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Autore: NPC_Stories    09/09/2017    1 recensioni
Sono un ranger elfo dei boschi della foresta di Sarenestar, o foresta di Mir come la chiamano gli umani. Il mio nome è Johlariel, per gli amici Johel.
Sì, ho degli amici.
Sì, per davvero, anche se sono un elfo, quelle voci che girano sul nostro conto sono solo calunnie. In realtà sono un tipo simpatico e alla mano.
Questa storia è una raccolta di racconti, alcuni brevi altri lunghi e divisi in più parti, che narrano dei periodi in cui ho viaggiato per il mondo insieme a un mio amico un po' particolare. Per proteggere la sua privacy lo chiamerò Spirito Agrifoglio (in lingua comune Holly Ghost, per comodità solo Holly). Abbiamo vissuto molte splendide avventure che ci hanno portato a crescere nel carattere e nelle abilità, e che a volte hanno perfino messo alla prova il nostro legame.
...
Ehi, siamo solo amici. Sul serio. Già mi immagino stuoli di ammiratrici che immaginano cose, ma siamo solo amici. In realtà io punto a sua sorella, ma che resti fra noi.
.
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Nota: OC. A volte compariranno personaggi esistenti nei libri o nella wiki, ma non famosi.
Luglio 2018 *edit* di stile nel primo capitolo, ho notato che era troppo impersonale.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1308 DR: La strega della palude, ovvero Quando una cosa dovrebbe essere un ossimoro ma con la giusta cocciutaggine funziona


Nel racconto precedente ho lasciato un buco di diversi mesi, fra Ches ed Eleint. È il momento di raccontare che cosa facemmo quell’estate.

Viaggiare insieme al mio amico e a sua sorella era molto diverso da viaggiare solo in due. Le streghe hanno solo due modi per viaggiare: uno rapidissimo con la magia e uno lentissimo a piedi.
Quando una strega si sposta a piedi (o su una cavalcatura o un carro, non siamo fiscali) la sua professione in qualche modo le impone di fermarsi in ogni luogo in cui ci sia una stortura, e raddrizzarla.
Ad esempio, un normale avventuriero viene attaccato dai briganti e si difende, magari ne uccide qualcuno o li consegna alla giustizia, oppure scappa. Una strega si difende, incapacita i briganti, parla con loro per capire se sono davvero briganti, e se viene fuori che si sono ridotti al brigantaggio perché spinti dal bisogno, la strega non si ferma finché non ha colmato quel problema sociale. C’è stata una carestia? Il signore del luogo impone tasse troppo alte? C’è una guerra? Qualunque sia il motivo la strega si ferma e non riparte finché la situazione non è aggiustata. Non accadde quell’estate, ma era successo altre volte che una strega ci mettesse due anni a percorrere un viaggio di forse duecento miglia.
Per me non era un problema, avevo una vita lunga davanti a me e nessun altro impegno particolare. Holly era un tipo adattabile e soprattutto aveva un blocco mentale quando si trattava di mettere in discussione l’autorità di sua sorella.

