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Autore: Elayne_1812    03/09/2017    3 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente riesco ad aggiornare, è tutto il giorno che ci provo!
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate, seguite e ovviamente tutti i lettori.
Un grazie particolare a chi mi ha lasciato i suoi commenti: Blugioiel, Chocolat95, DreamsCatcher, Ghira_, Gonzy_10, Ichabod_Crane, Jae_Hwa, KimJonghyun23, MagicaAli, Panda_murderess, Saranghae_JongKey e vanefreya.
Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti: Blugioiel, Jae_Hwa,  MagicaAli e SHINee4ever  *.*
Grazie per il vostro sostegno ^^
Spero di non aver lasciato troppi errori di battitura. XD
Buona lettura!
 
 
Capitolo 39
Get the treasure (parte II)
 
 
“We don’t have time to hesitate no no
When we shine, it’s over, time is money
After all, life is just a mirage
But love is the only thing, that doesn’t surrender
The treasure sleeps behind the cellar’s door
The final security, is unlocked in an instant
The darkness that shines in the cat’s eye
That eye is just for me.”
Shinee, Get the treasure
 
“(...) it’s just that my personality goes good
then bad, so what!
There must be times when my performance
goes up then down
(…)
We are living in this world full of dilemmas
know that too
Why is it so hard?”
Super Junior, Mr Simple
 
 
Un tuono scosse il cielo e l’intelaiatura dorata della finestra tremò. Kim Heechul fece un passo indietro e guardò ammirato un fulmine spezzare la notte, uno spettacolo imprevedibile, letale e affascinate. lo adorava.
Davanti a lui, su un ripiano di incrostato di marmi colorati, era stato preparato un vassoio dorato con una brocca e due calici in cristallo allo scopo di passare una nottata piacevole, ma sembrava proprio che non fosse destino.
Emise una risata nervosa e roteò gli occhi.
Quella giornata si era rivelata piena di soprese e non era ancora finita.
Heechul si portò un calice alle labbra, si passò la lingua sul labbro superiore per guastare appieno il sapore intenso del vino fruttato, poi fece schioccare la lingua. Corrugò la fronte indeciso su quale definizione attribuire al suo stato d’animo. Euforico, furioso, divertito? Esisteva un termine per includerli tutti? Non ne aveva idea. Sicuramente appariva tutto molto ironico.
Lanciò uno sguardo fugace al temporale che imperversava su Soul, rigirò il calice cristallino tra le mani e lo ripose sul vassoio. Il suono del metallo riecheggiò nella stanza vuota e silenziosa del principe di Chosun. Vi era solo lui lì, lui e i suoi dilemmi. Sogghignò, poi i suoi muscoli facciali si contrassero in una smorfia grottesca.
Qualcuno bussò alla porta e il suo viso tremolò come la superficie di uno stagno infranto da una pioggia di sassolini, infine si distese in un quieto specchio d’acqua.
-Mio lord -, fece Kyuhyun accennando un inchino.
-Dunque? – domandò Heechul con voce ed occhi d’acciaio.
- Ho eseguito i vostri ordini. -
Le labbra carnose di Heechul si piegarono all’insù in un pallido sorriso.
-Bene. –
Kyuhyun avanzò, i passi attutiti dai tappeti, e posò sul ripiano una fiala contenete un liquido verdognolo.
-Ha fatto effetto in pochi secondi -, disse il cavaliere. –Sembra che dosi massicce provochino i consueti effetti collaterali. Posso suggerirvi…-
-Non ho bisogno dei tuoi suggerimenti -, disse in un sibilo astioso.
Non gli piaceva ciò che stava per fare e non vi era bisogno che quell’irritante di Kyuhyun glielo ricordasse.
Heechul rivolse alla fiala uno sguardo in tralice. Era stato saggio ad acquistarla dal suo losco uomo d’affari a Busan e l’utilizzo che ora ne aveva fatto non gli procurava alcun rimorso, semmai un senso di appagante soddisfazione; tuttavia il destinatario originale era stato un altro e ciò l’aveva messo a disagio sin dall’inizio. Una vocetta dentro di lui continuava tormentarlo, insieme ad uno snervante senso di disagio.
Ma quel micetto va rieducato.
-Che cosa desiderate che faccia con il principe? – chiese Kyuhyun.
Heechul tornò alla finestra. Si rigirò la fiala tra le mani, meditabondo, apprezzandone i riflessi smeraldini sotto i lampi che animavano un ribollente cielo grigio piombo. Non era mai stata sua intenzione affidarsi ad un mezzo simile, ma d’altra parte gli avevano insegnato che i mici selvatici devono essere addomesticati e tenuti al guinzaglio. Quanto accaduto non gli lasciava altra scelta.
E’ per il tuo bene, pensò.
-Ai gatti non piace la pioggia -, sussurrò.
Con un temporale simile nulla poteva trattenere Kibum nei giardini, il principe sarebbe tornato molto presto dalla sua “passeggiata notturna”.
-Mio signore? -
Heechul digrignò i denti e strinse i pugni, poi prese un bel respiro e s’impose calma. Non doveva permettere alla rabbia di dominarlo, spingendolo così a compiere azioni avventate. Era consapevole di essere furioso e si sentiva sottile quanto una lastra di ghiaccio prossima a spezzarsi.
-Me ne occuperò io.  –
Rimasto solo, Heechul bevve un lungo sorso di vino e tamburellò le dita sul marmo. Ciò che aveva scoperto nel giro di poche ore gli sembrava impossibile e al contempo ironico. E ancora una volta doveva ringraziare l’occhio lungo di Yesung e la sua eccessiva diffidenza.
Non è mai eccessiva, s’appuntò mentalmente.
Era scocciante ammetterlo, ma aveva abbassato la guardia e questo era un dato di fatto. Solo la curiosità stemperava la sua collera. Gli sembrava di osservare una tavola da gioco confusa sulla quale alcune pedine occupavano una posizione cardine, ma allo stesso tempo sembravano tra loro scollegate e prive di senso. Aveva i punti essenziali, ma non sapeva come unirli. Bhe, l’avrebbe scoperto molto presto.
 Sogghignò. Avrebbe potuto ridere di gusto se solo avesse voluto.
Kibum è mio, questo pensiero attraversò la sua mente come un ago acuminato.
Strinse il calice con forza reprimendo l’impulso di lanciarlo contro la parete. Quale magnifica opera d’arte ne sarebbe scaturita: macchie scarlatte su raffinati stucchi bianchi e oro; indubbiamente un tocco di colore intenso e passionale su tanto innocente candore.
Kim Jonghyun si era rivelato un problema più grave del previsto e andava assolutamente eliminato. Ma allo stato attuale anche sopprimerlo poteva essere rischioso. 
Corrugò la fronte ed un frusciare intorno alle sue caviglie rivelò la presenza di Heebum. Il felino si flesse sulle zampette grigie e con un balzo raggiunse il ripiano, miagolò e mordicchio la mano del padrone in segno d’affetto. Heechul gli accarezzò la schiena flessuosa e Heebum arricciò la coda, soddisfatto.
Doveva valutare attentamente ogni cosa al fine d’elaborare una strategia vincente. Nel frattempo poteva solo prendere le precauzioni necessarie, per quanto spiacevoli.
Riempì il secondo calice ed aprì la fiala.
Dosi eccessive provocano gli stessi effetti collaterali, ripeté nella sua mente le parole di Kyuhyun.
Kim Heechul non aveva alcuna intenzione di correre più rischi del dovuto, dopotutto la situazione era già tesa come la corda armoniosa di un’arpa prossima a spezzarsi.
Due gocce verdi caddero silenziose sulla superficie rossa del vino per poi esserne inghiottite.
Piccolo selvaggio.
 
