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Autore: Strawbana    08/09/2017    2 recensioni
{Storia ad OC} {Iscrizioni chiuse}
Vi siete mai chiesti cosa accade alle anime di coloro che muoiono nel sonno? La maggior parte di loro raggiunge l'aldilà tranquillamente, ma alcune persone, i sognatori lucidi, spesso rimangono bloccati nel mondo dei sogni, costretti per sempre a vagare in un paradiso onirico che possono plasmare a loro piacimento. Ma, ahimè, non tutti i sogni sono gradevoli.
Un'anima perduta riesce a tornare nel mondo della veglia, ma non è sola. Gli incubi iniziano ad abbandonare i sogni delle persone ed iniziano a comparire nel mondo reale, prima come incubi ad occhi aperti poi come vera e propria minaccia per gli esseri umani. Ma un incubo è pur sempre un sogno, quindi chi è in grado di controllare i suoi sogni forse è in grado di fermare questa terribile minaccia...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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8. Quiet Mystery

 

> Inazuma-cho, biblioteca comunale, 6 agosto, 4:48 PM

 

«Insomma, le sto chiedendo un’informazione piccina piccina, cosa le costa rispondermi!»

La giovane bibliotecaria di turno si sistemò gli occhiali, sbuffando esasperata. Era da più di due ore che discuteva con Aléja, ma la richiesta che le veniva fatta era sempre la stessa: dare informazioni sulla ragazza che aveva chiesto l’elenco di circoscrizione del quartiere tre giorni prima.

«Per l’ultima volta signorino, quelle che lei chiama “informazioni piccine” sono i dati personali di una ragazza, non posso riferirglieli!»

Poco in disparte Malia, Vespera, Sebastiaan, Kidou e Gouenji, accompagnati da Haruna e Megane che erano passati a prendere prima di venire in biblioteca, osservavano perplessi la scena. Eiji e Shane intanto cercavano di dissuadere Aléja dal proseguire l’interrogatorio alla bibliotecaria.

«Continuando così non faremo molti progressi… Non abbiamo un’altra pista da seguire?» chiese Megane, e Kidou gli rispose facendo cenno di no. «Purtroppo questo è l’ultimo posto in cui la ragazza è stata vista. Se non riusciremo a raccogliere qualche informazione qui non sapremo più dove cercare…».

In quel momento i tre studenti universitari si ricongiunsero al gruppo, dopo che Aléja aveva finalmente gettato la spugna con la bibliotecaria.

«Nulla, la stronza non vuole parlare. Ora che facciamo?»

Sebastiaan, che aveva osservato l’intero battibecco con un sorrisetto stampato sulla faccia, non si trattenne dal commentare.

«Magari con un approccio diverso non avresti sprecato due ore del nostro tempo.»

Aléja gli lanciò un’occhiataccia.

«Se pensi di poter fare di meglio prova tu a scucire di bocca qualcosa a quella racchia!»

Senza dire nulla, Sebastiaan si separò dal gruppo e raggiunse la bibliotecaria, che subito lo guardò male individuandolo come un amico del molesto ragazzo di prima.

«Ho già ribadito a quell’altro scostumato che non vi dirò nulla!»

«Oh no signorina, non sono qui per infastidirla ulteriormente! Volevo solo chiederle scusa per il comportamento del mio amico… Sa, quella che stiamo cercando è mia cugina, è scappata di casa. Capendo di averla vista qui l’altro giorno il mio amico si è fatto prendere dall’entusiasmo. So bene che è stato pesante e inopportuno, ma non aveva cattive intenzioni.»

Incantata dal tono dolce e dal sorriso ammaliante sfoggiati da Sebastiaan, la bibliotecaria arrossì, distogliendo lo sguardo.

«Insistevate tanto per questo motivo? Potevate dirlo subito…»

«Vogliamo evitare che la voce si diffonda. Con tutto quello che sta succedendo in questi giorni non vorremmo attirare su di lei attenzioni sbagliate. Poi la polizia è molto occupata con gli attentati, è meglio se la cerchiamo per conto nostro.»

La donna annuì, colpita. Una storia struggente raccontata da un bell’uomo faceva sempre colpo, Sebastiaan lo sapeva bene, e la bibliotecaria era ormai caduta nel suo tranello.

«Beh, se la situazione è questa posso dirvi quello che so, in fondo si tratta di un’emergenza…»

Il sorriso dell’olandese assunse per un attimo un’espressione soddisfatta.

«Grazie, lei è davvero gentile.»

