Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    03/09/2017    3 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti,
spero mi scuserete per il ritardo, settembre mi ha colta alla sprovvista!
Spero sia stato un bell’agosto per tutti, buona lettura!
FoolThatIam



“Esattamente che stiamo andando a fare a casa di tua madre?” aveva chiesto Levi alzando un sopracciglio interrogativamente, nel mentre che aspettavano il loro mezzo di trasporto davanti all’entrata del loro hotel.
Hanji aveva distolto lo sguardo dal suo cellulare, facendo incontrare distrattamente il suo sguardo con quello annoiato di Levi.
“Sta solo dando un ricevimento. Credo sia una sorta di festa di fidanzamento in ritardo, non è che l’abbia proprio specificato” aveva spiegato con disinvoltura, digitando qualche parola sul suo telefono.
Levi aveva sospirato, incrociando le braccia al petto mentre un vento gelido l’aveva investito, il suo cappotto non era abbastanza per proteggerlo dal gelo della città di fine ottobre.
“Con chi stai parlando?” le aveva chiesto disinteressatamente, cercando di avviare una conversazione con la moretta.
Hanji l’aveva guardato con la coda dell’occhio. “Nanaba. Perché, sei geloso?” l’aveva preso appena in giro, l’ironia era evidente nel suo tono.
Levi aveva lasciato uscire una specie di tch, improvvisamente non aveva più voglia di chiacchierare. Hanji aveva riso della sua reazione, spostandosi in avanti per mettersi di fianco a lui, che l’aveva guardata circospetto mentre lo faceva.
“Lo sai, sei super appiccicoso quando dormi” gli aveva rivelato sorridendogli.
Levi l’aveva squadrata infastidito. “Almeno non sono fottutamente violento come te.”
“Non c’è bisogno che ti metti sulla difensiva, nanetto. Lo trovo adorabile” aveva commentato allegra, guardandolo dall’alto con uno sguardo amorevole sotto il quale la reazione di Levi era stata quella di guardare da un’altra parte.
“È strano? Dimmelo se è strano” aveva chiesto Hanji.
L’espressione di Levi era rimasta impassibile mentre recepiva le sue parole.  
“No” le aveva detto scrociando le braccia, sentendo l’esigenza di avvicinarla a lui. Aveva afferrato la manica della sua giacca spingendola verso il basso, abbastanza da sentire il suo respiro su una delle sue guance pallide.
“Questo è strano?” aveva chiesto quindi a bassa voce, lentamente.
La risposta di Hanji era stata quella di abbassarsi con lentezza muovendo il suo viso a poca distanza da quello di Levi, dandogli il tempo di protestare o di scacciarla via prima che le labbra della ragazza si posassero sulle sue per pochi secondi. Si era allontanata subito, ma con il viso era rimasta molto vicina al suo.
“Questo era strano?” gli aveva chiesto senza fiato, cercando i suoi occhi grigi.
Levi aveva semplicemente fatto cenno di no con la testa. Sporgendosi verso l’alto aveva sfiorato le labbra di Hanji ancora una volta prima di allontanarsi definitivamente da lei, quando la loro auto aveva accostato accanto al marciapiede.
“Dopo di te, bello” aveva detto Hanji aprendo la porta.
Levi aveva roteato gli occhi verso l’alto ed era entrato nell’auto, l’altra l’aveva seguito poco dopo.
“Il suo appartamento non dovrebbe essere molto lontano da qui, da quello che mi ha detto. Dovrebbe esserci anche la famiglia di Nick, a quanto pare. Mi domandavo se avesse dei figli” aveva detto Hanji come se stesse pensando a voce alta, teneva le mani ordinatamente in grembo mentre guardava fuori dal finestrino.
Levi non si era disturbato a risponderle, piuttosto aveva preso una delle sue mai fredde stringendola, come a rassicurarla. L’espressione contemplativa di Hanji non era cambiata di un millimetro, a un certo punto aveva aggrottato le sopracciglia in un’espressione che sembrava suggerire che un pensiero fastidioso le avesse attraversato la mente.
