Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Kya_63    21/09/2017    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DEBOLEZZA

Quando Carter vide l'Occhio di Osiride e l'Occhio di Seth insieme, in una stessa stanza senza cercare di uccidersi a vicenda, si disse che il mondo stava davvero per finire.
Erano appena giunti a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo e nessuno di loro pensava che i quattro ragazzi che si trovavano davanti li stessero aspettando da... tanto, a quanto diccevano. Carter non era mai stato in Congo, per ovvie ragioni, e non aveva mai pensato di andarci, a dire la verità. Erano apparsi in un piccolo vicolo della città, in mezzo ai sacchi della spazzatura, perciò ora non avevano un odore fantastico. I quattro ragazzi li stavano aspettando lì, come se avessero sempre saputo che sarebbero atterrati lì. Erano due ragazze e due ragazzi. Le due giovani erano completamente diverse. La prima, quella che poi Carter scoprì essere il nuovo Occhio di Seth, aveva i capelli neri e bordoux e gli occhi rossi come il sangue, per non parlare degli abiti, abbastanzanza inquietanti. La seconda sembrava più normale, con i capelli rossicci, gli occhi verdi, la carnagione caffelatte e gli abiti tradizionali da mago. I due maghi rietravano negli standar. Uno sembrava la copia più giovane di Julius Kane e l'altro era simile alla maga dai capelli rossicci, tanto che sembravano parenti, oppure era solo ha coincidenza. Sta di fatto che i quattro si erano avvicinati al gruppo e avevano fatto segno loro di seguirli. Li avevano portati in un edificio basso, dalle finestre bloccate da legno scuro e solo una piccola porta che sembrava chiusa a chiave. Non avevano parlato per tutto il traggitto, mantenendo un religioso silenzio. Carter non si fidava di quei quattro ragazzi, soprattutto della ragazza dai capelli bordoux, siccome gli trasmetteva negatività e caoticità. La copia più giovane di Julius Kane aprì la porta con una vecchia chiave arrugginatia, la spinse e fece entrare il grande gruppo nella casa. La rossa fece segno loro di seguirla, mentre il ragazzo richiudeva la porta dietro di loro. Carter  sussultatò quando sentì la porta chiudersi e la chiave girare, bloccando definitivamente l'unica via d'uscita. Deglutì e seguì il resto del gurppo. Li fecero accomodare in un salotto, o almeno era quello che sembrava. Dalle finestre entrava pochissima luce a causa dai pannelli di legno e non vi era alcuna lampadina per fare luce. Il divano era impolverato e le molle fuoriuscivano, eppure si sedettero lo stesso, troppo stanchi anche per lamentarsi. Erano stati seguiti dai demoni del formaggio e poi da una criosfinge impazzita. Il ragazzo rosso aprì il frigo e prese fuori una ciotola contenente qualcosa che assomigliava vagamente a della pasta asciutta. La mise nel microonde a fece partire, mentre tutti loro rimanevano in silenzio rigoroso. La ragazza con i capelli in parte bordoux si acciambellò su una poltrona libera, stappando una bottiglia di birra, per poi dire:-Che ci fate qui? Intendo in Congo.
-A chi lo stiamo dicendo?- chiese Ziah risoluta. La ragazza bevve un sorso dalla bottiglia verde che teneva in mano, per poi rispondere:-Qui in Congo vengono mandati i maghi che sono pericolosi. Certo, adesso che ci sono i Kane al comando, nessuno ce li manda più. Prima, però, venivano mandati qui, a morire, vorrei sottolineare. I ragazzi che avevano affinità con le divinità, che sin da piccoli nascevano con un pezzo di dio, o dea, dentro di loro, venivano spediti qui.
-Perchè?- chiese Sadie, mentre prendeva il piatto di plastica che le porgeva la ragazza rossa. La copia più giovane di Julius Kane, scosse la testa e rispose:-Perchè, come ha detto Soledad, siamo pericolosi. Voi avete sperimentato la divinità dentro di voi, immaginatela averla per tutta la vita, sin da quando siete nati. Non è carino, ve lo assicuro.
