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Autore: 50shadesofLOTS_Always    04/09/2017    2 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Personal Witness

Una e-tron di un acceso rosso corallo, targata Stark 16, posteggiò appena davanti all’ingresso dell’enorme e scintillante complesso, poco lontano dalla città di Los Angeles su un’altura da cui era possibile vedere le iconiche colline hollywoodiane. Era stato ultimato da almeno un mese, ma c’erano ancora alcuni lavoretti da fare. Gli alloggi erano stati già occupati, anche se Wanda e Visione sarebbero presto tornati a New York. Anche Clint sarebbe tornato da Lauren e i suoi figli, lasciando più spazio a Natasha e Wilson che avrebbero invece continuato le ricerche del fuggitivo. Fury sarebbe andato in vacanza chissà dove e Tony, che in quel momento smontò dalla vettura, non vedeva l’ora. Se proprio doveva ritrovare Steve, non voleva che il Direttore gli alitasse sul collo. Doveva ancora sferrare un pugno… Quel mattino gli avevano lasciato un messaggio, chiedendo di raggiungere la nuova base. Seppur scocciato, si era alzato presto così da poter sbrigare alcune cose in azienda e tornare in fretta a casa, possibilmente prima di pranzo. Voleva godersi l’ultimo giorno da uomo libero. Chiuse la giacca, dopo essersi sfilato gli occhiali da sole, sorto solo da un paio d’ore, e averli appesi alla tasca sul petto con la sua solita non-chalance, che lo portò direttamente all’ingresso. Maria Hill lo stava aspettando con delle cartelle strette al petto e i capelli bruni raccolti in uno chignon, poi prese a salire le scale al suo fianco.
« Avevo detto di contattarmi solo per la fine del mondo » mormorò, seguendola fino al piano superiore. I loro passi riecheggiarono sulle pareti del corridoio, dove alcune porte erano sorvegliate da dei gorilla.
« Credevo che volesse essere informato, Capo » rispose la donna, sistemandosi accanto a Fury, dopo che le porte si aprirono con un soffio sull’Aula A. Attraverso un vetro, si potevano contare tecnici e agenti seduti davanti a computer di ultima generazione per monitorare algoritmi, tenere sotto controllo i cattivoni e evitare catastrofi globali. Tony si tolse gli occhiali da sole, fissando il gracile Dottor Banner seduto insieme a Barton, Romanoff, Visione e Wanda attorno al tavolo circolare. Il viso gioviale era più abbronzato di quanto ricordasse e sembrava anche più magro.
« Non ho ricevuto cartoline dalle Fiji » esordì con un sorrisetto sghembo.
« E’ un piacere rivederti, Tony » rispose Bruce, allungando una mano e stringendo calorosamente quella del miliardario.
« Lo è anche per me – disse lui per poi concedersi anche ad un breve abbraccio - Credevo che avessi abbandonato l’uniforme »
« Qualcuno ha deciso che mi mancavano le sedute spiritiche » scherzò prima che l’umore di Tony calasse come al proprio risveglio. Sollevò le braccia come se li dovesse invitare ad una festa.
« Allora? Chi viene a testimoniare? – si volse verso la russa - Anastasia? »
Bruce, vedendo tanto astio e l’atteggiamento fin troppo calmo dei presenti, si guardò intorno. Fece guizzare gli occhi su tutti fino ad incontrare quelli nocciola di Tony, ancora accanto a lui, che arcuò le sopracciglia.
« Non hai ricevuto l’invito alla mia esecuzione? – puntò lo sguardo su Fury - Di solito sei così preciso » disse in un sarcastico rimprovero, che però suonò più come un’imputazione.
« Stark » mormorò Visione in tono conciliante.
« Oh no, avete ragione. Perché prendersi ognuno le proprie responsabilità, quando c’è già un diversivo? » sibilò, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Ti ci sei infilato tu in questa situazione – Tony pensò di aver sbagliato mezzo, doveva arrivare con l’armatura - Lo stiamo cercando per questo » aggiunse Occhio di Falco, seguendo l’onda dell’androide mentre lui cominciava a passeggiare. Ovviamente c’erano solo due opzioni su come stavano realmente le cose, quindi Barton fingeva di non saperlo. Così come Natasha e Visione. Decise di tenersi tutto per sé, tanto a cosa sarebbe servito? In fondo nessuno lo ha mai voluto in quel gruppo, non era neanche idoneo al reclutamento.
« Quindi se lo aveste trovato in tempo, lo avreste consegnato alla giustizia? – nessuno rispose, non che volesse cedere loro un tale onore - Ah, no giusto. Lui è Capitan America »
« Siamo già passati per questo punto »
« E guarda che progressi – si sporse sul tavolo, fissando Wanda negli occhi - Di un po’, Cappuccetto Rosso come sei arrivata qui? ».
La strega non aveva espresso la propria opinione su quell’argomento, neanche le volte precedenti perché comprendeva la sua rabbia. Non se la sentiva di esprimere un giudizio, nonostante tutto era colui che aveva impedito che fosse sbattuta il qualche cella, magari orbitante intorno al pianeta.
