Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Ginnylbound    04/09/2017    1 recensioni
Edward e Bella si vedono per la prima volta al liceo. Non appena mette gli occhi su di lei, Edward rimane scioccato: è identica a Tasha, il suo grande amore dei lontani anni '30.
Da questo incontro, Edward dovrà ritornare a fare i conti col passato, col dolore famigliare e con ben due persone che cercano di uccidere Bella. Entrambe per lo stesso motivo.
Edward vuole starle lontano, sa che un'umana non deve avere a che fare con un vampiro, ma non ci riesce: come mai Tasha e Bella sono identiche?
Ispirata a The Vampire Diaries solamente per il concetto di "doppelganger" e del sacrificio di uno/a di essi. Per il resto, beh, è tutt'altra storia. Un altra leggenda misteriosa. Altri cattivi con cui fare i conti. L'intervento divino. Troverete vendette e tradimenti. Ma anche amore incondizionato e amore famigliare. E, ovviamente, vampiri.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Bella/Jacob, Carlisle/Esme
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight, Breaking Dawn
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La nuova arrivata. Il mio nome sarà sulla bocca di tutti da giorni e oggi, specialmente oggi, sarà un inferno. Tutti mi guarderanno come se venissi da un altro pianeta, partiranno i pettegolezzi, molti mi parleranno alle spalle o magari mi rideranno anche in faccia. Ma la cosa peggiore di tutti è se qualcuno mi dovesse fare delle domande, chiedermi perchè mi sono trasferita da Jacksonville in questo paese sperduto con meno di 5000 abitanti. Che bello, non vedo l'ora.

 

"Grazie per il pick-up, Charlie, è fantastico" Bella lo intendeva davvero: avrebbe già dovuto subire le peggio torture in quella giornata, essere scortata da suo padre su una volante della polizia sarebbe stato il colpo di grazia.

 

"L'ha riparato Billy con suo figlio Jacob" Rispose Charlie con un sorriso impacciato, lisciandosi i baffi. Bella aggrottò la fronte.

 

"Non ricordavo che Billy avesse un figlio"

 

Bella tornò con la mente alle giornate che passava in riserva con le figlie di Billy, che invece adesso erano una dalla parte opposta del mondo, ad intraprendere carriere favolose. Ricordava vagamente che Billy era considerato lo sciamano nella riserva, e girava voce che avesse dei poteri magici per proteggere la sua famiglia di licantropi. Da bambina, Bella si faceva influenzare troppo dalle leggende locali di Forks, disturbandole molte volte il sonno. Charlie era molto premuroso e paziente: ogni notte le spiegava che erano solo leggende e che non c'era nulla di vero, intonandole la sua ninna nanna preferita.

 

"L'ha adottato l'anno scorso. Era solo, aveva bisogno di una famiglia e di un posto sicuro. Ha 15 anni ma sembra molto più grande della sua età. Quando l'ha adottato aveva lunghi capelli neri, adesso invece li ha tagliati molto corti, si è fatto un tatuaggio sul petto e sta mettendo su molti muscoli. E' un bravo ragazzo, penso potreste andare molto d'accordo"

 

Fu sorpresa nel sapere del gesto generoso di Billy, ma fu contenta per lui: era solo da troppi anni. Bella, per tutta risposta, annuì, accennando un mezzo sorriso. Lei e il padre non avevano mai avuto bisogno di molte parole o di grandi discorsi: stavano bene nel loro silenzio, ognuno impegnato nelle proprie faccende e abituato ai propri schemi.

 

I genitori di Bella si chiamavano Reneè e Charlie. La madre era una giornalista mentre il padre lo sceriffo della città. Avevano divorziato quando lei aveva solo due anni e Reneè l'aveva portata a Jacksonville con sè, dal momento che il giudice non ritenne opportuno separare la bambina dalla madre. Fu un duro colpo per Charlie che, rimasto solo, entrò in depressione. Lo salvò dal suicidio un'ottima psichiatra ed il fatto che, quando Bella era bambina, si recava spesso a Forks, accompagnata dalla madre. Non appena fu in grado di prendere l'aereo da sola, poi, faceva visita al padre per due settimane ogni estate.

 

Nel 2005, però, Reneè si ammalò di cancro al seno. Bella voleva passare ogni secondo con lei e, pertanto, decise di non andare a trovare il padre.