 
***
 
 
Kibum si rese conto di aver trattenuto il respiro lungo tutto il tragitto per raggiungere i suoi appartamenti solo quando vi rimise piede. Chiusa la porta alle sue spalle uscì dall’apnea e tornò a respirare. Per contro il suo istinto si mosse a tentoni alla ricerca della sua bolla, una membrana sottile e trasparente.
Mosse dei passi incerti sui tappeti e si mordicchiò le labbra. Ora, tra quelle mura di marmo e stucchi, quella bolla confortante gli apparve troppo fragile per resistere.
Non questa notte, pensò.
Il cielo che lampeggiava oltre le tende semitrasparenti lo mise a disagio e un tuono lo costrinse a portarsi una mano al petto. Sobbalzò. Rivedere Jonghyun gli aveva donato una felicità immensa e sarebbe rimasto ore a crogiolarsi tra le sue braccia, ma non poteva e nonostante tutto la presenza del più grande lo rendeva nervoso e preoccupato più di quanto già non fosse. Forse erano solo le sue paranoie ed il fatto di vivere costantemente recitando una parte, ma aveva una brutta sensazione. Il suo sesto senso lo metteva in guardia impedendogli d’assaporare appieno la gioia del momento. Era davvero troppo pericoloso. Allo stesso tempo una paura appiccicosa si era attaccata alla sua pelle non appena aveva udito quei rumori tra i cespugli. Nonostante le rassicurazioni di Jonghyun non riusciva a toglierseli dalla testa. D’altra parte riconosceva di avere i nervi sin troppo tesi.
Fu percorso da un brivido e si strinse nelle spalle. Non gli erano mai piaciuti i temporali e quella notte appariva davvero ai suoi occhi come un presagio funesto.
Non sono lucido, pensò.
Si sfregò le mani sulle braccia come a scaricare l’adrenalina che aveva in corpo ed iniziò a passeggiare, nervoso.
Le sue stanze erano stranamente silenziose e vuote.
-Chul? – chiamò.
Era starno non vederlo lì a gironzolargli intorno, quasi inquietante. Se da un lato poteva tirare un sospiro di sollievo, dall’altro riconosceva che preferiva di gran lunga avere Heechul sotto gli occhi piuttosto che saperlo a piede libero con Jonghyun nel palazzo.
-Chul? –
L’unica risposta che giunse alle sue orecchie fu un miagolio annoiato. Il principe trovò Heebum comodamente acciambellato su un cuscino del divano e si chinò per osservalo. Non aveva mai nutrito una grande simpatia per quella palla di pelo, poiché Heebum, proprio come in quel momento, soleva fissarlo con occhi gialli di gelosia e irritazione. Sembrava quasi che lo considerasse un rivale per ottenere le attenzioni del suo padrone.
Tranquillo, pensò Kibum, è tutto tuo.
Heebum miagolò e mosse la coda, soddisfatto, poi strinse gli occhi e fece una buffa espressione.
Mi sta sorridendo?, si domandò Kibum.
A volte aveva l’impressione che fosse in grado di leggergli nel pensiero.
-Che cosa fai qui tutto solo? –
-Mi faceva compagnia. -
Kibum raddrizzò di colpo e voltatosi si ritrovò faccia a faccia con Heechul.
-Oh sei tu. –
Da dove salta fuori?! Non l’ho nemmeno sentito muoversi.
Di certo i tappeti dovevano aver attutito i suoi passi, ma sino a quel punto? E poi perché non l’aveva visto da nessuna parte?
Kibum deglutì.
Heechul lo fissava, serio, a meno di un passo da lui ed il suo fiato caldo gli provocò dei brividi lungo la spina dorsale. Negli occhi del più grande lampeggiava una luce metallica quanto i fulmini nel cielo e l’immobilità della sua espressione lo faceva sembrare una statua di marmo. Infine, le labbra di Heechul s’inclinarono appena in uno strano sorriso.
-Aspettavi qualcun’altro? –
Kibum fece un passo indietro.
-Certo che no.-
Il principe sorrise nervoso e s’afferrò un polso dietro la schiena. Stava tremando e ciò non andava per niente bene. Non aveva motivo di tremare.
Nessun motivo, si disse. Lui non sa niente, Jong è al sicuro.
Doveva mantenere la calma o si sarebbe tradito da solo. Cercando di recuperare un atteggiamento disinvolto com’era solito fare, Kibum si sedette su un bracciolo del divano e fece dondolare una gamba.
-E’ tardi -, disse, - non mi aspettavo di trovarti ancora qui. –
-E’ durata molto la tua passeggiata. –
Kibum s’irrigidì e artigliò la fodera di velluto del bracciolo. Nonostante i suoi migliori propositi si era attardato nei giardini più del dovuto. Senza rendersene conto aveva preso la strada più lunga, perdendosi tra le siepi; non era stata sua intenzione, ma riconosceva che doveva essere stato il suo subconscio ad agire. La sola idea di passare la nottata con Heechul dopo aver rivisto Jonghyun gli provocava dei crampi allo stomaco. Aveva la certezza che la sua bolla non avrebbe mai retto, a quel punto la sua rigidità e reticenza avrebbe irritato Heechul.
Annuì.
-Mi dispiace, Chul, sembra proprio che oggi il mal di pancia non voglia lasciarmi stare. E’ da questo pomeriggio che mi tormenta -, si schernì.
Un sorriso sottile si delineò sul viso di Heechul, come un taglio. Kibum ebbe un fremito e non seppe come interpretarlo. C’era qualcosa di strano nell’aria, una sorta di nota stonata impossibile da smorzare.
Smettila Kibum!, si disse.
Non doveva lasciarsi trasportare da tetre fantasie.
-Forse devo smetterla di mangiare tutti quei dolci a colazione. –
-Mi sembra una scelta responsabile -, disse Heechul con accondiscendenza.
Il più grande si spostò verso il ripiano di marmo vicino alla finestra e prese due calici.
-Tieni –, disse porgendogliene uno.
Kibum lo fece oscillare in una mano e ne annusò il contenuto. Vino. Non era mai stata sua abitudine bere, considerate le sue fortunatamente poche esperienze negative, ma da quando era tornato si era spesso concesso dei piccoli sorsi. Aveva imparato che lo aiutava a scivolare con più facilità nel suo rifugio mentale.
E poi, pensò, non è male.
Mentre le sue labbra a cuore sfioravano il fine cristallo, Heechul l’osservò da sotto le ciglia arcuate. Bevve due sorsi riconoscendo un piacevole retrogusto ai lamponi e…
Kibum arricciò il naso. Aveva uno strano sapore amarognolo.
Posò il calice sul tavolino di fronte al divano facendo schioccare le labbra, poi guardò su Heechul. Il più grande lo stava studiando picchiettando l’indice affusolato sul suo calice intonso. Il lieve oscillare del vino rivelò sfumature di un profondo cremisi in artistico contrasto con la chiara trasparenza del cristallo.
Kibum fece dondolare di nuovo la gamba accavallata e sfoderò l’espressione più contrita e innocente che aveva nel repertorio.
-Chullll sei arrabbiato? –
Heechul sorrise appena. Una crepa su una lastra di ghiaccio.
-Ho qualche motivo per esserlo? –
-Ti ho fatto aspettare. –
-Meglio così, ho avuto tutto il tempo per preparati una sorpresa. -
Kibum inarcò un sopracciglio. Perché trovava così inquietante quell’affermazione?
-Una sorpresa? –
Kibum batté le mani fingendo entusiasmo e s’aggrappò al collo di Heechul.
-Che cos’è? –
-Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa -, rispose l’altro con voce sottile.
Il principe cercò di sorridere. La calma che aleggiava all’intorno era irreale, un’illusione. Nient’altro che il silenzio profondo prima dell’eruzione di un vulcano.
-Mi ha preso un cucciolo, vero? lo sai che li adoro! –
Heechul rise. Una risata fredda e metallica.
-Qualcosa di simile. Vieni, ho messo la tua sorpresa al sicuro. -
Kibum impose alla propria voce di non tremare. Qualcosa in quella conversazione stava assumendo una piega sempre più strana. O forse era solo la sua immaginazione?
-Dove? –
Heechul si portò un dito alle labbra.
-Vedrai. –
Kibum tremò, ma sorrise e schioccò un bacio sulla bocca di Heechul che rimase rigido. Le labbra notoriamente bollenti del più grande erano gelide. Il ghiaccio che s’incrosta sulla lava.
Terrore. Il principe non trovò parola migliore per definire il suo stato d’animo, tuttavia assecondò Heechul e lo seguì.
Jonghyun, singhiozzò dentro di sé tentando di mantenere il controllo su un senso di disperazione che si stava insinuando dentro di lui come una fredda lama. Gli era davvero accaduto qualcosa di terribile o era solo il suo instabile stato emotivo a dipingere oscuri scenari?
Il suo senso d'inquietudine aumentò quando si ritrovò a precorrere i corridoi immersi nell’ombra e nel silenzio. Solo il rumoreggiare dei banchi di nubi in fermento spezzavano la quiete della notte.
Jonghyun, Jonghyun, Jonghyun…ogni rimbombo portava nella sua testa il nome del più grande. Un suono tetro che lo fece rabbrividire a più riprese.
Le labbra a cuore di Kibum tremolarono come petali scossi dal vento. Heechul lo conduceva per mano rivolgendogli sorrisi come si fa con la vittima sacrificale prima del colpo di grazie. La sua stretta era ferrea, più possessiva del solito. Gli stava facendo male.
Kibum conosceva quella strada ed il suo cuore inizio a battere all'impazzata. Quando raggiunsero l'ingresso delle prigioni s'impose di non tremare. Non poteva dargli una tale soddisfazione. Tuttavia si bloccò di colpo.
Se muovo un solo passo le mie gambe si sfalderanno come cera.
Heechul si voltò e gli sorrise benevolo.
-Non vuoi vedere la tua sorpresa? -
Kibum annuì. Che altro poteva fare?
Il più grande gli accarezzò una guancia con il dorso di una mano e lo fissò con occhi d'acciaio affilati quanto la punta perfetta di un ago.
-Vieni.-
Lo condusse, quasi dolcemente, lungo una serie di gradini stretti e scivolosi. L’umidità scorreva in sottili rigagnoli lungo le pareti e cadeva sulla pietra grigia in uno snervante ticchettio. Penetrò nelle ossa di Kibum raggelandogli il sangue, insieme a ciò che vide oltre le sbarre di una cella.
Jonghyun!, urlò nella sua testa.
 