« Io non sarò un uomo virtuoso, ma non ho mai voltato le spalle agli amici. Ho sempre fatto il possibile per aiutare. Ho commesso degli errori nel farlo e ora che cerco di rimediare, vengo ripagato con un pugnale dritto nella schiena »
« Se ci esponiamo, finiremo lo stesso in cella » continuò Barton, ma con voce meno sprezzante. Ironia a parte, condivideva il suo stato d’animo. Erano entrambi padri e mariti.
« Però riuscireste a vivere con la coscienza sporca – ringhiò Tony, drizzandosi col busto e fissandoli come se fossero la peggior feccia nel degrado - ‘Sai, Maria, tuo padre era veramente un genio ma riponeva fiducia in persone senza palle’. Questo è quello che dirà mia moglie a mia figlia. Sempre se riuscirò ad ottenere delle visite… ».
Dovette fermarsi perché l’immagine di Pepper seduta dietro ad un vetro con Maria sempre più cresciuta ad ogni visita e parlargli da una cornetta per soli cinque minuti al mese, gli diede il voltastomaco.
L’Agente abbassò gli occhi sulle proprie mani, improvvisamente si sentì colpevole. Più di quanto non fosse in realtà. Wanda e Visione si lanciarono un’occhiata di sottecchi.
« Te l’hanno detto perché sei stato portato qui? » chiese, tornando guardare Bruce che preso ancora alla sprovvista dalle sue parole, balbettò.
« Ehm… ».
‘Bene. Almeno non sono l’unico…’, pensò aspro.
« Non disturbatevi a ringraziarmi per questo nuovo complesso… – fissò l’Agente Hill - Ci vediamo in azienda » dichiarò glaciale.
Senza neanche salutare, uscì dalla stanza a passo svelto. Se fosse rimasto, nessuno sarebbe sopravvissuto. Mentre scendeva le scale quasi correndo, udì dei passi altrettanto veloci farsi sempre più vicini. Bruce si mise davanti a lui per fermarlo, stringendogli una spalla.
« Tony! Tony, aspetta… - riprese fiato - Se avessi saputo… »
« Non intendevo offenderti » rispose Tony, bloccando le scuse indebite che sarebbero traboccate.
Accennò un sorriso per fargli capire che non era assolutamente in collera con lui e gli occhi di Bruce caddero sulla mano sinistra con cui gli stava stringendo amichevolmente il polso.
« Prima hai detto… »
« Dieci giorni fa »
« A Natale » mormorò e Tony annuì. I tratti del suo volto si rilassarono, lo sguardo si perse in quei momenti.
« Neanche tre chili e un paio di diamanti al posto degli occhi, come quelli di Pepper – Bruce sgranò leggermente lo sguardo - Nemmeno io ci speravo dopo Ultron… Mi ha perdonato di nuovo e mi ha detto ‘sì’, otto ore prima di regalarmi nostra figlia »
« Avrei voluto esserci » rispose il Dottore con un cipiglio contrito.
Erano stati amici fin dal primo minuto, forse per la loro genialità. Forse per i loro orribili privilegi.

**

Tony sbattè più volte le palpebre mentre cercava di dare un senso a ciò che aveva scorto del proprio subconscio. Era decisamente il sogno più ridicolo che avesse mai fatto nell’arco della sua intera vita. Tuttavia era stato terrificante tanto quanto quelli che aveva avuto dopo New York. L’unica differenza però era che, stavolta, non erano stati degli abnormi mostri intergalattici a fargli venire i sudori freddi. Non sapeva se considerare ciò, in peggio o in meglio.
Immerse la faccia tra le palme prima che un vagito lo ridestasse completamente dal torpore e dai rimasugli del panico. Si volse verso la sveglia e vide che erano le quattro del mattino. Scostò le lenzuola e senza svegliare la moglie, si accostò alla culla da cui Maria aveva cominciato a protestare. Allungò una mano verso di lei e le carezzò la pancia.
« Ehy, che succede? » sussurrò, ma per tutta risposta quella cominciò a piangere.
Si protese e la sollevò per poi tenerla fra le braccia come la prima volta, così da poterla guardare direttamente in faccia. Non poteva avere fame né aver bisogno di un cambio visto che Pepper l’aveva allattata e pulita appena un’ora prima.
« Tu e tua madre avete la brutta abitudine di sgridarmi se non capisco le cose al volo. Dammi un indizio – aggrottò la fronte, vedendo quegli occhioni azzurri pieni di lacrime - Okay, vediamo se… » mormorò, spostandola abilmente fino ad appoggiarla contro il petto. Maria posò la testa sulla sua spalla e smise di lamentarsi, cullata dal padre che la fissò con la coda dell’occhio quando emise una serie di mugolii come se qualcosa ancora la infastidisse.
« Va meglio adesso? – con una mano a sostenerle la nuca, la piccola si ritrasse e volse abbastanza da poter incrociare il suo sguardo - Uhm? » chiese, arcuando un sopracciglio. Avvicinò il volto a quello di Maria, che con le piccole dita gli esplorò il volto, ridendo a singhiozzi quando incontrò il pizzetto ispido.
