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Autore: DiNozzo323    04/09/2017    0 recensioni
Fanfiction ambientata nel film X Men - First Class.
Cosa sarebbe stato diverso se un nuovo mutante si fosse unito al gruppo che dava la caccia a Shaw?
Quando Charles usa Cerbero per individuare altri mutanti da poter addestrare per evitare la guerra fra Russia e USA, individua una persona che vive a Washington, una ragazza scappata di casa che vive per lo più per strada. I suoi due poteri sono molto particolari, specie quello che usa meno. D'altronde alla ragazza sembra che non sia altro che un segno beffardo del destino che il suo cognome sia Tearpain...
La storia è una Xavier x Nuovo Personaggio.
La storia è inoltre già conclusa e in pochi giorni la pubblicherò tutta.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Raven Darkholme/Mystica, Sebastian Shaw
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco il secondo capitolo. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto il primo e a Odette Kahwamura per aver messo la storia fra le preferite <3




-Li voglio fuori di qui, e sottochiave finché non avrò deciso cosa fare.- Disse il direttore.

-Il mio laboratorio è fuori sede. Li prendo io.- Disse l'uomo in nero.

Raven e Charles andarono con l'uomo in nero al parcheggio, mentre Moira stava parlando col suo collega. A un certo punto vide che tutto intorno a lei si era fermato e sentì la voce di Charles nella sua testa.

-Levine, che hai?-

Non ha niente. L'ho solo bloccato un momento perché volevo parlarti. Bello, eh? Sono interessato a Sebastian Shaw quanto te e se vuoi ancora il mio aiuto vediamoci al terzo piano del parcheggio.”

I quattro si incontrarono lì e si diressero da Sebastian Shaw, con altri membri dell'agenzia di questo uomo in nero.


Quando arrivarono a Miami e trovarono Shaw certamente non si aspettavano che vi fosse un altro telepate a bordo, Emma Frost, che bloccava gli attacchi mentali di Charles, lasciando gli altri a cavarsela da soli, e ancor meno si potevano aspettare di trovare un altro mutante desideroso di uccidere Shaw. Quel mutante era Erik, che stava distruggendo la barca grazie all'ancora e ai suoi poteri che gli permettevano di controllare il metallo. Quando poi Shaw e quelli che lo accompagnavano fuggirono con un sottomarino, Erik si “ancorò” a loro, cercando di impedirgli la fuga, rischiando di affogare. Charles si gettò in mare per salvarlo e lo contattò telepaticamente sott'acqua, mentre cercava di fermarlo dall'annegarsi.

Non puoi. Annegherai. Devi lasciarlo andare. So cosa significa per te ma così morirai. Ti prego, Erik, calma la tua mente.” Riuscì a riportarlo a galla.

-Lasciami, lasciami!-

-Calmati. Respira. Siamo qui!- gridò Charles.

-Chi sei tu?-

-Mi chiamo Charles Xavier.-

-Eri nella mia testa. Come hai fatto?-

-Tu hai i tuoi trucchi, io i miei. Sono come te. Ora calma la tua mente.-

-Credevo di essere solo.-

-Non sei solo, Erik. Non sei solo.- Disse scandendo bene le tre parole.


La mattina successiva arrivarono alla base di ricerca della CIA. Appena arrivati l'uomo in nero li portò a conoscere lo scienziato più giovane. Hank McCoy.

-Hank, loro sono le nuove reclute speciali di cui ti parlavo. Lui è Hank McCoy, uno dei nostri giovani ricercatori con maggiore talento.- Charles si avvicinò a lui entusiasta e gli strinse la mano.

-Che meraviglia... Un altro mutante già qui. Perché non ce l'ha detto?- Chiese all'uomo in nero.

-Detto cosa?-

-Perché non lo sa... Sono terribilmente mortificato...- Disse al ragazzo che scosse la testa come a dire di non preoccuparsi.

-Hank.- Disse l'uomo avvicinatosi.

-Non l'ha chiesto, così io non l'ho detto.-

-E la tua mutazione qual è? Sei super-intelligente?- Chiese Raven.

-Direi di si. Hank si è laureato ad Harward a quindici anni.-

-Vorrei che fosse solo questo.- Disse senza togliere lo sguardo da Raven.

