Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Orihimechan    07/09/2017    13 recensioni
Magnus aveva la terribile abitudine di non memorizzare i numeri in rubrica.
Non se ne era mai preoccupato più di tanto, liquidando sempre la faccenda con una scrollata di spalle fin troppo teatrale.
Un giorno però sbaglia numero di telefono e si imbatte in uno sconosciuto dall'aria interessante.
Cosa succede quando una telefonata – apparentemente – sbagliata si rivela essere quella che state aspettando da tutta la vita?
Magnus sta per scoprirlo.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
Magnus rimase di nuovo in silenzio "allora chi sei?" indagò
"Alec" gli rispose genuinamente
L'uomo - non tanto più - sconosciuto trattenne il respiro "quello era davvero il tuo nome?"
"Così dice il mio certificato di nascita"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
     
Do we know each other?
 
 

 

New York, 20 Agosto 2012
Una settimana dopo.


 

<< Non essere ridicola! >> sbottò contrariato Alec dirigendosi frettolosamente verso la porta.
Stava per abbandonare la stanza di Isabelle quando lei lo afferrò prepotentemente per un braccio, facendolo indietreggiare di qualche passo.

Il ragazzo si voltò di scatto con l'intento di esprimerle tutto il suo disappunto, ma le parole rimasero incastrate nella gola quando il cellulare della ragazza iniziò a squillare senza sosta.
Isabelle sospirò infastidita e sfilò agilmente il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni troppo aderenti, sbattè rapida le ciglia e subito l'espressione seccata lasciò il posto alla sorpresa che, a sua volta, si trasformò in una smorfia diverita.
Osservò lo schermo lampeggiare per qualche secondo prima di puntare gli occhi antracite in quelli del fratello e sorridergli maligna.
Alec conosceva bene quello sguardo.
Ogni volta che glielo vedeva fare non succedeva mai nulla di buono.
Di fatti, i suoi timori si concretizzarono poco dopo, quando la ragazza rafforzò ulteriormente la presa sul suo braccio e pigiando l'icona del vivavoce sul display gli si avvicinò felina.
<< Si? >> rispose carezzevole
<< Isabelle, abbiamo un problema! >> berciò dall'altro lato della cornetta una voce che fece impallidire il volto del giovane Lightwood.
Alec - quasi come se fosse stato colpito in pieno petto da una frusta - indietreggiò repentino, bloccandosi subito dopo, quando la presa salda di Izzy lo fece incespicare sui suoi stessi passi.
Gli ci vollero un paio di secondi per riprendere - almeno in parte - possesso del suo corpo.
Lentamente ruotò il capo verso la sorella, spalancando la bocca allarmato.
Il volto deformato da una maschera di terrore, il respiro accelerato e lo sguardo perso di un leone in gabbia.
Alec provò a deglutire e puntò gli occhi spaesati in quelli fieri di Izzy, pregandola silenziosamente di non fare stupidaggini.
Per tutta risposta Isabelle sollevò ancor di più gli angoli della bocca, si mordicchiò il labbro inferiore divertita e si portò il telefono sotto il mento.
<< Magnus >> civettò, facendo poi una linguaccia al fratello.
<< Siamo di fronte una crisi mistica, tesoro >> urlò quello disperato << un codice rosso di dimensioni esponenziali mai visto prima d'ora! Peggio della peste bubbonica, del terremoto di Haiti, del crollo di Wall Street e della sfilata 2010 autunno-inverno di Dior >>
Le interferenze in sottofondo rendevano la voce di Magnus poco nitida ma non per questo Alec la trovò meno bella ed intensa del solito.
Nonostante l’evidente terrore iniziale la curiosità del ragazzo ebbe la meglio, così, mettendo su l'atteggiamento più disinteressato possibile, distese il collo ed assottigliò l'udito nella speranza di recepire tutte le informazioni necessarie a conoscere la posizione dell’uomo dall’altra parte della cornetta.
Sentì clacson, chiacchiericci sommessi e tanti altri rumori di una città sempre in movimento.
<< Peggio persino delle file chilometriche e delle ore di attesa interminabili durante i saldi da Hermes? >> domandò la sorella dondolandosi sui piedi.
<< Peggio >> sillabò l'uomo disperato << molto peggio >>
Isabelle rise divertita << che succede? >>
Alec, consapevole di non possedere i mezzi – e soprattutto la volontà – di fuggire via, andò a sedersi incerto ai piedi del letto, seguito subito dopo dalla sorella.
<< Il fatto è che continuo a pensare a tuo fratello >> confessò Magnus sospirando.
