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Autore: ErZa_chan    04/09/2017    1 recensioni
Lancio un altro grido, mentre percepisco il dolore che attraversa il mio corpo, sempre più forte.
Tengo gli occhi chiusi, il buio mi sommerge completamente: tutto quello che sento è l'orribile squarciarsi della mia pelle e lo scricchiolio disumano delle mie ossa. [...] Il cuore mi batte all'impazzata e perdo totalmente la concezione della realtà: il mondo intorno a me diventa solo un ammasso indistinto di suoni e odori e sento di poter cedere da un momento all'altro.
No.
Devo resistere al dolore.
Non voglio morire.
Non posso morire.
Io voglio vivere.
________
Due ragazze francesi, prive di memoria, vengono ritrovate in un bunker sotterraneo durante una missione dello S.H.I.E.L.D. Non ci vuole molto perché scoprano di essere state vittime di orribili sperimenti e, affiancate dai migliori agenti del paese, cominceranno a scoprire che, nascosto nel loro passato, c'è qualcosa di molto più temibile di quanto pensino.
[Post-Avengers, Pre Capitan America TWS]
[OC(s)xAvenger(s)]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte due

 Capitolo undici
 

Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you

Fix you-Coldplay

 

Anaëlle

Il Capitano, Steve, si è dimostrato premuroso fin dall'inizio di questo viaggio. Mi sorride spesso, si accerta che io stia bene, si preoccupa per la sua squadra in una maniera che trovo veramente ammirevole.
Anche Clint, a modo suo, sta facendo in modo che io non mi preoccupi di nulla, infatti mi ha appena porto un'altra pistola da nascondere non so bene dove, dato che le due fondine della cintura e quella nell'interno coscia sono già piene.
La tuta che Stark ha ideato è ottima e mi permette movimenti fluidi, inoltre vi è installato un dispositivo che accentua la mia percezione dello spazio circostante e il tessuto di cui è fatta non influisce minimamente sul mio tatto, così sono in grado di sentire immediatamente ogni cosa che mi sfiora. Ma non è finita qui: nell'auricolare speciale che mi è stato dato è presente anche una miniatura di J.A.R.V.I.S, ovvero una piccola voce robotica collegata ad uno scanner che mi descrive i colori degli oggetti di cui percepire solo la forma e le dimensioni.

In pratica, sono sempre meno cieca, il che non può che rendermi felice.

Mentre giocherello con le pagine di una rivista trovata in aereo non posso fare a meno di chiedermi se Camille stia bene, se sia già atterrata, se corra dei pericoli. Da quando siamo arrivate allo S.H.I.E.L.D si è presa cura di me, mettendo da parte se stessa fin troppe volte ma, talvolta, mi ha fatto prendere degli spaventi osì grandi che il solo pensiero mi fa venire voglia di tirarle uno schiaffo, forse anche due.

Quando ha scelto di andare in Norvegia con Natasha, sono rimasta interdetta: avevo dato per scontato che avremmo affrontato la missione in Russia insieme, ancora non posso credere di essere sola su questo volo, ma la mia delusione è stata subito soffocata dall'ansia che mi ha attanagliato lo stomaco e tutt'ora sembra volermi soffocare.

Camille è tutto ciò che io non sono: euforica, estroversa, divertente.
E' la mia controparte, ci equilibriamo come la notte e il giorno e non posso pensare di perderla, in realtà il solo averla lontana mi scombussola non poco.
Ciò non vuol dire che non sappia cavarmela benissimo da sola, ma saperla a centinaia di chilometri mi fa sentire come se una parte stessa di me mi fosse stata portata via.

"Preoccupata?"

La voce del Capitano mi riscuote e quando me lo trovo davanti, sorridente, parte del mio malumore sembra svanire immediatamente.
Vorrei parlargli, spiegarli come mi sento, ma le parole non sono decisamente il mio forte: Camille parla, io ascolto e faccio le domande al momento giusto, scocco la freccia con precisione nel caos, come mi aveva detto Clint.

"Un po?'" rispondo alla fine.

Lo sento alzare lo sguardo su di me e osservarmi, forse incuriosito e uno stupido sorriso compare sul mio volto senza che io possa fare assolutamente nulla per fermalo.
Dio solo sa quanto io mi stia sentendo stupida in questo momento.

"E' normale, andrà tutto bene. Non è detto che si arrivi ad uno scontro fisico." mi rassicura.

Scuoto la testa, aggiustando una ciocca dei miei corti capelli biondi dietro un orecchio.

"Non è per quello" ribatto.

