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Autore: rocchi68    01/09/2017    4 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Scott era pronto a giurare di non aver mai lavorato così tanto in vita sua.
Lavorava a scuola e lavorava pure a casa.
Per molti giorni non aveva nemmeno avuto il tempo di rilassarsi e come se non bastasse si era fatto sfuggire il discorso della festa con sua sorella.
Alberta non vedeva l’ora di presenziare e aveva promesso che si sarebbe fatta accompagnare da qualche amica e dal fidanzato.
Era pronta a scommettere che suo fratello si sarebbe opposto in qualche modo, ma lui era troppo stanco per avanzare una scusa efficace.
Del resto correva avanti e indietro senza sosta, aiutava gli organizzatori dell’evento e veniva comandato a bacchetta da Heather e dalle altre 2.
Un giorno, senza che nessuno lo sospettasse, si sarebbe vendicato.
Intanto però era costretto a eseguire alla lettera ogni ordine.
E tutto ciò fino all’arrivo della festa.
Quel maledetto martedì d’introduzione era arrivato ed era volato via in un lampo.
Doveva spremersi per quei 2 giorni e con il discorso finale della Wilson sarebbe stato libero di tornare ai suoi impegni.
Vi era stato solo un momento di stranezza quando, durante il discorso iniziale, il microfono aveva fatto le bizze.
Un istante che aveva fatto ridere tutti i presenti e che aveva imbarazzato da morire la Presidentessa.
Vedendo quella scenetta, Scott si era quasi convinto che il karma esistesse e che si stesse vendicando a suo modo con quella vipera.
Quelle risate di scherno erano l’arma migliore per una che si credeva perfetta e superiore agli altri.
 