La nostra strada ci portò a nord. Per tacito accordo ignorammo la Grande Foresta, avrebbe complicato inutilmente le cose. Arrivati a Uluvin abbandonammo la strada principale per addentrarci nelle pianure coltivate a ovest della foresta. Alla nostra sinistra vedevamo in lontananza le colline Sumber, che sembrano formare un’unica catena da Uluvin a Yartar.
Passammo per villaggi così piccoli da non essere segnati su nessuna mappa e ogni tanto riuscivamo perfino a viaggiare su sentieri e strade sterrate che collegavano questi centri abitati. Altre volte scoprivamo che una di queste strade conduceva solo a una fattoria e poi si perdeva nel nulla, quindi dovevamo continuare viaggiando sugli stretti camminamenti che separavano i campi di grano. Eravamo quasi arrivati al fiume Dessarin, o meglio al ramo del Dessarin che aveva origine nella Grande Foresta. L’ultimo villaggio prima del fiume era chiuso in una ferrea quarantena autoimposta perché era stato colpito da un’epidemia di febbre miliare, che aveva mietuto alcune vittime fra gli anziani e i bambini. Io rimasi al di fuori della zona di pericolo, ma Krystel e Holly proseguirono e ci fermammo lì per un po'. All’inizio i contadini non si fidavano di loro, ma erano troppo disperati per rifiutare qualsiasi aiuto. Holly era già morto, quindi ovviamente immune alle malattie, e il suo aiuto fu prezioso per occuparsi dei corpi e dei pazienti più gravi. Noi elfi siamo portatori sani di questo morbo, quindi non mi azzardai a entrare nel villaggio per paura di diffondere inconsapevolmente il contagio.
Due settimane dopo riprendemmo il viaggio. Il fiume Dessarin era in piena a causa delle piogge primaverili e non c’erano ponti nel raggio di molte miglia, ma uno dei contadini del villaggio che avevamo aiutato si offrì di traghettarci dall’altra parte sulla sua chiatta da pesca.
Sbarcammo sulla sponda nord, a circa mezza giornata di strada a est di Yartar. Prendemmo la strada in direzione est; ormai eravamo quasi arrivati alle propaggini meridionali della Brughiera Sterminata, ma non ci addentrammo subito nella brughiera, era meglio aggirarla per un tratto. La strada ci avrebbe condotti fino alla città di Everlund, ma noi intendevamo deviare molto prima. Nel punto in cui la strada passava radente alla Grande Foresta a sud-est, e si vedevano le fronde di un bosco anche in lontananza a nord-ovest, quello era il segnale che dovevamo uscire dalla strada e tagliare per i prati. La primavera era in piena fioritura e il nostro cammino era spesso rallentato dalle piogge e dal fango, nonostante fossimo ancora sulla terraferma. Quando arrivammo al limitare del bosco il terreno si rivelò più solido (grazie a Corellon), ma noi ovviamente non saremmo passati dal bosco. Ci tenemmo sulla striscia di terra di nessuno fra il bosco e la brughiera. Percorremmo quel tratto di viaggio il più possibile in silenzio.
Dopo circa un giorno di cammino, il bosco alla nostra destra finì rapidamente com'era iniziato, il cambio di panorama fra gli alberi fitti e le vaste distese di erba alta era improvviso e inaspettato.
“Queste terre sono bellissime!” commentai quando arrivammo alle rive di un altro fiume, che si snodava come un nastro d’argento a est e a nord-ovest.
“A oriente, dove il fiume Rauvin curva di nuovo, dovrebbe esserci la città di Silverymoon.” Illustrò Krystel. “Non l’ho mai vista, ma ne ho sentito parlare. A nord invece, dall'altra parte del fiume, c’è il Bosco della Luna.” Qualcosa nel suo tono lasciò intendere che avrebbe potuto dire molto altro ma preferiva non farlo. C’era una punta di dolore nel suo tono di voce?

Le meraviglie di Silverymoon e del Bosco della Luna non erano per noi, evidentemente. Un’avventura diversa ci attendeva a ovest, nella brughiera.

“Perché la chiamano Brughiera Sterminata se a un certo punto diventa solo un putrido acquitrino?” sbottai irritato, dopo che per l'ennesima volta mi era scivolato un piede nella fanghiglia liquida.
“In effetti questa parte della Brughiera assomiglia più a una palude.” Ammise Krystel candidamente.
“Sai chemmifrega, io levito” gongolò Holly, che aveva fatto sparire il ciondolo di Trappola Fantasma e si godeva la sua incorporeità.
“Se non smettete di fare rumore ci attirerete addosso tutti i troll della zona. Supponevo che degli elfi fossero più silenziosi.”
“Possiamo esserlo, se vogliamo.” Ribatté Holly, risentito.
Ma evidentemente non volevamo. Una dozzina di troll sbucarono fuori dal fango e ci saltarono addosso.

Al tramonto finalmente arrivammo in vista di una costruzione di pietra, un tor con la base a forma di stella.
“È qui che dovevamo arrivare?”
“No, questo è un luogo che chiamavamo Cima della Stella. Perché è una collinetta.” Spiegò lei, con una punta di imbarazzo. Non era una vera collinetta, era a malapena un dosso. “E perché il tor è a forma di stella. La costruzione è completamente in disuso, è un rudere. È un buon punto di riferimento però, e so che il cottage della Strega della Palude non è lontano.”
Arrivammo al cottage quando ormai il sole era calato. Sorgeva in centro a una specie di isola di terreno solido in mezzo al putridume.
“Sul serio un tempo vivevi qui?” chiese Holly alla sorella, con evidente disgusto nella voce.
“Ho vissuto qui alcuni degli anni più felici della mia vita, mentre tu vivevi in un posto molto peggiore.” Lo zittì lei. E in effetti dopo questo lui rimase in silenzio, un risultato notevole.
Bussò alla porta.

