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Autore: _Ely_BM    09/09/2017    1 recensioni
Stacie Torres, una ragazza come tante altre di sedici anni, forse un po troppo sbadata e sempre nervosa, che ama sognare ad occhi aperti il suo principe azzurro e suo grande amore da quando ha dieci anni di nome Steven Walker, migliore amico venticinquenne di suo fratello maggiore, sperando che un giorno la veda come una donna e non più "piccolina" come l'ha sempre soprannominata lui.
Tra amori e gelosie, vedremo le vicende di Stacie e Steven, che ci faranno sognare con il loro quasi impossibile amore!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo ventitré) La scoperta!

...POV STACIE...

Oramai non dormo più. Passo gran parte delle nottate a pensare. 
A pensare a mio figlio, a Steven e al fatto che devo dire loro, al più presto, che sono padre e figlio. 
Per me non è affatto facile tutta questa situazione. 
Non riesco a trovare il coraggio di parlarne con Steve. Non trovo nemmeno il coraggio di bussare alla sua porta e dirgli un semplice 'dobbiamo parlare'. Nulla. 
È da giorni ormai che va avanti questa storia. Lance, Rosie, Olivia, Mitch, Theo, Leah, tutti quanti, non fanno altro che insistere e ripetermi che devo farlo, che sono passati già troppi anni e non posso aspettare ancora per molto. Loro la fanno facile, ma per me non lo è per niente.
Mi blocca anche la paura. La paura della reazione di Steve, alla notizia che sia il padre di Jaxon. Ho paura che mio figlio mi odi per avergli nascosto il fatto che Steven, il nostro vicino di casa, sia il suo papà. Ed è tutto così complicato!

"Jaxon, hai indossato le scarpe?" -domando al mio bambino, mentre mi lego i miei capelli platino in una coda alta, non perfettamente ordinata. Quest'oggi ho deciso di indossare una camicia lunga che fa da vestitino, azzurra a righe blu. Alla vita un cinturone in pelle, color mattone e ai piedi degli stivaletti in camoscio, color azzurri, con un tacco grosso, alto circa cinque-sei centimetri. Per quanto riguarda il trucco, invece, beh.. Questa mattina non mi sono truccata. Siamo in assoluto ritardo! Infatti, ho passato velocemente del mascara sulle ciglia e quasi mi sono accecata!-

"Le ho messe." -mi risponde il mio bambino dall'altra stanza-

"Bravo! Prendi lo zainetto e aspettami all'ingresso." -gli dico, mentre recupero velocemente la mia borsa e il mio cellulare-

"Mammina, però mi fanno male!" -si lamenta lui e io sospiro, e quasi di corsa lo raggiungo- 

"Perché ti fanno male?" -gli domando, recuperando il mazzo di chiavi dal mobiletto che si trova al fianco del portone d'ingresso-

"Non lo so." -mi risponde, osservandosi i piedi e io faccio lo stesso e nel notare che le ha invertite, sospiro, chinandomi sulle ginocchia-

"Amore, le hai invertite! La scarpa destra va nel piedino destro, e quella sinistra.."

"Nel piedino sinistro." -conclude lui la frase e io sorrido- 

"Bravo." -esclamo, mentre inverto nel modo corretto le sue piccole scarpe bianche, abbinate ad un patalone di tuta grigio topo e un maglioncino bianco- "Dai, andiamo." -gli dico, ritornando in piedi e prendendolo per mano, usciamo dal nostro appartamento- "Hai preso lo zainetto?" -gli domando, mentre chiudo a chiave-

"Sì." -mi risponde, saltellando sul posto e io, dopo averlo preso in braccio, mi incammino a passo svelto verso l'ascensore e quasi inciampo sui miei stessi piedi e se non fosse stato per il muro, sarei finita a terra con mio figlio-

"Maledizione!" -sbotto, riprendendo a camminare e Jaxon ride- "Non prendere in giro la mamma." -lo ammonisco quasi nervosa, varcando le porte dell'ascensore-

"Sei goffa mammina." -esclama divertito, posando le sue piccole mani sulle mie guance, mentre digito il piano terra- "Come me." -aggiunge con un enorme sorriso e io ridacchio, riempiendogli di bacetti e di teneri morsi la sua guancia paffutella. È proprio vero! Mio figlio ha ereditato la mia goffaggine. È sbadato proprio come me.
Inciampa spesso e volentieri sui suoi stessi piedi o gradini che non nota. E mi ricorda tanto me!-

"Sono in ritardo, lo so, mi dispiace!" -mi scuso immediatamente, appena varco l'ingresso del bar-ristorante velocemente-

"Puoi dirlo se non vuoi fare le pulizie prima dell'apertura!" -esclama mio fratello e io lo fulmino-

"Lo sai che non è questo!" -sbotto, incamminandomi verso gli spogliatoi-

"Infatti sei una ritardataria!" -esclama Olivia, divertita e io fulmino pure lei-

"Non avrei fatto tardi, se Jaxon non si fosse addormentato di nuovo." -mi difendo io e poco dopo mi ritiro dentro gli spogliatoi-

"E ieri? O l'altro ieri? O ancora meglio, negli anni passati? Sempre colpa del povero Jaxon?" -mi domanda divertito mio fratello e io mi volto a fulminarlo, mentre infilo di malo modo la mia borsa nel mio armadietto-

"Stupidone!" -sbotto, facendogli la linguaccia e lui ridacchiando, raggiunge il salone. Odio quando si prendono gioco di me! Non lo sopporto proprio quando mi prendono in giro!!-

"Buongiorno, Stacie." -mi saluta Luke, raggiungendomi dietro al bancone e io mi volto di poco, per poterlo guardare negli occhi e sorride. Lui, sorride sempre!-

"Giorno." -gli sorrido pure io e lui non smette. Non smette mai di farlo. Da quando lo conosco non ho mai visto il suo viso spento, privo di luce. È sempre così sorridente e il suo sorriso è davvero contagioso.-

"Come stai?" -mi domanda, aiutandomi a mettere a lavare delle tazze-

"Un po' stressata a causa del lavoro e di alcuni problemi della mia vita privata, ma del resto tutto bene." -gli rispondo, mettendo con cura in lavastoviglie le tazze che mi passa- "E tu?" -gli domando, voltandomi a guardarlo negli occhi-

"Io sto bene, ma in questo ultimo periodo sono piuttosto pensieroso." -mi risponde, passandomi una tazzina-

"E cosa tormenta i tuoi pensieri? Se non sono troppo invadente." -gli sorrido, inserendo la tazzina nella lavastoviglie-

"Tu." -mi risponde, fissandomi dritto negli occhi e io rimango per qualche secondo immobile, troppo sorpresa dalla sua risposta per potermi muovere o rispondere. Io? Io tormento i suoi pensieri?-

"Io?" -gli domando, osservandolo e lui sorride-

"Già. Non faccio altro che pensare a te." -conferma, distogliendo lo sguardo dal mio e lo rivolge al bancone, che inizia a pulire e io non so cosa dire, mi limito ad osservarlo, dove noto che le sue labbra siano stese in un piccolo sorriso- "Posso farti una domanda?" -mi chiede, ritornando a guardarmi negli occhi e io annuisco-

