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Autore: Black Mariah    05/09/2017    3 recensioni
-Michael è un ragazzo dell'alta borghesia di New York, erede di uno dei più ricchi banchieri d'America. Sarah lavora in un supermercato per pagarsi i materiali per i suoi dipinti e aspira a diventare un'artista. Perfetti sconosciuti, conducono stili di vita diversi, vivono in contesti sociali diversi, ma c'è qualcosa che li accomuna: un letto di ospedale.
Il destino ha deciso di farli incontrare in un momento sbagliato: non possono parlarsi, non possono toccarsi, non possono vedersi.
Sarah passa il tempo facendo volontariato al General Hospital di NY e si troverà inaspettatamente a provare dei sentimenti per quell'estraneo in coma: Michael.-
Dal primo capitolo:
"I suoi tratti somatici erano dolci, molto belli e delicati per un ragazzo. Aveva i capelli castano chiaro tendente al biondo e il mento ricoperto da una leggera barba dello stesso colore. Il suo viso in svariati punti era segnato da escoriazioni, mentre le braccia nude, presentavano fasciature, lividi e tagli.
Se non si fosse trovata in quella situazione, e se non ci fossero stati quegli evidenti segnali di incedente, avrebbe scommesso che il ragazzo stesse dormendo beatamente"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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26
 
Il vociare nel grande salone di casa Trisher era salito di livello proporzionalmente alle bottiglie di champagne distribuite di volta in volta dal personale del catering.
La grande sala ricevimenti, allestita con estrema cura da Amanda, si era riempita di famiglie super ricche, di scapoli con ruoli di punta nelle aziende in cui lavoravano e di grandi imprenditori di New York, tutti a quanto pareva novelli filantropi e attenti alle esigenze dei più bisognosi.
Sarah era seduta ad un tavolo rotondo, addobbato con una splendida tovaglia color panna in seta, impreziosita da ricami dorati e abbinata a bellissime decorazioni floreali dai colori tenui. Stava guardando un po’ annoiata gli ospiti di quella serata, incuriosita e attenta a notare tutti i dettagli del loro abbigliamento. Michael stava parlando chissà dove con alcuni colleghi del padre e l’aveva lasciata lì da sola ad aspettare. In realtà era stata una serata abbastanza frenetica e carica di emozioni, a partire dal momento bollente in macchina, fino alla sua presentazione ufficiale ad Amanda, quindi quella momentanea calma non le dispiaceva affatto, anche perché, come le succedeva sempre quando Sam le ronzava attorno, aveva decisamente superato la quantità di alcool che era solita bere.
Mentre era assorta nei suoi pensieri, scrutando da lontano un bellissimo abito in pizzo Sangallo indossato da una signora che poteva avere l’età di sua madre, uno dei camerieri le porse un vassoio e la invitò a prendere  un raffinatissimo antipasto di polipo arrosto, che però lei declinò con un po’ troppa foga: già la testa le girava a causa del troppo champagne, se poi avesse mangiato anche del pesce, crudo o cotto che fosse, si sarebbe ritrovata a vomitare in uno dei lussuosissimi bagni di Amanda.
Mentre continuava a guardarsi attorno alla ricerca di Michael, che sembrava essersi volatilizzato, si accorse che qualcuno di indefinito le si sedette accanto, offrendole l’ennesimo bicchiere di vino.
-Posso offriti da bere?- le fece una voce profonda e rauca che aveva già sentito in precedenza.
Sarah si girò di lato per vedere chi le avesse fatto mai quella offerta dato che Sam era sparito con Martha, Michael non c’era e non aveva incontrato nel corso della serata nessun altro amico dei due con cui potesse avere una maggior confidenza.
Si ritrovò davanti un ragazzo con dei capelli neri, lisci e tirati un po’ all’indietro, degli occhi celeste chiaro e delle labbra sottili e serrate.
Nolan la stava guardando con degli occhi strani, con la sua solita espressione a metà tra un sorriso e un ghigno malefico.
Anche se i riflessi di Sarah erano un po’ rallentati per via del vino, la ragazza non ci mise comunque molto a riconoscere il giovane: la prima ed ultima volta che l’ebbe visto era stato a casa di Michael, durante la prima festa a cui lei aveva partecipato subito dopo aver conosciuto il ragazzo. Ricordava molto bene il comportamento di Michael nei suoi confronti e data l’antipatia che il suo ragazzo gli aveva mostrato in sua presenza, rimase un po’ stupita dal fatto che lui le si fosse avvicinato.
-Ciao…- disse lei titubante guardandolo confusa, cercando di mettere a fuoco il loro primo incontro.
Nolan, per quanto poco ne sapeva, era stato l’amante di Blake mentre era fidanzata con Michael l’anno prima, e il biondo, sempre durante un evento mondano, gli aveva sorpresi assieme in una delle stanze della casa, decidendo così di tranciare definitivamente tutti i ponti con loro.
