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Autore: Cauchemar    17/06/2009    3 recensioni
Scritta in collaborazione con Arghenta. "Ora, - parlò con molta calma, come avrebbe fatto con un animale selvatico - Ora io me ne andrò. E tu non mi avrai mai visto. " Diede uno sguardo alla vespa abbandonata al suolo. "Mi avete sparato e ti ho salvato la vita, immagino che tu me lo debba." "Intendi per senso dell'onore, e cose del genere?..." domandò divertito Jack, inarcando un sopracciglio perfetto. "Andiamo!! Sai che non posso farlo, finchè non mi avrai raccontato quello che sai! Questa non è un'epoca per uomini d'onore, ammesso che ce ne sia mai stata una" osservò, divertito, ma con una punta di amarezza in fondo agli occhi, solo un'ombra nel riflesso verde delle felci.
Genere: Drammatico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE I

Il ronzio dei terminali diffondeva nel vasto ambiente un lieve tappeto sonoro.

Inquietante, nel silenzio del primo mattino, per chi fosse entrato in quel luogo senza conoscerne l'esatta natura. O anche conoscendola...

Ma per Ianto Jones quella era 'casa', e poter godere di quella quiete mattutina, in attesa dell'arrivo dei suoi colleghi, era uno dei pochi lussi che amava concedersi.

Lasciò scorrere lo sguardo compiaciuto sulle tazze ordinate sul pensile che sovrastava l'angolo caffè. Era confortante quel senso di ordine e pulizia, confortante sapere di aver trascorso la sera precedente a riordinare, ma confortante anche sapere che, di lì a poco, il lavoro sarebbe ripreso e prima di sera ci sarebbe stato da rifare tutto. Se non avesse lavorato in un luogo come quello, quelle prospettiva avrebbe potuto apparirgli deprimente. Ma non lì, sotto Roald Dahl Plass, schiacciati tra cielo e terra, sull'orlo del baratro, a cavallo della fessura, dove iniziava la fine... Un sorriso segreto gli incurvò appena le labbra sottili. Assolutamente favoloso!

Myfanwy  lanciò un rauco grido, passando sopra la sua testa con le grandi ali dispiegate. In teoria doveva trattarsi di una tecnica intimidatoria, ma tenendo conto del fatto che il giovane sapeva benissimo che la creatura doveva trovarsi lì, ed essendo che non erano molti gli ptorodattili che svolazzavano nel sottosuolo di Cardiff, almeno per quanto lui poteva saperne, quell'iniziativa non fece troppa sensazione. Inoltre doveva essere raffreddato, da qualche giorno, o forse Owen aveva cercato di nuovo di fargli mangiare cibo piccante. Questo rendeva il suo richiamo ben poco baldanzoso...

Ianto osservò le evoluzioni dello pterodattilo con l'affetto che avrebbe potuto riservare al cucciolo di casa.

Sarebbe stata una splendida giornata.

 

Un suono metallico, lontano ed ovattato, lo rapì ai suoi pensieri.

Era iniziata.

Gwen entrò a passo lungo e disteso, già presa al punto da non perder tempo a guardarsi attorno né a guardare alcuno. Agguantò una brioche con una mano sbottonandosi il giubbotto con l'altra, poi trovandosi in difficoltà la tenne stretta fra i denti per liberarsi del tutto. Poi, sempre per ottimizzare i tempi, in un sol mentre bofonchiò il suo saluto a Ianto, buttò la giacca sulla sedia di Tosh e finì la brioche.
Ianto la guardò indossando il suo sorriso - scelse quello distaccato quanto educato - anche se lei gli aveva dedicato non più di uno sguardo. Era sicuramente una brava ragazza, pensò Ianto, in una
giornata perfetta come quella si sentiva magnanimo nei confronti del mondo.

La città andava svegliandosi, era il momento anche per lui di mettersi al lavoro, doveva farsi scendere la città nel sangue per conoscere ogni cosa, per avere pronta ogni risposta.

 

“Jack?” domandò Gwen quando ebbe finito di masticare. Ianto la guardò. Briciole di brioche sulle sue labbra, subito cancellate da un gesto nervoso della mano.

Passato una brutta nottata, Gwen Cooper? Problemi col paziente Rhys?...

“Sarà qui tra poco” fu la risposta. Cortese. Compita. Assolutamente professionale.

una bugia, né una falsa verità.