Dopo che Sebastiaan ebbe fatto loro cenno di avvicinarsi, il gruppo si ritrovò al bancone dei prestiti, mentre la bibliotecaria si allontanò per recuperare il registro dei prestiti del tre agosto e il libro richiesto dalla ragazza misteriosa.

«L’hai convinta? Ma come hai fatto?!»

L’olandese rivolse ad Aléja un sorrisetto perfido.

«Non saprei, forse è bastato chiedere le cose gentilmente...?»

A quella risposta sarcastica Aléja tentò di rispondere con una serie di insulti e imprecazioni, ma Sebastiaan lo zittì con una gomitata visto che la bibliotecaria stava tornando.

«Ecco qui il volume dell’elenco di circoscrizione richiesto da sua cugina! Qui invece c’è la sua firma, la riconosce?»

Sebastiaan scrutò la firma sul registro dei prestiti. La ragazza si era firmata C. Andrei, avevano quindi recuperato un’iniziale e un cognome, anche se l’olandese non sapeva definirne l’origine.

«Sì, sono sicuro che sia la sua scrittura. Non ci sa dire chi stesse cercando?»

La bibliotecaria guardò il volume che Eiji e gli altri stavano sfogliando.

«Ha detto che stava cercando il suo padre biologico, ma non so dire con certezza qual è il suo nome… Però mi ha chiesto indicazioni per una determinata parte della città, un attimo!»

La donna si allontanò di nuovo, tornando subito dopo con una cartina che stese sul bancone.

«Voleva sapere come arrivare ai quartieri alti della città, le ho suggerito di prendere la metro e di scendere a questa fermata.»

Sebastiaan osservò con attenzione la zona indicata. Era un quartiere ricco, pieno di case grandi e villette, non doveva essere troppo difficile cercare qualcuno lì. Il ragazzo sorrise nuovamente alla bibliotecaria, mostrandosi sempre dolce e affascinante.

«Queste informazioni ci saranno utilissime, la ringrazio di cuore.»

La donna arrossì, distogliendo lo sguardo.

«Oh, ma si figuri! Posso darle il mio numero? Se ha bisogno di altre informazioni potrà contattarmi…»

Sebastiaan non voleva il numero di quella donna, ma per mantenere in piedi quella recita lo accettò senza perdere il suo sorriso ammaliante.

Una volta lasciata la biblioteca il gruppo esplose in un dibattito frenetico.

«Raggiungiamo subito il quartiere e mettiamoci a cercarla!»

«Non è così semplice Aléja, non possiamo mica andare porta a porta a chiedere se qualcuno l’ha vista.»

«E perché no Shane? Siamo un bel gruppetto!»

«Possiamo chiedere ai ragazzi della squadra di darci una mano!» Aggiunse Haruna, contagiata dall’entusiasmo di Aléja. Gouenji però a quelle parole scosse la testa.

«Non so quanto ci possano aiutare. Non penso che Endou sia in grado di descrivere una persona in maniera accurata…»

Eiji annuì, condividendo la perplessità del bomber di fuoco.

«In realtà neanche io so quanto sarei in grado di descrivere questa ragazza. Gli unici ad averla vista sono Aléja e Sebastiaan, senza una descrizione accurata non riusciremo a fare molto… Sapete quante ragazze castane con i capelli corti ci sono in giro?»

Quelle affermazioni smorzarono l’entusiasmo del gruppo, che si ammutolì di colpo.

«Certo, se avessimo una foto sarebbe tutto più facile…»

Disse Shane, senza nemmeno riflettere sulle sue parole. La frase però fece scattare qualcosa in Megane.

«Io ho un’idea!»

> Inazuma-cho, Maid cafe’, 6 agosto, 6:27 PM

 

«Allora, chi è questa ragazza che state cercando?»

Aléja e Sebastiaan si lanciarono un’occhiata mentre Manga Moe continuava a schizzare il volto della ragazza misteriosa. Non potevano dire che era una loro parente, sarebbero stati costretti a spiegare il perché non stessero usando una foto per cercarla.

«Si tratta di una spia della Zeus, temiamo stia tentando di sabotarci.»

Gli occhi dei ragazzi si abbassarono su Megane che si era espresso per sbloccare la situazione. Tuttavia i due non capivano come la storia della spia potesse essere credibile.

«Oh, capisco… Il Football Frontier di quest’anno si sta rivelando pieno di insidie… Invece questi giovanotti che vi accompagnano chi sono?»