Venne ad aprirci una donna che a prima vista dimostrava una ventina d’anni. Aveva deliziosi boccoli castani, ma era l’unico aspetto di lei davvero gradevole. Tutto il resto era un po’... troppo. La sua pelle era pallida e sembrava liscia come porcellana, ma era pallida in modo malsano. Le sue labbra erano violacee come se avesse scelto una tinta per labbra che era più inquietante che seducente. I suoi abiti neri avevano l’aspetto trasandato di chi non è abituato a ricevere ospiti, e al collo portava un’elaborata collana di ossa... spero... di mucca o di una simile bestia.
“Krystel!” sorrise a labbra chiuse, e incredibilmente quel sorriso la rese bella.
“Merrique. È un piacere rivederti. Possiamo entrare?”
“Ma certo. Avete il permesso di entrare.” Formulò in tono teatrale, e poi rise brevemente come se avesse fatto una battuta.

Non sapevo perché fossimo lì, ma non attesi molto prima di trovarmi un'occupazione. Mi ero accorto che sembravo esercitare un forte fascino sulla nostra ospite, e lei dopotutto non mi dispiaceva.
“Stai attento se vuoi corteggiare quella lì.” Mi sussurrò Holly la mattina dopo. Merrique non si vedeva da nessuna parte. “Potrebbe non essere la cosa più sicura del mondo.”
“Che intendi dire?”
“Be'... tanto per cominciare, è una donna.” Questo commento mi strappò una risata. “In più è una strega. I mostri della palude si tengono alla larga da lei, e poi c’è il dettaglio che è un vampiro.” Enumerò contando sulle dita.
“Ah-ah. Non è un vampiro.” Misi da parte le sue ansie, pensando che scherzasse. Mi guardò con estrema serietà. “Non è un vampiro... vero? Krystel?” Chiamai, ora con una punta di panico nella voce.
“È un vampiro.” Confermò lei “E visto che Holly è morto e il mio sangue non è molto buono per lei, faresti meglio a stare attento. Lei non berrà da te senza il tuo permesso, ma sei di gran lunga il bocconcino migliore qui, in ogni senso, e l’attrazione sessuale a volte fa perdere il controllo perfino ai vivi.”
Solitamente sono più che felice di essere definito bocconcino da una bella donna, ma in questo caso ne avrei fatto volentieri a meno.

Dopo qualche notte capii che Krystel aveva detto il vero: non si sarebbe nutrita da me senza il mio consenso. Sembrava che vivesse soprattutto di sangue di troll, anche se ammetteva lei stessa che era disgustoso. Era quello a dare quel colorito strano alle sue labbra e a far risaltare le borse sotto agli occhi. Sarebbe stata una donna bellissima se si fosse nutrita in modo adeguato, ma non avevo alcun desiderio di diventare il suo pasto.
Con il tempo capii anche perché eravamo lì. Holly e Merrique passavano molto tempo insieme, immagino a parlare. Krystel li lasciava volentieri da soli per andare a fare scorte di erbe strane nella palude, e mi trovai spesso ad accompagnarla per la sua sicurezza... e per la mia.
“Che hanno da dirsi tuo fratello e quella strega?”
Venne fuori che era il tipo di domanda che avrebbe dato il via a una lunga spiegazione.
“Merrique è stata la mia prima apprendista. Era diventata da poco una strega a pieno titolo e stavo pensando di lasciarle la palude, quando lei una notte andò a rifugiarsi nel tor di Cima della Stella, che è un luogo che indirizza e potenzia la magia in modo particolare, e compì un rituale di sua creazione che la rese una creatura della notte. Non ne fui felice. Per niente. A mio parere aveva violato l’ordine naturale. Litigammo, e nella sua furia confesso che mi spaventò: era un vampiro giovane che non sapeva controllare né la sua rabbia né la sua sete. Me ne andai, lasciando a lei il cottage e la responsabilità della brughiera. Però c’era una cosa che non riuscivo a spiegarmi e che mi tormentava: come aveva potuto usare un rituale da strega per trasformarsi in qualcosa di completamente innaturale? Non dovrebbe essere possibile. Così alcuni anni dopo tornai da lei. Aveva continuato nel suo apprendistato, anche se da sola non è mai facile, e per una creatura come lei era ancora più difficile. Nonostante questo, e la cosa mi sorprese ancora di più, non aveva perso i suoi poteri di strega. Decisi di restare e di aiutarla a trovare il suo personalissimo equilibrio fra ciò che è naturale e... be', lei.”
“E perché ora siamo qui?”
Krystel raccolse le ultime erbe per quella notte e le ripose nel suo cestino mentre ponderava sulla risposta da darmi.
“Lei ha trovato una dimensione in cui poter esistere, ma conosce benissimo le conflittualità di voler essere vivo e morto allo stesso tempo. L’acuta mancanza che si prova verso le sensazioni dei viventi, e allo stesso tempo la sensazione di potere data dall'essere al di là della morte. Speravo che potesse aiutare mio fratello a capire cosa vuole fare della sua esistenza.”

