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Autore: benzodiazepunk    03/09/2017    1 recensioni
QUESTA STORIA E' IL SECONDO VOLUME DI UNA TRILOGIA, LA PRIMA PARTE LA TROVATE SUL MIO PROFILO AL NOME DI "SCAR"
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"Sorridi"
"Come?" Chiese Gerard senza capire cosa intendesse.
"Ti prego, sorridi, fammi un sorriso, uno di quelli veri" ripeté Frank appoggiandogli le mani sui fianchi.
"Come faccio a sorridere, così a comando..."
"Gee, tu mi piaci. Mi piaci veramente" affermò Frank in modo deciso. Ed ecco che Gerard al suono di quelle parole, si aprì in un largo sorriso, luminoso.
"Grazie" disse piano Frank.
"E di cosa?" Chiese Gerard mettendogli entrambe le mani tra i capelli dietro alla nuca.
"Per aver sorriso. Sai... io credo che non si possa conoscere veramente il volto di una persona finché non si vede il suo sorriso. Il suo sorriso vero, quello che esprime tutto in una frazione di secondo, quello largo e luminoso, quando puoi vedere tutti i denti. È quella l'espressione che determina il volto di una persona, il suo vero volto"
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Secondo capitolo della saga "SCAR".
Dopo aver lasciato Frank e Gerard in lite e sull'orlo dell'arruolamento... cosa accadrà?
!!! Storia NON mia, ma dell'utente MCRmichi di Wattpad !!!
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO TERZO
 

Tutta quella situazione era imbarazzante. Frank non sapeva se provare a dire qualcosa o se fare qualche battuta per cercare di alleggerire l'atmosfera.

Nel dubbio rimase in silenzio.

Il padre di Gerard si era rivelato essere anche peggio delle descrizioni, ma lui aveva fatto di tutto per mantenere la calma. Non voleva mica che quel pazzo mettesse le mani addosso alla signora Way solo perché lui non aveva saputo mantenere i nervi saldi.

Mentre camminavano Gerard si era fumato ben tre sigarette di seguito: doveva essere molto nervoso e Frank immaginava che fosse dovuto al fatto che quella doveva essere la prima volta in cui aveva fatto qualcosa di totalmente contrario alla volontà del padre.

Ormai stavano camminando da più di mezz'ora, e Frank ancora non sapeva dove diavolo stessero andando. Camminava affianco all'altro guardando l'asfalto e dando un' occhiata di tanto in tanto al volto di Gerard per vedere se era ancora furioso o se si stava calmando.

"Mi dispiace. Afferrarti in quel modo è stato davvero troppo... mi dispiace" concluse Gerard accendendosi la quarta sigaretta.

Frank sinceramente non sapeva cosa dire. Non ce l'aveva con nessuno per quello che era successo, non era mica colpa di Gerard, ma solo del signor Way.

"Non fa niente. A quanto pare ero comunque destinato ad essere odiato da tuo padre, se non perché ero un senzatetto, perché ora sono 'l'amico delinquente di suo figlio' " affermò Frank lanciandogli qualche sguardo.

"Non darci peso. È difficile che a mio padre piaccia qualcuno, e comunque non si ha nessuna speranza se non si possiede un moderato conto in banca, tzé"

Sembrava che Gerard si fosse calmato un po' e forse ora poteva azzardarsi a chiedergli dove stessero andando. Non voleva metterlo a disagio con altre domande sulla sua famiglia: per quel giorno aveva avuto già abbastanza a che fare con i suoi parenti.

"Già...comunque qual è la nostra meta?" Chiese Frank cambiando discorso.

"Pensavo a un hotel che si trova vicino al centro, dall'altra parte della città rispetto a casa mia. Si chiama London Hotel, non è male e non si paga moltissimo" rispose Gerard espirando una densa nuvola di fumo.

Frank annuì in segno di assenso. Ancora una volta sarebbe stato Gerard a pagargli tutto e la cosa gli continuava a pesare.