“Potrei avere un fratellastro.”
“Non puoi esserne certa” aveva osservato Levi senza scomporsi.
Hanji aveva mugolato come se fosse d’accordo con lui, almeno sembrava. “Hai ragione, ma Nick non è mica un giovanotto. Guardiamo in faccia la realtà, non mi sembrerebbe strano se anche lui venisse da un divorzio.”
Levi l’aveva guardata. “E dove cazzo le trovi due persone disposte a sposarsi un tipo così schifosamente raccapricciante?”*
Hanji era scoppiata a ridere in risposta, il sorriso le era rimasto sulle labbra.
“Magari è un tipo fascinoso, no? Ovviamente l’aspetto non è tutto” aveva osservato intelligentemente.
“Ma non mi dire. Però non sembra nemmeno avere una gran personalità. Persino la sua risata del cazzo mi fa venire voglia di girargli alla larga” aveva osservato Levi. La sua espressione si era fatta cupa nel ricordare il suo fastidio per come quel tizio aveva preso in giro Hanji ridendo insieme a sua madre per tutte le simpatiche frecciatine lanciate a suo danno.
“Che schifo essere te allora, sarà lì in tutta la sua gloria, risata satanica inclusa.” Hanji aveva sorriso. “Sono sicura che vorrà sapere tutto dell’inespressivo ragazzo della sua futura figlioccia.”
Levi aveva fatto un’espressione disgustata all’idea di interagire con quell’uomo. “Preferisco l’inferno.”
Hanji aveva riso un po’. “Beh, la scelta è tra lui e mia madre. Indica la tua preferenza, piccolo.”
“Tu” aveva risposto Levi controvoglia, guardandola mentre un lieve, genuino sorriso le si formava sulle labbra. “Se proprio devo essere incastrato con qualcuno tutto il giorno, preferisco che sia tu. Ma se mi fosse lasciata libertà di scelta, preferirei starmene alla larga da tutti” le aveva detto monocorde.
Hanji era sembrata divertita da quel tentativo di fare un discorso romantico.
“Sono onorata e lusingata.”
“Vorrei ben vedere.”
Aveva sporto la testa verso Levi e aveva lasciato uscire un sospiro, chiudendo brevemente gli occhi per poi riaprirli di nuovo.
“Com’è che siamo arrivati a questo punto, Levi? Voglio dire, a sbaciucchiarci e abbracciarci disinvolti. Cioè, mi hai praticamente dormito addosso stanotte.”
Quando si era accorta che Levi non aveva intenzione di dire nulla, aveva continuato.
“Do per scontato che ormai sappiamo entrambi che proviamo qualcosa l’uno per l’altra. Ma questo dove ci porta? Stiamo insieme? Vorresti che stessimo insieme?” gli aveva chiesto, muovendo la testa per poterlo guardare dritto in faccia.
“Siamo in una situazione complicata, merdina con gli occhiali**.” Levi si era rabbuiato pensandoci, incerto su come esprimere i suoi sentimenti senza sembrare un assoluto idiota. “Pensi che sia una buona idea buttarci in una relazione adesso mentre siamo in questa situazione?”
“Beh, voglio dire, di certo ci toglierebbe dall’impiccio di dover mentire a tutti.”
Prima che potessero approfondire quella conversazione, l’auto su cui viaggiavano aveva rallentato fino a fermarsi davanti ad una bellissima casa di pietra con grandi finestre.
“Ah, sembra che siamo arrivati” aveva annunciato Hanji fingendo entusiasmo.
“Meraviglioso” aveva replicato levi, rabbuiandosi. “Leviamoci il pensiero, quattrocchi” aveva detto con un tono di voce vagamente spaventoso mentre usciva dall’auto.
Hanji aveva alzato esitante la mano per suonare al campanello di casa - quella in cui una volta sua madre viveva con suo padre. Non che fosse nervosa, era solo spaventata dal tipo di serata che sapeva di dover passare con sua mamma. Si era girata a guardare il suo piccolo compagno, la sua espressione era annoiata e i suoi occhi semichiusi guardavano dritti davanti a lui.
