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Autore: killian44peeta    09/09/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Task

Trattenni appena il respiro mentre facevo capolino con rapidi passi nella enorme biblioteca, le cui pareti erano illuminate da una luce fioca e , nonostante tutto, calda, la quale si sparpagliava per le mura, togliendo l'effetto ottenebrante delle pareti grigie e rigidamente di pietra, con piccole scavature e crepe, un tantino a disagio per quello che avevo sentito dire da Virgil, il quale mi camminava a fianco, perso nei pensieri.

Forse ero troppo sciocco ad essere così, era quasi un atteggiamento da bambini in effetti, dovevo solo stare un po' calmo, ma, davvero, non mi era possibile, non oggi, non in questo singolo istante.

Ogni passo che facevo simboleggiava un macigno sulla testa, mi sentivo sprofondare sotto terra e pestare fino ad essere ridotto polvere.

Il sapere di aver fatto preoccupare quasi tutti, Silver era da escludere ovviamente , mi metteva in soggezione e in totale disorientamento, quasi sottosopra.

Non avrei mai voluto farlo, non era mia intenzione e tutt'ora avrei voluto cancellare la cosa dalla mente di tutti.

Presi un grosso respiro, cercando di rilassarmi, svuotando la mente, così da poter evitare l'imbarazzo che m'albergava dentro, mentre vedevo Diana girarsi, mollare il volume scuro che teneva tra le mani -dall' aria abbastanza ammuffita se dovevo proprio ammetterlo-, appoggiandolo in uno degli scaffali davanti a lei e avvicinarsi a me, per poi aprire la bocca, come per dire qualcosa.

-Non tormentarlo di domande insensate, gli faresti venire un emicrania-asserì Guy poco prima che la ragazza dai capelli nivei potesse anche solo proferire parola, cosa che la portò a scoccargli una netta occhiata di rimprovero.

-Spiritoso... comunque non volevo assillarlo- borbottò seccata -Semplicemente volevo sapere se stava bene- tornò a fissarmi, con un sorriso dolce che mi portò a ricambiare.

Il Buio sospirò-Sempre la solita impicciona in pensiero per tutti, neh?- disse queste ultime parole con un tono pienamente sarcastico e non privo di disappunto, per poi mettersi le mani in tasca e allontanarsi di buon grado con aria seccata... il suo solito insomma.

Ad essere sinceri, mi sembrava strano che lei non gli fosse già attaccata, ma tanto.

La mancanza della sua presenza, sempre appiccicata al suo braccio peggio che una sanguisuga doveva essere una sorta di benedizione divina, una rarità a cui assistere, impossibile da dimenticare.

Forse non gli si era addossata perché lui era venuto a controllarmi e a lei non interessava niente del mio conto, perciò aveva preferito tenersi a distanza.

Probabile, decisamente un sí, anzi, sicuramente.

Era da lei dopotutto, siccome, a parole sue, ero il meno 'interessante' del gruppo, o, per riassumere, uno di cui fregarsene.

"Manco fossi senza cervello"

Mi limitai a scrollare il capo, rimuovendo tali pensieri dalla mia testa e dunque a tornare con l'attenzione a Diana, che pareva nuovamente raggiante.

-So che ormai ti aspetti che te lo chieda... e in un certo senso so anche la risposta, ma mi và di chiedertelo... é tutto ok?- domandò dunque lei, sorridendo ancora, premurosa.

Annuii semplicemente, osservandola inclinare il capo con un sussurrato -Meno male-

Mi prese la mano, stringendola appena, mollandola infine e incitandomi a seguirla nella biblioteca, senza fare altre domande, cosa per cui la ringraziai mentalmente.

La succedetti rapido, trovandomi a fissare scaffali su scaffali, le pile di libri tutti ammassati gli uni su gli altri, vecchi e appena un po' polverosi sulle copertine ormai mal ridotte.