***
 
Le strade erano deserte, l’atmosfera triste e opprimente, una visione totalmente diversa da quella che li aveva accolti quel pomeriggio, quando Soul era apparsa luminosa, caotica, colorata e piena di soprese. Ora, nel cuore della notte, una pioggia insistente bagnava la città e alzando gli occhi al cielo, Taemin ebbe l’impressione che cadesse a secchiate. Scivolava lungo i tetti, correva sulle grondaie e scrosciava sulla strada lastricata per poi essere convogliata in canalette e sparire chissà dove.
I Ribelli erano giunti a Soul in piccoli gruppi per non dare nell’occhio e a loro si erano uniti, strada facendo, dei soldati di Leeteuk, mentre altri erano già in città in attesa del loro arrivo. Il grosso dell’esercito di Leeteuk, invece, era accampato tra le colline fuori dalla portata di occhi indiscreti e pronto ad intervenire in caso di necessità. Inutile dire che tutti speravano non fosse necessario. Lungo la strada per la capitale, Jinki si era fermato brevemente all’accampamento del cugino, tuttavia Taemin non aveva idea di ciò che i due si fossero detti, né di quello che sarebbe stato il ruolo di Leeteuk in prima persona. Forse nemmeno Jinki lo sapeva. Ad ogni modo era utopico credere che Leeteuk se ne sarebbe stato con le mani in mano.
Fermo sotto la pioggia incessante, Taemin osservò il cancello arrugginito davanti a lui; una ferita nascosta e mal cicatrizzata che s’apriva tra le mura del palazzo imperiale.
-E’ questo. – La voce notoriamente ferma di Siwon tradì un fremito.
Il suono che il cancello produsse non appena il cavaliere l’aprì fu inquietante.
Taemin fu percorso da un brivido. L’adrenalina si percepiva nell’aria quanto il temporale stesso. Sfrigolava come scariche d’energia invisibile. Si sporse in avanti e arricciò il naso.
Fogne, pensò con disgusto mettendosi una mano davanti al naso.
Se ancora conservava qualche speranza il suo naso le aveva appena infrante.
Dunque è da qui che entreremo nel palazzo, osservò attento.
Sino a pochi giorni prima gli era sembrato tutto così lontano e ora erano lì, a fare ciò che i Ribelli avevano sempre sognato. Eppure era tutto diverso. Qualcosa era cambiato.
E’ per via di Kibum, rifletté Taemin, invaso da un moto d’apprensione per la sua umma.
Guardò il cavaliere sondare il passaggio, stringere i pugni e rughe sottili allungarsi ai lati dei suoi occhi.
Non deve essere stato facile per lui abbandonare Kibum.
Aveva sviluppato un affetto spontaneo per il cavaliere, poiché la devozione di Siwon per la sua umma era palese e questo era un dettaglio che Taemin non poteva ignorare. Inoltre, il cavaliere aveva dimostrato di essere davvero un ottimo spadaccino. Taemin l’aveva visto disarmare, non senza una certa apprensione, Minho mentre si allenavano. All’inizio si era preoccupato, ma Minho aveva accolto le continue sconfitte con il sorriso sulle labbra.
-Non capita tutti i giorni d’incontrare spadaccini simili!-, aveva osservato con entusiasmo.
Taemin scosse il capo e tornò al presente. Doveva rimanere concentrato. Aveva l’impressione di camminare su un filo: il minimo passo falso poteva farlo precipitare nel vuoto e, si sa, il vuoto tende ad essere oscuro ed indefinito.
Sospirò. Il colpo di testa di Jonghyun non aveva di certo migliorato la situazione.
-Al suo posto avrei fatto la stessa cosa -, aveva commentato Minho.
Al ricordo di quelle parole Taemin arrossì sino alle punte delle orecchie.
Ad ogni modo sperava tanto che Jonghyun non facesse sciocchezze, quella scimmia a piede libero poteva rivelarsi un pericolo sia per Kibum che per sé stesso.
Soprattutto per sé stesso. E umma mi ucciderà!
Taemin si premette due dita sulla fronte.
Se mette le zampe sul casco di banane sbagliato siamo finiti!
L’incognita di ciò che li attendeva alla fine di quel tunnel era già abbastanza inquietante senza la necessità di fare pronostici sulle prodezze della scimmia cappuccina.
Taemin incrociò le braccia e corrugò la fronte senza distogliere gli occhi dell’oscurità densa e umida davanti a lui.
Un tempo i Ribelli avevano desiderato conquistare il palazzo per rovesciare l’imperatore e cambiare il mondo, ora volevano farlo per mettere il legittimo sovrano sul trono e cambiare Chosun. Una sottigliezza che Taemin non riusciva ad ignorare.
A pochi passi da lui, Jinki sembrava sicuro di sé e freddo, ma era tutta apparenza. Era un fascio di nervi rigido e pronto a scattare al minimo segno di pericolo. Taemin valutò che doveva avere elaborato una lunga lista di piani alternativi nel caso la situazione fosse precipitata.
Jinki fece scivolare lo sguardo sui Ribelli presenti. -Entreremo in piccoli gruppi come stabilito. Ogni chiudi fila si fermerà lungo un tratto del percorso e attenderà il gruppo successivo per condurlo lungo il passaggio. -
Taemin fu il primo ad annuire e al suo fianco Minho, ritto come un fuso, fece altrettanto. Anche Minho era rigido come metallo freddo, tuttavia Taemin aveva l’impressione che non fosse solo per l’imminente missione. S’impose di reprimere una risata tra le ombre del cappuccio del suo mantello. Sembrava che la semplice vicinanza di Lee Jinki riuscisse ad irrigidire Minho quanto una missione suicida.
- Il primo chiudi fila si fermerà qui all’ingresso ed attendere il prossimo gruppo in modo da ripetere le istruzioni. Io e Taemin ci occuperemo della parete che sbarra l’accesso al palazzo, eliminata quella procederemo con cautela un gruppo alla volta. Tutto chiaro? –
Un brusio d’assensi si fuse con il suono della pioggia.
-Bene. Siwon, apri la strada. –
Il cavaliere annuì con vigore e sparì nell’oscurità del passaggio.
Taemin si ritrovò a fissare le tenebre e la sua mano corse d’istinto a quella di Minho.
-Tienimi -, sussurrò.
Avrebbero trovato la luce a fine percorso? Non ne aveva idea.
Minho gli strinse la mano e Taemin avvertì un senso di sicurezza nascere in lui come una calda luce nel petto. Qualunque cosa ci fosse oltre quel nero insondabile non potevano tirarsi indietro.
S’immerse nel passaggio tenendo stretta la mano di Minho.
 