Dopo pochi minuti i ragazzi finalmente arrivarono davanti all'albergo.

"Avete camere libere?" Chiese Gerard avvicinandosi al bancone.

"Sì signore" affermò l'uomo della reception "Due singole?" Domandò guardando il registro.

Gerard esitò un attimo.

"Sì, due singole andranno bene"

Perché due singole? Avrebbero di certo speso meno se avessero chiesto una doppia. E dato che sarebbe stato Gerard a pagare, Frank pensava di dovergli far spendere il meno possibile.

Così si appoggiò con il gomito al bancone leggermente troppo alto, almeno per lui, e affermò: "No, prenderemo una doppia"

Gerard si girò guardandolo interrogativamente.

"Se per te non è un problema ovviamente" si affrettò ad aggiungere.

Il ragazzo scosse la testa. "No, no. Va bene, nessun problema" decretò infine.

"Con due letti singoli, suppongo" disse l'uomo dall'altra parte del bancone consultando il registro.

"Sì certo" affermarono Gerard e Frank contemporaneamente e all'istante i due si lanciarono un' occhiata stupita.

Poi Frank distolse lo sguardo. Che cavolo di figura. Perché ogni volta doveva succedere qualcosa di strano? Dannazione, pensò Frank.

E poi come gli era venuto in mente di chiedere una doppia? Visto l'andamento delle cose, sarebbe di sicuro successo qualcosa di ancora più imbarazzante.

In ogni caso, ormai era fatta.

Frank afferrò la chiave che l'uomo aveva posato sul bancone mentre Gerard pagava per due notti.

"Buona permanenza" augurò loro sorridendo.

Era la prima volta che Frank dormiva in un hotel, non ne aveva mai avuta l'occasione. Gli sembrava tutto bellissimo, anche se non era certo un albergo a cinque stelle.

I due si fermarono davanti all'ascensore e Gerard schiacciò il bottone per chiamarlo. Ci stava mettendo davvero tanto ad arrivare, così alla fine Gerard scagliò a terra la sua sacca sbuffando e cominciò a premere ripetutamente il pulsante borbottando qualcosa di indecifrabile.

Evidentemente non si era ancora calmato del tutto.

Alla fine finalmente l'ascensore arrivò, ma intanto si era formata un gruppetto considerevole di persone tutte in attesa di salire.

Frank e Gerard salirono per primi,  poi cominciarono a salire gli altri e dopo poco tempo i due si ritrovarono completamente schiacciati in fondo alla cabina.

Gerard era in un angolo e Frank gli stava proprio di fronte, a circa due centimetri dalla faccia.

Diamine, pensò Frank. La gente continuava a spingerlo e lui non poteva fare altro se non avanzare ancora. Meglio non mettersi di spalle a Gerard, pensò, o la posizione sarebbe stata ancora più ambigua.

Che cazzo di situazione. Per fortuna, in questo caso poteva dirlo, era più basso dell'amico, quindi per lo meno i loro respiri non si incrociavano, ma si sentiva comunque a disagio. Strano, pensò Frank. Con chiunque altro non si sarebbe sentito così in imbarazzo, eppure qualunque cosa facesse con Gerard finiva sempre per sentirsi un coglione.

Quando finalmente la porta si fu chiusa, rischiando più volte di chiudere in mezzo braccia o borse di qualche passeggero, bisognava schiacciare il pulsante del piano.

La loro camera era la numero 347, quindi avrebbero dovuto raggiungere il terzo piano.

Visto che a quanto pareva nessuno avrebbe chiesto loro a quale piano sarebbero dovuti andare, Gerard allungò il braccio per cercare di raggiungere il pannello dei pulsanti. Nel farlo si allungò il più possibile in avanti, così che i loro capelli si sfiorarono e Frank si tirò indietro istintivamente.

Dopo qualche secondo di lotta, finalmente Gerard riuscì a schiacciare quel dannato pulsante e poté ritornare alla sua posizione di partenza.

