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Autore: Mrs_Cobain951    06/09/2017    1 recensioni
Alexander, dopo aver ammesso la sua omosessualità, è finalmente pronto a lasciare casa per andare al college e concentrarsi sugli studi.
Magnus è al terzo anno di college è un ragazzo molto esuberante e alla perenne ricerca dell'amore, che sia per una notte oppure no...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Tesoro ho provato la tisana dimagrante che mi hai portato da Roma, okay, il sapore non è decisamente dei migliori, ma i risultati… quelli sono decisamente ottimi! >> Esclamò allegramente un’indaffarata Catarina al telefono che in quel momento si trovava nella lavanderia del college per fare il solito bucato settimanale. << Ma certo! Oi senti ti devo lasciare visto che stanno per mandare in onda “Le Passioni di Santos”, ci sentiamo domani Joy! >> Dopo essersi fatta dare per l’ennesima volta dell’anziana dalla sua amica, Cat attaccò il telefono e sbuffando divertita si recò verso la sua camera. Più si avvicinava alla sua abitazione e più pregustava la nuova puntata di quella che era in assoluto la sua soap-opera preferita. Tutti i suoi sogni ad occhi aperti però, dovettero infrangersi da momento in cui vide il suo amico di una vita accanto alla porta della sua stanza, in piedi, girato di spalle e con la testa appoggiata al muro. Sapeva che oggi sarebbe dovuto andare a quel benedetto appuntamento con Occhi Blu, e beh, come tutti avevano predetto, a giudicare dall’atteggiamento dell’amico, non era andato bene.
<< Mag! >> Disse lei nel modo più dolce possibile.
<< Cat. >> Ribatté lui con un tono decisamente giù.
La ragazza sapeva perfettamente come trattare Magnus, in qualsiasi stato lui si trovasse lei sapeva sempre che corde del suo animo toccare per farlo stare meglio, metterlo in guardia o divertircisi un po’. Così lo invitò ad entrare nel suo alloggio, lo fece accomodare sul divano, mise a registrare “Le passioni di Santos”, preparò il tè ad entrambi e si accomodò accanto all’amico, pronta ad ascoltare “Le passioni di Magnus”, meno coinvolgenti ma sicuramente più importanti.
Appena Catarina si fu posta accanto a lui, a Magnus partì una specie di diarrea verbale, iniziò a raccontargli ogni minimo particolare di quella serata e gli spiegò bene della scommessa in quanto la ragazza aveva voluto sapere solo l’essenziale di quella storia proprio perché la riteneva una “carognata di prima classe”; doveva essere preciso se voleva ottenere dall’amica un consiglio ottimale, anche se andiamo, i consigli di Catarina erano sempre i migliori.
<< Santo cielo Mag! Perché devi sempre seguire quei due… >>
<< Oddio Catarina sono stato un imbecille, ma a mia difesa non sapevo che mi sarei innamorato in questo modo di quel piccolo fiorellino. >>
<< Forse è il caso che inizi a trattare le persone come tali a prescindere dai tuoi sentimenti. >> Fece la ragazza dai capelli platino.
<< Si, okay, ma non vedo come ciò possa far sì che Alec mi perdoni. >>
<< Magnus, tesoro, sono convinta che se lui vedesse in te dell’impegno nel migliorarti ti perdonerebbe, infondo me l’hai detto tu che è un ragazzo tanto buono. >>
<< Il più buono e bello del mondo, Cat. >> In quel momento alla ragazza il suo amico parve un dolce bambino che parla del suo peluche, con gli occhi luminosi e un sorrisone, quell’immagine le scaldò il cuore e ne ebbe la certezza, il suo amico si era finalmente innamorato e questa volta lei avrebbe fatto tutto ciò in suo potere per non farla finire come l’ultima, anche se non sarebbe stato difficile, ne era convinta, non conosceva questo Alexander ma di certo non poteva essere peggio di Camille.