Il mercoledì, oltre a essere l’ultimo giorno del festival, era dedicato alle rivisitazioni teatrali e Scott non intendendosi affatto di quegli spettacoli, era finito con il restare vicino all’ingresso, svolgendo il ruolo di assistente al banco Informazioni.
In poche parole quelli che erano troppo decerebrati per riuscire a decifrare il cartello rosso situato vicino al cancello si fermavano per chiedere indicazioni.
Inutile nemmeno chiedersi dove fosse Dawn: era troppo impegnata ad aiutare tutti.
Un po’ come i suoi compagni di classe.
Geoff era occupato a teatro insieme a Bridgette, Duncan, Courtney, DJ e Trent, mentre le altre ragazze si occupavano di costumi ed effetti di luce.
In poche parole, dopo aver corso avanti e indietro, era tornato disoccupato.
“Ehi fratellino.”
“Alberta.” Borbottò il ragazzo, girandosi verso la sorella che era appena giunta con un pacchetto contenente qualcosa da mangiare.
Lei, essendo stata per 5 anni in quella scuola, sapeva che le feste concedevano ben pochi momenti di svago o riposo e quello di Scott poteva interrompersi in ogni istante.
“Avete lavorato sodo.”
“Penso di sì.”
“Tutti sanno che hai partecipato, Scott.”
“Ti sei persa qualcuno per essere qui al banco con me?” Domandò il giovane, mentre la sorella scioglieva il pacco e gli passava una ciotola con il pranzo.
“Lucas è a casa e la mamma ha trovato qualcuno con cui chiacchierare.”
“Come al solito.”
“E dove sta la tua fidanzatina?” Chiese Alberta, facendo arrossire il fratellino che rischiava pure il soffocamento a causa del boccone appena ingoiato.
“Non ricordo di essermi mai impegnato con nessuna.”
“Credevo che tu e Dawn foste molto più che amici.”
“Non so nemmeno se definirla mia amica.” Borbottò il rosso, bevendo un sorso d’acqua.
“Sei anche andato a casa sua.”
“Era necessario: se non l’avessi fatto, sarebbe stata espulsa.”
“Sbaglio o è la prima volta che ti interessi così apertamente di qualcuno, senza ricercare nulla in cambio?”
“E questo cosa significa?”
“Se non t’importasse nulla di Dawn, l’avresti fatta sospendere senza colpo ferire, ma non è andata così. Ti sei coalizzato con lei solo per eliminare un nemico imbattibile oppure la vuoi tenere d’occhio?”
“Detta così sembrerebbe che sia un egoista.” Gli fece notare Scott, addentando poco dopo un pezzo di pane.
“Se la odiassi, non t’importerebbe nulla di cosa le accade intorno. Devo dedurre che hai cambiato opinione sul suo conto?”
“I suoi difetti sono rimasti intatti, ma conoscendola meglio, devo dire che ha dei pregi che non avevo mai notato.” Ammise, facendo ridacchiare la sorella che aveva riposto le ciotole nel sacchetto di prima.
“Credevo ti fosse riconoscente e invece sei qui a lavorare come uno schiavo.”
“A essere sinceri mi sto solo riposando.”
“Quindi se andassimo a salutare il vecchio McLean nessuno avrebbe da ridire.”
“Credo di no.”
“Andiamo allora.” Gli fece forza la giovane, costringendolo ad alzarsi.
Percorso il lungo corridoio e scese la rampe di scale, si ritrovarono in palestra, giusto in tempo per assistere, da posizione vantaggiosa, al concerto.
Da posizione sopraelevata potevano ascoltare quelle melodie soavi che vedevano impegnate Courtney e Carrie, mentre Dawn dava gli ultimi dettagli per le esibizioni rock del gruppetto di Duncan.
Unico escluso il povero Geoff che non era in grado di tenere in mano manco una chitarra senza fare danni.
“Ti spiace Alberta, se vado un attimo dal vecchio Chris?” Chiese il ragazzo.
“Certo che no.”
“Resta qui e non perderti.” Borbottò, scendendo i scalini e avviandosi dietro le quinte dove Chris e Chef stavano facendo avanti e indietro.
Non erano agitati per via dello spettacolo, quello stava procedendo alla grande, ma c’era un qualcosa che li rendeva preoccupati. Era stato sufficiente studiarli per qualche secondo e Scott aveva capito che la faccenda era seria.
“Heather è scomparsa, non risponde nemmeno al cellulare.” Sbuffò Dawn, facendo preoccupare ancora di più i 2 professori.
“E senza di lei non possiamo concludere la cerimonia.” Brontolò Chef, mentre Scott ascoltava quei discorsi.
A quanto aveva capito la Wilson si era spaventata a morte e non aveva il coraggio di concludere la festa.
Forse la brutta figura all’apertura del festival le era stata di lezione per farle perdere tutta la spavalderia che sfoggiava abitualmente.
“Usate un sostituto.” Tentò Chris.
“Potrebbe funzionare con il discorso finale, ma Heather è l’unica che conosce i risultati dei vari concorsi.” S’intromise Dawn.
“Perché non inventiamo i risultati? Tanto è impossibile annunciare i dati precisi.” Propose Scott.
“È un’idea che non possiamo prendere in considerazione.” Si oppose Dawn.
“Posticipiamo la consegna dei premi finali?” Tentò Chris.
“Le persone potrebbero innervosirsi.” Rispose Scott, bocciando quella proposta.
“Possiamo solo guadagnare tempo sperando che lei ritorni.” S’intromise Duncan che aveva appena terminato la sua esibizione.
“Non tornerà. Se avesse voluto farci preoccupare, per poi dimostrarci che non possiamo fare a meno di lei, sarebbe già qui.” Nicchiò il rosso con calma glaciale.
“Dobbiamo cercarla.” Borbottò Bridgette.
“Cercarla senza avere la minima idea di dove sia, è inutile, e poi per girare la scuola ci vogliono più di 15 minuti.”
“E se riuscissimo a posticipare il discorso ancora un po’, pensi di riuscire a trovarla, Scott?” Chiese Duncan, osservando il compagno che si stava sforzando di trovare una soluzione.
“Come pensi di posticiparlo?” Domandò il rosso.
“Non lo so.”
“Voi sarete in debito.” Sbuffò Scott, afferrando il cellulare, e invitando la sorella a muoversi nel raggiungerlo dietro le quinte.
Dovette aspettare quasi un minuto prima che la ragazza entrasse e chiedesse al fratellino di cosa avesse bisogno.
“Mi stai chiedendo di aiutarti?” Chiese Alberta, mentre i vari ragazzi studiavano i 2.
“Questa non è una richiesta, ma un ordine.”
“E cosa faresti se mi rifiutassi?”
“Non puoi rifiutarti.”
“Mi stai minacciando con qualcosa simile ad un’espulsione o a un richiamo? Mi sembra di non essere più in questa scuola.”
“Vuoi passare per la cattiva della situazione e rovinare ciò che abbiamo creato?” Tentò il rosso, facendo appello alla sua bontà.
“Non lo faccio per te. Lo faccio soltanto perché so quanto sei vendicativo e non voglio perdermi i tuoi tentativi di ricambiare il mio favore.”
“Te ne sono riconoscente.” Borbottò Scott, lanciando alla sorella una chitarra elettrica che lei afferrò al volo.
“Non mi dirai che sarò sola ad esibirmi.”
“Affatto…riceverai il nostro aiuto.” Si fece avanti Dawn, mentre anche Carrie e Courtney prendevano gli strumenti utili con cui iniziare lo spettacolo.
Scott vedendo che tutto si stava volgendo per il meglio si defilò e si avviò verso l’uscita.
Lontano dal frastuono che proveniva dalla palestra poteva riflettere e trovare la fuggitiva.
Era impensabile che fosse tornata a casa, ma ciò non gli era di molto aiuto.
Sotto un tiepido sole, il rosso iniziò a pensare a dove Heather Wilson potesse essersi cacciata.
 
