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Autore: Cauchemar    18/06/2009    0 recensioni
Scritta in collaborazione con Arghenta. "Ora, - parlò con molta calma, come avrebbe fatto con un animale selvatico - Ora io me ne andrò. E tu non mi avrai mai visto. " Diede uno sguardo alla vespa abbandonata al suolo. "Mi avete sparato e ti ho salvato la vita, immagino che tu me lo debba." "Intendi per senso dell'onore, e cose del genere?..." domandò divertito Jack, inarcando un sopracciglio perfetto. "Andiamo!! Sai che non posso farlo, finchè non mi avrai raccontato quello che sai! Questa non è un'epoca per uomini d'onore, ammesso che ce ne sia mai stata una" osservò, divertito, ma con una punta di amarezza in fondo agli occhi, solo un'ombra nel riflesso verde delle felci.
Genere: Drammatico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'università di Cardiff non era fra le più rinomate d'Inghilterra ma chi vi lavorava prendeva molto sul serio il proprio lavoro, come accade sempre a coloro che hanno la fortuna di fare ciò che gli piace. Visto il suo ruolo rappresentativo l'orto botanico si era guadagnato un posto nell'edificio principale, un palazzetto neo gotico su cui non sembrava mai brillare un sole diretto nemmeno in piena estate, effetto della pietra scura, marrone, che sembrava sempre umida di pioggia. Quando il SUV nero si fermò, ovviamente, di fronte alla scalinata principale attirò l'attenzione di alcuni ragazzi seduti a mangiarsi un sandwich sfogliato dalla carta stagnola.

Uno sguardo, un sorriso, nulla più. Probabilmente il massimo acume di curiosità che era possibile suscitare in quelle persone cresciute a quiz e Grande fratello gli era appena stato mostrato, pensò Owen. Ai suoi tempi era ben diverso... sorrise... che anni ruggenti quelli.
Tosh era con il naso all'insù a guardar le guglie, nella mano il suo palmare tuttofare.
Jack mani in tasca fu il primo ad entrare. Camminava sotto le navate rubando un certo piacere al lavoro. Amava quei luoghi, gli ricordavano altri tempi ed altre vite. Si sentiva un po' meno solo.
"Gwen, tu fai il sopralluogo con Tosh, Owen vieni con me dal rettore, sentiamo cosa ha da dire".
"Si" disse Gwen
"Subito" riprese Tosh.
Era così bello quando ubbidivano senza domande.
Owen frattanto era al suo fianco. Avevano lasciato Ianto alla base, pensiero che gli ronzava nel cervello come una mosca per distrarlo. Giunsero in breve alla sala d'aspetto di fronte allo studio del rettore, c'era solo un ragazzo seduto in un angolo che li osservò rompere l'etichetta ed entrare senza bussare.

Il rettore era un uomo di età indefinibile, scialbo come solo un gallese poteva essere. O questo fu il pensiero di Owen...

Parve piuttosto perplesso nel trovarsi davanti quei due strani personaggi. Aveva già detto alla polizia tutto quello che sapeva di Greg Habbey, aveva fatto il proprio dovere per evitare che si diffondesse il panico... perché non c'era ragione che si diffondesse, giusto? Il vecchio Habbey era caduto nel fiume mentre tornava a casa dopo una pinta di troppo dal pub, no? O un malore, che c'era di strano, in un uomo della sua età?... Quante volte gli aveva detto di stare attento? Ma non poteva pensare a tutto lui, giusto?...

“Adesso dovrà trovarsi un nuovo giardiniere” osservò comprensivo Jack, sorridendo delle disgrazie del rettore.

“Eh sì... e non è facile, sapete? Le nostre serre e l'orto risalgono alla fine del 1700” spiegò, con orgoglio, “e il museo di storia naturale, anche se piccolo, ospita alcune delle collezioni di erbari più antiche del Regno unito. Certo, Habbey si limitava a curare le piante, non era un botanico... i giardinieri d'oggi si sentono tutti un po'professori, se mi capite...”

Un altro sorriso carico di comprensione incurvò le labbra carnose di Jack.

