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Autore: Kya_63    03/09/2017    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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MOON

Brooke s'appoggiò contro lo schienale della sedia Da quant'è che la stavano interrogando? Troppo, decisamente troppo. Neanche quel pazzo di Alex faceva interrogatori così lunghi. Davanti a lei c'erano il famoso Percy Jackson e la famosa Annabeth Chase, insieme a Piper McLean che, con la lingua ammaliatrice, l'aveva fatta cantare come un uccellino. Nonostante ciò, erano ancora lì, a parlare. I tre la guardavano e lei guardava loro. Brooke si sentiva come la prima volta che l'avevano portata alla base, dove l'avevano addestrata per diventare una ragazza spietata, però non senza risultati, perchè Brooke sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno che si ama. Sebastian, in compenso, era diventato un killer provetto, senza sentimenti.
Alla fine, le due ragazze uscirono e Brooke si ritrovò per poco da sola con Percy, finchè una ragazza dai capelli rosa e occhi viola entrò. Quella giovane faceva paura e non era solo per lo sguardo determinato che aveva. Si posizionò sul tavolo a gambe incrociate e disse:-Tu sei Brooke Moon, figlia di Selene. Sei una semidea dalle grandi abilità, quindi. Addestrata dalle forze del Caos da quando hai cinque anni. Orfana di padre. Perchè sei qui?
Brooke sbuffò. Era la decima volta che rispondeva a quella domanda:-Non voglio stare dalla loro parte. Conosco i progetti del Caos e voglio aiutarvi a fermarlo. E poi, tu chi sei?
-Kya Jackson, piacere di conoscerti- rispose la ragazza con i capelli rosa sorridendo- Voglio sapere dove si trova la base greco-romana del Caos.
-Come fai a sapere delle basi?- chiese Brook curiosa di conoscere. Poi si ricordò dell'avviso che avevano emanato poco dopo il primo di gennaio: la base nello stato di Washigton, al confine con il Canada, era stata distrutta da una Jackson e i suoi amici. Il genarale Nightmare aveva fallito. Brooke indicò la ragazza e domandò:-Sei tu che hai distrutto la base sul Silver Lake.
Kya annuì e si sporse verso la ragazza:-Meritava di essere bruciata, quella prigione. Adesso dimmi dove si trova l'altra.
-Petit Bois Island- rispose Brooke- Ma è praticamente impossibile accedervi, se non si è autorizzati. L'unica sarebbe farsi catturare, ma poi è praticamente impossibile uscirne, a meno che non si conosca il luogo o si abbia una mappa.
Kya guardò il cugino che scuoteva la testa, intimandola a non proseguire, perchè sapeva che sarebbe stato un suicidio quello che la ragazza voleva fare. Brooke provò a capire qualcosa da quegli suardi che i due si lanciavano, ma senza risultati. Il moro sbuffò e disse:-Tu sai ambientarti, lì, Brooke?
-Volete entrare lì dentro?- chiese la giovane sopprimendo una risata isterica- Non ne uscirete mai vivi. Hanno semidei potenti, spinti al massimo delle loro capacità. Il mio amico, Sebastian, può incanalare la luce e farlo diventare ossigeno, per lui, inoltre potrebbe passare ore al Sole e non si scotterebbe mai. Olive può creare l'aurora a suo piacimento, solidificando anche i raggi, nonostante essa sia solo luce. Là c'è chi controlla il tempo, chi ti fa invecchiare con lo sguardo e chi ti fa combattere contro la persona che ami di più.
Kya e Percy guardavano la ragazza, sbigottiti. Aveva raccontato loro, nell'interrogatorio precedente, che i semidei nelle forze del Caos erano potenti. Lei stessa poteva rendersi invisibile a suo piacimente, cosa che le veniva meglio quando c'era la Luna.
-Ci voglio andare lo stesso, Percy- disse la ragazza con i capelli rosa al moro-Farò una squadra e andrò là. Tornerò in America e distruggerò tutte le basi.
