Dormii
pochissimo, praticamente nulla.
Mi
girai e rigirai nel mio minuscolo giaciglio per ore,
senza mai riuscire ad addormentarmi sul serio: il fatto di essere
lì, sprecando
il mio tempo a dormire piuttosto che ad imparare a controllare il
potere del
ciondolo mi dava i nervi e mi faceva sentire oltremodo inutile.
Stufa
di quello stato di dormiveglia, mi alzai risoluta e
cercando di fare meno rumore possibile mi allontanai dal nostro
accampamento.
Ori era di guardia e il fatto che si terrorizzasse per ogni singolo
rumore non
aiutò per niente la mia fuga clandestina.
La
luna splendeva alta in un cielo calmo e sereno, il che
mi aiutò a non inciampare a terra. Il Picco del Carrock era
abbastanza
illuminato da permettermi di muovermi senza problemi, così
in pochi minuti
trovai una zona riparata e lontana dagli occhi dei miei amici.
Mi
sedetti a gambe incrociate sull’erba tenera e umida di
rugiada notturna, sfilandomi il ciondolo di mia madre dal collo. Il
monile a
forma di sole dorato e i piccoli cristalli incastonati brillavano alla
luce
della luna, conferendogli – se possibile –
ulteriore fascino.
Lo
rigirai più volte nelle mani, cercando di percepire un
qualche segno della sua energia luminosa.
Zero
assoluto.
Era
solo un normalissimo ciondolo a forma di sole, tutto
qui. Eppure avevano visto tutti ciò che era riuscito a fare,
me compresa.
Ripensai
con ordine a tutto ciò che era accaduto di
insolito da quando mia madre mi aveva consegnato il ciondolo, quando
ero una
ragazzina.
Dunque,
sulla Terra era filato tutto liscio: niente
bagliori, niente lampi o scariche di energia… Solo una
fastidiosa reticenza a
parlare di esso da parte di mio padre. E solo in quel momento mi resi
conto che
in effetti aveva ragione. D’altra parte, chi non cercherebbe
di proteggere la
propria figlia da un mondo parallelo popolato da Orchi, Goblin, Nani ed
Elfi?
Ripensando
alla Terra, non riuscii in alcun modo a
evitare un forte attacco di nostalgia: la mia casa a Londra mi mancava
da
morire, mi mancava la mia quotidianità, ma soprattutto mi
mancava mio padre.
Volevo vederlo, volevo che mi spiegasse tutto ciò che mi
aveva nascosto per
anni.
Volevo
solo sapere la verità.
Scossi
la testa violentemente, tornando a concentrarmi
sul ciondolo: allora, i problemi erano di certo cominciati quando avevo
messo
piede nella Terra di Mezzo e su questo non c’erano dubbi. Il
primo bagliore si
verificò a Imladris, quando Re Elrond mi consegnò
la mia spada, mentre la volta
successiva fu proprio durante l’attacco di Azog.
Mi
sforzai di trovare un collegamento tra i due eventi,
ma non giunsi ad alcuna conclusione: la prima volta quel lampo di luce
aveva
funto da catalizzatore con i ricordi di mia madre, mentre la seconda
volta aveva
quasi provocato un’esplosione per proteggere Thorin dai
Mannari di Azog.
Rinunciai
subito a capire il senso di quelle onde
d’energia e mi adoperai per imparare ad evocarle io stessa:
in questo modo
sarebbe stato molto più facile generarle in caso di
pericolo, e soprattutto
controllarle.
Posi
il ciondolo davanti a me e chiusi gli occhi: mi
concentrai, cercando di visualizzare nella mia mente quella scarica di
energia
che avevo percepito osservando con i miei occhi il grande Laurelin.
Immaginai
minuscoli fili d’oro, luce pura che fuoriusciva dal ciondolo,
illuminando il
paesaggio intorno a me, cercai di sentire ogni singolo granello di
energia, il
loro calore, l’immensa potenza racchiusa in ognuno di essi.
Quando
riaprii gli occhi fui molto delusa nel constatare
che non era successo un bel niente: Elanor stava lì,
immobile, esattamente
nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato prima. Imprecai
mentalmente ma
mi rimisi subito al lavoro.
Dopo
svariati tentativi fallimentari, tuttavia, iniziai a
sentirmi piuttosto stanca e una sensazione di pesante sconforto mi
pervase: non
ero in grado di fare assolutamente niente, avevo un immenso potere tra
le mie
mani ma non ero in grado di gestirlo. Per di più mi sentivo
un peso nella
compagnia, come se la mia presenza stesse distraendo i miei amici dal
loro
obiettivo finale.
A
causa di questo turbinio di emozioni, scoppiai in un
pianto silenzioso, cercando di trattenere i singulti per non svegliare
i
ragazzi.
-Cosa
sono queste lacrime? – una voce calda e profonda mi
colse di sorpresa, facendomi tremare come una foglia.
Io
mi voltai, asciugandomi le lacrime per evitare di
farmi vedere in quelle condizioni pietose, ma oramai il danno era fatto.
-Niente
di importante – biascicai io, tirando su con il
naso -Davvero non c’è nulla da vedere –
Thorin
sorrise dolcemente, asciugandomi le ultime lacrime
con le sue mani forti: -Ancora ti ostini ad essere così
rigida? – mi alzò il
mento delicatamente, costringendomi a guardarlo negli occhi -Sai
benissimo che
non mi puoi nascondere nulla, mia cara… -
-Hai
ragione – sospirai io, baciandogli la mano e
avvicinandomi a lui. In breve tempo gli spiegai tutto ciò
che mi passava per la
testa, ogni dubbio e ogni preoccupazione.