Perché il fatto che Ianto Jones non avesse la più pallida idea di dove fosse il capitano Harkness non significava che egli non avrebbe dovuto presentarsi regolarmente all'Istituto al solito. O forse sì.

Gwen rimase per un attimo in attesa che Ianto proseguisse. Che le rivelasse magari dove fosse Jack, dove avesse passato la notte. Con chi. Ammesso che lo sapesse.

Ma null'altro fu detto, poiché null'altro vi era da dire, e lo sferragliare della porta di sicurezza dilaniò il silenzio, annunciando l'arrivo di Owen e Toshiko, intenti a discutere animatamente.

O meglio, come spesso accadeva nelle loro discussioni, l'irrequieto medico stava bersagliando di frecciate essenziale quanto velenose la giapponese, la quale, da parte sua,  si limitava a fissargli le spalle con aria vagamente accusatoria, senza che la sua voce pacata rivelasse alcun risentimento nei suoi confronti.

'giorno” salutò Owen, sventolando la mano all'indirizzo di nessuno in particolare, mentre si liberava del giubbotto di pelle e si lasciava cadere sulla poltrona della propria postazione con tanto slancio che le molle gemettero.

Toshiko sorrise a Gwen, sorrise a Ianto, dimenticando per un istante l'attacco verbale in corso tra lei e il medico.

Ma subito tornò alla carica.

“Puoi pensarla come vuoi, Owen, ma non credo sia così inverosimile la mia idea... aspettiamo di vedere cosa ne dirà Jack

Se Jack avrà voglia di perdere tempo con queste favolette da bambini!” recriminò Owen, gratificandola di un sorriso insofferente.

“Non so con cosa vi tirino su in Giappone, ma di certo non ti credevo dotata di un'immaginazione così fervida. Voglio dire, visto il tuo lavoro credevo che almeno in buon senso superassi la media femminile... Ovvio che dovevo essermi sbagliato!”

Qual'è il problema?” intervenne Gwen. Si sentì in dovere d'intervenire, ovviamente, come paciere tra i due contendenti, come strenuo difensore dei deboli e degli oppressi, come naturale antagonista del suo collega di lavoro nonché ex-compagno di letto, Owen Harper.

Ianto posò una tazza fumante sulla postazione di Tosh, sorridendo alla giapponese.

“E'per la faccenda delle persone scomparse... quelle dei giardini... iniziò Toshiko, sorridendo grata a Ianto, mentre si sistemava gli occhiali sul naso.

“Già, il nostro genio qui sostiene che siano le piante a mangiarseli” intervenne sardonico Owen.

“Non ho mai detto una cosa così stupida, Owen!” lo interruppe risentita la giapponese, mettendo il broncio.

“Io ho solo detto che dal momento che tutte le persone scomparse avevano a che fare col mondo vegetale, forse c'era qualcosa di strano nelle piante... voglio dire...” cercò comprensione nello sguardo di Gwen e Ianto.

“Abbiamo 6 sparizioni tra Cardiff e dintorni nelle ultime due settimane. digitò velocemente sulla tastiera del computer, facendo apparire sullo schermo una serie di schede segnaletiche corredate da fototessere.

 “Tre giardinieri, il proprietario di un vivaio, un architetto di giardini, un collezionista di piante rare. Tutti scomparsi senza lasciare traccia, e la polizia non sa nemmeno da che parte cominciare... a me sembra così ovvio che la causa sia da ricercarsi nelle piante...

“Sì, magari tutti e sei si erano portati in casa una Audrey II” buttò lì Owen, con finta serietà.

Ianto alzò gli occhi al soffitto, mentre Gwen gonfiò le guance, come sempre quando si stava irritando.

Una Audrey II?...” mormorò Toshiko senza capire.

“Certo, come in La piccola bottega degli orrori!” puntualizzò Owen, alzandosi in piedi e inizando a cantare:

I've given you sunshine
I've given you dirt.
You've given me nothing
But heartache and hurt.
I'm beggin' you sweetly.
I'm down on my knees.
Oh, please-grow for me!”

E finiscila, Owen!” lo rimproverò Gwen.

 

Riprese una bella voce piena dal corridoio:
I've given you sunlight.
I've given you rain.
Looks like you're not happy,
'Less I open a vein.
I'll give you a few drops
If that'll appease.
Now please-oh please-grow for me!”