-Non credo che sia una buona mossa- commentò il semidio- Potrebbero attaccare prima del previsto, Kya.
-Percy, pensaci- fece la cugina- Potrebbe essere l'unica possibilità per salvare i semidei tenuti là contro la loro volontà.
-Continuo a pensare che non sia una grande idea, ma in strategia non sono mai stato un asso, perciò chiedi ad Annabeth e a Frank, loro sapranno cosa fare- la ragazza annuì, scese dal tavolo e uscì dalla cabina e Percy si rivolse alla ragazza che aveva di fronte-Vieni, ti mostro la tua cabina.
Brooke sorrise e seguì il figlio di Poseidone.

Sebastian si chiedeva dive fosse finita la sua amica. Era da quando era sorto il Sole che la cercavano, lui e Olive, ma non la trovavano. Probabilmente era andata a spiare i loro avversari. Eppure, non la vedevano sui tetti vicini ad osservare la nave. Alzò lo sguardo e vide una chioma violetta pralare con una ragazza dai capelli rosa vicino al parapetto. Sebastian spalancò gli occhi, mentre gli saliva la rabbia. Come aveva potuto Brooke Moon, uno dei migliori soldati, tradirli così. Olive seguì lo sguardo del giovane sino alla nave, dove vide la sua amica parlare con la ragazza con i capelli rosa, che aveva già visto in una delle cornici alla base. Sorrise mentre le vedeva parlare e disse:-Ha fatto la sua scelta e, personalmente, credo che abbia fatto la scelta giusta. I Jackson si stanno riunendo e lui verrà fermato, lo sai.
-Non potrà essere fermato se ne manca uno, perchè la stella non sarà completata- ribatté secco Sebastian- E Brooke si pentirà della scelta che ha fatto.
-Oh, Seb- protestò l'altra- Non dirai davvero. Insomma, lei è Brooke, non puoi farle del male. La ami, ricordi.
-Ti sbagli Olive. Io non la amo- rispose il ragazzo nascondendosi dietro l'ennesimo camino. Guardò la ragazza, che scuoteva la testa, facendo muovere i capelli ricci e scuri. Poi, la figlia di Eos indossò gli occhiali da sole scuri e disse:-Vado a fare un po' di shopping, se non ti dispiace.
-Vedi di tornare, Olive- la minacciò il ragazzo. La ragazza alzò gli occhi al cielo:-Altrimenti cosa mi farai? Non potete togliermi nulla. Ciò a cui tenevo me l'hanno portato via, perciò non ho niente da perdere, Seb. E non usare più quel tono con me.
Saltò giù dal tetto e scomparve tra la folla, diretta ai negozi, probabilmente. Sebastian vide la sua chioma scura scomparire definitivamente, poi s'appoggiò al muro del camino e iniziò a piangere. Sin da quando era nell'esercito del Caos aveva imparato a nascondere i suoi sentimenti, ma ora che si sentiva tradito lasciò che le lacrime bagnassero il suo volto, mentre la rabbia per il tradimento cresceva.