Thorin
mi ascoltò in silenzio per tutto il tempo, come
faceva sempre, senza mai intervenire, nemmeno per sdrammatizzare la
situazione.
-…
Vorrei poter controllare l’energia del ciondolo, ma
non ne sono in grado – dissi alla fine, concludendo il mio
racconto.
Solo
a quel punto Thorin parlò: -Perché non mi hai mai
detto nulla? –
Io
alzai le spalle, torcendomi le mani: -Non lo so… tu
avevi già troppe cose a cui pensare: la Compagnia, Azog, la
profezia di Oin…
Non mi sembrava il caso di appesantire ulteriormente questo fardello
–
-Tu
per me non sarai mai un fardello, ricordatelo –
A
quelle parole il mio cuore perse un battito e feci
davvero fatica a trattenermi dallo scoppiare a piangere di nuovo.
-Comunque,
mi è venuta in mente un’idea –
continuò
Thorin, prendendo in mano Elanor -Hai mai pensato a cosa accomuna le
scariche
di energia avvenute? –
Io
annuii: -Certo che sì, ma mi sembra che siano fin
troppo diverse… Cosa possono avere in comune
l’evocazione di vecchi ricordi e
una sottospecie di campo di protezione? –
Thorin
sorrise sornione, riappoggiando il ciondolo a
terra: -Io credo di saperlo, ma voglio che sia tu a dirmelo –
In
quel momento mi sentii un’idiota: io avevo passato ore
a rimuginare sulle cause e gli effetti di quei fenomeni e in pochi
minuti
Thorin era riuscito a trovarne la Chiave di Volta.
-Ovviamente
le mie sono solo supposizioni, ma vorrei fare
un tentativo. Ora chiudi gli occhi –
Feci
come mi era stato detto e sentii Thorin mettere le
mie mani a coppa rovesciata, presumibilmente sopra Elanor.
-Bene,
ora concentrati sulla luce – mi disse -Vedi di che
colore è, che forma può assumere, se è
calda o fredda… Ma mi raccomando, non
aprire gli occhi per nessuna ragione -
Visualizzai
il tutto nella mia mente, esattamente come
avevo fatto prima, pur non capendo dove volesse andare a parare Thorin.
Riuscivo
a percepire il calore sprigionato da Laurelin,
quando all’improvviso sentii le labbra ruvide del principe
sulle mie. Quel
gesto mi colse all’improvviso, ma feci come mi aveva detto e
non aprii gli
occhi, anche se avrei voluto…
-Ora
apri gli occhi – disse Thorin, staccandosi
dolcemente -E guarda tu stessa –
Non
appena spalancai gli occhi rimasi come folgorata: una
piccola sfera di pura luce dorata giaceva nelle mie mani, fuoriuscendo
direttamente dal ciondolo.
-Co…
come ci sono riuscita? – domandai per la sorpresa,
ancora incredula -Che cosa è successo? –
Thorin
mi chiuse le mani sopra quella minuscola sfera e
io ne percepii ancora di più l’energia.
-La
chiave per domare il potere di Laurelin… -
-…
Sono le emozioni – conclusi io, sorridendo come un
ebete.
Mi
infilai nuovamente il ciondolo al collo, facendo
svanire quel piccolo segno d’energia: -Non so come avrei
fatto senza di te –
dissi a Thorin, avvicinandomi e baciandolo di nuovo, questa volta con
più
trasporto.
-Ce
la avresti fatta comunque – sussurrò il principe,
tra
un bacio e l’altro -Ora però sarà
meglio riposare, domani dovremo riprendere il
viaggio –
Non
accennò nemmeno a tornare all’accampamento: Thorin
si
stese sull’erba e mi invitò a stendermi accanto a
lui. Con le guance in fiamme
mi accoccolai accanto al suo petto, mentre le sue braccia possenti mi
stringevano a sé.
Thorin
mi coprì con il suo mantello affinché non
prendessi freddo, ma evitai di dirgli che in quelle condizioni avrei
rischiato
più di soffocare per il caldo…
Prima di addormentarmi gli lasciai un altro dolce bacio a fior di labbra, per poi cullarmi con il respiro del suo petto.
Spazio Autrice:
Buonsalve a tutti, miei cari lettori!
Come state? Io sono piuttosto in crisi perchè è appena finita la settima stagione di Game of Thrones e dovrò aspettare altri due anni per vedere la prossima, ma allo stesso tempo sono contenta perchè finalmente sono maggiorenne anche io, yeeee!!
Parlando
della nostra storia, COLPO DI SCENA! Aranel ha finalmente iniziato
capire qualcosina del potere di Laurelin, soprattutto grazie all'aiuto
di un bel nano di mia
conoscenza... Alzi la mano chi pensava che ci fosse sotto un'oscuro e
arcano segreto che permetteva ad Aranel di usare il potere della
luce... Nessuno? Sicuri?
Brava Jenny, viva l'originalità!
Spero che per voi non sia un problema se ogni tanto, con questi capitoli soprattutto, mi prendo qualche libertà e devio dalla trama principale: queste piccole scene mi servono per caratterizzare meglio la protagonista e, perchè no, arricchire la storia.
Detto ciò, vorrei segnalarvi una bellissima pagina facebook, chiamata Fanwriter.it : io lo definirei il paradiso per tutti coloro che hanno la passione della lettura e della scrittura. Queste ragazze organizzano dei contest a tema, a seconda del periodo (per esempio adesso è attivo un contest sul ritorno a scuola, chiamato Back to School) perciò se siete curiose vi invito davvero a passare!
In conclusione, io viringrazio come sempre per il vostro tempo che dedicate a questa storia e vi do appuntamento alla settimana prossima!
Un bacione e a presto!
Jenny