-Non vi siete mai ribellati?- domandò Walt. Soledad annuì:-Fino a poco tempo fa eravamo nelle file del Caos, poi però siamo scappati, riuscendo a tornare qui.
-Chi ci dice che non lavorate ancora per lui?- domandò Carter cercando di essere il più gentile possibile. Il ragazzo rosso lo guardò male, per poi rispondere:-Perchè non vi abbiamo ancora distrutto. La domanda che mi pongo è: come mai siete in Congo?
-Per le armi orginali- rispose Jaz- Ma immagino che voi le conosciate già, giusto?
-Esatto biondina- affermò Soledad alzando il braccio, mostrando loro un bracciale d'oro, con una sfera al suo interno di un colore rossiccio, mischiato all'oro. Anche gli altri tre ragazzi alzarono un braccio mostrando un gioiello simile a quello della ragazza. Soledad s'alzò dalla poltrona con la bottiglia ancora piena di birra. Disse qualcosa agli altri tre ragazzi, per poi dire, con voce flevole:-Amos Kane è morto.

Valentina non ne poteva più di dire addio. Era stanca di dover lasciare andare via delle persone a cui voleva bene. Non poteva farcela. E non poteva lasciare andare lui. Non lui. Tutti tranne lui. Era stato deciso che, un gruppo, una parte di loro, sarebbe andata a Petit Bois Island per fare saltare la base che era lì, per poi passare alle altre nel mondo. Valentina non era molto sicura di quella missione, praticamente suicida, che alcuni di loro avrebbero compiuto. Non avrebbe lasciato andare il suo migliore amico. Afferrò la spada di ghiaccio e fece diventare l'ennesimo mostro un kebab. Rotolò di lato e ne mise un altro fuori gioco, lasciando che si sgretolasse. Erano stati attaccati quella mattina ed era da più di un'ora che combattevano come dei dannati e ancora non avavano concluso niente. C'era chi era stato ferito, ed era stato mandato in infermeria, e chi continuava a combattere nonostante le ferite superficiali che riportava. Vale era stanca di infilzare mostri. Sperava che sarebbe finita presto. Talia le lanciò una corda e Vale l'afferrò, saltò alle spalle di uno dei mostri, atterrandogli sulla schiena, per poi stingergli il collo con la corda, fino ad ucciderlo definitivamente, tagliandogli la gola e macchiandosi la maglietta di sangue rosso e con riflessi d'oro.
-Stupidi lupi mannari- commentò Talia- Non poteva andarci peggio.
-Talia- la chiamò Reyna- Devo la criosfinge? Quanto tempo ci abbiamo messo per abbatterla?
-Non l'abbiamo abbattuta- ribattè Jason- Se n'è andata prima che la uccidessimo. Io dico: ma perchè tutte a noi?
-Oh, sai, stiamo solo cercando di sventare i piani  di Caos e salvare il mondo, cosa di cui lui vorrebbe impadronirsi per non so fare cosa. Bro, è ovvio che capitano tutte a noi. Siamo i buoni, lui è il cattivo. La vita non è rosa e fiori, sfortunatamente, aggiungerei- rispose Percy uccidendo gli uccelli dello stinfalo. Leo evocò una fiammata ed esclamò:-Momento di applauso per Percy, signori e signore. Devo dire che i tuoi discorsi d'incoraggiamento fanno proprio schifo, amico.
-Leo, taci e combatti, per favore- lo rimproverò Piper, proteggendolo da uno dei volatili maledetti.
-Immobilus!- esclamarono i maghi contemporaneamente, bloccando le creature malvagie. I loro amici semidei li guardoro stupiti, chiedendogli con lo sguardo perchè non l'avevano fatto prima.
-Vi muovete ad ucciderli, per la barba di Merlino!- esclamò Ron- L'incantesimo non durerà a lungo!
-Ron ha ragione- lo sostenne Harry- Muovetevi.