-Certo che ti sei perso buona parte dell'unico giorno in cui siamo liberi di fare ciò che ci và... sei decisamente sfortunato-

-Meglio oggi che un giorno in cui Lyfia avrebbe potuto dirmi su- ribattei immediatamente

L' idea di ricevere un immediata ramanzina da quella donna che non si capiva se ci lodasse o ci odiasse , già mi seccava

-In effetti... - interruppe la frase con un attimo di finta aria pensierosa che mi portó a sorridere in modo sempre meno forzato -Devo dire che hai ragione anche tu, mister candelabro- mi fece un occhiolino, aggiungendo una 'V' di vittoria con le dita, mentre il suo tono tornava scherzoso

-Smettila, lucciola- le scompigliai rapidamente i capelli, facendola brontolare a mezza voce con un finto broncio.

Dopo aver girato appena mezza biblioteca alla ricerca di Will e Nemes, li trovai apprestati a leggere, uno con il libro in un' unica mano, l'aria persa in quelle righe e lo sguardo che brillava di gioia più si addentrava nella lettura, l'altra che appariva stressata, le sopracciglia aggrottate e una pessima aurea che sembrava circondarla.

Il libro lo teneva con entrambe le mani, le quali tremavano appena mentre girava le sottili pagine che sembravano sul punto di cedere ad ogni sfogliata.

Il suo sguardo era preoccupato, il bronzo aveva una tonalità appena più scura del solito che si oscurava man mano che girava.

Sobbalzai a realizzarlo, perplesso, bloccando il respiro istantaneamente.

Facevo davvero così tanto caso a lei da poter capire la tonalità dei suoi occhi ? Dopotutto, chiunque avrebbe detto forse che il colore era lo stesso di sempre.

Eppure io vedevo la differenza, mi sembrava così naturale volerla osservare, magari mentre lei non lo notava.

Sembrava tesa, un po' innervosita forse e tentennante.

Ma era comunque adorabile da guardare.

E io mi sarei preso a schiaffi per aver formulato un pensiero simile.

"Accidenti... ma quanto sono stupido. Se lo avessi detto a voce alta poi ... "

Ci avvicinammo fino ad essere davanti a loro e io cercai di non fissare troppo la ragazza che in questo momento, proprio mentre levavo lo sguardo da lei, mi stava guardando con aria indagatrice.

Sotto i suoi bellissimi occhi bronzo, sentivo la pelle andarmi a fuoco e le guance accaldarsi fino a diventare bollenti.

"E non di certo per colpa dell'Elemento " mi dissi mentalmente, mentre trattenevo una risata sarcastica.

A loro volta mi chiesero se stessi bene, praticamente in contemporanea e la risposta fu un sì che sembrava avessi sputato fuori con frustrazione , anche se lo dissi cercando di sembrare naturale.

Non mi ero mai, ma dico mai, sentito così a disagio, non con nessuna ragazza.

Lei era la prima a farmi questo effetto.

Conversammo un po' su vari argomenti, i quali ci venivano alla mente solo guardandoci attorno e io cercai di sentirmi il più disinvolto possibile, cosa che accadde fortunatamente dopo un paio di minuti, via via più rapidi e graditi.

In effetti, nonostante tutto, forse non ne valeva nemmeno la pena esser teso, non per Nemes, non per averli fatti preoccupare.

Mi piaceva essere insieme a loro tre, mi appariva normale, come se lo facessi da una vita.

Loro quattro contando Guy, anche se ovviamente preferiva starsene seduto ad ascoltare.

Era piacevole e dovevo ammettere che, per quanti amici mi fossi fatto nella mia città, loro li superavano alla grande.

Realizzandolo, sorpresi pure me stesso.

Ci conoscevamo da poco meno di un mese, ma nonostante tutto li preferivo davvero, forse perché, pensandoci bene, con gli altri non mi ero mai sentito del tutto a pari passo.

-Dunque? Quando potremo andare nella tipologia addestramento? Guy l'ha chiesto a Lyfia?- domandai, incuriosito

Will annuì di risposta con un rapido cenno di capo, facendosi uscire un breve sospiro che mi fece sorridere appena -Lo ha fatto e la risposta è stata semplicemente uno stizzito 'magari domani'... avresti dovuto vedere con che aria lo ha detto... sembrava che le avesse chiesto di dare fuoco ai giardini-

Ridacchiai divertito, passandomi una mano tra i capelli -Ah, beh, purtroppo non è stato così, ma probabilmente mi sarei goduto la scena-

-Per me non ti sei perso nulla- commentò assorta Nemes, alzando appena lo sguardo dalla copertina del vecchio volume che teneva tra le sue delicate, effeminate e lunghe dita, lasciando che vagasse brevemente in aria, sfiorando il mio e tornando a posarsi sul libro, apparentemente in difficoltà a reggerlo a lungo senza aggiungere un po' di impaccio.

