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Autore: Jo The Strange    09/09/2017    2 recensioni
“E se la mia vita fosse basata su una menzogna?”
Questo è ciò che Aranel si chiede da quando era una ragazzina. Una fanciulla londinese, derisa da sempre per il suo aspetto, simile ad un Elfo, si ritroverà catapultata in un mondo sconosciuto grazie ad un ciondolo donatole dalla madre in punto di morte, lo stesso mondo dal quale provengono i suoi genitori. Tutti sembrano conoscere la sua storia, divenuta quasi leggenda, tranne lei stessa. Sarà per questo che Aranel si unirà alla bizzarra compagnia di Thorin Scudodiquercia, alla ricerca delle risposte di una vita e della sua vera identità. Ma il male trama nell’ombra e la strada da percorrere è lunga quanto pericolosa. Tuttavia tra fughe, battaglie, segreti e menzogne Aranel scoprirà di essere inesorabilmente parte di quel mondo e soprattutto imparerà ad aprire il suo cuore a dei nuovi amici e ad un nano molto speciale...
Spero di avervi incuriositi, buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16: UNA MISTERIOSA CREATURA

-Woo oh! Complimenti zio! –

-Dovresti insegnarci qualche trucchetto! –

La mattina, alle prime luci dell’alba fui svegliata da un paio di voci fin troppo arzille, per i miei gusti. Quando aprii gli occhi, vidi Fili e Kili in piedi davanti a me, con le braccia incrociate e un sorriso malizioso stampato in faccia.

Solo in quel momento mi resi conto che non ero tornata all’accampamento la notte precedente e che Thorin dormiva a fianco a me, stringendomi.

-Se non ve ne andate entro due secondi giuro che vi disintegro – disse Thorin con una calma disarmate. Tuttavia la minaccia funzionò a dovere, tanto che Fili e Kili se la diedero a gambe levate.

Io divenni paonazza per l’imbarazzo e iniziai a riflettere su come avrei fatto quel giorno a guardare i miei amici in faccia senza morire di vergogna.

-Buongiorno – disse Thorin, mutando completamente il tono di voce.

-Buongiorno – E gli stampai un bacio sulle labbra.

-Perdona i miei nipoti – riprese il principe -A volte sono degli idioti. O forse lo sono sempre –

Io scoppiai a ridere, stiracchiandomi per bene e assaporando la fresca aria mattutina.

-Ora ci conviene raggiungere gli altri –

A quel pensiero iniziai a sentirmi male, ma evitai di proferire parola.

E come previsto, una volta messo piede nell’accampamento una dozzina di sguardi ambigui e maliziosi piombarono su me e Thorin. Ovviamente tranne quelli di Bilbo – che grazie al cielo aveva ancora un minimo di decoro – e quello di Gandalf, tutto occupato a preparare la partenza per accorgersi che io e Thorin eravamo spariti nel bel mezzo della notte.

-Dobbiamo muoverci – iniziò lo stregone – Avremo anche seminato gli Orchi una volta, ma nulla impedisce loro di raggiungerci, quindi sbrigatevi! –

Affiancai lo stregone, aiutandolo a raccogliere le poche cose che ci erano rimaste. In verità avevo un disperato bisogno di parlare con lui riguardo la mia scoperta della sera precedente. Magari mi avrebbe potuto aiutare a controllare quell’energia, o meglio, ad usarla per aiutare i miei amici.

-Gandalf io… -

-Non ora mia cara – mi rispose lui, brusco -Ho detto che dobbiamo darci una mossa e ti assicuro che non stavo scherzando. Parleremo dopo –

E dopo essere stata liquidata in quel modo non potei fare a meno che unirmi all’Allegra Brigata e mettermi in marcia.

-Scenderemo dal Carrock, dopodiché proseguiremo il nostro cammino nelle pianure – avvisò Gandalf, scendendo già i primi scalini -E prestate attenzione, non sarà affatto facile -

Non a caso, la discesa dal Carrock fu probabilmente una delle camminate più estenuanti della mia vita: i gradini erano ripidi e scivolosi, costituiti da quel tipo di rocce che a furia della continua erosione diventano lucide come specchi, il che non aiutò per niente la nostra impresa.

Non sto ad elencarvi il numero di volte in cui vidi Bombur in procinto di scivolare e investirci tutti con la sua dolce mole, ma nemmeno io posso vantarmi di essere stata un’eccellente escursionista, viste le diverse volte in cui il mio sedere cadde rovinosamente sul terreno.