 
***
 
 
Il principe si gettò contro le sbarre della cella senza riflettere, non seppe nemmeno come si liberò della presa ferrea di Heechul; poteva essere esistita solo nella sua mente se non fosse stato per il dolore intorno al polso contornato da macchie rosse.
Inginocchiato a terra, premette la fronte sul ferro e strinse le sbarre sino a farsi sbiancare le nocche, incurante del dolore ai tendini. Una stretta nervosa e disperata.
Oltre quelle invalicabili sbarre di luccicante metallo, Jonghyun era riverso a terra simile ad uno scomposto fagotto di stracci.
Kibum udì il suo cuore scricchiolare e allungò una mano tremante per scostare delle ciocche umidicce dalla fronte dell’altro.
Non posso averlo perso.
Il viso di Jonghyun era imperlato di sudore e tumefatto sullo zigomo sinistro, delle occhiaie scure avevano scavato un solco profondo sotto le palpebre abbassate e le labbra carnose erano screpolate ed esangui. Il principe le sfiorò, trovandole molto diverse da quelle morbide e sensuali che si erano posate sulle sue. Erano come pesche rinsecchite. Tuttavia un soffio leggero e regolare fuoriusciva da esse. Doveva era stato imbottito di stramonio, ma era vivo.
Il principe tirò un sospiro di sollievo, mentre una lacrima solitaria gli scorreva lungo la guancia.
-Jongie -, sussurrò.
Una furia che non credeva di possedere s’impossessò di lui e tornò a stringere le sbarre contraendo i muscoli delle braccia. Si voltò di scattò verso Heechul il cui sguardo di fuoco era inchiodato su di lui.
Non m’importa!
Kibum scoprì di provare più rabbia che paura. Oppure era solo la consapevolezza di essere precipitato in un dirupo e di non avere più nulla da perdere. Non lo sapeva.
- Che cosa gli hai fatto?!-
La palpebra destra del più grande ebbe un fremito e le vene sul suo collo, che spuntava dal consueto merletto, pulsarono. Furono gli unici segni di vita.
- Heechul!? -, gridò Kibum fuori di sé.
-Mi prendo cura di te, Bummie, come ho sempre fatto –, rispose Heechul con tranquillità raggelante.
Kibum scosse la chioma corvina.
Jonghyun mugugnò ed il principe gli prese delicatamente il viso tra le mani, dimentico della presenza della tigre alle sue spalla.
-Jong -, sussurrò tenendogli il viso tra le mani.
Jonghyun aprì lentamente gli occhi ambrati.
-Key? –
-Jonghyun. –
Il più grande si mise a sedere a fatica, tenendo una mano sul capo dolorante e mugugnando. Gli faceva male ovunque ed il clima umido e freddo non aveva contribuito allo stato dei suoi muscoli e delle sue ossa. Jonghyun scosse il capo e sbattendo le palpebre cercò di mettere a fuoco ciò che aveva intorno sé e di fare mente locale. Dov’era, cos’era accaduto, perché la sua testa martellava come se fosse stata colpita ripetutamente ed il suo zigomo pulsava? Si portò una mano al viso scoprendo che era gonfio in quel punto. Sbatté le palpebre e la sua vista tornò gradualmente normale. Davanti a lui, nella penombra di quella che sembrava una cella e oltre delle sbarre di metallo, Kibum lo fissava con il fiato sospeso, le labbra a cuore e gli occhietti felini tremolati.
Jonghyun sorrise appena e sulle sue labbra s’aprirono dei piccoli tagli. Trattenne una smorfia.
-Kibum – disse con voce roca, scoprendo di avere la gola secca quanto le sue labbra. Tossicò.
Incurante delle sbarre che li separavano, Kibum gli afferrò le spalle e lo strinse a sé. Affondò il naso nei capelli di Jonghyun e gli accarezzò il capo.
Jonghyun si concesse un sospiro rilassato, poi la sua testa iniziò a riordinare i pezzi e tutto gli fu fin troppo chiaro quando notò un’altra presenza. Tra lui ed Heechul corse uno sguardo di fuoco e Jonghyun tenne stretto il principe in un gesto protettivo.
Non gli permetterò di fargli del male, pensò.
-Che tenerezza –, sogghignò Heechul senza staccare gli occhi da lui.
Il lord di Busan s’avvicinò con passi lenti e misurati che riecheggiarono all’intorno.
-Heechul…- fece Kibum, temendo il peggio.
Ma il più grande non lo stava ascolta, anzi la sua attenzione era totalmente rivolta a Jonghyun. Il suo fratellastro del quale, finalmente, poteva disporre come più desiderava.
Mai!, ringhiò Kibum tra sé. Avrebbe difeso Jonghyun con le unghie, con i denti e con la sua stessa vita se necessario.
Conosceva abbastanza bene Heechul da sapere che, ora, il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Era bruciate e determinato quanto quello di una tigre pronta a balzare sulla preda. Una tigre furiosa che si era vista sottrarre un pasto invitante da una scimmia dispettosa. Una ferita terribile per il suo orgoglio.
Doveva trovare un modo per fermarlo finché ne aveva l’occasione. Forse poteva usare la sua abilità e tentare una fuga disperata…era sicuramente un’idea, ma avevano speranze?
Il principe si mordicchiò le labbra e notò, a pochi metri da loro, la presenza di Kyuhyun. Nascosto nell’ombra, come sempre.
Soffiò nella sua direzione. Era stato lui, non aveva dubbi! Chi altri avrebbe potuto essere così serpente da fare la spia, magari gongolando dalla soddisfazione?! Ripensò alle interminabili e tristi giornate che aveva passato con lui, trascinato come un sacco di patate per la foresta verso Busan. Lo odiava! Già una volta aveva tentato, quasi riuscendoci, di strapparlo da Jong e ora questo! Non avrebbe mai dovuto scendere a compromessi con lui.
Avrei dovuto spifferare tutto a Heechul!, pensò.
Ma ora non aveva tempo per Kyuhyun, doveva capire come muoversi e in fretta.  
Posso fare affidamento solo sulla mia abilità, ma…
Se la sua posizione era stata totalmente compromessa ciò significava che Heechul aveva già preso le dovute precauzioni. Ma doveva fare un tentativo, per quanto disperato.
Cercò dentro di sé la propria energia, qualcosa di strano e potente che faceva parte di lui, ma che la stessa etichetta di corte gli aveva sempre imposto di sopprimere.
E’ un gioiello prezioso, una vanto per la casata e per Chosun, non un giocattolo. Imparare ad usarla e controllarla non è altro che un atto distintivo del tuo rango, nulla di più, ecco cosa gli dicevano.
Una pietra luminosa, un simbolo di potere semplicemente d’ammirare. Fremette, anche lui era questo agli occhi di Heechul.
A che scopo avere un’arma potente se non la posso usare?
Ma lui sapeva usarla molto bene e la sua permanenza dai Ribelli aveva aumentato la sua forza e la sua destrezza. Poteva sperare, ora, di essere in grado di scavalcare Heechul?
Tuttavia Kibum si ritrovò ad afferrare il vuoto e sgranò gli occhi, impallidendo.
Dov’era la sua energia?