Alla luce di questa mia nuova conoscenza sul suo passato, cominciai a rivalutare Merrique. Con noi si era sempre comportata in modo corretto, soprattutto con me viste le circostanze. Cominciai a parlare con lei.
Scoprii molte cose interessanti a cui non avevo mai pensato: tanto per cominciare, lei riusciva ancora a trarre un certo sostentamento dalla terra, come tutte le streghe, cosa che la manteneva in forze anche quando non riusciva a nutrirsi di sangue. In secondo luogo, mi fece notare che i vampiri mantengono un contatto molto stretto sia con la terra che con la vita.
“Necessitiamo di riposare nella terra” Mi spiegò. “Molti pensano che basti una bara, ma serve anche un po’ di terra del luogo in cui siamo stati seppelliti, o siamo morti. Per me, quel luogo è il tor di Cima della Stella. Il pavimento è stato completamente inglobato dal terreno, quindi quando mi serve un po’ della mia terra vado lì. Lì i miei poteri di strega sono anche più forti.” Un discorso affascinante. “E poi c'è il sangue. Il sangue è la vita. È simbolo della vita stessa presso molte culture, per questo i sacrifici di sangue hanno tanto valore. Fra tutti i non-morti, i vampiri sono quelli più dipendenti dalla vita. Un lich basta a se stesso, e in definitiva anche un fantasma, o uno zombi senza cervello. Un vampiro ha ancora una sorta di ciclo vitale. Ci sono molte cose che non possiamo più fare, ma anche altre che... possiamo.” Concluse, con un sorriso enigmatico.

Qualcuno può trovarlo disgustoso, qualcuno potrebbe considerarmi una specie di eroe del sesso estremo, ma divenni il suo amante. Dopo averla conosciuta bene, per me non era più una creatura della notte o un cadavere, era una persona con un nome, un'anima e una mente invidiabile. Ogni tanto le permettevo di prendere un po' del mio sangue e grazie ai nostri incontri la vidi rifiorire. Anche il suo aspetto fisico migliorò notevolmente con una... dieta più adeguata.
Una mattina di fine estate, mentre Krystel cucinava delle frittelle sostanziose e stranamente buone visti gli ingredienti di partenza, notai che i due fratelli continuavano a scambiarsi strani sguardi.
Dopo un po', ne ero semplicemente esasperato.
“Che cosa c'è? Cos'è che non mi state dicendo?”
Un ultimo, penoso sguardo, poi alla fine fu Krystel a prendere la parola.
“Oggi ce ne andiamo.”

Solo: “oggi ce ne andiamo.”
Quell’affermazione cadde fra noi come un macigno.
Non sapevo bene cosa dire. Certo, prima o poi ce ne saremmo andati, ma perché senza preavviso?
“Perché adesso? Perché così? Vorrei dire addio a Merrique.”
“È stata lei a chiedermi di andarcene ora. Si sta affezionando troppo a te.”
“Quindi? Anche io mi sono affezionato a lei.”
“Johel, i vampiri non si innamorano.” Intervenne Holly “Sviluppano un’ossessione.”
Krystel annuì per confermare le parole del fratello.
“Andremo via ora che tiene a te abbastanza da lasciarti andare per il tuo bene, ma non abbastanza da charmarti per farti restare con lei come un burattino senza volontà.”
“Ma... non avrebbe bisogno di farlo, a me piace la sua compagnia.”
Holly sospirò e si passò una mano sul volto.
“Johel ascolta. So che lei ti tratta con ogni riguardo, ma devi già mangiare il doppio del normale solo per mantenere le forze. Che accadrebbe se dovesse assuefarsi al tuo sangue? Diventerai sempre più debole, troppo debole per andartene se volessi farlo, e troppo confuso per desiderare di farlo.”
“Non rivedresti più il tuo clan e la tua famiglia.” Rincarò Krystel “E tutto per stare con una donna che sarà continuamente pungolata dal senso di colpa per la tua condizione, e che cercherà di tacitare questo senso di colpa dandoti più estasi, più sesso e più dominazione mentale per convincerti che la ami. Ti assicuro che non vuoi tutto questo e dovresti venire via fintanto che non lo vuole neanche lei.”

Non amavo Merrique, quindi fu abbastanza facile andarmene. Non facile come bere un bicchier d’acqua, perché avrei voluto dirle addio e dirle che la stimavo per la persona che era, per il controllo che aveva sui suoi istinti.
Forse sarebbe stato un discorso razzista. Non lo so. Ma so che me ne andai con il cuore un po’ pesante e mi voltai indietro più di una volta lungo il cammino, ma era giorno e lei non poteva vedermi.

           

   
 
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