“Sei pronto, piccoletto?”
Levi aveva seccamente sbuffato, scuotendo la testa. “Non è che ho scelta” aveva detto prima che la porta si aprisse, rivelando dall’altra parte Elizabeth con indosso un brillante vestito grigio con la gonna al ginocchio e i capelli perfettamente acconciati in una pettinatura alta. Aveva rivolto loro un grosso sorriso, illuminata di contentezza.
“Finalmente siete qui! Stavo cominciando a pensare che vi foste persi o chissà cosa” aveva esclamato a voce alta. Levi aveva nascosto con cura la sua espressione burbera mentre li prendeva entrambi per la manica e li trascinava dentro casa.
Hanji aveva riso, fingendo nonchalance. “No, il nostro passaggio è arrivato un po’ in ritardo. Scusa se abbiamo fatto aspettare qualcuno.”
“Non è ancora arrivato nessuno, solo il figlio di Nick è qui. Mi farebbe piacere fartelo conoscere!”
Li aveva guidati entrambi verso la cucina, dove Nick era seduto davanti ai fornelli e un ragazzo coi capelli biondi era appoggiato al bancone, preparando qualcosa.
“Armin, ti vorrei presentare mia figlia, Hanji” aveva detto indicando verso il ragazzo, il quale si era pulito energicamente le mani al grembiule blu che portava. Aveva guardato verso di lei, rimanendo un po’ sorpreso.
“Han, ti presento il tuo futuro fratellastro Armin” aveva introdotto entusiasta la donna, sorridendo in una maniera che a Levi aveva ricordato un po’ il modo in cui lo faceva Hanji.
Gli aveva porto la mano, con un sorriso sulle labbra. Non era sorpresa che Nick potesse avere dei figli, di fatto se l’aspettava.
“Hey, piacere di conoscerti” gli aveva detto allegra mentre l’altro le stringeva la mano.
Era la ragazza che era al caffè qualche giorno prima, Armin si era stupito nella sua testa della coincidenza. Aspetta, questo significava che il suo ragazzo di cui Elizabeth aveva tanto parlato non era effettivamente… oh cielo.
“Ciao, piacere di conoscere anche te” le aveva detto con un marcato accento e un sorriso gentile sulle labbra.
“E questo è Levi, il ragazzo di Hanji” aveva detto ancora Elizabeth, indicando verso l’uomo più basso.
Il suo sguardo penetrante aveva incontrato gli occhi blu del biondino alto e dinoccolato, notando che sembrava decisamente sorpreso.
“C…ciao, piacere di conoscere anche te” aveva incespicato Armin sotto lo sguardo intimidatorio dell’altro.
Levi aveva giusto replicato con un borbottio, non sprecandosi nemmeno a stringergli la mano prima di voltarsi verso Elizabeth. “Ti serve aiuto?” le aveva chiesto monocorde, nel tentativo di non dover interagire né con lei, né con Nick o con quel suo figlio dall’aspetto così deboluccio.
“Oh, sì, certo! Se potessi tagliare a pezzetti quella verdura che ho lasciato lì accanto al tagliere” aveva risposto indicando un angolo, girandosi poi a guardare sua figlia mentre Levi cominciava lavandosi le mani.
“Sul serio, Hanji, sapevi che tutti i miei amici sarebbero stati qui e non ti sei nemmeno posta il dubbio su se fosse consono vestirti in modo più appropriato?” l’aveva redarguita con le labbra ridotte a due linee.
Hanji aveva guardato i suoi pantaloni neri eleganti e la sua camicia bianca che le stava un po’ larga, non riuscendo a capire quale fosse il problema con la sua scelta nel vestiario.
“C’è un particolare codice d’abbigliamento che avrei dovuto seguire per una festa in casa di cui non sapevo molto, o cosa?” aveva replicato aggrottando le sopracciglia.
“Avresti dovuto indossare un vestito, Zoe” aveva sospirato sua madre.
Hanji aveva fatto un’espressione stizzita all’atteggiamento esagerato di sua madre.