Tony gonfiò le guance, facendo di nuovo ridere Maria e qualunque fosse la causa di quell’insonnia sembrava essere ormai scomparsa con le risate della bambina. Gli piaceva da morire suscitare quell’incantevole suono e vedere i suoi occhioni brillare come pezzi di volta celeste. Camminò su e giù per la stanza, aspettando che il suo incedere vago e distratto le conciliasse il sonno. Maria si mosse fra le sue braccia alla ricerca di calore, sprofondò col visetto contro il suo collo e abbassò le palpebre. Lui continuò a camminare per diversi minuti, anche dopo che la piccola si addormentò. Tenerla in braccio aveva il potere di ripulire i meandri più polverosi della sua psiche. Poteva avvertire il suo piccolo cuoricino battere a tempo col proprio. La studiò, accoccolata contro il proprio petto, meravigliandosi della simbiosi che avevano raggiunto. Non si sarebbe mai aspettato di legarsi alla bambina in modo così diretto e viscerale. Le posò un lieve bacio sulla testolina quando udì un verso strano. Si accigliò e comprese che Maria stava russando e, in modo così buffo, infantilmente dolce, che gli venne da sorridere.
« Ha preso da te » sussurrò sua moglie a pochi metri, distesa su un fianco e con la testa sul cuscino.
Tony potè distinguere nitidamente i suoi occhi cerulei nel buio, puntati su di sé come un faro che lo conduceva a casa, ogni volta che si perdeva in quel mare, sempre un po’ tempestoso, che erano i suoi pensieri. Adagiò la neonata nella culla, le sistemò la copertina e tornò a letto.
« Non volevo svegliarti »
« Ero già sveglia » rispose e Tony non seppe come interpretare il suo tono di voce.
Pepper però lo battè sul tempo, confermando una delle sue teorie più accattivanti: era impossibile farla fessa.
« Stai bene? » chiese, pur avendo riconosciuto il sapore di quell’inquietudine notturna che lo portava  muoversi e tirare le lenzuola tutte dal suo lato.
Qualcosa era tornato a turbarlo, era evidente. Sapeva che era continuamente assalito da demoni, passati e presenti, ma era lo stesso uomo che amava. Paradossalmente era uno dei motivi per cui gli aveva detto ‘sì’. Lui inspirò, poggiando la nuca contro la testata del letto.
« E’ da ieri che non ti lasci trasportare dal tuo venefico bisogno di celebrarti » aggiunse con un sorrisino e Tony si girò a guardarla per ricambiare. Allungò una mano, scostandole la frangia dagli occhi in un gesto che aveva ripetuto un sacco di volte, ma che non si stancava mai di ripetere.
« Verrò con te » dichiarò lei solennemente, afferrandogli il polso.
« No »
« Tony… - si tirò su, puntellandosi con un gomito sul guanciale - Non ti darò l’opportunità di liberarti di noi »
« Ci sarà la stampa » le ricordò, aggrottando la fronte.
Non gli piaceva minimamente quell’idea, ma era consapevole anche che quando Pepper si metteva in testa qualcosa alla fine riusciva a farla.
« Metterò un bel vestito »
« Saremo in diretta »
« Mi ricorderò di sorridere » posò una mano sul suo petto.
Tony afferrò quella mano, simile a quella di una bambina fra le proprie, e tirò Pepper verso di sé.
« Ho sbagliato avvocato » bisbigliò, strofinando la punta del naso contro la sua.

*

Pepper gli fece passare la cravatta rossa dietro la nuca, sistemò il colletto della camicia, per poi annodare la stoffa in un rigorosissimo nodo Windsor. Tony accennò un sorrisetto nel vedere la sua fronte corrugata per la concentrazione mentre lisciava la cravatta e, si girava per prendere il correttore e farlo bello prima di entrare in aula. Non fece nulla per impedirglielo, anche perché era già riuscita ad accompagnarlo al processo. Pur sapendo che Maria, sazia e pulita, avrebbe sonnecchiato a casa in compagnia dei suoceri, avrebbe preferito non coinvolgere la sua metà.
« Posso ancora convincerti a tornare a casa con Happy? »
« Ci puoi provare » rispose lei, scrutandolo attentamente alla ricerca di qualche invisibile dettaglio prima di riporre tutto nella borsa. Si passò le mani sui fianchi per aggiustare il sobrio abito antracite che le fasciava le forme, abbinato ad un paio di decolleté non troppo alte dello stesso colore. Il coprispalle con le maniche a tre quarti riprendeva il colore della sua cravatta e Tony sospettò che non fosse un caso.
« Non ti piace? » gli chiese titubante, quando vide lo sguardo del marito vagare su di sé.
« Al contrario – mormorò, stringendo le mani sulla sua vita - Sembra che tu abbia deciso di farti arrestare per corruzione della giuria ».
Pepper sorrise, allacciandogli le braccia dietro il collo. Abbassò il capo, ma Tony le pose due dita sotto il mento per sporgersi e rubarle un bacio. Non riuscì a sostenere l’intensità dei suoi occhi e sospirando, posò la fronte contro la sua. Non avrebbe mai ammesso la propria paura di finire all’ergastolo, ma non potè neanche fare a meno di lasciarsi andare a simili effusioni.
Si lasciò assuefare dal profumo della propria donna, cullare dalle sue carezze fresche fra i capelli.
