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Autore: mononokehime    07/09/2017    2 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Passarono una decina di giorni da quell’incontro notturno; furono probabilmente i miei giorni più felici a Rangemore Hall. Liam era ripartito il pomeriggio successivo, e da allora avevo trascorso insieme a Harry quasi tutto il tempo in cui Louis non era alla villa. Di solito lo guardavo lavorare, spesso gli davo anche una mano nei compiti meno tecnici. Parlavamo di qualsiasi cosa; io gli raccontavo della mia vita a Dover, lui ricordava i giorni in cui era bambino e immaginava che la tenuta fosse il suo castello.
Mi rivelò la sua passione per la musica e per il canto. Si era comprato una chitarra acustica diversi anni prima, e da allora aveva sempre strimpellato da autodidatta – e con un modesto aiuto da parte di YouTube – fino ad acquisire una discreta padronanza dello strumento. Naturalmente non appena appresi di questo suo inaspettato talento insistetti affinché mi suonasse qualcosa, riuscendo finalmente ad abbattere il suo iniziale imbarazzo in un pomeriggio piovoso che ci aveva costretti a rinchiuderci nella dépendance.
Phil si trovava fuori dalla tenuta per sbrigare delle commissioni; doveva incontrare un nuovo fornitore per la vendita di materiali da giardinaggio, perciò io ed il ragazzo eravamo soli nella casetta di massello.
Harry, seduto sul suo letto, mi osservava di sottecchi mentre esaminavo la splendida chitarra color miele appesa ad una parete della sua camera. Ero un’avida ascoltatrice di musica, ma non avevo mai imparato a suonare uno strumento nonostante l’avessi sempre desiderato. Avrei voluto prendere lezioni di pianoforte, tuttavia non potevamo permettercelo e avevo dovuto accontentarmi di una piccola pianola giocattolo come regalo di Natale; inutile dire che non era mai stata sufficiente a fare di me una pianista degna di questo nome.
Mi girai verso Harry, indicando la chitarra alle mie spalle.
«Ormai non puoi tirarti indietro» affermai decisa, al che lui si alzò con uno sbuffo divertito camminando nella mia direzione. Con un gesto delicato ma sicuro tolse la chitarra dal supporto a cui era appoggiata – rubandomi un bacio leggero mentre mi passava davanti – e tornò a sedersi sul letto, appoggiando lo strumento sulla coscia destra.
Mi accomodai sul letto di Phil, osservando il ragazzo con impazienza mentre si assicurava che la chitarra fosse accordata. Il suo viso aveva assunto un’espressione particolare, concentrata e distante, come se si trovasse in un’altra dimensione. Probabilmente per lui la musica era sempre stata un rifugio, un mondo privato che lo accoglieva tra le sue braccia ogni volta che ne sentiva il bisogno. Un po’ come le scogliere per me.
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che Harry iniziasse a pizzicare le corde con le dita, producendo una melodia dolce ed arpeggiata.
 
Sweet creature
Had another talk about where it’s going wrong
But we’re still young
We don’t know where we’re going
But we know where we belong
 
Oh, we started
Two hearts in one home
It’s hard when we argue
We’re both stubborn, I know…
 
Ascoltavo la voce di Harry come ipnotizzata. Era ancora più bella di quanto ricordassi; secca e decisa ma in qualche modo calda, sembrava quasi accarezzare le note una per una mentre cantava. Le parole erano stranamente familiari, come se parlassero proprio di noi due.
 
But oh – sweet creature, sweet creature
Everywhere I go, you bring me home
Sweet creature, sweet creature
When I run out of rope, you bring me home.
 
Sentii un nodo formarsi all’altezza della gola quando Harry mi guardò negli occhi, continuando a suonare. Sentivo che non sarei potuta essere più felice di così; il mio cuore sembrava non riuscire a contenere il tumulto di sentimenti che mi riempivano in quel momento.
 