"Certo." -gli rispondo, regandogli un piccolo sorriso-

"Chi è Jaxon? Te lo chiedo perché ne ho sentito parlare molto in questi ultimi giorni che lavoro qui e non so cosa aspettarmi. È il tuo fidanzato?" -mi domanda e per la prima volta vedo il suo viso serio. Da quando ha iniziato a lavorare qui, sia Jaxon che Garret sono stati con i nonni materni del mio nipotino, con i genitori di Rosie. In questo ultimo periodo il locale è sempre più pieno e non avremmo occhi per controllarli, per questo Luke non l'ha mai conosciuto, ma solo sentito parlare.-

"Jaxon è il mio tutto, senza di lui non potrei vivere. Jaxon è mio figlio." -gli rispondo, guardandolo negli occhi e lui spalanca la bocca, visibilmente sorpreso e scioccato alla notizia-

"T-tuo figlio?" -mi domanda sconvolto e io annuisco-

"Già." -confermo, con un piccolo sorriso. Gli uomini che ho conosciuto in questi ultimi anni, hanno reagito tutti così alla notizia che io avessi un figlio. Alcuni non ne hanno voluto sapere niente, e altri ci hanno provato, ma le relazioni che ho avuto non hanno mai portato alcun frutto positivo. E la causa non erano loro, ma io. Faticavo un po' a fidarmi, ma ci sto lavorando.- "Non ti interesso più?" -gli domando quasi divertita. Lo so che se prima voleva uscire con me, ora non ne vuole più sapere niente.-

"Al contrario, mi interessi di più." -mi risponde, sconvolgendomi con quella sua risposta. Gli interesso di più? Questa sì che è una sorpresa!!- "Mi piacciono i bambini e mi piacerebbe conoscere Jaxon, un giorno." -mi sorride e io glielo ricambio subito. Mi ha davvero sorpresa. Credevo che mi avrebbe liquidata, ma evidentemente non lo conosco abbastanza. Sembra davvero una brava persona e ammetto che non mi dispiacerebbe conoscerlo meglio!-

"Sorellina." -mi richiama Lance, raggiungendomi al bancone-

"Dimmi." -gli sorrido, guardandolo negli occhi-

"Non voglio assillarti, ma quando pensi di parlare a Steven?" -mi domanda e io sospiro, abbassando lo sguardo- "Non puoi tenerglielo nascosto ancora per molto, Stacie." -mi dice serio-

"Lo so, Lance! Ho provato a bussare alla sua porta, ma non ce la faccio." -gli rispondo e lui sospira-

"Se vuoi gliene parlo io." -esclama e io scuoto la testa-

"No, non è giusto. Devo farlo io, è giusto che sia io a dirglielo." -gli rispondo, guardandolo negli occhi e lui annuisce-

"Ok, perfetto! E quando pensi di farlo? Steven deve sapere di essere il padre di Jaxon!" -esclama serio-

"Che significa che sono il padre di Jaxon?" -domanda proprio la voce di Steve e sia io che mio fratello ci voltiamo a guardarlo. Diamine! Non volevo che lo scoprisse in questo modo. Ed eravamo così immersi nel parlare, che ne io ne Lance, ci siamo resi conto del suo arrivo. Maledizione!-

...POV STEVEN...

"Perché non mi hai svegliata? Avrei fatto la doccia insieme a te." -esclama Meredith, raggiungendomi in bagno e dal riflesso dello specchio la osservo raggiungermi-

"Dormivi così bene, che ho preferito non svegliarti." -le rispondo, passandomi una mano tra i miei capelli bagnati, mentre lei, sorridendo, allaccia le sue braccia intorno alla mia pancia ancora bagnata, premendo le sue labbra sulla mia spalla-

"La prossima volta svegliami." -mi sussurra all'orecchio e io sorrido, mentre mi stampa un bacio sotto di esso-

"Lo terrò a mente!" -esclamo con un sorrisetto malizioso, facendole l'occhiolino e lei ridacchia, premendo di nuovo le sue labbra sulla mia spalla-

"Mi faccio la doccia!" -afferma, allontanandosi da me- "Vuoi rifarla con me?" -mi domanda maliziosa e io sorrido, voltandomi a guardarla negli occhi-

"La prossima volta. Vorrei andare da Lance, adesso." -le rispondo, prendendole il viso tra le mani e lei mette su il broncio-

"Voglio fare la doccia con te, amore." -quasi piagnucola, posando le sue piccole mani sui miei fianchi-

"Meredith, per favore!" -la supplico a non comportarsi da bambina viziata e lei sbuffa, nel momento stesso che qualcuno suona al campanello- "La porta!" -esclamo, pronto a uscire dal bagno-

"Hai intenzione di aprire la porta nudo?" -mi domanda sconcertata e il mio sguardo automaticamente si abbassa e mi rendo conto di non indossare l'asciugamani-

"L'asciugamani!" -esclamo, voltandomi verso di lei-

"Già!" -esclama divertita, lanciandomelo addosso e io, ridendo, esco dal bagno, allacciandomelo alla vita-

Quando apro la porta, mi ritrovo davanti mia madre, serissima in volto e con le braccia conserte..

"Mamma!" -esclamo sorpreso. Non mi aspettavo lei. Sinceramente non ho pensato minimamente che potesse essere lei!-

"Quando sei tornato? Perché non mi hai detto niente? Ho saputo del tuo ritorno da un'amica, che vive nel tuo stesso condominio e mi ha informato che ti avrei trovato qui!" -esclama lei quasi furiosa, entrando nel mio appartamento-

"Hai ragione, mi dispiace. Ma in questi giorni ho altro per la testa." -le rispondo, richiudendomi la porta alle spalle-

"Steven Walker, sei scomparso dalla vita dei tuoi genitori! L'ultima volta che io e tuo padre ti abbiamo sentito, è stato non so quanti anni fa." -esclama lei ed è davvero arrabbiata, delusa. Negli ultimi anni sono scomparso anche dalla vita dei miei genitori. Li ho chiamati una volta sola, anni fa, per tranquillizzarli e dire loro che stessi bene.-

"Mi dispiace!" -riesco solo a dirle, guardandola dritto negli occhi-

"Perché sei sparito così, nel nulla?" -mi domanda, ricambiando il mio sguardo-

"Credo che tu lo sappia perfettamente." -le rispondo, osservandola-

"So quello che è successo tra te e Stacie, ma perché sparire dalla vita di tua madre? Di tuo padre?" -mi domanda non capendo-

"So che vi ho delusi moltissimo per quello che ho fatto e non volevo essere una delusione per voi. Non volevo vedere il vostro sguardo deluso." -le rispondo-

"Hai sbagliato figlio mio, ma hai sbagliato ancora di più nel sparire dalle nostre vite. Dalla vita dei tuoi genitori, che ti avrebbero sostenuto, ti sarebbero rimasti accanto." -mi dice, avvicinandosi a me-

"Mi dispiace." -riesco a dire di nuovo solo questo. Ho sbagliato a lasciare anche loro, a sparire dalla vita di mia madre e di mio padre, ma non credo che avrei sopportato il loro sguardo deluso.-