“Sono certo troverete chi farà al caso vostro”

“Lo spero!” esclamò il rettore, “Sta diventando una specie di giungla là dentro!”

“Che vuole dire?”intervenne Owen, che iniziava a trovare insopportabile la lagna dell'ometto.

2Finchè c'era il vecchio Habbey era tutto in ordine, ma da quando è sparito... bhè, la vegetazione sembra impazzita, una crescita prodigiosa! E sono passati solo dieci giorni! Dovrò chiamare un'impresa per ripristinare l'ordine, di certo non basteranno un pio di cesoie!” riprese a lamentarsi.

Jack decise che aveva ascoltato abbastanza, e si accomiatò dal rettore, seguito dal passo elastico di Owen.

“Francamente l'ipotesi del tuffo nel fiume mi sembra più realistica delle spore e del bruco” osservò, mentre camminavano per i corridoi. Un paio di studentesse li adocchiarono e dovettero valutare almeno uno di loro interessante, perché i loro sguardi li seguirono per un pezzo, accompagnati da commenti sussurrati.

La cosa parve far piacere al giovane medico, che si sistemò il bavero del giubbotto con aria spavalda.

“Adoro le studentesse universitarie... le adoravo già quando facevo l'università io, sai?” confidò a Jack, come se lo stesse rendendo partecipe di chissà quale rivelazione.

Il capitano si limitò a sorridere tra sé.

“L'ipotesi della morte accidentale sarebbe sensata se il caso fosse isolato” osservò, sfiorandosi il mento sbarbato con le dita. Nel frattempo erano giunti presso il dipartimento di scienze, attraverso un dedalo di corridoi, chiostri all'aperto, e passaggi angusti e oscuri, freschi di ombra ed eco silenziose.

E poi c'è la crescita delle piante”

“Ho capito, preparo gli antistaminici” sbuffò Owen.

Tosh e Gwen erano sul posto, ovvero nella giungla sottovetro. La prima impugnava il suo palmare la seconda scrutava torva gigli e aceri giapponesi. Poco mancò che estraesse la pistola quando i loro compagni le raggiunsero facendosi largo fra un cespuglio di giganteschi non ti scordar di me.
"hey hey" alzò le mano Owen "abbassa quel cannone."
"Ah siete voi" Gwen rinfoderò il cannone nel retro dei pantaloni ed Owen si chiese come sarebbe stata come ferita quella. Non bella, no di certo. In onore dei vecchi tempi non avrebbe voluto veder deturpato quel bel culetto.
"Suona quasi come un siete solo voi." protestò.
Jack si stava guardando attorno. Sordo ai loro commenti annusava l´aria circospetto. Owen sospettava che le sue fossero solo pose da protagonista, ma non di meno con quelle gli aveva salvato la vita più di una volta. E poi, diavolo, era immortale. Ora, se lui fosse stato immortale cosa avrebbe fatto? Lavorato li al Torchwood o viaggiato per il mondo? Un sorriso gli increspò il volto mentre sognava ad occhi aperti. Se ne accorse appena in tempo e si voltò, con la scusa di
prendere dalla borsa gli attrezzi. Fu allora che lo vide, il ragazzo.

Era lo stesso della sala d´attesa. Li per li aveva pensato fosse uno studente ma era ben più anziano e vestiva meglio, forse era un dottorando od un assistente. I suoi occhi clinici gli davano non più
di venticinque anni. Teneva i capelli lisci raccolti in una coda ed aveva una pelle brunita dall´aria aperta. Anche ora che guardava le piante con occhi sgranati non aveva un espressione stupida da
ragazzotto gallese ma una ruga d´espressione gli solcava la fronte.

Camminava spostando una felce qui, fermandosi a guardare un tronco li, assolutamente incurante delle transenne della polizia, e persino del loro gruppetto.

Owen non era stato il solo ad accorgersi della presenza del giovane.

“Lei non dovrebbe essere qui” si fece avanti Gwen, affrontandolo, forte della sua esperienza in polizia, quando ancora le azioni più eccitanti che poteva capitarle di dover affrontare era sedare una rissa tra ubriachi o impedire l’accesso ai ficcanaso durante qualche visita ufficiale.