Mentre uccidevano i mostri rimanenti, Vale si chiedeva perchè era nata semidea. All'inizio, il fatto di poter combattere contro i mostri, creare il ghiaccio dalle mani ed avere una vita spericolata, l'aveva eccitata, ma adesso che conosceva la verità, voleva solo essere una ragazza normale, con una vita normale. Rick l'aiutò ad uccidere l'ultimo lupo mannaro, mentre Brooke dava l'anima del mostro alla Luna. Erano giunti a Mosca poche ore prima che il Sole calasse dietro gli edifici della città. Nonostante fosse quasi Aprile, fuori c'era un freddo che non ci si stava. Portavano ancora i cappotti, le sciarpe e le cuffie di lana. Vale non aveva freddo, di solito, ma quell'inverno, per la prima volta in vita sua, ebbe bisogno di coprirsi con indumenti caldi. Sapeva che quel freddo non era quello di sua madre. Era diverso, più caotico. I fiocchi di neve cadevano dal cielo grigio, appoggiandosi sul legno del ponte dove si trovavano. Hazel scese in cucina per preparare una cioccolata calda per tutti, mentre altri si dirigevano in infermeria o a farsi un bagno per togliersi il sangue di dosso. Vale rimase sul ponte, con Leo, Calypso e Kya. La ragazza coi capelli rosa, puliva la sua unica arma dal sangue, mentre il figlio di Efesto e la ninfa parlottavano velocemente tra di loro. Vale guardò la città che una volta era stata casa sua. Non le era mai mancata la Mosca. C'era freddo e lei stava bene, certo, ma non era mai stata veramente casa sua. Aveva trovato casa al Campo Mezzosangue ed era lì che voleva stare. In realtà, non pensava veramente a ciò. Pensava a Rick, che sarebbe partito con una squadra, per assaltare le basi del Caos. Non voleva lasciarlo andare.
-Tutto okay?- chiese la figlia di Ishatr avvicinandosi alla ragazza. Vale annuì e Kya la sorrise, per poi appoggiarsi al parapetto e dire:-So che non vuoi lasciarlo andare, Vale. Forse, dovresti dirgli quello che provi. Io sono stata una stupida, sai? Ho soppresso i miei sentimenti, credendo che fosse meglio per tutti. In realtà mi sbagliavo. Devo dire che ha avuto lui non si è mai arresso, questo glielo concedo. Ha saputo dimostrarmi che ci teneva a me.
-Parli di James?- chiese la figlia di Chione, sciogliendosi i capelli e mettendosi gli elastici al polso. Kya annuì:-Dovresti parlare con Richard e dirgli quello che provi per lui. Sono certa che ricambierà. E non dovrai avere paura per lui, se è questo che temi. Sa cavarsela.
-Ho paura di perderlo- sussurrò la giovane, per poi lasciare che delle lacrime calde le rigassero le guance arrossate. Kya l'abbracciò, lasciando che la più piccola si sfogasse con lei. Le accarezzò i capelli, come se fosse sua sorella maggiore.
-Davvero, va a parlargli- mormorò la ragazza coi capelli rosa- In questi casi è la cosa migliore.
Vale annuì, asciugandosi le guance con la manica del cappotto, per poi salutare la ragazza e scendere di sotto. Kya sorrise nel vederla andare via. Si sentì afferrare per la vita, mentre labbra calde si posavano sulla sua guancia. Sorrise nel riconoscere le sue labbra.
-Mi sento importante, sai?- disse lui mettendosi accanto alla sua ragazza- E quello che hai detto a Vale è stato molto bello.
-Mia madre è la dea dell'amore, oltre che della guerra, ricordi? Le situazioni amorose sono la mia specialità- scherzò la giovane guardando i tetti sotto di loro. James rise:-Sì, come no. Ti assicuro che  più probabile trovarti con una spada in mano che a giocare a fare Cupido. Inoltre...
-James, guarda!- lo interruppe lei, inicandogli una ragazza che sventolava le braccia verso l'alto- Leo, blocca la nave.