Reneè morì il 3 Agosto di quell'anno. Charlie era l'unico membro della famiglia che le rimase, quindi decise di trasferirsi a Forks e vivere con lui. Sua madre le mancava ogni giorno, ma cercava di farsi forza ed affrontare la vita anche per lei. Quello era il compito più difficile dal momento che lei e la madre non potevano essere persone più diverse: Reneè era sempre sorridente, entusiasta, piena di amici e hobby, mentre Bella era introversa, riflessiva, e i pochi amici che aveva erano i suoi compagni del club di letteratura. Amici che non le erano rimasti vicino, durante il periodo di malattia della madre, e che non l'avevano nemmeno salutata prima che partisse.

 

"Buon primo giorno di scuola, allora, ci vediamo stasera"

 

Bella si sistemò nel posto di guida, gettò lo zaino nel sedile accanto e salutò il padre con la mano. Trovare la scuola fu estremamente facile, dal momento che Charlie gli aveva spiegato la strada almeno 10 volte la sera prima.

 

Nel parcheggio, guardò per aria molte volte prima di decidersi a scendere dalla macchina. Il motore del suo vecchio pick-up aveva già attirato l'attenzione di molti curiosi e, quando aprì la portiera, trovò subito tanti volti estranei puntati contro di sè. Come già immaginava, la frase che più spesso sentì uscire dalle loro bocche fu: "E' lei". Cercava di camminare più velocemente che poteva, pregando di non inciampare davanti a tutti, e quando riuscì ad arrivare all'ingresso della scuola senza essere stata sommersa da una valanga di domande, si sentì sollevata.

 

-

 

"Rose, andiamo, parlami" Edward era accanto all'armadietto della sorella, con un paio di libri stretti a sè. I suoi occhi erano color ambra, in quel momento dolci e supplichevoli.

 

"Non c'è niente di cui parlare, Ed. Sarà sempre così, non è vero?" Sussurrò Rose, malinconica.

 

"Carlisle cerca solo di fare ciò che è giusto per noi. Sto provando a mettermi nei suoi panni"

 

"Vuoi diventare come lui?!" Strillò Rose e molti studenti si voltarono nella loro direzione, incuriositi. Edward la implorò con lo sguardo di calmarsi e lei si allontanò subito, disgustata. Prima che potesse inseguirla, Alice gli si affiancò.

 

"Le passerà"

 

"Un'altra visione?"

 

"Non è ancora definita. Ma sono fiduciosa" L'ultima frase la pronunciò con un largo e caldo sorriso che Edward subito accolse, tranquillizzandosi. Insieme si avviarono verso il laboratorio di biologia, stringendosi a braccetto.

 

"Come farei senza di te"

 

Alice fece una giravolta su sè stessa ed Edward rise della semplicità e della leggerezza d'animo della sorella: invidiava il suo carattere, il suo essere sempre senza pensieri, grata per le piccole cose della vita. Lui era sempre così arrabbiato, così pensieroso, così chiuso in sè stesso. Alice era una ventata di freschezza, un inno alla vita. Senza di lei, si sarebbe davvero perso nelle tenebre.

 

Alice entrò allegra in classe ma, d'un tratto, si fermò sulla soglia, senza aver alcuna intenzione di procedere. Edward dietro di lei, si spostò al suo fianco per capire cosa l'aveva fatta bloccare.

 

E fu allora che la vide.

 

Seduta da sola, in una delle ultime file, c'era una ragazza. La ragazza nuova di cui Carlisle parlava. La ragazza di cui tutti parlavano da un mese. Edward rimase di sasso, incapace di muovere alcun muscolo. Alice, ancora visibilmente scioccata, tentò di ricomporsi, sedendosi al suo solito banco. Vedendo il fratello ancora immobile, lo intimò a sedersi accanto a lei.

 

Nella prima mezz'ora dal suo ingresso a scuola, Bella non aveva avuto tregua: frasi bisbigliate, dita puntate, risolini, sguardi incollati sul suo viso e sul suo corpo. Non c'era studente che non la squadrasse da capo a piedi, si sentiva come in una sala operatoria, con tutti i dottori intorno ad esaminarti e a decidere come procedere.