"Vieni qui, bambino mio!" -mi avvicina a sé con la forza e subito mi stringe tra le sue braccia, e io ricambio immediatamente- "Sono così felice di averti di nuovo tra le mie braccia!" -esclama con voce rotta dal pianto e io la stringo ancora di più- "Non sparire mai più, intesi?" -mi domanda serissima, guardandomi dritto negli occhi e io le sorrido-

"Mai più, promesso." -le rispondo, asciugandole le lacrime e lei sorride, prendendomi il viso tra le mani e subito me lo riempie di baci- "Mamma!" -piagnucolo e lei non smette, ma poco dopo sorrido e la lascio fare. Le sarò mancato terribilmente, e anche loro mi sono mancati tanto!- "Papà?" -le domando, osservandola mettersi seduta sul divano-

"Voleva passare anche lui, ma aveva una riunione molto importante a cui non poteva mancare." -mi risponde e io annuisco, passandomi una mano tra i capelli ancora un po' umidi- "Ma.." -aggrotta le sopracciglia e io la osservo perplesso- "Hai lasciato l'acqua aperta o c'è qualcuno?" -mi domanda, guardandomi negli occhi, sentendo soltato ora l'acqua della doccia scorrere-

"C'è qualcuno." -le rispondo e lei alza un sopracciglio-

"Qualcuno, chi?" -mi domanda per saperne di più e io sorrido-

"Meredith, la mia ragazza." -le rispondo e lei spalanca la bocca sorpresa-

"Tu hai una ragazza?" -mi domanda scioccata e io annuisco-

"Già, da tre mesi." -confermo sorridendo-

"Tre mesi." -sussurra, osservandomi- "E Stacie?" -mi domanda-

"Stacie è la mia ex." -le rispondo, mettendomi seduto sul tavolino in vetro, davanti a lei-

"Lo so, ma.. È finita?" -mi domanda e io sorrido-

"Mamma, è finita da cinque anni." -le ricordo divertito-

"Sì, lo so. Ma intendo dire finita-finita?" -mi domanda e io la osservo e non so davvero che cosa risponderle. Da quando sono tornato non so più niente.- "La ami ancora?" -mi domanda sorridendo-

"Io.. Non lo so mamma. Da quando sono tornato non so più niente." -le rispondo, abbassando lo sguardo sulle mie mani-

"E di questa Meredith? Ne sei innamorato?" -mi domanda e io la guardo di nuovo negli occhi-

"Innamorato-innamorato no. Mi ha conquistato, ma non mi ha fatto perdere la testa." -le rispondo e lei sorride-

"Come ci era riuscita Stacie!" -conclude lei non smettendo di sorridere e io sorrido-

"Come ci era riuscita Stacie!" -ripeto per confermare. Non credo che riuscirò mai a innamorarmi così tanto, così forte, come mi aveva fatto innamorare Stacie. 
Con lei era davvero tutto più grande, più forte, e non credo che amerò un'altra donna come ho amato lei!-

"Steven, quante volte devo ripeterti che la biancheria sporca la devi infilare nel cesto e non in giro per il bagno?" -mi domanda nervosa Meredith, raggiungendomi in soggiorno- "Oh!" -esclama sorpresa, ricomponendosi appena nota mia madre sul divano-

"Salve!" -la saluta mia madre e lei cerca di sorriderle-

"Sì, salve!" -è a disagio, riesco a capirlo per il fatto che continua a stringere l'accappatoio con le mani-

"Scusa per la biancheria, ma non ci sono abituato." -le rispondo, osservandola-

"Beh, abituatici perché non raccolco le mutande di nessuno!" -esclama lei serissima e io sospiro-

"Comunque lei è mia madre Carolyn, mamma lei è Meredith, la mia ragazza." -le presento e entrambe si guardano negli occhi-

"Piacere di conoscerti." -le sorride mia madre-

"Piacere mio." -esclama la mia ragazza e senza aggiungere altro si volta e raggiunge la nostra camera da letto-

"Santo cielo, figlio mio! In questi ultimi anni ti sarai bevuto il cervello!" -esclama sconcertata mia madre e io la guardo perplesso-

"Che vuoi dire?" -le domando stranito-

"Davvero è lei la tua ragazza?" -mi domanda e io annuisco- "Dio mio, non mi piace, Steven! È una maleducata e poi come si permette a rimproverarti? Solo tua madre può farlo!" -esclama serissima e io sorrido divertito-

"È fatta così, Meredith! Vuole che tutto sia perfetto e come lo desidera." -le dico sorridendo-

"Beh, è fatta male!" -esclama e io ridacchio per il suo commento-

"Adesso dovrei prepararmi, mamma. Devo uscire." -le dico, alzandomi in piedi-

"Va bene." -esclama, alzandosi pure lei- "Vieni dalla mamma, bambino mio. Fatti baciare!" -mi dice, prendendomi subito il viso tra le mani e mi riempie di baci, mentre io sospiro, alzando gli occhi al cielo. Mia madre non cambiarà mai e mi tratterà sempre come il suo piccolo bambino, pur avendo trentadue anni!-

Dopo essere sceso dalla mia auto, portando le mie mani dentro le tasche dei miei jeans aderenti grigi, abbinati ad un maglioncino bianco e ad una giacca di pelle nera, cammino sulle mie scapre eleganti nere, verso l'ingresso del bar-ristorante.. È da giorni ormai che vengo qui, per poter riallacciare i rapporti con Lance e Rosie, e sento che piano piano le cose tra noi stiano cambiando. Non li trovo così scontrosi come all'inizio e spero che migliorino sempre di più le cose tra di noi!

"Ok, perfetto! E quando pensi di farlo? Steven deve sapere di essere il padre di Jaxon!" -sento dire questo dalla bocca di Lance, appena metto piede dentro al locale e dire che sono scioccato e confuso allo stesso tempo, è dir poco!-

"Che significa che sono il padre di Jaxon?" -domando, fissandolo e sia Lance che Stacie si voltano a guardarmi. Che cazzo significa? Forse ho capito male!- "Allora? Volete spiegarmi?" -domando ad entrambi, raggiungendoli al bancone, dato che non dicono niente-

"Stacie, credo che sia arrivata l'ora!" -esclama Lance, guardando sua sorella negli occhi e lei annuisce-

"Stacie, che significa?" -le domando e lei si volta a guardarmi negli occhi. Non ci sto capendo davvero più niente! Sono il padre di Jaxon?-

"Vieni." -quasi sussurra lei e per la prima volta, da quando sono tornato, lei mi rivolge la parola-

"Vuoi spiegarmi una buona volta?" -le domando e mi sto pure innervosendo. Non voglio andare da nessuna parte, voglio solo delle spiegazioni.- "Sono il padre di Jaxon?" -le domando, fissandola dritto negli occhi-

"Non era così che volevo dirtelo, ma sì! Sei suo padre." -mi risponde e io sono davvero scioccato, sconvolto, sorpreso. Non me lo sarei mai aspettato. La signora Lilian mi ha detto che l'ha cresciuto da sola perché il padre li ha abbandonati, ma io non sapevo nemmeno che fosse incinta, quindi non capisco. Se solo avessi saputo non me ne sarei mai andato!-

"La signora Lilian mi ha detto che l'hai cresciuto da sola perché il padre del bambino vi ha abbandonati, ma io non ne sapevo niente, quindi non avrei mai potuto abbandonarvi." -esclamo e questa storia mi rende confuso. Non capisco!-

