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Autore: sissi149    05/09/2017    3 recensioni
Tsubasa scosse la testa:
“Tutto ciò è molto interessante, ma perché la polizia ha avvertito la Squadra Speciale per l'attacco ad un idolo delle ragazzine?”
Aoba rispose prontamente, digitando sul suo tablet:
“Hanno chiamato noi perché l'attuale coinquilino, nonché suo manager ed ex tastierista del gruppo, è Yuzo Morisaki.”
Misaki si passò una mano nei capelli, osservando la foto appena apparsa, che ritraeva un uomo all'incirca della stessa età del cantante:
“Intendi il figlio del Colonnello Morisaki?”
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Koshi Kanda, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'ufficio del Colonnello Morisaki era situato al trentesimo piano di un grattacielo che ne contava in totale quaranta. O per lo meno, l'ufficio che occupava quando si trovava nella capitale, dato che spesso viaggiava per il paese ad ispezionare personalmente lo stato degli armamenti per la difesa.

Una segretaria molto cordiale introdusse i due Agenti Speciali nello studio. Il Colonnello dava le spalle alla porta, guardando fuori dall'ampia vetrata la sagoma di un aereo che si stava dirigendo a nord.

“Buongiorno, Colonnello.” Esordì Tsubasa.

Il militare si voltò e li squadrò da capo a piedi, lasciandosi sfuggire un verso di disappunto per quei due damerini che gli avevano mandato. Non poteva meravigliarsi che i loro nemici fossero arrivati a tanto se parte della sicurezza del paese era affidata alle mani di Agenti come quelli che aveva davanti. Con lo sguardo gelido e tagliente, fermò qualsiasi tentativo di inutili presentazioni:

“So già chi siete, i tirapiedi di Gamo si riconoscono a lunga distanza.”

A dirla tutta, tra il Colonnello ed il Direttore della Squadra Speciale non correva per nulla buon sangue: si trattava di vecchi asti, radicati da anni ed ormai diventati insolubili. Tuttavia Tsubasa non si lasciò intimidire, rispondendo a tono:

“Quindi saprà anche perché siamo qua.”

Il Colonnello annuì.

“Certamente e non mi capacito di come Minato abbia deciso di affidare un'indagine così delicata proprio al vostro gruppo!”

Un pugno fu sbattuto violentemente sulla scrivania, facendo sussultare la segretaria che era rimasta in fondo alla stanza.

“C'è qualche problema, Colonnello?” In tono affabile Misaki cercò di vincere la reticenza del militare. Questo si voltò verso di lui, assottigliando ulteriormente lo sguardo.

“Mi risulta difficile fidarmi del figlio di un falsario, tanto per dirne una.”

Taro incassò quell'accusa senza mostrare reazioni particolari, col tempo aveva imparato a mascherare il disappunto di essere giudicato da molti in quanto figlio di un detenuto e non per i suoi reali meriti e la sua dedizione al lavoro.

Diversamente da lui, Tsubasa non poteva accettare che il suo partner non venisse ritenuto degno di fiducia:

“Con tutto il rispetto, Colonnello, l'agente Misaki è uno dei migliori della Squadra Speciale.”

“Si risparmi la sceneggiata, Ozora – Baiko Morisaki lo interruppe senza tanti giri i parole, indicando anche con la mano di tacere – ne ho anche per lei e per gli altri dei suoi uomini. Intanto che siete qui a cincischiare, qualcuno si sta dando la pena di cercare quel disgraziato mio figlio?”

I due Agenti si scambiarono di sfuggita uno sguardo, cercando di darsi un sostegno a vicenda, poiché in quel momento non sembrava essere possibile ragionare col militare.

Avanzando di un passo Misaki rispose alla domanda retorica:

“Signore, suo figlio sta bene, non era presente alla villa al momento dell'aggressione. Ora è andato all'ospedale, scortato dalla polizia, per sincerarsi delle condizioni del coinquilino.”

Cercò di restare sul vago circa quanto avevano da poco scoperto sui reali rapporti tra Izawa e il giovane Morisaki, non sapendo quanto il padre conoscesse e quanto avrebbe potuto gradire la situazione: qualcosa gli diceva che tra il Colonnello ed il figlio i rapporti non fossero propriamente idilliaci.

“Di bene, in meglio!”

Alla notizia il Colonnello si indispose ulteriormente, dato che Yuzo non si comportava mai come ci si aspettasse dal figlio di un militare in carriera: prima quella ridicola storia del gruppo musicale, poi la decisione di fare il manager per un cantante da quattro soldi.

“Avete predisposto una scorta per quella zucca vuota?”