Il giovane Lightwood - gomiti poggiati sulle ginocchia e testa tra le mani - sgranò i suoi bellissimi occhi chiari ed ebbe un leggero capogiro.
Il pensiero di Magnus lo aveva accompagnato perennemente durante quella settimana - come d'altronde faceva da quando quell'uragano di uomo era entrato nella sua vita senza neanche chiedere il permesso.
Quella volta, a differenza di tutte le altre, Alec aveva anche tentato di richiamarlo, finendo però con l’interrompere la telefonata quasi subito.
Era caduto di nuovo vittima della paura.
Quell'agghiacciante e sconvolgente sensazione di non poter avere la felicità, di non potersela permettere.
Sua sorella Isabelle non perdeva occasione di rimproverarlo per la sua codardia e per la totale mancanza di iniziativa.
Quella di Izzy - pensò - non era altro che una strategia.
Lo marcava stretto, nella speranza di farlo cedere, se non per reale volontà quanto meno per sfinimento.
Cosa che stava - fino a prova contraria - facendo anche in quel momento.
L'avvocato aveva pensato bene di svignarsela - glissando le sue domande come era solito fare dalla nascita - se non fosse che poi le era squillato il telefono e si era ritrovato imprigionato nella sua stanza, ad ascoltare una conversazione - apparentemente privata - con l'uomo a cui non riusciva più a fare a meno di pensare e che, tra l'altro, aveva appena confessato di pensare a lui costantemente.
Alec non sapeva bene come sentirsi a riguardo.
Una parte di lui avvertiva un profondo senso di colpa nel restarsene impalato ad origliare tutti i suoi più intimi pensieri.
Era anche perfettamente consapevole di infrangere quasi tutte le regole della sua rigida etica morale rimanendo piantonato lì eppure, nonostante tutto gli suggerisse caldamente di uscire da quella stanza senza neanche rimuginarci troppo, i suoi arti, nello specifico i piedi, non sembravano essere dello stesso parere.
Se ne stavano lì, immobili, saldamente ancorati al pavimento e parevano sconnessi dal resto del corpo, quasi come se non appartenessero più a lui.
In realtà, neanche lui era poi così tanto desideroso di fuggire via.
Alec si riscoprì ansioso di conoscere quante più cose possibili.
Voleva sapere tutto di Magnus.
Cosa pensasse di lui, cosa provasse, cosa sentisse.
Ogni cosa.
Fu proprio per questo che alle parole dell'uomo non si mosse, ma al contrario, si a ruotare il capo in direzione del telefono, rimanendo in attesa.
Isabelle lo guardò da sotto le sue folte ciglia e rimase sorpresa nel constatare che il fratello avesse assunto le stesse sembianze di una statua di sale.
Se non fosse stato per la cassa toracica - che si abbassava ed alzava regolarmente - avrebbe scommesso che Alec avesse persino smesso di respirare.
Rimase a fissarlo per una manciata di minuti e si morse il labbro deliziata << ma davvero? >> disse solo, poi prese ad attorcigliarsi intorno al dito una ciocca dei lunghi capelli corvini.
Magnus sospirò di nuovo << non lo ripeterò di nuovo, zuccherino >>
Isabelle rise << lo sai che noi Lightwood ci nutriamo di complimenti >>
<< Non tuo fratello. Sto parlando di quello alto, moro e con un culo spaziale, ovviamente >> fece una pausa e sospirò << sai, sto iniziando a pensare che sia stato per davvero rapito dagli alieni da piccolo >>
Alec non ebbe il tempo di arrossire per quell'affermazione colorita che aveva già iniziato ad alzare gli occhi al cielo.
Era perfettamente tipico di Magnus credere all'ipotesi del rapimento.
Scosse la testa rassegnato ed allo stesso tempo divertito.
Era così su di giri in quel momento da non aver notato il piccolo particolare della descrizione fisica.
Lui e Magnus non si erano mai visti, quindi - tecnicamente - era impossibile che quest'ultimo conoscesse le sue fattezze fisiche.
La lampadina gli si accese con qualche secondo di ritardo.
Il sorriso a mezza luna dipinto sul volto sparì e si ritrovò a corto di ossigeno.
Isabelle poté indistintamente sentire le rotelline del suo cervello iniziare a girare senza sosta.
Alec arricciò le labbra turbato e rivolse lo sguardo verso di lei, quella si limitò ad alzare le spalle sorridente e dopo aver mimato delle veloci scuse protese il labbro inferiore verso di lui, nella tipica mossa di quando voleva farsi perdonare qualcosa.
Isabelle sapeva che Alec aveva un debole per quel gesto.
<< Jace continua a ripeterlo >> disse la ragazza, senza mai staccare lo sguardo da quello del fratello.