"La signora Lilian è una pettegola. Le piace parlare a vanvera, pur non sapendo niente della vita privata degli altri." -mi risponde e io mi passo una mano tra i capelli-

"Ok, ma perché non mi hai detto niente? Cazzo, Stacie, sono passati cinque anni. Mi hai tenuto all'oscuro di tutto." -le dico e mi sto arrabbiando. Doveva dirmelo. Doveva dirmi di aspettare un bambino, era mio diritto crescere mio figlio!-

"Non puoi giudicarmi, ok? Tu non sai come sono andate le cose!" -sbotta, guardandomi male- "Ho scoperto di aspettare un bambino dopo un lungo mese dalla nostra rottura. Ti ho cercato per mesi, Steven, ma eri come sparito nel nulla. Nessuno aveva più notizie di te, neppure i tuoi genitori. Non sapevo dove cercarti, come rintracciarti, avevi perfino cambiato numero di cellulare. Eri come stato inghiottito dalla terra!" -mi spiega, guardandomi negli occhi-

"Va bene, ma.. Perchè non dirmelo ora? Cazzo, sono tornato da una cazzo di settimana e tu, pur sapendo come stavano le cose, non mi hai detto niente, ma, anzi, mi hai ignorato!" -le dico e sono incazzato. Posso comprendere il fatto che non mi abbia trovato in tutti questi anni, ma ora.. Ora doveva dirmelo. Non doveva tenermelo nascosto!-

"Hai ragione, ho sbagliato a non dirtelo subito, ma.. Avevo paura, va bene? Avevo paura della tua reazione e avevo paura che Jaxon mi avrebbe odiata per non avergli detto subito di suo padre." -mi risponde e le lacrime che velano i suoi meravigliosi occhi verdi, mi fanno calmare un po'- "Non è stato facile per me." -quasi sussurra, abbassando lo sguardo e noto una lacrima rigarle il viso. E io non so che fare. Non so se abbracciarla o accarezzarla. O sarebbe meglio non fare niente.-

"Non voglio perdere altro tempo. Ho già perso cinque anni della sua vita, non voglio perderne degli altri." -dico e lei mi guarda subito dritto negli occhi-

"Alle quattro andrò a prenderlo all'asilo.. Vuoi venire con me?" -mi domanda e io annuisco subito. Non voglio perdere altro tempo. Ho perso già troppi anni di mio figlio.- "Bene." -quasi sussurra e senza aggiungere altro si volta per poter tornare a lavoro-

"Stacie!" -la richiamo, fermandola dal braccio e lei si volta subito a guardarmi negli occhi- "Se potessi tornare indietro, cambierei ogni cosa." -le dico, fissandola dritto negli occhi-

"Ma non puoi. Non puoi tornare indietro. Non puoi farlo." -mi risponde con le lacrime agli occhi e poco dopo si volta e si allontana. Cambierei davvero tutto quanto. Se potessi tornare indietro non ci andrei in quel pub e non la tradirei. Oppure non me ne andrei mai e avrei piuttosto lottato per lei, per noi. 
Ho sbagliato tutto e noi ci meritavano un lieto fine migliore!-

...POV STACIE...

Non era così che volevo che scoprisse di Jaxon. 
Avrei preferito prendermi di coraggio e affrontarlo, ma lui ha scoperto ogni cosa. Mi ha preceduto.
Adesso vuole conoscere Jaxon, suo figlio, e io di certo non glielo impedirò. Sarei una madre e una persona orribile se lo farei, e poi non avrei alcun motivo per farlo. Il nostro passato, quello che è successo cinque anni fa tra di noi, non centra niente con Jaxon. Non deve influenzare il loro rapporto, perché nostro figlio non centra niente, quindi è un suo diritto conoscerlo, crescerlo, stargli vicino, viverselo. Steven ha già perso così tanti anni di nostro figlio, che è giusto che inizi a viverselo, come è giusto che sia. 

"Se potessi tornare indietro, cambierei ogni cosa."

Quella frase, quelle parole le sento un po' anche mie. 
Se potessi tornare indietro anche io, cambierei molte cose. In primis, cambierei quel maledetto giorno che l'ho trovato a letto con quella stronza di Victoria. Non dico che non mi sarei arrabbiata, perché provare rabbia, delusione e sentirmi ferita sarebbe inevitabile in quelle circostanze, ma poi mi sarei calmata e non avrei portato la rabbia a convincermi che quella che credevo una scusa pietosa fosse la verità. Mi sarei calmata, avrei ragionato su tutto quanto, avrei riflettuto e prendendo la decisione giusta l'avrei perdonato. Forse non subito, ma gli avrei dato subito una seconda occasione, per potergli dare l'opportunità di mostrarmi che a me ci teneva davvero, che quello che c'era stato con quella fosse solo un errore.
Se potessi tornare indietro cambierei anche la storia di Jaxon. Probabilmente avrei cercato, giorno e notte, Steven. Senza fermarmi, finchè non l'avrei trovato. Invece mi sono arresa dopo qualche mese. L'ho cercato tanto, non dico di no, ma se potessi tornare indietro non mi sarei arresa dopo qualche mese, ma avrei continuato a cercarlo. Invece non l'ho fatto e mio figlio è cresciuto per cinque anni senza il suo papà, e Steven è andato avanti con la sua vita senza sapere di aver avuto un bambino. 
Cambierei molte cose, ma non si può tornare indietro e bisogna vivere con i rimpianti!

"Lance, io vado! Probabilmente Steven mi starà aspettando davanti l'asilo." -dico questo a mio fratello, mentre mi tolgo il crembiule dalla vita-

"Vengo anch'io, cucciola." -esclama, togliendosi pure lui il crembiule e io lo osservo perplessa- "Così non avrete Garret tra i piedi e voi tre potrete parlare e passare qualche ora insieme." -mi spiega lui e io annuisco-

"Ah, ok!" -esclamo capendo, mentre raggiungo l'uscita del locale-

"Prenditi il pomeriggio libero. Passa con tuo figlio e Steve qualche ora." -mi consiglia lui e io annuisco, uscendo dal locale insieme a mio fratello, ma nel notare Steve, appoggiato sul cofano della sua auto, mi blocco. Che ci fa qui? Credevo che mi stesse aspettato all'asilo.-

"Sono venuto a prenderti. Ti va se ci andiamo insieme?" -mi domanda proprio lui, come se mi avesse letto nel pensiero e il mio cuore inizia a battere forte. Sta calmo cuore! Non è necessario che tu batta così forte!-

"Ok." -riesco solo a dire, mentre lo raggiungo-

"Buona fortuna!" -esclama mio fratello-

"Grazie." -gli sorride Steve, aprendomi la portiera-

"Non è necessario che tu mi apri la portiera, posso farlo benissimo da sola." -sbotto, guardandolo male-