-…no meglio di no…- continuò Sarah, dopo che Nolan continuava a guardarla in maniera strana –Ne ho già bevuti troppi- aggiunse, non riuscendo a tenere a freno l’improvvisa parlantina che le era sopravvenuta.
Nolan fece un sorriso tirato e insistette.
-Che sarà mai un altro bicchiere. Per di più è un ottimo champagne…- commentò, mettendole il bicchiere davanti e sorseggiando amabilmente il suo.
Sarah sospirò e si avvicinò il bicchiere senza però bere.
-Hai bisogno di qualcosa?- gli chiese lei, non capendo a cosa era dovuta la presenza di Nolan lì, dato che non avevano mai intrapreso un discorso.
-Mmm, no. Mi ha solamente incuriosito vederti qui tutta sola. Michael ti lascia già tra gli sciacalli dell’East Side?- replicò Nolan sorseggiando il suo champagne. Si spallò sulla sedia e una ventata del suo dopobarba arrivò alle narici di Sarah.
La ragazza inspirò il suo profumo trovandolo piuttosto penetrante e aguzzo, e si girò a guardarlo. Non avrebbe saputo definire l’aspetto di Nolan nemmeno se fosse stata sobria, di certo non era di brutta presenza, ma allo stesso tempo i suoi lineamenti non le piacevano particolarmente.
Per qualche strana ragione, quella semplice domanda a Sarah risultò un’insinuazione, ma complice l’alcool, lasciò correre.
-Non possiamo di certo passare le nostre giornate sempre appiccicati…- commentò la mora iniziando a toccarsi i capelli e a scostarseli su un lato.
-Fossi in te, io lo terrei d’occhio. A qualsiasi tipo di evento Michael tende a farsi distrarre piuttosto facilmente…- disse Nolan, guardandola a lungo, con degli occhi strani.
Sarah scostò lo sguardo dai suoi occhi chiari, si sentiva quasi in imbarazzo a stargli così vicino e a parlargli, soprattutto perché Nolan la stava squadrando, indugiando su di lei più del dovuto.
-Per farsi distratte intendi quello che di solito fai anche tu con le ragazze degli altri?- rispose Sarah, con un pizzico di acidità nella voce, alludendo al trascorso con Blake e alla lite con Michael.
La prossima volta che avrebbe fatto un colloquio di lavoro, si sarebbe prima scolata una bottiglia di champagne: l’aiutava palesemente ad aprirsi e a farsi meno problemi su cosa dire o fare.
Nolan serrò le labbra in un ghigno, prendendo atto che quella ragazza era un tipetto piuttosto combattivo.
-Se loro non si fanno problemi a stare con me mentre sono fidanzate, figuriamoci io…- commentò il ragazzo nel momento esatto in cui Blake gli  sfilò davanti accompagnata da una schiera di ragazze vestite in serie.
Sarah alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, come faceva di solito quando qualcosa non le andava molto a genio.
-Questo è anche vero…- disse Sarah. Effettivamente il suo ragionamento non era proprio così sbagliato.
-E comunque, non essere così dura nei miei confronti. Michael ha fatto anche di peggio e non solo con le fidanzate di altri- disse il ragazzo, cercando di ferirla o quanto meno di insinuarle qualche dubbio.
-Quello che Michael ha fatto prima di conoscermi non mi interessa- replicò decisa Sarah intenta a terminare quella insensata conversazione, cercando di tranciare su nascere quel pizzico di gelosia che quell’affermazione le aveva causato.
Si stava innervosendo, ma non si sarebbe rovinata la serata per un idiota del genere e poi se Michael l’avesse vista con Nolan, sicuramente il suo umore non sarebbe stato dei migliori e lei non voleva assolutamente fare innervosire anche lui.  
Lasciò il bicchiere di champagne sul tavolo e si alzò di scatto.  Fece qualche respiro profondo prima di riprendere parola: la testa le stava girando un po’ più forte in quel momento e aveva bisogno di aria pulita.
-Non hai qualche moglie o figlia super ricca da sedurre, piuttosto che perdere tempo con me?- chiese senza farsi troppi scrupoli, vincendo la sua naturale timidezza.
-E’ quello che sto facendo…- replicò Nolan alzandosi e guardando Sarah negli occhi con i suoi celestissimi. Era più basso di Michael ma comunque più alto di Sarah, quindi dovette piegarsi un po’ per avvicinarsi a lei.
Sarah afferrò il senso di quella frase qualche secondo dopo e rimase a dir poco indignata della sfacciataggine di Nolan, ma soprattutto del suo pensiero perverso.
-Cosa?!- chiese quasi scioccata Sarah, facendo un passo indietro. Per fortuna nessuno gli stava guardando.