Harry era arrabbiato e anche parecchio. Non ce l'aveva con Percy, ma con Hermione e Draco, specialmente con Hermione per avergli detto ciò che stava succedendo tra lei e Draco. Adesso, anche lui si trovava in mezzo e non sapeva se dire la verità a Ron o meno. Erano stati messi alle strette da Philotes, la dea dell'affetto e della passione, che costudiva una pozione che Lou Ellen aveva chiesto esplicitamente. Erano andati a fare un minimo di spesa, siccome erano in molti sulla nave, e poi erano andati in un negozio di cianfrusaglie, indicatogli dalla figlia i Hecate. Lì avevano incontrato la dea, la quale aveva detto loro che poteva dargli la pozione solo e soltanto se tutte le bugie venivano a galla. Harry non aveva capito che cosa a dea intendesse con quelle parole. Aveva guardato Percy,che era diventato scuro in volto, mentre Draco e Hermione erano impalliditi. Aveva capito che nascondevano qualcosa, in particolare Hermione e Draco. La dea li aveva invitati a rivelare tutto e Harry doveva ammettere che l'avevano fatto in un modo piuttosto singolare. Draco aveva afferrato il volto di Hermione e l'aveva baciata con passione davanti a tutti e Harry aveva capito. Quando erano tornati sulla nave, si era rifugiato subito in cabina, cercando una spiegazione plausibile. Hermione e Draco, due persone completamente diverse, stavano insieme? E Ron, lo sapeva? Una parte di Harry sperava che il suo amico ne fosse a conoscenza, mentre l'altra parte di lui sperava di no. Voleva bene a Ron e a Hermione e non riteneva apportuno immischiarsi nella loro relazione. I loro problemi, dovevano rimanere tali. Sentì bussare alla porta e mormorò un "avanti" scocciato. Sulla porta comparve l'unica persona che non voleva vedere: Draco Malfoy. Il biondo chiuse la porta e disse:-Dobbiamo parlare, Harry.
Il grifondoro aggrottó le sopracciglia e Draco sbuffó:-A volte mi chiedo se sei tonto o cosa.
-Non voglio parlare di quello che è successo- realizzò Harry- Non sono affari miei.
-Invece parleremo eccome, Potter. Voglio che arrivi a fidarti completamente di me- ribattè Draco con grinta. Harry gli fece gesto di continuare:-Sono tutt'orecchi allora.
Draco alzò gli occhi al cielo:-Ascolta, Voltemort sta radunando maghi intorno a sé a dir poco potenti.
-E tu come fai a saperlo?!- sbottó Harry mentre scattava a sedere. Draco rimase vicino alla porta e continuò:-Non è come pensi, Harry. Passo informazioni fasulle a Voldemort, in modo che non ci possano trovare facilmente.
Per quanto rigurda Hermione... io la amo, davvero. Non so se lei ricambi o meno, ma io la amo come non ho mai amato nessuno in vita mia.
-La tua è un cotta passeggera, Draco- commentò Harry giocando con una pallina di plastica rimbalzate. Il serpeverde scosse la testa:-Ti sbagli Harry. Hermione è speciale e piena di vita. Durante gli anni a scuola, mi comportavo da stronzo solo per attirare la sua attenzione, perché sapevo che era l'unico modo per farmi notare da lei. Non sai quante volte vi guardavo da lontano e vi invidiavo: voi tre eravate amici senza sforzi. Io avevo Tyler e Goyle, due amici forzati, per così dire.
-Non lo sapevo...- mormorò Harry- Mi dispiace.
Rimasero in silenzio per un poco. Harry non avrebbe mai creduto che gli sarebbe dispiaciuto per Draco Malfoy. Se glielo avessero detto una cosa del genere pochi mesi fa, prima di incontrare i semidei, se ne sarebbe andato ridendo come un matto. Afferrò la pallina di plastica e disse:-Non mi interessa che cosa farete tu Hermione, ma vi chiedo di dirlo a Ron, se continuerete a frequentarvi.
-Io e Hermione non ci stiamo frequentando. Lei non mi vuole vedere in faccia- precisó il ragazzo biondo chinando la testa. Harry si sistemò gli occhiali sul naso:-Su questo non posso farci niente, Draco. Per quanto riguarda il resto, invece, credo che non ci siano problemi a farti diventare parte del team a tutti gli effetti.
Draco fece un debole sorriso, mentre Harry s'alzava e diceva:-Niente più segreti, Malfoy?
-Niente più segreti, Potter- rispose il biondo, dando una pacca sulla spalla al grifondoro, come lui aveva fatto poco prima.

Mentre la luna s'alzava in cielo, loro si stavano preparando per partire per l'ennesima missione. Sarebbero scesi Brooke, James e Talia. Erano giunti in Romania due giorni dopo l'arrivo di Brooke Moon, la quale aveva rivelato loro informazioni importanti sui semidei che servivano il Caos. Adesso sapevano che c'erano due semidei, Olive e Sebastian, al loro seguito, che li tenevano d'occhio per conto del Dio stesso. Ormai si fidavano completamente di lei, specialmente Talia e Bianca. 