Frank tirò un sospiro di sollievo. Tutta quella situazione si stava facendo davvero troppo imbarazzante.

Poi finalmente l'ascensore raggiunse il terzo piano e i due ragazzi con non poche difficoltà riuscirono a scendere dalla cabina e a raggiungere la loro camera.

Non era grande: i due letti erano posizionati simmetricamente ai due lati della stanza, ma essendo piccola, tra di essi non c'era più di un metro e mezzo. Il bagno poi era modesto: il lavandino e la doccia erano praticamente attaccati, ma nel complesso era accettabile.

Quando furono entrambi entrati Frank si diresse a grandi passi verso uno dei due letti, quello dal lato opposto rispetto al bagno, per non lasciare a Gerard l'imbarazzo della scelta.

Ormai si era fatto tardi perfino per andare a mangiare, perché tra un litigio e l'altro erano quasi le undici di sera.

"Non lo so, io non ho fame..." esordì Gerard.

Anche Frank non sentiva il bisogno di cenare, quella giornata non era stata un grande successo.

"Nemmeno io. È tardi, per me possiamo anche saltare" confermò Frank.

Gerard annuì e cominciò a togliere i vestiti dalla sacca e a posizionarli nell'armadio.

Frank intanto si sdraiò sul letto, mise le braccia incrociate dietro la testa e chiuse gli occhi. Nonostante tutte le vicende di quella strana giornata, poteva dire di sentirsi bene. Per la prima volta dopo tanto tempo non doveva preoccuparsi dell'indomani. Non doveva preoccuparsi di cosa o dove avrebbe mangiato, perché sapeva che ci sarebbe stato Gerard.

Si sentiva davvero uno scroccone, ma dopotutto ne aveva bisogno e non sembrava che all'amico desse fastidio. E Frank ne era felice.

"Hei, io mi faccio una doccia" affermò Gerard quando ebbe finito di sistemare la roba.

"Certo, fà pure" rispose.

Frank rimase sul letto con gli occhi chiusi ad ascoltare ogni mossa di Gerard. Era da tempo che non stava in compagnia di qualcuno e solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato avere anche solo qualcuno con cui parlare.

Apriva l'acqua. Ora stava togliendosi i vestiti. Appendeva l'asciugamano. Entrava nella doccia.

Poteva sentire ogni singola mossa.

Poi si decise ad alzarsi e imitando Gerard, ripose tutti i suoi vestiti nell'armadio, nei ripiani lasciatigli liberi.

Ma quanto ci metteva a farsi una doccia? Pensò Frank. Lui aveva fatto a tempo a mettere tutto a posto e a rimettersi steso sul letto, e ancora quello non aveva chiuso l'acqua.

Dopo qualche minuto finalmente la porta si aprì svegliando Frank, che nel frattempo si era appisolato. Dal bagno uscì un' enorme nuvola di vapore profumato. Frank si girò leggermente e vide uscire Gerard con solo un asciugamano legato in vita.

Diamine quanto era... non sapeva neanche lui cosa pensare. Aveva ancora i capelli bagnati e stava prendendo la biancheria dall'armadio che evidentemente prima si era dimenticato. Aveva un fisico praticamente perfetto, pensò Frank, e i suoi capelli incorniciavano perfettamente il suo volto particolare ma carino. Sì, non si poteva dire che fosse magro, perché aveva un torace piuttosto tozzo, e come aveva già notato precedentemente, non aveva un collo particolarmente lungo ma non era un difetto, anzi, si abbinava perfettamente al suo volto.

Quando Gerard fu tornato in bagno, Frank si riscosse e tornò dal mondo dei sogni. Cazzo era successo? Era andato in trance? E sul serio aveva definito Gerard carino? Diavolo che rincoglionito che era! Possibile che fosse stato lì a fissarlo per tutto il tempo come un idiota? Chissà che figura di merda! Di certo Gerard doveva essersi accorto che lo stava fissando, e chissà che altro aveva pensato!