Nolan sogghignò e la sua smorfia la innervosì così tanto che non seppe tenere a freno la lingua.
-Devi essere piuttosto disperato se hai pensato anche solo per un momento che io potessi tradire Michael- aggiunse con foga la ragazza.
“Soprattutto con te” evitò di dire.
Nolan la guardò senza battere ciglio e quando stava per aprire bocca per replicare, Sarah glielo impedì continuando a parlare.
Sentiva dentro di lei crescere la rabbia, ma anche la sensazione di stordimento dovuta ai troppi calici di spumante.
-E credo anche che tu sia solo geloso di lui, perché altrimenti non ti abbasseresti a tanto- concluse, girandosi e andandosene per non sentire quello che il ragazzo avrebbe risposto alla sua affermazione.
La testa le girava tantissimo e prese la strada per il grandissimo bagno in marmo bianco e avorio che un cameriere le aveva indicato in precedenza.
Non sapeva nemmeno lei come ce la stava facendo a camminare così in equilibrio su quei tacchi e quando ad un certo punto si sentì strattonare, quasi vacillò. Fortunatamente si ritrovò tra le braccia del suo biondo preferito.
-Sarah!- esclamò Michael con foga, prendendola dai polsi e facendola scontrare contro il suo petto.
Sarah alzò la testa, frastornata sia dal giramento di testa sia dall’ondata di profumo che l’avvolse, penetrandola fin dentro ai polmoni.
-Dove stai correndo? Ti ho visto letteralmente scattare e dirigerti in bagno- fece il ragazzo, guardando attentamente la sua fidanzata: la mora aveva le guance un po’ rosse, il viso teso in un’espressione indefinita e gli occhi un po’ persi e vaganti nel vuoto.
-Ehi!- replicò Sarah, rimanendo ancora tra le braccia di Michael ma scostandosi un po’ per poterlo guardare meglio –Stavo andando in bagno…- aggiunse abbassando lo sguardo.
-Ti senti bene?- chiese Michael corrucciando un po’ la fronte. Gli sembrava un po’ spaesata.
-Ehm…sì- balbetto la mora, cercando di capire se Michael avesse assistito alla conversazione con Nolan. Si girò verso il punto in cui era seduta fino a qualche minuto prima e non trovandoci nessuno, si tranquillizzò –E’ che…credo di aver bevuto un po’ troppo. Mi gira un po’ la testa- ammise senza pensarci più di tanto.
-Cosa?!- esclamò sorpreso Michael –Ma se ti ho lasciato che stavi bene…-
-Sì, è che durante la tua assenza un po’ Sam, un po’ i camerieri…- iniziò a dire Sarah.
-E’ un deficiente. Dove diavolo è finito?- commentò Michael senza farle terminare la frase. Ovviamente quel commento era rivolto a Sam e il ragazzo alzò gli occhi al cielo infastidito. Non appena l’avrebbe trovato, gliene avrebbe dette quattro.
-Vieni- le ordinò prendendola per un polso e trascinandola in bagno.
-Michael, sto bene, non sono ubriaca. Ho detto che mi gira solo un po’ la testa- cercò di dire con sicurezza la ragazza, evitando di rispondere alla domanda su dove fosse Sam.
-Non possiamo entrare entrambi nello stesso bagno. Se qualcuno ci vede, penserà chissà cosa…- aggiunse risoluta, mettendosi a braccia conserte di fronte la porta in legno di noce scuro del bagno.
-Ah, muoviti. Che pensino quello che vogliono!- replicò Michael trascinandola letteralmente in bagno e chiudendo la porta a chiave.
Sarah lo guardò perplessa. Cos’è che avrebbe dovuto fare esattamente con lui in bagno?
-Cosa dovrei fare ora? La pipì davanti a te per caso?- chiese senza pensarci, sinceramente confusa dall’autorità improvvisa del biondo. Non stava né peggio né meglio di qualche altra sera passata in compagnia degli amici di Michael e non capiva tutta questa sua apprensione nei suoi confronti.
-Se è quello che eri venuta a fare, fai pure. Di certo non mi faccio problemi a guardarti mentre ti abbassi le calze- replicò il ragazzo con un misto di fastidio e di divertimento allo stesso tempo. Doveva ammettere che quella situazione non era poi così male, e Sarah sembrava essere molto più spigliata ed estroversa di come era di solito.
La mora alzò gli occhi al cielo di fronte a quell’affermazione piuttosto maliziosa e si girò verso il lavabo.
-In realtà ero venuta solo a sciacquarmi un po’ la faccia…- ammise. L’aria fresca del bagno stava contribuendo a farle schiarire un po’ la mente e si stava sentendo decisamente meglio.
