Amelia era seduta di spalle alla porta, quando questa si aprì per far entrare Arizona.
- Eccomi
- Allora? Come è andata?
- Niente, hanno dato il posto a Miranda
- Mi dispiace amore, ero sicura che ce l’avresti fatta – Amelia si avvicinò alla sua compagna e la abbracciò più che potette, ma la bionda la scansò, la guardò dritta negli occhi e dalle labbra iniziò a nascere un grande sorriso
- Ah ah! Ci hai creduto! Hai davanti a te il nuovo primario di chirurgia del Grey Sloan Memorial Hospital
- Sei una grande! Sapevo che avresti steso tutti – Amelia si avvicinò alle labbra della bionda e gliele catturò in un bacio
- Wow, da quanto tempo non mi baciavi in questo modo
- Lo so e mi dispiace. In questo periodo sono stata una stronza nei tuoi confronti, ma ora sono troppo felice che tu abbia avuto ciò che desideravi
- Grazie amore. Sei andata a trovare Derek?
- Si, ma niente di nuovo. Ho lasciato Owen lì
- A proposito, Richard mi ha detto che sulla scrivania mi ha lasciato le carte per il suo rinserimento, devo andare a firmarle
- Quando potrà rientrare?
- Dalla prossima settimana tornerà ad essere dei nostri
- Mi ha detto anche che tornerà a casa sua, quindi io penso di tornare da Meredith
- Perché? Non stai bene con me?
- Certo che sto bene, ma voglio stare accanto a Meredith e voglio aiutarla più che posso con i bambini
- Non so che dire – Arizona si allontanò da Amelia per andare a sedersi alla sedia dietro la sua scrivania. La mora la raggiunse e le si inginocchiò di fronte, per poterla guardare negli occhi
- Ti prego, cerca di capire
- È una settimana che sto cercando di farlo, da quando mi hai detto della casa
- Anche io non capisco cos’è che ti lega a quella dannata casa
- Non capisci proprio eh? Quella casa per me ha significato la rinascita; da quella casa è iniziata la mia nuova vita; da quella casa è uscita la nuova Arizona, a prescindere dal fatto che io l’abbia comprata con Callie. E’ così difficile da capire? Mi dispiace che tu non abbia un posto che tu possa chiamare casa, ma io ce l’ho
- Sono una stupida, ho pensato solo a me stessa e anche quando ti ho detto che ti avrei dato tutto il tempo per decidere, in realtà è come se non lo avessi fatto
- Se vuoi andartene, vai pure. Io ora ho da fare. Ah, ti conviene ricominciare ad operare, se Richard non ti ha detto nulla fino ad ora, non credere che ti lascerò fare ciò che vuoi, inizia a riprenderti, Amelia
- Altrimenti?
- Altrimenti nulla, ti sto dando un consiglio. Nella tua vita probabilmente nessuno ti ha mai amata abbastanza, ma è ora che tu ti renda conto che adesso ci sono io
La mora decise di accantonare quei pensieri. La sua mente continuava ad essere occupata dalla situazione critica in cui si trovava suo fratello. Era un neurochirurgo, eppure fino ad allora era riuscita a pensare solo da sorella. Formulando quei pensieri arrivò in pronto soccorso. C’era un via vai di pazienti, alcuni gravi, altri meno. Specializzandi e chirurghi correvano da una parte all’altra, mentre lei era lì a guardare la vita scorrerle davanti gli occhi, impotente davanti a tutto quello.
- Amelia, posso darti un paziente?
- Cosa?
- Sei tornata? Posso assegnarti un paziente?
- N-no. Sono venuta solo a trovare Derek
- Capisco
- Amelia, che ci fai qui?
- Meredith, devo parlarti. Hai qualche minuto per me?
- Consegno il tablet e arrivo. Prendiamo un caffè insieme?
- Certo, ti aspetto in caffetteria
Circa dieci minuti dopo le due donne erano sedute ad un tavolo della caffettiera dell’ospedale.
- Allora? Cosa volevi dirmi?
- Voglio fare qualcosa per Derek. Se non si risveglia c’è qualche motivo. Voglio rifare tutte le analisi e tutti gli esami possibili
- Amelia, abbiamo fatto di tutto e non abbiamo trovato nulla
- Meredith, non puoi arrenderti; è tuo marito, il padre dei tuoi figli
- Non voglio sperare di riaverlo con me per poi rimanere delusa
- Dammi il consenso, ti prego
- Posso darti il consenso come famigliare, ma non come medico
- Parlerò con Arizona
- Amelia?
- Dimmi
- Prenditi cura di te
- Lo farò, ma devo salvare mio fratello
- Ti darò il consenso, ma stai attenta
- A cosa?
- Alla speranza, Amelia, alla speranza
Cos’era la speranza? Amelia, nella sua vita, non aveva mai fatto molto affidamento a questa. Era sempre stata una delle persone più scettiche e cupe, nonostante fosse circondata da luce. Solo dopo essersi disintossicata era riuscita a vedere le cose sotto un diverso punto di vista e la speranza era diventata una parte fondamentale della sua vita, soprattutto nella parte lavorativa. Aveva salvato pazienti non solo grazie alla sua bravura, ma a quel qualcosa in più che aveva rispetto agli altri. Meredith, nonostante conoscesse poco della sua vita passata, sapeva anche questo. Amelia non sapeva come, ma sua cognata la capiva e sapeva che se si fosse affidata troppo alla speranza, nel momento in cui avesse constatato che per suo fratello non ci sarebbe stato più niente da fare, ne sarebbe uscita distrutta. Amelia, però, aveva bisogno di crederci.
Arrivò davanti l’ufficio di Arizona. Una targa con il suo nome era già stata affissa alla porta. Bussò con mani tremanti e attese una risposta.
- Vieni Amelia
- Volevi dirmi qualcosa? – Arizona, che fino ad allora era rimasta a guardare ciò che faceva Amelia, decise di distoglierla dai suoi pensieri
- Ho bisogno del consenso per poter eseguire ulteriori esami su Derek
- Che hai intenzione di fare?
- Salvare mio fratello
- È in coma da quasi una settimana, pensi ci sia sfuggito qualcosa?
- Non lo so, ma non voglio arrendermi
- E tornerai ad operare?
- Non lo so, per ora voglio solo salvare Derek
- Amelia
- Dammi il consenso, poi parleremo di tutto ciò che vuoi
- Non posso, sei sua sorella, non possiamo curare i nostri famigliari e lo sai benissimo
- Non farmi la predica
- Non lo sto facendo. Esistono queste regole per un motivo
- Perché lo fai, Arizona?
- Perché ti amo. Cerca un neurochirurgo di cui tu ti possa fidare e ti darò il consenso
- Ti amo anche io