 
<< Quindi aspetta, mi stai dicendo che per un fatto di eredità Santos non riconoscerà Justin come suo figlio?! Ma uno stronzo! >>
<< Mag, calmati, guarda che le sue ragioni sono validissime. >>
<< Catarina, amo il tuo modo di mediare sempre le situazioni ma ora ti stai proprio allargando. >>
A quel punto i due si guardarono e scoppiarono a ridere, in quel momento Magnus si accorse che quella leggerezza e quella spensieratezza gli servissero proprio, eh già, Catarina aveva proprio ragione, come al solito; difatti la ragazza, dopo aver ascoltato con pazienza l’amico e dopo avergli dato i suoi più spassionati consigli gli aveva suggerito di distrarsi un po’ visto per quella sera aveva avuto abbastanza gatte da pelare. Tutto stava andando per il meglio, Magnus era riuscito finalmente a distrarsi riuscendo a capire che l’indomani con la mente fresca sarebbe potuto andare a parlare con Alec implorando il suo perdono come era giusto che fosse, ma per quella sera aveva solo bisogno di stare con se stesso e con la sua migliore amica, ma ad interrompere il loro piccolo paradiso terrestre fu un alquanto trafelato messicano che aprì di scatto la porta dell’alloggio della bionda, sapendola sempre aperta, gridando: << DIOS CATARINA NO LO PUEDES CREER! >> entrambi i ragazzi saltarono spaventati e Raphael si morse la lingua non appena si accorse che, seduto accanto a Catarina, avvolto in un plaid c’era anche Magnus, forse lui non doveva sapere tutto quello che era successo quella sera, ma lui aveva un disperato bisogno di sputare il rospo così mise a tacere la sua coscienza e decise di parlare.
<< Che è successo? >> chiese alquanto stordita la ragazza
<< Bueno, tengo que contarve alg- >>
<< Raph, ti prego, nella nostra lingua, sai che non capisco un’acca in spagnolo. >>
<< Okay bene, Magnus tieniti forte quello che ti racconterò potrebbe essere leggermente sconvolgente…>>
<< Oh andiamo messicano, parla, ormai mi hai messo curiosità. >>
<< Bueno, stasera stavo andando al pub a dare il cambio turno a Sam, come al solito, solo che quando sono arrivato al locale ho visto una scena che vi giuro, mi ha fatto drizzare i peli delle braccia. >> Raphael sospirò, ancora ricordava le sensazioni provate in quel momento, avrebbe dovuto esserne indifferente, eppure vedere il ragazzo che rappresentava la loro speranza di vedere un Magnus nuovamente felice che stava per baciare quel cretino di Sam gli aveva fatto gelare il sangue. Capiva che Mag gli aveva fatto davvero una carognata, della quale lui stesso si sentiva responsabile, però doveva perdonarlo, perché… perché… beh, perché si. << C’era Alec… >>
<< Il mio Alec? >> chiese confuso il glitterato.
<< Sì, il tuo Alec, e stava… >> sospirò ancora esasperato facendo innervosire i due amici che ora si ritrovavano con tutti i muscoli in tensione. << Dios, stava per baciare Sam. >> Ecco, la bomba era stata sganciata, e poté chiaramente vedere le reazioni dei suoi amici: Catarina spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca, mentre Magnus era rimasto immobile anche se leggermente sbiancato. Così si sentì in dovere di continuare. << Ma non è successo nulla li ho prepotentemente separati ed ho costretto Sam a fare il doppio turno a suon di minacce. >>
<< Adesso Alec dov’è? >> quasi ringhiò Magnus al punto da far sobbalzare i due amici.
<< Era ubriaco e non riuscivo a farlo stare seduto bene sulla moto, così per paura che cadesse ho usato il suo cellulare per chiamare il suo cagnolino che immagino lo abbia riportato in stanza. >>
<< Quindi quella testa di cazzo stava approfittando di lui! >> esclamo rabbioso che sotto gli occhi preoccupati e stupiti degli amici si alzò di scatto ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.