 

Ma in quel momento era diverso. Bella aveva gli occhi fissi sul suo banco, nonostante sentisse che qualcuno la stava osservando da molto tempo, senza aver alcuna intenzione a distogliere lo sguardo. Si sentì avvampare e le mani iniziarono a sudarle. Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, ma quando li riaprì, sentiva lo stessa un'atmosfera pesante intorno a lei.

 

Lentamente alzò allora lo sguardo, sperando che, così facendo, il fastidioso osservatore avrebbe smesso.

 

Non lo fece.

 

Ma accadde qualcos'altro.

 

Nell'istante in cui gli occhi di Bella si posarono su quelli di Edward, nemmeno lei non fu più in grado di distogliere lo sguardo. Rimase sbalordita: il ragazzo che tanto insistentemente la stava osservando era alto, dai capelli dorati e gli occhi ambrati, con il viso diafano e il corpo di un Dio.

 

Era irreale ai suoi occhi. Dentro di sè sperava che lui rimanesse in quella posizione per sempre.

 

All'improvviso, gli occhi del misterioso ragazzo si incupirono e, aggrottando la fronte, strinse i pugni, con fare minaccioso.

 

La ragazza seduta di fronte a lui lo richiamò all'attenzione e lui staccò violentemente gli occhi dai suoi, lasciando Bella spaesata e con il cuore che minacciava di uscirle dal suo petto.

 

Si chiama Edward. E' un nome che si intreccia al suo corpo alla perfezione. Oddio, non riesco a smettere di fissarlo, anche se so che dovrei. Per fortuna ora è impegnato a parlare con quella ragazza.

Il suo sguardo era così magnetico, teneva davvero gli occhi incollati ai miei, senza però mostrare alcuna emozione. Una statua, maestralmente scolpita.

Eppure prima di sedersi sembrava sul punto di uccidermi. Sembrava così..arrabbiato. Perchè?

 

"Alice" Edward teneva gli occhi fissi davanti a sè, svuotato. La voce gli uscì a fatica.

 

"Lo so, Ed, lo so" Mormorò preoccupata la sorella, avvicinandosi a lui.

 

"Non può essere. Hai visto anche tu quando.."

 

"Sssh" Lo interruppe lei "Sì, lo so, è impossibile. Però.."

 

"Però sono identiche"

 

Edward pronunciò quella frase con una punta di orrore. Alice si prese il viso tra le mani, trattenendo le lacrime.

 

"Dev'esserci un altro motivo, non può essere, non può" Era come se stesse convincendo sè stessa. Edward le scostò le mani dal viso e la fissò intensamente, con fare protettivo.

 

"Non appena finisce questa lezione, torniamo a casa. E ne parliamo immediatamente con Carlisle"

 

"Ma.."

 

"Niente ma, Alice. Se rimanessi qui, rischierei di ucciderla" A quella parole, Alice ebbe un fremito. Edward dilatò le narici e si trattenne dallo sbirciare nella direzione della ragazza. Il suo odore era così intenso, così delicato, così..umano.

 

Com'è possibile? Chi sei tu per arrivare in questa maledetta città e rompere il mio equilibrio mentale che stavo faticosamente recuperando? Oh, ragazzina, non sai quanto ti sto odiando. Ti vorrei uccidere perchè il tuo aspetto fisico mi ricorda ciò che più ho detestato al mondo. Ti vorrei anche assaggiare perchè il tuo sangue ha un profumo così delizioso e tu sembri così innocente. E io non assaggio sangue di quel tipo da troppi anni. Ma sai qual'è la cosa ancora più snervante, ragazzina? E' proprio il fatto che sei uguale a lei che mi fa anche venire voglia di baciarti, di possederti, di farti mia in questo istante. Solo per rivivere quella pace. Solo per un momento.

 

"Non lo faresti" Sentenziò Alice, costringendo Edward a interrompere quel flusso di pensieri. Si voltò verso la sorella, sorridendo maliziosamente.

 

"Credimi, lo farei"

 

"Il tuo futuro è ancora dubbio ma vedo la ragazza viva. Puoi.."