Sweet creature
We’re running through the garden
Oh, where nothing bothered us
But we’re still young
I always think about you and how we don’t speak enough
 
I know when we started
Just two hearts in one home
It gets harder when we argue
We’re both stubborn I know…
 
La canzone proseguì, delicata e semplice, fino a chiudersi con gli ultimi arpeggi che parvero quasi dissolversi nell’aria immobile intorno a noi. Vidi un sorriso luminoso aprirsi sulle labbra di Harry, mentre cercavo le parole migliori per descrivere quello che avevo appena ascoltato.
«È stato… incredibile, davvero. Non avevo mai sentito questa canzone. Di chi è?»
«È mia» rispose semplicemente lui, al che spalancai gli occhi.
«L’hai scritta tu?» chiesi sbalordita. Harry annuì, ridacchiando leggermente al mio stupore mentre scuotevo la testa incredula. Quel ragazzo non avrebbe mai smesso di sorprendermi, ne ero certa.
«Mi è venuta fuori di getto un paio di giorni fa. Era da tanto che non scrivevo qualcosa, ma gli eventi degli ultimi giorni me l’hanno fatta nascere in testa spontaneamente»
Quindi avevo ragione… la canzone parla di noi.
«Non avresti potuto farmi un regalo più bello. Grazie» sussurrai commossa, andando a sedermi accanto a lui ed abbracciandolo forte. Harry appoggiò la chitarra sul letto per potermi stringere a sua volta. Sospirai profondamente, chiudendo gli occhi e godendomi ogni secondo di quel contatto dolce e rassicurante.
Dopo qualche minuto mi allontanai leggermente solo per poter prendere il suo viso tra le mani e posargli un lieve bacio sulle labbra. Percepii la fronte di Harry incresparsi ed il suo respiro farsi più pesante quando approfondii il contatto tra noi; le sue mani iniziarono a risalire lentamente la mia schiena, provocandomi un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Harry dovette percepirlo, perché mi parve di sentirlo sorridere contro la mia bocca. La sua lingua scivolò quasi con cautela tra le mie labbra, senza trovare alcuna opposizione, e proseguì fino ad incontrare la mia. Il bacio si caricò presto di impazienza, i nostri respiri irregolari che accompagnavano i nostri movimenti, i nostri corpi che desideravano un contatto sempre più diretto.
Quando Harry colpì accidentalmente la chitarra, rimasta appoggiata accanto a noi, gli sfuggì un’imprecazione a mezza voce.
«Scusa» mormorò, staccandosi da me. «Faccio in un secondo»
Si alzò agilmente dal letto afferrando lo strumento, percorse in un paio di falcate la distanza che lo separava dal supporto attaccato al muro e vi appese la chitarra, per poi tornare da me dopo appena qualche istante.
Le nostre labbra si incontrarono ancora, liberando sospiri di sollievo che si infransero l’uno contro l’altro. Mi aggrappai alle sue spalle, tirandolo giù con me mentre mi distendevo sul letto. Si sistemò meglio sopra di me, baciandomi il collo e le clavicole, mentre le sue mani accarezzavano languide i miei fianchi, dall’alto verso il basso, per poi risalire portandosi dietro la t-shirt che indossavo. Si fermò appena sotto i miei seni, un gesto da gentiluomo che mi avrebbe quasi fatta sorridere se Harry non avesse spostato le labbra sulla mia pancia, sfiorandone la pelle con piccoli baci che mi fecero trattenere a fatica un gemito.