“Questa zona è off limits e sotto indagine” chiarì, nel caso il ragazzo fosse all’oscuro dei recenti avvenimenti.

Il giovane era tutto assorto da un fiore grande quanto la sua testa e più o meno alla stessa altezza, sembrava un incrocio fra un giglio ed una bocca di leone così impiegò qualche secondo - o volle impiegare - prima di guardare Gwen negli occhi.
"Mi voglia perdonare, non intendevo essere di disturbo. Semplicemente non ho potuto resistere di fronte a queste bellissime piante.”
Tosh si avvicinò a Jack e in punta di piedi gli sussurrò:
"Avevi ragione tu, devono arrivare da Jenomis IV, devono essere le spore."
Jack per conto suo avrebbe preferito si trattasse dei ferormoni , lo si capiva chiaramente dall´arco disegnato dal suo sopracciglio.
"Tyroxxys , Tosh, Tyroxxys. E non lo sono credimi" e quasi a dimostrarlo si fece avanti tendendo la mano.
"Capitano Jack Harkness, è un piacere." Sfoderò il più smagliante dei sorrisi. "Voi siete...?" e fece un passo indietro per contemplarlo da testa a piedi.
Non trovo il suo volto fra gli iscritti all´università né fra i docenti, ronzò la voce di Ianto nell’auricolare.
Jack inarcò un angolo della bocca e si punzecchio un labbro con i denti.
Il giovane per contro taceva sentendosi sotto esame. Non che ne fosse intimorito, appariva per lo più allarmato.

“Bellissime piante?...” gli fece eco Owen, vagamente disgustato lasciando vagare lo sguardo sul giardino selvaggio che li circondava completamente. Più che un orto botanico universitario dava l’impressione di una foresta pluviale cresciuta troppo in fretta in uno spazio troppo angusto. Le pareti di vetro delle serre sembravano sul punto di infrangersi sotto quella pressione, e gli alberi nella zona aperta si erano alzati ed infoltiti al punto da esiliare il cielo oltre una cupola di rami e fronde.

Gwen notò lo sguardo che Jack lanciava all’uscita e scivolò alle spalle dello sconosciuto, con un movimento silenzioso.

”Dicevamo del suo nome?...” riprese Jack, senza che il sorriso rilassato abbandonasse le sue labbra, ma vigile e pronto ad ogni evenienza.

Il giovane uomo seguì Gwen con lo sguardo ma non disse ne fece nulla per fermarla. Voleva semplicemente far capire loro che aveva vista.

Poi respirò, affondo, prima di tornare a guardare Jack e tendegli la mano.

"Andrew Loreing, lavoro per l´università di York." Rimase così, con la mano a mezz´aria finché Jack la prese stringendola con entusiasmo.
Non esiste nessun Andrew Loreing a York, Jack. Una persona con quel nome insegnò li alla fine del 1800.
Jack sorrise ancor più, come avrebbe sorriso un lupo, stringendo ancora la mano del giovane.
"Andrew Loreing, mi ricorda qualcosa ...". Iniziava proprio a divertirsi.
Andrew, o qualunque fosse il suo nome, si riprese la sua mano e l´infilò in tasca facendo un passo indietro. Era quasi un segnale per Gwen che scattò come un mastino verso di lui e quel che aveva
intessuto il sorriso di Jack Gwen distrusse in un baleno. Andrew si voltò , estrasse qualcosa dalla tasca e lo lanciò in faccia a Gwen.
Owen pensò che stesse per spararle ma c´era Jack in mezzo così si buttò per terra e la pistola fece un sordo professionale suono. Jack alzò una mano urlando "No! No! No!" mentre Gwen cominciava a starnutire e Tosh vagliava al suo palmare la composizione della polvere velenosa. Andrew scomparve con una sorda bestemmia nella selva e Jack gli si lanciò dietro mentre Owen si rialzava ed indeciso guardava Gwen e l´inseguimento.
" polline" disse Tosh. "E´ solo polline". Fu così che con un sospiro Owen guardò la volta gotica e andò da Gwen con gli antistaminici.