Sebastiaan e Aléja, ancora impegnati a capire come un torneo calcistico per ragazzini potesse essere pieno di insidie, vennero colti alla sprovvista dalla domanda, ma Megane ancora una volta rispose al posto loro.

«Sono dei fan della Raimon. Quando ho chiesto una mano per identificare e fermare la spia si sono fatti subito avanti per fare la loro parte.»

Manga Moe annuì, soddisfatto della risposta, mentre i due stranieri non capivano come delle affermazioni così assurde potessero essere accettate senza neanche una domanda. L’attenzione del duo venne però riconquistata appena il disegnatore mostrò il ritratto appena completato.

«Allora, che ne dite? È la vostra ragazza?»

I capelli erano esattamente come i due ricordavano, molto corti sulla nuca e con due ciuffi più lunghi ai lati del viso; i tratti erano chiaramente occidentali e si notava soprattutto dagli occhi grandi della ragazza. Una sola cosa non convinceva i due…

«Lo stile che hai usato non è un po’ troppo… Fumettoso?»

La risposta alla critica di Aléja fu un’occhiataccia sia da parte di Manga Moe e Megane. Capendo al volo che lo stile non sarebbe stato cambiato, Sebastiaan cercò di ingraziarsi di nuovo il disegnatore.

«Per me è perfetto. Visto che hai così tanto materiale non è che riusciresti anche a colorarlo?»

«Sì, certo. Ditemi quali colori vanno bene.»

Mentre Manga Moe si rimetteva al lavoro supportato dalle testimonianze di Sebastiaan e Aléja, gli altri ragazzi del gruppo esploravano pigramente il ritrovo della Shuuyou Meito. Kidou in particolare si limitava a osservare un modellino per treni con aria turbata.

«Onii-chan, va tutto bene? Sembri così pensieroso...»

Avvicinato dalla sorella, il regista abbandonò la sua concentrazione.

«Tranquilla Haruna, va tutto bene.»

«Sicuro? Non sei felice dei nostri progressi?»

«Non è quello…»

«E allora cosa c’è? Puoi dirmelo, sai…»

Kidou sospirò prima di riprendere a parlare.

«Quel quartiere… Lo conosco bene.»

«Abiti lì vicino, no?»

«Sì, ma non è solo quello… Kageyama abita lì.»

Capendo al volo il turbamento del fratello, Haruna cercò subito di tranquillizzarlo.

«Se non te la senti non sei costretto a venire! Chiediamo aiuto al resto della squadra e ce la vediamo noi!»

Kidou sorrise intenerito dall’ingenuità di sua sorella.

«Neanche il resto della squadra sarebbe tanto al sicuro intorno a quell’uomo, penso dovremmo lasciare agli altri la ricerca della ragazza…»

Il silenzio calò tra i due, mentre riflettevano sulla situazione.

«Però non è detto che lo incontreremo… Non si aspetterebbe mai di trovarci lì!»

«Questo è vero… Ma l’idea di avvicinarmi a lui mi turba comunque…»

«Non essere così pessimista, onii-chan! Abbiamo un mistero da risolvere!»

Prima che la conversazione continuasse Manga Moe attirò l’attenzione di tutti.

«Ho finito!»

Tutti lasciarono quello che stavano facendo per avvicinarsi al disegnatore, che esponeva la sua opera. Il disegno era chiaro, ben progettato e colorato, era facile immaginarsi la persona che cercavano con quello davanti.

«Allora, che ve ne pare?» Incalzò il mangaka, in attesa di un giudizio. Haruna lanciò un’occhiata furba al fratello, che scosse la testa sconsolato.

«Dico che facciamo un po’ di copie e domani ci mettiamo alla ricerca di questa ragazza!»

 

> Inazuma-cho, Casa Kageyama, 7 agosto, 7:14 AM

 

Ancora assonnato dopo la prima notte passata in una casa sconosciuta, Matt uscì dalla camera che gli era stata messa a disposizione. Venne subito accolto da Kageyama e la sua aura minacciosa.

«Sveglia alle sette significa che per le sette devi essere pronto e attivo, non che devi svegliarti alle sette.»

Terrorizzato dall’uomo, Matt rispose annuendo freneticamente. Dopo aver sospirato profondamente, Kageyama si mise a bussare alla porta della camera accanto a quella dello svedese.

«Cassandra, è ora di alzarsi. Svegliati.»

«Reiji, vedi che io sono già sveglia!»