E' vero, il combattimento non mi fa paura, per quanto non sia totalmente sicura di essere adatta all'azione sul campo di battaglia. L'aggressività non è nelle mie corde, almeno fino a quando sono la tranquilla e pacifica Anaëlle: quando il lupo o qualsiasi cosa sia prende il sopravvento, fa quasi tutto l'istinto. Di solito se si somma alla rabbia l'effetto è micidiale e mi sorprendo io stessa della violenza con cui agisco, in maniera decisamente...animalesca.

"Camille?" mi domanda allora Steve, accennando un sorriso comprensivo.

Annuisco e sospiro, abbassando lo sguardo. E' buffo come sia facile decifrarmi, evidentemente ho molto da imparare prima di nascondere le mie emozioni come fanno Natasha e Clint.

"Dirti di non preoccuparti sarebbe inutile"-ribatte.-"Ma è in mani sicure, di questo puoi stare certa. Natasha è..imprevedibile, ma sa badare ai suoi compagni di squadra, l'ha provato ampiamente durante la battaglia di New York."

Sorrido, rincuorata dall'incrollabile fiducia di Steve negli Avengers e mormoro un "grazie" sommesso. Potrei giurare di sentire un mezzo sorriso che incrina le labbra del Capitano e mi sento nuovamente una perfetta idiota.

"Il Capitano e la Lupacchiotta!" -esclama una voce all'improvviso, fin troppo familiare.

Stark, col suo solito tempismo, compare sul retro del suo jet privato che ci sta portando fino a San Pietroburgo e si tira su gli occhiali da sole con cui sembra vivere in simbiosi, facendomi l'occhiolino-"Interrompo qualcosa?"- domanda poi, ironico-"Due introversi come voi riescono a comunicare?" aggiunge poi, genuinamente incuriosito.

"Cosa vuoi, Stark?" Il tono seccato di Steve è accompagnato da un'occhiataccia in direzione del miliardario, la cui espressione è impagabile.

Camille riderebbe molto della situazione e anche io non posso fare a meno di scuotere la testa sbuffando divertita.

"Siamo in dirittura d'arrivo"-risponde Tony.-"Il jet sta per atterrare. Lupacchiotta, sei pronta?"

"La lupacchiotta ha un nome, sarebbe ora che tu lo imparassi" sbotta Steve.

Okay, questa non me l'aspettavo proprio. Certo, il soprannome che Stark mi ha affibbiato non è così fastidioso, ma no mi dispiacerebbe essere chiamata Anaëlle, una volta ogni tanto.
Stark fa un gesto della mano come per scacciare le parole del Capitano lontano da sé, poi si allontana com'è arrivato, come se niente fosse.

"Grazie, non importava" -dico, guardando Steve.-"Non mi dà noia, veramente. Magari lupacchiotta diventerà il mio nome di battaglia" cerco di scherzare.

Steve scuote la testa e mi sorride, divertito:

"Hai un bel nome, non vedo perchè non usarlo"-replica e non posso fare a meno di abbassare o sguardo mentre qualcosa mi si agita freneticamente del petto-"E' solo un po' complicato da pronunciare" aggiunge.

"Puoi chiamarmi An, se vuoi"- suggerisco, senza pensare.-"E' più semplice. E corto" mi affretto a spiegare, cercando di non balbettare. Nessuno a parte Camille ha mai usato quel soprannome, per un attimo, ho paura di metterlo in imbarazzo, ma lui annuisce, sorridendomi.

"Allora, An, è ora di atterrare."

Annuisco e, col cuore decisamente più leggero di quando siamo partiti, lo seguo, raggiungendo il resto della squadra.

**
Il piano d'attacco non è dei più complicati, anzi a differenza dell'agente Romanoff e di Camille, non dobbiamo curarci di essere silenziosi. La base è registrata come centro di addestramento militare nella periferia di San Pietroburgo ed è recintata da un doppio muro, filo spinato e qualche altra cosetta che Stark non avrà problemi a fondere.
Banner sarebbe stato ideale nello sferrare un attacco come questo, ma non si è dimostrato entusiasta all'idea di unirsi alla squadra d'attacco, così, proprio come è successo al bunker, è rimasto in disparte e verrà contattato solo se strettamente necessario.

"Codice Verde" è la parola chiave e Bruce sembra più tranquillo così che non sul campo di battaglia, così lo S.H.I.E.L.D. ha scelto di assecondarlo.

Clint si occuperà di colpire le guardie sul perimetro esterno, mentre io Cap, la Hill e il resto della squadra faremo breccia, entrando all'interno e raccogliendo quante più informazioni possibili, cercando di non farci ammazzare.