"Volevo essere galante!" -mi fa l'occhiolino sorridendo, facendomi perdere un battito e io, sbuffando, salgo a bordo nella sua auto. Mi sento a disagio e oltre a questo mi sento anche molto tesa. 
Tra non molto Jaxon saprà del suo papà e io non so davvero che cosa aspettarmi. Ho paura che mi odierà per non averglielo detto subito e non lo sopporterei. E poi non so davvero come poter far partire il discorso. Per quasi tutto il pomeriggio non ho fatto altro che ripetermi nella testa vari discorsi, ma al momento non ricordo più nulla. Sono così agitata!- "Cosa dovrei dirgli? 'Ehi ciao, sono tuo padre!' oppure dovrei essere meno diretto? Come dovrei comportarmi?" -mi domanda un Steve davvero in ansia e io mi volto a guardarlo, concentratissimo alla guida-

"Io.. Non lo so. Mi sono preparata mentalmente vari discorsi, ma al momento non ricordo nulla." -gli rispondo e poco dopo faccio un respiro profondo- 

"Bene!" -sussurra lui con fin troppo sarcasmo-

"Senti, comportati normalmente. Sii te stesso." -gli consiglio, osservandolo e lui annuisce, voltandosi a guardarmi negli occhi per un secondo. Capisco che sia teso all'idea di conoscere e presentarsi a suo figlio, ma deve essere sé stesso. Questo è l'unico consiglio che riesco a dargli.-

"Mamminaaa!" -urla il mio bambino, correndomi incontro e io, sorridendo, mi abbasso alla sua altezza, guardando per qualche istante Steve, che fissa suo figlio, nostro figlio, corrermi incontro e appena mi raggiunge allaccia le sue piccole braccia intorno al mio collo-

"Ciao, piccolo mio." -lo saluto dolcemente, accarezzandogli la schiena-

"Guarda-guarda!" -esclama tutto entusiasta, allontanandosi di poco da me e subito mi mostra il suo disegno che tiene tra le manine-

"Waho, che bello!" -sorrido, ammirando quel suo capolavoro, sentendo lo sguardo di Steve addosso, su di noi-

"Questa sei tu, questo sono io, lui è Osso e questo è papà." -mi spiega il suo disegno e il suo papà al posto della testa ha un grande punto di domanda, e io mi volto a guardare Steve, che fissa la sua figura disegnata- "Mammina, perché il nostro vicino di casa è qui, con te?" -mi domanda, fissando Steve, che ricambia il suo sguardo e il mio cuore inizia a battere davvero forte. Così forte che ho paura che mi esca dal petto.-

"Piccolo mio, lui è Steven... Il tuo papà!" -gli rispondo, accarezzandogli la testolina e lui fissa Steve, con la bocca aperta. E la paura che lui possa odiarmi cresce sempre di più.-

"Papà!" -sussurra Jaxon, fissando dritto negli occhi Steve e lui apre bocca, ma evidentemente non sa cosa dire, non sa come comportarsi- "Papà!" -ripete lui correndo verso il suo papà e subito abbraccia forte le sue gambe, e io nell'osservarlo, mi vengono le lacrime agli occhi, mentre porto una mia mano sulla mia bocca e Steve è immobile. Forse non si aspettava che Jaxon lo abbracciasse, ma poco dopo sorride con gli occhi davvero lucidissimi, portando una sua grande mano sulla sua testolina. E non so per quanto tempo ho sognato di vedere questa scena!-

...POV STEVEN...

Mi sento un perfetto idiota!
Non so cosa dire, non so come comportarmi con mio figlio, perché sì Jaxon è mio figlio, ma forse Stacie ha ragione. Devo comportarmi normalmente, devo essere me stesso.
E poi provo un miscuglio di sentimenti. Non so nemmeno come spiegarli. Mi sento davvero felice. Avere un figlio è sempre stato un mio grande sogno!

"Mammina, andiamo a mangiare un gelato?" -gli domanda, guardando Stacie negli occhi-

"Certo, piccolo." -gli risponde lei, asciugandosi velocemente una lacrima-

"Vieni anche tu, con noi, papà?" -mi domanda, alzando la sua testolina, per potermi guardare negli occhi e sentirmi chiamare papà è davvero un emozione unica. Non mi sono mai sentito così!-

"Certo." -gli rispondo sorridendo, accarezzando i suoi capelli castani e lui sorride, allungando la sua manina e subito la inserisce nella mia, e io sorridendo gliela stringo. Sono davvero al settimo cielo. Lo conosco da meno di dieci minuti e già lo amo immensamente. E io mi chiedo: come puoi amare così tanto qualcuno che hai appena conosciuto? Ma la risposta è semplice: perché Jaxon è mio figlio!-

"Ti sei sporcato tutto il musetto!" -esclama ridacchiando Stacie, pulendo la boccuccia di nostro figlio sporca di gelato alla menta e lui ride, mentre io li osservo incantato e il mio cuore batte davvero forte. Loro sono la mia famiglia!-

"Papà, la mamma mi ha raccontato che hai girato il mondo perché lavori tanto ed è per questo che sei stato via per così tanto tempo!" -esclama Jaxon e io guardo Stacie negli occhi incredulo. Gli ha raccontato davvero una bugia simile? Perché? E lei sembra implorarmi con gli occhi di non dire la verità, ma di stare al gioco di questa bugia-

"Sì, è vero." -gli accarezzo la testolina, guardando negli occhi Stacie-

"Adesso quanto ti fermerai? Ripartirai subito?" -mi domanda, voltandosi a guardarmi e io ricambio il suo sguardo-

"Non me ne andrò più." -gli rispondo e lui sorride tutto contento- "Rimarrò qui, con voi, per sempre!" -aggiungo, guardando Stacie negli occhi e lei abbassa il suo sguardo sulle sue gambe-

"Sì, che bello!" -esclama Jaxon tutto contento e io gli sorrido. Non li lascerò mai più. Non sparirò di nuovo dalle loro vite. L'ultima cosa che voglio adesso è andarmene!- "Adesso vivremo tutti insieme, vero?" -ci domanda, alternando il suo sguardo tra noi due, e immediatamente io e Stacie ci guardiamo negli occhi-

"No, piccolo." -gli risponde lei e lui sembra un po' deluso della sua risposta-

"Perché no? I genitori dei miei amichetti vivono nella stessa casa." -esclama, guardando negli occhi la sua mamma-

"È complicato, Jaxon." -gli dico e lui si volta a guardarmi-

"Complicato? Voi non vi amate?" -ci domanda, guardandoci entrambi e di nuovo i miei occhi sono fissi su quelli di Stacie. Cosa dovrei rispodere? Da quando sono tornato non so più niente!- 

"Sono cambiate parecchie cose nel corso di questi anni." -gli risponde Stacie, accarezzandogli i capelli-

"Adesso non ami più papà, mammina?" -le domanda lui e lei si volta a guardarmi negli occhi e il mio cuore ricomincia a battere forte-

"Noi ci siamo amati tanto in passato." -gli risponde Stacie, accarezzando nostro figlio e devo ammettere che sono parecchio deluso di questa sua risposta. Che significa? Che non mi ama più? Che non prova più nulla per me? Ma è anche vero, però, che non ha risposto alla domanda di nostro figlio. È possibile che Stacie mi ami ancora?- 

"E tu? Ami la mamma?" -mi domanda lui, voltandosi a guardarmi negli occhi e io, adesso, cosa dovrei rispodergli? Amo ancora Stacie?-

"La mamma ha ragione. Noi ci siamo amati tanto in passato." -gli rispondo e lui sembra essere sempre più deluso-