I due uomini si girarono verso la fine del corridoio, dove faceva capolino Cassandra. La ragazza li guardò sorridente.

«La colazione è quasi pronta, potete svegliare Andrea? Così ci mettiamo a tavola tutti insieme!»

Kageyama e Matt rimasero in silenzio mentre Cassandra se ne andava. Dopo una manciata di secondi il più grande si avviò verso il salone, assegnando silenziosamente all’altro il compito di andare a svegliare Andrea. Dopo che lo svedese ebbe bussato alla porta alla sua porta, Andrea comparve spettinata e ancora in pigiama.

«Che c’è?»

«Ehm… La colazione è pronta. Vieni a tavola?»

La ragazza brontolò un “ok” pieno di malumore, poi richiuse la porta per cambiarsi. Terminato il suo compito, Matt raggiunse la sala da pranzo, dove Kageyama leggeva il giornale seduto a capotavola. Non volendosi inimicare ulteriormente il padrone di casa, Matt andò a sedersi il più lontano possibile da lui. Dalla cucina poco lontana si espandeva un ottimo odore e si poteva udire Cassandra cantare mentre preparava la colazione con le cameriere.

Un’atmosfera così calda e famigliare era molto mancata a Matt, che aveva perso i suoi genitori pochi anni prima mentre studiava lì in Giappone. Da quel momento aveva vissuto tra stenti e mille difficoltà, trovarsi in quel momento con un lavoro stabile ben pagato gli sembrava quasi impossibile. Poco dopo vennero raggiunti prima da Cassandra, che iniziò a servire a tavola, poi da Andrea che si era cambiata e resa presentabile.

Quando furono tutti a tavola e la colazione fu servita, Kageyama mise via il giornale e si mise a fare conversazione tra un sorso di caffè e l’altro.

«Che programmi avete per oggi? Io sarò tutto il giorno all’associazione di calcio giovanile oggi, tornerò verso sera.»

«Beh, noi pensavamo di fare un giro in città. Niente di impegnativo, solo una passeggiata in centro!»

L’allenatore guardò torvo Cassadra.

«Preferirei che stessi in casa.»

«Te lo puoi scordare Reiji.»

Non avendo alcuna voglia di imbarcarsi in una discussione di prima mattina, Kageyama sbuffò sonoramente.

«Fai come vuoi, ma non cacciarti nei guai e torna prima delle diciotto. Non correre pericoli inutili, se qualcosa va storto o senti notizie di gravi incidenti torna subito qua. Inoltre ti ho dato un cellulare, usalo e fatti sentire di tanto in tanto nell’arco della giornata.»

Cassandra ridacchiò sotto i baffi e assicurò all’ex fidanzato che avrebbe seguito le sue istruzioni. Anche in giovinezza l’uomo era sempre stato un uomo cauto, quindi l’italiana non si sorprendeva se la ammoniva in quel modo. La cosa le faceva anche piacere, le portava alla mente il ricordo di suo padre e di suo nonno. Chissà che fine aveva fatto la sua famiglia… Suo nonno, che tanto le stava a cuore, probabilmente non c’era più…

La castana si scosse, cercando di allontanare quei pensieri tristi, per poi portare la conversazione su argomenti più allegri e piacevoli.

Dopo aver salutato Kageyama e avergli augurato una buona giornata, Cassandra si ritrovò in salone con Matt e Andrea.

«Raphael ci aspetta alla galleria in centro tra un’ora, prepariamoci e andiamo.»

 

> Inazuma-cho, galleria centrale, 7 agosto, 10:31 AM

 

Dopo essersi incontrati con Raphael all’orario stabilito, il gruppo si avviò per la lunga strada piena di persone, intenzionati a ritrovare ed esaminare la casa in cui Cassandra aveva affrontato l’incubo dalle sembianze di donna. Il piano però era stato completamente stravolto a causa dell’entusiasmo dell’italiana che si fermava a ogni vetrina, incantata dagli oggetti esposti o dalla musica che proveniva all’interno del negozio.

La cosa all’inizio aveva irritato Raphael, ma di fronte all’eccitazione bambinesca della ragazza non riuscì a rimanere arrabbiato a lungo. Mentre l’italiana si faceva spiegare da Matt cosa fosse un robot roomba, Raphael rimase in disparte con Andrea, guardando sorridendo la scena.

«Che strana ragazza, guarda tutto come se fosse uscito da chissà che fantasy! Sembra quasi…»

«Che abbia vissuto fuori dal mondo fino a oggi, vero?»