 

"Alice!" Il tono di Edward salì di un'ottava. Gli occhi ora erano neri, intensi, ma non avevano perso la scintilla."Non voglio stare accanto a quella..a quella..Cazzo, il solo vedere la sua faccia mi fa stare male"
 

"Lo so, Ed"

 

"Voglio solo parlare con Carlisle. Forse lui sa qualcosa"

 

"Forse. Rose starà bene?"

 

Prima che Edward potesse rispondere, il professore entrò in classe. Furono per Edward le due ore più lunghe della sua intera esistenza. La finestra era socchiusa e, non appena soffiava un alito di vento, i capelli della ragazza venivano mossi leggermente e il suo profumo lo colpiva intenso, lasciandolo tramortito ed emotivamente esausto. Lottava. Lottava contro i suoi due istinti primordiali: la sua voglia di sangue e la sua voglia d'amore. Entrambi incredibilmente difficili da controllare e bloccare.

 

Non è lei. Non è lei. Non è lei. Non è lei.

 

Questo era il mantra che continuava a ripetersi, per combattere il secondo istinto. Ma nel suo cervello si rincorrevano prepotenti molti, troppi pensieri.

 

Voglio parlarci. Voglio sapere il suo nome. Voglio sapere perchè si è trasferita. Chi sono i suoi genitori. Se ha fratelli. Voglio indagare. Devo capire il perchè. Perchè mi sta facendo impazzire. Voglio solo provare a sentire che gusto ha, non ne ho mai avuta l'occasione. Vorrei poter baciare quelle labbra carnose ancora un'ultima volta..no! Non devo volerlo, non dopo quello che è successo. Dovrei solo desiderarla morta. Come potrei baciarla se il suo volto è uguale al suo? A quello di un mostro?

 

Quando la campanella suonò, Edward schizzò fuori dalla classe, senza aspettare la sorella e, soprattutto, senza commetere l'errore di voltarsi in direzione di Bella.

 

Bella lo osservò uscire dalla classe, terribilmente confusa. Alice le rivolse uno sguardo di incertezza e di sfida e poi scomparve anche lei dalla sua vista.

 

"Oh, lasciali perdere, quelli sono strani" Una voce femminile la fece sobbalzare. Accanto a lei era spuntata una ragazza molto bella e formosa, vestita alla moda, con i capelli biondo cenere, leggermente mossi. Aveva un sorriso smagliante e due occhi molto grandi, azzurri.

 

"Chi?" Chiese timidamente Bella, completamente colta alla sprovvista, mentre sistemava i libri nel suo zaino.

 

"I due in prima fila. Sono due membri del club dei Cullen. Davvero, non perdere neanche un secondo del tuo tempo a provare a capirli. Non ne vale la pena"

 

"Io non stavo.."

 

"Comunque io sono Jessica, piacere!" Bella fu interrotta dall'altra ragazza che si gettò su di lei come un fiume in piena "Ti chiami Isabella, giusto? Ti stavamo aspettando. Spero che avremo tante lezioni insieme così diventeremo amiche per la pelle. Ma, senti, come mai sei venuta qui a Forks? Jacksonville dev'essere una città molto più soleggiata! E ho sentito dire che lì i ragazzi sono così..fighi! Tuo papà ti faceva mai il terzo grado, quando uscivi con loro?"

 

Bella rimase impalata davanti a lei, terrorizzata. Non aveva mai conosciuto qualcuno in grado di parlare tanto velocemente. E di fare così tante domande in una sola volta.

 

"Lasciala respirare, Jess" Un'altra ragazza si unì alla conversazione, mettendo una mano intorno alla spalla di Jessica. Era abbastanza alta e minuta, con dei capelli corvino raccolti in una treccia. Indossava degli occhiali tondi neri che le nascondevano i piccoli timidi occhi scuri. A Bella piacque subito.

 

"Ciao, io sono Angela" Disse comprensiva, allungando la mano verso Bella, che gliela strinse subito.

 

"Bella, piacere" Angela si ritrasse istintivamente, dopo aver stretto la mano a Bella, spalancando la bocca. Bella si voltò confusa verso Jessica, la quale guardò per aria, ridacchiando.

 

"Scusami, Bella, è che hai un'energia davvero forte e positiva. Non mi era mai capitato prima d'ora!" Esclamò entusiasta Angela, mordendosi il labbro inferiore. Bella si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sorrise goffamente di rimando.

 

"..Energia?"