Si avvicinò al lavandino per bagnarsi un po’ ma Michael fu più veloce: prese un morbido asciugamano di spugna, lo passò sotto l’acqua fresca e iniziò a tamponare il collo, le guance e la fronte di Sarah con delicatezza.
-Guarda che potevo farlo benissimo io- disse lei con un mezzo sorriso sulle labbra, traendo palesemente sollievo dal tocco fresco e delicato di Michael.
-Ah, non lo metto in dubbio…- fece il biondo sorridendole e continuando ad inumidirle la faccia. Le passò un pollice sul labbro inferiore e poi quando ebbe finito, si chinò a darle un bacio.
Sarah rimase rilassata sotto il suo tocco e rispose con celerità al suo contatto cingendogli i fianchi e assaporando le sue labbra.
Michael si allontanò un po’ da lei e la guardò stranito e leggermente agitato. Non ricordava lei gli avesse mai un bacio così…intenso.
-Che c’è?- fece la ragazza, un po’ frastornata, ma lucida abbastanza da notare lo spaesamento di Michael.
Lui rimase qualche secondo senza dire niente, poi incurvò leggermente il labbro in un sorriso e si chinò di nuovo su di lei, facendo nuovamente incontrare le loro labbra.
Un familiare brivido di piacere gli pervase la schiena e dopo aver fatto scorrere le mani lungo il busto della ragazza, le prese il viso, incontrando i suoi occhi cangianti.
-Vieni- disse solo tirandola verso di sé e facendola uscire dal bagno.
Intrecciò le sue dita con le sue e la portò verso il corridoio.
Sarah si sarebbe aspettata che la portasse di nuovo nel grande salone di ricevimento, invece il ragazzo deviò, portandola verso un’altra stanza.
-Vuoi appartarti proprio adesso?- chiese la ragazza confusa, ritrovandosi di fronte un’altra porta in legno scuro.
Michael soffocò una risata, apprezzando la sua parlantina in quell’occasione. Avrebbe dovuto essere brilla un po’ più spesso.
-Se vuoi provare a farlo su un pianoforte…- rispose il ragazzo con il suo solito ghigno, spalancando la porta di fronte a sé e rivelando un’altra grandissima stanza piena di libri e con finestre enormi coperte da tende scure.
Sarah rimase sbalordita per qualche secondo e si guardò esterrefatta attorno.
-E’ una biblioteca?!- chiese, notando i fitti scaffali di legno scuro contenenti centinaia di libri.
-Già…- fece Michael chiudendo la porta e accompagnando Sarah al centro della stanza.
Era arredata con mobili classici di legno massello scuro, ornata con un grande tappeto persiano e delle tende in seta.
Sarah si guardò ancora attorno, totalmente rapita dalla solennità che quella stanza le trasmetteva. Era un peccato che fosse un po’ frastornata per via dell’alcool, le avrebbe fatto piacere spulciare tra tutti quei volumi.
-Perché mi hai portato qui?- chiese la ragazza in preda ad una strana sensazione, notando il grande pianoforte nero al centro della stanza. C’era qualcosa di terribilmente familiare in quel posto, e non si trattava dell’arredamento o della tappezzeria, ma della situazione.
Era qualcosa che aveva già vissuto, o quasi.
-Volevo un po’ allontanarmi dalla confusione. Ti piace?- le fece il ragazzo, dirigendosi verso un punto indefinito del salone.
Sarah deglutì, rimanendo totalmente pietrificata di fronte a quello che Michael stava facendo: stava accendendo lo stereo.
-Allora?- le fece il ragazzo, lanciandole un’occhiata. Sarah se ne stava immobile al centro della stanza e sembrava avesse visto un fantasma.
-Sì…- rispose a bassa voce la mora, provando un misto di sensazioni. Era quasi certa che le gambe non le avrebbero retto a lungo per la tensione, soprattutto su quei tacchi.
Chiuse per un attimo gli occhi e per qualche istante riportò alla mente tutte le immagini di un sogno fatto mesi prima quando il ragazzo era ancora in coma, in cui lei e Michael si trovavano nella sua biblioteca di famiglia e in cui lei aveva sognato di baciarlo per la prima volta.
-Spero ti piaccia la musica classica, a me rilassa tantissimo…- aggiunse Michael dopo aver inserito il cd nello stereo e aver raggiunto Sarah al centro della sala. La prese per le braccia e se la avvicinò a sé. Notava un certo irrigidimento da parte sua e non capiva il perché, perciò le mise una mano dietro al collo e cercò di farla rilassare iniziandole a massaggiare delicatamente la nuca.
Sarah inspirò il suo profumo e sentì risuonare nella stanza le prime note del brano scelto da Michael.
Quando lo riconobbe, ripensando al sogno, le si riempirono gli occhi di lacrime.
Non poteva essere vero.