Kya legò una corda all'albero maestro e la lanciò di sotto, raggiungendo la ragazza. Aveva la pelle scura, i capelli color cioccolato fondente e gli occhi erano coperti da occhiali tondi. Sorrise quando li vide arrivare. La ragazza si tolse gli occhiali da Sole, rivelando dei bellissimi occhi dalle sfumature rosate. Kya si bloccò davanti alla ragazza, la quale sorrise ancora di più e chiese:-Beh... mi avevano detto che c'era Brooke qui.
-Brooke è a riposo. Chi sei tu?- chiese la ragazza dai capelli rosa. La bruna prese il portafogli ed estrasse una carta d'indentità, mostrandola ai due semidei:-Olive Sanchez, molto piacere di conoscervi. Sono figlia di Eos e, fino a ieri pomeriggio, servitrice del Caos.
-Come possiamo crederti?- chiese James guardando la figlia di Ishatr, che scosse la testa e, interrompendo la ragazza, disse:-Seguici.
James camminava affianco della ragazza dai capelli rosa, chiedendosi che cosa fosse successeso alla giovane. Perchè aveva deciso di fidarsi di Olive. Non era mai stata una ragazza che si fidava facilmente, bastava pensare a quanto tempo lui aveva impiegato per conquistare il suo cuore. Perchè ora si fidava ciecamente della gente? S'arrampicarono sulla fune che scendeva dalla barca. Il ponte, ormai, si era ripopolato, con gente che andava e veniva, mentre altri tiravano funi per le vele, oppure si divertivano a giocare ad acchiapparello. Diversi occhi vennero puntati su di loro. Olive cercava la sua amica, ma non la vide da nessuna parte. Un ragazzo con i capelli neri e gli occhi verdi, abbastanza muscoloso, s'avvicinò a loro, abbracciando la ragazza dai capelli rosa e squadrando la figlia di Eos.
-Lei è?- chiese indicandola. Kya la prese il ragazzo per il braccio e gli sussurrò:-Dobbiamo parlare. Ora.
Kya trascinò il cugino sino alla sua camera, quella che condivideva con James. Chiuse la porta dietro di sè, sperando che nessuno li disturbasse. Intanto, sul ponte, Olive aspettava che i due cugini finissero di parlare. Le si avvicinò una ragazza dai capelli ricci, scuri e occhi che sembravano pepite d'oro. Hazle Levesque. Olive già la conosceva. Alla base c'erano le loro facce ovunque, classificati come nemici del mondo. Eppure, quella ragazza non sembrava così minacciosa, anzi, sembrava così innocente. Olive aveva visto i filmati. Sotto la faccia di ragazzina innocente, Hazel Levesque era pericolosa. Era un'ottima cavallerizza e spadaccina. Insomma, non era poi così innocente. Le porse la mano, Hazel, e, con un sorriso stampato sulle labbra, esclamò:-Ciao. Io sono Hazel. Piacere di conoscerti.
-Olive- rispose la figlia di Eos, cercando di sorridere. C'era qualcosa, nel sorriso della ragazza, che la faceva stare male. Lei aveva una famiglia. Olive no. Certo, conosceva la storia di Hazel, ma la figlia di Plutone aveva trovato una famiglia negli Eroi dell'Olimpo. Olive cos'aveva? Aveva Brooke e Sebastian. Nessun'altro. Eos? Eos era la solita dea, titadine per la precisione, che non cagava minimamente i suoi figli. Solo due persone s'erano interessate a lei: Sebastian e Brooke.
-Dov'è Brooke?- chiese Olive ad Hazel. La figlia di Plutone s'irrigidì, per poi fare un sorriso e sussurrare:-Seguimi.