Alec respirava a fatica, ma non riusciva a pensare a niente di intelligente da dire, quindi preferì rimanere in silenzio ad ascoltare.
<< A tal proposito >> proruppe Magnus <<< devi dirgli di smetterla >>
Isabelle rise di nuovo, azione che incrementò l'espressione già inverosimilmente corrucciata di Alec.
<< Perché semplicemente non accetti ciò che ti viene offerto? >> gli suggerì Izzy pragmatica.
Il moro drizzò la schiena, poi si passò una mano dietro al collo e con l'altra agitò la spalla della sorella, nel tentativo di farsi spiegare quello a cui alludesse Magnus.
Isabelle lo scacciò come se fosse una piccola mosca fastidiosa, si alzò e si posizionò esattamente di fronte a lui.
<< Non mi sembra molto corretto >> rispose incerto il suo interlocutore.
La ragazza alzò il braccio libero esasperata, lasciandolo poi cadere lungo il fianco in un chiaro segno di disapprovazione << al diavolo, Magnus. Non sembri proprio il tipo di persona che si preoccupa di cosa è o non è giusto! >>
<< Non lo sono >> confermò francamente l'altro << infatti, non posso dire di non averci pensato >>
<< Allora qual è il problema? >> squillò Isabelle, iniziando a camminare su e giù per la stanza.
Alec non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire quel discorso, e questo lo confondeva e spaventava allo stesso tempo.
Non era mai stato eccessivamente bravo a gestire gli imprevisti, lui era un uomo concreto, con la tediosa mania di organizzare anche il più piccolo degli impegni quotidiani.
Alec odiava sentirsi smarrito, probabilmente perchè lo era stato per così tanto tempo - durante la sua giovane e problematica vita - dal rimanerne in qualche modo vincolato. Alla fine ne era uscito, più forte e sicuro di quanto in realtà si aspettasse, ma nonostante questo - e malgrado le numerose vittorie che negli anni aveva collezzionato - non poteva fare a meno di sentirsi turbato ogni qual volta quella spiacevole sensazione tornava ad impossessarsi di lui.
Come in quel momento, per esempio.
Alec si sentiva in bilico sul ciglio di un burrone, una marea di sentimenti contrastanti albergavano dentro di lui, costringendolo a far vagare - meccanicamente - lo sguardo da sua sorella al telefono, nel punto esatto in cui proveniva la voce di Magnus.
In 
sottofondo non si sentiva più alcun tipo di rumore, ed ora non faceva più fatica ad ascoltare le sue parole.
<< Non credo che apprezzerebbe >> soffiò
Non aveva detto il suo nome, ma Alec capì subito che Magnus si stesse riferendo a lui.
Inarcò ancor di più le sopracciglia ed istintivamente si tese con la schiena verso Isabelle.
La sorella, con la coda dell'occhio, notò il movimento di Alec e fingendo naturalezza gli si avvicinò << ed allora? Chissenefrega di quello che pensa lui. Pensavo avessi capito com'è fatto. Ha bisogno di una scossa e tu sei la persona giusta per questo >> Isabelle fece una pausa ed incontrò gli occhi azzurri del fratello. Lo guardò per una manciata di secondi << gli andrà bene, vedrai >>
Alec sussultò ma sorresse il suo sguardo senza esitazione.
<< Supponiamo, solo per un momento, che sia come dici tu e che - parlando sempre per ipotesi - lui abbia per davvero solo bisogno di una spinta, cosa che sono assolutamente disposto a dargli >> si arrestò per una manciata di secondi << incredibile >> proruppe sorpreso << per la prima volta nella mia vita questa affermazione è priva di allusioni di alcun tipo >> si ammutolì di nuovo, poi emise un secondo sospiro << Catarina sarebbe fiera di me >> confessò sorpreso << comunque sia, a me va bene, ma solo se va bene a lui. Voglio incontrarlo. Lo so io, lo sai tu, lo sa quel troglodita del tuo fratellastro e credo lo sappiano anche tutti gli abitanti del pianeta terra, ma quando - e se - succederà sarà perché lo vorrà anche lui, e non grazie ad uno stupido sotterfugio >>
Isabelle aveva messo un braccio sotto al gomito allungando il telefono verso il fratello, in modo che potesse sentire ciò che Magnus aveva da dire senza perdersi neppure una virgola.
Alec, d'altro canto, aveva ascoltato il suo discorso attentamente ed in quel momento non ricordava neanche più il motivo per il quale si fosse ostinato tanto a non volerlo incontrare. O almeno, qualcosa ancora la sapeva, ma al momento non gli sembrava poi più così importante.