"E poi il tuo papà ha una fidanzata, adesso!" -esclama Stacie e riesco a percepire del fastidio nella sua voce. È gelosa?-  

"Uffa!" -sbuffa lui, mettendo su un adorabile broncio e io sorrido, accarezzandogli la nuca. Forse credeva che io e la sua mamma fossimo ancora una coppia.- "Posso andare a giocare sullo scivolo, mamma?" -gli domanda e lei annuisce-

"Certo. Fai attenzione!" -gli risponde e lui, sorridendo, scende con difficoltà dalla panchina e subito si incammina verso lo scivolo, poco lontano da noi- "Mio Dio, Jaxon, ti sei fatto male?" -gli domanda, scattando in piedi come una molla, dato che nostro figlio è inciampato su un gradino-

"Sono intero!" -risponde lui, ritornando in piedi e io ridacchio, mentre Stacie ritorna seduta sospirando-

"Ha ereditato da te la goffaggine!" -esclamo divertito e lei si volta a fulminarmi- 

"Non dobbiamo per forza parlare." -sbotta e io mi faccio subito serio. Perché, adesso, mi parla così?- 

"Che ti prende?" -le domando perplesso-

"Anche se sei il padre di Jaxon, io ti odio Steven." -mi risponde e fa male terribilmente sentirgli dire queste parole-

"Perché hai mentito a Jaxon?" -le domando. Preferisco cambiare discorso.-

"Cosa avrei dovuto dirgli? Non volevo che si sentisse abbandonato." -mi risponde, guardandomi negli occhi-

"Abbandonato? Ma io non l'ho abbandonato!" -esclamo serio-

"Se gli avessi detto la verità, che il padre se ne fosse andato, non pensi che si potesse sentire abbandonato? Non voluto?" -mi domanda più seria di me e forse non ha tutti i torti- "Ho preferito dirgli che il padre era in giro per il mondo per lavoro, piuttosto che far sentire mio figlio non voluto. E non puoi giudicarmi, per questo! Ho fatto di tutto per Jaxon. Ho sempre cercato di dargli sempre il meglio." -mi dice, con i suoi meravigliosi occhi velati dalle lacrime-

"Non ti sto giudicando. Hai fatto davvero un ottimo lavoro con lui." -le dico, posando la mia mano sulla sua e lei abbassa lo sguardo ad osservarle, ma poco dopo l'allontana come se si fosse scottata. Non era mia intenzione giudicarla. Ha cresciuto nostro figlio da sola e ha fatto davvero un ottimo lavoro. Jaxon è un bambino stupendo e il merito è solo suo!- 

Osservo Jaxon disegnare e non riesco a smettere di guardarlo, di sorridere. Ancora fatico a crederci che sia mio figlio, eppure lo è. 
Ho perso così tanto di lui, che adesso voglio solo conoscerlo, sapere ogni cosa di lui, passare giornate intere insieme a lui. Desidero solo questo.

"Mammina!" -la richiama lui, alzando in aria il suo disegno e io sorrido, osservandolo-

"Che c'è, piccolo? Mamma sta lavorando!" -gli risponde lei, dietro al bancone. Dopo qualche ora passata al parco, siamo tornati al bar-ristorante. Jaxon era stanco di giocare al parco giochi e diceva di voler colorare, così siamo venuti qui.-

"Vieni!" -la incoraggia lui e lei, sospirando, ci raggiunge al tavolo dove siamo accomodati- 

"Cosa c'è?" -gli domanda, passando la sua mano sui suoi capelli-

"Guarda." -le mostra il disegno e lei lo osserva sorridendo- "Mi ha aiutato papà a farlo." -esclama con un enorme sorriso-

"È bellissimo." -gli sorride lei e poco dopo preme le sue labbra sulla sua testolina, guardandomi dritto negli occhi- 

"Adesso papà non ha più un punto di domanda al posto della testa." -esclama sorridendo-

"Eh già!" -conferma lei, sorridendogli- "Ma perché hai disegnato la mamma così formosa?" -gli domanda lei stranita e io ridacchio-

"Ti ha disegnato papà." -le risponde lui, puntandomi il suo piccolo indice addosso e Stacie mi fulmina-

"Ricordo alla perfezione il tuo corpo!" -esclamo, facendole l'occhiolino e lei mi fulmina di nuovo-

"Non dire certe cose davanti a Jaxon!" -sbotta, diventando rossa come un peperone e subito si allontana, mentre io scoppio a ridere. Cazzo, quanto mi era mancato tutto questo. Sembra che non siamo passati tanti anni o che il tempo sia tornato indietro, quando io la facevo innervosire con le mie battutine. E non mi sentivo così bene da un sacco di tempo!-

"Ehi!" -mi richiama Lance e io mi volto a guardarlo- "Faccio una breve pausa, ti va una biretta?" -mi domanda, mostrandomi due bottiglie di birra e io sorrido-

"Certo che mi va." -gli rispondo, alzandomi in piedi- "Papà torna subito." -dico a mio figlio, premendo le mie labbra sulla sua testa-

"Va bene." -esclama lui, concentratissimo a colorare e io, sorridendo, raggiungo Lance fuori dal locale. Questo è un grandissimo passo avanti. Da quando sono tornato Lance è sempre stato freddo e scontroso con me, e adesso mi ha chiesto di berci una birra insieme e io non potevo rifiutare. Voglio riallacciare i rapporti con lui!-

"Come va con Jaxon?" -mi domanda e poco dopo beve un sorso della sua birra-

"Va alla grande! Si è subito istaurato un bel rapporto, ci siamo legati fin da subito." -gli rispondo sorridendo e lui annuisce-

"Bene! Meglio così!" -esclama contento di questo e io lo osservo, bevendo un sorso della mia birra- 

"Che mi racconti, Lance?" -gli domando, osservandolo- "Mi sono perso così tanto." -dico più a me stesso che a lui e lui mi osserva-

"Già. Ti sei perso tanto." -conferma lui e io annuisco. E questa è un'altra cosa che rimpiangerò per sempre.- "Sono diventato papà di Garret." -mi dice sorridendo- 

"Sì, ricordo il pancione di sei mesi di Rosie. Mi sono perso la sua nascita e la sua crescita." -dico e ammetto che questo mi dispiaccia. Avrei voluto esserci sia per Jaxon che per il primogenito del mio migliore amico.-

"Già. Adesso è un bambino di cinque anni e mezzo. Guarda." -mi sorride, mostrandomi la foto di Garret sullo sfondo del suo cellulare e io sorrido-

"Ti assomiglia molto." -esclamo e lui sorride. Mi dispiace anche aver perso tanto di Garret. Non l'ho visto crescere. Ho perso tanto di tutti loro.- "Quello che sta per arrivare? È una femmina o un altro maschietto?" -gli domando curioso e lui sorride-

"È una femminuccia, Alicia." -mi risponde sorridendo e io sorrido pure-

"Alicia." -ripeto con il sorriso e lui annuisce- "Hai assistito al parto di Garret?" -gli domando. Sono curioso. Se solo avessi saputo che Stacie fosse rimasta incinta, sarei stato al suo fianco durante il parto. È sempre stato il mio sogno assistere alla nascita di mio figlio e mi sono perso anche questo.-

