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Autore: xX Eris Xx    01/09/2017    0 recensioni
Lyra ha un dono. Un dono che si trasmette di generazione in generazione. Un dono che molti dicono pazzia. Un dono che le ha causato molto dolore... al punto da considerarlo anche una maledizione. Un dono che continua a crescere, portandola a sentire più di quello che dovrebbe...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il corteo funebre procedeva lento in quella giornata cupa. Il cielo era grigio e sembrava riflettere ciò che si trovava nel cuore di tutta quella gente. L’auto che trasportava la bara procedeva in assoluto silenzio per il viale alberato che portava al cimitero cittadino; gli uccelli che avevano nidificato lì, tacquero tutti contemporaneamente, come se percepissero il dolore di quelle persone.
Davanti a tutti stava una ragazza, l’unica a non piangere, volto inespressivo e sguardo perso nel vuoto, come se pensasse a qualcosa.
Una decina di minuti ed arrivarono all’entrata del cimitero. Il prete invitò i parenti della defunta a seguire la bara da vicino, per rimanere uniti.
La ragazza si fece largo tra la folla e abbandonò velocemente il corteo per correre verso un’altra tomba molto più distante: DAVID HALE GALLAGER   1963-1996.
-Ciao papà…- la ragazza si sedette sui talloni e accarezzò la foto.
-So che nessuna delle mie parole ti saranno di conforto ma… ora saranno nuovamente insieme, come lo erano una volta, e veglieranno su di te.- a parlare era un uomo vestito in giacca e cravatta.  Si era staccato dal corteo appena aveva visto la ragazza correre via.
-Sai Duncan, hai proprio ragione.- si voltò e vide, oltre l’uomo, il corteo avvicinarsi a loro.  -Le tue parole non mi sono di alcun conforto…-
-Lyra!- il prete le corse vicino. -Cara figliola! Quando non ti ho vista venire avanti mi sono preoccupato. Ti senti bene?- la ragazza fece un mezzo sorriso beffardo prima di rispondere.
-Come pensa possa stare?- l’uomo si sentì a disagio e riprese la funzione. Mentre il prete parlava, la tomba di David Hale Gallager venne aperta e, sopra la sua bara, venne messa quella della moglie, Faith Amanda Rivs Gallager.
Quando il rito fu terminato e le persone sparite, Lyra si avvicinò alla tomba dei genitori, dove il cemento era ancora fresco, e si inginocchiò pochi centimetri prima. -Mi dispiace mamma. Spero che potrai perdonarmi un giorno perché io non riuscirò mai a perdonare me stessa…- si alzò da terra e si ripulì le ginocchia. -Prenditi cura di lei papà.- così dicendo si diresse verso l’uscita dove Duncan la aspettava in macchina. Lei salì e la macchina partì verso casa. Per molto tempo, o almeno così sembrò, nessuno dei due proferì parola, alla fine fu Duncan a rompere il silenzio.
-Torni al college?- chiese.
-No.-
-Perché? Posso saperlo?- insistette.
-Mio padre è morto dieci anni fa, i miei nonni, sia materni che paterni, sono morti durante la guerra, delle mie nonne una è permanentemente all’ospedale e l’altra è morta tre anni prima di papà…- sospirò prima di continuare -E mamma è morta quattro giorni fa… chi pensi che possa mandare avanti il maneggio se non io!? Il college aspetterà…-
-Tua madre non vorrebbe…-
-NON AZZARDARTI PIU’ A DIRE QUELLE PAROLE! Mia madre è morta! Decido io cosa devo o non devo fare della mia vita!- detto questo, estrasse il suo lettore MP3 e si mise ad ascoltare la musica per tutta la strada.
Duncan decise che era meglio non irritarla più. Al mondo ora era praticamente sola e, per una ragazza di 21 anni, questo era uno choc grandissimo e molto difficile da assimilare. E poi c’era da dire che madre e figlia erano legatissime, due migliori amiche; questo non avrebbe certamente facilitato le cose.
Osservò nuovamente la ragazza dallo specchietto retrovisore. Aveva ancora quell’espressione strana, un misto tra  rassegnazione e freddezza, che lo rendeva irrequieto; per tutto il periodo in cui sua madre era stata in ospedale, Lyra non aveva mai pianto ne mostrato segni di tristezza. Era preoccupata ma non sembrava spaventata dall’accaduto.
Ora era uguale: fredda, distaccata e un po’ preoccupata. Del dolore non vi era traccia sul suo volto.
Con tutti questi pensieri arrivarono a casa, GALLAGER’S HOME, chiamata così perché era anche una specie di casa di cura e pensionato per cavalli feriti o troppo vecchi per partecipare a gare.
Lyra scese appena la macchina si fermò e si diresse verso casa senza dire una parola; i molti dipendenti, che da anni lavoravano lì ed ormai erano più amici che sottoposti, guardarono la camminata frettolosa della ragazza verso casa e sospirarono tristi: non erano andati al funerale della donna, non perché non volessero bene a Faith, ma perché non si poteva abbandonare i cavalli che alloggiavano lì in quel momento. Molti di loro avrebbero voluto essere vicino a quella ragazzina che avevano visto crescere, ma non avrebbero potuto abbandonare il loro lavoro.
Ora, guardandola, ormai donna, provavano un senso di orgoglio e dolore per come la sua trasformazione era avvenuta.
Duncan spense la macchina e si avvicinò a uno dei dipendenti. Entrambi erano visibilmente addolorati.
-Allora… Com’è andata?- chiese l’uomo a Duncan.
-Non lo so. Se devo dirti la verità, James, mi fa un po’ paura… non piange, non soffre… non si arrabbia…-
-Forse è sotto shock, dalle tempo.- rispose l’uomo mettendogli una mano sulla spalla per fargli forza.
-Vorrei che Faith potesse parlarmi, dirmi cosa fare, come comportarmi!- si passò una mano nei capelli e inspirò profondamente.
-Tu credi all’anima, Duncan?-
-Io credo in ciò che vedo e che può essere dimostrato, la parte spirituale non fa per me.- replicò con un lieve sorriso.
-Invece io credo in queste cose e credo che Faith non abbandonerà Lyra; io sono certo che farà qualcosa, starà vicino a sua figlia in qualche modo.-
-Se lo dici tu.- e con quest’affermazione si incamminò.

  
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