 

"Lascia perdere anche lei, Bella. Pensa di essere una sensitiva" Tagliò corto Jessica, roteando gli occhi divertita. Angela la incenerì con lo sguardo, dandole una gomitata amichevole.

 

"Ehi, se l'ha detto mia nonna allora ci credo. Devi sapere Bella che.."

 

"Sì, sì, glielo racconterai un'altra volta, adesso abbiamo inglese. Tu che lezione hai, Bella?"

 

"Uhm..Ginnastica, non proprio la mia materia preferita" Confessò Bella, già temendo il peggio. Era sempre stata un disastro nello sport, non avendo molta coordinazione o equilibrio. Era un traguardo se riusciva a non inciampare più di due volte in un giorno.

 

"Dai, allora, ci vediamo domani! Ciao!" Salutarono in coro Jessica ed Angela, correndo felici verso l'uscita. Bella rimase sola in classe, a sorridere come una bambina: era davvero contenta di aver conosciuto due persone così simpatiche e gentili. Jessica le era subito sembrata la classica ragazza popolare della scuola, ma, alla fine, a Bella non aveva fatto una brutta impressione, come invece era successo nell'altro liceo. Non sembrava essere altezzosa o in grado di rendere la vita un inferno. Era solo molto esuberante e sicuramente con un gran cuore. Angela, d'altra parte, le sembrava molto più affine al suo carattere: aveva l'aria timida e impacciata, ma a renderla particolare era sicuramente il suo sentirsi una sensitiva. Non vedeva l'ora di scoprirne di più. Bella era sempre stata una persona curiosa, fin da bambina, e questa strana teoria di Angela e il suo segreto con la nonna la stava già affascinando.

 

Il primo giorno di scuola non si era rivelato così terribile come aveva temuto. Certo, ci sarebbe ancora stata l'ora di ginnastica, dove tutti l'avrebbero presa in giro, ma tutto sommato la mattinata era stata positiva. La prima ora l'aveva passata in segreteria, a cercare di compilare l'orario delle lezioni e le varie schede burocratiche. La segretaria era una cara amica di Charlie, quindi, com'era prevedibile, fu premurosa e disponibile. Fin troppo, dato che rischiò di perdere del tutto la lezione di informatica. La lezione di biologia fu interessante, anche se il professore stava spiegando un argomento che Bella aveva già affrontato nella vecchia scuola.

 

E aveva conosciuto Edward Cullen.

 

Ancora non aveva trovato una spiegazione al suo così strano comportamento: non la conosceva, eppure era rimasto immobile a fissarla per un minuto che parve infinito. Una porzione di tempo in cui il mondo esterno pareva essere scomparso, per lasciare spazio solo a loro due. Non la conosceva, eppure le aveva scaricato uno sguardo carico d'odio e malinconia, che aveva lasciato Bella spaesata e tramortita. Per tutta la lezione aveva cercato di pensare al motivo di quel comportamento ma le uniche opzioni plausibili alle quali riuscì ad aggrapparsi furono soltanto due: o Edward soffriva di una qualche forma di disturbo della personalità oppure gli aveva fatto un gravissimo torto, del quale non era a conoscenza. Quando Jessica le aveva rivelato che i Cullen erano strani, Bella aveva tirato un sospiro di sollievo, convincendosi che non si era sognata tutto.

 

"Non sono pazza. E' lui ad esserlo" Aveva pensato, in quel momento.

 

Tornata a casa, decise di approfittare della bella giornata per leggere un libro in veranda. Tirò fuori dalla valigia una vecchia edizione di "Jane Eyre" e, sorseggiando un'acqua tonica, si tuffò nella lettura, dondolandosi sull'amaca di Charlie. Non appena si ricordò che uno dei protagonisti si chiamava Edward, la sua mente volò subito a lui, ai suoi occhi ambrati, alla pelle marmorea, alle sue labbra sottili..Chiuse il libro, respirando a fatica.

 

Che mi sta succedendo? Non mi sono mai sentita così. Mai. Per nessuno. Non lo conosco nemmeno! Ma non riesco a smettere di pensare a lui. Quando mi ha guardata, ho avvertito una strana sensazione al petto, come una morsa. Era come se ci stessimo leggendo dentro, come se ci fossimo conosciuti in un'altra vita.