-Come fanno ad esserci degli scalini scolpiti nella roccia? – domandò Kili ad un certo punto -E’ una cosa innaturale! –

-Vedi mio caro Kili, qualcuno tempo fa, molto prima che gli Orchi scendessero dal Nord, aveva fatto di questo picco la sua roccia e aveva deciso di rendere la sua scalata più agevole per lui e per la sua famiglia – spiegò Gandalf, pur non rallentando il passo -Era il suo rifugio, un posto tranquillo in cui stare quando… beh quando aveva delle esigenze particolari –

-E chi era costui? – domandò Ori, sempre con la sua vocina timida.

-Qualcuno che spero non dovrete mai incontrare. Sapete, prova un certo astio nei confronti dei nani… - concluse Gandalf, lasciando cadere il discorso.

Scendemmo ancora per diversi metri, quando iniziai a sentire un fastidioso dolore alle caviglie. Notai che anche i miei amici erano piuttosto provati da quell’estenuante discesa, soprattutto Thorin, le cui ferite non erano ancora perfettamente guarite.

Mi affiancai a lui con sguardo preoccupato: -Ehi, tutto bene? –

-Sto bene, non preoccuparti – mentì Thorin, ma le sue smorfie e le membra livide dicevano tutt’altra cosa.

Non insistetti oltre e accelerai il passo per raggiungere Gandalf, in testa al gruppo.

-Gandalf, adesso dobbiamo proprio parlare –

Lui mi sorrise, dandomi la mano per scendere da un gradino più grande degli altri: -Sono tutt’orecchi, ragazza mia –

E così gli raccontai tutto – o quasi – ciò che era successo la sera precedente e di come fossi riuscita a evocare la luce di Laurelin. Gandalf fu molto sorpreso del fatto che ce l’avessi fatta e si congratulò con me, pur ammettendo di non essere in grado di aiutarmi a fare pratica.

-Vedi, mia cara – mi spiegò – Quest’energia… questa luce è per me una grande novità. So solo che ad una persona era stato concesso l’onore di possederla e solo quella persona era stata in grado effettivamente di domarla –

Per me fu un brutto colpo non poter contare sull’aiuto di Gandalf, ma d’altra parte iniziai a comprendere la grandezza e il potere di quell’energia e l’importanza del compito che mi aveva lasciato mia madre con il ciondolo.

Poco tempo dopo giungemmo finalmente ai piedi del Carrock e con somma gioia per le nostre caviglie proseguimmo la strada in pianura: le distese pianeggianti verdeggiavano e gli alberi alti e massicci ci permettevano di mimetizzarci alla perfezione con il paesaggio. In lontananza si riusciva a vedere il profilo delle Montagne Nebbiose, coperte da uno spesso strato di nuvole e nebbia.

Era quasi l’ora del tramonto quando nell’aria risuonò un violento boato che ci fece accapponare la pelle.

“No, non di nuovo” pensai io, immaginando Azog a cavallo del suo Mannaro albino darci la caccia.

-Cosa diavolo è stato? – gridò Kili, allarmato, estraendo subito la spada.

Ori divenne una maschera di terrore: -Siamo spacciati… ci hanno trovato –

-Non credo, non possono essere così vicini – bofonchiò Gandalf, irritato – Ma sarebbe meglio controllare. Bilbo! –

Al solo suono del suo nome lo Hobbit sobbalzò terrorizzato: -Devi andare in avanscoperta! Sei quello con il passo più leggero, nessuno ti sentirà arrivare – disse Gandalf – Noi ti aspetteremo vicino allo strapiombo, così saremo nascosti dalle rocce –

Il Mago non gli lasciò nemmeno la possibilità di obiettare, così il povero Bilbo si incamminò da solo verso gli peroni più alti della rupe, tremando come una foglia.

-Non farti uccidere – gridai io, prima che sparisse del tutto, mentre i miei compagni ridacchiavano sottovoce. La fifa di Bilbo era probabilmente una delle cose più spassose che ci capitava di vedere in quei momenti così carichi di tensione.