Più camminava per la scuola più pensava a cosa potesse desiderare un qualcuno che aveva perso una determinata posizione.
Era innegabile che la Wilson avesse perso d’importanza in quella festa e la figuraccia del primo giorno era stata una mazzata che lei non aveva assimilato del tutto.
Nonostante fosse una serpe, Scott sapeva che quando qualcuno si nascondeva,  lo faceva con il desiderio di essere trovato quanto prima.
Ma quello di Heather si preannunciava come un nascondino problematico da risolvere.
Lui non aveva garantito nulla, avrebbe solo provato a cercarla, ma se avesse fallito non ne avrebbe fatto una questione d’onore.
Per quello che gli importava quella vipera poteva anche sparire nel nulla che tanto ne sarebbe stato felice.
Siccome desiderava essere trovata, aveva la certezza che lei fosse ancora a scuola e che non si trovasse in un luogo troppo complicato.
Il problema era solo questo: il rosso non sapeva quale fosse il posto scelto dall’enigmatica Wilson.
Aveva solo una carta da giocare e gli seccava molto sfruttarla in simili frangenti.
Solo una persona conosceva ogni angolo della scuola e con il suo aiuto sarebbe riuscito a trovarla per tempo.
15 minuti si ripeté per darsi forza.
Scott, conscio che ogni secondo potesse essere prezioso, afferrò il cellulare e chiamò il suo asso nella manica.
“Ossequi.” Rispose il tizio all’altro capo.
“Harold, dove vai di solito quando sei solo a scuola?”
“Come mai questa domanda?”
“Sto per riattaccare.”
“Aspetta! Aspetta, per favore! Hai detto quando sono solo, vero?”
“Sei diventato sordo? Sì e rispondimi in fretta che è importante.” Borbottò, sperando che lo sfigato non la tirasse per le lunghe.
Aveva solo bisogno di qualche indicazione e non di sentire l’intera vita scolastica del suo vecchio amico.
“Di solito sto in infermeria o in cortile, anche se ogni tanto mi ritrovo in biblioteca.”
“Tutto qui?”
“Raramente uso il tetto.” Rispose Harold, facendo ghignare il rosso.
Aveva ottenuto la risposta di cui aveva bisogno.
Dopo averlo ringraziato, iniziò a correre verso le scale del tetto, dove, Heather stava aspettando qualcuno.
Poteva arrivarci anche da solo, se non fosse stato troppo stanco per via di quella festa.
Dopotutto era abbastanza logico. L’infermeria, il cortile e la biblioteca erano luoghi molto frequentati, mentre il tetto era sempre deserto.
E un nascondiglio funziona solo quando non c’è nessuno intorno.
 