-Non sforzarti, Bummie, non la puoi usare. Credevi che fossi stato così sciocco da non prendere le dovute precauzioni? –
La voce di Heechul lo scosse.
-Che cosa mi hai dato? –, domandò con orrore.
Non poteva essere il solito stramonio…non aveva avvertito alcun effetto collaterale. Giramenti di testa, vista annebbiata…nulla! Poi gli tornò alla mente il gusto amarognolo del vino. Poteva essere? Trattandosi di Heechul era tutto possibile.
-Che cosa hai messo nel vino? – disse alzandosi di scatto.
-Stramonio -, rispose Heechul in un pallido sorriso. -Un tipo molto particolare. Sai, se preso a dosi ridotte gli effetti di stordimento sono nulli, ma l’esito…quello hai potuto vederlo tu stesso. –
Afferrò il mento del principe tra indice e pollice.
-Oh Bummie, non era mia intenzione ricorrere ad un simile espediente con te, ma sei stato un micetto cattivo. –
Kibum si liberò con un gesto disgustato, barcollando all’indietro e andando a sbattere contro la parete umida.
Heechul represse un ringhio e sogghignò, poi rivolse la propria attenzione a Jonghyun.
I due si fissarono come un lupo ed una tigre pronti a saltare l’uno al collo dell’altro.
Jonghyun s’alzò a fatica facendo leva sulle sbarre. -Non lo toccare -, disse tra i denti.
Le labbra di Heechul s’assottigliarono in una lama e di suoi occhi si ridussero a fessure. S’avvicinò alla cella quasi fluttuando.
-Kim Jonghyun. –
Scandì quel nome come se desiderasse gustarlo lentamente, eppure l’esito finale fu la smorfia di chi ha ingoiato qualcosa di troppo amaro.
-Incontrarti di persona non era esattamente nei miei piani. –
Le labbra screpolate di Jonghyun si spezzarono in un sorriso sghembo. -Chiedo scusa per il disturbo. –
Desiderava sputare in faccia a quel tizio tutto il disprezzo che provava nei suoi confronti. I suoi occhi astiosi deviarono per un secondo verso un Key tremante e con il viso teso, i cui occhi liquidi sembravano pregarlo di non dire una parola in più. Jonghyun si morse la lingua e distolse lo sguardo.
Heechul rise.
-Per essere dietro a delle sbarre e ridotto così male hai del fegato. Dovrei andarne fiero, forse, per essere un mezzosangue dimostri di avere il sangue dei Kim di Busan. –
Jonghyun non disse nulla. Il senso di quelle parole gli sfuggiva. Si portò una mano allo zigomo tumefatto che continuava a pulsare, impedendo ai suoi pensieri di scorrere limpidi.
-Lo so perché sei qui, perché hai allungato le tue mani bastarde su di lui. – Heechul accennò a Kibum- Sei venuto a portarmi via ciò che è mio di diritto, non è così? Sapevo che un giorno l’avresti fatto, ma io ti estirperò, Kim Jonghyun, come si fa con le erbacce. Sei stato furbo a venire qui, davvero un piano ammirevole, ma vedi a quanto pare noi abbiamo molto in comune.–
Heechul sogghignò ed iniziò a passeggiare, le mani unite dietro la schiena.
-Speravo davvero di essermi sbarazzato di te molto tempo fa, ma sei davvero una spina nel fianco. –
-Che cosa vuoi da me?–
Gli occhi di Heechul avvamparono e fece un gesto iroso con un braccio, smuovendo l’aria all’intorno. -Non prenderti gioco di me! -
-Smettila Heechul, lui non sa niente -, intervenne Kibum, poi si rivolse a Jonghyun. –E’ stato lui -, disse, - lui ha messo quella taglia sulla tua testa. -
Jonghyun sbatté le palpebre. Perché? Sino a poco prima non lo conosceva, cosa voleva da lui?
Heehcul sgranò gli occhi e scoppiò a ridere.  -Lui non lo sa davvero. –
Kibum si staccò dalla parete. -Non lo sa.-
-Tu sì -, affermò Heechul con mal celata curiosità.
Kibum annuì.
-Da quando? –
Kibum non rispose.
Heechul sogghignò, si era aspettato quel silenzio.
-Aish, quanto sai essere testardo, Bummie. Fammi indovinare, lo sai da quando l’hai conosciuto, non è vero? L’abilità del fuoco…e magari ti ha detto di provenire da Busan, dico bene? –
Kibum si mordicchiò le labbra, ma s’impose di non stropicciarsi le mani, dopotutto Heechul lo conosceva da troppo tempo per non cogliere quei segni di disagio. Rivolse uno sguardo preoccupato a Jonghyun che, ancora confuso, stringeva le sbarre della cella indeciso sul da farsi.
Heechul accorciò la breve distanza tra loro e gli prese il viso, stringendogli le guance. Kibum soffiò.
 –Sei così astuto, Bum. –
Le iridi di Heechul lampeggiarono di orgoglio ed ammirazione e, per qualche secondo, indugiarono sulle labbra del principe, ma poi lo lasciò e tornò a rivolgersi a Jonghyun.
Jonghyun guardò Heechul in cagnesco e il più grande sorrise divertito, snudando appena i denti bianchi che luccicarono nella penombra.
-Busan -, sussurrò Jonghyun. Abbassò gli occhi e corrugò la fronte, mentre quelle parole che gli erano parse tanto sconclusionate iniziavano ad acquistare una forma, un blocco di marmo liberato dalla propria informità dal più abile degli scultori.
-Busan -, ripeté Heechul.
Le loro iridi ambrate si sfiorarono e in esse vi scoprirono il fuoco. Entrambi furono scossi da un brivido, riconoscendo nell’altro una parte di sé.
Jonghyun capì.
-Noi abbiamo qualcosa in comune, Jonghyunnie, il sangue e…il fuoco. –
Una fiammella danzò sul palmo della mano di Heechul, poi fu inghiottita dall’oscurità in uno sfrigolio. Rimase solo l’odore del fumo.
-Vuoi sapere che cosa voglio? Voglio la tua testa, fratellino. - 
-Hai mandato tu quei soldati cinque anni fa. Perché? –
-Sei davvero totalmente ignorate, deduco che tu sia venuto qui solo per Kibum.  –
Heechul fece scorrere lo sguardo sul principe e sogghignò passandosi la lingua sulle labbra carnose.
-Anche se “solo” è riduttivo. - Incrociò le braccia e si portò due dita alla fronte, totalmente dimentico della domanda dell’altro.
-Sono davvero curioso riguardo a voi due. Non è ironico, Kibummie? –
Kibum deglutì. Sì, lo era, e la loro posizione terribilmente precaria. Doveva scegliere con cura le proprie parole se desiderava salvare qualcosa.
Che cos’altro sa? Si chiese con un moto d’ansia.
Quanto la sua posizione era stata compromessa? Non riusciva a credere che tutto il suo lavoro fosse andato miseramente in fumo. Sbirciò Kyuhyun di sottecchi. Era stato lui! Quel rumore tra i cespugli…avrebbe dovuto ascoltare il suo sesto senso invece di cedere alle rassicurazioni di Jonghyun. Cercò di fare mente locale. Quando l’aveva udito e che cosa aveva potuto dedurre Kyuhyun dalla loro conversazione.
Tutto, pensò con orrore. Eppure, non sembra che Heechul sappia tutto, rifletté. Non ha fatto parola dei Ribelli, sembra unicamente interessato a Jong…
Mantenere la mente fredda e lucida non era semplice, ma doveva riuscirci e non dire nulla che potesse tradirlo.