La melodia dell’Imperatore riempì la stanza e lei, per non farsi vedere da Michael e per non dargli delle spiegazioni riguardo le emozioni che stava provando in quel momento, affondò il viso nell’incavo del suo collo e si strinse a lui cingendogli i fianchi.
-Io non so ballare- disse quando lui le portò le mani dietro la schiena e iniziò a dondolarsi lentamente.
Lo vide sorridere con la coda degli occhi e il suo profilo perfetto le riportò alla mente il bacio appassionato che si erano scambiati nel suo sogno, quando Michael era ancora lo sconosciuto  per cui aveva iniziato a provare qualcosa. Le ritornarono alla mente tutti i loro incontri pomeridiani nell’ospedale, le letture di Gente di Dublino, o i suoi racconti sconclusionati sulla sua vita. Ricordò l’emozione fortissima provata quando se l’era ritrovato all’improvviso di fronte alla cassa al supermercato, o quando le aveva parlato per la prima volta alla mostra d’arte a New York. I ricordi le scorrevano davanti agli occhi come immagini proiettate su un muro, accompagnate dolcemente dalle delicate note dell’opera per pianoforte n°5 di Beethoven.
Si ritrovò a pensare a quegli ultimi mesi della sua vita, al vuoto che aveva provato per la maggior parte dell’esistenza e a come Michael l’avesse colmato dal primo giorno in cui l’ebbe visto.
-Ti amo- disse a bassa voce, quasi a non voler rovinare quella dolce atmosfera che si era creata tra loro. Aveva paura di svegliarsi da un momento all’altro e di scoprire che era tutto frutto della sua immaginazione.
Non aveva mai detto quelle parole a nessuno, sotto quel punto di vista Michael era la sua prima volta in tutto.
Non sapeva cosa significasse amare una persona fino a quel momento, probabilmente non lo sapeva nemmeno allora, ma Michael era stato l’unico che le aveva fatto provare qualcosa di vivo e di sincero.
Appoggiò meglio la testa sul suo petto e rimase a sentire i battiti del suo cuore per qualche istante, cullata dai suoi respiri.
La sua testa si abbassava e si alzava a ritmo della respirazione del ragazzo e lui le baciò i capelli prima di parlare.
-Ti amo anche io- rispose, alzandole il viso con il mento e costringendola a guardarlo negli occhi.
Era la prima volta che Sarah accennava apertamente a cosa provava per lui, malgrado per più volte, lui le avesse detto di amarla, e per un attimo sentì cedere le ginocchia sotto il peso di quella confessione.
Il blu oceano delle sue iridi s’incontrò con gli occhi verde dorato della ragazza e quando la trovò con gli occhi lucidi e le guance arrossate, il suo cuore ebbe un sussulto. Le accarezzò una guancia e poi la baciò sulla fronte, chinando la testa per poterla di nuovo guardare negli occhi e per capire cosa le stesse passando per la testa.
A Sarah pareva di essere nuda davanti a lui. Dopo avergli detto che lo amava e dopo che anche lui gliel’aveva ripetuto, si sentiva svuotata di qualsiasi segreto e di qualsiasi pensiero.
Il giorno in cui l’ebbe visto per la prima volta in ospedale, non avrebbe mai immaginato che piega avrebbero preso gli eventi.
Michael le rivolse il sorriso può sincero che potesse fare e poi le baciò lentamente il collo, una guancia e le labbra.
-Se non ci fosse stato quello stupido discorso di famiglia da qui a poco, avremmo concluso questa serata nel migliore dei modi…- le sussurrò Michael nell’orecchio, soffiandole dietro al collo e facendola rabbrividire.
Sarah si allontanò un po’ da lui per evitare di amplificare la sua improvvisa voglia di stare con il biondo, ma Michael glielo impedì trattenendola per le braccia.
-Non scappare…- fece lui con voce bassa e baritonale, stringendola al suo petto e prendendole il mento –Lo fai ogni volta che mi confessi qualcosa che non hai mai detto a nessuno- aggiunse, continuandosi a dondolare a ritmo di musica -Non è una cosa brutta esternare le proprie emozioni- fece il ragazzo comprensivo.
-In realtà non stavo scappando. Mi stavo solo allontanando per evitare di saltarti addosso- replicò Sarah senza scrupoli e senza ripensamenti. Non si era affatto pentita di aver detto a Michael di amarlo e di certo non si era allontanata da lui per la ragione che lui le aveva detto. Tra le cose da non rifare ad una serata di gala, c’era sicuramente quella di non bere gli intrugli offertele da Sam.
Michael al sentire quelle parole rimase sconcertato, soprattutto perché non se l’aspettava affatto. La guardò con gli occhi sgranati e il fiato improvvisamente corto.
-Come scusa?- fece lui che sembrava non aver capito. Le lanciò un’occhiata veloce e notò come Sarah apparisse piuttosto rilassata e forse anche un po’ non curante della cosa.