Mentre sorgeva la Luna, i tre ragazzi si stavano preparando per far visita al castello del conte Dracula, tra la Valacchia e la Transilvania. Brooke si mise la borsa sulla spalla e chiese:-Siete pronti?
Talia e James annuirono e Brooke si bagnò le labbra, per poi mordersi il labbro inferiore e dire:-Quello che troveremo là sarà più spaventoso di ogni altra cosa che abbiate mai visto. Il castello è un luogo pieno di malvagità. Tutte le creature della notte vi vivono o dentro o intorno.
-Questo cosa vuol dire?- chiese Talia stringendo l'impugnatura del suo arco. Brooke alzò la maglietta e fece vedere le cicatrici che aveva:-Queste me le hanno fatte le creature della notte. I licantropi se vogliamo essere precisi. Loro sono i peggiori.
-Li ho già sconfitti una volta, non mi fanno paura- commentò Talia, mentre James pensava a che cosa si riferisse la figlia di Selene. Ci pensò un po' su, poi si ricordò di quando, a tavola, si era parlato dei mostri geneticamente modificati. Guardò Brooke e chiese:-Sono stati modificati geneticamente.
-Esatto. Sono più bestie che uomini- rispose la ragazza dai capelli violetti- Il loro unico obiettivo è uccidere e non si fermeranno davanti a nulla. L'unico modo per fermarli è cavargli gli occhi e mozzargli la testa, poi dare le loro anime alla Luna. Sembra facile, ma è più difficile di quanto si creda.
-L'ultima parte non mi è chiara- disse James- In che modo daremo le loro anime alla Luna?
-A questo ci penserò io, voi non preoccupatevi- fece Brooke cercando di non tremare davanti ai suoi nuovi amici. Riabbassò la maglietta e, mentre gli altri gli auguravano buona fortuna, gettò la scaletta di legno. Talia salutò il fratello e James la propria ragazza, per poi iniziare a scendere la scaletta. Brooke fu l'ultima a mettere piede per terra. Questa volta erano in mezzo ad un bosco. L'aria era umida intorno a loro e s'appiccicava alla pelle del viso. Le giacche, al momento, facevano solo del gran caldo. Brooke osservò la scaletta a pioli tornare su, sperando di riuscire a rivederla. Il suo ultimo incontro con le creature della notte, non era stato particolarmente piacevole ed era quasi finita in mille pezzettini.

Brooke aveva paura. Era sull'elicottero che l'avrebbe portata sul luogo della sua prova. Il vento era freddo e premeva sulle sue guance pallide come la luna. Doveva essere Natale, quel giorno, perchè tutte le case erano illuminate da piccole lucine colorate. C'era chi cantava le canzoni di Natale e chi si scambiava i regali, poi c'era chi spalava la neve e chi correva per i marciapiedi cercando di non scivolare. La Luna brillava nel cielo stellato, mentre fiocchi di neve candidi scendevano lentamente. Era fantastico e tutto molto... magico. Da quanto tempo non passava un Natale in famiglia? Nove anni. Invidiava i bambini correre per dai genitori e indicargli il giocattolo che volevano per Natale. Lei i genitori non li aveva. La madre era una dea, una titanide per la precisione, della Luna, che non si faceva mai vedere. Il padre era morto quando lei aveva tre anni ed era stata messa in un orfanotrofio, perchè nessuno la voleva. Era stata presa dai generali del Caos, addestrata per nove anni ed ora doveva superare la prova che le avrebbe concesso un posto da soldato nell'esercito. Non era molto allettante come idea, ma era l'unica cosa che poteva fare. La donna che era con lei, Ivy, una figlia di Deimos, la personificazione del terrore, sedeva di fronte a lei. Era stata sua maestra per anni e sperava che Brooke uscisse vittoriosa da quello scontro. Era un po' come prendere il diploma, dalla loro parti. Ivy era una bella ragazza sui vent'anni, dai capelli corti e neri come i suoi occhi, che mettevano paura solo a guardarli. Era molto misteriosa, capace di far spaventare la gente con solo lo sguardo. Certo, non era come la cugina Winter, ma anche lei era spaventosa.