-Quando ero prigioniero dei Ribelli lui era incaricato di occuparsi di me -, tagliò corto. Una bugia frettolosa, ma che poteva risultare convincente se giocata nel modo appropriato.
Forse c’era ancora qualcosa da salvare. Finché i Ribelli avevano la possibilità di fare irruzione nel palazzo lui e Jonghyun potevano contare su un’ancora di salvezza. Sbirciò di nuovo Kyuhyun che gli rivolse una strana occhiata. Sembrava si stesse mordendo la lingua tra i denti o suggerendo a lui di farlo.
Mi sta mettendo in guardia, pensò il principe.
Kibum sbatté appena le palpebre.
Non gli ha detto tutto, comprese. Che cosa sta architettando?
Era impossibile che Kyuhyun avesse taciuto sui Ribelli unicamente per buon cuore, giacché non ne possedeva uno.
Kibum represse un sorriso amaro e divertito non appena intuì.
Sta cercando di salvarsi la pelle come fa sempre. Tipico di lui. Desidera tenersi aperte due strade, se i Ribelli dovessero prevalere lui figurerebbe come un eroe per non aver fatto la spia, se dovessero fallire la sua posizione rimarrebbe invariata. Heechul non saprà mai del suo tradimento.
Doveva essere stato questo il ragionamento di Kyuhyun.
Maledetto doppiogiochista!
Eppure, per quanto frustrante, da un lato doveva ringraziare l’innato spirito d’inguaribile serpe approfittatrice di Kyuhyun.
–Come hai scoperto che era qui? –
Il principe desiderava sapere che cosa li aveva traditi e nel frattempo temporeggiare. Sapeva che Heechul era abbastanza pieno di sé dal non stare nella pelle all’idea di rivelare i giochi contorni che si nascondevano dietro ai suoi piani ben riusciti.
Che si crogioli pure.
A scacchi quel metodo funzionava sempre.
Le braccia conserte ed i passi metodici, Heechul tamburellò le dita sugli avambracci e fece qualche passo in avanti, poi si bloccò. Il primo attore che s’appropria del centro della scena. Guardò il fratello.
-Sei stato fonte di non pochi fastidi, Jonghyunnie. - Strinse le mani affusolate sulla giacca rossa e contrasse la mascella. –Dopo una fugace apparizione sei diventato introvabile, nemmeno i sicari di Ming sono stati in grado d’individuarti nonostante il tuo raggio d’azione fosse limitato. Ma eri un problema da risolvere. –
Tornò a rivolgersi a Kibum. -Così ho iniziato a domandarmi che cosa avrei fatto al suo posto e devo dire che nascondermi esattamente sotto il naso del nemico sarebbe stata la mia scelta. Stupida e impensabile. Naturalmente erano solo ipotesi, non potevo sapere se lui fosse davvero a conoscenza del nostro legame o della taglia sulla sua testa. Eppure qualcosa doveva pur sapere per sparire come era riapparso. –
Heechul sorrise. – Non so come tu abbia fatto, Kibum, ma ho l’impressione che vi siano le tue zampette dietro a tutto questo. –
Kibum strinse i pugni.
Il lord di Busan fece schioccare le labbra e riprese le fila del discorso.
-La cerimonia alle porte poteva rivelarsi un ottimo specchio per le allodole e sapevo che sarebbe stata necessaria ulteriore servitù, dunque quale miglior copertura per nascondersi ed agire? D’altra parte i servi non sono altro che ombre che si muovono sotto gli occhi dei nobili senza essere visti. Ma io avevo tutta l’intenzione di trovarlo.  Non potevo conoscere le sue intenzioni, ma se sapeva avrebbe sicuramente tentato qualche mossa per arrivare a me. –
Corrugò la fronte e si sfregò il mento con l’indice. –Devo ammettere di essermi sbagliato su questo punto. Era a te che puntava. –
Heechul si umettò le labbra e proseguì. – Ho fatto tenere d’occhio gli alloggi della servitù, i movimenti all’interno di quel formicaio, e soprattutto i nuovi arrivati. Meno del previsto, ma questo mi ha permesso di concentrare il mio interesse su pochi soggetti. Ero molto deluso, giacché sembrava tutto fin troppo tranquillo, finché non mi è giunta voce di strani avvenimenti: piatti freddi ritrovati miracolosamente caldi, fuochi che si ravvivavano da soli e panni bagnati asciugati in tempi derisori. Era la mia occasione. Ho ordinato a Minsik di fingersi indisposto in modo da cedere il suo servizio per il tè pomeridiano ad altri candidati. –
Kibum boccheggiò. Minsik era il suo servo personale, quello che Heechul si era portato da Busan. Heechul aveva ragione, i servi ai loro occhi non erano che ombre silenziose, e così lui non aveva dato peso alla sua assenza.
-L’hai usato come esca. Sapevi già tutto. –
-Un’esca perfetta, ne converrai. Se Kim Jonghyun desiderava giungere ai piani alti quella era un’occasione che non poteva sprecare. Quando l’ho visto arrivare ho capito subito che si trattava di lui, non poteva essere altrimenti. –
Heechul rise. –Forse è stato il richiamo del sangue. Desideravo prendermi del tempo per studiarlo prima d’agire, ma poi, Bummie, mentre mi propinavi le tue solite scuse capricciose, Yesung mi ha raggiunto per il tè e mi ha riferito di averti visto parlare con un servo. La cosa mi ha stupito e immagina la mia sorpresa quando mi sono reso conto che quel servo non era altri che Kim Jonghyun. Capirai, la situazione è diventata estremamente interessante. Sei rimasto agitato ed indisponente per tutto il giorno e quando questa sera sei sparito con l’ennesima scusa ho ordinato a Kyuhyun di seguirti. Il resto non c’è bisogno che perda tempo a raccontarlo. –
Kibum incrociò le braccia e s’irrigidì. – Sarai molto fiero di te. –
-Lo sono, ma devo ringraziare Yesung per la sua prontezza di riflessi. –
Yesung, pensò il principe, un’altra serpe con i fiocchi.
Heechul si voltò verso Jonghyun e picchiettò le dita sulle sbarre, producendo una melodia snervante. –Ora…cosa devo fare con te?-
Con un movimento repentino, Kibum scivolò davanti alla cella e fissò Heechul con astio. I suoi occhietti magnetici inchiodarono l’altro che, sorpreso, si morse l’interno della guancia. Le schiena premuta contro le sbarre di ferro, Kibum fu percorso da un brivido e cercò le mani di Jonghyun. Le loro dita s’intrecciarono ed il calore tiepido del più grande gl’infuse sicurezza. Non l’avrebbe perso. Doveva pensare velocemente e correre ai ripari. Kibum s’impose tutta la freddezza della quale era capace.
-Non lo sfiorerai con un dito –, soffiò tra i denti.
Gli occhi di Heechul erano fiamme latenti sotto neri carboni e lampeggiavano dal principe al fratello, incapace di decidersi su chi dei due soffermare la propria attenzione. Alla fine sospirò e li mantenne su Kibum. I suoi tratti s’ammorbidirono e le sue labbra carnose si modellarono in una piega dolce.
-Kyuhyun, riporta sua grazia nelle sue stanze. –
 