-Sei fra amici adesso, Hank. Puoi mostrarti.- Disse Charles guardando un attimo i piedi del ragazzo che si allontanò per togliere le scarpe, mostrando due grandi piedi da scimmia. L'unico che era rimasto in disparte era Erik, che però si affacciò lo stesso, incuriosito. Charles rise divertito.

-Splendido.- E così rise Raven. A quel suono Hank si girò e si appese al modello di aereo presente nella sala con i piedi, a testa in giù.

-Tadà!-

-Sei fenomenale.- Gli sussurrò Raven dopo essersi avvicinata.

-Davvero?-


Raven e Hank fecero subito amicizia, soprattutto a causa del loro odio verso la loro mutazione fisica. Hank sperava di trovare una cura isolando i geni di Raven, che gli diede un campione del suo sangue. Quando stavano per baciarsi, però, furono interrotti da Erik.

-Perversi... A proposito, sei io fossi come te non cambierei niente.- Disse rivolto a Raven, prima di allontanarsi. Trovò fra le cartelle della CIA quella inerente Sebastian Shaw, la prese e se ne andò, deciso a cercarlo. Venne fermato all'ingresso da Charles.

-Da quello che so di te mi sorprende che sia rimasto tanto a lungo.-

-Che cosa sai di me?-

-So tutto.-

-Allora sai che devi stare fuori dalla mia testa.-

-Mi dispiace Erik, ma ho visto quello che ti ha fatto Shaw. Ho provato la tua angoscia. Posso aiutarti.-

-Non mi serve il tuo aiuto.-

-Non illuderti. Ti è servito ieri notte. Non è solo da me che ti stai allontanando. Qui hai l'occasione di fare parte di qualcosa molto più grande di te... Non ti impedirò di andartene. Potrei... Ma non lo farò. Shaw ha degli amici. A te farebbe comodo averne.- Disse Charles tornando nell'edificio, lasciando Erik da solo.

La mattina successiva l'uomo in nero stava parlando con Charles informandolo che Hank aveva trasformato un ricevitore radar in una trasmittente progettata per amplificare le onde celebrali. Avrebbe aumentato i poteri telepatici di Charles aiutandoli a trovare altri mutanti per la loro divisione. Apparve alla porta Erik che sosteneva che potevano non volere essere trovati e che se dovevano trovare gli appartenenti alla loro specie lo avrebbero fatto lui e Charles, e non gli agenti della CIA. All'inizio l'uomo non accettò, ma quando Charles si rivelò d'accordo con Erik, dovette sottostare alla loro decisione.

Subito i quattro mutanti si recarono nella trasmittente per vedere se funzionava davvero.

-Io lo chiamo Cerebro, in spagnolo significa cervello.- Disse mostrando una specie di casco coperto di fili collegato a un macchinario.

-Gli elettrodi collegano Charles alla trasmittente sul tetto. Quando lui rileva un mutante il suo cervello invia un segnale tramite un railè e le coordinate del luogo appaiono qui.- Disse mostrando il procedimento a due interessati Raven e Erik. Charles invece si sistemò sulla piattaforma e infilò il casco.

-Sei adorabile come cavia, Charles.- Lo prese in giro Erik.

-Non rovinarmi tutto, Erik.-

-Io sono stato una cavia. Le riconosco quando le vedo.-

-Ok... Bene bene... Sicuro che non posso rasarti a zero?- Chiese Hank.

-Non toccarmi i capelli.-

-Va bene.-

Il macchinario partì e Charles iniziò a individuare moltissimi mutanti. Le coordinate del luogo in cui essi si trovavano venivano trascritte dal macchinario su un foglio. Potevano finalmente creare la divisione X.


Il primo posto in cui si recarono fu una discoteca per uomini a New York. Lì incontrarono Angel Salvadore, una spogliarellista con una mutazione che l'aveva dotata di ali che le permettevano di volare.

Poi un tassista, Armando Munoz, un giovane detenuto, Alex Summers, un altro ragazzo, Sean Cassidy e infine l'incontro più interessante.