La finestra di tempo che dovremmo riuscire a dare a Camille e Natasha è di circa due o tre ore, per cui inizieremo l'azione solo quando loro saranno finalmente atterrate e in prossimità del loro contatto.
In questo momento siamo nascosti poco lontano dall'imbocco della strada e fa un discreto freddo, ma la cosa non mi dispiace per nulla anzi, adoro la sensazione del nevischio sulla mia pelle e dell'aria gelida nei polmoni mentre sto accucciata tra gli alberi ad osservare il passaggio dei veicoli miliatari. Per la prima volta, mi sento veramente come un lupo che sta per attaccare la propria preda: i sensi sono all'erta, ma non sono in ansia. Il mio respiro è regolare, così come il mio battito cardiaco, i muscoli tesi, pronti a scattare.

Clint mi si affianca, incoccando la prima freccia e mi fa un cenno d'assenso che non esito a ricambiare. In tutti quei mesi la nostra intesa è cresciuta e il modo in cui si è sempre preoccupato per me, un po' come un padre o un fratello maggiore decisamente apprensivo, mi fatto sentire a mio agio nello S.H.I.E.L.D più di quanto voglia ammettere.

Il segnale arriva in maniera quasi inaspettata mentre la voce della Hill gracchia nel mio auricolare.

"Romanoff è in posizione, iniziamo."

Una scarica di adrenalina mi invade, spazzando via la pacifica e dolce Anaëlle e lasciando il sopravvento al lupo, che balza giù dalla scarpata con un salto mostruoso, atterrando sul duro cemento innevato. Vedo Stark volare nel cielo sopra di me e una serie di razzi partire dalla sua armatura, andando ad infrangersi sulle recinzioni.

Gli spari cominciano a riecheggiare nell'aria e posso percepire con chiarezza le pallottole che sfrecciano poco lontane da noi, ma le evito tutte.
All'improvviso davanti a me si para una grande jeep verde militare e non faccio in tempo ad inquadrare l'uomo col mitra che punta verso di me che una freccia lo fa stramazzare violentemente al suolo. Colgo l'attimo per lanciarmi contro l'auto e distruggere con un pugno il finestrino, afferrando il guidatore e scaraventandolo a terra con un ringhio sommesso. Il suo compagno prova a spararmi dall'interno del veicolo, ma scivolo sul tettuccio della jeep e distruggo la lamiera con gesto secco, afferrandolo per la collottola e lanciandolo sulla neve, il più lontano possibile.

"An, alla tua destra!" la voce del Capitano risuona nelle mie orecchie un attimo prima che una pallottola sfrecci a un millimetro dal mio volto. Vedo Steve balzarmi davanti e proteggerci entrambi da una scarica di fucile col suo scudo a stelle e strisce, per poi avventarsi sul nostro aggressore e stenderlo con un pugno ben piazzato.

"Grazie." e la mia voce risuona come un ringhio, cosa che trovo agghiacciante.

"Andiamo, Stark e Barton ci coprono" mi dice, mentre corre in direzione del grande cancello in ferro ormai divelto dalle esplosioni causate da Stark e dalla Hill.

Mentre seguo il Capitano lungo la strada, noto con la coda dell'occhio un uomo alle spalle di Maria, impegnata a sparare addosso ad un paio di sentinelle sul perimetro della base.
Decido di fare una piccola deviazione e con uno slancio la raggiungo, avventandomi sull'uomo un attimo prima che apra il fuoco. Il corpo a corpo è violento, ma disarmarlo non è difficile, ma quando mi trascina sulla neve, schiacciandomi sotto di lui, maledico il fatto di essere così dannatamente leggera.

Un pugno arriva nella mia direzione e lo evito come meglio posso, poi reagisco d'istinto e sferro un a ginocchiata nello stomaco dell'uomo che boccheggia, esitando il tempo necessario per sfilarmi dalla sua presa, afferrare la sua testa e batterla violentemente contro la mia.

Okay, forse non è stata la mossa più furba del mondo, ma considerando che è stramazzato a suolo privo di sensi, decido che poteva funzionare.

"Wow, lupacchiotta, sei aggressiva" commenta Stark, fluttuando sopra di me.

Mi stringo nelle spalle, massaggiandomi la fronte imperlata di sudore e decisamente dolorante.

"Ti serve un passaggio da Rogers?" mi domanda poi, atterrando al mio fianco.

Annuisco e non faccio in tempo a registrare cosa sta succedendo che Iron Man mi afferra e all'improvviso siamo in aria, sorvolando il campo di battaglia. Un paio di spari arrivano nella nostra direzione, ma Tony li evita tutti, per poi lasciarmi andare da una discreta altezza a fianco di Steve. Atterro con una capriola decisamente scenica e mi aggrappo al braccio teso del Capitano mi tornare in piedi, mentre Stark torna all'attacco sul fianco scoperto della base.