 
 
 
Jonghyun osservò impotente, gli occhi sgranati e le mani strette alle sbarre, Kibum essere portato via. Fu come osservare una piccola luce inghiottita dall’oscurità.
Non gli faranno del male, si disse, non rientra nei loro interessi.
Questa era l’unica cosa che lo confortava. Rimasto solo indurì i tratti per concentrarsi sul fratello che lo fissava meditabondo, mordicchiandosi un pollice. Erano entrambi degli animali in gabbia con solo delle sbarre di metallo a separarli, intenti a scrutarsi per capire quale dei due fosse il più pericoloso.
-Perché? - domandò Jonghyun, di nuovo in cerca di una risposta. –Non avevi idea di chi fossi e non sapevi di Kibum. –
Nel silenzio che galleggiava tra le pareti umide, Heechul passeggiò lentamente a braccia incrociate.
-Nostro padre è sempre stato un uomo duro -, disse piano.
Per un attimo parve rimuginare su qualcosa ed i suoi muscoli facciali fremettero in una smorfia grottesca. Sogghignò. -Duro è un eufemismo. –
Heechul si fermò e con lui cessò anche il suono lieve degli stivali sulla pietra.
-Sai cosa mi disse sul letto di morte? Trova tuo fratello e bada a lui. Qualcosa che da uno come lui non mi sarei mai aspettato, ma evidentemente la malattia doveva averlo rimbambito. –
Heechul rise, una risata nervosa, isterica, piena di risentimento e frustrazione.
-Per tutta la vita non ha fatto altro che tormentarmi, e credimi quando ti dico che ho provato quei tormenti sulla mia stessa pelle. Mi diceva che non ero senza ambizione, ma che mi mancava la crudeltà che deve accompagnarla. - Fece una pausa. -Ho imparato che se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi devi lottare, essere astuto, spregiudicato ed usare tutte le pedine a disposizione senza guardare in faccia niente e nessuno, perché nessuno guarderà mai in faccia te. Il mondo è crudele, Jonghyunnie, vi è chi è destinato ed elevarsi sino al gradino più alto e chi non può fare altro che scivolare nell’oblio. Dipende solo da noi, dalla nostra forza e da quanto siamo disposti a rischiare e io ho rischiato tutto per avere tutto. –.
Jonghyun deglutì, un brivido gli percorse la schiena ed arretrò di un passo. Gli sembrava di udire sé stesso nei momenti peggiori della sua vita; le innumerevoli volte in cui non aveva visto altro che gli orrori e la crudeltà del mondo, senza rendersi conto che poteva esserci altro. Erano stati anni terribili durante i quali la solitudine e la rabbia erano state le sue uniche compagne, le stesse che ora vedeva ergersi con chiarezza, simili ad ombre ridenti e spaventose, oltre le spalle di Heechul. Avevano condotto vite estremamente diverse, eppure erano più simili di quanto avessero mai immaginato.
Ma io sono stato più fortunato, pensò Jonghyun. Jinki mi ha dato la speranza e Kibum mi ha dato l’amore.
-E ora lui voleva ritrovare un figlio mezzosangue che con la sua stessa esistenza disonorava la nostra famiglia. Ma io ero certo che non ti saresti mai accontentato delle mie briciole e avresti messo a repentaglio tutto ciò per cui avevo lavorato: la mano del principe, l’aspirazione al trono. Tutto. Non potevo permetterlo. -
Heechul scosse il capo per scacciare un pensiero fastidioso che lo tormentava. -Lui amava te, più di quanto avesse mai amato me. -  
Jonghyun non seppe cosa rispondere, ad ogni modo dubitava fortemente nell’ultima affermazione. Quell’uomo non si era mai interessato a lui, probabilmente in punto di morte desiderava solo scrollarsi di dosso qualche senso di colpa. Jonghyun sapeva bene che, se anche l’avesse trovato per dargli “parte di ciò che gli spettava”, orgoglioso com’era lui gli avrebbe sputato in faccia il suo disprezzo.
-Io non voglio niente da te -, disse alla fine.
Con uno scattò improvviso, Heechul s’avventò sulle sbarre che tremarono e baluginarono come lampi.
-Tu vuoi Kibum e io non posso permetterti di portarmelo via. Lui è tutto ed è mio. –
Gli occhi ambrati di Heechul lampeggiarono eccitati e alla ricerca di qualcosa. -Io lo amo. -
Jonghun corrugò la fronte. Lo amava? Forse. Sicuramente nella sua testa credeva di amarlo davvero, ma agli occhi di Jonghyun quell’amore era sbagliato. Malato. L’attaccamento morboso di chi si aggrappa con tutte le proprie forze ad un miraggio. Jonghyun ne aveva avvertito lo spiacevole sentore anche quel pomeriggio e ora ne era certo. Voleva Kibum per il trono, il trono per avere Kibum, Kibum perché era Kibum e lo desiderava.
Per la prima volta Jonghyun comprese appieno il significato delle ombre che avevano sempre costretto Kibum a guadarsi intorno con ansia e diffidenza. Era lui.
Jinki muoviti!, gridò dentro di sé.
Forse lui non sarebbe sopravvissuto a quella notte, ma Kibum sì, in un modo o nell’altro, tuttavia si domandò se la morte non fosse preferibile.
Appassirà pian piano come un fiore senza la luce del sole e la rugiada del mattino.
-Il tuo non è amore -, disse.
-Non lo allontanerai da me -, fece Heechul tra i denti.
-Da quanto ho visto e sentito l’unica cosa che lo allontana da te sei tu.-
Heechul divenne paonazzo, poi raggelò come una patina di ghiaccio scivoloso. -Non puoi capire cosa ci unisce. – Abbassò il capo e sorrise tra sé, nostalgico. –Lui non mi lascerà mai, lo ha promesso -, sussurrò.
Ripresa padronanza di sé, Heechul gli rivolse un sorriso di acida freddezza e tamburellò le dita sulle sbarre. –Non ho ancora deciso cosa fare con te. Ucciderti era la mia prima scelta, in silenzio e senza troppe cerimonie. Ma temo che Kibum non me lo perdonerebbe mai. E’ una bambola di porcellana, fragile, delicata, perfetta…-
Jonghyun scosse il capo. Le sue parole non avevano senso. Lo sguardo perso di Heechul fissava un punto indefinito al di fuori della realtà, un sogno ideale che, ormai, viveva unicamente nella sua mente. Ne era prigioniero e quella prigione lo stava distruggendo dall’interno.
Jonghyun non riuscì ad abbandonare la rabbia, ma il disprezzo svanì e provò solo pena.
Avrei potuto essere al suo posto e lui al mio.
Gli occhi di Heechul fiammeggiarono. -Lui non è tuo. –
-Lui non è mio - ripeté Jonghyun, calmo, come se parlasse ad un bambino. –Ma io sono suo. –
Heechul inarcò un sopracciglio e sorrise con malizia. –Spero che ti godrai la nottata. – Accennò alla cella. –Io lo farò. -
 