Si recarono a Washington e a ora di pranzo arrivarono a Riverdale Park. Charles individuò la stessa figura vestita con jeans e felpa con cappuccio che copriva il volto, che aveva visto con Cerebro e con un cenno di capo la indicò a Erik, dirigendosi entrambi verso la persona misteriosa. Si erano avvicinati parecchio quando questa, dopo essersi bloccata con le mani sotto il cappuccio, probabilmente le dita poggiate sulle tempie, si girò e prese a correre.

-Fermati! Non vogliamo farti del male!- Gridò Charles.

-Erik, fermalo.- Disse, poi Erik tese le mani avanti a sé, verso la figura, e la sollevò da terra, facendola avvicinare a loro. Il cappuccio scivolò di testa alla terza persona, mostrando il volto della ragazza.

-Puoi metterla giù adesso.- Disse Charles, quando lei si trovò esattamente sopra di loro.

-Prendila Charles. È tutta tua.- Disse Erik ghignando prima di abbassare le mani, facendo cadere la ragazza, che finì fra le braccia di Charles. I due si guardarono intensamente e, mentre lei si perdeva negli occhi blu del ragazzo, lui entrò nella sua mente, anche se solo superficialmente. Non sapeva di preciso perchè avesse fatto una cosa simile, ma sentiva che non era giusto, nei confronti di quella ragazza, venire a conoscenza di tutti i suoi segreti, così, dopo pochi attimi, prese ad osservare bene il suo viso. Non poteva non notare che fosse molto bella. Occhi verdi che al sole sembravano due smeraldi, capelli mossi rossi naturali, tendenti al biondo e labbra carnose. Il labbro inferiore più grande del superiore.

-Samantha, non siamo della polizia, tranquilla. Non vogliamo farti nulla di male.- Le disse Charles rimettendola a terra. Erik osservava la scena.

-Come posso fidarmi di uno che mi conosce, quando io sono sicura di non averlo mai visto? E tu, come hai fatto a sollevarmi?- Disse rivolta a Erik.

-Siamo dei mutanti. Proprio come te.-

-Mutanti? Cosa...? Come...?-

-Erik, non è così semplice. Lei non sa di essere una mutante.-

-Io non sono una mutante. Io sono...-

-No, Samantha. Non sei pazza. Non più di quanto lo siamo io e il mio amico. Perdona le cattive maniere. Io sono Charles Xavier e lui è Erik Lehnsherr.-

-Samantha Tearpains. Potete chiamarmi Sam.-

-Bene Sam. So che ti hanno convinto che sei pazza perché puoi fare cose che gli altri non possono, ma non è così. Tu puoi perché...-

-Perché sono una mutante. Ok, mi è chiaro il concetto.-

-Quali sono i tuoi poteri?- Le chiese Erik. Lei guardò prima lui e poi Charles un po' rintronata.

-Vuole sapere cosa puoi fare di speciale.- Specificò Charles.

-Oh. Bé, io ho delle visioni del futuro. A volte sono confuse... Altre volte più nitide. Di solito quando tocco una persona riesco a vedere qualcosa anche con 5-6 secondi di anticipo, mentre se non vi è contatto solo pochi attimi prima...-

-Per questo sei scappata prima che ci avvicinassimo?!-

-Si, vi ho visto. Voi cosa fate? Non ho mai conosciuto qualcuno come me...-

-Io posso controllare i metalli. Per questo ti ho sollevata. Grazie alla zip e al bottone dei tuoi jeans e qualche altro oggetto che tieni nella tasca della felpa. Tutto metallo.- Fece Erik con fare orgoglioso.

-Io leggo nel pensiero e posso anche comunicare attraverso esso, inoltre posso manipolare la mente delle persone.-

-Tipo?- Charles si toccò con due dita la tempia e disse “Siediti.” Sam si sedette senza motivo alcuno lì, di fronte a loro, sul prato, poi si rialzò.

-Uao. Non sono riuscita a resistere...- Stette un attimo in silenzio e poi riprese a parlare. -Devo essere sincera. Io non vedo solo il futuro...- Le sembrava scorretto non essere completamente sincera dopo aver saputo da questi due uomini cosa potevano fare, soprattutto perché non erano spaventati da lei, ma interessati.

-Cos'altro fai?- Chiese Erik particolarmente interessato.