Jack era tornato, sorridente e sfrontato come il sole di estivo. Ianto era li per prenderne il cappotto e porgergli il caffè. Era così naturale quel gesto che sembrava quasi Jack non dovesse accorgersi
della sua presenza, ma mentre avanzava verso il gruppo con la tazza sulle labbra si voltò senza fermarsi e lo osservò per un lungo momento, con occhi ridenti. Finì il caffé e gli lanciò la tazza.
"Molto ingrata quella pianta, credo fosse originaria di Tyroxxis IV. Usano le spore per creare dei servi che le curino ma la cosa più interessante è che si contrabbanda un potentissimo filtro d'amore
fatto con .. beh, non volete sapere con cosa. E fiuuu .. " sorrise scuotendo il capo " diavolo se funziona." Stava per raccontare con dovizia di professionale precisione le circostanze quando si rese
conto che aveva tutti gli occhi su di se e si fermò. Non sapeva nemmeno lui perché, era abituato al pubblico.
Era come se si fosse dimenticato qualcosa...
Fu Owen a interrompere il pathos. "Quindi questi Taroxiani mangiavano le persone?"
"Oh beh, non esattamente, le asservivano soltanto. Loro si cibano di tossine, ripuliscono il terreno. Per questo sono sopportate. Ho sentito anche che alcuni si dedicano al loro servizio spontaneamente
in campo.. di spore."
Gwen tagliò le divagazioni. Non mollava mai l'osso lei. "Quindi pensi che ci sia una serra che vende mostri carnivori da qualche parte?"
"Mi ascolti ragazza o no?" Jack era quasi offeso, braccia conserte al petto. Ma sorrise e si appoggiò con la spalla al pilone dell'ascensore dissimulante.
La mente di Toshiko nel frattempo era già al lavoro e le sue dita correvano sulla tastiera virtuale. "Se controlliamo i luoghi delle scomparse, li confrontiamo con le date, cerchiamo variazioni sulla
frattura.... " le dita si fermarono, l'unghia dell'indice ticchettò sul vetro della tastiera e si morse un labbro. "Ma quanto ci mette una spora a svilupparsi?" li guardò con i suoi occhioni , quasi che
l'assenza di quella informazione fosse una anomalia non minore della frattura stessa.

 

“Aspetta, non abbiamo ancora stabilito che si tratta EFFETTIVAMENTE di spore!” intervenne Owen, giusto per ribadire il concetto, ammesso che ce ne fosse bisogno, che per lui quella faccenda delle piante era una colossale idiozia. Sebbene, alla luce delle rivelazioni di Jack… Ma non per questo avrebbe dato soddisfazione a Toshiko!

“Insomma, non credo ci sia solo un tipo di pianta aliena in giro, no?... O magari c’è un bruco nelle foglie ed è lui il vero responsabile!”

“Ci sono più cose tra il cielo e la terra di quante la tua filosofia ne possa comprendere, Owen Harper” sentenziò Jack, con aria teatrale.

“Spore o bruchi, direi che sarebbe opportuno fare un visita sul luogo dell’ultima sparizione. Un orto botanico, giusto?” chiese a Toshiko, pur non avendo bisogno di una risposta.

“L’orto botanico dell’università” precisò la ragazza, dopo aver effettuato un rapido controllo sul terminale.

“Sembra che dopo la sparizione della vittima numero sei, Greg Habbey, la vegetazione abbia subito una crescita molto rapida… forse a causa della pioggia…” continuò Tosh, la fronte leggermente aggrottata.

“La polizia ha chiuso l’orto fino a nuovo ordine”

“Bene, andiamo a dare l’ordine” sospirò Jack, recuperando il cappotto dalle mani tese di Ianto.

Gwen, aiuta Tosh a raccogliere l’attrezzatura per i rilevamenti” ordinò, “Owen, porta una bella scorta di antistaminici”

“Mi stai prendendo in giro?!” esclamò il giovane medico, spalancando gli occhi.

“Andiamo a combattere delle spore aliene con gli antistaminici?”

Il capitano inarcò un sopracciglio:

“Non sottovalutare il potere debilitante di un’allergia, Owen” lo rimproverò bonario.

“Tu porta gli antistaminici, e non discutere”

 

   
 
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