Un uomo bussò per poi socchiudere la porta, senza entrare.
« Trenta secondi » annunciò con freddezza per poi lasciarli nuovamente soli.
Pepper si staccò appena per osservarlo, si vedeva lontano un miglio che era ansioso nonostante si fosse preparato per un’eventuale interrogatorio insieme all’avvocato. Per la prima volta forse, si stava rendendo conto quanto fosse importante il gobbo.
« Sono bello? » le chiese lui, ammiccando.
« Come un letto sfatto » rispose pur credendo che quello fosse un segno di cedimento.
Tony le regalò un sorriso, in parte contento che avesse insistito per essere lì. Aveva bisogno della loro quotidianità di coppia. Quando le porte si aprirono dall’esterno, attraversarono il corridoio e come l’altra volta, indossò la sua tipica espressione da geniale plurimiliardario, sicuro di sé. Accompagnò l’ovazione da stadio, che si levò dal gremito pubblico, con un sorriso smagliante mentre una serie di flash li accecò. Ciò che aveva sicuramente attratto l’attenzione, era il fatto che lui e Pepper si stessero tenendo discretamente per mano. Raggiunsero le prime file dove sedevano giornalisti e varie personalità altolocate, tra cui nemici e alleati delle Industries.
Pepper aumentò la stretta, ottenendo così gli occhi di Tony fissi nei propri. Rimasero per un millisecondo così, poi lui le fece l’occhiolino e la lasciò accomodarsi. Superò il cancelletto per sedersi accanto a Jeff, al banco della difesa, con un’espressione di risoluta sicurezza che gli permise di rivolgere uno sguardo velenoso al segretario di Stato Ross, seduto poco lontano insieme al proprio legale. Un certo Garcia, arci nemico di Jeff dai tempi della facoltà. In pratica uno scontro tra leoni alpha. Davanti a loro invece, sulla predella, prese posto il giudice Emma Miller, scelta in sostituzione del Senatore Stern, viste le parole grosse che erano volate all’ultima udienza con lo stesso imputato. La donna dai capelli ingrigiti e dal volto indurito, afferrò il martelletto e battè un paio di colpi.
« Ordine, ordine! – una volta ottenuto il silenzio, aprì direttamente un voluminoso fascicolo e cominciando a leggere con voce monotona - Procediamo con l’elenco dei capi di accusa: il qui presente imputato Anthony Edward Stark è accusato di insubordinazione a un mandato di cattura e arresto per due criminali di guerra, nonché ostacolo alla giustizia; favoreggiamento e potenziale coinvolgimento nella fuga dei suddetti, ovvero il Capitano Steve Rogers e il Soldato d’Inverno James Buchanan Barnes ».
Tony ebbe il buonsenso di non proporre il suo repertorio ironico, forse intimato dalla presenza di Pepper alle sue spalle e dalla sfida che Jeff compì, alzandosi in piedi.
« Vostro Onore, la giuria potrebbe non essere adeguatamente informata circa la Guerra Civile. Gradirei far luce su questo antefatto, attraverso le prove raccolte »
« Faccia pure, Avvocato Thompson »
« A tal proposito, vorrei chiamare al banco dei testimoni il Colonnello James Rhodes » esordì ad alta voce.
Rhodey, in abiti civili, entrò in aula di gran carriera. Si fermò da Pepper, quanto bastava per stringerle affettuosamente una spalla. Superò il cancelletto e rivolse a Tony un saluto, che sembrava più una rassicurazione.
« Giura di dire la verità, nient’altro che la verità? » mormorò una delle guardie giurate.
« Lo giuro » rispose Rhodey, con una mano sul cuore prima di accomodarsi dietro la predella.
Jeff si alzò in piedi, abbottonandosi fluidamente la giacca con una mano mentre con l’altra afferrava la cartellina, e una copia di essa da far passare tra i componenti della giuria, contenenti rapporti e referti del caso.
« Colonnello, lei ha firmato insieme al Signor Stark, i Patti di Sokovia proposti dal qui presente segretario di stato Ross » iniziò mentre sia il giudice che la corte presero a sfogliare i documenti.
« Esatto »
« Immagino ne avrete discusso col resto degli Avengers. Può dirci cosa è successo al momento del confronto? »
« Tony ha esposto il fatto, introducendo valide argomentazioni. Come ad esempio, la protezione della squadra stessa »
« Obiezione: non siamo qui per esaltare la filantropia dell’imputato, Vostro Onore » intervenne Garcia, costringendo Tony a mordersi la lingua.
« Mi permetto di evidenziare che il Colonnello si sta limitando a riassumere »
« Respinta »
« E il Capitano? » continuò Jeff, dopo aver rivolto al nemico uno sguardo sprezzante.
