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Autore: mononokehime    09/09/2017    2 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Louis esibì un sorrisetto denso di sarcasmo, mentre applaudiva teatralmente.
«Complimenti, ragazzi. Davvero, immaginavo che ci fosse qualcosa sotto ma non pensavo che vi sareste fatti scoprire in modo così stupido. Confesso che sono piuttosto deluso»
Sentivo la bocca asciutta, un ronzio nelle orecchie, non riuscivo a formulare un solo pensiero coerente. Harry lasciò rapidamente la presa sui miei fianchi, l’espressione indurita; era teso come una corda di violino. Louis ci squadrò con malcelata aria disgustata, quindi scosse la testa.
«Mi aspettavo di più da te, Harry. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, eravamo amici, ti ricordi?»
Il ragazzo dietro di me avanzò di un paio di passi, superandomi. Strinse i pugni.
«Lo eravamo prima che tu ti facessi fare il lavaggio del cervello dai tuoi genitori. Sono passati più di dieci anni da allora» rispose secco, al che Louis alzò le spalle. Io ero sempre più confusa.
Harry e Louis… amici?
«La verità è che non sei mai riuscito ad accettare che la mia vita fosse migliore della tua. Mi hai sempre invidiato tutto, a partire dai miei genitori» a quelle parole un lampo gelido attraversò lo sguardo di Harry, «fino ad arrivare ad Elizabeth, che a quanto pare non hai tardato a sedurre per tentare di portarti inutilmente, ancora una volta, al mio livello»
«Prova a ripeterlo, stronzo!»
Harry si precipitò contro Louis, pronto a fargliela pagare a pugni, ma in un impulso di lucidità lo precedetti trattenendolo dal peggiorare ulteriormente la situazione.
«Harry, Harry… ti prego, calmati» riuscivo solo a sussurrare, con le lacrime che mi bagnavano le ciglia, aggrappandomi a lui per impedirgli di aggredire il ragazzo che gli stava di fronte. Sentivo i suoi muscoli flettersi nervosamente, il suo respiro pesante e carico di frustrazione, e non avevo idea di cosa fare.
«Vedo che non sei cambiato, a quanto pare risolvi ancora le situazioni in questo modo» commentò velenoso Louis, accompagnando le sue parole con un gesto eloquente. Il sorriso sarcastico che aveva mostrato fino a quel momento si dissolse, lasciando spazio ad un’espressione che mi mise i brividi.
«Credo sia inutile specificare che tu hai chiuso con me, Styles. Ti voglio fuori da questa tenuta entro domattina» disse con voce tagliente, gli occhi azzurri ridotti a due fessure. Fu come se la terra si aprisse sotto i miei piedi in un secondo.
Non può essere… non sta succedendo davvero.
«Louis…» tentai di mediare, con voce rotta, ma lui mi interruppe.
«Tu non hai alcun diritto di difenderlo, Elizabeth. Ti ricordo che non sei in una situazione migliore della sua»
Abbassai la testa, sconfitta in partenza, mentre un uragano di pensieri mi invadeva il cervello. Era finita; Harry sarebbe stato cacciato da Rangemore Hall, e probabilmente anch’io. Phil sarebbe rimasto solo, la mia famiglia avrebbe perso la sua unica fonte di sostentamento, l’azienda edile sarebbe dovuta chiudere e decine di persone ne avrebbero risentito. Ed io avrei perso l’unico ragazzo che avessi mai amato.
In un solo istante era crollato tutto il mio mondo, proprio come un fragile castello di carte. Il peso di quella consapevolezza mi opprimeva dolorosamente, facendomi avvertire l’entità della mia responsabilità. La parte peggiore era che non potevo fare niente per migliorare, anche solo di poco, lo stato della situazione.
«Con te discuterò dopo» tagliò corto Louis, rivolto verso di me. «Ora rientriamo. È tardi»
Non potei far altro che seguirlo mentre si avviava in direzione della villa, mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Harry rimase immobile, lo sguardo fisso a terra e la mascella tesa; potevo immaginare il suo stato d’animo, perché mi sentivo come lui – se non peggio.
Passammo accanto ad una figura, appena arrivata, che si era fermata a pochi metri da noi con aria sorpresa.
«Signorino Tomlinson, posso chiedere cosa…»
«No, Anderson. Credo che Harry le spiegherà tutto meglio di quanto potrei fare io»
Louis proseguì, impassibile, mentre Phil mi osservava, mille domande che gli attraversavano gli occhi. Scossi impercettibilmente la testa, distogliendo lo sguardo; non avevo il coraggio di guardarlo in faccia e leggervi anche solo un’ombra di disapprovazione. Continuai a camminare, la sera bluastra che avvolgeva rapidamente il cielo, e mentre mi allontanavo dal ragazzo di cui ero innamorata sentivo come se mi stessi lasciando cadere alle spalle, ad ogni passo, un pezzo di cuore.
 