Hazel s'incamminò verso delle scale interne, che, probabilmente, conducevano ai piani inferiori. Olive la seguì, ammirando l'interno della Heroes. Magnifica. C'era chi correva nel corridoio per raggiungere altri piani, mentre animali di luce azzurra fluttuavano nell'aria. Un ragazzo coi capelli rossi litigava con una brunetta, mentre una ragazza rossa e un ragazzo dai capelli neri con gli occhiali li guardavano tristi. Harry Potter e i suoi amici, ovviamente. Vide una ragazza bionda e riccia afferrare delle carte e correre via. Annabeth Chase, la ragazza di Percy Jackson, figlia di Atena e l'unica che è riuscita a recuperare l'Athena Partheneos. Considerata la semidea più intelligente e scaltra da tutti, persino dal Caos stesso. Hazel aprì l'ultima porta del corridoio, rivelando un'infermeria attrazzatissima. Sulle brandine c'erano diversi ragazzi. Olive cercò una chioma viola e la trovò vicino all'oblò. Parlava con un ragazzo biondo, dagli occhi azzurri, molto simile a Sebastian. Olive s'avvicinò alla sua amica, la quale si meravigliò di vederla. I suoi occhi argentei erano colmi di lacrime nel vedere la sua amica. Olive abbracciò la ragazza, mentre il biondo se ne andava, passando ad un'altra ragazza dai capelli scuri e occhi blu notte, quasi neri.
Quando sciolsero l'abbraccio, le due giovani si guardarono a lungo negli occhi. Olive si sedette sul letto e prese la mano dell'amica, stringendola un poco:-Stai bene?
-Non molto- rispose Brooke, per poi mostrare il morso di vampiro che si era procurata in Romania. Olive spalancò gli occhi:-Mi dispiace, Brooke. Hai provato con... l'acido?
-No, Olive, personalmente non ci tengo ad usare quel medoto- commentò il biondo che prima si occupava di Brooke- Molto piacere. Io sono Will, figlio di Apollo e infermiere di primo livello.
-Sì, molto interessante- borbottó Olive. Non era abituata ad essere gentile con la gente, anche perché nessuno l'aveva trattata con gentilezza e amore durante la sua vita. Hazel s'avvicinò e mormorò:-Vuoi qualcosa da mangiare Olive?
-No, grazie- disse la ragazza- Sono a posto così. Quindi non hai provato l'acido.
Brooke scosse la testa:-Stanno cercando un rimedio meno doloroso dell'acido nelle vene. Credo una pozione, ma non sono sicura. Sebastian? Come sta?
Olive abbassò il volto, cercando nella sua mente una possibile scusa, che, però, non trovò. Come poteva dire alla sua amica che Sebastian Sun voleva ucciderle, che era innamorato, un'amore che non sembrava ricambiato, sostituito, ora, dalla vendetta più dolce e amara che si potesse assaporare. Olive prese un respiro profondo e piano piano, come se non volesse farsi sentire, disse:-Seb è... ancora con loro. Dice che stiamo sbagliando e che non ci sarà possibilità di vittoria. Sa che la stella non è completa senza l'ultimo Jackson. Probabilmente, a quest'ora, avrà già avvisato Ivy, che avrà avvisato Samuel, il quale avrà avvisato il Caos e avranno messo guardie ovunque intorno alla cella. Probabilmente sarà troppo tardi per intervenire, in una qualunque maniera.
-Olive, calmati- le ordinò Brooke scuotendola per le braccia- Ce la faremo, tranquilla. Stiamo già pensando ad una spedizione, per distruggere le basi. Dobbiamo liberare l'ultima Jackson, lo so.
-Sicuramente l'avranno spostata in una delle altre basi- commentò Olive- Conoscendo Ivy avrà mandato sicuramente la ragazza lontano, molto lontano.
La porta dell'infermeria si splancò, facendo entrare i cugini Jackson. La ragazza coi capelli rosa, con voce seria, disse:-Tutti sul ponte, riunione d'emergenza.
Olive aveva percepito solo freddezza nella voce della ragazza, tanto che le erano venuti i brividi. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, siccome sembrava esserci tensione. Quando Kya incrociò gli occhi di Olive, la figlia di Eos sobbalzò. Erano trermendamente terrificanti gli occhi della figlia di Ishtar, di un color rosso rubino. In compenso, il ragazzo accanto a lei sembrava tranquillo, anche se l'unica cosa che faceva pensare il contrario erano gli occhi blu scuro. Olive si disse che forse era la fine, veramente. Annuirono tutti e i due sparirono. Brooke guardò la sua amica preoccupata. Era la fine. Che cosa sarebbe successo, ora?