« Non era d’accordo. Sosteneva che la firma sarebbe equivalsa a indossare un paio di manette »
« Secondo il suo rapporto, è stato lei stesso ad arrestare il Capitano e il Soldato prima che scappassero verso l’aeroporto, dove uno scontro l’ha fisicamente coinvolto. Può descrivere la situazione? »
« Appena arrivati, Tony ha cercato di far cambiare idea al Capitano. Gli ha detto che se non si fossero costituiti, qualcuno li avrebbe costretti al posto nostro – per un ristretto frangente, Tony e Rhodey si fissarono - Steve ha difeso Barnes, dicendo che non era responsabile degli attentati »
« Era vero? »
« Sì. Il colpevole in realtà era Helmut Zemo, ma lo abbiamo scoperto solo più tardi »
« Grazie. Non ho altre domande » terminò Jeff, tornando a sedersi accanto a Tony.
Gli occhi azzurri di Pepper slittarono su Garcia che sollevò l’indice, chiedendo il permesso per il controinterrogatorio.
« Solo una domanda, Vostro Onore – puntò gli occhi sul testimone, restando al proprio posto - Colonnello, non ho potuto fare a meno di notare le sue protesi che immagino siano state prodotte dal Signor Stark. Può dirci come è successo? »
« Un incidente. Sono stato colpito per errore mentre io e Tony cercavamo di fermare il jet su cui erano saliti Rogers e Barnes. E ho perso il controllo dell’armatura ».
Annuì, gettando un’occhiata viscida verso Jeff e Pepper intuì dove volesse andare a parare.
« Armatura prodotta sempre dal Signor Stark, che aveva promesso di proteggere… »
« Obiezione, Vostro Onore: questo è un chiaro riferimento ad una precedente causa archiviata » enunciò con voce volutamente annoiata.
« Accolta. Avvocato Garcia, aveva detto una sola domanda – rispose l’Onorevole, mettendo di lato uno dei fogli che aveva appena esaminato - Grazie, Colonnello. Può tornare nel pubblico ».
« Potrei fare qualche domanda all’imputato, Vostro Onore? » aggiunse Garcia, ancora arrogante.
« Certamente » concesse il giudice e Tony, seppur visibilmente restio, si alzò dal proprio posto e con le spalle dritte, si accomodò al banco deli testimoni dopo aver giurato. Come se avesse la possibilità di mentire. Inoltre la sua coscienza era linda e splendente.
« Intanto, signori della giuria, questo è uno dei filmati della prigione subacquea, amministrata direttamente dal segretario di stato Ross. – disse l’avvocato, allungando un braccio verso gli schermi - Si può notare chiaramente come l’audio si interrompa non appena il Signor Stark si avvicina per parlare col Signor Sam Wilson, complice del Capitano durante la guerra civile »
« Obiezione, Vostro Onore: il mio cliente non è un trasmettitore di onde radio. L’interruzione non è necessariamente dovuta ad un reale intervento del Signor Stark bensì alle differenze di pressione dovute alla posizione stessa del penitenziario. - obbiettò prontamente Jeff, cogliendo la palla al balzo - Come riportato nelle carte ». Il giudice valutò quel riflesso, poi strinse le palpebre su Garcia.
« Accolta ».
Tony rilassò una mano, che aveva stretto a pungo fino a renderla esangue.
« Perché si trovava lì? »
« Avevo ricevuto un messaggio prioritario dalla polizia di Berlino, in cui si confutava il coinvolgimento di Barnes negli attentati – prese un respiro - Mi informava che la taskforce tedesca aveva richiesto una valutazione psicologica al momento del primo arresto. L’Onu aveva inviato il Dottor Broussard che però… »
« Sì, questo lo sapevamo. E’ scritto anche nei rapporti ufficiali. Lei stesso ha inoltrato questo messaggio al segretario Ross – accennò un sorriso sardonico - Io però le ho chiesto perché si trovasse in quella prigione ».
Tony vide Jeff annuire e quasi trattenendo il fiato, rispose.
« Volevo sapere dove fosse diretto il Capitano »
« E’ stato Wilson a dirglielo »
« Sì. Mi disse che aveva seguito Zemo in Siberia »
« E una volta ottenuta l’ubicazione, l’ha riferita al segretario? » chiese con un sogghigno.
« No » ammise, ricordando la faccenda delle lucette lampeggianti.
« Quindi ammette di aver mentito quando Ross le ha chiesto se Wilson le avesse detto qualcosa »
« Sì, ma quando sono arrivato alla prigione e ho chiesto di cominciare le ricerche, non mi ha neanche ascoltato! ».
Nell’aula piombò il silenzio. Il giudice, le braccia sul proprio banco, si volse verso il segretario.
« E’ vero, Signor Ross? »
« Sì » confessò infine l’uomo, stupendo addirittura il proprio avvocato.
« Terrò conto di questa dichiarazione nel verbale… - rispose, arcuando un sopracciglio - Continui pure, Avvocato Garcia »
« Senza il consenso delle autorità, ha seguito i fugg… »
« Volevo aiutarli a catturare Zemo e consegnarlo alle autorità, com’è effettivamente accaduto » disse Tony, ancora prima che Garcia potesse costruire chissà quale castello di congetture.
« Sì, Zemo è stato arrestato e incarcerato. Ma non grazie a lei… »
« Obiezione, Vostro Onore: arrestare il responsabile degli attentati non era compito del mio cliente »
« Esatto. Il compito che era stato affidato al Signor Stark, secondo i rapporti, era quello infatti di consegnare il Capitano e il Soldato entro trentasei ore » rispose a Jeff, senza sapere che…
« A tal proposito, nella cartella vi è la deposizione del re wakandiano T’Challa in cui viene specificato che a permettere la fuga dei due uomini non è stato il Signor Stark » aggiunse ad alta voce e, sia il giudice che la giuria cercarono il documento citato.