 

Bella scosse la testa, sconsolata. Non poteva pensare a lui, in quel modo. Non dopo che l'aveva trattata in modo così sgarbato. Bella pensò che forse voleva solo farla sentire importante, degna di essere guardata da lui, per poi infrangere il suo sogno ad occhi aperti e riportarla alla realtà: perchè lei non era nessuno. Non era attraente, o per lo meno, era nella media. Era goffa e impacciata. Non era quella simpatica del gruppo, era sempre quella saggia e con la testa sulle spalle, sempre chiusa nella sua bolla. Mentre i ragazzi della sua età uscivano in discoteca il venerdì sera, lei preferiva portarsi avanti con lo studio. Non aveva davvero niente di speciale.

 

E' bello come un Dio, perchè mai dovrebbe guardare una come me? Sarà andata sicuramente così. L'ha fatto apposta perchè solo la nuova arrivata, voleva farmi uno scherzo di benvenuto. Poteva optare per la colla sulla sedia, sarebbe stato meglio. Jessica avrà solo voluto consolarmi, perchè l'avrà visto succedere anche ad altre ragazze.

 

Non si accorse di una lacrima solitaria che le stava rigando la guancia. Se l'asciugò via subito, reclinando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi, per cercare di non pensare a nulla e prendere sonno.

 

-

 

Jacob voleva conoscere la famosa figlia di Charlie. Viveva da poco a Forks, ma ne aveva già sentito tanto parlare. Stando ai racconti di suo padre, sembrava una ragazza eccezionale e molto affettuosa. Quando aveva scoperto della morte della madre, Jacob si sentì molto empatico nei confronti della ragazza: a quell'età non si dovrebbe soffrire così tanto, e lui ne sapeva qualcosa.

 

Perciò, volle conoscerla. Le aveva lasciato il tempo giusto per ambientarsi, per stare un pò da sola con il padre e sistemarsi. Un mese dopo il suo arrivo, però, Jacob moriva dalla voglia di incontrarla e scambiare due parole con lei.

Alla riserva, vedeva sempre le stesse facce ed iniziava ad annoiarsi. Lì erano tutti simili a lui, tutti appartenenti ad un gruppo, a cui lui era appena entrato a far parte. Amava Billy e gli era eternamente grato per averlo accolto come un figlio.

Bella avrebbe rappresentato per lui la luna nuova, il cambiamento, una nuova possibilità di aprire il suo cuore a qualcuno. Sapeva che avevano molte cose in comune, e che si sarebbero trovati bene. Jacob voleva tanto avere un'amica.

 

"Di più non potrò mai sperare. Perchè sono condannato" Pensò tristemente Jacob, mentre camminava nella via della casa di Charlie Swan.

 

Arrivato davanti alla fatidica casa, sentì come una fitta al cuore. Non si sentiva nervoso o emozionato, eppure il suo cuore si strinse. Prima di suonare il campanello, notò distratto qualcosa in movimento in giardino. Fece qualche passo indietro e il suo cuore perse un battito.

 

"Non ci posso credere" Sibilò, sentendosi le ginocchia sul punto di cedere. Rimase immobile, osservando la ragazza addormentata, dondolarsi sull'amaca. Osservò ogni dettaglio: i capelli castano chiaro, morbidi, mossi; le labbra a cuore, di un rosso vivo; la pelle chiara, impeccabile. Jacob si spostò al collo e scese fino ad osservare i seni piccoli, rotondi, perfetti, il corpo così piccolo e fragile, ma sinuoso. Tutto coincideva alla perfezione.

 

Si stropicciò gli occhi, pensando fosse una visione. Uno dei suoi soliti incubi, che si mescolava alla realtà. Invece era lì, in carne ed ossa, proprio davanti a lui. Jacob digrignò i denti e si accovacciò, mettendosi a quattro zampe. Il suo udito lo stava mandando in paranoia. Si avvicinò lentamente, desiderando intensamente di non sentirla respirare più.

 

Improvvisamente, sentì la porta di casa aprirsi.

 

Prima che l'ispettore Swan potesse vederlo, sparì nella direzione opposta, nascondendosi dietro un albero di fronte a casa. Osservò la scena, disgustato: Charlie era in piedi davanti a lei, con un sorriso stampato sulle labbra. Le accarezzò la fronte e poi si sedette su una sedia, accanto all'amaca, prendendo il libro rimasto tra le sue braccia addormentate.