Guardò Brooke negli occhi e annuì. La ragazza indossò il paracadute e, al cenno della sua insegnate, si lanciò nel vuoto, aprendo il paracadute al momento giusto e atterrando sui piedi. Quello che doveva fare sembrava semplice: entrare in un covo di lupi mannari e rubare loro uno dei loro cuccioli. S'incamminò verso la loro tana. La neve scricchiolava sotto i suoi scarponcini di cuoio, che ormai metteva sempre, anche perchè non davano altro ai ragazzi sotto addestramento, a parte la tuta che Brooke portava. Quando diventavi soldato, ti davano pagavano e più andavi in alto, più venivi pagato. Brooke non portava neanche la giacca quel giorno freddo. Il suo coltello era appeso alla cintura, e ne aveva altri due negli stivali, mentre, tra i capelli legati in uno chignon, nascondeva un aculeo di istrice intriso di veleno, mentre il sacco per il cucciolo era nascosto tra la tuta e la sua pelle. Entrò senza fatica nella tana, dove i lupi mannari dormivano. A Brooke sembrò strano tutto ciò, siccome, durante gli studi, aveva scoperto che, con la Luna piena, i lupi mannari correvano per i boschi e ululavano al satellite. Brooke entrò senza fare rumore, prese il sacco e ci mise dentro uno dei cuccioli che dormivano, cercando di non svegliarlo. Peccato che la madre se ne accorse subito e spalancò gli occhi, per poi ululare, svegliando tutti gli altri La ragazza ebbe un attimo di terrore, mentre si chiedeva come avrebbe fatto ad uscire da quelle situazione a dir poco impestata. La figlia di Selene si voltò di scatto, iniziando a correre, con il sacco di iuta in spalla. I lupi mannari la stavano inseguendo ed erano veloci. Sapeva che il suo potere non avrebbe funzionato, siccome i lupi non avevano bisogno della vista per sentirla, a loro bastava l'olfatto. Mentre correva, capì che la sua prova non consisteva nel catturare un lupo mannaro, ma sconfiggere un'intero branco di lupi mannari assetati di sangue. Brooke fece cadere il sacco e l'animale uscì. Brooke sfoderò i coltelli dagli stivali, impugnandoli con convinzione. Era lei contro un branco intero di lupi mannari che volevano cibarsi di lei. Si fece coraggio e aspettò che loro attaccassero. Si ricordava di quando Ivy le aveva spiegato che i lupi mannari, per essere sicuri che morissero, bisognava cavargli gli occhi, tagliargli la testa e farne un bel falò con i raggi della luna. Non bastava colpirli con l'argento, come le leggende mortali sostenevano. Infilzò i coltelli nei colli dei lupi che le passavano accanto. Salì sulla schiena di uno e gli piantò uno dei coltelli nella colonna vertebrale, mentre l'altro lo lanciava con forza verso il petto di un altro. Poi l'afferrarono, graffiandole la schiena, poi la pancia, facendo uscire parecchio sangue. Un lupo mannaro, più grande di altri, le si avvicinò con la bocca spalancata, pronta a divorarlo. Gli altri, intanto, stavano guarendo e Brooke non aveva più molto tempo. Mentre le faceva male ovunque, s'alzò in piedi con un balzo e tirò un calcio sul muso al lupo alfa, per poi prendere il suo coltello preferito e tagliargli la testa con rabbia. La testa cadde, poi Brooke s'avvicinò e, con riluttanza, strappò gli occhi dalla testa, mentre vedeva che l'intero branco si ritirava. Brooke fece un sospiro di sollievo. Allungò poi la mano verso la Luna, catturandone i raggi e facendo sì che una fiamma bianca illuminasse la sua mano, per poi gettarla sul corpo dell'alfa. Si piegò in due dal dolore e cadde a terra vicino a colui che aveva ucciso. Solo dopo scoprì di essere diventata un soldato dell'esercito del Caos e, solo dopo, scoprì che tutto quello che il Caos stava facendo voleva dire distruzione.