« Accolta »
« Va bene… - passeggiò davanti a Tony, teso come in attesa del prossimo morso di quello che ai suoi occhi a volte un po’ troppo visionari, appariva ogni minuto di più come una vipera - Stando alle sue cartelle cliniche, ha riportato numerose contusioni e fratture dovute ad uno scontro all’ultimo sangue coi suddetti fuggitivi. Conferma? »
« Sì »
« Era ferito, quindi non poteva intervenire direttamente. Perché non ha contattato il segretario? » chiese, a braccia conserte.
« Non potevo. Il mio sistema di comunicazione era interrotto »
« E allora com’è tornato a casa? » insistè, fingendosi ancora più perplesso e confuso.
« L’armatura che indossavo ha inviato un SOS al Colonnello Rhodes tramite il GPS ».
Pepper torturò il bordo del vestito, mano a mano che le domande di Garcia si facevano sempre più incalzanti.
« Non capisco. Se non poteva farne uso, com’è riuscito a… »
« Forse è stato un colpo di fortuna, volete condannarmi per questo? » scoppiò Tony, stringendo i pugni. Quelle domande stavano facendo emergere il suo caratteraccio. E buona dose del suo peggior sarcasmo.
Un conto era dubitare delle sue mere intenzioni in Siberia, un conto era mettere in dubbio la propria tecnologia. Una parte di sé.
« Signor Stark, la richiamo all’ordine – s’interpose il giudice, lanciando uno sguardo di ammonimento su entrambi gli uomini - Avvocato Garcia? »
« Ha detto di essere stato ferito, non poteva chiamare nessuno. – si portò un indice sul mento, assumendo un’aria pensierosa - Ha provato a instaurare un dialogo e quindi convincere i soggetti a costituirsi? »
« No » sospirò Tony, abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
« Ho finito »
« Posso controinterrogare? – chiese Jeff e al consenso dell’Onorevole, si alzò in piedi per raggiungerlo - Signor Stark, perché ha tenuto nascosto lo spostamento dei fuggitivi? »
« Speravo di risolvere la situazione da amici »
« E cosa è successo? »
« Siamo entrati in un vecchio laboratorio dell’Hydra, in cui Zemo si era barricato e aveva ucciso altri Soldati d’Inverno ibernati » rispose e i suoi occhi si incatenarono a quelli azzurri di Pepper, che sorrise con un’eleganza così velata che nessuno potè accorgersene.
« Continui »
« Ha acceso uno schermo, collegato ad un videoregistratore per vhs ».
Jeff tornò indietro al proprio tavolo, aprì la propria valigetta ed estrasse un altro plico di documenti in triplice copia. Una la lasciò sul banco dell’accusa.
« Col suo permesso e quello di Vostro Onore, vorrei mostrare alla giuria alcune fermo immagini del filmato di cui lei conserva una copia. Posso? – Pepper sbiancò mentre Tony annuiva senza distogliere lo sguardo dal suo - Per rispetto del mio cliente, non ho voluto riprodurre il filmato in quest’aula »
« Obiezione, Vostro Onore: questo teatrino sta diventando ridicolmente lungo » mormorò Garcia, aprendo la cartella giallognola.
« E’ una prova che spiega gli avvenimenti in Siberia » rispose Jeff di getto mentre Pepper cominciava a capire perché il marito non fosse riuscito a dormire nelle ultime notti: se Fury non aveva intenzione di difenderlo in prima linea per proteggere gli altri Avengers e conservare la squadra, Tony non aveva speranze. L’interruzione dell’audio in prigione, la deposizione del re servivano da appoggio alla prova che avrebbe fatto da scudo a Tony; cioè il filmato dell’incidente.
Il giudice guardò i membri della corte che come lei avevano appena analizzato il contenuto.
« Respinta ».
« Signor Stark, può dire a tutti che cos’è quel filmato? ».
Pepper sentì appena Happy appoggiarle una mano sul braccio, accertandosi che stesse bene. I suoi occhi erano inchiodati a quelli di Tony, che dal modo in cui la vide sospirare capì che era arrivata anche lei alla conclusione: la partita si puntava tutta sulla compassione così da piegare la giuria.
« Scusa, mamma » sussurrò a voce così bassa che nessuno potè sentirlo…
« Signor Stark? » lo incitò il giudice.
…tranne Pepper, che per la prima volta nella sua carriera, fece quello che una co-amministratrice diligente non dovrebbe fare.
« Vostro Onore! – disse ad alta voce, attirando immediatamente su di sé gli occhi sia dei presenti che dei telespettatori - Perdonatemi, sarebbe possibile una pausa? »
« Lei è? » chiese mentre Jeff fissava Tony, che però fece spallucce.
Agì d’impulso per la seconda volta in dodici secondi, tanto che perfino il marito cominciò a preoccuparsi.