Irrompiamo dalla porta principale con violenza, scardinandola insieme. Per un secondo sento la voce di Camille che mi prende in giro, definendolo un momento "decisamente romantico", ma la scaccio con un gesto secco della testa. Non posso farmi distrarre.

L'interno dell'edificio è scarsamente illuminato e questo non fa che insospettirmi. Mi fermo un secondo e inspiro profondamente, chiudendo gli occhi e lasciando che i miei sensi abbiano il sopravvento:

"Non siamo soli"- comunico a Steve e alla Hill, che ci ha appena raggiunti.-"Si muovono al buio, è una trappola."

"Quante sono?" mi domanda Maria.

"Almeno tre persone, piccine, ragazze oserei dire dal loro odore"-le spiego.-"E degli uomini, hanno dei fucili, posso sentire la polvere da sparo" aggiungo.

"Se l'agente Romanoff avesse ragione e le ragazze non fossero semplici ostaggi o cavie, usciamo di qui al più presto. Sono stata chiara?" ordina la Hill e io e il Capitano annuiamo all'unisono, anche se non ho idea a cosa si riferisca.

Comunque sia, penso che lo capirò a breve.

Non faccio in tempo a formulare quel pensiero che qualcosa di muove intorno a noi: una figura femminile scivola nell'ombra e, prima che possa anche solo capire le sue intenzioni, sento la Hill gemere di dolore mentre un taglio si apre sulla sua guancia.
Ringhio guardandomi intorno e, per la prima volta, sono felice di essere cieca: il buio non è un ostacolo e posso vedere la figura della donna in piedi davanti a noi, che brandisce un pugnale nella mano destra.

Mi avvento su di lei con uno slancio e, evidentemente, la colgo di sorpresa, perché per un attimo esita, ma si riprende quasi immediatamente, evitando il mio pugno.
Adesso che siamo una ad un soffio dall'altra, mi rendo conto che è poco più che una bambina: ha i capelli raccolti due lunghe trecce laterali ed è diversi centimetri più bassa di me, ma non per questo meno veloce, anzi. Con un balzo impressionante mi è alle spalle e sembra quasi voli quando si avvita in aria e si fionda su di me, cercando di raggiungere il mio collo.

Paro il suo colpo con l'avambraccio e riesco ad afferrarla per una treccia, scagliandola lontano. Il coltello le scivola di mano e, per un momento, il tempo si gela mentre lo osserviamo entrambe cadere a terra tintinnando, poi scattiamo, cercando di afferrarlo.
La bambina si china un secondo prima di me e ringrazio i miei sensi di lupo che mi urlano di indietreggiare il più velocemente possibile mentre si rialza e cerca di trafiggermi.

"An!" sento la voce del Capitano urlare alle mie spalle, che mi sprona a tornare indietro, ma qualcosa mi spinge a non demordere, a continuare a lottare.

La bambina davanti a me, però, sembra come paralizzata mentre sente Steve chiamarmi.

"Anaëlle?"-formula poi, a voce così bassa che quasi non la sento-"Sei...Anaëlle?"

Rimango interdetta mentre la guardo rifoderare il piccolo coltello e avvicinarsi a me, esitando.

Qualcosa nella sua voce suona terribilmente familiare, ma non riesco a capire. Non riesco a ricordare.

"Sono io"esalo alla fine. C'è qualcosa nella mia voce che, evidentemente, non la convince, perché indietreggia, scrutandomi.

"L'hanno fatto anche a te, vero?"-mi domanda poi-"Non ti ricordi chi sono..Ti hanno riprogrammata."

Quell'affermazione mi colpisce come un pugno all'altezza dello stomaco, ma mi costringo ad annuire

"Tra le altre cose"-sospiro.-"Non voglio combattere contro di te. Dimmi il tuo nome, so che da qualche parte nei meandri della mia memoria ci sei anche tu." le dico, cercando di suonare il più convincente possibile.

I ricordi, ogni tanto, riaffiorano, forse basterebbe un nome, un qualcosa a cui aggrapparmi per innescare una reazione a catena. Se solo riuscissi a capire..

"Mi faranno del male"-balbetta. La sua voce sembra rotta dal pianto-"Non posso andarmene. Sono una di loro adesso."

"Una di chi?"-la incito-"Ti assicuro che non ti torceranno un capello se vieni con me. Posso proteggerti, te lo prometto."