Ora che l'orto botanico era divenuto teatro di quella caccia insospettata, appariva più che mai simile ad una selva impenetrabile. Jack ne era semplicemente entusiasta! Era stato il primo a tuffarsi all'inseguimento del misterioso sconosciuto, e aveva tutta l'aria di godersela un mondo nel ruolo di cacciatore.

Era solo, e lo sapeva, e tutto questo rendeva la situazione oltremodo eccitante. Certo, il fatto che la sua 'preda' fosse ferita turbava un poco la sua ebbrezza. Chiunque fosse, gli serviva vivo, o almeno abbastanza vivo da poter raccontare cosa sapeva di quello che capitava da quelle parti...

Attività fessuriale intensa, per tutto il perimetro dell'orto, Jack.

La voce di Ianto lo lambì, confortante come un respiro dopo una lunga nuotata in apnea.

“Merito del nostro amico che va in giro ad impollinare la gente?” domandò, senza smettere di correre. Oltre che impenetrabile, l'orto dava l'impressione di essere diventato anche più vasto di quanto le mura potessero contenere.

Scommetto che per questo motivo ti sta già simpatico.

Jack sogghignò. Adorava Ianto quando riusciva a fare battute con un tono che presupponeva tutto fuorchè una battuta!

La selva si aprì all'improvviso in una radura, felci morbide, di un verde brillante, che ondeggiavano flessuose, sospinte dal volo degli insetti. Insetti...Jack Harkness spalancò gli occhi, mentre una vespa lunga quanto il suo braccio puntò verso di lui.

Non esattamente il genere d'insetti contro i quali fosse sufficiente un po'di ammoniaca!

L´impatto fu tale che rovinò nell´erba con due grosse chele davanti agli occhi. Il ronzio delle ali era assordante, spostava l´aria e accecava rendendo ancora più difficile orientarsi.

Quell´animale aveva una forza spaventosa. Jack provò a rigirarla, a metterla ali a terra, ma non ci fu verso. E quasi non riusciva più a tenere quel muso orrendo lontano dal suo viso.
Era in questo caos più totale udì un colpo sordo prima, poi un altro.
La vespa sembrò ancora più furibonda.
Jack, che succede? chiedeva Ianto allarmato, il collegamento saltato in quel parapiglia.
Rispondi Jack!
Fu allora che la bestia levò un urlo stridulo e acuto da trapanare i timpani e cadde di peso su di lui , muovendo appena le zampe spesse come cosce di pollo. Jack la spinse via di lato ed una mano l'aiutò ad alzarsi. La vespa stava spirando con un coltello piantato nella schiena, giusto fra corpo e capo.
"Diavolo" disse Jack "non vorrei incontrare un´ape regina"
"Un morso di questa e saresti morto per certo." disse il giovane chinandosi a studiare l´animale.
"Oh beh, non sarebbe stato un problema..."
L´altro si voltò aggrottando la fronte. Si teneva la spalla sinistra con la mano, la camicia bianca intrisa di sangue.

Ora che il pericolo era nuovamente Jack il giovane si alzò circospetto e fece per allontanarsi senza dargli le spalle.

Jack alzò la mano, senza tuttavia avanzare di un passo.

Il suo sguardo e quel gesto risultavano già sufficienti per convincere chiunque non avesse nulla da nascondere a fermarsi.

"Sto bene, Ianto"

Dall'altra parte solo un piccolo sospiro sollevato.

"Sono spiacente per la tua spalla" abbozzò un sorriso di scusa, rivolgendosi allo sconosciuto.

"Non sapevamo se tu fossi ostile"

"Tipico" intervenne Andrew, "Nel dubbio: sparare..."

Un'affermazione del genere avrebbe potuto essere pronunciata con disprezzo e sarcasmo, ma, stranamente, dalle labbra del ragazzo suonava più come una semplice constatazione.

"Bhè, abbastanza atipico invece andarsene in giro a impollinare la gente" osservò di rimando Jack, guardandolo con vivo interesse.