<< Oh Raphael, sei proprio un imbecille. >> disse Catarina prima di seguire l’amico fuori dalla stanza nel tentativo di calmarlo, lasciandoci all’interno un messicano leggermente scombussolato ma sempre convinto di stare nel giusto.
 
<< Magnus!! Magnus, dove stai andando? Fermati un attimo! >>
Magnus non si fermò, doveva sfogarsi in qualche modo così preferì evitare totalmente Catarina che nel frattempo capì, perché lei capiva sempre, e torno indietro convinta che uno scappellotto a Raphael non glie lo avrebbe risparmiato nessuno.
 
 
.
 
 
Quando il primo raggio di sole colpì gli occhi del ragazzo, fu come essere colpiti da un pugno. Aprì di scatto gli occhi e un dolore allucinante alla testa lo tramortì, costringendolo a letto per qualche altro minuto.
<< Dave? >> chiamò con una voce che non sembrava neanche la sua. Era roca, più profonda e a volte gli mancava. Quando non ricevette risposta, si voltò molto lentamente, solo per scoprire una stanza piena di disordine. David giaceva sul suo letto, evidentemente in uno stato comatoso. Che diavolo era successo la notte precedente?
Quando il capogiro cessò, Alec trovò finalmente la forza di tirarsi su a sedere e con sua grande sorpresa riuscì a ricordare qualcosa: ricordò Magnus, la cena, il modo in cui i suoi occhi avevano espresso più dolore delle sue parole. Ricordò quanto avesse fatto male e poi ricordò le labbra di Sam, la sensazione del suo alito sulle sue.
Sentì il cuore accelerare velocemente e per un attimo soppesò l'idea di andarsi a seppellire in giardino da solo. Cosa aveva fatto con Sam? Fino a che punto si erano spinti? Guardò di nuovo David e sperò con tutto il cuore che lui avesse delle risposte soddisfacenti.
<< Dave? >> provò di nuovo, ma nulla. L'amico giaceva inerme, solo il suono del suo respiro regolare lo faceva sembrare vivo. Alec sospirò e si tirò via le coperte di dosso. Qualsiasi cosa fosse successa, non poteva di certo mancare alle lezioni. Non lo aveva mai fatto e non avrebbe permesso a Magnus di rovinargli la vita ancora una volta. O almeno era quello che si ripeteva sotto la doccia e mentre si vestita in tutta fretta.
Quando si guardò allo specchio, capì che nulla avrebbe posto rimedio a quella faccia stravolta. Sospirò e prese la borsa con i libri. Quando si chinò per farlo, lo schermo della sveglia gli balzò nel campo visivo e lesse l'ora. Era mezzogiorno passato.
Si sentì sbiancare e poi avvampare dalla rabbia. Ormai le lezioni erano andate. E lui le aveva perse perché si era ubriacato ed era finito a fare chissà cosa con un artista appena incontrato. Tutto per colpa di Magnus!
Buttò la borsa contro il muro e si lasciò cadere nuovamente sul letto. Nessuna doccia fredda o bel completo avrebbe mascherato quanto veramente quel gesto lo avesse ferito. Continuare la sua vita come se niente fosse non avrebbe fatto si che nulla fosse davvero accaduto. Era successo, negarlo non avrebbe portato da nessuna parte.
Prese un respiro profondo e costrinse via le lacrime che sentiva spingere per uscire.
Si lasciò andare ad uno stato di totale autocommiserazione, mentre nella sua testa riecheggiavano le parole del suo discorso. Gli aveva chiesto di credergli, ma come poteva aspettarsi che dopo tutto quello che aveva fatto, potesse ancora credere alle sue parole?
Di colpo sentì un leggero fruscio davanti alla porta e voltandosi, notò delle ombre. Pensò che qualcuno stesse per bussare, ma non poté pensare a nessuno che a quell'ora gli facesse visita. Magari erano amici di David? Mentre soppesava l'idea di non aprire in ogni caso, le ombre sparirono senza nessun altro rumore.