 
***
 
 
Kibum si era ritrovato a passeggiare per il suo salotto privato come un animale in gabbia. Più volte aveva affondato le dita sottile tra i capelli e si era coperto il viso alla disperata ricerca di una calma che sapeva di non possedere. Alla fine si era appoggiato alla spalliera del divano a braccia incrociate in uno stato di apparente immobilità, tradito solo dal mordicchiarsi nervoso delle labbra. Doveva imporsi calma e freddezza per capire come agire e giocare le poche carte in suo favore.
Non gli farà del male, sa che metterebbe definitivamente a rischio il nostro rapporto ed è l’ultima cosa che desidera. Cercherà una soluzione alternativa.
Ora doveva essere quello il ragionamento di Heechul.
Starà calcolando tutto nei minimi dettagli.
Kibum sospirò e guardò l’ingombrate orologio che ticchettava sulla mensola del camino. Le lancette dorate scandivano le ore notturne ed il tempo che aveva a disposizione per elaborare una strategia di difesa.
Cercò d’ignorare i rintocchi incalzanti e chiuse gli occhi.
La breve conversazione che aveva sostenuto con Kyuhyun, prima di essere segregato nelle sue stanze, continuava a rimbalzargli nella testa.
-Non gli hai detto…tutto -, aveva osservato con le dovute cautele.
-Avevo un debito nei vostri confronti, ricordate? –
-Mi sembrava di aver capito che dovessi essere io a stabilirne i termini, sbaglio? –
-Dovreste ringraziarmi invece di lamentarvi per una simile sottigliezza. Vi sto facendo un favore. –
-Stai facendo un favore a te stesso. –
-Che cosa mi avreste ordinato di fare, fingere di non aver visto nulla o tentare una mossa disperata per salvare il vostro amante? Ho accettato di scendere a compromessi con voi per salvarmi la testa, non per metterla ulteriormente a rischio. –
Kibum aveva stretto i pugni. –Non è il mio amante, io lo amo. –
-Congratulazioni, vostra grazia, ma se volete un consiglio vi suggerisco di non ripeterlo con tale veemenza davanti a lord Heechul. –
Kibum corrugò la fronte e s’impose d’ignorare l’irritazione che quella serpe sogghignate riusciva a procurargli ogni volta. Fissò pensoso le piastrelle di marmo.
 Heechul non sa dei Ribelli e si è bevuto la mia piccola bugia, dunque il piano è salvo. Ora, tutto ciò che devo fare è temporeggiare e trovare un modo per ammansirlo. Se sposto in modo accurato le mie pedine possiamo uscire da questa storia illesi.
In quel momento la porta s’aprì e lui sobbalzò. Heechul entrò senza degnarlo di uno sguardo, si versò del vino e sedette su una poltrona con aria stanca e provata. La schiena rilassata, le gambe allungate con le caviglie incrociate e gli avambracci mollemente appoggiati ai braccioli, Heechul bevve un sorso di vino e si massaggiò una tempia.
Kibum rimase fermo ed osservò con attenzione il capo di battaglia che li separava. Doveva riuscire a muoversi nella giusta direzione.
Anche io sono una pedina, pensò, e da me dipende la vita di Jonghyun.
Heechul sorseggiò e si lascò sfuggire un sospiro avvilito.
-Mi hai molto deluso, Kibum. Profondamente. –
Il sangue di Kibum raggelò. Il principe si mosse sui tappeti mettendo cautamente un piede davanti all’altro con la stessa attenzione con la quale un gatto attraversa un lago ghiacciato. Dopotutto, la caduta in acque gelide può rivelarsi mortale.
-Avevi promesso che non mi avresti mai lasciato. –
Lo sguardo basso e scuro, Heechul fece oscillare il calice.
Kibum si fermò di fronte alla poltrona e si umettò le labbra, mentre una ruga sottile gl’increspava la pelle di porcellana. Era vero. Aveva fatto una promessa, molto tempo addietro[1].
Avevo otto anni e tu eri diverso. Entrambi lo eravamo.
-Quante volte ti ho detto di diffidare degli sconosciuti? Il mondo è pericoloso. –
E tu fai parte di quei pericoli, pensò Kibum.
-Mi dispiace, io…-
Heechul gli rivolse un’occhiata sottile.
-Mi hai molto deluso. Sei sempre stato ingenuo, Kibummie. Quando capirai che noi due siamo soli? Io ho te e tu hai me. Non devi fidarti degli altri. –
Kibum s’inginocchio di fianco alla poltrona e posò il mento sul braccio con aria addolorata.
-Perdonami. -
Era il momento di portare avanti la recita.  Sapeva che se avesse fatto la mossa giusta sarebbe riuscito a gestire Heechul. Doveva essere molto convincente perché questa volta le moine da gatto morto non sarebbero servite. Mostrarsi contrito e desideroso di perdono poteva essere la scelta giusta e con delle scuse ben imbastite, facendo leva sul suo precario stato emotivo durante il periodo di “prigionia”, forse poteva riemergere dal quel pantano.
Prese la mano libera di Heechul, la baciò e se la portò alla guancia.
-Quando ero in quel posto orribile-, disse con voce rotta, -ero terrorizzato, solo e non avevo la più pallida idea di ciò che avrebbero fatto di me. – Kibum si umettò le labbra. –Ma Jonghyun si è occupato di me e io…-
-Ti sei…affezionato a lui -, concluse Heechul, duro.
Kibum abbassò gli occhi e annuì, colpevole.
Heechul inarcò le labbra carnose in un sorrisetto spezzate, bevve un sorso di vino e fece scioccare la lingua. -Una mossa sciocca. -
-E’ stato un errore. -
-Lo è stato. -
Kibum posò la fronte sulla guancia del più grande e gli cinse il collo con le braccia.
-Chul -, miagolò, - perdonami. Per me ci sei solo tu, la mia è stata una terribile debolezza dettata dalla paura e stimolata dalla sua gentilezza. –
Kibum sbatté le ciglia e arricciò le labbra a cuore. –Era ciò di più simile a te che avevo intorno e…tu mi mancavi. –
Heechul si voltò verso di lui e gli accarezzò il viso. Era così? Poteva biasimarlo per quello? Anche lui non aveva forse cercato conforto altrove per sopperire la terribile distanza tra loro? Si portò il calice alle labbra e poi sospirò.
-Questa cosa…devi finire, Kibum. Tu sei mio. -
-E’ già finita da quanto sono tornato da te, questa sera…mi sono lasciato prendere dall’emozione -, Kibum si morse il labbro. –Non accadrà più, non dimenticherò più quale è il mio posto. -
-Bravo-, sorrise Heechul alzandogli il mento con l’indice. -Ciò significa che ora sai quale è? -
Kibum annuì.
-Dimmelo -, fece con voce fredda e metallica.
-E’ sul torno di Chosun, legato a te e tra le tue braccia. Ti chiedo solo di lasciarlo andare e non fargli del male. –
Heechul s’irrigidì, mentre Kibum s’aggrappava alla sua giacca rossa.
-E’ stato gentile con me. –
Il principe si puntellò sulle ginocchia e posò le labbra su quelle dell’altro. Fu un bacio lento e umido che, Kibum lo sapeva bene, poteva far presa su Heechul più di qualunque parola. Forse il più grande nutriva della diffidenza nei suoi confronti, ma aveva ben chiaro nella testa ciò che desiderava e lui, Kibum, aveva fatto di tutto per assuefarlo con il suo profumo dolce ed i suoi baci apparentemente innocenti. Quel bacio era l’ultima mossa disperata e se avesse fallito non vi sarebbe stato nulla da fare per Jonghyun.
Devo illuderlo che abbia il completo controllo della situazione.
S’aggrappò alle spalle di Heechul ed approfondì il bacio, guidato dalla mano del più grande che affondava nella sua chioma corvina.
-Quanto successo non uscirà da queste stanze -, disse Heechul in un sussurro eccitato.
Kibum annuì, sorrise timido e gli accarezzò le labbra con un bacio leggero quanto un petalo. -Pochi giorni e coroneremo i nostri sogni e dimenticheremo questa brutta storia. Ti chiedo solo di non fargli del male. -
Heechul gli accarezzò il viso ed il suo fiato caldo colpì Kibum con la sua dolcezza stucchevole, quando la porta si spalancò di colpo costringendo entrambi ad alzarsi di scatto.
Sulla soglia apparve un Kyuhyun trafelato che, gli occhi ingigantiti da panico, s’appoggiò trafelato allo stipite della porta. Per la frazione di un secondo, Kibum provò un’acuta soddisfazione.
-Mio lord, stanno invadendo il palazzo! -
-Cosa?! –
Heechul divenne paonazzo ed il cuore di Kibum fece un balzo.
Jinki, pensò, i Ribelli!
-Una banda armata, mio signore… –
Le irrilevanti spiegazioni di Kyuhyun furono sovrastate dal ringhio furioso che proruppe dalle labbra di Heechul. Il lord di Busan gettò il calice contro la parete ed il cristallo s’infranse in frammenti luccicanti, mentre il vino, rosso, macchiava la parete bianca e il tappeto.
-Ribelli -, sibilò Heechul con disprezzo. Si voltò verso il principe e lo trasse a sé. -Hai visto Kibum, la sua non era gentilezza. Ti ha usato per spiarci e passare informazioni a quella plebaglia. E ora vogliono portaci via tutto. –
-Chul…-
Kibum fu invaso dall’angoscia. Il più grande era sempre freddo e calcolatore, ma in quel momento sembrava una tigre irrequieta e furente, e lui non aveva idea di ciò che avrebbe potuto fare in quelle condizioni. Pensò a Jonghyun ancora chiuso nelle prigioni e pregò che Jinki e gli altri lo trovassero il prima possibile.
-Kyuhyun, raduna i soldati. –
All’ordine del suo lord, il cavaliere s’inchinò frettolosamente e sparì.
Heechul si tornò a guardare il principe e gli sorrise. -Non temere, mi occuperò di loro. –
Kibum non seppe cosa rispondere e sbatté le palpebre, confuso, quando vide l’altro avviarsi fuori dalla stanza e prendere la chiave dorata della porta.
-Fermo, cosa fai? –, disse aggrappandosi al suo braccio.
-Ti tengo al sicuro, come sempre. –
Spinto all’interno della stanza, KIbum barcollò e guardò con orrore la porta chiudersi davanti a lui. La serratura emise un ruggito.
No!
Non poteva rimanere chiuso lì dentro, anche lui doveva fare la sua parte. Era fondamentale.
La mia abilità è ancora fuori uso, se rimango chiuso qui dentro non so quando riuscirò ad uscire.
-Heechul! -, gridò. -Non puoi chiudermi qui dentro! –
Kibum si passò le mani sul viso sconvolto e picchiò i pugni sul legno. - Fammi uscire! Heechulll!!! -
 
 
 
 
Salve! Spero solo vi siete presi la giusta dose d’infarti u.u muahaha non temete perché anche il prossimo capitolo ve ne regalerà parecchi.
 
 
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Siamo davvero agli sgoccioli…come sempre se vorrete dedicarmi due minuti per lasciare un commentino ne sarò molto felice ^^
 
 
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Vi lascio una piccola nota riguardo alla raccolta Orbit. River flows in you.
1 Se non l’avete fatto vi consiglio di leggerla, rende alcune cose solo accennate in questi ultimi capitoli più chiare, quanto meno del mio punto di vista.
2 per vari motivi ho deciso di dedicarla solo a diva&diva, quindi ci saranno ancora uno o due episodi, dopo di che la considererò conclusa.
3 probabilmente cambierà titolo dalla prossima pubblicazione, che avverrà solo una volta terminata Orbit, e la troverete come Orbit. Kiss the rain (sì, mi piace yiruma)
 
A presto!
 
 
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[1] Se questo passaggio non vi è chiaro vi consiglio di leggere l’ultimo episodio che ho pubblicato nella raccolta. 
   
 
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