"Mi hai aiutato con la vespa per impollinarmi in qualche maniera?" chiese, interessato.

"Non farti gioco di me. Quel tuo mastino dal volto grazioso mi ha aggredito e ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente. Avevo raccolto il polline da una specie di calla che... " lasciò cadere
l´argomento, forse per non divagare forse perché sentiva venir meno le forze.
"Ora, - parlò con molta calma, come avrebbe fatto con un animale selvatico - Ora io me ne andrò. E tu non mi avrai mai visto. " Diede uno sguardo alla vespa abbandonata al suolo. "Mi avete sparato e ti ho salvato la vita, immagino che tu me lo debba."

> "Intendi per senso dell'onore, e cose del genere?..." domandò divertito Jack, inarcando un sopracciglio perfetto.
"Andiamo!! Sai che non posso farlo, finchè non mi avrai raccontato quello che sai! Questa non è un'epoca per uomini d'onore, ammesso che ce ne sia mai stata una" osservò, divertito, ma con una punta di amarezza in fondo agli occhi, solo un'ombra nel riflesso verde delle felci.
"Ma posso prometterti che nessuno ti nuocerà, finchè collaborerai con noi. Questo sì. Ti sembra una proposta ragionevole, Andrew Loreing, o chiunque tu sia"
Davanti all'espressione allarmata del ragazzo il suo sorriso si allrgò.
"Tranquillo, non sei il primo l'ultimo che assume una falsa identità. A volte è il prezzo da pagare per avere un'esistenza..."
Mentre
parlava s chinò a sfilare il pgnale dal corpo della vespa. Ne osservò la pregevole fattura, passando il dito sull'elsa d'avorio, quasi traendone un piacere sensuale.

La lama era forgiata, non stampata come quelle dei più comuni pugnali, aveva mantenuto un riflesso azzurrino ed era ben trattata con olio perché non si arrugginisse. Il fermo che preveniva dai tagli era un anello alla base del manico in ottone inciso a motivi floreali.

"Allora posso andarmene perché non so nulla. Dovevo parlare con il rettore di comuni conoscenze, poi vi ho visto entrare ed uscire di corsa. " Fu il suo turno per uno sguardo sarcastico. "Ammetterete che attirate l´attenzione, non credete? E la curiosità è nella natura umana, aimé, così vi ho seguito fino a qui. " Il suo volto andava impallidendo come un cencio e non accennava più ad allontanarsi, forse si sentiva le gambe pesanti, pensò Jack. Meglio così, una preda più facile. Non sarebbero mancate altre occasioni.

Alle loro spalle, con un gran remestar di foglie, giunse il resto della truppa. Gwen e Owen con le pistole spianate. Gwen aveva occhi e naso rossi come ciliegie.

"Questo è tutto quello che so. " riprese il giovane guardandoli. "

Questa può non essere una epoca in cui l´onore trovi spazio, ma non me ne curo. Ma se tu - rivolgendosi al solo Jack - sei duro come dici, beh " ghignò alzando lo sguardo, pensando mentre si guardava attorno in quella serra senza confini e chiedendosi per la prima volta confusamente dove fosse " Allora quel tuo `finché non collaborerai´ è più una minaccia che una rassicurazione." Appariva in quel momento terribilmente stanco, il sangue gli sgocciolava dalle dita goccia a

goccia.

"Sparatemi , se volete."

Si voltò e si allontanò lentamente.

C'è attività fessurale intensa su di lui, Jack.
La voce di Ianto nell'orecchio, intima, solo sua...
"Mi dispiace
. Mi dispiace tanto"
La mano che si era posata sulla spalla del ragazzo era amichevole, amichevole il sorriso che gli rivolse, quando Andrew si voltò a guardarlo. Amichevole e triste.
Poi la mano ricadde lungo il fianco, risalì al bracciale di pelle che il Capitano indossava al polso sinistro, digitò rapidamente qualcosa, e il corpo del ragazzo crollò senza un suono, raccolto al volo dalle braccia del suo assalitore, prima di cadere tra le felci.

   
 
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