Guardava le stelle e pensava. C'era una vista magnifica da lì. Fuochi purpurei illuminavan il cielo, donando luce a tutto. Si sentiva strano quella sera. Era forse perchè era appena tornato da una missione suicida, durante la quale aveva scoperto che era un Jackson e che doveva fermare il Caos? Sì, probabilmente sì. Insomma, non era mica normale. Da poco di buono al campo, era diventato un eroe a tutti gli effetti. E dire che prima lo volevano uccidere, il malo modo, tra l'altro. Appoggiò la testa sulle ginocchia e si chiese il perchè. Che cosa aveva fatto di male? Non bastava essere un semidio? Un semidio impacciato e imbranato, per la precisione. Perchè sua madre doveva essere una Jackson, eh? E soprattutto, perchè non gliel'aveva mai detto, in tutti quegli anni? Quindici anni erano passati da quando era nato e neanche una volta aveva menzionato quel cognome, poi, arriva un ragazzo, al campo, e, dopo varie peperizie, alta fuori come se fosse un fungo. Incredibile.
-Cameron- lo chiamò una voce femminile- Che cavolo stai facendo?
Cameron alzò lo sguardo sulla sua amica. Judith era vicino a lui, con un bellissimo abito da sera, i capelli castani legati abilmente in una particolare acconciatura e la parte superiore del volte colorata di un rosso sgargiante. Judith, o semplicemente chiamata Judy, era semplicemente magnifica. Ovviamente, Cameron non poteva dirle che aveva una cotta per lei da quando l'aveva salvato dai leoni. Doveva ammettere che la ragazza sapeva il fatto suo. Judy era un abile guerriera, figlia di Mextli, dio della guerra e delle tempeste. La ragazza era in grado di creare temporali degni di nota ed era abile con la lancia. Era veloce quasi quanto lui. Quasi. Judy si sedette accanto a lui ed, insieme, ammirarono il campo. C'era un silenzio tombale tra i due giovani, che neanche le musiche provenienti dal padiglione potevano riempire. L'aria del New Mexico era tiepida, tanto che si stava bene anche in maglietta a maniche corte. Fuori dalle mura del campo, c'era solo il deserto, tagliato da una linea ferroviaria che portava lì, utilizzabile solo dai ragazzi. Cameron ricordava perfettamente il giorno in cui vennero a prenderlo a casa della madre. Aveva appena dieci anni, neanche. L'avevano preso con la forza e portato lì. Niente di più terribile. Aveva sviluppato i suoi poteri, ma non aveva mai imparato a combattere veramente. Lui era veloce, punto e basta. Guardò Judy e decise di sganciare la bomba che, sicuramente, avrebbe disintegrato la loro nativa amicizia:-Io devo partire, Judy.
Era quasi un sussurro, ma la ragazza lo sentì lo stesso. Judy annuì:-Lo sapevo che volevi partire. Da quando siamo tornati non fai altro che pensare e stare da solo. Personalmente sono preoccupata per te. So che sei andato nell'archivio, Cam, dimmi il perchè.
-Sto cercando la mai famiglia, Judy- fece lui guardando la catenina che gli aveva dato sua nonna, Merilyn Jackson. Una stella di metallo. Solo quello gli era rimasto di sua nonna.
-Verremo con te, Cameron- mormorò seria Judith, afferrandogli la mano- Faremo gioco di squadra, come ci hai insegnato tu. Lo sconfiggeremo e troveremo la tua famiglia.
Cameron annuì, sussultando quando la ragazza si appoggiò alla sua spalla, cadendo in quello che sembrava un sonno profondo. Doveva radunare i suoi amici, aprire un portale e correre dietro ai Jackson. Nulla di più facile.