Si sentiva così stordito da avere quasi l'impressione di trovarsi altrove e di aver abbandonato il suo corpo da qualche altra parte nella galassia.
<< Quella era una sorta di dichiarazione? >> domandò Izzy incredibilmente su di giri.
Per tutto il tempo non aveva mai smesso di tenere d'occhio suo fratello.
Lo aveva visto tendersi ad ogni parola, affannarsi nel mantenere intatta la sua maschera di indifferenza e lo aveva visto sciogliersi, in un modo che non era affatto da lui.
Alec c'era sempre stato per loro, era anche perfettamente consapevole che sarebbe persino arrivato ad uccidere per proteggere la sua famiglia - come del resto avrebbero fatto sia lei che Jace - ma quello sguardo, quella scintilla che aveva preso ad accompagnare il fratello da un paio di mesi a quella parte era una cosa del tutto nuova per lei.
Isabelle era abituata allo sguardo amorevole e premuroso del ragazzo verso tutti loro, ma vederlo rivolto anche nei confronti di qualcun altro l'aveva sorpresa e rallegrata allo stesso tempo.
Se Alec aveva quella luce negli occhi - perché sì, lo conosceva abbastanza bene, ed abbastanza a fondo, da notare in lui anche la più piccola ed insignificante sfaccettatura - era solo merito di Magnus.
E lei teneva troppo a suo fratello per consentirgli di rovinare qualcosa che avrebbe potuto renderlo felice.
<< Non mi pare >> la contraddisse Magnus << fidati, zuccherino, l'avresti saputo altrimenti. Le mie dichiarazioni d'amore sono leggendarie >>
<< Spero allora di poter avere l’onore di assistere a quella più importante >> lo canzonò Izzy
Magnus rise << vedrò quello che posso fare >> in sottofondo si sentì un rumore, simile alla chiusura della portiera di una macchina << accertati di dire al biondino ossigenato quanto ho detto >> ripeté
Isabelle sospirò.
<< Izzy >> la richiamò Magnus << sul serio, devi dire a Trace di smetterla di localizzare la posizione di Alexander ed inviarmela - ogni benedetta volta che esce di casa, aggiungerei anche - altrimenti uno di questi giorni si ritroverà a vagare per New York con una capigliatura da far invidia persino alla fata turchina >>
Il cervello di Alec si scollegò non appena Magnus finì di rivelare i misfatti di suo fratello. Spalancò la bocca - era anche piuttosto sicuro che la mandibola fosse caduta rovinosamente sul pavimento - ed iniziò a sbattere le palpebre sconcertato.
Isabelle alzò gli occhi al cielo esasperata dalla reazione esagerata di suo fratello.
Questi, dopo un attimo di smarrimento, indurì la mandibola e strinse i denti per la rabbia, iniziando a guardarla furibondo.
<< Va bene >> disse Izzy, per niente intimidita dallo sguardo minaccioso di Alec << lo farò, ma tu dovresti comunque parlare con mio fratello >> poi rise << l'altro fratello >> puntualizzò << sai, occhi azzurri, capelli scuri ed indomiti, abbigliamento trasandato, sguardo tenebroso >>
<< Basta con i dettagli, zuccherino >> ritorse Magnus << sto per entrare nel mio ufficio e d'accordo che sono un tipo che ama ricevere attenzioni ma avere occhi curiosi puntati sulla patta dei miei pantaloni è sicuramente l'ultima cosa che voglio al momento >>
Isabelle rise energicamente, al contrario di Alec che aveva assunto tutte le tonalità cremisi esistenti sulla faccia della terra.
<< Dovresti dirgli anche questo >> lo prese in giro la ragazza, poi lanciò uno sguardo al fratello da sotto le sue folte ciglia << conoscere il tuo punto di vista potrebbe aiutarlo >>
<< Io invece, credo servirà solo a farlo scappare a gambe levate >>
Alec, in quel momento, era la rappresentazione fatta e finita del puro terrore.
Chiuse gli occhi, ispirando sommessamente un paio di volte, poi si alzò dal letto e diede le spalle a sua sorella, portando le mani sui fianchi.
Magnus sospirò << suppongo che stiamo per scoprirlo. Passamelo >>
Di fronte quell’imperativo Izzy vide le spalle di suo fratello maggiore irrigidirsi.
<< Come? >> domandò corrugando la fronte, senza però riuscire a nascondere il suo apprezzamento.
Isabelle, in cuor suo, conosceva già la risposta di Magnus.
<< Lui è lì >> disse infatti quest'ultimo, confermando le supposizioni della ragazza << so che è lì, insieme a te >> esitò un istante, probabilmente valutando la possibilità di continuare o meno quel discorso << ha sentito tutto >> specificò poi con estrema disinvoltura << e per quanto ritenga di essere stato già abbastanza esaustivo, penso di dover parlare un attimo con lui. In privato >>