-Vi faccio vedere.- Sam prese da una tasca della felpa un coltellino svizzero. Erik le bloccò la mano, non sapendo cosa volesse fare.

-Tranquillo. Non vi faccio nulla. Vi faccio vedere su di me, ok?- Disse portando la mano libera davanti a se e aprendo il palmo verso l'alto.

-Non sia mai detto che tu ti debba ferire per la nostra curiosità. Ti prego, prova su di me.- Disse Charles, prendendole la mano con la sua e facendogliela abbassare prima di aprire la mano avanti a lei. Il suo tocco era stato gentile e fermo allo stesso tempo. La mano molto calda.

-Io non posso...- Disse lei incerta.

-Sono certo che non mi succederà nulla. Mi fido.- Lui le sorrise mentre Erik pensava solo che l'amico fosse ammattito completamente. A vedere il suo sorriso Sam si sciolse e obbedì. Con il coltellino toccò il palmo dell'uomo, che teneva la mano stretta nella sua, poi con più forza gli fece un taglio lungo 5-6 cm. Charles non diede segno di dolore o essere arrabbiato con lei, ma solo curioso. Samantha allora si concentrò un attimo e dopo nemmeno tre secondi una sola lacrima le scese dagli occhi. Lei la raccolse sul suo palmo. Mentre faceva questo sia Erik che Charles si resero conto che c'era qualcosa di strano, perché Samantha aveva cacciato, anche se solo per un momento, un espressione di puro dolore, ma attesero silenziosi e desiderosi di poter vedere cosa sarebbe successo. La ragazza poggiò la sua mano su quella di Charles e, dopo un secondo appena, un fascio di luce brillò fra le mani dei due. Quando Sam tolse la mano sporca di sangue pulì quella del ragazzo con un fazzoletto bagnato e i due notarono che non vi era più alcuna ferita, la mano era solo sporca come quella della ragazza, ma la ferita era sparita.

-Stupefacente.-

-Non tanto. Posso solo curare le ferite. Niente malattie o distorsioni o ossa fratturate. Non so nemmeno quanto sia grande la mia capacità. Che io sappia questa è stata la quinta volta che ho pianto, e non intendo farlo nuovamente.-

-Perché?- Chiese Erik.

-Quando piango sento un dolore agli occhi come se stessero bruciando e sento la testa come infilzata da mille lame. È una sensazione orribile. I miei si sono sempre chiesti come fosse possibile che una bambina piccola non piangesse mai.- I due non dissero nulla e rimasero tutti e tre in silenzio. Poi Sam interruppe quel vuoto.

-Posso sapere cosa vi ha portati da me?-

-Si, volevamo sapere se ti andrebbe di venire con noi a Langley. Abbiamo creato una divisione di mutanti per impedire lo scoppio della guerra...- Disse Charles.

-Avresti un letto in cui dormire...- Disse Erik.

-E degli amici.-

-Beh, quando ci muoviamo?- Chiese Sam felice.


Erik e Charles portarono Sam dagli altri, poi andarono a giocare a scacchi fuori la biblioteca mentre i ragazzi facevano conoscenza.

-Non faccio che pensare agli altri come noi... Tutte quelle menti che ho toccato. Riuscivo a sentirli... Il loro isolamento, le loro speranze, le loro ambizioni... Ti dico che siamo all'inizio di qualcosa di incredibile, Erik. Possiamo aiutarli.-

-Davvero? Identificazione, è così che comincia. E finisce con l'essere rinchiusi, subire esperimenti, venire eliminati.-

-Stavolta no. Abbiamo nemici comuni. Shaw, i russi. Hanno bisogno di noi.-

-Per ora...- Poi i due andarono da Moira che li informò che Shaw si sarebbe dovuto incontrare con il ministro della difesa russo a Mosca. Sarebbero dovuti partire per la Russia entro un'ora. Erik era sicuro che i ragazzi non fossero pronti, ma Charles sosteneva che lo erano. In questo caso però Charles aveva torto.


Quando Sam arrivò dagli altri si presentò, e loro fecero altrettanto.

-Mi chiamo Samantha Tearpains. Chiamatemi Sam.- Disse stringendo la mano a una ragazza bionda.