Sadie si chiedeva che cosa avesse fatto di male per essere sballottata da un luogo all'altro. Due sere prima erano arrivati a Kinshasa, incontrando quattro tipi particolari e ricevendo la notizia più terrificante che Sadie avessere mai sentito. Aveva pianto per ore e aveva smesso di mangiare. C'erano voluti tre giorni per farla alzare dal letto della stanza buia in cui si era rifugiata. Carter aveva reagito con rabbia, devastando mentà casa. I loro amici erano rimasti in silenzio, quasi fossero un cimitero. Avevano lasciato che i due fratelli si sfogassero, praticamente. Alla fine, Sadie e Carter avevano accettato la morte dello zio, anche se la ragazza ancora non toccava cibo e più tentavano di farla mangiare, più lei non voleva, mentre il fratello si era isolato dal gruppo, cacciando tutti con rabbia, tranne Ziah, che sembrava l'unica che potesse avvicinarsi senza essere aggredita. Soledad, Joe, Lupe e Uriel si erano uniti a loro, o almeno ci provavano. Ancora rubacchiavano dalle bancarelle, oppure usavano la magia a loro piacimento, senza pensare alle conseguenze.  Erano giunti a Città del Capo ed era notte fonda. Solo la Luna illuminava la loro strada. Sadie era stanca e quando le dissero che era ora di dormire, non se lo fece ripetere due volte. S'infilò nel sacco a pelo e chiuse gli occhi, mentre sentiva le dita di Walt che le accarezzavano la fronte pallida. L'occhio di Anubi sorrise debolmente, guandando la sua principessa che s'addormentava. Bella come poche era. Le diede un rapido bacio sulla guancia, incrociando mentalmente e dita. Sperava, lui. Erano tutti tornati vivi, perchè per lui doveva essere diverso? La voce di Anubi lo rimproverò, dicendogli che era ora d'andare. Diede l'ennesima carezza alla bionda, salutandola, sperando in un arrivederci e non in un addio. S'alzò e prese la sua borsa. Cleo lo guardava da lontanto. Gli occhi della ragazza sembravano fatti d'argento, ora, e si era tagliata i capelli in un caschetto scombinato. Lo guardò e annuì. Era ora di andare in scena.

Vale stava per scendere dalla corda che aveva lanciato di sotto, poco prima, sperando che andasse tutto bene. Forse non era una buona idea, già, ma era una cosa da fare. La bussola d'oro che avevano in dotazione aveva smesso di funzionare quando erano giunti in Russia e nessuno sapeva il perchè. Siccome la bussola non funzionava, non si era deciso chi dovesse andare, perciò erano bloccati lì. La figlia di Chione sentiva che era lei, perchè c'era la sua patria lì sotto. Certo, definirla patria era eccessivo, ma era sempre il paese dov'era nata. Che poi doveva ancora spiegarsi come aveva fatto Chione a finire lì.
Si sistemò lo zaino sulle salle e scese lungo la corda. Atterrò sul tetto di un edificio, per poi correre verso la piazza principale. Era stanca, molto stanca, eppure lo doveva fare. Si trovava poco distante dalla Cattedrale di San Basilio. La osservava. Scese dal palazzo, camminando per la strada, cercando di passare inosservata. Si sedette su una panchina e attese l'ora giusta. La neve non scendeva, non ancora almeno. Sarebbe stato quello il segnale. Quando la neve avrebbe iniziato ad attecchire, allora sarebbe iniziato in countdown. Poteva farcela, nonostante fosse sola. Si avvicinò a lei un ragazzo biondo e si sedette sulla panchina accanto a lei. Aveva gli occhi castani ed era alto, bello, come il Sole. La semidea chiese in Russo:-Necessita di qualcosa, signore?
-Non c'è bisogno che parli in russo- le disse il giovane in americano- Parlo la tua lingua. O meglio, sono inglese.
-Chi sei?- domandò Valentina spostandosi verso la fine della panchina di metallo. Si sentiva impotente vicino a lui. Era debole, molto debole. Dentro di lei, sembrava che la magia della neve che risiedeva in lei venisse a meno. Doveva andarsene. Eppure, il ragazzo l'attraeva, forse anche troppo. Il biondo fece un sorriso che sembrava quasi malvagio:-Sebastian. Sebastian Sun.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Kya_63