Diana di risposta rise, sempre più luminosa di gioia.

Sprizzava felicità da tutti i pori, così tanto che proprio, al solo guardarla mi sentivo tranquillo, rilassato, forse un po' troppo contando i pensieri che ultimamente ferivano la mia mente come lame di pericolose spade.

-Comunque Task, dovresti fare una visitina a Gylnis- scherzò lei -Dopotutto aspetto ancora il momento in cui le chiederai di sposarti-

Sbuffai, scuotendo il capo -Sposatici tu e lasciami in pace- cercai di dirlo con il tono più serio possibile, ma con scarsi risultati, finendo col condire il tutto con una breve risata.

Una risata che si spense quando vidi arrivare Silver che tirava insistentemente la manica di Nightshadow, mostrandogli tutti i tomi che trovava nel giro di cinque metri attorno a lei.

-Quasi quasi ci vado, peró- finii col dire, sviando lo sguardo -Che male c'è nell'andare da Hurricane e gli altri? Dopotutto non ho voglia di leggere e non credo di avere nemmeno la concentrazione tale per poter seguire delle righe senza finire con ripeterne una almeno cinque volte... voi potete restare qui se volete continuare-

-Mmmmh- l'espressione di Cathy pareva incerta ora, con un accenno di preoccupazione -Vuoi che venga con te?-

-No, va bene così...- iniziai, prima di venire interrotto dalla Terra, la quale appoggiò la propria lettura in uno scaffale -Ti accompagno io... non va nemmeno a me di leggere... quindi...ti seguirei se posso, a meno che tu non mi voglia tra i piedi-

Questa richiesta mi sorprese abbastanza, ma decisi di non fare commenti al riguardo e ad accettare l' offerta.

-No, no, va bene...- feci una pausa mediamente lunga - ci vediamo dopo-

-Non arrivate tardi a cena, eh?-

-Assolutamente, non accadrà!-

Io e Nemes dunque ci sbrigammo ad uscire dalla biblioteca, scivolando per i corridoi, io con le mani ficcate tra i capelli, lei dietro la schiena, le dita incrociate tra di loro, quasi fossero incastrate.

Non parlammo fino a che non raggiungemmo le 'stalle' dei pegasi, anche queste ben illuminate dalle braci provenienti dalle torce appese alle mura, le quali sembravano accompagnare il nostro cammino.

Fissai gli animali nelle stalle, concentrandomi sui loro occhi scuri.

Quelli della polla erano sempre schernitori e fastidiosi.

-Quale vuoi fare?- le chiesi, afferrando una delle spazzole appoggiate ad un ripiano in legno, vicino allo spazio di Gylnis, facendo finta di niente.

-Mmmmh... io volevo occuparmi di Felix-

-Vuoi che ti dia una mano?- glielo chiesi tranquillamente, evitando il contatto visivo, appoggiandolo sulle briglie dondolanti di un marrone scuro, probabilmente intrecciate con materiali che non sapevo ben definire, legate a dei piccoli ferri lucidi attaccati al muro che scendevano verso il terreno a mo' di uncini, un po' storti e mal messi, quasi sicuramente per la vecchiaia dei pezzi.

-No, va bene così, al massimo condividiamo Gylnis- rispose, passando la mano sul muso lungo del pegaso denutrito, il quale stava mettendo su qualche chilo, il giusto per renderlo resistente.

-Anche tu vuoi che me la sposi?- feci, fintamente esasperato, alzando gli occhi al cielo.

Lei arrossí così tanto che le si colorarono anche le orecchie -In realtà non era questo... cioè... io... -

Avrei voluto scoppiare a ridere, ma mi trattenni a stento.

Non capiva proprio quando scherzavo e questo la rendeva comica e ancora più carina, mentre si sforzava di rimanere calma e di non diventare impacciata più di come già non fosse.