"No, non ce l'ho fatta! Mi è salita un'ansia che non ti dico, sono perfino svenuto." -mi risponde e io scoppio a ridere. Già, mi ero scordato che il mio migliore amico fosse un tipo molto ansioso. Non oso immaginare la sua faccia e il suo stato, quando Rosie stava per partorire. Bianco da sembrare un fantasma e magari anche con la nausea. Che ridere!- "Tu, invece, che mi racconti?" -mi domanda e io alzo le spalle-

"Beh, sono stati i cinque anni più lunghi della mia vita. All'inizio è stata davvero dura accettare tutto quanto. Stavo giorno e notte a letto, mangiavo davvero pochissimo, infatti avevo perso molto peso, non dormivo, nulla. Ero come un morto vivente. Poi un giorno mi son dato forza da solo, mi sono alzato dal letto e ho ripreso in mano la mia vita." -gli racconto e lui mi ascolta in silenzio- "Pian piano mi sono ricostruito una vita in Italia. Un nuovo lavoro, nuovi amici, nuovo tutto insomma." -dico e lui annuisce-

"Perché sei tornato? Dopo cinque lunghi anni." -mi domanda, guardandomi dritto negli occhi-

"Io non volevo tornare. Sai quante volte ho comprato un biglietto per Los Angeles, per tornare da voi, ma poi mi immaginavo Stacie sbattermi la porta in faccia e non partivo più? Un sacco di volte è successo. Te l'ho detto: è stata davvero dura per me! Non riuscivo ad accettare la rottura con Stacie, di aver perso i miei migliori amici, di aver perso tutto quanto. Non volevo nemmeno rifarmi una vita con un'altra donna, sai? Le tenevo tutte a distanza, non volevo avere relazioni, nulla. Poi un giorno, di quasi cinque mesi fa, ho incontrato una donna molto determinata, che non le piace farsi dire di no. Mi ha fatto una corte spietata, mi ha conquistato con la sua determinazione e adesso eccomi qui, a Los Angeles, fidanzato da tre mesi con Meredith." -gli racconto, guardandolo negli occhi- 

"E com'è questa Meredith? Ci stai bene con lei?" -mi domanda curioso e io sorrido-

"Di starci bene, ci sto bene." -gli rispondo e lui alza un sopracciglio-

"Ma?" -mi domanda, sapendo che ci sia un ma-

"Ma.. Non è riuscita a farmi perdere totalmente la testa per lei. Poi da quando sono tornato e ho rincontrato Stacie, non lo so. Non so più nulla ormai." -gli rispondo e poco dopo bevo due sorsi di birra-

"Ami ancora mia sorella?" -mi domanda e sembra un po scioccato oltre che convinto di quello che mi sta chiedendo-

"Te l'ho detto: non lo so. Non so più niente." -gli rispondo, alzando le spalle- "Dopo qualche anno in Italia e aver conosciuto nuova gente, ci pensavo molto di meno a tua sorella e credevo di essermela tolta dalla testa, ma da quando sono tornato, non lo so più, Lance." -gli rispondo e poco dopo sospiro. Credevo davvero di essermela tolta dalla testa, ma da quando sono tornato non faccio altro che pensare a lei. È costantemente nella mia testa e non so davvero come interpretare tutto questo!- "Lance, io mi devo ancora scusare con te." -esclamo, guardandolo negli occhi e lui ricambia il mio sguardo- "Ho sbagliato in passato, con tutti voi, e non sai quanto mi dispiaccia. Lo so che non credi alla mia storiella, come non lo crede nemmeno Stacie, ma ti giuro che quella sera al pub, Victoria ha messo qualcosa nel mio bicchiere, ne sono certo. Dopo essere uscito dal bagno stavo bene e non avevo nemmeno bevuto molto quella sera, ma dopo aver finito il mio drink, dopo qualche istante ho iniziato a sentirmi strano, a sentirmi male. Puoi credermi o non credermi, ma sono convinto che mi abbia drogato quella sera. Non avrei mai tradito Stacie se fossi stato in me. Non l'avrei mai fatto per quanto l'amavo. Per me Stacie era davvero tutto per me, tutto ciò che volevo e desideravo. Non mi importava delle altre donne. E poi lo sai che mi piace essere onesto. Ho lasciato Tanya, prima di dichiararmi a Stacie, proprio perché non mi piace ferire le persone a cui tengo immensamente." -esclamo e lui annuisce-

"Lo so e lo sa pure Stacie." -mi dice e io aggrotto le sopracciglia-

"Cosa? Che vuoi dire?" -gli domando sorpreso. Loro lo sanno?-

"Non volevo vederla così, ma giorni fa mia sorella mi ha aperto gli occhi e aveva ragione. In cuor nostro abbiamo sempre saputo che non l'avresti mai fatto se fossi stato in te. Probabilmente eri ubriaco oppure drogato, ma la rabbia, la delusione nei tuoi confronti ci ha sopraffatti." -mi risponde e io non riesco a credere alle mie orecchie. Per anni ho creduto che per loro fossi un bugiardo, ma in cuor mio ho sempre saputo che loro sapessero che fosse la verità e non mi sbagliavo!- "Non nego che sono ancora incazzato con te, perché anche se non eri in te, l'hai sempre fatto, Steve, hai sempre tradito mia sorella, la mia fiducia, ma so anche che non era tua intenzione ferirla." -mi dice e io sorrido. E sentirgli dire questo mi rende felice, perché forse sono sulla buona strada di riallacciare i rapporti con loro.- "Perché non vieni domani sera a cena, a casa mia? Così conoscerai Garret e puoi portare con te la tua ragazza, se ti va." -esclama e io sorrido contento-

"Ci saremo." -gli rispondo entusiasta e lui sorride, dandomi una pacca sulla spalla. Questo, per me, è un grande passo. Mi ha invitato a cena da lui ed è l'inizio di una nuova amicizia e non la sprecherò. L'unica cosa che desidero al momento è riavere i miei amici nella mia vita. Solo questo!-
Tenendo per mano mio figlio, usciamo dall'ascensore, con Stacie alle nostre spalle e ci avviamo verso i nostri appartamenti..

"Papà, vieni a casa nostra? Voglio mostrarti la mia cameretta e tutti i miei giochi." -esclama Jaxon, fermi davanti la mia porta-

"È tardi, magari un altro giorno, va bene?" -gli domando, chinandomi alla sua altezza-

"Mh, va bene." -accetta lui con il broncio e io sorrido, accarezzandogli la testolina-

"Saluta papà che devi metterti subito a letto, che è davvero tardi." -gli dice Stacie e Jaxon subito mi abbraccia e io lo stringo a me-

"Ci vediamo domani, ok?" -gli domando, accarezzandogli la schiena e lui annuisce contro il mio petto, tenendomi stretto e questo mi porta a sorridere- "Buonanotte, campione." -lo saluto e lui sorride, allontanandosi da me-

"Buonanotte." -mi saluta lui, mentre premo le mie labbra sulla sua fronte-

"Andiamo, su." -esclama Stacie, prendendolo per mano-

"Notte, Stacie." -la saluto, guardandola dritto negli occhi-

"Notte." -quasi sussurra lei, avviandosi verso il suo appartamento sotto il mio sguardo-

"A domani, papà." -mi saluta Jaxon con la manina e io gli sorrido, ricambiando il suo saluto. Adesso l'unica mia preoccupazione è quella di dover dire a Meredith di Jaxon e non so proprio come la prenderà.-

"Sono tornato!" -esclamo, entrando in casa-

"Dove diavolo sei stato tutto il giorno?" -mi domanda lei, seduta sul divano e sembra un po' nervosa-

"Dobbiamo parlare, Meredith." -le dico, raggiungendola sul divano-

"Sei stato fuori tutto il santo giorno, non hai risposto nemmeno ad una mia mezza chiamata, nulla." -inizia a straparlare in modo nervoso-

"Meredith.."