-Brooke- la chiamò Talia- Tutto bene?
La ragazza scosse la testa, scacciando via i ricordi di quella notte:- Si, tutto okay, Tals.
La mora la guardò seria, cercando qualcosa che non andasse, ma, non trovandolo, annuì e basta, per poi aggiungere:-James dice che dobbiamo entrare nel castello.
-Brutta idea, ma se è lì che troveremo ciò che serve, non ci rimane altra scelta, giusto?- commentò la ragazza. Sapeva che il castello era infestato da qualsiasi creatura della notte e temeva che ne avrebbero trovato di più orribili rispetto ai lupi che lei aveva dovuto affrontare. Ricordava perfettamente la loro pelliccia ispida, i loro artigli affilati e le zanne bianche che sembravano essere lame di un rasoio.
-Esatto- rispose James. Così, s'avvicinarono al castello, trovando una finestra aperta. Talia scoccó una freccia, alla quale era legata una fune di acciaio, con precisione, facendola conficcare nel muro. Rassicuró i due amici, i quali temevano che la freccia si spezzasse, ma la cacciatrice assicuró loro che la corda e la freccia avrebbero retto. Iniziarono a scalare. Brooke notò che la figlia di Zeus cercava di non guardare il basso e spesso faceva respiri profondi. Soffriva di vertigini. Era quasi esilarante, davvero. James entrò per primo dalla finestra e aiutò le due ragazze a fare altrettanto. Scesero lungo rampe di scale, cercando di non fare rumore, però questo non bastò. Brooke fu la prima a vedere il vampiro puntare i suoi occhi rossi su di loro. Se c'era qualcosa più orribile dei lupi mannari erano i vampiri. Brooke non li aveva mai affrontati prima d'ora, ma aveva sentito da Ivy che erano quasi impossibili da battere. Erano veloci, molto veloci e questo era un vantaggio. Il vampiro si mosse ad una velocità irraggiungibile da ogni essere umano e in poco tempo, Brooke si ritrovò una mano sul collo che stringeva. Alzò un piede e lo colpì tra le gambe, facendolo cadere in ginocchio. Vampiro o meno, lì faceva sempre male.
-Corriamo- disse Brooke imboccando le scale seguita dai due compagni. Si fermarono nella piazzetta al centro del castello. Evidentemente, le creature della notte sapevano che lei lo aveva tradito. Dopo era venuta in Romania per la sua prova, aveva scoperto che le creature, come i vampiri, lupi mannari e demoni di ogni tipo, rispondevano a lui,il Caos. Infatti, stavano a debita distanza da loro, i semidei del Caos, tranne quando si trattava di prove con adolescenti che potevano mangiare se si arrendevano. Era crudele.
-Fantastico- borbottó James-Vampiri e licantropi. Come si uccidono?
-I vampiri sono esseri immortali- disse Brooke- Perciò è complicato ucciderli.
-Noi siamo semidei- ribattè Talia- E possiamo farlo. Siamo tutt'orecchi, Moon.
-Staccategli la testa e mozzate loro mani e piedi- spiegò la figlia di Selene- Poi strappategli via i canini.