Corrugò la fronte, confuso. Che diavolo...?
Si alzò, lasciando da parte per un attimo i suoi drammi, e si diresse alla porta. La aprì lentamente, ma come ci si sarebbe aspettati, non trovò nessuno nel freddo corridoio. Con una punta di delusione mascherata dalla curiosità di sapere chi fosse, abbassò lo sguardo desolato e lì per terra trovò qualcosa. Un bicchiere di Starbucks e un fogliettino accanto. Lì raccolse entrambi e rientrò nella stanza chiudendo la porta con il piede.
Annusò la bevanda per capire cosa fosse, ma non ci riuscì. Posò quindi il bicchiere sul comodino e aprì il foglio.
In una bellissima calligrafia che sembrava d'altri tempi, vi erano scritte queste parole: “Ho pensato che un aiuto a superare la sbronza ti servisse. Bevilo e starai subito meglio. Tuo, Magnus".
Il ragazzo dovette sedersi per il nuovo capogiro, stavolta non dato dall'alcol. Era Magnus fuori dalla porta. Guardò il bicchiere e poi di nuovo il foglio. Come faceva Magnus a sapere della sua sbronza? Sapeva anche di Sam? E perché mai doveva importargli di come stesse?!
Sentiva rabbia e vergogna mischiarsi dentro di lui e non riusciva a capire chi stesse prevalendo. Prese un respiro profondo e decise che non avrebbe dato ascolto a quelle parole. Buttò entrambi gli occhi nel cestino e cercò di non vomitarci anche, nel mentre. Di certo gli effetti della sbronza li stava sentendo tutti, ma un aiuto da Magnus era come un patto con diavolo. Di sicuro faceva ancora tutto parte del suo piano: era come un ragno che continuava a tessere la sua tela intorno a lui, ma stavolta non ci sarebbe più cascato.
Aveva buoni propositi, si, ma sarebbe riuscito a compierli? Un conto era ragionarne nella stanza, un altro era uscire e affrontare realmente ciò che era successo. Cosa avrebbe raccontato a Izzy quando l'avrebbe rivista? Come avrebbe sopportato lo sguardo degli amici di Magnus a pranzo? Come avrebbe anche potuto immaginare di non crollare incontrando proprio il suo, di sguardo?
Magnus lo aveva fatto perdutamente innamorare, non poteva nasconderlo. Dentro di lui era una guerra costante tra odio e amore, e anche se il primo doveva prevalere, c'era ancora qualcosa in lui che non riusciva a lasciar del tutto andare il secondo. Sarebbe stato più facile non amarlo. Avrebbe potuto facilmente ignorarlo nei corridoi e passarci sopra come se non fosse davvero successo nulla. Ma l'amore portava dolore e il dolore gli impediva di fare ogni cosa.
In quel momento ripensò ad una frase che Jace gli aveva ripetuto più volte nel corso della sua vita:"Amare significa distruggere ed essere amati significa essere distrutti." L'amore portava alla distruzione e così di sentiva lui: completamente reso cenere dalle fiamme ardenti del suo amore per Magnus. Fiamme che dopo tutto ancora non si affievolivano.
Sentiva che se continuava a rimuginarci ancora, avrebbe finito per scoppiare. Doveva uscire da quella stanza, costasse pure di incontrarlo. Avrebbe preferito parlare con David e capire anche quanto danno avesse fatto quella sera, ma non era stato possibile. Così, raccolto quel cumulo di macerie che era il suo cuore, uscì dalla stanza senza una meta precisa.
Più camminava, più pensava che non aveva davvero nessuno da cui andare. Nessuno a cui aprire il cuore e piangere finché non aveva più lacrime. Nessuno che potesse abbracciarlo e dirgli che infondo sarebbe passato tutto, anche questo.