« Virginia Stark, co-amministratrice delle Stark Enterprises – rispose, assumendo una postura più elevata - Le chiedo solo qualche minuto per conferire con mio marito ».
Happy fissò Tony, che fece di nuovo spallucce. Ma stavolta non riuscì a trattenere un ghigno nel sentire un ‘ooh’ generare una sorta di onda.
« Posso sapere perché? »
« Q-questioni coniugali » balbettò, restando comunque dritta come un paletto di legno.
« Ma che sia una pausa breve » concesse l’Onorevole.
« Sì, Vostro Onore » assicurò Tony alzandosi e lottando contro l’insana idea di permettersi qualche sguardo languido per far intendere solo un certo tipo di questioni coniugali. Ma non potè resistere e soli nella precedente saletta privata…
« Anche tu mi manchi in quel senso, ma non credo che »
« Tony »
« …sia il posto giusto » concluse, chiudendo la porta e sorridendo come un cretino.
« Ma di che stai parlando? – lui arcuò un sopracciglio e Pepper spalancò la bocca sconvolta - TONY ».
Sapeva che la depravazione del marito superava di gran lunga il limite imposto dalla sanità, ma certo non immaginava che, ad un processo, fosse in grado di pensare a… quella cosa.
« Che c’è? Ognuno ha le proprie fantasie » rispose lui con una scrollata di spalle.
« Tony, io non voglio fare… - si avvicinò, abbassando la voce - sesso con te. Siamo in un tribunale »
« Ti assicuro che lì dentro stanno pensando il contrario – sospirò quando in risposta ricevette un’occhiataccia - Okay, senti… Di solito sono io quello che fa comunicazioni sconcertanti in diretta mondiale » mormorò divertito mentre la faccia della moglie diventava dello stesso colore dei suoi capelli.
Era certo, a casa lo avrebbe ammazzato.
« Sei sicuro di quello che stai facendo? » chiese più seria.
« Sì »
« Non mentire, Signor Stark – gli puntò un dito proprio davanti al naso - Avevi detto di essere in una botte di oro e titanio »
« Ed è così »
« Possiamo trovare »
« …un altro modo? » concluse Tony, inclinando la testa di lato con fare sfiduciato.
« Steve ha scritto che in caso… »
« E dov’è? Tu lo sai? – si grattò la nuca - Sarà anche un attempato, ma è furbo »
« Che intendi? »
« Bruce è qui » disse infine, infilando le man nelle tasche.
« A Los Angeles? » domandò Pepper un po’ stupita.
« Fury lo ha trovato e portato alla nuova base. Credi che se potesse non sarebbe in grado di stanare anche Rogers? ».
Pepper si lasciò sfuggire un altro sospiro avvilito, salutando per sempre il proprio ottimismo e fissando le punte dei propri piedi. Se erano riusciti a trovare Bruce significava che Steve conosceva ciò che Tony e gli altri cercavano di fare: conosceva le lor mosse e agiva di conseguenza, con accuratezza per evitarli.
Sollevò lo sguardo vero quello del marito e gli sistemò la giacca sulle spalle.
« Io voglio solo che tu non faccia qualcosa di avventato solo per… vendicarti » sussurrò e Tony le afferrò entrambi i polsi.
« Non lo faccio per vendetta – accostò il viso al suo - Tesoro, non posso perdonarlo »
« Lo so » rispose, premendo le labbra. In un certo senso lo aveva appena ferito: stava quasi giustificando Steve e Fury.
« E non voglio, soprattutto se questo significherebbe perdere te e Maria »
« Però… »
« Pepper, finirò in prigione se non faccio commuovere qualcuno in aula » disse, stringendo la presa sui suoi polsi mentre lo stesso damerino di prima si affacciò.
« Signor Stark, il giudice sta diventando… »
« Solo un minuto » rispose senza però spostare gli occhi da quelli di Pepper.
« Davvero non c’è qualcos’altro che possa… »
« No »
« Ma… »
« Peps » la ammonì.
Continuare quel discorso non aveva alcun senso. Se proprio dovevano, ne avrebbero riparlato a casa. Sempre se fosse riuscito a tornarci e a quel pensiero, Tony rabbrividì. Fece passare una mano dietro la nuca della moglie e le lasciò un bacio sulla fronte. Intrecciarono le loro dita e tornarono in aula.
« Tutto a posto, Signori? » chiese il giudice, guardandoli alternativamente.
« Sì » assicurarono i due in coro. Tony le schioccò un bacio sulla guancia di Pepper, facendola sedere prima di tornare al banco dei testimoni fra il brusio dei pettegoli e altri flash.
« Bene. Signor Stark, Avvocati riprendiamo da dov’eravamo rimasti… »
« Dunque… Una volta nel laboratorio siberiano, Helmut Zemo ha riprodotto questo filmato. Potrebbe dire alla giuria di che cosa si tratta? » riformulò Jeff, appoggiandosi con un fianco al banco della difesa.
« E’ il rapporto di una missione datata 16 Dicembre 1991: l’assassinio dei miei genitori » dichiarò Tony monocorde. Lo stupore dell’intera giuria implose in un boato ovattato, sfumandosi ad un chiacchiericcio indistinto insieme ai flash. Tutto terminò in pochi secondi…  
« E’ evidente che l’assassino in motocicletta è Barnes. Lei sapeva niente prima di arrivare in Siberia? » chiese l’avvocato all’imputato prima di cominciare a camminare avanti e indietro di fronte alla corte.