***
 
Harry’s POV
 
Che cazzo stai facendo lì fermo? Reagisci! Corri da lei e portala via da quel bastardo!
Serrai gli occhi, affondando le unghie corte nel palmo delle mani mentre stringevo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. Sapevo di non poter fare assolutamente nulla per rimediare a quel casino, ma il pensiero di Lizzie sola in balìa di Tomlinson mi faceva impazzire.
Ero talmente preda della mia frustrazione che quasi non mi accorsi di una mano che mi si poggiò sulla spalla. Alzai lo sguardo di scatto, incontrando il viso di Phil.
«Che è successo, ragazzo?» mi chiese preoccupato, aggrottando le sopracciglia.
«Ci ha visti insieme» risposi con un filo di voce. Il vecchio sgranò gli occhi, guardandosi rapidamente intorno per assicurarsi che fossimo rimasti soli, quindi mi trascinò nella dépendance. Richiuse la porta alle sue spalle, invitandomi in silenzio a sedermi con lui al tavolo della cucina. Obbedii con un sospiro, appoggiando i gomiti alla superficie di legno e coprendomi il viso con le mani.
«Avanti, raccontami com’è andata» mi incoraggiò Phil, una punta di apprensione nella voce.
«Che importanza ha?» replicai con una risata per niente divertita, allargando le braccia. «Sa di noi due, e ora devo sloggiare. Mi ha buttato fuori, Phil. Devo andarmene entro domattina»
«N-non è possibile» balbettò lui, completamente preso alla sprovvista.
Annuii, chiudendo gli occhi. Quello che sembrava solo un surreale incubo era davvero la realtà che stavo vivendo; era dura non lasciarsi sprofondare nella voragine, ma in qualche modo dovevo restare presente a me stesso.
«Mi dispiace, Phil. Sai meglio di me che lasciarti qui da solo è l’ultima cosa che farei volontariamente; sei sempre stato come un padre per me, il migliore che potessi desiderare. Non me ne sarei mai andato»
Scosse la testa, cercando di nascondere gli occhi lucidi.
«Cosa farai adesso?» domandò, la voce leggermente tremante.
«Non lo so» sospirai, passandomi una mano sugli occhi. «Per il momento chiederò a Niall di ospitarmi qualche giorno da lui, a Burton upon Trent, finché non trovo un lavoro ed una sistemazione definitiva. Poi si vedrà»
Phil non rispose, e lo conoscevo abbastanza per sapere che stava tentando di incassare il colpo ricevuto. Rimanemmo in silenzio per lunghi minuti, un silenzio saturo di dubbi, ricordi ed interrogativi scomodi, mentre il buio riempiva la stanza di cui ci eravamo dimenticati di accendere la luce.
«Preparo la cena» mormorò Phil, riscossosi dopo un tempo che mi parve infinito, alzandosi per premere l’interruttore della luce vicino all’ingresso. Annuii e senza aggiungere altro lo aiutai ad apparecchiare la nostra solita tavola scarna.
Domani sera, per colpa tua, lo sarà ancora di più.
Ingoiai a fatica il boccone amaro, mentre appoggiavo i bicchieri davanti ai piatti. Era dura pensare che non avrei più cenato a quel tavolo con Phil, ma era ancora più dura pensare che Lizzie non sarebbe più stata con me. Quei giorni erano stati i più belli della mia vita; dovervi rinunciare così presto era semplicemente troppo da sopportare.
La cena fu semplice e silenziosa; nessuno dei due aveva il coraggio di menzionare gli eventi del pomeriggio, né di fingere una conversazione leggera e casuale. Lavammo i piatti senza dire una parola, e quando anche l’ultima posata fu asciugata e riposta nel cassetto uno strano senso di imbarazzo invase la stanza. Era arrivato il momento di preparare le valigie; sembrava quasi che la mia partenza fosse diventata reale solo allora.
«Ti do una mano a mettere via le tue cose» disse Phil con voce tranquilla, senza però guardarmi in faccia. Mi precedette nella nostra stanza prima ancora che potessi rispondergli, e sospirai chiudendo gli occhi.
Dovevo mandare un messaggio a Niall per chiedergli ospitalità; non c’era nessun altro a cui avrei potuto scrivere con così poco preavviso sperando in una risposta affermativa. Tirai fuori il telefono dalla tasca ed inviai le poche parole che avevo digitato in fretta, ricevendo una risposta quasi istantanea.
 
Casa mia è casa tua, lo sai. Vieni senza farti problemi, mi spiegherai meglio domani.
 