“Stiamo cercando di coordinarci con la polizia. - Rispose l'Agente Ozora – Come certamente saprà la Squadra Speciale solitamente non si occupa di queste mansioni, ma se ritiene più opportuno, penso che possa occuparsi direttamente l'esercito della protezione di suo figlio.” Concluse il discorso con un leggero inchino.

Tsubasa aveva dato prova per l'ennesima volta delle sue capacità dialettiche, lanciando in un'unica frase prima una stoccata all'interlocutore e poi un contentino.

Per la prima volta da che erano entrati Baiko Morisaki parve approvare qualcosa:

“Se uomini seriamente addestrati si occuperanno della faccenda sarà meglio! Ci sono in ballo segreti nazionali.”

“Ne siamo consapevoli, ma si ricordi che le indagini le conduce il nostro ufficio.”

Ozora mise in chiaro la questione, poiché non intendeva permettere che il Colonnello si prendesse troppe libertà o compisse troppe ingerenze nel loro lavoro.

Morisaki sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto.

“Allora perché non filate ad interrogare i cinesi?”

Misaki si mostrò perplesso:

“I cinesi?”

“È ovvio che ci siano loro dietro questa faccenda, vogliono i nostri piani per la difesa.”

Ai due Agenti quelle sembrarono solo illazioni, non potevano di certo dare la caccia a tutti gli stranieri presenti a Tokyo, non sapevano nemmeno quale fosse il vero obiettivo dell'irruzione alla villa.

Vedendoli ancora nell'ufficio, indecisi sul da farsi, Morisaki sbraitò:

“Ma non sapete che due giorni fa è arrivato a Tokyo il Ministro cinese per le politiche sportive, scortato da tre dei migliori agenti dei loro Servizi Segreti? Vi si deve dire proprio tutto?”

Intenzionati a non far alterare ancora il Colonnello, i due Agenti salutarono rispettosamente e chiusero la porta dietro le loro spalle. Nell'agganciare la serratura, Taro lo sentì borbottare all'interno:

“Ma roba da matti! In che mani sono capitato!”

 

 

 

 

Nella sala operativa le ricerche erano in pieno svolgimento, procedendo su più fronti. Yayoi aveva avviato tutti i principali database alla ricerca di qualsiasi informazione su Izawa e Morisaki che potesse essere utile: movimenti bancari, carte di credito, social network, risultati scolastici, multe, ogni momento della vita dei due abitanti della villa veniva passato al setaccio e rivoltato come un calzino. Per escludere un movente personale bisognava assicurarsi che il passato ed il presente dei due fosse limpido. La donna stava sorseggiando del succo, attendendo qualche riscontro. Uno dei computer emise un suono. Con un rapido click aprì il documento trovato, scuotendo poco dopo la testa: il database aveva recuperato dal sito delle scuole elementari di Nankatsu una vecchia foto, recentemente aggiunta alla galleria fotografica storica, che ritraeva un piccolo Mamoru Izawa nelle vesti di calciatore in erba prendere parte ad un torneo scolastico. Decisamente quello non era il genere di informazioni che sarebbe stato utile.

Su uno degli altri computer, Kumi esaminava dei video. Dopo che la polizia aveva fatto giungere la notizia che le telecamere della villa erano state manomesse e non avevano registrato nulla, Aoba le aveva insegnato come inserirsi nel circuito di telecamere del traffico, chiedendole di verificare se ce ne fosse qualcuna non troppo lontana dall'abitazione e controllarne i filmati. Aveva individuato, proprio in fondo al viale principale del quartiere, un semaforo dotato di apparecchio per la registrazione delle infrazioni. Sperava di avere fortuna: esistevano altre strade per uscire dal quartiere, non era detto che i malviventi avessero usato quella via di fuga.

Con lo scorrimento rapido stava esaminando il traffico notturno, quando la sua attenzione venne catturata da una berlina che sfrecciava a tutta velocità, passando all'incrocio con il rosso. Il timer segnava le 4:30 del mattino: poteva essere l'auto che stavano cercando.

“Aoba-san, venga a vedere questo.”

Yayoi si alzò, facendo frusciare la gonna, e raggiunse la giovane:

“Hai trovato qualcosa di interessante?”

“Guardi.”

Kumi fece scorrere il video al rallentatore, poi ingrandì l'inquadratura. In questo modo nell'abitacolo si distinguevano chiaramente due persone coi volti coperti da dei passamontagna. Dal finestrino posteriore sporgeva il braccio di un terzo individuo, che nella mano stringeva una pistola.

“Ci siamo! - Esclamò Yayoi – Tre come aveva suggerito il Detective Mikami.”