-Andiamo. Hai capito- tagliò corto la ragazza per non dover ripetere quello che aveva appena detto. Sapeva quanto fosse grande l’ego di Michael da quel punto di vista, e sapeva anche che se avesse davvero dato voce ai suoi pensieri e ai suoi desideri, Michael l’avrebbe presa in giro a vita.
-No, non ho capito- fece il ragazzo, assumendo la sua solita faccia da schiaffi, accompagnata dal suo ghigno malizioso.
Sarah mantenne la sua posizione e non gli rispose, cercando di non fomentare l’amore del ragazzo verso se stesso, ma Michael sembrava di non essere della stessa idea.
La prese per le braccia e se l’avvicinò con un po’ troppa foga.
Le sfiorò il naso con il suo e fece scendere lentamente le mani sui suoi fianchi. Sarah chiuse gli occhi e inspirò il suo profumo, passandogli una mano tra i capelli e facendone scorrere una lungo la sua schiena. Gli sfiorò le labbra con le dita seguendo il loro contorno e iniziò a baciarlo lentamente, come se non l’avesse mai fatto prima di allora e volesse esplorare piano piano un territorio sconosciuto.
Michael la lasciò fare, facendosi trasportare completamente in un’altra dimensione dai suoi baci e dalle sue carezze. Fino a qualche mese prima avrebbe approfittato di un momento del genere per chiudersi in qualche stanza con la ragazza, ma in quel momento la gioia e il piacere di stare con Sarah superava di gran lunga la sua voglia di sesso e scacciò a fatica quei pensieri, tuttavia, quello che Sarah fece qualche secondo dopo, lo lasciò interdetto.
La mora fece scendere le mani lentamente lungo il suo petto e gli tirò la camicia fuori dai pantaloni, qualche secondo dopo gli sfiorò la cintura, cercando di sbottonargli i pantaloni.
Sarah si muoveva con molta delicatezza, quasi per voler vedere fino a che punto riusciva a spingersi su quel fronte, i suoi respiri erano lunghi e lenti, e la testa le continuava un po’ a girare, ma doveva ammettere che in fondo non le dispiaceva essere così intraprendente.
Quando Michael sentì le punte delle dita della ragazza sotto la pancia ebbe un sussulto e non riuscì a trattenere un gemito. Al diavolo le buone maniere e quella dannata serata di beneficenza, avrebbe voluto solamente stare da solo con lei.
Le portò le mani sui glutei e la strinse forte a sé, lasciandola senza fiato per qualche secondo mentre iniziò a baciarle con foga il collo e poi le labbra.
Sarah rispose a quel gesto senza troppe esitazioni e in pochi secondi si ritrovò contro un muro, con Michael contro di lei che le sbottonava la camicia.
-Aspetta…- mugolò, cercando di fermare inutilmente le mani del ragazzo che vagavano dappertutto –Michael, aspetta- continuò, cercando di risultare più risoluta anche a se stessa.
Che diavolo stava facendo? Non poteva stare lì con Michael quando nella stanza accanto c’erano un centinaio di persone a bere e a divertirsi. E se fosse entrato qualcuno?
-Che c’è?- chiese Michael abbassando lo sguardo sulla sua scollatura e sospirando.
-Forse è meglio di no…- disse Sarah, cercando di strisciare via da lui e iniziando a riabbottonarsi la camicia.
-Cosa?! Ma se hai appena detto…- iniziò a dire Michael incredulo. Non poteva comportarsi così: un attimo prima si concedeva a lui e quello più tardi si tirava indietro.
-Sì, lo so…- ribatté Sarah, cercando di non farsi distrarre dalla sagoma del biondo e dal fatto che avesse la camicia e i pantaloni sbottonati.
Michael scosse la testa in segno di fastidio e si aggiustò la camicia nei pantaloni. Certe volte non riusciva a stare al passo dei suoi cambiamenti d’umore.
-Dai, andiamo…- fece Sarah –Non fare così- prendendolo per mano e cercando di farsi perdonare. Il cuore le continuava a battere all’impazzata nel petto e doveva ammettere di sentirsi piuttosto accaldata, ma non voleva stare lì.
-Potrebbe entrare qualcuno da un momento all’altro…- cercò di giustificarsi.
-Posso sempre chiudere la porta a chiave…- le rispose lui spicciolo, portandosi le mani sui fianchi e guardando un punto indistinto fuori la finestra per cercare di distrarsi. Inspirò profondamente cercando di non pensare a nulla che potesse peggiorare il suo stato psicofisico di quel momento, ma non ci riuscì.
-Già, così poi ti avrebbero dato per disperso- commentò la ragazza abbozzando un sorriso.