-Piacere, io sono Raven e loro sono Angel, Alex, Hank, Darwin e Sean.- Sam strinse la mano a tutti. Raven le stava già simpatica. Le aveva anche prestato dei vestiti, visto che i suoi erano logori... Le diede una minigonna di jeans e una maglietta verde come i suoi occhi, e in più degli stivali marroni. Sam la ringraziò e dopo essersi cambiata prese a chiacchierare con la ragazza. Raven le raccontò del suo incontro con Charles e della sua vita, e Sam fece altrettanto.

-E quando i miei sono resi conto che ero strana hanno iniziato a mandarmi da vari psicologi. L'ultimo da cui mi hanno mandata però era un maniaco. Mentre eravamo a una seduta lui mi ha sfiorato il braccio e io ho visto che di lì a 5 secondi mi avrebbe... Capisci... Così l'ho messo KO e ho chiamato la polizia.-

-E ti hanno creduto?-

-Ovviamente no. La sera stessa ho sentito i miei parlare di manicomio e sono scappata di casa. Tutto questo è successo 4 mesi fa.-

-Mi dispiace molto.- Mentre parlava passarono davanti la finestra Erik e Charles che si girarono a guardarli e Sam e Raven notarono come l'ultimo stesse guardando verso di loro, osservando i vestiti di Sam, prima di proseguire il cammino. Le due si guardarono e poi ripresero a parlare.

-Non ti preoccupare. Sto bene.- Riprese Sam. Poi le raccontò dell'incontro con Charles e Erik di quella mattina e dei suoi poteri.

-E Charles non ti ha fatto il discorso sulla mutazione dalle forme primitive e bla bla bla..?-

-No, perché?-

-E' curioso. Lo fa a tutte le ragazze che incontra.- Disse sorridendo. -Avrà visto in te qualcosa di diverso... E dimmi, che ne pensi di Erik e Charles?-

-Erik è molto serio, diffidente... E anche protettivo, in un certo qual modo, verso noi mutanti. Ne va fiero di non essere una persona comune. Tu lo conosci da molto?-

-No, solo pochi giorni, però la penso come te. Lui dice che se fosse in me non cambierebbe il mio vero aspetto.-

-Qual è il tuo aspetto, Rav?-

-Uno di questi giorni te lo faccio vedere.- Le sorrise la ragazza.

-E di Charles? Che ne pensi?-

-Oh... Ehm... Lui è... è gentile... intelligente... premuroso...-

-E bello, vero?-

-Si, anche.- Disse Sam diventando dello stesso colore dei suoi capelli. Raven rise a quella vista, poi lasciò cadere il discorso e si misero a chiacchierare con gli altri e discutere dei nomi e dei poteri.

-Dovremmo pensare a dei nomi in codice. Ora siamo agenti governativi e dovremmo avere dei nomi in codice. Io voglio chiamarmi Mystica.- Disse Raven.

-Uffy, volevo chiamarmi io Mistico.- Disse Sean.

-Ahahahah. Arrangiati, l'ho detto prima io.- Poi Raven cambiò aspetto e diventò un sosia di Sean.

-Uoh!- Dissero gli altri, non avendo mai visto Raven trasformarsi.

-E sono molto più misteriosa di te.- Disse Raven con la voce e l'aspetto di Sean. Gli altri le applaudirono e lei tornò normale.

-Darwin, e tu?- chiese Sam.

-Bé, Darwin è già un soprannome. E sapete... Mi sta bene. Adattarsi per sopravvivere eccetera. Guardate qua.- si avvicinò all'acquario e infilò la testa nella vasca. Gli spuntarono le branchie. Gli altri applaudirono meravigliati.

-Sean, tu?- Chiese Darwin.

-Io mi chiamerò... Banshee.-

-Perché vuoi farti chiamare come uno spirito urlante?- chiese Hank.

-Tappatevi le orecchie.- Tutti obbedirono e con una specie di urlo Sean ruppe il vetro della finestra.

-Forte!- Disse Sam mentre gli altri applaudivano e fischiavano.

-Tu, Sam?- Chiese Alex.

-Non saprei... Il mio nome mi piace... Se dovessi scegliere però direi Cassandra.-

-Perché?- Chiese Angel.