Per fortuna però qualche minuto dopo lo Hobbit fece ritorno tutto trafelato e con uno sguardo preoccupato sul viso: -Il branco è troppo vicino, un paio di leghe non di più – inspirò rumorosamente per prendere fiato – Ma questa non è la parte peggiore. C’è una strana creatura là fuori! –

-Che forma ha assunto? – domandò Gandalf, pensieroso -Quella di un orso? –

Bilbo, seguito da noi tutti, sgranò gli occhi, non capendo: -Si… sì, ma era molto più grosso di un orso –

Gandalf si voltò risoluto: -E tu sapevi di questa bestia?! – strillò Bofur, -Io propongo di fare marcia indietro –

Io incrociai le braccia, alzando gli occhi al cielo: -Non essere sciocco, gli Orchi ci braccherebbero subito! –

I miei amici iniziarono a litigare su quale fosse l’opzione migliore, quando all’improvviso la voce di Gandalf li zittì tutti: -C’è una casa, poco lontano da qui, dove noi potremmo… si insomma, potremmo trovare riparo –

-Di chi è la casa? Amico o nemico? – Nemmeno Thorin sembrava molto favorevole all’idea di Gandalf.

-Nessuno dei due. Lui ci aiuterà o ci ucciderà –

Thorin mi sembrava ancora molto titubante, così intervenni per convincerlo: -Thorin, che scelta abbiamo? –

-Nessuna –

Un altro terrificante boato ci costrinse a correre nuovamente e questa volta a perdifiato: eravamo braccati non solo da un manipolo di orchi, ma anche da una gigantesca bestia feroce che per

qualche strana ragione Gandalf conosceva.

Corremmo verso l’entroterra, superando rigagnoli d’acqua e prati fioriti, fino a quando, in mezzo alla boscaglia, il ringhio dell’animale si fece più violento e solo in quel momento ci rendemmo conto di quanto fosse vicino.

-Bombur, coraggio dobbiamo andare! – gridai io al mio compagno, impalato per un attacco di panico -Corri! –

Usciti dal bosco, vidi in lontananza una piccola oasi in mezzo ad un immenso campo brullo, con una casa racchiusa da alberi e cespugli immensi e curati: -Ecco la casa! – gridò Gandalf – Muoviamoci –

Ma in quello stesso istante vidi la belva spuntare fuori dal bosco, sbraitando e correndo ad una velocità spaventosa. Corsi più veloce che potei, pur sentendo le caviglie andare in fiamme e i polmoni sul punto di esplodere.

-Aprite la porta, presto! – gridò Thorin, sopraggiungendo tra gli ultimi.

Non appena entrammo nell’oasi, tutti i miei amici si fiondarono sul massiccio portone di legno, cercando di sfondarlo. Non avevano di certo visto che c’era una semplice serratura.

-Per l’amor del cielo, fate largo – urlai io, facendomi spazio in quella bolgia. Spinsi il catenaccio e in un secondo ci fiondammo dentro e richiudemmo la porta, proprio mentre quella creatura tentava di varcare la soglia. Con tutta la forza di cui eravamo dotati spingemmo il portone per cacciarlo via e alla fine riuscimmo nell’impresa, afflosciandoci sul pavimento come marionette per la stanchezza.

Spazio Autrice:

Buonsalve a tutti! Come state? 

Prima di parlare della storia volevo fare una piccola parentesi su una cosa che mi è successa giovedì, anche se non ve ne frega una mazza ahahaha : in poche parole, giovedì sera ho festeggiato i miei diciotto anni e ho visto arrivare i miei amici con un pacco gigantesco. Inutile dire che la mia curiosità era alle stelle, ma non appena l'ho aperto sono letteralmente schizzata in piedi per urlare: ORCRIST. Mi hanno regalato la riproduzione ufficiale della spada di Thorin, vi rendete conto?!' Adesso l'ho appesa al muro della mia stanza e ogni volta che la guardo la mia espressione è peggio di quella di Gollum con l'Anello....

Ma chiudiamo questa inutilissima parentesi che è meglio.

Che ne pensate del capitolo? Piano piano sto introducendo una figura che io reputo importantissima nel libro di Tolkien, ovvero Beorn: trovo che sia un alleato e un aiuto molto prezioso per la compagnia e cercherò di dargli maggiore rilievo rispetto al film, dove a parer mio è stato un po' messo da parte. 

Questo è stato solo un capitolo di transizione, ma vi prometto che nel prossimo ci sarà qualcosa in più!

Vi aspetto e buon rientro a scuola per chi, come me, martedì ricomincia l'incu... ehm volevo dire la scuola!

Un bacio,

              Jenny

   
 
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