Il biondo guardò sorpreso Andrea, che aveva finito la sua frase. La giovane americana teneva come al solito gli occhi incollati al suo cellulare, ma continuò a parlare facendo attenzione a non farsi sentire dai due più avanti.

«È strano davvero, anche troppo. Non conosce gran parte della tecnologia, è appassionata di musica ma non riconosce nessuna canzone o artista moderno, sembra persino essere all’oscuro di come vadano le cose nel resto del mondo… Non sapeva nemmeno chi fosse l’attuale presidente degli Stati Uniti.»

«Magari non si interessa a queste cose…»

«A tutte queste cose? Certo posso capire che non sia un’appassionata di politica internazionale, ma possibile che anche roba uscita da anni per lei sia una novità in campo tecnologico? Senza parlare della musica, quella sembra appassionarla, no? Conosce un sacco di brani vecchi di decenni, ma nemmeno una canzone più recente.»

Raphael rimase in silenzio a riflettere. Anche lui aveva notato qualcosa di strano in Cassandra, ma aveva attributo il tutto a un’eccentricità naturale della ragazza. Andra intanto continuò a parlare.

«La cosa è sospetta. Chi è e cosa ci fa qui? Ha detto di essere italiana, perché allora si trova in Giappone? E i suoi genitori, dove sono? Ha già specificato di non essere imparentata con Kageyama, eppure sembrano essere molto in confidenza. Poi conosce un po’ troppo bene quelle cose

Andrea si rifiutava di chiamare le creature che aveva incontrato incubi, le metteva i brividi l’idea che quei mostri fossero usciti dall’inconscio di una persona e si fossero messe a infestare la realtà.

«Dici che dovremmo ottenere più informazioni su di lei?» chiese Raphael, perplesso da tutto quel discorso.

«Ci ho provato stanotte, ho cercato in giro per internet ma non ho trovato notizie relative a nessuna Cassandra Andrei. Non è stata una ricerca molto approfondita, ma ero stanca ed è stato tutto quello che sono riuscita a fare.»

«Perché non proviamo a chiedere qualcosa direttamente a lei?»

Andrea guardò l’altro americano con aria scettica, ma Raphael tentò di rassicurarla con un sorriso.

«Non ci costa niente, possiamo provare a scoprire qualcosa di poco conto che ci possa aiutare.»

La mora sospirò. Non le piacevano gli approcci così diretti, ma finché era Raphael a fare le domande ci potevano provare.

«Ok, se pensi sia una buona idea datti da fare.»

Quando il gruppo riprese a camminare, Raphael aspettò qualche momento prima di iniziare una conversazione con la più piccola tra di loro.

«Allora Cassandra, come mai vivi con il signor Kageyama? Non siete parenti, o sbaglio?»

La castana fece cenno di no, continuando a guardarsi intorno curiosa.

«E allora perché stai da lui? È un amico dei tuoi genitori?»

Il sorriso di Cassandra in quel momento si spense. Non poteva raccontare la verità, quei ragazzi non sapevano della sua situazione, quindi dire che Reiji era il suo fidanzato avrebbe solo messo nei guai l’allenatore. Le certezze della sua esistenza erano tutte scomparse, doveva fare attenzione a cosa diceva per non distruggere il fragile equilibrio che le permetteva di vivere tranquilla in quell’epoca. L’italiana riprese a sorridere, ma in maniera meccanica e molto meno spontanea rispetto a prima.

«Sì, è un amico dei miei genitori…»

«Devi conoscerlo da tanto visto quanto siete in confidenza…»

«È così, gli voglio molto bene.»

“Questa almeno non è una bugia…”

 

Per la prima volta la ragazza si trovò a riflettere profondamente su come le cose fossero cambiate tra lei e Kageyama. L’affetto che provava nei suoi confronti era rimasto immutato in quei quarant’anni, soprattutto perché per lei i quarant’anni non erano affatto passati. Quei sentimenti però erano diventati qualcosa di scomodo e pericoloso, un passo falso e avrebbe potuto rovinare tutto ciò per cui Reiji aveva lavorato nella sua vita. Probabilmente avrebbe fatto meglio a reprimere e dimenticare l’amore che provava per l’altro, ma solo a pensare di fare qualcosa del genere i suoi occhi si riempivano di lacrime.

«Invece quei mostri, come fai a conoscerli?»

La voce severa di Andrea fece sussultare l’italiana che, persa nelle sue riflessioni, si era quasi dimenticata degli altri che erano lì.