Michael si diresse verso lo stereo e lo spense, la musica cessò e loro si ritrovarono nella penombra nella grande sala, avvolti da una lontana eco del vociare nella stanza affianco.
-Ti sei arrabbiato?- gli chiese Sarah seguendolo con gli occhi e notando un’espressione strana sul suo viso.
Quella sua espressione per qualche ragione la ferì, di solito Michael era sempre molto comprensivo con lei sotto quel punto di vista e non riusciva a capire che problema ci fosse in quel momento.
-No, non sono arrabbiato- replicò il ragazzo con un tono che forse risultò più duro del previsto –Hai ragione, è meglio andare- aggiunse, dandosi una controllata veloce allo specchio appeso alla parete, aggiustandosi la giacca e la cravatta.
Sarah lo guardò interdetta per qualche secondo, poi cercò di avvicinarsi a lui.
-Aspetta, hai i capelli in disordine- disse allungando una mano per cercare di mettergli a posto i capelli dietro la nuca, ma il ragazzo si ritrasse e fece da solo.
In pochi secondi Michael si sistemò ed uscì dalla stanza, lasciando Sarah da sola.
Si diresse a grandi falcate nel salone accanto, cercando di non pensare a quello che era appena successo e a come lui si era comportato. Si sentiva addosso il profumo di Sarah e non riusciva a togliersi dalla testa il suono dei suoi gemiti o la sensazione del suo corpo contro il suo.
Forse era stato un po’ troppo brusco e severo con lei, ma in quel momento aveva solo bisogno di una boccata di aria fresca.
Prese al volo un bicchiere di Whiskey dal bancone degli alcolici e si diresse dritto verso il grande porticato allestito per l’occorrenza.
Sarebbe dovuto tornare indietro e scusarsi con lei, in fondo non poteva costringerla a fare nulla che lei non volesse, inoltre lei gli aveva appena detto di amarlo e non poteva di certo rovinare tutto in quel modo.  
Per un attimo gli era sembrato come se Sarah avesse deciso finalmente di lasciarsi andare, di vivere per una serata quella che un tempo era la sua vita, e forse il problema era proprio quello.
Il problema non erano tanto lei e i suoi cambiamenti di umore, quanto il fatto che quello era ciò che lui un tempo era solito fare alle feste, tralasciando il fatto che ogni qual volta che Sarah lo sfiorava o semplicemente alludeva a qualcosa di più, lui perdeva completamente la testa.
Diede un sorso al bicchiere, trattenendo in bocca il sapore amaro e speziato del liquore. Era Blake quella che di solito amava appartarsi nei posti più impensabili alle feste e per un attimo aveva dato per scontato che anche a Sarah sarebbe piaciuto e si diede dell’idiota per quello.
Era ovvio che Sarah non si sarebbe mai comportata come lei, come sua sorella, o come qualsiasi altra ragazza con cui era stato in quegli anni.
Si alzò per ritornare indietro a cercare Sarah, probabilmente l’aveva ferita comportandosi da perfetto idiota con gli ormoni in subbuglio e sicuramente in quel momento, conoscendola, si stava maledicendo per essere stata così poco accondiscendente.
-Eccoti qua- gli disse una ragazza, parandosi davanti a lui e rivolgendogli un sorriso ammiccante ed eloquente.
-Blake- commentò Michael, continuando a sorseggiare il suo Whiskey e cercando di guardare oltre la ragazza per cercare Sarah. Quella era decisamente l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.
-Ti stavo cercando da un pezzo, dove eri finito?- chiese la ragazza, facendo un passo in avanti e avvicinandosi di più a lui. In realtà Michael aveva cercato di evitarla per tutta la sera.
-Cosa vuoi?- le chiese brusco Michael non soffermandosi nemmeno a guardarla. Blake era una delle poche persone in tutto il pianeta che lo infastidiva in una maniera piuttosto malsana –Ho intravisto Nolan da queste parti, perché non ti rinchiudi con lui da qualche parte come i bei vecchi tempi?-
La ragazza fece finta di non sentire e distolse lo sguardo cercando di intercettare il suo.
-Volevo solo salutarti. L’ultima volta che ci siamo visti non ci siamo lasciati nel migliore dei modi…- disse lei, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Benché la loro storia fosse finita da un pezzo Blake non riusciva a non provare attrazione per quel ragazzo: era uno degli uomini più belli che avesse mai visto.
Michael sospirò, di sua natura non era scortese e purtroppo non riusciva a vedere Sarah da nessuna parte.  Incontrò con gli occhi quelli della bionda e mandando giù un altro sorso di liquore disse –Beh, ciao allora…-
Cercò di superarla con uno strattone, ma la ragazza lo bloccò prendendolo per un braccio.