-Vediamo...- Prese la mano di Alex fra le sue e poi si concentrò.

-Adesso dici o fai qualcosa.- Alex pensò un secondo.

-Mentire alla propria maniera è quasi meglio che dire una verità che appartiene agli altri: nel primo caso tu sei una persona, ma nel secondo sei solo un pappagallo.- Dissero contemporaneamente Sam e Alex.

-Leggi nel pensiero?- Chiese Darwin.

-No, vedo il futuro. Quando ho toccato Alex ho visto lui che pronunciava la frase di Delitto e Castigo, così ho potuto ripeterla assieme a lui.-

-Grande! E devi per forza toccare le persone per vedere il futuro?-

-No. Quando le tocco lo vedo con qualche secondo in anticipo rispetto a quando mi appare semplicemente nella testa. Ora tocca a te, Angel.-

-Il mio nome d'arte è appunto Angel. Mi si adatta.- disse togliendosi il giubbino e mostrando delle splendide ali.

-Puoi volare!?- disse Raven

-Ah ha. E...- Sputò una palla di fuoco che andò a bruciare la testa della statua nel cortile.

-Oltre a volare sputi fuoco?!- disse Sam meravigliata mentre gli altri ridevano.

-Hai rovinato la statua... Sono eccitato e disgustato.- Disse Darwin.

-Quale sarà il tuo nome?- Chiese Angel a Hank.

-Che ne dici di Big Foot?- Disse Alex bevendo un sorso di cola.

-Bé, sai che si dice degli uomini con i piedi grossi... E... i tuoi sono piccolini.- Lo difese Raven, facendo scoppiare a ridere gli altri.

-Alex, qual è il tuo talento? Tu che sai fare?- chiese Darwin.

-Non è... Non lo posso fare. Non posso farlo qui.-

-Puoi farlo di là?-

-Perché non lo fai di là. Dai...- chiese Sam.

-Alex! Alex!- Iniziarono tutti e 6. Il ragazzo si alzò e andò nel cortile. Gli disse di stare indietro e due anelli laser uscirono dal suo corpo, uno dei quali tagliò a metà la statua. Tutti applaudirono.


Quando Moira, Charles e Erik arrivarono nel cortile, la prima cosa che notarono era che la statua era stata... decapitata e avvicinandosi alla finestra della stanza dove si trovavano i ragazzi li trovarono in mezzo al caos, che mettevano all'opera i loro poteri. Sean cercava di rompere la corazza di Darwin con sedie, tavoli e altro, Hank si dondolava a testa in giù dal lampadario, Angel volava per la stanza, Raven ballava in piedi sul divano e Sam stava stesa sul divano di fronte a bere una birra con la testa poggiata sulle gambe di Alex, che beveva come lei.

-Che cosa state facendo?- Gridò Moira arrabbiata. Charles aveva un'espressione delusa sul volto e Erik una da “te l'avevo detto”. Alla loro vista tutti e 7 si fermarono e si alzarono, consci di aver sbagliato a comportarsi così.

-Chi ha distrutto la statua?- Chiese la donna.

-E' stato Alex.- Disse Hank.

-No, Havok. Dobbiamo chiamarlo Havok. E' questo il suo nome, ora.- Raven avanzò verso i tre.

-Rav, no.- Sussurrò Sam alla ragazza, cercando di prenderla per un braccio, ma l'amica si scansò e proseguì.

-E abbiamo pensato che tu dovresti essere il professor X e tu dovresti essere Magneto.- Disse indicando prima Charles e poi Erik, che li guardavano allibiti.

-Formidabile.- Disse Erik. Era peggio di quanto pensasse. Si allontanò per primo, seguito da Moira e da Charles, che ferì Raven con sei semplici parole.

-Mi aspettavo di più da te.-

I tre andarono in Russia dove trovarono Emma Frost con il ministro della difesa. Riuscirono a ottenere delle informazioni riguardanti i piani di Shaw. Era peggio di quanto temessero. Aveva intenzione di convincere i russi a piazzare dei missili a Cuba, scatenando la terza guerra mondiale. Non sapevano però che il motivo per cui Shaw non era lì era perché stava andando dai ragazzi.

  
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