“Mamma, ho ventinove anni. Penso di avere il diritto di vestirmi come mi sento più a mio agio” aveva affermato sedendosi dalla parte opposta del tavolo rispetto a dove era seduto Nick. “E comunque, non ho un vestito da mettermi. Mi sono portata dietro solo quello che mi sembrava necessario.”
“E non ti sembrava necessario portarti un vestito?” aveva commentato Elizabeth aggrottando le sopracciglia.
“Non proprio. A mio parere, per lo meno.”
Levi se n’era rimasto in silenzio mentre la conversazione andava avanti, rimuovendo con cura la buccia dalle carote che erano state messe lì per lui. Il tono di voce della madre di Hanji era irritante, ma non era sicuro che lo fosse perché effettivamente suonava così o se fosse l’antipatia che quella donna gli suscitava a cambiarle suono dentro la sua testa.
“Ciao Nick” aveva salutato allegra Hanji, scegliendo di ignorare sua madre iniziando una conversazione con qualcun altro. L’uomo non aveva nemmeno alzato gli occhi dal suo telefono, le aveva fatto giusto un piccolo silenzioso cenno. L’altra aveva cominciato a fissarlo, gusto per farlo sentire un po’ in imbarazzo, ma non aveva funzionato, sembrava proprio che volesse volutamente ignorare la sua presenza.
“Allora, Armin, quanti anni hai?” aveva chiesto Hanji incuriosita dopo qualche minuto di silenzio.
“Diciassette. Sto quasi per compierne diciotto, però” aveva risposto il ragazzo a voce bassa, continuando a girare il cibo nella pentola, distrattamente.
“Oh, che cosa eccitante!” aveva risposto Hanji, sorridendo dolcemente.
Armin aveva annuito educatamente. “Più che eccitante direi stressante, per essere sincero” aveva ammesso ridendo appena.
“Oh, ti capisco” aveva replicato Hanji con un tono comprensivo. “Però è un momento eccitante per i cambiamenti. Nuovi ambienti e situazioni, imparare a essere più indipendenti. Vorrei averli di nuovo io diciassette anni” aveva detto, appoggiando il mento sul palmo della mano.
Levi aveva sollevato lo sguardo, girandosi a guardare la sua finta ragazza con un sopracciglio alzato. “Scommetto che eri una dannata nerd che portava occhiali a fondo di bottiglia e citava Star Wars ogni volta che qualcuno provava a fare un discorso con te.”
“C’hai preso completamente, Levi” aveva risposto la mamma di Hanji prima che l’altra potesse farlo. “Inoltre non si pettinava mai i capelli e ha portato un enorme apparecchio ai denti per tutta la durata delle scuole superiori.”
“E questo non mi ha impedito di essere invitata al ballo di fine anno” aveva replicato Hanji vantandosi malignamente.
Levi aveva riso, e prima che il loro battibecco potesse ricominciare uno scampanellio stridente era risuonato per l’intera casa. Elizabeth aveva battuto le mani concitata.
“Arrivano altri ospiti!” aveva canticchiato mentre andava ad aprire la porta.
Hanji aveva guardato Levi con uno sguardo esasperato mentre la donna usciva dalla cucina piena di gente.
Sarebbe stata una lunga giornata.




*Questa è una traduzione estremamente libera. La frase originale sarebbe "Who the fuck would wanna marry a creepy ass dude like him twice?", letteralmente “Chi cazzo vorrebbe sposare due volte quel tizio inquietante?” (in cui “ass”, che letteralmente vorrebbe dire culo, è solo un rafforzativo per rendere più volgare la frase), ma il contesto suggeriva che l'autrice intendesse dire che a Levi sembrava strano che Nick avesse trovato due donne disposte a sposarlo, non che una lo volesse sposare due volte! Tra l’altro non mi pare che anche in inglese renda l’idea, ma forse è semplicemente un’espressione che io non capisco… se qualcuno ha qualche idea in proposito sentitevi liberi di erudirmi!
**Come nel primo capitolo, come concordato con Sleepyheadven, è il modo in cui traduco l’espressione “Shitty Glasses”

   
 
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