Nonostante il mio umore pessimo mi sentii scaldare il cuore dalla disponibilità di Niall. Quando la situazione lo richiedeva sapeva non essere troppo invadente e dimostrarsi l’amico migliore che avrei potuto chiedere.
Infilai di nuovo il telefono nella tasca dei joggers e mi diressi verso la camera da letto, in cui Phil aveva già aperto una valigia vuota sul letto. Quando mi sentì entrare si girò verso di me e sorrise.
«Ti ho tirato fuori questa, dovrebbe essere abbastanza capiente per contenere tutta la tua roba»
Annuii, guardandomi intorno e sentendomi improvvisamente perso. Avrei dovuto, da un certo punto di vista, mettere tutta la mia vita in valigia.
Cosa devo portare con me per andarmene per sempre da casa mia?
Forse dentro di me non riuscivo ad accettare la pesante realtà che mi era piombata addosso come un macigno; in qualche modo mi sembrava di dovermi allontanare solo temporaneamente, che sarei tornato presto. Non riuscivo a convincermi del fatto che non sarei più potuto ritornare indietro.
Con un sospiro mi riscossi, iniziando a tirare fuori vestiti dall’armadio. Phil radunava i pochi oggetti che avevo lasciato in disordine sulla scrivania. Un paio di libri, le cuffiette, il quaderno pentagrammato dove scrivevo le mie canzoni; c’era anche quella che avevo dedicato a Lizzie appena poche ore prima. Provai una dolorosa stretta al cuore, e per darmi un contegno iniziai furiosamente ad organizzare le pile di vestiti piegati nella valigia.
«Sarà il tuo compleanno tra pochi giorni. Credi che riuscirai a passare a trovarmi?» chiese Phil dopo qualche minuto, rompendo il silenzio.
«Temo di no» risposi afflitto scuotendo la testa, mentre mi passavo una mano tra i capelli. «Probabilmente ti metterei nei casini se mi facessi vedere qui»
Phil abbassò la testa, appoggiandosi alla scrivania. Sembrò riflettere su qualcosa, prima di parlare ancora.
«Ho una cosa per te» affermò infine con aria misteriosa, dirigendosi fuori dalla stanza senza aspettare una mia risposta. Tornò qualche istante più tardi, portando con sé un oggetto che mi porse in silenzio. Lo accettai aggrottando le sopracciglia, rigirandomelo poi tra le mani.
Era un semplice plico color sabbia, sigillato e non molto spesso. Sul retro c’erano scritte poche parole in inchiostro indelebile nero.
 
  Per mio nipote Harry

 
Non aprirlo prima del compimento dei tuoi 25 anni.
 Tuo nonno,
 Keith Frederick Styles
  
«Un plico? Da parte di nonno Keith?» domandai meravigliato, al che Phil annuì.
«Me l’ha dato lui stesso più di vent’anni fa» dichiarò, sorridendo alla mia espressione sbalordita. «Eri ancora un bambino, ne è passato di tempo. Non ho idea di cosa ci sia dentro; il signor Styles mi ha raccomandato di rispettare quanto c’era scritto sulla busta e non fartelo aprire prima del tempo»
Sfiorai le lettere nere, ancora incredulo. Mio nonno aveva preparato quel plico per me prima ancora che sapessi di essere suo nipote, e quella busta aveva aspettato più di due decenni prima di arrivare nelle mie mani.
«Te lo do ora così potrai aprirlo il giorno del tuo compleanno» aggiunse, stringendosi nelle spalle. «Visto che… che non potrai tornare a Rangemore Hall, ho pensato che questa potesse essere un’alternativa»
«Non posso aprirlo ora?» implorai, divorato dalla curiosità, ricevendo in risposta un netto cenno di diniego.
«Il 10 giugno è fra soli tre giorni, Harry. Non mancare di rispetto ad un morto infrangendo la sua volontà per pura impazienza» mi rimproverò Phil, puntando l’indice verso di me. «Non provare ad aprirlo prima di allora, d’accordo?»
«Va bene, va bene» replicai rassegnato, alzando le mani. «Aspetterò il mio compleanno»
Il viso di Phil si distese e un lampo di nostalgia prematura gli attraversò gli occhi. Sapevo a cosa stava pensando; era esattamente ciò che riempiva anche la mia mente, in quel momento.
«Mi mancherai, ragazzo» mormorò infatti, gli occhi leggermente lucidi.
«Anche tu. Non caricarti troppo di lavoro, quando sarò via; so di essere insostituibile, ma fatti dare una mano da qualcuno»
Phil si lasciò andare ad una breve risata, quindi si avvicinò a me per stringermi in un abbraccio che mi lasciò interdetto, inizialmente, ma che subito dopo ricambiai con più affetto di quanto gli avessi mai dimostrato in tutti quegli anni.
In quel momento decisi che non sarebbe finita lì; avrei trovato il modo di riprendermi tutto ciò a cui tenevo, e nessuno – neppure Louis Tomlinson – sarebbe riuscito ad impedirmelo.




Spazio autrice
Ciao gente <3
A Rangemore Hall sta succedendo un bel casino. Harry deve andarsene dalla tenuta ed è completamente smarrito. Cerca di farsi forza anche per non rendere le cose più difficili per Phil, ed in qualche modo riesce perfino a sdrammatizzare con le sue solite battute, ma l'atmosfera è decisamente pesante.
Ad un certo punto della serata Phil dà al ragazzo un misterioso plico da parte di suo nonno, e Harry è comprensibilmente curiosissimo di scoprirne il contenuto. Lo siete anche voi, vero? Abbiate pazienza e lo scoprirete :D
Nel frattempo io ringrazio 
xlovesharoldo per aver aggiunto High Society tra le storie seguite <3

Un abbraccio,
mononokehime
   
 
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