Sapeva che poteva farcela da solo, ma non voleva. Si sentiva come se stesse tenendo insieme i pezzi di se stesso con lo scotch e che non mancava molto prima che sarebbe crollato tutto. Si diceva che doveva essere forte, che doveva solo passare del tempo e anche quella sarebbe diventata solo una brutta storia da ricordare con una risata. Ma quanto forte può essere un cuore privato del suo maggior sostegno? Pur essendo pieno di emozioni, Alec si sentiva vuoto. Sentiva di aver perso quella parte di sé che lo rendeva ciò che era. Aveva donato tutto a Magnus e lui non si era fatto scrupoli a prenderlo e tenerselo per sempre.
<< Ehi, tutto bene? Sembri uno zombie. >>
Il ragazzo venne scosso dai suoi pensieri da quella voce e per poco non inciampo nei suoi stessi piedi. Si fermò e alzò lo sguardo su una ragazza minuta. La conosceva, l'aveva vista più volte con Magnus. Il cuore gli si strinse in una morsa mentre cercava di raggruppare tutte le forze che aveva e affrontare anche lei.
Di certo se lo era aspettato di incontrare persone simili uscendo dalla stanza, visto che Magnus conosceva mezzo college.
<< Si, grazie. Forse dovresti pensare più a te stessa che agli altri. >> sentenziò alla fine. Non sapeva da dove gli fosse uscita una frase tanto odiosa, con un tono tanto acido, ma di certo fu compiaciuto di se stesso.
La ragazza d'altro canto si strinse i libri al petto e gli fece un sorriso dolce. << Pensavo che potremmo prendere un caffè insieme e parlare un po'. >>
L'impatto con quella realtà lo fece traballare un po'. Non ricordava neanche il suo nome, non l'aveva mai conosciuta e ora voleva prendere un caffè con lui?
<< Scusa, ma credo di aver di meglio da fare. >> detto questo riprese a camminare con una confusione ancora maggiore in testa. Era strano, anzi stranissimo.
<< Alec, aspetta! >> le corse dietro lei e lo bloccò per il braccio facendolo girare verso di lei. Era molto più bassa di lui, ma sapeva come imporre la sua presenza. Aveva uno sguardo che parlava da sé. << So che quello che ha fatto Magnus è imperdonabile e so che non ti fidi di me perché sono la sua migliore amica, ma sono qui da te senza pretese. Lui non sa che sono venuta a parlarti, non voleva che nessuno si avvicinasse a te. Ma ho pensato che parlarne di avrebbe fatto bene. >>
Per poco Alec non le scoppiò a ridere in faccia. << Parlarne, con te? Io non so neanche chi tu sia e pensi che voglia aprirmi con te? >> era una situazione al di là dell'assurdo. << Se vuoi davvero che io stia meglio, di a Magnus e ai suoi amici di starmi lontani. >> la guardò negli occhi per qualche secondo, tanto per essere sicuro che avesse recepito il messaggio e continuò la sua passeggiata solitaria.
<< Uror, et in vacuo pectore regnat Amor. >> sentì la sua voce raggiungerlo. Era latino. Sapeva perfettamente cosa significava, ma scacciò quel pensiero dalla testa e continuo a camminare a testa basta, cercando di spegnere quel casino di pensieri e emozioni che aveva dentro.
"Brucio, e nel mio cuore ora regna l'amore."
 
 
 
Angolo delle autrici timide
Eccoci qui! Ormai abbiamo capito che il nostro appuntamento sarà mensile, salvo eccezioni ovviamenteJ
Questo è un capitolo un po’ di passaggio dove vi facciamo vedere un Magnus arrabbiato e un Alec ferito, ma sappiate che nella storia probabilmente i ruoli cambieranno, soprattutto quello di Alec… Non vi anticipiamo nulla anche perché vi confessiamo che al momento siamo abbastanza indecise.
Speriamo che il capitolo vi sia comunque piaciuto e ci vediamo il più presto possibile, come al solito.
Bacibaci, Mrs_Cobain951&Zitella9911    
   
 
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