 

Jacob sbuffò inorridito, poi scappò via.

 

-

 

Edward, Alice e Jasper rientrarono a casa subito dopo le lezioni. Avevano cercato Rosalie ovunque, ma non avendola trovata, si convinsero che aveva saltato scuola, dopo la prima ora. Vedendo la Ferrari nel vialetto, Edward si tranquillizzò.

 

In salotto, trovarono subito Rosalie davanti alla televisione, rannicchiata sotto una coperta. Anche se li aveva sentiti arrivare dal motore della Volvo, non distolse lo sguardo dallo schermo, nemmeno quando si sedettero sul divano di fronte a lei. Tutti i fratelli rimasero in silenzio. Jasper e Alice erano estremamente imbarazzati: non avevano il rapporto che Edward aveva con Rosalie e, pertanto, non sapevano cosa dire o come comportarsi. Nonostante si conoscessero da tantissimi anni, ormai. Edward ruppe il silenzio dopo qualche minuto, infastidito: "Rose, dove sei stata?"

 

"Non iniziare nemmeno"

 

"Non ti ho più vista a scuola da quando abbiamo parlato agli armadietti, ero preoccupato per te"

 

"Ho fatto un giro in macchina, poi sono tornata a casa, contento? Non ho ucciso nessuno, anche oggi Carlisle potrà dormire sonni tranquilli" Sputò Rosalie, con la voce tremante di rabbia.

 

Edward annuì ad Alice.

 

"Ti vuole bene. Tanto. Non vuole che tu faccia questa vita" Implorò Edward. La sua voce era una cucchiaiata di miele.

 

Rosalie non rispose. Si strinse di più nella coperta ed alzò il volume della televisione. Edward sospirò sconsolato, poi si alzò in piedi, andando in cucina. Alice e Jasper lo seguirono.

 

"Non è il momento giusto per parlarle della nostra decisione, vero?" Chiese Alice, picchiettando le dita sulla superficie di vetro. Jasper accanto a lei si irrigidì e guardò Edward, aspettando una risposta.

 

"Devo parlare con Carlisle di quell'altra cosa, prima. E' più importante" Alice mormorò un "certo", poi abbracciò Jasper, in cerca di conforto. Jasper la accolse, accarezzandole i capelli e disegnandole dei piccoli cerchi sulla schiena. Edward li fissò malinconico brevemente, poi si rivolse a Rosalie:

 

"Dov'è Carlisle?"

 

"Non l'ho visto" Rispose lei, monocorde.

 

"Oggi aveva solo il turno mattutino, è strano che non sia ancora tornato.."

 

Jasper ed Alice sciolsero il loro abbraccio.

 

"Rosalie non lo dovrà sapere" Sussurrò Edward "Tra tutti noi, è quella che ha sofferto di più. Non ho idea di cosa accadrebbe se lo venisse a sapere. Ho quasi rischiato di cedere io. Immaginate cosa farebbe lei"

 

Alice abbassò lo sguardo, pensierosa. Jasper si girò verso Rosalie, mettendo le braccia dietro la nuca, ed inspirò profondamente.

 

Il violento bussare alla porta fece scattare tutti in allerta.

 

Edward andò ad aprire stizzito, sapendo già di chi si trattava: il suo odore era inconfondibile.

 

Jacob Black si trovava davanti a lui, con il fiato corto e gli occhi rossi.

 

"E' tornata" Furono le uniche parole che riuscì a dire, prima di perdere i sensi.

 

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Carissimi, spero che questa fanfiction vi stia piacendo:) Ringrazio tutti quelli che la stanno seguendo! Mi piacerebbe se lasciaste un commento, magari scrivendo quali sono le cose che finora vi hanno colpito di più, le vostre impressioni, MA SOPRATTUTTO, quali sono le vostre teorie finora, sulla trama! Io non posso spoilerare nulla, ma sarei curiosa di sapere qualcosa da voi :) Non appena riceverò un pò di vostre teorie, pubblicherò il prossimo capitolo, perchè mi piacerebbe prima sapere cosa ne pensate :) A presto, Laura
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ginnylbound