Infilai le dita tra i suoi capelli, invitandolo d’istinto a continuare, e lui obbedì spostandosi gradualmente verso il bordo dei jeans. Arrivato a quel punto alzò la testa come a chiedermi un permesso che non mi sentii di negargli, e al mio muto consenso sbottonò delicatamente i jeans tirando giù la zip senza smettere di guardarmi negli occhi. Sfilò l’indumento lentamente, trattenendo il respiro, mentre il cuore mi batteva così forte da farmi quasi male.
Quando sentii il tonfo leggero dei jeans che toccavano il pavimento mi sollevai sulle ginocchia raggiungendo il volto del ragazzo, affamata delle sue labbra, le mie mani che percorrevano il suo petto scendendo verso l’addome. Harry soffocò un gemito quando raggiunsi il cavallo dei joggers grigi, avvertendo chiaramente la sua eccitazione. Serrò gli occhi al mio tocco, che da leggero si fece via via sempre più intenso, e quando non riuscì più a resistere feci scivolare in fretta lungo le sue gambe i pantaloni, che raggiunsero presto i miei jeans sul pavimento.
Harry mi baciò famelico, affondando le dita nelle mie cosce nude mentre tornava a distendersi sopra di me. La mia mente era annebbiata, non esisteva nulla che non fossero i nostri respiri disordinati, i nostri corpi che si cercavano ed il calore pulsante che ci avvolgeva. In uno slancio di impazienza afferrai la sua t-shirt e gliela sfilai, interrompendo il bacio nel momento in cui l’indumento leggero passava oltre la sua testa e le sue braccia. Lui non tardò a fare lo stesso, liberandomi della maglietta che volò ben presto in un punto imprecisato della stanza.
Restò seduto sopra di me per diversi secondi, in silenzio, osservando ogni centimetro del mio corpo rimasto coperto ormai solo dall’intimo. Non c’era imbarazzo, era semplicemente il momento più giusto della mia vita.
«Non li avevo mai visti, questi» mormorai, sollevandomi su un gomito per sfiorare i tatuaggi che fino ad allora erano sempre rimasti coperti dai vestiti. Due rondini sotto le clavicole, una grossa farfalla alla bocca dello stomaco e due felci sui fianchi.
«Ti piacciono?»
Socchiusi gli occhi, assumendo un’espressione concentrata mentre tracciavo il profilo di ciascun disegno. Harry seguiva in silenzio ogni mio movimento.
«Le rondini e le foglie sì» decisi infine, scrollando le spalle. «La farfalla a dire il vero non molto, è pacchiana»
Harry ridacchiò, allungandosi verso di me e posandomi un bacio sulle labbra.
«Ci farai l’abitudine» sussurrò con un sorriso malizioso, facendomi andare in fibrillazione. Quella frase poteva avere un solo significato, e cioè che in futuro ci saremmo trovati spesso in quella situazione. Harry credeva davvero in noi, perciò per quale motivo non avrei dovuto fare altrettanto?
Pochi istanti e la stanza si riempì di nuovo dei nostri sospiri, che si intrecciavano tra le lenzuola stropicciate e i nostri corpi accaldati. Facemmo l’amore senza fretta, con la delicata premura della prima volta insieme, mentre la pioggia smetteva di cadere e le ombre del pomeriggio si allungavano lentamente nel giardino.
E per la prima volta da quando ero a Rangemore Hall mi sentii davvero a casa.
 