“Decisamente plateali.” Aggiunse Kumi, non riuscendo a credere di essere stata così fortunata a trovare in breve tempo un indizio.

Aoba si strinse nelle spalle:

“Potrebbero semplicemente essere dei principianti. Ad ogni modo vale la pena controllare. Guarda bene Sugimoto: se premi questa combinazione di tasti, ti collegherai direttamente al database delle targhe automobilistiche.”

“Non aggiunga altro!”

La ragazza aveva subito compreso dove volesse arrivare la tutor ed inserì il dato richiesto. In pochi secondi il computer fornì la risposta che cercavano.

“Chiamo l'Agente Ozora. Prendi, così potrai ascoltare anche tu.”

Yayoi porse un auricolare a Kumi, mentre con l'altra mano faceva partire la chiamata.

“Dimmi, Yayoi!”

“Tsubasa, abbiamo trovato l'auto con cui si sono mossi i probabili aggressori, dalla targa risulta appartenere all'autonoleggio Ishizaki.”

“Va bene, manda Koshi ed Hikaru a fare le verifiche del caso. Noi seguiamo una pista che ci ha indicato il Colonnello. Riusciresti a dirmi se il Ministro cinese arrivato qualche giorno fa alloggia all'ambasciata?”

“Verifico subito. - Le dita dell'analista si muovevano veloci sulla tastiera – Ecco: si tratta del minstro Shu e a quanto pare soggiorna all'albergo Imperial.”

“Perfetto! Procurati tutto il programma dei suoi impegni ufficiali. Ci aggiorniamo.”

La comunicazione si chiuse e le due donne restarono per qualche istante in silenzio. Yayoi tornò a sedersi, riprendendo la propria tazza, mentre Kumi fissava pensierosa lo schermo.

“Quindi il Colonnello crede che siano stati i cinesi?” Domandò quest'ultima, torturandosi una ciocca dei capelli castani che le arrivavano alle spalle.

“Così pare, ma per ora i nostri non possono formulare accuse precise, sarebbe imprudente di fronte all'esponente di un governo straniero. - Si stiracchiò. - Sugimoto, che ne dici di chiamare tu gli altri due agenti per informarli sulla loro nuova destinazione? Poi ti mostro la caffetteria per la pausa pranzo, te la sei meritata. Chi preferisci chiamare? Matsuyama o Kanda?”

“Direi Matusyama, è più civile.” La giovane Kumi nascose a fatica un sorrisetto, temendo di essersi esposta troppo, ma la superiore le fece un occhiolino di rimando. Decisamente quell'ambiente di lavoro le stava piacendo.

 

 

Il Ministro cinese era nel giardino esclusivo dell'hotel, quello riservato ai clienti più prestigiosi, che desideravano una maggior intimità e riservatezza circa i propri affari. Era seduto ad un tavolo posizionato sotto un gazebo, intento ad esaminare un voluminoso plico di carte. Le sue tre guardie del corpo erano sedute poco più in disparte, fumando e sorvegliando l'ingresso del giardino.

Tsubasa e Taro li riconobbero subito: erano Wu Jun-Ren, Fei Xiang e Wang Zhong-Ming, tre Agenti dei Servizi Segreti cinesi con cui avevano avuto il “piacere” di scontrarsi in passato, durante un'indagine internazionale. Non era difficile capire perché avessero mandato loro, poiché erano bravi nel lavoro, probabilmente i migliori in Cina, ed erano già noti alle autorità giapponesi per via del precedente affare, non rischiando così di bruciare altri per quando sarebbe stato necessario agire nell'ombra. Probabilmente non viaggiavano nemmeno con nomi falsi. Quello che era certo era che tra gli Agenti dei due Paesi presenti in quel giardino l'antipatia fosse reciproca.

“Allora, Taro – bisbigliò Tsubasa – cerchiamo di parlare direttamente col Ministro ed evitare i nostri amici.”

Il partner annuì, nemmeno lui ci teneva molto a rispolverare i vecchi trascorsi.

“Restiamo nel vago, niente colpi di testa.”

“Mi hai scambiato per Koshi?”

Lentamente si avviarono sul vialetto, sentendo addosso lo sguardo di Wu Jun-Ren, che li aveva già puntati. Tuttavia fu Fei Xiang a pararglisi davanti, bloccando con tutta la sua imponente stazza la via per raggiungere il Ministro.

“Toh! Chi non muore si rivede. Nostalgia di noi?”

“Nemmeno un po'. Dobbiamo vedere il Ministro, questioni di sicurezza.” Taro andò subito al dunque, sperando che Fei Xiang non fosse così ottuso da mettere in piedi una scenata che avrebbe rovinato i loro piani.