-Va bene, capito, non indago e ci dividiamo la polla col pelo- asserii, lanciando un occhiata storta al pegaso femmina, la quale di tutta risposta agitó la criniera, scuotendola con un accenno di fierezza che mi fece alzare il sopracciglio, un po' seccato e infastidito -Quando hai finito, dimmi qualcosa-

-D'accordo- rispose, affrettandosi ad aprire il box, ad entrarvi e a chiuderlo dietro di sé , una delle mani impegnata ad afferrare un secchio con acqua e una spugna gialla praticamente zuppa.

Le lanciai un ultimo sguardo prima di avvicinarmi ad Hurricane con la spazzola, imitando Nemes nell' aprire e richiuderla subito, per evitare che si spostasse e che tentasse di uscire, rischiando di strozzarsi per via delle corde e delle cinghie che lo obbligavano a non volare fuori dalla stalla.

Passai una mano tra le sue ali, lisce e incredibilmente soffici nella loro consistenza, le piume che mi scivolavano tra le dita, provocandomi lievi brividi sulla schiena e una pelle d'oca che spariva subito dopo.

Lo continuai ad accarezzare fino a renderlo tranquillo, facendogli smettere di strisciare gli zoccoli contro il terreno per il nervosismo.

Iniziai a spazzolare la parte più vicina all' omero, tracciando segni concentrici e continui, interrotti solo da qualche cambio di direzione, spostandomi di altezza -verso il basso- dopo una trentina di essi, raggiungendo presto le scapole della bestiola e continuando lungo tutto il suo pelo, rimuovendo quelli intrappolati nella spazzola ogni qualvolta concludessi un arto.

Quando finii lo spazzolamento, appoggiai l'oggetto sul mobile da cui l' avevo preso, scavalcando la parte inferiore del box, passando all' afferrare qualche zuccherino e porgerglielo.

-Secondo me hanno voglia di muoversi un po'... stanno fermi per troppo tempo- borbottó Nemes, sottovoce, probabilmente tra sé e sé, mentre strofinava la spugna contro il suo fianco.

-Beh, non li fanno uscire...-

-Già- il suo tono era abbastanza rassegnato, mentre scendeva dai fianchi alle lunghe ed esili zampe -Sarebbe davvero bello portarli fuori un po', il giusto per farli sgranchire-

-Ma non sappiamo se possiamo oppure no...- asserii, avvicinandomi a Gylnis non completamente volendo farlo, prendendo un secchio ed una spugna per procedere con Gylnis, la quale era più sporca rispetto ad Hurricane, cosa che si notava benissimo dal pelo opaco e intriso di polvere.

Aspettai che la castana finisse di lavorare su Felix, avvicinandomisi, per tirare fuori la spugna ed iniziare a strofinare.

Lei mi imitó dall' altra parte del pegaso.

Mentalmente mi dicevo di non fare o dire cose stupide, di cui in qualche modo mi sarei potuto pentire.

Un pensiero giunse improvviso alla mia mente.

-Tu hai paura delle altezze giusto?-

Lei rispose con un rapido cenno di capo, per poi continuare -E ho il mal di mare-

-Sfortunata-

Lei alzó le spalle con indifferenza, sospirando -La seconda me la tengo di certo, ma vorrei farmi passare la prima... ho letto che per riuscirci bisogna abituarsi al vuoto-

-Vuoi che ti aiuti a farlo? Dopotutto pure a me danno un po' fastidio le altezze, soprattutto quando si scende velocemente. Forse ci diranno su, ma é un bene per te e anche per me, siamo giustificati... se poi Lyfia ci dirá su, mi prendo le colpe io-

Lo dissi quasi involontariamente, senza rendermene conto prima che lei annuisse un po' incerta.

Avrei voluto mordermi la lingua dalla mia stupidità, saremmo finiti in guai seri e solo per colpa mia e della mia testa.

"Sono un deficiente " pensai, poco prima di vederla sorridere timidamente, sussurrando un -grazie-

E guardandola sorridere, il pensiero di aver detto una stupidata si cancelló, lasciando il posto a una vocina nella mia mente che mi diceva che ne valeva davvero la pena.

Per il suo sorriso, anche una punizione non mi avrebbe dato problemi.