"Meredith nulla, Steven! Dove sei stato? Con chi? Perché non hai risposto a nessuna della mie chiamate? Lo sai che ero in pensiero per te? Non sapevo nemmeno dove poterti cercare.." -continua a parlare lei, alzandosi dal divano-

"Ero con mio figlio!" -quasi urlo interrompendola e lei si blocca all'istante-

"Con.. Chi??" -mi domanda scioccata-

"Con mio figlio." -le ripeto e lei inizia a ridere in modo nervoso-

"E da quando tu avresti un figlio?" -mi domanda, guardandomi negli occhi-

"Non sapevo di averlo, l'ho scoperto oggi." -le rispondo e lei sconvolta, si rimette seduta- "È Jaxon, il bambino che vive accanto a noi." -aggiungo e lei si volta subito a guardarmi negli occhi-

"Cosa?" -mi domanda scioccata- "Non mi hai detto che avevi avuto una storia con quella donna." -esclama, ritornando in piedi- "Perché non me l'hai detto? Perché me l'hai tenuto nascosto? Perché, Steven?" -mi domanda nervosamente-

"Lo sai che non mi piace parlare del mio passato, che mi fa male ancora oggi." -le rispondo, osservandola-

"Ok, va bene, ma dovevo sapere che la nostra vicina è una tua ex, con la quale hai avuto un figlio." -quasi urla lei e io sospiro-

"Ti vuoi calmare? Non voglio litigare con te, va bene?" -le dico e lei ritorna seduta, con le braccia incrociate sotto al seno-

"Cosa vuoi fare con il bambino?" -mi domanda dopo essersi calmata, voltandosi a guardarmi negli occhi-

"Secondo te? Ho perso cinque lunghi anni della sua vita, non voglio perderne altri." -le rispondo e lei annuisce, sospirando- 

"Non gli farò da matrigna, se è questo quello che ti aspetti da me." -esclama seria, fissandomi dritto negli occhi-

"Non mi aspetto niente da te." -le dico e lei annuisce sollevata. Sono un po' dispiaciuto di questo. Lei è la mia donna e non dico che deve prendere il posto di Stacie, perché questo è fuori questione, però non nego che mi sarebbe piaciuto vederla con mio figlio, vederli giocare insieme, vederli istaurare un bel rapporto. Ma forse è chiedere troppo a Meredith!-

"Come va con Lance?" -mi domanda, accoccolandosi sul mio petto, entrambi a letto, sotto le coperte-

"Beh, credo che da oggi in poi potrà solo andare meglio." -le rispondo sorridendo e lei alza la sua testa, fissandomi subito dritto negli occhi-

"Cioè?" -mi domanda sorridendo, per poterne sapere di più-

"Ci ha invitati domani sera, a cena da lui." -le rispondo e lei sembra sorpresa-

"Anche me? Davvero?" -mi domanda scioccata e io annuisco-

"Anche te." -confermo, accarezzandole il viso- "Ci verrai?" -le domando, guardandola dritto negli occhi-

"Beh, se mi vuoi al tuo fianco, ci sarò." -mi risponde a meno di un centimetro dalle mie labbra e io sorrido-

"Perché non dovrei volerti?" -le domando, facendole l'occhiolino e lei ridacchia, stampandomi un bacio sulle labbra. È la mia ragazza e vorrei che conoscesse le persone più importanti della mia vita, che faccia amicizia con loro.-

...POV STACIE...

Non faccio altro che ripensare al rapporto che si è istaurato tra Jaxon e il suo papà.
Hanno legato fin da subito e Jaxon è così felice di aver conosciuto, finalmente, il suo papà. 
Per tutto il giorno non ha fatto altro che stargli incollato, riempirlo di domande e devo ammettere che ne sono stata un po gelosa. 
E se poi ripenso a mio fratello, non posso evitare di essere felice che gli abbia dato, finalmente, una seconda occasione. Tutto sta andando per il verso giusto. 
Jaxon ha finalmente accanto il suo papà e Lance ha finalmente di nuovo nella sua vita il suo migliore amico.

"Mammina hai visto quanto è bello, papà?" -mi domanda il mio bambino, mentre ci mettiamo sotto le coperte-

"Sì, ho visto." -gli rispondo, sistemandogli la coperta- "È bellissimo." -sussurro, pensando a Steve e non posso negarlo. Più gli anni passano, più lui diventa più bello!-

"Papà è bello, è forte, ha i muscoli. Sembra un supereroe." -esclama lui, elogiando il suo papà e io sorrido, mentre lui si accoccola sul mio seno-

"Il mio supereroe." -sussurro, accarezzandogli la testolina. Ricordo ancora, la Stacie adolescente, che considerava Steven Walker il suo supereroe e a quanto mi piaceva sognare ad occhi aperti. Che nostalgia!- "Jaxon.." -lo richiamo, accarezzandogli la schiena-

"Mh, che c'è?" -mi domanda lui, stringendomi a sé-

"Odi la mamma?" -gli domando con occhi lucidi e lui subito mi guarda dritto negli occhi-

"Perché dovrei odiarti, mammina?" -mi domanda ingenuamente lui-

"Perché ti ho nascosto la verità. Avrei voluto dirti fin da subito che Steven fosse il tuo papà, ma più il tempo passava, più avevo paura che tu potessi odiarmi per non avertelo detto immediatamente." -gli rispondo, accarezzandogli i capelli-

"Mammina io non potrò mai odiarti, perché sei la mamma più bella del mondo e ti amo tanto." -mi dice, accoccolandosi di nuovo sul mio seno, sentendo le sue piccole braccia stringermi a sé e le sue parole mi emozionano così tanto, che non riesco a trattenere una lacrima-

"Anche la mamma ti ama tanto." -sussurro, premendo le mie labbra tra i suoi capelli e lo sento sorridere- "Dormi, adesso." -gli dico dolcemente, iniziando a coccolarlo. Sentirgli dire quelle parole, mi hanno rassicurata molto. Avevo davvero tanta paura che mi potesse odiare per non avergli detto subito del suo papà!-
 
Spazio autrice:
 
Buongiorno carissime ^^

Eccomi qui con un nuovo capitolo : )
Che ve ne pare? Steven ha finalmente saputo di Jaxon, forse non nel modo migliore, ma ha comunque scoperto di essere diventato papà. 
E Lance? Ha fatto un passo avanti con Steve, finalmente ^^
Lasciatemi qualche recensione con le vostre opinioni, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del capitolo : )

Vi mando un grosso bacio.
Alla prossima.
-Elisa.
   
 
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