I suoi pensieri vennero nuovamente interrotti dal rumore della porta che si apriva. Questa volta Gerard era vestito. Bè, forse vestito era una parola grossa: indossava solo una maglietta nera e un paio di boxer bianchi.

Frank si alzò velocemente per evitare di fissarlo ulteriormente e prese la sua roba per farsi una doccia anche lui.

"Io... faccio una doccia" affermò senza guardarlo.

Si richiuse velocemente la porta alle spalle, si svestì e si infilò nella doccia. L'acqua calda era piacevole sul suo corpo indolenzito. Poteva non darlo a vedere, ma era ancora scosso dalle privazioni procurategli dalla permanenza in strada.

Quando uscì era pulito e profumato come non mai. Si asciugò e si mise anche lui solo un paio di boxer e una canottiera grigia, poi prese un asciugamano e uscì dal bagno strofinandosi i corti capelli.

Quando uscì si trovò di fronte Gerard che si stava guardando allo specchio.
Indosso aveva la divisa militare che a parere di Frank, gli stava proprio a meraviglia.

"Che te ne pare?" Chiese il ragazzo girandosi verso di lui. "Volevo vedere se la misura era giusta" affermò sistemando la cintura.

"Bè, direi... direi che è perfetta!" Disse Frank smettendo di asciugarsi i capelli. "Sì insomma, sembri nato per indossarla, stai benissimo" disse sorridendo.

Poi si rese conto di avergli fatto forse un po' troppi complimenti, così si girò imbarazzato e tornò in bagno per posare l'asciugamano.

Ma che gli stava succedendo? Davvero Frank non riusciva a capire. Più tempo passava con Gerard, più gli sembrava di essere alle prese con la sua prima cotta. Qualunque cosa facesse gli sembrava sbagliata. Qualunque cosa dicesse gli sembrava una stronzata. E ogni volta che succedeva qualcosa finiva sempre per arrossire e scappare via come una ragazzina. Non era normale, e Frank lo sapeva.

Uscì dal bagno e si rifugiò sotto le coperte. Intanto Gerard si era tolto la divisa e si stava infilando anche lui a letto.

"Cazzo, la luce" affermò Frank vedendo che era rimasta accesa e che nessuno di loro due aveva accanto al letto l'interruttore.

Gerard ridacchiò. "Vado io" disse alzandosi.

"Senti Frank" cominciò il ragazzo quando ebbe spento la luce. "Mi dispiace davvero per oggi..."

"Non preoccuparti, non è colpa tua. E poi che vuoi che sia? Almeno non mi ha squarciato in due un braccio" Scherzò Frank facendo una smorfia che però nel buio Gerard non poté vedere.

"Già..." ripose amareggiato.

"E dai, non prendere tutto così sul serio, stavo solo cercando di sdrammatizzare" rise Frank per cercare di alleggerire l'atmosfera.

"Sì lo so, scusa. È che sono ancora arrabbiato per oggi. Lo odio mio padre. Lo odio davvero"

"Ho sempre pensato che per voi 'ricchi' le cose fossero facili. Insomma, voi non dovete preoccuparvi dei soldi o di cosa mangerete a cena. Ho sempre pensato che viveste tutti felici e contenti nelle vostre villone, e non immaginavo neanche che tu potessi avere una situazione simile in casa. All'inizio, non volevo nemmeno parlarti, ricordi? Pensavo fossi uno snob come tutti gli altri. Ora capisco che, sai, ognuno ha i suoi di problemi. E un padre violento in casa è forse la cosa peggiore che ci sia" ci fu un attimo di silenzio.

"Grazie per aver capito, Frank. Un altro al posto non l'avrebbe fatto"

Frank sorrise.

"Bè, buonanotte Frankie" disse Gerard girandosi dall'altra parte.

"Notte" rispose Frank, leggermente stupito dal soprannome datogli di punto in bianco.

  
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