Scott aprì lentamente la porta e dinanzi a sé, a fissare il panorama, vi era la Wilson.
Fu nel sentire la porta cigolare e poi richiudersi che lei si voltò, rivolgendogli un’occhiataccia.
Entrambi erano pronti a scommettere che non sarebbero mai riusciti ad andare d’accordo e ritrovarsi soli in quel posto poteva soltanto far presagire uno scontro verbale in piena regola.
“La cerimonia di chiusura inizierà a breve. Ti conviene tornare indietro.”
“Probabilmente è già iniziata.”
“Lo sarebbe in circostanze normali, ma in qualche modo stanno guadagnando tempo, quindi…”
“A chi ti riferisci?” Chiese la giovane
“Dawn, Duncan e gli altri.”
“Allora chiedilo a Dawn. Lei può fare tutto.”
“Non è questo il problema: tu hai ancora i risultati del concorso.”
“Allora perché non li prendi?” Domandò Heather, stringendo i fogli che teneva in mano.
Scott avrebbe tanto voluto afferrarli, ma questo avrebbe confermato che gli sforzi profusi da Dawn erano stati inutili.
Sapeva che lei aspettava soltanto di sentirsi dire determinate cose e lui era pronto ad accontentarla.
Non era affar suo sapere come sarebbe passato agli occhi delle altre persone.
Gl’importava soltanto che Dawn fosse soddisfatta del risultato ottenuto.
Prima che riuscisse a rispondere alla sua domanda, la porta cigolò nuovamente sui cardini.
“Geoff.” Borbottò Scott, squadrando le 2 tirapiedi di Heather che rispondevano al nome di Beth e Lindsay.
“Eravamo preoccupati perché non riuscivamo a trovarti, quindi abbiamo chiesto in giro e un ragazzo ci ha detto che ti ha visto salire le scale. Sbrighiamoci e torniamo indietro che tutti ci stanno aspettando.”
“Sono tutti preoccupati.” Ripeterono in sintonia le amiche della Wilson, mentre Scott si metteva seduto e osservava quella scena con interesse.
“È tardi per tornare indietro.”
“Non è vero, siamo ancora in tempo.” Intervenne Beth, facendo annuire Lindsay.
“Ho causato problemi a tutti.” Riprese Heather, ritrovandosi a raccontare un’altra menzogna e assumendo uno sguardo falso e desolato.
Tutti potevano bersi quella finzione, ma non il rosso che conosceva quel comportamento da una vita, avendolo adottato fin troppo spesso.
“Non preoccuparti per questo: i problemi si possono risolvere.”
Con quelle parole la Wilson sarebbe rimasta al suo posto.
Scott sapeva che, Dawn, rimanendo fedele al suo credo, aveva raggiunto un ottimo risultato e anche lui avrebbe agito a modo suo.
Sarebbe stato corretto, faccia a faccia, in modo vile e ignobile.
“Sono la peggiore…” Ripeté diverse volte la Presidentessa, facendo ridacchiare il rosso che si ritrovò ad attirare tutta l’attenzione verso di sé.
“Lo sei davvero. Alla fine, vuoi solamente essere viziata, non è vero, Heather? Stai facendo tutto questo solo per attirare l’attenzione. Perfino ora, vuoi solamente che tutti ti dicano che c’è bisogno di te. È così ovvio che una persona del tuo calibro non possa ricevere il rispetto che si meriterebbe.”
“Cosa stai…”
“In realtà, vorresti che le persone contassero solo su di te. Ecco perché ti sei attaccata al ruolo di Presidentessa. Tu vuoi soltanto confermare la tua superiorità, giudicando e guardando gli altri dall’alto. Sono solo queste le ragioni della crescita che tanto cercavi. Vuoi sapere una cosa divertente? Tutti l’hanno notato, considerando che l’ho fatto io che nemmeno ti conosco così bene.”
“Non mettermi al tuo livello.” Ringhiò, mentre Geoff e le 2 ragazze osservavano quell’intenso scambio di sguardi.
“La verità è che noi siamo simili. Siamo entrambi membri dello strato più inferiore della società. Pensa a questo: non me ne importa niente di te, eppure sono stato il primo a trovarti. Ciò significa che nessuno ha veramente cercato di trovarti. Lo sai, vero? Per me e per gli altri, tu non conti niente.” Ridacchiò il giovane, facendo sbiancare Heather.
“Scott…stai zitto!” Gli ordinò Geoff, facendolo ghignare.
Le 2 giovani oche si erano avvicinate all’amica e l’avevano convinta a farsi forza.
Erano riuscite a portarla in palestra, lasciando soli i 2 .
Geoff, nonostante il suo pessimo rapporto con Heather, aveva molte cose da dire, anche se non sapeva se era il caso di affrontare subito la questione oppure di aspettare il discorso conclusivo.
Alla fine prese una decisione.
 




Angolo autore:

Ryuk: Io vi voglio bene.

Non m'interessa Ryuk.
Per colpa tua sono caduto in un trip mentale.

Ryuk: Solo perchè eri convinto di aver pubblicato martedì?

Mi hai fatto mangiare le tue mele allucinogene e ho fissato per delle ore il soffitto prima di rendermi conto di quanto fosse patetica la mia aria da pesce lesso.

Ryuk: Scusa.

Avrei potuto pubblicare ieri, ma mi seccava fare 2 capitoli in 2 giorni.
Per questo ho saltato un'intera settimana.
Almeno ho avuto modo di sistemare il capitolo.
Allora cosa ne pensate?
Heather ha avuto ciò che si merita o Scott doveva essere ancora più cinico?

Ryuk: Un'altra mela boss?

Non fiatare!
Sono stanco di patire i tuoi stupidi scherzi.
Vedrò di essere puntuale martedì con la speranza che voi, cari lettori e recensori, non siate troppo arrabbiati.
Chiedo venia.

Ryuk: Arrabbiatevi con me piuttosto.

Sarebbe la prima cosa carina che dici.
Spero che abbiate pietà di un povero shinigami: dopotutto mi deve servire per ancora qualche annetto.
Alla prossima (martedì lo giuro)!
   
 
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