sviluppi dell’ultima missione alla quale aveva partecipato, svogliatamente e senza un reale interessa. La ragazza sapeva come fare in modo che gli uomini le prestassero attenzione, come fare in modo che volessero parlarle pur senza avere niente di serio da dirle. Si divertiva, lo faceva un po’ con tutti, lanciava sguardi languidi, sorrideva e, intanto, la coda dell’occhio vagava fuori dalla finestra. Un barlume rosso, durato appena un attimo, catturò di nuovo il suo sguardo. Con una scusa si congedò da Leiftan e cercò di uscire dalla sala, ma qualcosa – o meglio, qualcuno – le afferrò il braccio.

«Buonasera, bambolina» ed eccolo là, in tutto il suo splendore, il capo della sua Guardia. Nevra la guardava a metà tra il lascivo e il divertito, indugiando un attimo sulla scollatura del top che la ragazza indossava.

«Buonasera a te, sanguisuga» rispose lei, scrollandosi di dosso la mano del vampiro «perdonami se non resto qui ad intrattenerti ma, al contrario di te, vado abbastanza di fretta» e spero per te che l’intruso non se ne sia già andato, pensò.

«Ma non mi dire. Hai visto qualcosa brillare in fondo al giardino e hai pensato ad un nuovo anello per la tua collezione?» Nevra rise, ma i suoi occhi brillavano più chiari del solito. Caltha si guardò attorno e notò che molte ragazze del Q.G. osservavano con desiderio il suo interlocutore, e con invidia lei. Dovevano pur esserci delle priorità nella sua vita, dunque si avvicinò al ragazzo, sussurrandogli qualcosa all’orecchio e andandosene via, ancheggiante, lasciando l’altro interdetto, sull’attenti al centro della sala.

 

 

   
 
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