“Della sua sicurezza ci occupiamo noi! Che scherzetti avete in mente?”

“Nessuno. Ci credi così stupidi?” Fu Tsubasa a rispondere.

Il Ministro, notando l'agitazione, si alzò e si intromise nella discussione:

“C'è qualche problema?”

“Nessuno Ministro, i signori hanno sbagliato strada e stavano per andarsene.”

Tsubasa non si lasciò prevaricare a quella maniera.

“Veramente noi vorremmo parlare con lei, Ministro Shu. Siamo gli Agenti Speciali Ozora e Misaki.”

Il Ministro fece cenno agli uomini della scorta di allontanarsi e agli Agenti di seguirlo presso il tavolo.

“Di che si tratta? Non avrò fatto qualcosa di male?”

“Non si preoccupi.” Lo rassicurò Taro, mentre Tusbasa dava il via alla recita, secondo il piano concordato.

“È una cosa un po' imbarazzante per noi giapponesi. Questa notte, poco dopo la fine dell'opera, nella zona vicino al teatro si sono verificati diversi disordini, anche molto violenti. Sappiamo che lei ha assistito alla rappresentazione, ospite del direttore del teatro, e se per caso dovesse essere stato molestato in qualche maniera, la preghiamo di dircelo: faremo tutto il possibile per rimediare.”

Il cinese alzò le mani, per arrestare il fiume di parole che gli era stato rovesciato addosso.

“Agente, si tranquillizzi. Subito dopo la fine dello spettacolo sono rientrato in hotel e non ho trovato nulla di sgradevole sulla mia strada.”

Misaki calcò ulteriormente la mano:

“Ne è sicuro? Per noi è un disonore che un ospite debba trovarsi in queste situazioni imbarazzanti.”

“Ve lo assicuro. Chiedete pure alle mie guardie del corpo. Mi avrebbero riferito se avessero visto qualcosa di strano.”

“Sono rientrate tutte con lei? Nessuno si è trattenuto?”

“Ovviamente tutti e tre gli uomini sono tornati con me. Perché avrebbero dovuto trattenersi?”

Tsubasa scosse la testa.

“Ha ragione lei, Ministro. Ci scusi ancora per il disturbo.”

“Siamo lieti che non sia rimasto coinvolto nei disordini.”

“Sono io che vi devo ringraziare per esservi preoccupati per me. Buona giornata, Agenti.”

Ozora e Misaki se ne andarono, salutando con un cenno gli uomini del Ministro, che non avevano smesso per un secondo di guardarli in cagnesco.

Attesero di essere in una piccola saletta adiacente alla hall prima di ragionare.

“Che ne pensi, Taro?”

Misaki aggrottò le sopracciglia.

“Il Ministro sembra sincero. Non potevamo sbilanciarci più di così o rischiavamo la crisi diplomatica.”

Ozora annuì.

“Anch'io credo che siano rientrati tutti e sono sicuro che il portiere potrebbe confermarcelo. Se i tre sono poi usciti, l'hanno fatto ad insaputa del Ministro e di certo non per l'accesso principale.”

“E non verranno nemmeno a raccontarlo a noi.”

Stavano per sbucare nella hall, quando Taro si ritrovò ad essere afferrato per le spalle, voltato e centrato da un violento pugno sulla guancia destra.

Wang Zhong-Ming li osservava con un ghigno divertito.

“Ti ha dato di volta il cervello?” Lo attaccò Tsubasa, non appena lo ebbe riconosciuto.

“Ne vuoi uno anche tu Ozora?” Replicò pronto il cinese.

“Che vuoi?” Domandò con astio Misaki, massaggiandosi la parte colpita.

“Solo un piccolo avvertimento, nel caso vi pescassimo di nuovo a gironzolare intorno a noi: state fuori dai nostri affari!”

Tsubasa avanzò fino ad avere il viso a pochi centimetri da quello di Wang Zhong-Ming.

“Ti ricordo che siete ospiti del nostro paese, non vi conviene attaccare degli Agenti, non vorrai far fare brutta figura al tuo Ministro?”

Il ghigno sul volto dell'Agente cinese si fece ancora più marcato.

“Non ti preoccupare, sappiamo come fare per bene certi lavoretti!”




________________________

Ed ecco che entra in scena pure il già tanto citato Colonnello Morisaki! Ringrazio Melanto che mi ha concesso di chiamare il mio papà di Yuzo Baiko, come il suo, perché dopo aver letto le sue storie ormai Morisaki senior per me si chiama Baiko, è quasi diventato canon. XD Ovviamente questo è un Baiko diverso.
E i cinesi, che all'inizio non dovevano essere cinesi XD, la racconteranno giusta?
  
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