-Ma si può sapere perché ce l’hai tanto con me?- gli chiese Blake alla fine, ritrovandosi Michael molto vicino. Gli prese il bicchiere dalle mani senza troppi complimenti e buttò giù il resto del suo Whiskey.
-Perché ce l’ho tanto con te?- ripetè stizzoso Michael. Era seria? –Blake, tu mi hai preso in giro per mesi e mi hai tradito. E quando sono stato in ospedale non ti sei degnata nemmeno di venire a vedere come stessi. Credo che questo basti come motivazione…- le disse il ragazzo, facendo un altro passo avanti per superarla.
Blake gli si mise davanti e lo fermò, contribuendo a fare aumentare il suo nervosismo.
-Sei davvero arrabbiato per la storia di Nolan?- replicò incredula lei, avvicinandosi di più al ragazzo per non farsi sentire e per non dare spettacolo. Qualcuno nel portico aveva già iniziato a guardarli incuriositi.
Michael la fulminò con lo sguardo, soprattutto perché si era avvicinata pericolosamente a lui. Riusciva quasi a guardarla negli occhi alla sua stessa altezza.
-Credi che non sappia di tutte le ragazze che ti sei scopato mentre eri al college e stavi con me? O dei festini che tu e quell’idiota di Sam avete organizzato solo per accalappiare qualche stupida ragazza intrigata dal vostro conto in banca? Io mi sono comportata esattamente come ti sei comportato tu ogni qual volta sentivi il bisogno di cambiare persona nel letto- gli disse la ragazza, guardandolo dritto negli occhi. Blake gli sbattette il bicchiere contro il petto e cercò di andarsene, arrabbiata e infastidita dall’atteggiamento fin troppo moralista del ragazzo.
Michael incassò il colpo, ma quando Blake stava per superarlo, la prese per un polso e la strattonò vicino a sé.
-Io non ti ho mai tenuto nascosto nulla e tu hai sempre saputo quello che facevo quando non stavo con te- replicò Michael a denti stretti. Sentiva la rabbia crescergli nel petto e il sangue iniziò a pulsargli alle tempie.
-Ah, quindi il problema è che tu non sapevi che oltre a te facevo sesso con Nolan? E’ questo che stai cercando di dirmi?- iniziò ad inveire Blake scrollandosi Michael di dosso–E secondo te il fatto che io sapessi e che accettassi che tu andassi a letto con mezzo campus, lo rende più giusto? A te non è mai importato nulla di quello che facevo, ti ha solo dato fastidio il fatto che per la prima volta nella tua vita, qualcuno ha osato tradire e mancare di rispetto l’aitante miliardario Michael Trisher- continuò a dire.
Michael a quelle parole si sentì ferito nell’orgoglio e le rivolse un’occhiataccia che aveva riservato a poche persone fino a quel momento.
 –E sai una cosa? Ora fai tanto il moralista e il bravo ragazzo perché pensi di aver trovato l’amore della tua vita in quella ragazza santarellina, timida e squattrinata, ma fatti dire una cosa, Michael…- e a quel punto Blake si sporse di più, prendendogli il viso e avvicinandosi in modo che potesse sentire bene anche senza alzare la voce, puntando i suoi occhi verdi in quelli azzurri del ragazzo.
Michael si irrigidì, indurendo la mascella com’era solito fare quando stava davvero perdendo il controllo.
 –Prima o poi ti stancherai anche di lei e del sesso monotono, così come ti sei stancato di me e di tutte le altre e a quel punto tornerai ad essere il solito bastardo di sempre- concluse arrabbiata Blake e con un tono pieno di rabbia.
Spinse via Michael dandogli una spallata e si diresse altezzosa verso il salone, non prima però di aver lanciato uno sguardo vittorioso alla mora alle spalle di Michael.
Il ragazzo si girò arrabbiato cercando di seguire Blake con lo sguardo, ma quando si girò dietro di lui trovò Sarah.
I suoi occhi azzurri incontrarono quelli tristi e cangianti della ragazza la quale distolse subito lo sguardo da lui.
Michael si sentì mancare, completamente mortificato dal suo comportamento.
-Sarah, io…- iniziò a dire, cercando di scusarsi in qualche modo sia per quanto accaduto precedentemente che per le cose cattive che lei aveva dovuto sentire.
La mora abbassò lo sguardo e indietreggiò, cercando di non guardarlo in faccia e di non farsi prendere troppo dalle emozioni.
-Vado a prendermi qualcosa da bere- fece lei, girandosi e scomparendo nella folla.
In quel momento avrebbe voluto essere ovunque, tranne che con Michael. 


 
***
Lo so, lo so , non ci sono scuse o giustificazioni quindi non dirò nulla, solo che mi dispiace di aver fatto passare tutto questo tempo, ma è stato un anno lungo e difficile. 
Spero di farmi perdonare! 
xoxo
M. 
   
 
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