Finimmo il trattamento su Gylnis, con la quale scambiavo continuamente occhiatacce ben assistite.

-Quale utilizziamo? Hurricane ci trasporterebbe tranquillamente entrambi... a meno che non vuoi stare da sola su uno di essi-

-No, non voglio morire, vada per il tuo Pegaso-

E in quattro e quattr'otto sistemammo la sella sulla sua schiena, slegandolo e sedendoci su di lui.

Sentivo i suoi muscoli sotto le gambe e le braccia di Nemes allacciate al mio petto.

-Pronta?- la guardai dritta negli occhi, sorridendole

-Sí-

Diedi un leggero calcetto al fianco del pegaso, facendolo partire, dapprima lentamente, poi accellerando fino a raggiungere gli scalini e spiccare un balzo, sbattendo le ali, mostrando l' esterno.

Il panorama era mozzafiato, il cielo coperto da nuvole bianche, candide e spumose che coprivano l' azzurro puro del cielo.

Le sue braccia si strinsero dalla tensione, mentre sentivo il suo respiro affrettarsi e diventare irregolare e disconnesso.

-Calma- glielo sussurrai , lasciando il cavallo fermo in un punto, sbattendo le ali per tenerci sollevati -Devi abituartici, non hai paura, se te ne convinci, ti passa-

Fissai il lago sotto di noi, lucido, scorrendo lo sguardo sul paesaggio, cercando di vedere la barriera che ci circondava.

-Possiamo andare?- chiesi dopo un po', sentendola tranquillizzarsi man mano che il tempo passava.

-Puoi- confermó, cosa che mi portó ad incitare il Pegaso a muoversi, saettando silenzioso nell' aria, tracciando percorsi invisibili e svolgendo curve, cercando di non farle diventare in qualche modo esagerate per non spaventarla.

L' aria sembrava trapassarci e tagliarci più i secondi passavano, facendosi fredda, mentre la luminosità diminuiva e lei si abituava, rilassandosi e stendendo ogni singolo muscolo che era stato duro e rigido in precedenza.

Sentivo il mio battito cardiaco accelerato perfino nelle tempie, ogni particella di me che si sentiva in coesione con ciò che ci era attorno.

-Non é male... funziona, credo- disse, prendendo un grosso respiro

Le sorrisi, girandomi a guardare la sua espressione, per essere sicuro che fosse così.

Aveva tutti i capelli lunghi che apparivano impazziti, erano sollevati dalla corrente che li scompigliava, li agitava in aria come se fossero vivi e glieli sbatteva in faccia, soprattutto verso la bocca, facendola ridere, portandomi ad arrossire al vederla così luminosa di gioia.

Anche i miei non erano da meno, si dimenavano , disordinati come pochi, librandosi e appoggiandosi alle mie palpebre prima di risollevarsi ancora.

Feci sfrecciare ancora il Pegaso, circumnavigando la montagna, attraversato da brividi caldi e freddi provocati dal vento.

-Scommetto che Will lo adorerebbe- asserii, accarezzando il pelo del cavallo alato, liscio e morbido.

-Lo amerebbe, sicuro-

Volammo per una decina di minuti prima di tornare verso l' entrata, scendendo a gradi e tornando alle stalle.

Ritornammo così nella stanza, facendogli percorrere tutte le scale in volo, per poi atterrare nella meta desiderata, scendendo da Hurricane appena fummo davanti al box, portandolo dentro e rilegandolo.

Ci avviammo subito verso la sala da pranzo, non potendo fare altro che accelerare il passo.

-Ti é piaciuto quindi-

-Alla fine sí, mi sono divertita, credo che almeno la paura delle altezze possa davvero passare...anche se credo che, nonostante questa volta,la prossima torneró ad esserne spaventata... C'è bisogno di più tempo e più tentativi, credo-

-É un bene peró che tu stessa voglia provarci-

-Lo credi?-

-Sí e penso anche che tu sia davvero determinata per il volerci provare-

-Oh... Grazie - la vidi sorridere appena, molto incerta

E mentre ci sbrigavamo ad arrivare, circa a metà strada, io e Nemes ci trovammo afaccia a faccia con Silver, la quale aveva un espressione così seria che capii subito che voleva parlarmi.

  
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