«B-Beh, alcuni li ho incontrati nei miei incubi e visto che hanno tutti gli occhi rossi non è difficile riconoscere gli altri.»

«Ma come fai a conoscerli così bene? E perché sai come combatterli?»

Cassandra cercò di biascicare qualche scusa credibile relativa all’istinto e al sesto senso, ma la conversazione si stava facendo troppo angosciosa e lei aveva solo voglia di scappare.

Una voce squillante e alterata salvò Cassandra da ulteriori domande.

«Raphael Polański, non sei voluto uscire con me per vederti con loro?!»

Un infuriato Afuro Terumi si fece strada tra la folla, raggiungendo il gruppetto e piazzandosi davanti a Raphael, chiaramente imbarazzato.

«A-Afuro, che sorpresa vederti qui…»

Vedendo nel calciatore un’opportunità per terminare completamente quella conversazione, Cassandra lo raggiunse e si attaccò al suo braccio, sfoderando il sorriso più amichevole che riuscisse a fare.

«Ciao, tu sei il capitano della squadra di Reiji o sbaglio?»

Afuro si staccò da lei, stizzito.

«Sì, sono io. Tu invece sei la ragazzina che si è portata agli allenamenti l’altro giorno, no? Che ci fai in giro con Raphael?»

«Oh, stavamo andando a caccia di mostri, vuoi unirti a noi?»

Il capitano della Zeus guardò con aria scettica prima la ragazza, poi il traduttore, non capendo perché Raphael perdesse tempo in un’attività così infantile. Dopo un po’ di insistenza da parte dell'italiana Afuro accettò di unirsi al gruppo e, spinto da Cassandra, passò la maggior parte del tempo a parlare di sé e vantarsi per far colpo sull’americano.

La giornata passò così priva di eventi, con Cassandra che evitava in ogni modo le conversazioni importanti. Alle diciassette Raphael e Afuro lasciarono il gruppo visto che il biondo aveva convinto l’altro a riaccompagnarlo a casa, e gli altri tre si avviarono verso la dimora di Kageyama. Una volta lì Cassandra continuò a fare i salti mortali per evitare di parlare con Matt e Andrea, aiutando le cameriere con le faccende di casa e chiudendosi in camera sua o in bagno.

Al rientro di Kageyama l’italiana tirò un sospiro di sollievo visto che il padrone di casa era accompagnato dal padre di Andrea, venuto lì per riportare la figlia a Tokyo.

Dopo aver salutato l’altra ragazza, Cassandra si gettò ad abbracciare Kageyama, nascondendo il viso contro il petto dell’uomo per celare le sue lacrime.

«Mi sei mancato…» gli disse con voce tremante.

Reiji cercò subito di rassicurarla dicendole che andava tutto bene e che non si erano visti solo per una giornata, ma non era a quello che si riferiva la castana.

Kageyama gli era mancato, aveva pensato spesso a lui nel sogno eterno in cui era imprigionata. Essere riuscita a ritrovato, venire accolta da lui, potergli parlare ed esprimergli il suo affetto avevano spinto la ragazza a ignorare il passato ormai lontano e il futuro incerto che aveva davanti. La conversazione di quel giorno era stato un duro ritorno alla realtà: le cose come le conosceva non c’erano più, non aveva più né la sua famiglia né il ragazzo che amava. L’unica cosa che aveva in quel momento era un uomo che conosceva appena, che lei amava ma che non poteva ricambiare i suoi sentimenti.

Cassandra scoppiò a piangere e Reiji passò i dieci minuti successivi a consolarla. Quando la ragazza si fu finalmente calmata l’allenatore le asciugò le guance, sorridendole affettuosamente.

«Visto che ora sei più calma perché non facciamo una passeggiata prima di cena?»

 

××××××××××××××××××××

 

Sono tornata! Yeeee, che bello! Sigh, scusate. Ero convinta che avendo solo Sweet Dreams come progetto attivo sarei riuscita ad aggiornarlo più spesso, invece queste vacanze sono state piene di eventi e non ho avuto proprio tempo di scrivere. Per di più questo è un altro capitolo molto transitorio, spero non lo troviate troppo noioso. Vi prometto che nel prossimo tornerà della vera azione, basta riflessioni e momenti melodrammatici. Sangue e budella, vi prometto sangue e budella. Ora vado che domani devo andare a Milano. (Sì, non riesco a scrivere senza una partenza che incombe)

Ci si sente presto,

Lau

 

   
 
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