***
 
«E questo?»
«Beh, dai, non credo che il tatuaggio di una rosa richieda una particolare spiegazione. Specialmente se sono cresciuto con un giardiniere»
La mia risata spezzò il silenzio, altrimenti interrotto solo dai nostri sussurri. Spostai il dito più in alto lungo il braccio sinistro di Harry, fino ad incontrare la sagoma di uno splendido veliero.
«Questo è bellissimo. Cosa significa?» domandai affascinata, osservandone ogni dettaglio.
«Il mio desiderio di vedere il mondo. Non sono mai uscito dallo Staffordshire ma ho sempre voluto viaggiare, fin da quando ero piccolo»
«Mai? Davvero?» chiesi meravigliata, al che Harry annuì in risposta. Non riuscivo ad immaginare un ragazzo di quasi venticinque anni che non avesse mai messo piede fuori dalla contea in cui era nato.
«Però c’è questa, vedi» precisò, mostrandomi l’àncora vicino al polso sinistro, «che rappresenta il legame che ho con questo luogo. Un veliero non può salpare senza la sua àncora; ha bisogno di un posto in cui tornare, un porto sicuro che lo accolga»
Avrei potuto ascoltare Harry per ore, mentre mi raccontava la storia che si nascondeva dietro ciascuno dei suoi tatuaggi. Guardando attentamente, sulla sua pelle era marchiata in modo indelebile tutta la sua vita; quelli che sembravano solo disegni decorativi avevano sempre un significato. Non ero mai stata una particolare amante dei tatuaggi – non ne avevo nessuno – ma era affascinante scoprire piccoli dettagli di lui da quelle linee nere sul suo corpo, come affreschi sulle volte di una chiesa antica.
«Tu non hai mai pensato di fartene uno?»
«Ci ho pensato, ma non ho mai trovato nulla che valesse la pena portarmi sulla pelle per sempre» confessai, vedendo Harry aggrottare le sopracciglia divertito.
«Andiamo, non è una decisione così importante da prendere. La maggior parte dei miei tatuaggi li ho fatti per ispirazione momentanea»
«Tu sei un caso a parte» replicai dandogli un leggero buffetto in fronte. Harry rise, baciandomi la punta del naso, quindi tornò serio con un sospiro.
«Sai già quando dovrà tornare Louis?»
Scossi la testa, cercando a tentoni il telefono sul suo comodino. Quando premetti il tasto di blocco quasi mi venne un infarto nel vedere che erano le sei passate.
«Dio, Harry, devo scappare! Sarà sicuramente già tornato alla villa» gemetti, tirandomi su dal letto ed esaminando il pavimento per ritrovare i miei vestiti.
Mi rivestii velocemente, mentre Harry si infilava solo un paio di boxer ed i joggers, restando a petto nudo. La tentazione di trascinarlo di nuovo con me a letto era forte, ma mi imposi di resistere e recuperai l’iPhone per uscire. Il ragazzo mi accompagnò alla porta della dépendance, prendendomi a tradimento tra le braccia quando stavo per abbassare la maniglia ed attirandomi a sé.
«Vorresti andartene così?» mormorò, poggiando la sua fronte contro la mia. Sorrisi in risposta, mentre assaporavo la sensazione dei suoi bicipiti nudi sotto le mani. Lo baciai ancora e ancora, incapace di staccarmi da lui, ma sapevo che se non fossi tornata in fretta alla villa sarebbero stati guai.
Senza liberarmi dalla sua stretta mi voltai per afferrare la maniglia, ridacchiando nel sentire le sue labbra sul mio collo ed il suo petto fare pressione sulla mia schiena. Quando la porta si aprì, tuttavia, il sorriso mi si spense sul viso.
Harry non si rese subito conto del mio repentino cambio di umore, ma non appena ne comprese il motivo si irrigidì anche lui. Davanti a me – a noi – elegantissimo nel suo completo Gucci blu scuro, a guardarci con un’espressione indecifrabile, c’era Louis.



Spazio autrice
*si nasconde*
Non odiatemi per come ho fatto finire il capitolo ahah
Insomma, non ci si poteva aspettare che sarebbero sempre riusciti a vedersi senza farsi scoprire. Louis ha fiuto e, ahimé, pare che per Lizzie e Harry la festa sia finita. Saranno guai per i nostri protagonisti? Vi racconterò tutto tra un paio di giorni ;)
Tra parentesi, quanto è dolce Harry che canta Sweet Creature a Liz? <3
Se non l'avete ancora ascoltata fatelo, è proprio carina e molto romantica.
Detto questo mi dileguo - ma non prima di aver ringraziato
 buvrberry per aver inserito High Society tra le storie preferite :*

Un abbraccio,
mononokehime

 
   
 
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