Isabelle sorrise.
Magnus era nato per stare con suo fratello.
Quei due erano praticamente destinati a stare insieme.
Se lo aveva capito lei, durante quei quindici minuti scarsi, non c'era possibilità alcuna che non lo avrebbero fatto anche loro.
Dovevano solo concedersi un'opportunità, cosa che Izzy aveva tutte le intenzioni di dargli.
La ragazza attraversò repentina la stanza, superò il fratello e si posizionò di fronte a lui.
Gli allungò il telefono e lo guardò con gli stessi occhi determinati di quando da bambina si era intestardita a voler imparare a cavalcare.
Alec osservò la mano della sorella protesa verso di lui ed i minuti che scorrevano inesorabili sul display.
Nonostante la confusione, la miriade di dubbi e la voglia malsana di uccidere Isabelle, impiegò solo pochi istanti per decidere di afferrare il telefono, togliere il vivavoce e portarselo all'orecchio.
<< Magnus >> lo chiamò. La voce - nonostante tutto - gli uscì sicura ed autoritaria.
<< Buongiorno anche a te, mio bellissimo Alexander >> rispose spensierato l'altro.
Alec si mosse, arrivò di fronte il lungo specchio ovale all'angolo della stanza ed osservò accigliato la sua immagine riflessa << tu mi conosci >> disse senza troppi giri di parole.
<< Non come vorrei >> lo corresse subito l’altro
Il ragazzo si fissò le lunghe gambe << sai chi sono >> continuò, percorrendo tutta la sua figura ed arrivando al busto, coperto da una t-shirt grigia scolorita.
<< Non del tutto >>
Alec indugiò sulla capigliatura più del dovuto prima di puntare lo sguardo sulle sue iridi blu. Si avvicinò ed inclinò la testa, studiando con maniacale interesse i suoi stessi filamenti chiari << sai cosa voglio dire >>
Non sapeva con esattezza cosa stesse cercando di fare in quel momento, l'unica cosa di cui sembrava essere certo era la consapevolezza di non poter competere con la persona dall'altra parte della cornetta.
Davvero, non c'era neppure un singolo indizio, nel suo aspetto fisico, che lo convincesse di poter essere all'altezza di un tipo come Magnus.
L'uomo - quasi del tutto consapevole del tormento di Alec - sospirò << ascoltami bene, Alexander >
Il ragazzo rabbrividì e fece un cenno di assenso con il capo, dimentico del fatto che Magnus non potesse vederlo in quel momento.
<< Si, so come sei fatto. Izzy mi ha gentilmente concesso di vedere alcune tue foto, assolutamente adorabili tra l'altro, e potrei - sottolineo potrei - aver cercato il tuo nome su ogni profilo network esistente sulla faccia della terra. E si, apparentemente so molte più cose io di te che tu di me, ma a questo possiamo facilmente rimediare. Ora, appurato che mi piaci così come sei, con tutte le tue meravigliose insicurezze, le gambe chilometriche, i capelli di Simba e persino con tutto il pacchetto dei fratelli Lightwood alle calcagna, che ne dici di farti offrire una cena, al Plaza, venerdì sera? >>
Alec si stava torturando le labbra nervoso e con una mano aveva iniziato a grattarsi il sopracciglio destro.
F
aceva sempre così quando era irrequieto.
Questa volta però Alec non era nervoso perché non sapeva come declinare un invito indesiderato, o perché non sapeva come fuggire da una situazione scomoda, o ancora, perché pensava che Magnus non gli sarebbe piaciuto, lo era perché aveva il terrore che una volta conosciuto il vero Alec, quello impacciato, fin troppo onesto e leale, quello dedito al lavoro, quello timido ma allo stesso tempo sicuro, la persona che solo pochi avevano avuto il piacere di conoscere davvero, Magnus ne sarebbe rimasto deluso.
Alec pensava che se Magnus lo avesse visto davvero alla fine avrebbe capito che non ne valeva la pena.
Concedersi l'opportunità di incontrare quell'uomo era per lui un vero salto nel vuoto.
Destabilizzante e molto pericoloso.
Era la scelta meno sicura, meno raccomandabile, la più azzardata che avesse fatto da che ne aveva memoria, forse addirittura di sempre.
Il fatto era che Alec non era più totalmente sicuro di non voler rischiare.
Voleva tentare. Voleva mettersi in gioco.
Voleva saltare.
Così lo fece.
<< Va bene >> soffiò allora << venerdì sera, alle nove. Sii puntuale >>
Magnus riuscì a stento a contenere un urlo entusiasta ed uno scintillio eccitato gli attraversò gli occhi << ci vediamo venerdì, Alexander >> sussurrò prima di chiudere la conversazione e lasciare Alec con un sorriso ebete dipinto sul volto.