Forse sono ingenua, ma qualcosa mi dice che non sta mentendo, né recitando. C'è un qualcosa nel suo tono, nel modo in cui si muove così familiare che mi fa venire voglia di urlare, se solo potessi farlo.

"Se scoprissero che mi ricordo di te, mi riprogrammerebbero, tornerei ad essere come tutte loro. Lo fanno sempre, quando cominciamo a mostrare di avere dei sentimenti, quando capiamo cosa ci sta succedendo. Ma io sono una brava attrice, so obbedire, così non lo fanno, non con me" cerca di spiegarmi, tremando.

"Anaëlle!"

All'improvviso il Capitano è al mio fianco ma lo blocco con un gesto della mano ancora prima che possa dire o fare qualsiasi cosa che comprometta quella situazione così delicata.

"Se tu sai chi sono, sai che non voglio farti del male" cerco di dirle, nel tono più gentile possibile.

La vedo esitare, poi scuotere la testa.

"Mi hanno fatto vedere delle foto, dei filmati in cui tu...tu facevi delle iniezioni a delle bambine come me, come noi."

Sento il mio cuore sbriciolarsi a quelle parole e i pugni mi si serrano automaticamente, mentre un sento un nodo alla gola sempre più grande.

"Le ho fatte fuggire"-le dico poi, mentre una lacrima mi scorre lentamente sulla guancia.-"Sono scappate e hanno preso me e Camille...Nadia, al posto loro."

La vedo illuminarsi a quelle parole, mentre sgrana i grandi occhi e la bocca le si apre in una piccola "O" di stupore.

"Anche Nadia è qua? Hanno riprogrammato anche lei?" mi domanda, freneticamente.

Annuisco, ma non faccio in tempo a risponderle che sento il suono di diversi spari riecheggiare nell'aria e muovo la testa, cercando di capire la provenienza di quel rumore.

"Ragazzi, non per interrompere qualsiasi cosa che state facendo, ma qua sono arrivati i rinforzi."

Ci comunica Stark e io e Steve ci scambiamo uno sguardo d'intesa, mentre mi rivolgo di nuovo alla bambina, tendendole una mano.

"Vieni con me"- le dico.-"Ti proteggeremo."

La vedo esitare, poi si guarda indietro, come se temesse qualcosa alle sue spalle ma, pian piano, appoggia la sua mano così minuta sulla mia e annuisce, lasciando cadere a terra il coltello riposto nella piccola cintura intorno ai suoi fianchi.
Le sorrido incoraggiante, poi in un gesto repentino, me la carico sulle spalle e cominciamo a correre verso l'esterno il più velocemente possibile.

"Stark, mi serve un passaggio" gli urlo, mentre evito una raffica di spari e stringo a me la ragazzina, evitando che venga colpita.

"Dovrei considerare di mettere su un'industria di trasporti"- mi risponde.-"Stark's taxi suona bene, non trovate?"

"Se non ti sbrighi sarà un'azienda di pompe funebri!" gli urla Steve di rimando.

Sento Stark sbuffare sonoramente e trattengo un sorriso, totalmente inadeguato alla situazione, mentre il miliardario atterra accanto a noi e, con il suo raggio laser, fulmina un paio di militari alle nostre spalle.

"La ragazzina?" mi domanda, indicando con un cenno del capo la bambina ch elo guarda con gli occhi sgranati, totalmente stupefatta.

"E' con noi"- gli comunico.-"Ha bisogno di protezione e potrebbe essere una buona fonte di informazioni" cerco di riassumere, il più velocemente possibile.

"Fury, invece, dovrebbe decisamente aprire un orfanotrofio" commenta prima di afferrarci entrambe e spiccare il volo. Stringo a me la ragazzina per paura che possa scivolare, ma lei sembra affascinata da quell'altezza e per la terza volta in pochi minuti, posso vederla totalmente stupefatta.

Istintivamente sorrido e qualcosa in fondo al mio cuore sembra smuoversi, come una porta chiusa da molto, troppo tempo.
Il suo nome affiora alle mie labbra senza che io sappia come ci sia arrivato

"Evelyne" mormoro ma le mie parole si perdono nel suono degli spari e del vento che ci travolge mentre voliamo via da quel campo di battaglia.




chiacchiere inutili dell'autrice
Lo so, mi sono fatta attendere un sacco! Avevo un po' perso  le speranze con questa storia, ma tengo troppo a Cam e An per trascurarle, così ho deciso di riprendere ad aggiornare! Vi ringrazio per la vostra pazienza! (Vi è piaciuto quest'inaspettato cambio di punto di vista?!)

  
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