-Ai canini e agli occhi ci penso io- fece James prendendo un coltellino. Le due ragazze partirono alla carica, seguite dal ragazzo che, con una velocità assurda, strappava i canini e gli occhi. Brooke tagliava teste e mani, mentre Talia scoccava frecce ferso i punti scoperti delle bestie. Un lupo mannaro inseguiva la cacciatrice, che cercava di evitare di farsi prendere dalle zampe artigliete del lupo. Poi sentirono un corno e i vampiri e i lupi rimasti si voltarono cercando la direzione del suono. James, che era accovacciato per terra, s'alzò di scatto, riponendo il coltellino sotto la felpa e prendendo la spada dal fodero appeso al fianco. Talia si trovava un cornicione del castello, con una freccia inserita nell'arco, pronta per essere usata all'evenienza. Tutti e tre riportavano ferite piuttosto gravi ovunque. Brooke guardò il cielo, ma vide soltanto la luce della Luna che brillava. Sapeva che al suono del corno, le creature della notte avrebbero attaccato senza risparmiarsi e loro non ne sarebbero usciti vivi, davvero questa volta. I lupi mannari ringhiarono, mentre i vampiri facevano vedere i loro canini affilati. Brooke si ricordò a pezzi la lotta che coinvolse loro tre semidei e le creature della notte. Ricordava i fasci di luce che James invocava, le frecce argentate di Talia che facevano cadaveri a non finire. Ricordava bene però le urla che la figlia di Zeus aveva fatto quando il lupo mannaro le aveva morso il braccio e il dolore suo quando il vampiro con cui stava combattendo, aveva conficcato i suoi canini nel suo collo, lacerando la pelle. Per il resto, poi ricordava poco e niente, a parte la distesa di cadaveri di creature della notte che avevano creato. Brooke evocó il fuoco bianco, lanciandolo sui cadaveri, mentre tre sfere delle dimensioni di una noce cadevano dal cielo. Fu Talia ad afferrarle prima che cadessero. James raccolse i canini dei vampiri e li ripose in un sacchetto di plastica.
-Posso trovare un antidoto ai loro morsi- disse il figlio di Bau- Per ora dovrai accontentarti della magia guartiva, Brooke, sperando che il veleno non si diffonda ulteriormente.
Brooke annuì. La mutazione in vampiro non era immediata. Richiedeva molti giorni, se non addirittura mesi. Mentre i morsi di licantropo potevano rilasciare o meno il veleno, il morso di vampiro aveva dentro il veleno sempre e comunque. Talia mise in un piccolo sacchetto le tre sfere e chiese:-Torniamo alla nave?
I due semidei annuirono ancora, per poi seguire la cacciatrice fuori dal castello. Brooke guardò di nuovo il castello, mentre attraversavano il bosco, pensando che non sarebbe mai più tornata in Romania per nessuna ragione al mondo.

-Spero che tu stia scherzando!- esclamò Sebastian. Olive scosse la testa, osservando l'amico:-Non voglio più stare con lui, non dopo ciò che ha fatto.
-Brooke ha fatto la sua scelta. Sapeva a che cosa andava incontro- ribatté Sebastian. Olive si morse il labbro e chiese:-Davvero non provi più niente per lei? Era la tua migliore amica, Seb.
-Brooke ha tradito tutti: me, te e lui. Non ti mettere anche tu su quella strada, Olive- la imploró il biondo. Olive scossa la testa e, con le guance che venivano attraversate dalle lacrime, disse:-Io vado con lei Seb. Tu fai quello che vuoi.
Olive si voltò e scomparí prima che il biondo potesse dire qualcosa. Sebastian urlò e iniziò a prenderea pugni il legno degli alberi. Non solo Brooke l'aveva tradito, ma anche Olive. La sua giornata non poteva essere migliore, davvero. Afferrò il coltello che Brooke e Olive gli avevano regalato per la promozione e lo scagliò lontano. Si sarebbe vendicato, questo era certo.

Angolino dell'Autrice
Che ve ne pare? Brooke Moon lo trovo un personaggio interessante, davvero. Oggi non ne ho voglia di mettere i personaggi qui alla fine, anche perché sto scrivendo dal telefono e non so come fare. Io odio scrivere dal telefono, meglio il computer. Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate e boh... Io ora vado a lezione di mate. Buona giornata, piccoli panda.
Baci.
Sara.

 

   
 
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