 

Sproloqui mentali di Orihime.

Lo so. Lo so. In questo momento molti di voi - per non dire tutti - mi state odiando.

Sono una persona orribile. Concludere il capitolo in questo modo atroce.
Shame on me.
Però, ehi, a quanto pare qualcuno ha un appuntamento, venerdì sera.
Mi amate ora, almeno un po'?
No?
Okay. Avete ragione. Sfogatevi pure.
Allora, vi avevo promesso un capitolo di svolta, e così è stato.
Finalmente qualcosa si sblocca, Alec sceglie di provarci e di concedersi una possibilità. Per la gioia di Magnus - e soprattutto per il bene della nostra salute mentale - ALEC HA DETTO SI.
Suonano le trombe. Cinguettano gli usignoli.
Bisogna dirlo, gran parte del merito va a quella santa donna di Isabelle. Alec sarebbe perso senza di lei - ed anche noi.
Ora, giovane e bellissimo Lightwood, siamo tutti nelle tue mani.
Vai, e regala gioia al mondo intero ed a quella povera anima di Magnus Bane.
Cosa succederà venerdì sera?
Stay tuned, lo scopriremo presto. u.u ( si lo so, non faccio altro che farmi odiare sempre di più )
Comunque sia, come pensate si evolveranno le cose?
Avete un parere? Congetture? Sono tutta orecchie.
Ci tengo veramente a ringraziare tutti voi per il supporto e per le bellissime recensioni. Non mi aspettavo di ricevere un riscontro così positivo e questo non può che rendermi davvero felice.
Bando ai sentimentalismi.
Quinto capitolo. Altri due aggiornamenti prima della fine di questa storia.
Ho già le lacrime. Gli addi non mi piacciono, perciò ci penseremo a tempo debito.
Grazie di nuovo, ci rileggiamo quanto prima.
Un abbraccio.
Orihime.

 

 

 

  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Orihimechan