« No ».
Jeff giunse le mani dietro la schiena mentre Pepper lo seguiva con lo sguardo.
« Immaginate di scoprire dopo quasi un ventennio la verità di un simile orrore e ritrovarsi faccia a faccia con il responsabile. – si girò di scatto verso Tony - Era arrabbiato, Signor Stark? »
« Sì »
« Obiezione, Vostro Onore: le condizioni emotive dell’imputato non sono rilevanti » intervenne Garcia, sbilanciandosi oltre la scrivania.
« In un simile stato, il raziocinio viene soppresso dall’emotività. Non dovrebbe sorprenderci, se il suo primo impulso sia stato quello di attaccarli anziché chiamare il segretario! Che tra l’altro, ha ignorato spudoratamente un messaggio prioritario dalla taskforce » ribatté Jeff con più veemenza, ma senza alzare la voce neanche di un’ottava. Era così infervorato che sentiva il sangue nei timpani.
« Respinta. Avvocato Thompson, le consiglio di arrivare al punto però » mormorò la Miller.
« Come ha reagito il Capitano al momento della visione delle immagini? »
« Lui lo sapeva ».
Jeff scosse il capo, atteggiamento teatrale volto a sostenere l’arringa finale.
« Il Capitano era quindi a conoscenza dell’identità di un’omicida mai arrestato. Il Capitano, la stessa persona in cui il mio cliente aveva posto fiducia, gli ha mentito fin dall’inizio – si fermò proprio davanti a Ross e Garcia - Potrebbe descrivere cosa è successo dopo che ha visto questo filmato? »
« E’ stato tutto molto… Veloce – scosse il capo come se farlo potesse ravvivare il momento - Ricordo di aver colpito Rogers, che ha danneggiato prima i propulsori, poi il sistema di mira… - Pepper si ritrovò a passare insistentemente l’unghia del pollice contro la calza trasparente - Sono stato bloccato da Barnes che ha cercato di accartocciare il casco che avevo addosso. Ho reagito e… con un fascio di energia, gli ho tagliato il braccio metallico »
« A quel punto che è successo? »
« Io e Rogers abbiamo lottato finché non mi sono distratto, così ha potuto sollevarmi e gettarmi a terra con violenza. Mi ha preso a pugni anche dopo aver perso il casco »
« Ha risposto alle percosse? »
« A quel punto, no… Non avevo le forze » rispose Tony, tirando su col naso come suo solito quando si trovava ad affrontare un argomento spinoso.
« Com’è finita? »
« Ha preso lo scudo e me lo ha piantato nella corazza, poi se n’è andato con Barnes »
« Quindi erano vivi l’ultima volta che li ha visti? »
« Sì »
« E non li ha seguiti »
« Ero troppo stanco e disarmato. Lo scudo aveva creato danni all’alimentatore dell’armatura »
« Quindi è per questo che non era sicuro di poter contattare le autorità »
« Sì. Il micro reattore funzionava a intermittenza – cercò Rhodey, che era rimasto in piedi in un angolo dell’aula alla sua destra - Solo quando ho visto il Colonnello ho capito che il mio software era riuscito ad inviare le coordinate ».
« Se permette, Vostro Onore, sappiamo tutti perché siamo qui: il Signor Ross aveva concesso trentasei ore a Stark e quando ha fallito... »
« Le trentasei ore si erano concluse, pertanto il compito del mio cliente era scaduto! » replicò Jeff, guardando il giudice.
« La condotta del Signor Stark è visibilmente ambigua »
« Obiezione, Vostro Onore! Questa è diffamazione » ribattè, fissando l’avversario.
« Sto solo riportando fatti già accaduti… » asserì Garcia prima che la Miller afferrasse il martelletto.
« Ordine! Avvocato Garcia, Avvocato Thompson! Non siamo in un cortile di scuola, sedetevi immediatamente – i due obbedirono ma Pepper continuò a pensare che potessero azzannarsi da un momento all’altro - Signor Stark, può tornare al suo posto. Intanto la giuria può assentarsi per deliberare ».

Angolo Autrice: Saaaaaaalve! Eccomi riemersa da questa dura fare depressiva pre-scuola ahahah
Lo so, sono in ritardissimo come al solito ma non riuscivo ad essere mai soddisfatta di questo capitolo (e lo sono tutt'ora, di alcune shots in cantiere, che spero di riuscire a pubblicare a breve), tanto che avrò cambiato idea almeno un centinaio di volte; finchè non è uscito questo ^^'
L'ho pubblicato dopo aver sollevato bandiera bianca, rinunciando per sempre alla possibilità della decenza anche perchè non volevo farvi aspettare ulteriormente :D Spero comunque che vi sia piaciuto e ne approfitto per ringraziarvi tutti quanti per esser giunti fin qui :*
Un grazie speciale ad _Atlas_, leila91, missgenius e Djalykiss94 <3
Un bacione e al prossimo capitolo,
50shadesOfLOTS_Always.

   
 
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